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Autore: Reveur de merveilluex    12/03/2013    6 recensioni
«Non sono le cose belle quelle che ricordo. Possono essere belle quanto vuoi, Daniel, ma non sono quelle che ti restano dentro. Sono le cose brutte, invece, quelle che ti segnano, quelle che non dimentichi.»
Guardò il suo demone negli occhi, che per qualche strana ragione sembravano essere meno piatti, freddi.
«Io valgo la pena di essere ricordato?»
Scar ci pensò un attimo prima di rispondere.
«Tu sei la cosa peggiore che mi sia mai capitata.»
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ebbene, mi hanno aggiustato il computer! Ho fatto il prima possibile. Ecco il capitolo.
 







«Scarlett!»

Don't, don't you want me? You know I don't believe you when I hear that you won't see me
Don't, don't you want me? You know I can't believe it when I hear that you don't need me
It's too late to find, you think you've changed your mind
You'd better change it back or we will both be sorry..

 

«Scarlett! Dio cristo, apri la porta!»
Scarlett si fermò, la musica ancora sparata al massimo volume dalle cuffiette nelle orecchie.
 Ma cosa..?
Fermò il sacco a cui stava tirando pugni da più di due ore. Le mani, nonostante fossero protette dai guanti, le facevano male.
Si tolse le cuffie, giusto per sentire Daniel urlare ancora. «Scarlett, se non la apri dovrò..»
Scar spalancò la porta, ancora col respiro pesante.
«Che diavolo stavi facendo?»
Daniel guardò la versione di Scarlett sudata, i capelli raccolti in una coda fatta male, pantaloncini, canottiera e guantoni da boxe. «Sei richiesta al telefono. Dice di essere tuo cugino, credo abbia detto si chiami.. Armony, Anthony, una cosa del genere.»
Scarlett sorpassò il demone, andando al piano di sotto, verso il telefono.
«Non c'è di che» Disse lui ironico, poi si voltò verso il sacco da boxe ancora oscillante nella stanza della ragazza, fissandolo stranito.

 

«Scarlett, sei tu?» Una voce calda e tranquilla, e per niente familiare risuonò nella cornetta del telefono -color pervinca- di casa Bradshaw.
«Sì, pronto? Chi parla?» Scarlett cercò di ricollegare quella voce a un qualcosa, ma nulla le saltò alla memoria.
«Sono Anthony, Anthony Hideshame. Ti ricordi di me? Da piccoli..»
«Oh, sì! Anthony!» Le apparve in testa l'immagine di un ragazzino dai capelli neri corvini, gli occhi grigi, simili a quelli di Scarlett, non aventi un vero e proprio colore. Si ricordò del profumo di lavanda che tingeva l'aria nelle estati della sua infanzia, quando suo padre la portava alla tenuta degli Hideshame, vicino Portland. Le tornarono alla mente piccoli pezzi di ricordi dei pomeriggi condivisi col suo piccolo cugino, di quarto -forse quinto?- grado. Scarlett non era neanche sicura che ci fosse un vero legame sanguigno a legarli, ma comunque, si ricordava di lui.
«Ne è passato di tempo.»
«Tanto tempo. Cosa posso fare per te?»
«Ecco..» Iniziò il ragazzo. «So che non ci sentiamo da tanto, ma vorrei chiederti un grosso favore. E' importante.»
Scarlett esitò, giusto per un attimo. «Dimmi.»
«Non so se ne sei a conoscenza, ma la ma famiglia non sta attraversando un bel periodo.. Mia madre ci ha lasciato da poco e mio padre sta avendo qualche difficoltà a far quadrare i conti. Non lo chiederei a te e tua madre se non fosse davvero importante, è che non so a chi altro rivolgermi. Non abbiamo mai avuto alcun rapporto con gli altri parenti, soltanto voi..»
«Oh, mi dispiace.. Ma..»
«Vorrei chiedervi se posso stare da voi per qualche tempo. Non molto. Mio padre dovrà vendere la tenuta qui e non sa dove mandarmi, e ho bisogno di andare in una scuola per mantenere la media alta per poter entrare al college.»
Scarlett rimase interdetta. Cosa doveva rispondere? Avrebbe sicuramente ospitato Anthony senza pensarci se non avesse già avuto altri due ospiti meno desiderati. «Anthony, io..»
«Prometto che non sarò di alcun disturbo. Non vi accorgerete neanche della mia presenza.»
Silenzio. «E' solo per poco tempo, davvero..»
Scarlett sospirò, cercando di non pensare alle ripercussione che ciò avrebbe avuto. «D'accordo. Quand'è che ti trasferisci?»
«Oh.. dio. Non so come ringraziarti. Tua madre cosa ne pensa? E' d'accordo?»
«Lei.. Non è qui. Starà a New York per un po', ha ricevuto un'offerta di lavoro lì e non ha potuto rifiutare.»
«Oh, va bene.. Mi avrai fra i piedi il prima possibile, arriverò nei prossimi giorni. Grazie, grazie, grazie.»
 


***
 


«Tu cosa?» Sibilò Daniel,
«Senti, è uno di famiglia. Non potevo semplicemente lasciarlo senza un posto dove star..»
«Certo che potevi! Dio, Scar, non ti sembra che abbiamo già abbastanza problemi senza che si metta uno piccolo principe in mezzo ai piedi?»
Scarlett si appoggiò al bracciolo del divano, fulminando il demone con lo sguardo. «Lui non..»
«Non ascoltarlo. Hai fatto la cosa giusta, Scarlett.» Henry si passò una mano tra i capelli biondi, guardando la sua protetta. Lei allargò le braccia teatralmente. «Dio, grazie!»
Di tutta risposta, Daniel se ne andò, uscendo dalla casa sbattendo la porta. E anche piuttosto incazzato, pensò Scarlett. «Che gli prende?»
Henry si sedette su un divanetto, sospirando. «E' arrabbiato, perché non lo ascolti. Ed è preoccupato per la storia dell'anti-protetto.»
Scarlett fissò la porta da cui era uscito Daniel. Che problemi aveva? Era preoccupato per lei, questo non gli dava il permesso di comportarsi come un bambino. No, non era preoccupato per lei. Era preoccupato per la sua vita, la sua eternità. La sfida. Scarlett ricopriva solo un piccolo incoveniente di cui essere preoccupati. La cosa le diede più fastidio di quanto avrebbe potuto immaginare.
La ragazza lasciò tutti quei pensieri volare via come erano arrivati, e si voltò verso Henry, sormontata da un nuovo dubbio. «Henry, mi stavo chiedendo..» Si massaggiò una mano. «La sfida tra voi due è già iniziata?»
Lui la guardò per un momento, prima di rispondere.«Probabilmente è iniziata da quando siamo scesi sulla terra.»
«Oh..» Quindi ospitando Anthony stava dando un vantaggio ad Henry, andando contro Daniel? «Non ho ancora ben capito come funziona. Cioè, c'è un limite di azioni giuste o sbagliate che posso fare prima di dare la vittoria a uno dei due?»
L'angelo sospirò. «Vorrei tanto saperlo.»
Scarlett si sedette sul bracciolo del divanetto. «Posso chiederti un'altra cosa?»
«Dimmi, Scarlett.»
«Oh, e chiamami Scar. Scarlett è troppo.. formale.»
Lui rise. «D'accordo Scar, spara.»
«Voi siete stati mandati qui per aver commesso qualcosa di sbagliato, da quel che ho capito. Posso chiederti cosa avete fatto?»
Henry rimase con la bocca semi-aperta, pensando. Cosa avrebbe dovuto dirle? E come?
«Beh, non dovrei parlarne in realtà..»
Scarlett rimase in attesa.
«Ma immagino sia una mia scelta.» continuò Henry. «Non posso dirti cosa ha fatto Daniel, perché non mi è permesso. Ognuno è responsabile di sé. Ma posso raccontarti di me, se proprio lo vuoi sapere.»
«Mi piacerebbe.»
«Beh, è successo tempo fa, molto tempo fa.»
«Non sei stato mandato qui subito dopo?»
«No, in genere per queste cose ci vuole del tempo.. Per le sfide.» Le spiegò lui. «Comunque sia, sono andato contro la mia natura di angelo.»
Lei lo guardò confusa. «Cioè?»
«Mi sono affezionato ad un'.. umana.»
«Davvero?» Lo guardò con una certa curiosità. Una cosa tanto strana quanto interessante. Un angelo affezionato ad un umana. A quanto pare agli angeli non piacevano le storie stile Romeo e Giuilietta.
«Sì.. Ed era in una situazione piuttosto complicata. Così sono intervenuto fisicamente.»
«Oh.» Scarlett rimase a pensare, per un momento. Né angeli, né demoni potevano intervenire in nessuna questione umana fisicamente, da quel che aveva appreso. Era proibito. «E te ne sei mai pentito?» Chiese.
Henry abbassò lo sguardo sulle sue mani, per poi rialzarlo e guardare la ragazza negli occhi. «No.»

 


 Più tardi

 

 

Scarlett correva da più di due ore, ormai. La musica sparata al massimo dalle auricolari le arrivava dritta al cervello, teneva la sua mente concentrata sul ritmo e non le permetteva di concentrarsi sui muscoli che bruciavano. Era da un po' che non andava a correre. In realtà, non lo faceva dalla terza media. Aveva solo bisogno di sfogare tutta l'adrenalina accumulata negli ultimi giorni, nei quali la sua vita era stata totalmente capovolta da angeli, demoni e anti-protetti.
A dirla tutta, lei odiava correre. La stancava troppo in fretta ed era noioso. Le piaceva molto di più bruciare energia prendendo a pugni un sacco. Già dall'età di quattro anni, Scarlett aveva iniziato a frequentare un corso di karate. Divenuta cintura nera, si era dilettata in arti della lotta più complesse. Era stato suo padre a trasmetterle quella passione..

Il sole stava tramontando e stava iniziando a calare una leggera nebbiolina. Scar entrò in un parchetto deserto, dirigendosi verso la fontanella dell'acqua. Si tirò i capelli indietro e si abbassò per bere, quando notò una figura familiare a una decina di metra da lei, vicino a un albero.
Alzò la testa di scatto, cercando di vedere attraverso la nebbiolina.
Niente.
Non c'era niente.
Me lo sarò immaginato.
Bevve un sorso veloce dalla fontanella, quasi dovesse sfuggire a qualcosa, e si rimise in marcia verso casa.

 

Sul suo vialetto trovò Charlene che sculettava verso la porta.
«Charlene?» Chiamò avvicinandosi.
La ragazza si girò. La squadrò dall'alto in basso e fece una smorfia.
Charlene odiava anche solo fare stratching a ginnatica. Diceva 'che l'avrebbe fatta sudare ed era allergica al sudore', quindi la vista di Scarlett non era esattamente di suo gradimento.
«Scarlett!» Squillò. «Sono venuta a trovarti, devo darti una cosa.»
«Oh.» Scarlett rimase interdetta per un attimo. Cosa avrebbe dovuto mai darle Charlene Chamberlain?
«Tra qualche giorno è il mio compleanno, e come sai, la festa sarà epica. Ovviamente non puoi mancare, e so che non lo farai. Porta pure i tuoi.. Amici.»
Ah, certo. La festa epica di Charlene Chamberlain. «Charlene, io non credo che..»
«Fantastico! » Continuò lei. «Questi solo gli inviti.» Le porse tre foglietti di carta color rosa shocking, che Scarlett non si preoccupò neanche di leggere.
«Ah, quand'è che torni a scuola?» Le sorrise ampiamente, mettendosi una mano sul fianco. Più che un semplice interesse sembrava cercasse di informarsi per poter mettere in giro qualche pettegolezzo, non sarebbe stato soprendente per niente. Anzi, forse l'aveva già fatto.
«Non so. E' complicato.»
«Certo.» Sorrise a labbra chiuse. «Complicato.»
Silenzio.
«Ora devo proprio andare, Scary Scar. Ci vediamo in giro.» Le fece un occhiolino e fece per allontanarsi sculettando, quando sembrò ricordarsi di qualcos'altro e tornò indietro. «Ah, quasi dimenticavo. Devo darti anche questo.»
Scarlett prese in mano il foglietto che Charlene le porse, osservandolo confusa. Sopra c'era scritto “Grey Street. Fnt, 12, 4.” «Che cos'è?»
«Non lo so, dimmelo tu. Me l'ha dato un tizio oggi, dicendomi di consegnartelo e che era importante, molto importante.»
Scarlett sollevò gli occhi dal foglio, guardandola confusa. «Qualcuno ti ha dato questo per me? A te?» Ridusse gli occhi a due fessure.
«Beh? Perché fai quella faccia?» Charlene guardò prima il foglio, e poi lei. «Cosa significa?»
Scar scosse la testa. «Non lo so.» Perché qualcuno avrebbe dovuto dare un bigliettino a Charlene per lei? Non aveva il minimo senso.
L'altra sbuffò. «Che noia. Ora, se non ti dispiace, levo le tende.»
Si voltò, prima che Scarlett la fermasse prendendola per il braccio. «Aspetta. Che aspetto aveva il tipo che te l'ha data? Ha detto qualcos'altro?» La memoria la ricondusse a quel pomeriggio, al parco, quando aveva creduto di aver visto qualcuno. E se fosse stato..?
«Non lo so, stavo leggendo Vogue e non ho avuto tempo di comporre un testo descrittivo.» Sbuffò. «Ha detto che era importante e di dartelo il prima possibile.» La ragazza tolse bruscamente il braccio dalla presa di Scarlett, guardandola come se fosse un ferro bollente.
Si voltò di nuovo, andando ad alla macchina.
Scarlett rimase lì a fissare il bigliettino. Se avesse chiesto altro Charlene si sarebbe insospettita? Ma lei era l'unica ad averlo visto. Ma perché lei?
«Charlene! Il ragazzo.. L'uomo che ti ha dato questo, aveva dei tatuaggi?»
La ragazza sembrò scossa da un ricordo, poco prima di entrare in macchina. «Non ricordo bene, ma mi sembra di sì. Aveva una felpa grigia ed era incappucciato, quindi non c'era molto da vedere. Ho visto solo una parte dei polso quando ha messo il biglietto sul tavolo.»
Scarlett annuì lentamente, era meglio di niente. E Charlene probabilmente era davvero troppo occupata a fare altro anche solo per voltarsi a cercare di scorgere il volto del ragazzo. Fece per tornare in casa, quando fu bloccata dalla voce di Charlene. «Ah, Scarlett.. Il ragazzo, prima di andare, ha detto anche che a volte è meglio non fidarsi delle persone che ci stanno intorno.» Si fermò un attimo. «Doveva essere un pazzo, eh?»
Scarlett si sentì un tuffo allo stomaco. «Già..Un pazzo.»


 

***



«Che senso ha, Henry?» Scarlett aveva le mani sul tavolo, il bigliettino davanti a lei. Henry al suo fianco, pensieroso. Quelle parole non avevano proprio un senso, se neanche un angelo riusciva a trovarlo. Forse era solo uno scherzo stupido di qualche ragazzino e stavano solo perdendo tempo.
«Io.. Non lo so davvero, Scarlett. Mi dispiace.» L'angelo incrociò le braccia al petto, guardando quel pezzo di carta. Dov'era Daniel quando serviva? Forse lui ci avrebbe capito qualcosa. «Hai detto di aver visto qualcuno al parco, giusto?»
«Mi è sembrato di aver visto qualcuno. Non ne ero sicura, ma adesso si sta facendo inquietante. Pensi potesse essere..?»
«Gabriel? E' probabile. Se è il tuo anti-protetto non sarebbe strano che ti stesse seguendo.»
«D'accordo, è inquietante. La persona che mi vuole rovinare la vita mi pedina, quindi? Forte. Immagino di non poter chiedere un'ordinanza restrittiva, vero?»
Henry fece un mezzo sorriso. «Direi di no. In genere gli umani non hanno neanche idea di cosa sia un anti-protetto, vivono completamente all'oscuro di tutto.»
Scarlett annuì. «D'accordo, quindi qual è il piano adesso?»
«Tenerlo lontano da te. Se solo Daniel rispondesse al cellulare..»
«Non è ancora tornato?» Scarlett si guardò attorno, accorgendosi della presenza mancante del demone.
«No, e non credo lo farà presto. Scarlett..»
«Cosa?»
«Vorrei chiederti una cosa.»
«Spara.»
«Vorrei che tu evitassi di prendere qualunque iniziativa, di qualunque tipo, da sola.»
Scarlett rimase a guardarlo per un attimo. «Che intendi?»
«Me lo prometteresti? Sarebbe molto più facile se sapessi che non hai intenzione di cacciarti nei guai.»
Scarlett ci pensò su un attimo. Promettere di non cacciarsi nei guai? Era difficile. Ma questo per quanto riguardava i guai di natura umana. Con quelli di natura soprannaturale, era tutta un'altra storia. E anche se le sembrava di essere già nella merda fino al collo, lo fece lo stesso, per far stare più tranquillo Henry.
«Va bene. Lo prometto.»

Henry congendò Scarlett, dicendole che era meglio che andasse a dormire subito. Dopo essersi fatta una doccia, fece come diceva l'angelo. Non che lo facesse per accontentarlo, anche perché odiava quando le dicevano cosa fare, ma era stata una giornata stancante. Comunque sia, decise di concedersi un po' di tempo sul tetto della grande casa, prima di andare a dormire.



Quando si svegliò, si trovò nel caos. Si sentiva il sangue alla testa, che le girava vorticosamente. In bocca sentiva il sapore di ruggine. No, non ruggine. Sangue. I capelli le cadevano davanti agli occhi impedendole di vedere, e sentiva un rivolo di sangue che le scendeva caldo dalla fronte. Provò a muoversi, ma non ci riuscì. Era immbolizzata. Con un po' di sforzi, riuscì a muovere a malapena la mano, non la sentiva neanche. Forse non era neanche più lì. Sentiva il rumore di qualcosa che colava a grande quantità dietro di lei. Poi si ricordò.
Era ad una festa. Si stava divertendo da matti quando era arrivato Jackson, quel rompipalle di Jackson, suo fratello. Era disorientato e lei non capiva come avesse potuto raggiungerla. L'aveva sgridato non poco, e poi lo aveva costretto a salire in macchina per riportarlo a casa. Era lì che andavano, a casa. Ma cos'era successo? I fari. Aveva visto dei fari. Una macchina. Una macchina e il grido di suo fratello. Era lì che si fermava la memoria.
Era morta? No. Sentiva di essere viva, sentiva il sangue che le scivolava lungo la fronte, andando a bagnarle i capelli, e sentiva di essere a testa in giù.
Avevano avuto un incidente.
Provò a chiamare il nome del fratello, ma ne uscì un leggero lamento. Forse si era morsa la lingua. Non sentendo nessun rumore dal posto vicino al suo, provò a muoversi. All'inizio con pazienza, poi con più forza. Ma non ci riusciva. Iniziò ad agitarsi. La testa le girava sempre di più.
Perché Jackson non si muoveva? Era svenuto, come lo era lei qualche minuto prima? O forse si era svegliata ore prima? Non capiva, non capiva più niente.
Le sembrò di sentire il rumore di dei passi che sia avvicinavano.
E poi buio.
Quando si risvegliò, era a qualche metro dalla sua macchina.. La sua macchina capovolta, con tutti i vetri rotti e il serbatoio che perdeva liquido. Le sembrava ancora di sentire dei passi. Dovette ripercorrere tutto da capo per ricordarsi cos'era successo, di nuovo. Provò a muoversi, urlare. Niente. Dalla bocca uscì una sottospecie di lamento flebile, che nessuno sarebbe mai riuscito a sentire. Era tutta indolenzita, non riusciva a ritrovare l'uso degli arti. Provò di nuovo. Niente.
Sentì altro colargli sulla faccia. Altro sangue? No, no. Quelle erano lacrime. Stava piangendo.
Un dolore lancinante le colpì la testa. Cos'era? Cos'era quel fottuto rumore che le faceva andare in fiamme il cervello?
Una sirena. Si avvicinava, la polizia, l'ambulanza, qualcuno. Erano salvi. Lei e suo fratello erano salvi. Provò di nuovo a muoversi, ad urlare che era lì, che suo fratello era sulla macchina.
E qualcuno se ne accorse. Sì, qualcuno doveva averla sentita, perché un uomo vestito con un camice bianco la circondò con le braccia e la tirò indietro.
La tirò indietro un attimo prima che la macchina scoppiasse in fiamme.

 

A svegliarla fu il rumore di qualcuno che si arrampicava. Si svegliò sul tetto di casa sua, alla luce della luna. Quel sogno, quell'incubo.. Non era la prima volta che lo faceva, ma questo era così limpido che faceva fatica a capacitarsi che fosse solo un'altra replica.
Prima che potesse rimuginarsi sopra di più, una testa bruna spuntò da dietro il tetto. Due occhi freddi e azzurri la fissarono.
«Daniel.» Sussurò lei, mettendosi a sedere. «Dove sei stato?»
«Hey Fiamma, tutto okay? Sembrai sul punto di vomitare.»
Scarlett si chiese se non stesse proprio per vomitare. «No, sto bene. Dov'eri?»
«In giro.»
Scar alzò le sopracciglia. «Davvero? In giro? A fare cosa?»
Daniel, con uno slancio, si sedette a fianco della ragazza. «Sono andato a trovare vecchi amici. Che mi sono perso?»
Scarlett alzò gli occhi al cielo. «Un bel po' di cose. Che genere di amici?»
«Sei sicura di sentirti bene? Davvero, sei bianca come un cadavere.» La squadrò. «Stavi dormendo?»
«Sì, mi ero addormentata.» Scar si stronfinò gli occhi col palmo della mano. «Smettila di cambiare discorso. Dov'eri?»
«Fiamma, piantala con questo terzo grado. Potrei iniziare a pensare che ti importa qualcosa di me.» Sorrise beffardo. «Allora, che è successo di divertente?»
«Non sono in vena di scherzi, Daniel.» Guardò con astio il demone. Dio, era così dannatamente irritante. Certo, non poteva sapere che aveva appena sognato l'indicente che aveva avuto con suo fratello, né che una parte di lei ancora attribuiva a Daniel quell'incidente -cosa che come aveva spiegato Henry, non era affatto colpa sua, poiché non è quello il compito di un demone.
Ma comunque sia, evitava di rispondere alle domande, delle stupide domande. Come avrebbe mai potuto fidarsi di lui?
Non lo avrebbe mai fatto. Ecco tutto.
Si alzò, distogliendo lo sguardo da quei piatti occhi di ghiaccio.
Daniel si alzò con lei.«Suvvia Fiamma, che ti prende? Henry ti ha abbandonato qua tutta sola e indifesa?»
Prima che Scarlett potesse controllare l'impulso, la sua mano scattò verso il viso di Daniel.
Impulso che Daniel bloccò prontamente, afferrandola per il polso. Stavolta il sul sguardo non lasciava intendere nessun divertimento, nessuno scherzo. Era immobile, quasi non lasciava trapelare nulla. Tranne forse.. Preoccupazione.
«Cos'è successo, Fiamma?»
«Lasciami.» Scarlett provò a mantenere un tono di voce piatto e fermo, ma quel che ne uscì fu un suono traballante e instabile. Cose che andarono a rafforzare la tesi di Daniel sul fatto che qualcosa non andasse. Quel dannato demone, capitava sempre nei momenti meno opportuni. La faceva apparire così debole, e lei non era debole. Per niente.
Daniel fece finta di non sentire. «Cos'hai sognato?»
Scar strinse i denti. «Ho detto di lasciarmi, Daniel.»
«Fiamma, cos'hai sognato?» Attirò la ragazza verso di lui, senza lasciarle il polso, in modo da trovarsi esattamente di fronte a lei. Gli occhi dell'uno puntati su quelli dell'altro.
Scarlett lo guardò dritto negli occhi, il contatto con il corpo del demone la fece rabbrividire. «Mio fratello. La sua morte. Sei contento adesso?»
Daniel allentò la presa sul polso di Scar. Evidentemente non era la risposta che si aspettava. Meglio, forse adesso l'avrebbe smesso di essere così.. Daniel. I suoi occhi ora lasciavano trasparire una briciola di qualcos'altro.. Rammarico.
«Fiamma..»
«Lasciami, Daniel. Non voglio parlarne con te.»
Lui allentò ancora di più la presa, lanciandole libero il polso.
Lei si allontanò, ma prima che potesse voltarsi, Daniel la riattirò a sé nuovamente, tenendola per le spalle.
«E con Henry, invece? Con lui ne parleresti?» La guardò quasi perforandola, mentre nei suoi occhi si faceva spazio un altro sentimento, rabbia.
«Cosa vuoi dire?» Questa volta non si dimenò né si ribellò. Rimase lì, ferma, a contatto col corpo di Daniel. Al contrario di quel che si sarebbe aspettata da una creatura demoniaca, era piacevolmente caldo. Non freddo come si aspettava.
Lui fece un ghigno. «Ti fidi delle persone sbagliate.»
Lei alzò le sopracciglia. «E di chi mi dovrei fidare? Di te? Te ne sei andato e non sei tornato per tutto il giorno, senza una spiegazione.» Disse con rabbia, accorgendosi del fatto che le aveva dato fastidio che Daniel non fosse tornato, che non fosse stato lì con lei e Henry a cercare di decifrare il biglietto.
«Sono qui adesso. Il tuo angelo invece no. A lui lo chiedi, dove va la notte?»
Scarlett aggrottò le sopracciglia. «Che stai dicendo?»
«Mi hai sentito, non è qui.»
Scarlett fece per voltarsi verso la casa, anche se le era impossibile capire se ci fosse Henry dentro o no. Proprio come doveva esserlo per chiunque altro. «Come lo sai?»
«Lo so e basta.»
«Probabilmente è venuto a cercarti, ha provato a telefonarti.»
Daniel inghiottì la saliva. Stavolta negli occhi vi era qualcosa che non si poteva leggere, qualcos'altro. «Sei così dannatamente ingenua, Fiamma.» Sussurrò. Lasciò che le mani le cadessero lungo le braccia, e poi successivamente sui suoi fianchi., liberandola dalla sua stretta ormai inesistente.
Scarlett sussultò, guardandolo. Cosa intendeva? Rimase lì, ferma, a guardare quegli occhi tanto strani, chiedendosi se potesse avere ragione o se lo diceva solo per confonderla. Il contatto con le sue mani le fece bruciare la pelle.
Daniel si voltò di scatto verso gli alberi scuri, per poi sospirare.
Si voltò verso di lei e le prese il mento tra le dita, esalando un lungo respiro. «Devo andare, Fiamma. Ne discuteremo un'altra volta.»
Scarlett si risvegliò dallo strano giro di pensieri in cui era finita. «Cosa? Dove?»
Il demone si voltò verso di lei nuovamente, scuotendo impercettibilmente la testa. «E' tardi. Chiudi a chiave.» La guardò un'ultima volta, prima di lanciarsi dal tetto con un salto e sparire tra gli alberi.
La lasciò lì, sbigottita, confusa. Ancora scossa da quel che era appena successo.
Ma cosa era appena successo?
Scarlett si toccò il mento, e quando tornò in casa chiuse per bene la finestra, andando poi a controllare la porta. Le parve di sentire un rumore strano, per poi accorgersi che era solo il cuore che le martellava nel petto.
Calmati. Si comandò.
Andò verso la cucina per preparasi una camomilla, dove ancora sul tavolo vi era il bigliettino strano. Si comandò di non pensare alle parole di Daniel, o di qualunque cosa fosse successa tra loro due sul tetto. Doveva concetrarsi sul biglietto.
Lo prese tra le mani e lo rigirò più volte.
Grey Street. Fnt, 12, 4.
Cosa voleva dire? Grey Street era sicuramente una strada, ma quante potevano essercene in tutta l'America con quel nome? Fnt, 12, 4.
Sembrava una specie di versetto della Bibbia. Scarlett sorrise, sentendosi stupida. Erano solo parole a vuoto.
Ributtò il foglietto sul tavolto, andando verso la credenza dei pentolini. Ma nonostante questo, la sua testa continuava ad elaborare.
Grey Street era una strada poco trafficata di Deadwood, ma non c'era niente di interessante. Di sicuro non numeri. Con Henry aveva già controllato su internet, nonostante conoscesse il posto. C'era solo un negozio di alimentari e uno per animali. Era pieno di piccoli vicoletti che portavano in posti da cui era meglio tenersi alla larga.
Non c'era altro.
Scarlett mise a bollire, l'acqua, per poi appoggiarsi con i gomiti sul tavolo, aspettando.
Grey street.
Continuò a rimuginare.
Che strano. Grey Street.
Tutte le strade di Deadwood erano nere. Neanche I marciapiedi si sarebbero potuti definire grigi, erano un nero sbiadito, abbastanza vomitevole in realtà.
Eppure quelle parole risvegliavano in lei qualcosa che ancora non riusciva a capire. Qualcosa del suo passato, forse?
Mossa da chissà quale istinto, decise di andare a prendere quel vecchio scrigno con le foto da bambina che teneva sopra l'armadio. In genere non lo apriva mai, perché molte foto raffiguravano anche Jackson. Non sapeva cosa sperava di trovare lì, ma anche un semplice presentimento poteva rivelarsi utile, no? Posò lo scrigno sul tavolo e sparpaglò le foto.
Rivide il volto di suo fratello sorridente mentre pescava con il padre, e quando gli regalarono quella stupida pista di auto che desiderava da mesi a Natale. Poi trovò una foto in cui era appena nato e lei lo teneva in braccio.
Sei solo una stupida, Scarlett. Si disse. Cosa pensare di trovare? Tutto quel che vedeva sparpagliati sul tavolo erano ricordi che non facevano altro che farle male.
Qualcuno bussò alla porta, facendola sussultare. Chi diavolo poteva essere a quell'ora? Forse Daniel era tornato, o forse era Henry. Evidentemente era davvero fuori casa.

Iniziò a rimettere a posto le foto, guardandole una ad una velocemente.. Ribussarono alla porta. Chiunque dei due fosse non sembrava avere molta pazienza.  
Per le mani si ritrovò una foto di lei e un altro gruppetto di bambini, compreso Jackson, in una vecchia strada. 
Ribussarono alla porta, questa volta ancora più forte.
Un presentimento si fece strada nella sua testa. E se non fosse stato né Daniel né Henry? Che bisogno avevano di bussare, quando erano riusciti ad introdursi in casa sua senza problemi già una volta? E poi perché, chiunque fosse, batteva sulla porta così forte?
Scarlett si avvicinò lentamente alla porta, la foto ancora in mano, cercando di scorgere un qualunque tratto familiare dall'ombra proiettata sulla tendina che copriva la porta.
Si fermò con la mano sulla maniglia, ancora sovrappensiero. Decise poi si scostare leggermente la tendina, cercando di non farsi notare, per quel che fosse possibile.
Guardò velocemente la foto che si accorse di tenere ancora stretta in mano, e si ricordò di qualcosa. 

I bambini ci andavano sempre a giocare a pallone, compresa lei. Era una strada poco trafficata vicino c'era anche un bel parco. E un giorno, successe la tragedia. Un'auto investì un bimbo che inseguiva una palla, Theodor.
La strada percorreva la via che portava all'ospedale. Era lì che fu portato il bambino appena investito, ma non fecero in tempo a salvarlo. Nessuno andò più giocare in quel posto, ma tutti gli amichetti di Theodor iniziarono a chiamare la strada con il suo nome, per rendergli omaggio e ricordarlo sempre. Ed era quel che aveva fatto Scarlett, se n'era ricordata.
Si portò una mano alla bocca, capendo.
Il nome del bambino era Theodor. Theodor Grey.
La persona fuori dalla porta intanto, urlò il suo nome con una voce che lei non riconoscette, sbattendo con forza sulla porta d'ingresso.
Scarlett raggelò.


 

Grazie per aver letto! Lasciate una recensione, accetto volentieri anche critiche. 
 In questo capitolo, come potete vedere, sono stati introdotti molti punti bui. Non avete idea di cosa succederà muhahah.
Comunque, spero vi piaccia.

-Ile.
  
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