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Autore: Weeping Angel    11/03/2013    0 recensioni
Come avrebbe descritto, lei stessa, la precaria e caotica situazione nella quale il Paradiso tutto era sprofondato, da quando il Salvatore era ritornato a vivere la vita di un comune essere umano, nell'Assiah? Nessun controllo. Nessuna direzione. Sguardi accesi di rivalità, risse, assassinii, attacchi sconsiderati di Demoni...e la povertà di sempre, la miseria assoluta che caratterizzava i livelli più bassi del Paradiso. I nemici erano quelli che premevano saltuariamente al di là delle linee di confine, o quelli che si muovevano all'interno di esse, come comuni Angeli, cittadini, persino amici? Djibril non lo sapeva, e il pensiero la fece rabbrividire. Dopotutto, il Salvatore li aveva liberati da un Dio fittizio e fraudolento, ma cos'altro aveva lasciato in eredità alla stirpe alata? Null'altro che fragilità ed incertezza. Caos...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cry, Djibril, Michael, nuovo personaggio, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9
 
I don’t know where I’m going
in search for answers
I don’t know who I’m fighting
I stand with empty eyes...
 
La stanza le si stringeva addosso, le sue mura di solida pietra le stritolavano il fiato in una morsa poderosa. Il cuore a mille, la testa pulsante, Kurai godeva della morbidezza del divanetto sul quale era sdraiata, unico vero sollievo dopo una giornata passata ad ascoltare e a cercare di risolvere i problemi dei suoi sudditi. Preoccupazioni su preoccupazioni su ulteriori preoccupazioni. Problemi grandi, problemi piccoli, problemi stupidi, problemi rilevanti. Problemi che dilaniavano la sua esistenza, costringendola al suo ruolo di principessa del Gehenna ventiquattro ore su ventiquattro senza possibilità di appello. E Kurai era stanca. Stanca di non poter mai respirare, di non potersi mai lasciare andare, di dover portare una maschera di assoluta calma e compostezza e rispettabilità ancora, e ancora, e ancora. Quanto vorrei che fossero gli altri a curarsi dei miei problemi, per una volta. Sospirando, l'apparente ragazzina si chiese quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che aveva visto Setsuna. Quanto, dalla battaglia combattuta insieme? Impossibile dirlo, all'inferno il tempo è relativo. Ed io ci sono dentro fino al collo.Un nuovo sospiro le salì alla bocca, proprio mentre Noise spalancava la porta del salone e palesava la propria presenza. La propria -sconvolta?- presenza. -Principessa, un'emergenza!- urlò, e Kurai si dimenticò in un attimo di tutte le sue angosce, perchè la parte più reattiva e più principesca di lei non ci mise molto ad affiorare in superficie. Il primo, terribile pensiero che le attraversò la mente non appena si accorse dell'espressione veramente atterrita dipinta sul volto della sua sottoposta, fu che un manipolo di Demoni stanziato nei dintorni, composto da reduci dell'Utero collassato, avesse organizzato una scorribanda a loro danno, e nelle sue condizioni attuali l'esercito di Gehenna non poteva fornire particolare protezione al regno, Kurai ne era consapevole. -Maledizione....quanti sono?- domandò dunque alla Vampira, sperando che ottenere dei dati precisi in merito potesse aiutarla ad architettare velocemente un piano di difesa. Gli occhi colmi di angoscia di Noise si sgranarono maggiormente a quella richiesta, e Kurai si sentì mancare. -Veramente, principessa....non so di cosa stiate parlando....- mormorò, e Kurai avrebbe anche potuto consentire a sè stessa di sentirsi meglio, a quella rivelazione, se non fosse stato per gli occhi della sua sottoposta, che ancora le apparivano simili a quelli di chi ha visto la morte in faccia ed è tornato per raccontarlo. -Allora cosa?- domandò, temendo il peggio, che non tardò ad arrivare. -Gli avamposti raccontano di una figura solitaria che ha spazzato via il gruppo di Demoni provenienti dall'Utero....- Nuovamente la voce della Vampira uscì in un sussurro strozzato. -...e si sta dirigendo in questa direzione...-. 
A quelle parole, la mente di Kurai si colmò della visione di uno dei Sette Satana che avanzava calpestando la terra morta di Gehenna, sul viso un'espressione di sadico divertimento. -Non lo affrontate, mettetevi al riparo...- Le sue labbra si mossero da sole, e Noise fece un passo avanti -Ma...-. -Non lo affrontate, è un ordine.- tagliò corto quindi la Dragon Master, e il tono sconvolse Noise ancor più dello sguardo della sua sovrana, traboccante di autorità mista a folle paura. Quando la Vampira lasciò nuovamente il salone, Kurai ritrovò la familiare morsa di sempre a stringerle lo stomaco senza chiederle il permesso. Nulla avrebbe potuto salvarla, questa volta. Neppure un miracolo.
 
Quando Sehaliah aprì gli occhi all'ennesima mattina lavorativa, ci mise qualche secondo a rendersi conto che fosse già iniziata da un po'. L'Angelo sedeva infatti alla sua scrivania in ambulatorio, perciò doveva essersi addormentata di colpo, senza accorgersene. La cosa, tuttavia, le parve talmente sorprendente che, per un attimo, si chiese se per caso non stesse semplicemente sperimentando un sogno molto vivido. Erano giorni che non si risvegliava tanto riposata e perfettamente in accordo con il mondo. Appoggiando le spalle vagamente indolenzite allo schienale, la consapevolezza di non aver sognato nulla di sconcertante o erotico le balenò alla mente, e lei seppe dare un motivo al suo stato di relax. Perchè naturalmente era per quello: niente sogni su Mikael, niente sogni su Djibril, niente che potesse anche solo lontanamente riguardare i due e turbarla. Forse non aveva fatto sogni del genere proprio grazie alla sedia, alla posizione scomoda in cui si era addormentata. Forse aveva trovato un modo per rilassarsi davvero, paradossalmente. Sehaliah si scoprì straordinariamente felice della propria scoperta. Per un'ora lavorò cullata da questo pensiero, poi la sua mente decise di tradirla mentre l'Angelo si prendeva una pausa, sorseggiando una tazza di caffè nero. Scoprirsi attratta anche da Djibril era stato un vero trauma, per lei. Certo, le sue sensazioni potevano essere state in qualche modo traviate dal contesto in cui si trovavano....ma se non fosse stato così? Sehaliah non si stupì di star andando di nuovo in iperventilazione. Fortunatamente, di lì a poco avrebbe rivisto Djibril, e allora avrebbe saputo. La ragazza lanciò un'occhiata al display dell'orologio elettronico che faceva bella mostra di sè sulla scrivania, e si abbandonò ad un sospiro. Mancava meno di un'ora alla riunione....e lei si sentiva più incasinata di un quadro di arte moderna.
Marciando verso l'aula del tribunale, l'Angelo rimpianse la propria sè stessa di soltanto qualche ora prima, quella che si era risvegliata leggera come una piuma. Perchè ora, più che una piuma, Sehaliah si sentiva un macigno. 
Enorme fu il sollievo della sostituta di Raphael quando, varcandando la porta del tribunale ed incrociando lo sguardo di Djibril, si trovò a non sperimentare alcuna strana sensazione. Nessuna capriola dello stomaco. Nessun rallentamento o accelerazione del cuore. Bene.
Naturalmente Sehaliah non si stupì del tono distaccato e professionale che usò Djibril per salutarla e per farle le classiche domande di circostanza: non c'era motivo di supporre che le cose tra loro due fossero in qualche modo cambiate. Quando Uriel fece il suo ingresso nell'aula e prese posto a sua volta, con l'atteggiamento austero di sempre, Sehaliah si ritrovò a sperare che Mikael arrivasse il prima possibile, così da dare inizio il più velocemente possibile alla riunione di quel giorno. Le sue speranze andarono a frantumarsi contro l'immagine di un Angelo mai visto prima che fece capolino dalla porta, una maschera di indifferenza dipinta sul volto maturo. -Camael?- Djibril non sembrava affatto stupefatta di trovarsi davanti il secondo di Mikael, pareva piuttosto rassegnata. Il volto di Uriel rimase impassibile mentre Camael si faceva più vicino al posto da lui occupato. -Il capo non è rientrato- disse l'Angelo con semplicità, dopo un quasi impercettibile chinare del capo in segno di rispetto. Djibril portò una mano alle labbra cercando di soffocare un sospiro d'indignazione che comunque giunse alle orecchie di tutti. Uriel incrociò le braccia sul petto e fissò lo sguardo su Camael senza dire nulla. Sehaliah, dal canto suo, non sapeva che cosa dire o anche solo pensare. Perchè Mikael non era rientrato dal confine? Gli era forse capitato qualcosa? La ragazza era visibilmente impegnata in una lotta interiore, quando finalmente Djibril riuscì a mettere insieme una frase di senso compiuto: -Mikael non è nuovo a comportamenti di questo tipo, specialmente quando reduce da un diverbio....- disse congedando Camael con un gesto della mano, e Sehaliah si sentì decisamente meglio, anche se un briciolo di preoccupazione le rimase addosso come un odore stantio. -La riunione è rimandata a data da destinarsi, andate pure.- aggiunse dunque l'Arcangelo dell'Acqua, e l'Angelo fu ben felice di tallonare il sottoposto di Mikael fuori dalla porta. Mikael. In effetti non era passato in ambulatorio a farsi controllare la sera prima....era forse per questo che gli ormoni di Sehaliah sembravano aver recuperato un minimo di equilibrio? la ragazza desiderò fosse accaduta la stessa cosa ai suoi pensieri.
 
Sotto di lei, scorreva un mare di terra giallognola compatta. Ovunque guardasse, per quanto fosse impossibile definire esattamente il contorno delle cose, data la polvere sospesa nell'aria, Kurai poteva distinguere soltanto desolazione. Il suo drago volava a quota moderata, così da permetterle di individuare con maggior facilità colui che aveva gettato nel caos il regno di Gehenna. Anche se, dentro di sé, Kurai sperava di non distinguere mai una sagoma nel bel mezzo del nulla. Non voleva incontrare l'invasore. Non voleva avere nulla a che fare con lui. Non voleva scontrarsi con lui, perchè avrebbe perso tutto, l'onore, la vita e il regno, lo sapeva con certezza. Purtroppo, le sue speranze rimasero tali, perchè la Dragon Master riuscì in breve ad incontrare con lo sguardo una figura avvolta in un lacero mantello totalmente ricoperto di sangue. Il cuore di Kurai perse un battito, la bocca le divenne secca tanto quanto il deserto che il suo nemico stava calpestando. Non puoi fare altro, lo devi affrontare. Sei colei che regna sul Gehenna. le ricordò la sua voce interiore, e Kurai seppe che aveva ragione, che non poteva sottrarsi ai suoi compiti, che non poteva fuggire assecondando il proprio istinto di sopravvivenza. Non poteva, perchè ciò avrebbe significato abbandonare ad un amaro destino coloro che si fidavano di lei, senza neppure muovere un dito per provare a salvare le loro vite. Forza! Un lungo urlo scoppiò nella sua mente, mentre la Demone materializzava una sfera di fuoco e la scagliava contro l'invasore.
Kurai non si aspettava di riuscire a colpirlo, perciò, quando questo accadde, non potè evitare di farsi travolgere da un inaspettato senso di sollievo, che mutò in terrore puro quando la cortina di fumo sollevata dall'esplosione venne divisa in due parti da un taglio nettissimo, che la portò a scomparire in un tempo talmente breve che a Kurai parve durare soltanto un battito di ciglia. Al centro di un cratere non troppo profondo stava la minuta sagoma ammantata di prima. Non sembrava aver riportato alcuna ferita, cosa che agitò ancor di più Kurai, se possibile. Ora l'invasore impugnava un enorme spadone, con il quale aveva evidentemente vibrato il fendente, il cui sibilo sinistro sembrava risuonare ancora nell'aria - o almeno così parve a Kurai, fino a quando non si rese conto che quel rumore andava intesificandosi. Con un gesto disperato, la Demone fece scomparire il drago e si scansò giusto in tempo per non essere totalmente travolta dalla lama di vuoto prodotta dal poderoso colpo del nemico, che le saettò a meno di un metro di distanza. Prima ancora di rendersene conto, un'onda di calore innaturale la travolse, accendendole il braccio sinistro di bruciante dolore: l'arto scottava, come se Kurai l'avesse lasciato al sole per troppo tempo. Kurai si accorse con orrore che la manica della maglia che indossava era ora annerita ed irriconoscibile. Le membrane sottili delle ali bruciavano come avvolte da fiamme invisibili, e la Dragon Master seppe di non potersi concentrare abbastanza da evocare un secondo drago. Il dolore era troppo, e lasciarsi andare era l'unica cosa che potesse fare. Rallentando l'inesorabile caduta costringendosi a spalancare di tanto in tanto le ali, e a stringere i denti per il dolore lancinante che quel semplice gesto le provocava, Kurai atterrò infine tra la polvere, malamente, la mente invasa dal sentore del dolore agghiacciante che il suo corpo stava sperimentando, e dalla paura folle di una fine prematura e dilaniante. La polvere sollevata dall'impatto corse a tormentarle le ustioni e i graffi, spingendola sull'urlo del pianto, e quando la ragazza sollevò la testa per lanciare un'occhiata di fuoco al suo nemico, tutto le apparve velato ed indistinto. Tutto, tranne la figura del suo aggressore, che avanzava con estrema lentezza verso di lei... Kurai sentì le prime lacrime cominciare a scorrerle sulle guance. Se quel mostro era riuscito a conciarla in quel modo attaccandola da lontano e mancandola, non avrebbe impiegato che pochi attimi a strapparle la vita. Ripetuti brividi le scossero il corpo, ma il suo cervello non voleva saperne di reagire in alcun modo, il suo razocinio offuscato da un'angoscia mai sperimentata prima. Sto per morire...
Kurai non riuscì mai a definire con certezza cosa provò quando si accorse del tatuaggio a forma di drago dipinto sul volto del suo aggressore. Inizialmente non aveva visto altro che lo spadone, sollevato, pronto a toglierle la vita. Poi, aveva intravisto parte di quel volto celato dall'ombra di un cappuccio, un volto pallido coperto di sangue e sporcizia. E quel viso le era apparso come una maschera di dannazione, almeno fino a quando i suoi occhi non avevano notato il tatuaggio, inviando un impulso fortissimo alla sua mente spossata. Quel tatuaggio. Le sembrava di averlo già visto da qualche parte... Mikael. parlò ancora una volta la voce dentro di lei, e Kurai si aggrappò a quel nome con tutte le forze che le restavano, e si affrettò a buttarlo fuori, quasi lo considerasse la sua unica ancora di salvezza. Ma sarebbe stato così? Gli occhi dell'Arcangelo del Fuoco si ridussero a due oscure fessure mentre osservava la minuta figura della Demone che pensava soltanto sarebbe stata la sua prossima vittima, ma che, evidentemente, era qualcosa di più. -Mikael. Sei tu, vero? l'amico di Setsuna....- tossì quella creatura miserabile, gli occhi ancora bagnati di lacrime, la voce incrinata da un misto di paura e sollievo. -Sono Kurai...abbiamo combattuto dalla stessa parte...- mormorò, supplicandolo con la voce e con lo sguardo, indirettamente, di risparmiarle la vita. Aveva una voce sottile terribilmente disturbante...e uno sguardo da vera stupida che non ci mise molto ad incrinare la sua già precaria pazienza. Con un ghigno malevolo, l'Arcangelo del Fuoco alzò la spada per vibrare il colpo decisivo. Una volta morta, quella cosa avrebbe smesso di nuocergli, di dargli fastidio. Perchè lui aveva sempre fatto così. Aveva sempre spazzato via ciò che l'aveva disturbato, ferito, dilaniato....o anche soltanto colpito.
Kurai serrò gli occhi tanto forte da farsi male, mentre l'aria abbandonava il suo petto ancor prima del tempo...ancor prima di una fine che non arrivò mai, sostituita da un peso reale.
La ragazza si ricordò di saper respirare soltanto quando, aprendo gli occhi, si ritrovò addosso un Mikael incosciente.
  
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