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Autore: Robynitous    14/03/2013    2 recensioni
Ifigenia, figlia di Agamennone e Clitennestra. Raccontata come nessuno mai fece.
Ragazza ribelle, dotata di grande astuzia e caparbietà, costretta in un matrimonio con un uomo che odia.
Ma una sera qualcosa cambierà e la vita di Ifigenia non sarà più la stessa, finchè vita ci sarà.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: PWP
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Cap. 1 ''Trafitta al petto''

 

 

 

Sacrilegio! Se Agamennone avesse scoperto la sua improvvisa fuga notturna, nemmeno Giove sarebbe riuscito a salvarla. Era uscita di casa, senza le sue ancelle, senza alcun accompagnatore, seguita dal suo fedele cane Sòfia. Si stava incamminando con passo leggero verso la spiaggia. Era la fine del mese e in cielo si poteva ammirare una maestosa luna piena, Ifigenia amava osservarla da quell'alto scoglio ogni ventotto giorni. Questa volta però Elettra aveva minacciato di dire tutto ad Oreste. Ma lei testarda come sempre, uscì di casa senza dare importanza alle solite intimidazioni della sorella.

Ifigenia ed Elettra erano diverse. La seconda, pur essendo più bella, temeva che Ifigenia rubasse tutte le sue attenzioni, e infatti le sue preoccupazioni non erano vane. Tutti pendevano dalle labbra di Ifigenia, era una ragazza carismatica e un po' ribelle, tutti la amavano, ma lei non amava nessuno.

Amava solo Sòfia. E i suoi genitori.

Era finalmente giunta alla spiaggia quando Sòfia cominciò ad abbaiare, la ragazza cercò di zittirla ma senza successo. Non riusciva a capire l'agitazione della cagnolina, si girò intorno senza notare niente di particolarmente sospetto. Tutto era tranquillo. Quiete assoluta. Ifigenia prese in braccio Sòfia e le accarezzò il pelo, cercando di rassicurarla. Quando tacque la appoggiò per terra e si recò verso l'alto scoglio.

Durante la scalata si strappò leggermente il vestito, se sua madre se ne fosse accorta sarebbero stati guai per lei. Cercò di non pensarci in quel momento per potersi godere quello spettacolo.

Quando si fece troppo tardi decise di ritornare a casa. Chiamò ad alta voce Sòfia che rispose fedele come al solito e s'incamminò per il bosco che divideva la spiaggia dal villaggio. Vi era buio pesto, non riusciva a distinguere il sentiero e per questo doveva fidarsi del fiuto di Sòfia. Neanche le stelle e la luna riuscivano ad illuminare il bosco perchè gli alberi erano alti e fitti. I suoi piedi si stavano riempendo di fango poiché la terra era molto umida, e lei era scalza.

Dopo dieci minuti riuscì a distinguere qualche luce, era senza dubbio il villaggio. Doveva passare senza farsi vedere dalle sentinelle. Era stata un'impresa, perchè Sòfia era particolarmente irrequieta quella sera, e a stento la controllava.

Quando arrivò davanti a casa sua salutò con qualche carezza il suo cane e si arrampicò per quella pianta che dava sulla finestra della sua camera. Senza che lei se ne accorgesse un pezzo del vestito che si era strappato rimase incastrato su un ramo della pianta.

 

La mattina seguente Orazio bussò energicamente alla sua porta e le ordinò di prepararsi per la colazione. Ifigenia balzò dal suo letto e si fece lavare dalle sue ancelle. Xeni, l'ancella più anziana, ma la più premurosa, le portò un vestito lungo e leggero,color pesca, che lasciava le spalle e il petto un po' scoperti. La aiutò ad indossarlo e le trecciò i lunghi capelli neri e ricci.

Prima di scendere Ifigenia chiese ad Olympia, un'altra ancella, con la quale spesso si confidava, di controllare se la sera precedente aveva lasciato qualche traccia di fango, e in quel caso di pulire.

Effettivamente Olympia trovò delle tracce dovute alla fuga della sera scorsa e, strofinò meticolosamente il davanzale, per nascondere la notturna trasgressione di Ifigenia.

 

Nel frattempo Ifigenia raggiunse la famiglia nella stanza principale del palazzo. Erano tutti seduti attorno ad un grande tavolo rettangolare, intagliato nel legno più pregiato dell'isola. Oreste le fece cenno di sedersi vicino a lui e lei ubbidì. Acète servì loro del latte munto la mattina stessa. Ifigenia lo bevve rapidamente e con avidità, siccome dalla sera precedente non aveva ancora messo nulla sotto i denti, poi alzò lo sguardo e notò che da lontano,seduto vicino a suo padre, silenzioso come non mai, e quasi pietrificato vi era Achille,del tutto irriconoscibile in quelle condizioni. Ifigenia si chiese che fine avesse fatto il suo portamento sicuro,fiero, superbo quasi. Aveva in mano una bella tazza di vetro decorata accuratamente con motivi color cremisi, un dono che Agamennone aveva fatto ad Ifigenia quando fu tornato dalla Sicilia, e in quel momento ce l'aveva in mano Achille. Il primo pensiero della ragazza fu che la sua presenza fosse dovuta a notizie di guerra, ma poi si girò intorno e notò l'aria festosa che contagiava la famiglia. Il suo sguardo si soffermò sulla sorella Elettra,che sembrava l'unica mostrare sdegno e irritazione. Era evidentemente seccata dalla presenza di Achille, ma perchè? Insomma, non era Elettra quella che amava essere circondata da pretendenti? Pretendenti. Questa era la parola che passò nella mente di Ifigenia e la trafisse come una spada affilatissima. Achille era lì come pretendente, e non per chiedere la mano di Elettra.

Agamennone cominciò ad alta voce per attirare tutta l'attenzione dei presenti : << Ormai sono un vecchio uomo, fiero di tante conquiste e pentito per tante perdite. Ma la mia gioia più grande sono i miei figli: Oreste, so che posso lasciare questa vita senza preoccupazioni finchè ci sarai tu a prenderti cura della tua famiglia. Crisotemi, sei una ragazza davvero cara. Artemide non poteva darci dono più grande. Elettra come tu sai, sei la creatura più bella dell'isola, ed è compito mio e di Oreste difendere questo importante titolo. E Ifigenia, questa giornata è dedicata a te, che con il tuo fascino sei riuscita a rendere tuo schiavo uno dei più valorosi eroi di tutti i tempi. Ed è per questo che il mio caro amico Achille è oggi presente. Egli ha chiesto la tua mano e io sarò padre ben più che fiero nel concedergliela in modo da garantirti fior fior di vita. Gloria a Ifigenia!>>.

Queste ultime parole lasciarono la povera figlia di Agamennone senza parole. Era spiazzata, e lei che era famosa per la sua risposta sempre pronta, in quel momento non aveva niente da dire. Era spaventata,terrorizzata,preoccupata,frastornata...

Il padre continuava a parlare gloriose parole, ma ormai il senno della giovane aveva raggiunto l'Olimpo e Febo Apollo se n'era impossessato.

Achille? Quell'uomo che da sempre aveva disprezzato con tutte le forze perchè tutte le volte che si presentava nella loro reggia era per strapparle il padre e portarlo in guerra per mesi? No, lei non avrebbe mai accettato una proposta del genere, ma come poteva? Come poteva deludere il padre che aveva riposto così tante speranze in quell'unione matrimoniale?

Questo era un guaio e Ifigenia non sapeva a chi rivolgersi.

  
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