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Autore: Lauur    10/03/2013    4 recensioni
Mind Palace.
Ala ovest.
Terzo piano.
Stanza cinque.
Favori non richiesti.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio di soprassalto.
Non sono nel mio letto.
Mi sento disorientato.
Devo aver fatto un incubo tremendo, o un sogno bellissimo.
D’improvviso realizzo…
 

 
 
- Cazzo, Sherlock. – dice John furente – Cazzo, cazzo e ribadisco CAZZO.
 
- John, non credo sia necessario invocare il membro maschile in questa situazione. Pensi che  possa accorrere in tuo aiuto? – ribatto io sarcastico.

Ho scoperto da poco di avere questa dote.
Il sarcasmo.
Di solito fa ridere John.
John che ride.
Positivo.
 
- Sherlock, non è il momento di fare del sarcasmo. – John non ride per niente. - Vorrei sapere come diamine ti è venuto in mente. COME?
 
Lo guardo allargando al massimo i miei occhi.
Sguardo da cucciolo.
Funzionerà?
 
- Pensavo di farti un favore…
 
- Mandare un messaggio dal mio cellulare alla mia ragazza la sera di San Valentino, dicendole che non ho intenzione di vederla perché mi annoia e non mi soddisfa sessualmente? Ha l’aria di un favore, Sherlock? – dice John con calma lucida.

Preludio di tempesta.
 
Decido di giocare in contro attacco.
 
- Tu non l’avresti mai fatto da solo. – gli dico. E aspetto.
 
- Forse perché non volevo farlo? – sibila John.
 
- Ma è vero che non ti soddisfa sessualmente John, lo vedo nei tuoi occhi ogni volta che torni a casa dopo…aver passato la notte con lei.
 
- Sherlock, non è questo il punto. Il punto è che non sono affari tuoi! – stavolta mi ruggisce contro.
 
Oh John.
 
- Ah, no? – dico, fissandolo dritto nei suoi occhi blu oltre mare.
    
La vera risposta li attraversa.
L’azzurro diventa verde, quasi rosso, in un lampo.
C’è, la mia risposta.
Ma John non è ancora pronto per accettarla.
 
Io insisto. – Però non neghi che non ti soddisfi…
    
- Basta – mi interrompe - non ho voglia di stare qui a sentirti sproloquiare, ne ho tanto meno bisogno della tua pseudo psicanalisi. Non hai nemmeno intenzione di chiedere scusa?
 
Scusa?
No John, non ci siamo proprio.
Oh, John.
      
– Te lo ripeto, credevo di farti un favore.
     
- Allora vaffanculo, tu e i tuoi favori non richiesti. – urla.
Sbatte la porta.
Silenzio.
 
 
Mind Palace.
Ala ovest.
Terzo piano.
Stanza cinque.
 
Favori non richiesti.
 
Otto anni.
Zio Hubald mi tira per i capelli.
 
Brutto mostriciattolo. – sbraita – Come ti è venuto in mente di dire a tua zia che la tradisco.
Credevo di farti un favore, zio. – piagnucolo. Piagnucolavo? – Non sei felice.
Favore un corno!
 
Dodici anni.
Mycroft mi da un ceffone.
 
Sei uno stronzo! – sibilia  - Cos’è, hai goduto tanto a dire alla mamma che sono gay?
No, Myc – dico io, sono sincero – Credevo di farti un favore. Piangi sempre d’avanti allo specchio, mentre cerchi le parole per dirglielo.
Favore? – è glaciale – Non ti permettere mai più di ficcare il tuo naso nelle mie cose.
 
Tanti altri visi.
Altri favori.
Non graditi.
Non richiesti.
 
John.
Oh, John.
 
Non mi piace ferire John.
Ho dovuto farlo a volte. Ma sempre per il suo bene. Vedere John stare male mi provoca degli strani effetti collaterali.
Potrei quasi dire che fa stare male anche me.
 
Sono ancora perso tra le silenti mura del mio palazzo mentale, quando mi riscuoto a causa della serratura che scatta piano.
 
Due occhi mi fissano, sovrastando due guance arrossate.
 
E’ la cosa più bella che io abbia mai visto.
 
- Sei già tornato? – sussurro.
 
Quanto tempo era stato fuori?
Quanto tempo ero stato immerso nel mio palazzo mentale?
Devo ricordare di mettere un timer, la prossima volta.
 
- Uhm. – mugugna.
 
Devo provare a essere gentile.
Fingo interesse.
 
- Come è andata? – chiedo piano.
 
Sembra non sentirmi.
Cattivo segnale.
 
 – Ho pensato… - Tossisce. Prende fiato. Ha corso? – Ho pensato che forse non hai fatto quello che hai fatto solo per puro gusto sadico.
Mi guarda.
 
Oh.
Un passo avanti.
Bravo John.
 
 Ovviamente non te lo dico.
 Me lo tengo per me.
 Ma lo penso.
 Bravo John.
 
 - E perché lo avrei fatto, di grazia? – oso. Me la tiro.
 
 - Per farmi un favore. – e sorride uno di quei sorrisi che mi fanno perdere un battito.
 
 O due.
 
 - Favore… - balbetto.
 
 - Il favore di farmi capire con chi volessi passare davvero la sera di San Valentino. – dici, e non passa un secondo senza che tu abbia i tuoi occhi agganciati ai miei.
 
 Oh, John.

 Finalmente.
       
       Sei vicino.
       Molto vicino.
       Il tuo coraggio è il mio coraggio.
       Fiato sul mento.
       Sul collo.
       Labbra.
       Mi baci.
       E io sono immobile.
      Cerco di elaborare i dati relativi alle emozioni che questo contatto mi regala, ma il mio Mind  
      Palace è come svanito.
      La mia testa è un’enorme camera vuota, da riempire solo di te.
       John.
       Oh, John.
     
      Sganci i tuoi occhi dai miei.
      Labbra ancora serrate.
      Bocca che si schiude, la mia.
      Sembra sapere cosa fare.
      Io non ne ho la benché minima idea.
      
       Mi afferri i capelli.
       Sembri aver programmato questi gesti per giorni.
       Forse per anni.
       Oh, John.
       Mi dirigi.
       Sei il mio maestro d’orchestra.
       Mi suoni meglio di come io riesca a suonare il violino.
      
       Le tue dita mi sfiorando il collo.
       Mi rendo conto di essere bollente.
       Mi si alza un braccio.
       Ti sfioro.
       Saggio la consistenza dei tuoi capelli.
       Grano.

 
  



Grano.
E’ anche quello che sto sfiorando adesso.
Nessun sogno.
Nessun incubo.
Sono qui con te John. Davvero.
Nessuna notte ha mai avuto un senso migliore.
Per una volta ho fatto un favore a me stesso.
Ne prendo nota.   
 
Mind Palace.
Ala ovest.
Terzo piano.
Stanza sei.
  

 
     
 
 
 
 
 
 
  
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