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Autore: lu1980    15/03/2013    2 recensioni
............... e se anche Rigel provenisse da Fleed?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tutti conosciamo la storia.

Tutti sappiamo com’è finita.

Tutti abbiamo letto vari probabili seguiti, ma pochi probabili inizi.

Quello che segue è come mi immagino io l’inizio.

*****

“Rigailen, è giunto il momento, spero tu abbia fatto ciò che ti ho chiesto”

Rigel spalancò gli occhi, quella che aveva sentito era la voce di Actarus e non se l’era sognata.

Nell’udire quelle parole tornò indietro con i ricordi, molto indietro.

*****

Pianeta Fleed, una bambina usa l’unico modo a sua disposizione per far capire che ha fame … piangere.

-eh eh eh, senti che voce abbiamo oggi!- disse l’uomo vedendo entrare sua moglie.

-direi, povera piccola, quelle pettegole non ci lasciavano più andare!-

-mai che si facciano gli affari loro! … vieni ti prende il tuo papà … cosa volevano?-

-grazie caro … le solite banalità di sempre … quanto è affascinante il tuo lavoro e quale onore è essere uno degli insegnanti del principe-

-tutta invidia-

-infatti … a proposito, il principe oggi non aveva lezione?-

-cambio di programma, è andato a caccia con sua maestà-

-hai sentito Isaima? Oggi papà è tutto per noi!-

Lui, ministro delle scienze alla corte del re aveva sposato la figlia del comandante dell’esercito reale, una donna splendida dai lunghi capelli bruni e gli occhi azzurri, nonostante il fisico magrolino aveva una gran forza ed era anche un’abile combattente, da tutti invidiato perché era una delle donne più ambite di corte e tutti si chiedevano cosa ci avesse trovato in quel tizio più basso di lei.

Un’altra cosa recava invidia nei suoi confronti, era l’unico a corte che poteva parlare col principe in modo confidenziale.

-padre, quanti cervi uccidiamo!?- chiese il ragazzino nell’eccitazione della sua prima battuta di caccia.

-solo quelli necessari per la cena, Duke-

-uffa! Io volevo divertirmi!-

-figlio mio, la caccia non è un divertimento ma una necessità per vivere e, quindi, bisogna farla con intelligenza nel rispetto di animali e piante-

-ho capito, padre-

-ne ero certo-

-maestà abbiamo avvistato venti capi-

-grazie capo-caccia … allora Duke, quanti ne servono?-

-fatemi pensare … avete detto solo quelli per la cena … otto, ne servono otto!-

-esatto … capo-caccia avete sentito?-

-si maestà, provvediamo subito-

Quella sera il giovane principe venne osannato come un eroe, ma a lui poco importava non vedeva l’ora che tutto finisse per andare nello studio del ministro di scienze per osservare con lui il cielo stellato.

Sebbene avesse solo dieci anni su molte cose aveva già le idee ben chiare.

-Rigailen, quando sarò re farò in modo che con tutti i pianeti a noi vicini ci siano scambi commerciali-

-è un progetto ambizioso, Duke-

-ce la farò, vedrai, anzi ti dirò di più congloberò anche la stella di Vega!-

-lì temo che sarà più complicato di quello che credi-

-e perché!?- chiese con la curiosità tipica dell’età.

-è compito del ministro di politica spiegartelo, non mio-

-dimmelo tu, ti prego, lui è troppo noioso-

-veramente non saprei …-

-dai ti prego, non dirmi di no-

-essia! Ma resterà un segreto tra di noi, intesi?-

-promesso!-

Detto questo il ragazzino si sedette a terra sul tappeto in silente attesa, con negli occhi quel bagliore tipico di chi vuole apprendere.

-devi sapere, ragazzo mio, che i Vegatroniani sono un popolo piuttosto collerico e tendente al conflitto, anche tra gli stessi componenti di una famiglia non c’è un buon rapporto … il loro principale divertimento è organizzare tornei di scontri armati-

-che cosa triste-

-e sì-

Quello che ancora ignoravano era ciò che stava avvenendo nei sotterranei del palazzo reale, i continui rapporti che provenivano da Vega, ben diversi da quanto veniva divulgato per non creare il panico tra gli abitanti, avevano indotto il re ad iniziare un progetto per la difesa del pianeta.

Tale progetto era diviso in due parti, la prima prevedeva la costruzione di un robot che fosse in grado di tenere testa ad un esercito, si componeva di due unità una il robot stesso, l’altra era un disco volante che aveva lo scopo di proteggere lo stesso ed agevolarlo negli spostamenti.

La seconda parte prevedeva nella costruzione di un’astronave da inviare nello spazio alla ricerca di possibili alleati e di nuovi pianeti dove fosse possibile vivere in caso si verificasse la necessità di abbandonare il pianeta.

Più passava il tempo e più Vega aumentava la sua forza bellica, il re decise che era giunto il momento di far intraprendere il viaggio nello spazio alla persona più idonea e, per questo, una sera convocò nel suo studio privato il ministro di scienze.

-vostra maestà ha fatto chiamare?-

-entrate Rigailen, accomodatevi- rispose indicando una sedia –come sapete, da sempre nutro grande ammirazione in voi e nelle vostre capacità-

-troppe lusinghe, maestà-

-affatto, è solo la pura verità … vengo al dunque e vi spiego il motivo della convocazione-

-ditemi, maestà-

-non qui, venite con me- il re si alzò dalla scrivania.

Camminava in silenzio dietro al suo sovrano con una strana agitazione nel petto, seguiti a debita distanza da otto guardie, scesero fin nei sotterranei dove il re si fermò davanti ad un massiccio portone d’acciaio.

Compose una combinazione e questo si aprì rivelando un grande hangar con due velivoli, uno era chiaramente un’astronave, lo si capiva dalla forma affusolata e dalle grandi ali argentee, ma l’altro non riusciva a capire bene cosa fosse.

-mi sembrate in difficoltà, ministro-

-non lo nego, sire-

-tenete, questi sono i disegni … osservateli e tutto vi sarà più chiaro-

-grazie-

Presi i disegni li osservò con molta attenzione uno ad uno, alla sua mente brillante non ci volle molto per capire tutto.

-è un robot molto potente … ditemi la verità maestà, temete un attacco di Vega?-

-sì Rigailen, spero di sbagliarmi … ma tutte le armi che hanno costruito e che stanno costruendo per non parlare dei minidischi da battaglia, mi fanno pensare l’esatto contrario-

-temete una guerra?-

-esatto, ed è per questo motivo che ho fatto costruire anche l’astronave … con lei invierò nello spazio una persona di fiducia con il compito di trovare nuovi alleati ed un pianeta dove poter trovare rifugio nel caso dovessimo fuggire da Fleed-

-capisco … se mi è concesso chiederlo, avete già trovato costui?-

-sì … è per questo motivo che vi ho portato qui-

Capì in quell’istante il motivo della sua convocazione -maestà, non posso, è un compito troppo grande per uno come me!-

-no Rigailen, siete la persona giusta … avete tutte le capacità che servono per questa missione … non siete costretto a rispondermi subito, prendevi il tempo necessario per discuterne con vostra moglie-

-vi ringrazio, maestà-

Prima di uscire il ministro alzò lo sguardo in direzione del volto del robot ed ebbe la sensazione che gli occhi dello stesso si fossero illuminati quasi a voler comunicare qualcosa, ma si convinse che era un’illusione data dalle luce che si spegnevano.

Congedatosi dal re rientrò nel suo appartamento camminando lentamente, troppi pensieri gli giravano nella mente.

Nonostante l’ora tarda, sua moglie, lo aspettava ancora sveglia e lo accolse col suo solito sorriso.

-marito mio, cosa ti turba?-

-il re mi ha fatto una proposta … una proposta molto interessante che non so se accettare … temo per te e la bambina- rispose quasi a fil di voce.

-siedi e raccontami-

Mineima ascoltò in silenzio quanto le raccontò il marito, per poi iniziare a ridere alla fine del racconto.

-non ci trovo nulla di divertente-

-io sì, perché improvvisamente hai scordato chi è la donna che hai sposato, nonché madre di tua figlia-

-questo mai, il mio timore è per la bambina … è ancora così piccola e il viaggio un’incognita-

-Isaima è figlia di un soldato e, fidati, il viaggio non avrà alcun effetto su di lei … marito mio, accetta la proposta di sua maestà-

-essia!-

Forte delle parole e del sostegno della moglie diede al re la sua risposta già il mattino seguente, l’unico che prese male la notizia fu il principe Duke.

-Rigailen, sei cattivo!- esordì il ragazzino entrando nello studio del ministro di scienze.

-cosa succede, ragazzo mio!?-

-tu … tu, non puoi partire! … mi devi insegnare ancore tante cose- rispose tra i singhiozzi.

Rigailen fece un lungo respiro mentre versava un bicchiere d’acqua –vedi ragazzo- disse porgendolo al suo principe –a volte la vita ci pone davanti a delle scelte che agli altri possono sembrare negative, ma non lo sono … e questo è ciò che sta accadendo ora-

-ma perché proprio te? Mio padre non poteva mandare uno di quei brutti antipatici degli altri ministri?-

-ognuno di noi ha delle doti particolari … e per questo viaggio serve una buona conoscenza delle stelle-

-ma se tu parti chi mi insegnerà astronomia?-

-purtroppo nessuno, dovrai studiare da solo … ma stai tranquillo, ho già pensato a tutto, ti lascio una parte dei miei libri, sappi che non sarà facile però-

-ce la farò!- esclamò asciugandosi le lacrime con la manica della tunica –per quando tornerai avrò imparato tutto a memoria ed anche di più!-

-bravo ragazzo, così ragiona un principe! … ed ora al lavoro- l’uomo si alzò portandosi allo scaffale dei libri –posa sulla scrivania quelli che ti passo-

-va bene! … Rigailen?-

-sì- girò il capo e vide che gli occhi del ragazzo avevano uno strano bagliore.

-tra nove anni sarà guerra, Fleed diverrà un pianeta morto e Goldrake mi condurrà da te-

Il tono era di quelli da far gelare il sangue, si sapeva che la famiglia reale era dotata di poteri esp ma l’avervi assistito non fu piacevole, mentre il suo sguardo tornava normale, Rigailen si sforzò di non far capire al ragazzo quanto fosse accaduto anche perché era ancora troppo giovane per poter ricordare quanto avesse predetto.

-ma ti porti via tutti quei libri?-

-no, non temere, te le lascio a sufficienza-

-e io ti prometto che li conserverò con cura-

-ne sono certo … ora mi servono dei bauli dove metterli-

-ci penso io!-

-grazie Duke-

La partenza, preceduta da una solenne cerimonia, avvenne una settimana dopo.

-ministro di scienza Rigailen, alla presenza di tutta l’alta corte a mio testimone, ti affido il compito di trovare pianeti e popolazioni con cui poter instaurare rapporti di dialogo e scambi commerciali-

-ed io lo svolgerò con grande onore-

Anche il capitano delle guardie volle dare la sua benedizione.

-Rigailen, già una volta ti affidai mia figlia e la sorte mi chiede di farlo una seconda volta, ma sono certo che manterrai la parola datami … Mineima, vi auguro buon viaggio ed ogni sorta di bene-

-grazie padre-

-capitano, darò la vita per loro, se necessario-

-ne sono certo-

-Rigailen!- il giovane principe ruppe il protocollo e corse ad abbracciare il suo maestro con le lacrime agli occhi.

-asciugati il viso, ragazzo mio, voglio partite col ricordo del tuo sorriso-

Duke usò il mantello per farlo –così va bene?-

-sì … a presto principe-

-a presto, Rigailen-

L’astronave partì per lo spazio infinito, i suoi occupanti ignoravano d’essere seguiti.

Purtroppo a palazzo si erano già insidiate da tempo delle spie di Vega ed ora due di questi li stavano inseguendo con lo scopo di abbatterli non appena fossero abbastanza lontani da non poter essere soccorso o rintracciati.

L’attacco avvenne dopo dieci giorni di viaggio, l’astronave venne seriamente danneggiata grazie alla presenza di moltissimi piccoli asteroidi che fecero esplodere riuscirono a far credere di essersi disintegrati.

Riuscirono ad atterrare piuttosto rovinosamente su un pianeta poco distante che gli strumenti davano come molto similare al loro.

Tre amici, Gennosuke Yumi Kenzo Kabuto e Genzo Proctor, si trovano in una villa di proprietà di quest’ultimo a godersi il meritato riposo post-laurea.

Udito il frastuono incuranti che fosse notte fonda, i tre si diressero al punto d’origine del rumore trovandosi davanti due persone del tutto simili a loro, un uomo ed una donna con in braccio una bambina, se non fosse stato per il fatto che erano chiaramente alieni li avrebbero scambiati per terrestri.

-wow! Faccio subito delle foto!-

-Kabuto, metti via quel telefono!-

-Proctor, è per il bene della scienza!-

-finitela voi due, non vedete che hanno paura!- li mise a zittire Yumi.

-caro, fanno dei gesti strani … non riesco a capire cosa siano, tu?-

-nemmeno io, moglie mia-

-dobbiamo far capire loro che veniamo in pace- disse Proctor.

-già, e se volessero invaderci?-

-Kabuto, ragiona, ci avrebbero già fatto fuori … Proctor, tu che dici?-

-provo col metodo usato con le scimmie, Yumi … state qui, mi avvicino-

-fai attenzione-

-tranquillo, Yumi, ci tengo alla pelle-

-caro?-

-stai all’erta e pronta a scappare-

-va bene-

Proctor si fermò a pochi passi dai due e sorrise portandosi una mano al petto disse il suo nome, ripetendo il gesto diverse volte.

-che voglia dirci qualcosa?-

-senza dubbio, Mineima … ci sono! Ci sta dicendo il suo nome! … Proctor, si chiama Proctor-

-fai lo stesso anche tu e speriamo in bene-

Quel breve scambio di gesti e parole servì subito a far capire che nessuno era ostile nei confronti degli altri, Proctor utilizzando dei legnetti fece capire ai due Fleediani che l'astronave doveva essere nascosta.

I due extraterrestri capirono subito il messaggio ed invitarono i tre amici a salire a bordo, nonostante fosse molto malridotta, la nave spaziale riuscì a portarli dove Proctor indicò loro.

Li condusse all’estremità della foresta facendoli atterrare dentro una caverna, una volta giunti sul posto fece capire loro di restare nascosti fino al giorno dopo quando col favore della notte i tre amici tornarono e li portarono alla villa.

-caro, ma allora sono dei nobili-

-non saprei, questo castello è un po’ strano, non ha torri-

-forse qui non si usano … ci fa cenno di seguirlo-

-seguiamolo-

Proctor li condusse alla stanza che solitamente usavano i suoi genitori, poi li salutò lasciando volutamente la porta accostata per far capire che non erano prigionieri.

-cosa state facendo?- chiese trovando i due amici che cercavano freneticamente qualcosa sui loro portatili.

-stiamo cercando dei programmi didattici per l’apprendimento infantile, secondo Kenzo quei due potrebbero imparare la nostra lingua in poco tempo- rispose Gennosuke.

-ottima idea, anche perché voi due tra due mesi dovete iniziare a lavorare nei vostri centri di ricerche- precisò Genzo.

-e se mi dessi malato?-

-seeeee, Kenzo, tuo padre mobiliterebbe l’esercito per riportarti a casa!- disse Genzo.

-e la Delta Force!- aggiunse Gennosuke.

-ma che belli amici che mi ritrovo!-

Kabuto aveva avuto una giusta intuizione, l’uso dei programmi per bambini si rivelò molto utile i due Fleediani impararono molto rapidamente la nuova lingua a differenza dei loro nuovi amici che facevano solo un gran disastro di pronuncia facendo scaturire delle frasi che era meglio non tradurre.

L’estate finì e con lei si portò via Kabuto e Yumi, il tempo da ragazzi era finito ora iniziava la nuova vita da uomini e scienziati, prima di partire i tre si promisero di mantenere segreta l’esistenza di Rigailen e della moglie, sarebbe rimasta una cosa tra loro cinque.

L’autunno iniziava a colorare il bosco attorno alla villa, Proctor guardava con espressione cupa in direzione del lago.

-mi sembri pensieroso, amico mio-

-lo sono … come sai, su quello spiazzo voglio costruire il mio centro di ricerche-

-e dov’è il problema, la tua famiglia è molto ricca-

-senza dubbio, ma serve molto più denaro di quello che possiedo per realizzare ciò che voglio-

-dimmi com’è fatto questo denaro che te lo riproduco con la nostra tecnologia!-

Proctor rise –il denaro non si fabbrica, lo si guadagna … o meglio, lo fabbrica lo stato e lo mette a disposizione dei cittadini-

-vado a parlarci io con questo stato-

-non è una persona, è l’insieme delle persone ch governano-

-come il mio re con noi ministri-

-esatto-

-allora come si ottiene questo denaro?-

-lavorando … nel mio caso ci vorrebbe un’invenzione che nessuno ha ancora fatto e che mi dia la possibilità di avere un brevetto … allora sì che avrei tutti i soldi che mi servono-

-su questo pianeta esiste un posto per l’osservazione e le ricerche spaziali?-

-ce ne sono moltissimi, ogni stato ne ha diversi-

-e uno che operi in piena autonomia senza dipendere da capi esterni?-

-magari! Sai i soldi che si farebbe il proprietario solo con le collaborazioni!?-

-allora facciamolo!-

-è un progetto ambizioso e piuttosto impegnativo-

-forse dimentichi che hai due amici dalle capacità superiori alle vostre-

-capacità superiori? … ma certo! … Rigailen, unendo le forze ce la possiamo fare!-

-allora mettiamoci al lavoro!-

Dopo solo un mese il progetto era completo sin nei minimi dettagli, Proctor lo presentò al consiglio mondiale della scienza ottenendo grande approvazione ed il riconoscimento di svariati brevetti che gli fruttarono ben più guadagno di quanto si aspettasse.

Rigailen e la moglie di tutto quel denaro ne vollero solo una piccola parte, il quantitativo necessario a bonificare un pezzo di terreno poco distante dalla villa di Proctor che trasformarono in una fattoria per l’allevamento dei cavalli.

Per non destare sospetti cambiarono i loro nomi e divennero Rigel, Maya e la piccola Venusia, decisero anche che in pubblico con Proctor si sarebbero dati del lei e con Yumi e Kabuto di non conoscersi, tutto questo per la reciproca sicurezza.

Gli anni passarono in fretta, sembrava che fossero appena arrivati sulla Terra ed invece erano lì già da nove anni.

Venusia era cresciuta molto ed il dare una mano con i lavoro della fattoria l’aveva resa più adulta rispetto ai suoi coetanei, ma c’era una cosa che preoccupava Rigel, vedeva sua moglie molto stanca e non era di certo il fatto di essere quasi al termine della seconda gravidanza.

-allora Proctor?- chiese Rigel ansiosamente al termine della visita.

-gli esami vanno bene, ed anche il bambino-

-visto caro, ti preoccupi troppo, è solo stanchezza dell’ultimo mese di gravidanza-

-Mineima- volutamente la chiamò freddamente col suo nome –voglio la verità-

-non essere così duro con lei, non serve-

-no Proctor, mio marito ha ragione … sono malata … è il male dello spazio- rispose lei chinando il capo.

-oh, moglie mia, da quanto?-

-da quando è nata la bambina-

-scusate, fareste capire anche a me di cosa si tratta?- chiese Proctor.

Rigel si alzò andando alla finestra –è una malattia che consuma lentamente chi ne viene colpito fino alla morte-

-ci sarà pure una cura!-

-non esiste Genzo, i nostri medici hanno provato di tutto, ma sono riusciti solo a rallentarne gli effetti- rispose Maya.

-posso fare qualcosa per voi?-

-sì, aiutare mio marito a crescere i nostri figli-

-lo farò, Mineima, lo farò-

-grazie- la donna sorrise tra le lacrime.

Giusto un mese dopo nasceva Mizar, Mineima morì un anno dopo.

Al centro di ricerche tutti si diedero un gran da fare per aiutare Rigel nell’accudire i figli ed a portare avanti il lavoro alla fattoria.

Passarono altri due anni, Proctor, si trovava nella sua villetta, il silenzio della notte venne rotto da un frastuono, uscì sul balcone e vide una luce in lontananza, presa una potente torcia elettrica di diresse verso quel bagliore.

Con suo grande stupore si trovò davanti ad una grossa astronave a metà tra un disco volante ed un robot, sentì spezzarsi un ramo e girato il capo vide un giovane ferito che si avvicinava a lui.

-e tu chi saresti!?- disse ad alta voce.

-è sua altezza imperiale, il principe Duke- rispose Rigel spuntando dal nulla.

-Rigailen- fu l’unica parola che riuscì a pronunciare il giovane prima di svenire.

I due portarono il ragazzo al centro di ricerche per ricevere le cure del caso e lì riprese conoscenza dopo due giorni, subito Proctor mandò a chiamare Rigel.

-ragazzo mio, ero così in pena!- esordì entrando nella stanzetta medica iniziando a parlare nella sua lingua natia –ma dimmi, cosa ti è successo?-

Il giovane chinò il capo –dovevo sposarmi con Rubina, figlia di Re Vega, ma lui senza una spiegazione ha attaccato Fleed … prima che il pianeta cadesse mio padre mi ha messo a bordo di Goldrake e inviato nello spazio … avevi ragione tu, non dovevamo fidarci di loro-

-ora non pensarci, piuttosto, come sei giunto qui?-

-ho seguito la tua rotta, o meglio, ho puntato in direzione del punto da dove giunse l’ultimo segnale della tua nave-

-ora collego molte cose … anche siamo stati attaccati dopo pochi giorni di viaggio e, stando a quanto mi hai raccontato, temo che fossero uomini di Vega anche nel mio caso-

-chiedo scusa, Rigel, potresti farmi un riassunto della vostra discussione?-

-c’è poco da dire, Genzo, il mio pianeta non esiste più … è stato attaccato dagli abitanti della stella di Vega, pianeta a noi vicino e sua altezza è l’unico ad essere sopravissuto-

-mi spiace … dì al ragazzo che qui ha trovato una seconda casa … se vuole-

-o grazie, lo riferisco subito! … Duke, quest’uomo si chiama Proctor, lui ha salvato me e la mia famiglia anni or sono dandoci una casa … ed ora lo farà con te-

Il giovane principe sorrise facendo un cenno di ringraziamento con capo in direzione dello scienziato.

Proctor alla vista di quel sorriso ebbe la sensazione di trovarsi davanti il figlio che tanto desiderava, desiderio che portò alla rottura del suo matrimonio perché non condiviso dall’ex moglie.

Duke rivolse lo sguardo verso il suo maestro –come stanno Mineima e la bambina?- chiese.

A quella domanda Rigel sbiancò e dovette sedersi non sapeva da dove iniziare.

Proctor capì la situazione –mando qualcuno a casa tua, prevedo una lunga chiacchierata-

-grazie, Genzo-

Non appena si fu ristabilito al ragazzo venne insegnata la lingua e gli usi e costumi della sua nuova patria.

-dottore, ho una richiesta da farti- disse una sera posando la chitarra.

-dimmi pure-

-io … io della mia famiglia non ho più nessuno … tu in questi mesi mi hai dimostrato molto affetto … se ti chiamo padre reco offesa?-

-affatto! Non potevi darmi gioia più grande!- rispose abbracciando il ragazzo, poi gli posò le mani sulle spalle e aggiunse –ora dobbiamo trovarti un nome terrestre che ti piaccia-

-non saprei padre, ne ho letti e uditi molti da quando sono su questo pianeta-

-che ne dici di Actarus?-

-Actarus … sì … mi piace-

-essia … da oggi ti chiamerai Actarus!-

Di giorno in giorno il rapporto tra i due divenne sempre più stretto fino ad essere quello tra padre e figlio, Aal compimento dei ventuno anni del ragazzo, Proctor, decise che era giunto il tempo di farlo uscire dal perimetro del centro di ricerche e, per questo, chiese a Rigel cosa ne pensasse.

-non ci vedo nulla di male, anzi, stare in mezzo alla gente può solo fargli bene! Eh eh eh!-

-d’accordo con Actarus e il personale del centro abbiamo deciso dire, a chiunque cerchi di indagare, che il ragazzo si trovava in America dalla mia ex moglie e ha frequentato lì le scuole-

-ottima trovata Genzo! … senti ma con Yumi e Kabuto come la metti?-

-ne abbiamo già discusso, si comporteranno esattamente come con noi, in pubblico faranno finta do non conoscerlo … a proposito di Kabuto, mi ha detto che manderà qui suo figlio Koji per fare uno stage al Centro di Ricerche, però non sa ancora quando-

-ho capito … senti, ragazzo mio, cosa vorresti fare ora che sei libero di muoverti?-

-voglio venire a lavorare nella tua fattoria-

Rigel non credeva alle sue orecchie –non mi sembra un lavoro adatto a te che sei…..-

-solo Actarus, il principe Duke non esiste più-

-se è questo ciò che vuoi, io non posso negartelo-

-grazie … scusatemi, vado nella mia stanza ho un po’ di cose da sistemare-

Nel salotto della villetta scese il silenzio, ognuno dei due uomini guardava il proprio bicchiere, fu Rigel a romperlo dopo svariati minuti.

-rientro a casa anch’io- disse alzandosi.

-ti accompagno-

-quel ragazzo si comporta già come un re, suo padre ne sarebbe orgoglioso- aggiunse sull’uscio prima che la porta venisse chiusa.

I fatti che seguirono sono cosa nota a tutti, l’arrivo di Koji, la guerra contro Vega ed il ritorno a Fleed.

La sera del giorno in cui Actarus e Maria partirono, Rigel, andò sul suo osservatorio ma non per cercare gli alieni com’era solito fare, entrato nella piccola casupola tolse la tela che copriva il telescopio e vi trovò una lettera senza mittente, tanto non sarebbe servito sapeva benissimo chi era.



Rigailen, mio maestro,

quando leggerai questo scritto io sarò già lontano, e avrò raccontato ogni cosa del tuo passato a mia sorella.

Ho promesso di tornare, ma non mi sarà possibile e non per mia volontà.

Il popolo di Vega attaccherà nuovamente Fleed, ed io dovrò nuovamente combattere.

La guerra verrà vinta ed il nemico annientato definitivamente, ma avrò bisogno dell’aiuto della mia famiglia terrestre che manderò a prendere.

So già quando ciò accadrà, ma non voglio rivelartelo ora perché per quel giorno tu dovrai aver rivelato ai tuoi figli la verità sulle tue origini e sulle loro.

Unica cosa che posso dirti è che passeranno diversi anni.

So che ti arrabbierai, ma lo faccio per il loro bene e per la pace del tuo cuore.

Duke”

Come prima reazione, Rigel, accartocciò la lettera e prese l’accebdino, ma si fermò mettendosi a ridere.

-mi sono arrabbiato- disse riaprendo il foglio per piegarlo bene e rimetterlo nella busta –ragazzo mi hai fregato … farò quanto mi dici, anzi no, quanto il mio re mi ordina … però dai tempo ai loro cuori di far chiudere la ferita che i ricordi di questi anni hanno aperto- aggiunse mentre guardava un punto ben preciso nel cielo stellato.



















SECONDA PARTE

“Rigailen, la nave è in viaggio, a breve sarà lì”

Rigel si sveglio di soprassalto imponendosi che si fosse trattato solo di un incubo, si alzò per bere ed aprire le finestre per rinfrescare l’ambiente prima di riprendere il suo sonno.

“Rigailen, la nave è in viaggio, a breve sarà lì”

-ok, ho capito che stanotte non si dorme!-

Uscì dalla stanza e si diresse sul terrazzo che dava sul lago, da qualche anno si erano trasferiti al centro di ricerche, esattamente da quando aveva deciso di chiudere la fattoria a causa dei costi altissimi di gestione.

Venusia e Mizar lavoravano lì, lei nella sezione progetti lui in sala comando oltre che addestrarsi come pilota assieme alla sorella.

Guardava lo specchio d’acqua assorto nei suoi pensieri a tal punto da non sentire dei passi avvicinarsi.

-qualcosa ti turba?-

-no dottore … nulla … non riesco a dormire, tutto qui, mi sa che ho mangiato troppo a cena e sono uscito a prendere un po’ d’aria, tu?-

-anch’io ma perché ho fatto uno strano sogno … ho sognato Actarus che mi diceva di allertare Koji e Tetsuya e di far preparare loro i Mazinga perché dobbiamo partire tutti per Fleed, ed ha anche aggiunto di ricordarti di ordine ricevuto … buffo non trovi?-

-non era un sogno, ha usato i suoi poteri ESP per mettersi in contatto con noi-

-ne ero certo, ma volevo la tua conferma … a te cos’ha detto?-

Rigel chinò il capo –quando partì mi lasciò una lettere dove anticipava questi eventi ma non mi disse quando sarebbero accaduti perché voleva che riferissi ai miei ragazzi la verità sulle loro origini prima che l’evento accadesse … purtroppo non ho mai trovato il coraggio per farlo-

-sei ancora in tempo-

-temo di no, la nave è molto vicina-

-quanto vicina?-

-domattina all’alba entrerà nei nostri radar-

*****

Quella mattina il cellulare suonò molto presto, una mano assonnata lo cercò sul comodino, sonno che svanì non appena vide chi era che chiamava.

-pronto?- ascoltò in silenzio –ho capito, arriviamo quanto prima-

-problemi?- chiese la donna vedendo il marito scuro in volto.

-sì Jun … dobbiamo partire per Fleed, Actarus ha bisogno del nostro aiuto … il pianete è sotto attacco di Vega-

-e come ci arriviamo!?-

-ha mandato un’astronave a prenderci-

*****

Al Centro di Ricerce fervevano i preparativi, ovunque c'era un caos ordinato, l'astronave sarebbe ripartita non appena terminato il carico.

Per primi vennero imbarcati i due Mazinga poi i nuovi mezzi pilotati da Venusia e Mizar, li avevano chiamati Alpha e Omega e racchiudevano in un unico velivolo e vecchi tre mezzi di supporto a Goldrake.

I nuovi velivoli avevano la carena affusolata con ampie ali alle cui estremità erano posizionati dei potenti laser, unitamente allo stabilizzatore di coda si potevano regolare in base all'ambiente di azione, unica differenza tra i due i colori con cui erano dipinti, Alpha carena rossa e stabilizzatore arancione, Omega carena blu e stabilizzatore verde.

Rigel andò sul ponte di comando dell'astronave, dove il pilota stava facendo tutte quelle operazioni che precedevano la partenza.

-ragazzo- disse.

Un giovane sui trent'anni dal bel fisico coi capelli rossi e gli occhi verdi si girò accendendo il traduttore vocale automatico.

-sì?-

-spegnilo, Nebius, sappiamo bene entrambi che non serve, giusto?-

-esatto … ministro Rigailen-

-eh eh eh, ho visto bene allora … sai molte cose di me, esatto? E di te coma mi racconti?-

-esatto … sono il fidanzato della principessa Maria, ed amico di Duke da molti anni … per questo che so chi siete-

-ho capito-

-Duke mi detto di chiedervi a proposito di quel … di quel ...-

-no, mi duole ammetterlo, ma non ci sono riuscito, non ho avuto il coraggio di dire la verità ai miei figli … userò questo viaggio per farlo-

-spero vi riusciate, l'astronave è molto veloce e con il balzo d'iperspazio saremo su Fleed in breve tempo-

Nelle ore successive Rigel tentò più volte di riuscire a parlare con i propri figli, ma tutto fu vano troppe le cose da preparare nel breve tempo a disposizione.

Partirono al calare del sole, ad esclusione di Tetsuya tutti gli altri piloti presero sonno non appena toccarono i sedili, Kabuto Yuma e Proctor iniziarono a studiare con molta attenzione tutti gli strumenti di bordo.

Solo Rigel non riusciva a prendere sonno era troppo nervoso ed agitato per riuscire a dormire, agitazione che non sfuggì al pilota del Great.

-Rigel, qualcosa non va?-

-tutto a posto Tetsuya, sto solo riflettendo tra me e me-

-questa non la bevo, la conosco da troppo tempo-

-mmma no, nno, ti sbagli-

Proctor sentiti dei movimenti strani si avvicino'.

-che succede?- chiese.

-temo che Rigel non stia bene- rispose il ragazzo.

-cosa ti senti Rigel-

-nulla dottor Proctor … è per quella faccenda-

-non credi che sia il momento di tirarla fuori?-

-Yuma ha ragione- aggiunse Kabuto -inizia col raccontarla a lui-

Sentendo che i toni tra i tre non erano i soliti di sempre, ma più confidenziali, Tetsuya chiese dei chiarimenti.

-scusate, fareste capire qualcosa anche a me? Anche perché sembra che ne sappiate parecchio-

-è un po' lunga da raccontare … non so da dove partire, ragazzo-

-che ne dice dall'inizio, Rigel-

-eih la dietro, stiamo per uscire dall'iperspazio!-

Il quasi urlo di Nebius chiuse ogni discorso svegliando chi dormiva.

-tra quanto!?- chiese Sayaka euforica saltando in piedi dal suo posto.

-esattamente … ora!- rispose il pilota.

L'ingresso nell'atmosfera Fleediana venne accompagnato dal segnale d'allarme, in plancia le luci cambiarono dando all'ambiente una sfumatura arancione.

-Venusia? Mizar?-

-non ora papà, dobbiamo organizzarci-

-bambina mia, devo dirvi che....-

-tranquillo papi, staremo attenti, non preoccuparti-

I due fratelli si unirono agli altri piloti per decidere quale formazione d'attacco usare, Tetsuya, essendo il più anziano era anche il capo-squadra.

-questa è la mia idea … Venusia e Mizar uscite e fate un paio di giri giusto per accertarci che nessuno disturbi l’uscita dei Mazinga, poi restate a copertura fino ad uscita ultimata-

-per me va bene, Mizar?-

-anche per me-

-ottimo, Jun, tu resti qui e fai da coordinamento alla squadra-

-ok-

-e io?- chiese Jiro.

-se nessuno ha nulla in contrario puoi venire con me … essendo la mia prima battaglia, quattro occhi sono meglio di due- propose Miza.

-sì sì! … posso papà?-

-vai pure, ma fai attenzione-

-grazie! Vado a cambiarmi-

-allora io vado con Koji-

-no Sayaka, tu resti a bordo-

-e perché, Tetsuya?-

-sei troppo pasticciona, saresti solo d’impiccio!-

-due ragazzini appena istruiti vanno bene, allora!-

-basta così! Ha ragione lui!-

-Koji anche tu? … papà?-

-io non ho parola, è Tetsuya il capo-squadra-

-vi odio!- Sayaka andò a sedersi al suo posto.

Alpha e Omega uscirono non appena l’astronave entrò nell’atmosfera dal pianeta, subito gli strumenti di bordo quasi impazzirono per l’alta quantità di radiazioni al Vegatron registrate.

-sorellina, temo di avere un problema-

-è tutto ok, è perché gli siamo praticamente sopra … coraggio si comincia-

I due velivoli si aprirono a ventaglio mentre sotto di loro infuriava la battaglia.

I minidischi di Vega erano nettamente superiori rispetto al sistema di difesa Fleediamo, anche Goldrake faticava a tener loro testa.

Actarus si accorse subito dei due mezzi da battaglia comparsi da sopra le nuvole di fumo, dal modo di muoversi di quello color rosso riconobbe subito il modo di pilotare di Venusia.

Pochi istanti dopo e comparvero anche i due Mazinga che iniziarono subito ad abbattere i nemici.

-Actarus, gli facciamo vedere noi come si combatte in volo a quei due esibizionisti?-

-con molto piacere, Venusia-

Nel frattempo l’astronave era atterrata e si trovava al sicuro nei sotterranei del castello, dove si trovava la sala comando subito raggiunta dal’equipaggio della stessa-

-ma cosa stanno facendo?- chiese Nebius vedendo Goldrake e Alpha volare uno sopra l’altro.

-è la manovra di allineamento prima dell’aggancio- rispose Maria voltandosi –felice di rivedervi amici, anche se la circostanza non lo è-

-verranno tempi migliori … ti trovo bene-

-grazie dottor Proctor … non vedo Rigel, non ditemi che è rimasto sulla Terra-

-no no, c’è anche lui … avrà sbagliato corridoio, ora lo cerco col tablet-

-no Jun, continua col tuo lavoro- ordinò Kabuto.

-e se si perdesse?-

-figurati, Rigel ha un senso dell’orientamento infallibile- precisò Proctor.

-lei lo conosce meglio di tutti … dove posso sedere?-

-vieni con me-

-grazie, Nebius-

Rigel non si era perso, aveva sfruttato la confusione per restare a bordo e recuperare dalla stiva un bagaglio molto importante da cui prese un rotolo di grossa stoffa color rosso che una volta aperto rilevò il suo contenuto, un completo molto elegante costituito da stivali neri, pantalone rosso e tunica verde al ginocchio dalle maniche ampie a completare il tutto una casacca smanicata color viola lunga fino alle caviglie finemente ricamata con fili d'oro.

-ora viene il difficile- parlò tranquillamente a voce alta, tanto nessuno lo poteva sentire.

Fuori la battaglia continuava a ritmo serrato, i nuovi rinforzi iniziarono ad avere la meglio mentre il grande sole di Fleed si portava verso il tramonto i soldati di Vega svanirono nel nulla.

-eih, ma dove sono finiti!?- urlò Koji via radio.

-si sono ritirati in vista del prossimo attacco- rispose Actarus.

-allora andiamo su Vega a stanarli!-

-non è possibile, Koji, non arrivano da lì ma da un varco spaziale-

-vuoi dire che Vega è disabitata?-

-esatto Venusia-

-scusate … non so voi, ma io vorrei riposarmi e magari mangiare qualcosa-

-anche noi, Tetsuya … vi ho fatto preparare delle stanze a palazzo, seguitavi vi conduco fino agli hangar-

Seguirono Goldrake in formazione di volo a V, ad attenderli trovarono il resto del gruppo e Maria che si precipitò subito a salutare la sua vecchia amica.

-Ve, quanto tempo, ti trovo bene-

-anche non sei cambiata per niente … a parte Nebius- rispose facendo l'occhiolino.

-carino, vero?-

-molto, hai scelto bene-

-scusate se m'intrometto- disse Jun -Venusia, tuo padre non si trova ed anche il suo gps è come svanito-

-l'avrà sicuramente spento senza accorgersi … mi chiedo dove possa essere-

-fratello?- Maria girò la domanda.

-tranquilli, sta bene, sta facendo un giro per il palazzo-

-speriamo non si perdi-

-figurati, Jun, tempo poche ore e avrà fatto conoscenza con almeno metà di tutti quelli che incontra … Actarus, le nostre stanze?-

-Venusia, vi faccio accompagnare da Maria, ho delle cose da fare-

Mentre la sorella faceva quanto richiesto, Actarus andò con Nebius nel suo studio per parlare in privato, appena entrati trovarono una sorpresa, qualcuno sedeva dando loro la schiena.

-posa la pistola e chiudi la porta, da lui non abbiamo sulla da temere- disse il re portandosi verso il suo seggio.

-oh, ma siete voi!- esclamò il pilota nel riconoscere l'ospite.

-eh eh eh, vedo che hai fatto ricostruire tutto com'era, ragazzo-

-esatto … anche tu hai conservato bene le tue vesti- rispose accennando un sorriso prima di diventare serio -Rigailen, da ciò che ho potuto constatare non hai fatto quello che avresti dovuto-

-so di averti deluso … ho provato, tentato diverse volte, ma non ne ho avuto il coraggio … Mizar per giorni entrava nelle stalle convinto di trovarti-

-e Venusia?-

-lei ha reagito subito, probabilmente, perché Proctor l'ha coinvolta quasi subito nel nuovo progetto per realizzare Alpha e Omega-

-o capito, questo non toglie il fatto che tu abbia disubbidito ad un ordine del tuo re-

-cerca di metterti nella mia posizione, tu avresti recato altro dolore ai tuoi figli dicendo loro che erano alieni e non terrestri!?-

-forse mi sarei comportato nello stesso modo … ma ora che siete qui devi trovare quel coraggio … Venusia somiglia moltissimo a sua madre e una persona che conosci bene potrebbe scambiarla per tale-

-una persona che … non vorrai dire che?-

-sì, il generale Yomil è vivo … era prigioniero in una delle colonie i Vega assieme ad altri-

Rigel fece un lungo respiro -mi congedo … ho bisogno di riflettere-

Nebius, attese che la porta si chiudesse prima di parlare.

-perchè non gli hai detto anche il resto?-

-rivedere il proprio suocero e dover rivelare un segreto che si porta dentro da anni mi sembra più che sufficiente, non trovi?-

-hai ragione, non ci avevo pensato … cambiando discorso, come la mettiamo per la cena?-

Actarus corrugò la fronte -cosa intendi dire?-

-semplice, con tutto quello che verrà a galla prevedo una bella bufera … che ne dici se facessimo cenare ognuno nelle proprie stanze e per tuoi amici negli appartamenti del ministro di scienze?-

-l'idea non è sbagliata ma sarebbe ancora peggio … già per il palazzo si mormora per l'eccessiva esuberanza dei terrestri-

-non si può negare il contrario! Quindi facciamo come al solito?-

-esatto, dai disposizione affinché i miei amici abbiamo un tavolo vicino al quello reale-

-ci penso io- rispose alzandosi.

Rigel camminava pensieroso per i corridoi ignorando volutamente gli avvisi di chiamata sulla ricetrasmittente che portava al polso, quel suo girovagare senza meta lo portò davanti alla porta di quello che un tempo era il suo appartamento, preso da una strana sensazione entrò e nella penombra della sera gli parve di vedere la sagoma della defunta moglie che gli sorrideva.

-anche tu, moglie mia, sei venuta a dirmi che devo fare ciò che ho rimandato per troppo tempo … sì Mineima, è giusto che i nostri figli sappiano- venne interrotto dall'ennesimo avviso di chiamata -papà? Sono Venusia … premi il tastino luminoso sul quadrante-

-ah ecco dove sbagliavo!-

-sei sempre il solito! Ma dove ti trovi?-

-in una serra, ci sono un sacco di piante e fiori bellissimi!-

-noi stiamo andando a cena, vedi di raggiungerci il prima possibile-

-tranquilla, c'è giusto una guardia qui vicino a cui chiedere la giusta direzione-

-ecco bravo … ma si può, noi in pensiero e lui tra piante e fiori!-

-meglio così sorellina, dai andiamo che Nebius ci aspetta-

Mentre faceva loro strada, il Fleediano, spiegava il protocollo di corte e quali comportamenti avrebbero visto e quali frasi avrebbero udito.

-il vostro tavolo quello lì in fondo sulla destra … potete sedere solo dopo che l'hanno fatto le loro maestà-

-spero che arrivino presto ho una fame che non potate immaginare!-

-tranquillo Jiro, è questione di momenti-

-grazie, Nebius-

Pochi istanti dopo uno squillo di trombe annunciò l'ingresso dei reali.

-Nebius, scusa, chi è quell'anziano dietro Actarus e Maria?-

Esitò alcuni istanti prima di rispondere a Venusia doveva trovare le parole giuste -chi? … a sì. È il generale capo delle forze armate, Yomil-

-ma non lo sei tu?-

-sì Koji, ma finchè lui è in vita mantiene il suo grado-

-cavoli come siete complicati!-

-ragazzi ci siamo … attenti! Saluto!- ordinò Tetuya e tutti scattarono a fare il saluto militare con tanto di colpo di tacco.

All'anziano generale il gesto piacque molto, ma arrestò il passo sbianchendo in volto non appena incrociò quello serio di Venusia.

-Mineima, figlia mia, sei tornata!-

-mi spiace, mi confonde con qualcun'altro- rispose abbassando il braccio.

-generale, questi sono i Terrestri amici delle loro maestà- precisò un paggio.

-sono dolente, l'età ha giocato un brutto scherzo a questo vecchio, nei vostri occhi ho avuto l'impressione di rivedere lo sguardo di mia figlia partita per lo spazio e mai tornata-

-mi spiace per voi, ma non sentitevi in colpa può capitare a chiunque di scambiare una persona per un'altra-

Tutti troppo presi nel seguire la scena non si accorsero del nuovo arrivato fino a quando questo non parlò.

-non hai sbagliato, hai errato nel nome-

-papà, ma come ti sei vestito!?-

-con gli abiti che indossavo sempre qui a palazzo, Venusia … anzi no, Isaima, questo è il tuo vero nome-

-ho capito il giusto?-

-sì Yomil, è tua nipote e quel ragazzo a fianco è Mizar, secondo figlio mio e di Mineima-

-eih calma, fate capire qualcosa anche a noi!?- chiese Mizar a metà tra lo stupore e l'incredulo.

-è semplice noi proveniamo da Fleed, tua sorella è nata qui e non in America … quest'uomo è vostro nonno-

-perchè non ci hai mai detto nulla!?!?- Mizar ebbe uno scatto di rabbia -se ora non fossimo qui ce l'avresti nascosto a vita!?!?-

-Mizar, abbassa la voce-

-no! Grido quanto mi pare!-

-Mizar!- anche la sorella lo riprese -papà perché?- chiese scura in volto.

-perchè credevo, anzi no, ero convinto che tutto fosse andato distrutto-

-questo lo posso anche capire … ma in tutti questi anni almeno a me lo potevi dire!-

-lo ho sbagliato ma...-

-non era riferito a te- mentre parlava girò lo sguardo carico di rabbia verso Actarus che accennò un passo -stammi lontano!- intimò alzando l'indice verso di lui.

-fammi spiegare-

-non voglio sentire altro!- esclamò prima di correre via.

-Venusia!- la chiamò suo padre, ma lei era già lontana -ho fatto un gran pasticcio- disse chinando il capo.

-no, ho anch'io la mia parte di colpa- lo corresse Actarus -Nebiu?-

-subito … signori, tutti nelle vostre stanza, la cena vi sarà servita lì … così ordina sua maestà!-

I presenti si alzarono dai loro posti e dopo aver eseguito un inchino in mesto silenzio la sala iniziò a vuotarsi.

-vado a cercarla-

-vengo con te, papà- aggiunse Mizar tornato calmo.

-no, restate a palazzo e finite di chiarirvi … penso io a ritrovarla, dopotutto, è con me che è maggiormente in collera … Nebius, Maria andate con loro negli appartamenti di Rigailen-

Senza aspettare la risposta corse nella stessa direzione presa dalla ragazza, grazie ai suoi poteri non fu difficile individuarla, si trovava sulla riva del lago appena fuori del bosco.

Giunto a pochi passi da lei, avendo bisogno di capire quanto fosse realmente arrabbiata,prese un ramo da terra e lo spezzò, Venusia estrasse rapidamente la pistola e la puntò in direzione del rumore.

-non vorrai spararmi?- chiese scherzosamente.

-e se fosse- rispose seria.

-mi sembri parecchio arrabbiata-

-incollerita nera per la precisione! … perché non mi hai mai detto nulla? … possibile che in tutti questi anni non hai mai trovato il tempo per dirmi la verità!?-

-ho sbagliato, ti chiedo scusa … dammi il modo di spiegarti-

-non avvicinarti! Tu sei sempre preso gioco di me, e io, mi sono illusa che tu mi amassi!-

-io ti amo! … se così non fosse che senso avrebbe l’essermi fatto centinaia di viaggi intergalattici solo per portarti a letto!? Anche perché qui le donne certo non mi mancherebbero!-

Quelle parole erano state molto dure ma dovevano servire a farla in qualche modo sbloccare, e vi riuscirono, Venusia iniziò a piangere e così facendo anche la barriera di gelo che aveva alzato si dissolse come una nube di vapore.

Actarus poté avvicinarsi –mi spiace averti detto quelle parole- disse abbracciandola senza trovare resistenza –ma era l’unico modo per farti scaricare la troppa tensione-

-sono una stupida egoista, non vi avevo capito-

-no, non lo sei, in poche ore hai dovuto affrontare un viaggio ed una battaglia piuttosto impegnativa in un luogo che non conosci e questo ti ha caricato di tensione a cui si è aggiunto quanto hai saputo-

-già … devo avvivare papà e chiedergli scusa per come mi sono comportata-

-a quello ho già pensato io-

-e come hai fatto, se stai parlando con me?- chiese alzando lo sguardo.

-con i miei poteri esp … e ha aggiunto che vi chiarirete con calma domani perché ora è troppo impegnato-

-o bella! E cosa starebbe facendo?-

-sta raccontando quanto accaduto in passato a Mizar ed agli altri-

-e me no?-

-lo farò io, ma non qui-

-e dove, scusa-

-qui! … girati-

Venusia si guardò attorno stupita, era negli appartamenti reali, un ambiente altamente sfarzoso.

La prima stanza, quella dove si trovavano, era un salotto con camino attorniato da tre divani una libreria con un tavolo per consultazione alcune sedie e due poltrone, l’ambiente era illuminato da un’enorme finestra che dava su un balcone; un ingresso ad arco chiuso da una tenda rossa conduceva alla camera da letto dove vi era un letto per almeno tre persone un’altra scrivania con sedia e una seconda finestra grande quanto quella dell’altra stanza ed anche questa dava sul balcone, un altro varco ad arco con tenda celava il guardaroba impossibile descrivere la quantità di vestiti che vi erano.

-lì c’è il bagno- Actarus indicò un altro arco chiuso da una porta scorrevole.

-grazie, ho proprio bisogno di una rinfrescata-

Il bagno era completamente d’oro, la vasca sembrava una piscina.

-allora, ti piace?-

-sono senza parole, sentirlo per descrizione è una cosa ma vederlo dal vero cambia tutto-

Actarus fece quella sua risata, nel frattempo si era tolto le vesti eleganti e ne indossava un abbigliamento più comodo composto da un pantalone largo e una corta tunica.

-vieni, mettiamoci comodi che ti racconto tutto-

Sedettero sul letto dove Venusia ascoltò senza interrompere l’intero racconto.

-povero papà, solo ora posso comprendere la sofferenza del portarsi dietro un simile peso-

-non solo lui … io stesso sono stato sul punto di dirti tutto-

-davvero? In quale occasione?-

-quando siamo rimasti bloccati sotto al mare, stavo per dirtelo ma i miei poteri mi hanno mostrato il futuro-

-e di questa battaglia?-

-ho visto solo il mio popolo festante per la vittoria, nulla di più-

-almeno sappiamo chi vincerà!-

-ti prego non divulgare quanto sai, si creerebbe solo confusione-

-non dirlo neanche per scherzo! … piuttosto, se vostra maestà mi presta un pigiama io vorrei dormire-

-e cosa vi fa pensare che voi stanotte dormiate qui?-

-a me non servono i poteri esp per capirlo- rispose con un poco di malizia.

Actarus si diresse al guardaroba ridendo per uscirne poco dopo con una tunica a mezza manica in mano.

-questa dovrebbe andarti bene-

-vediamo subito- con molta naturalezza si tolse gli abiti e l’indossò –allora come sto?- chiese ruotando su se stessa.

Al secondo volteggia la prese al volo –bene- rispose posandole un bacio sulla spalla che lo scollo troppo largo per lei lasciava scoperta prima di guardarla negli occhi.

Actarus si svegliò nel cuore della notte con una strana sensazione di colpa che l’avvolgeva, si era imposto di non farlo perché sentiva distintamente quanto Venusia fosse stanca, ma dopo quel bacio e quello scambio di sguardi tutto avvenne autonomamente e finirono per fare l’amore.

Il giorno seguente le truppe di Vega diedero loro una tregua, Rigel ne approfittò per parlare con i propri figli mentre nella sala del trono venne indetta una riunione strategica.

-maestà non possiamo andare avanti così … il nemico arriva, attacca e svanisce! Bisogna trovare una soluzione!-

-questo la sappiamo bene tutti, barone Ancor, la riunione ha proprio questo scopo!-

-e se usassimo delle microspie?- propose Koji.

-terreste non dire stupidaggini!-

-barone stia zitto, ha parlato anche troppo! … Koji, Continua-

-sì Actarus … le spariamo contro le loro navi madri e quando svaniscono seguiamo il segnale, che ne dite?-

-la proposta è buona, io voto a favore Duke!-

-calma, Nebius, per poterla attuare serve un pilota che sia in grado di muoversi rapidamente senza dare sospetto-

-ci penso io, il Brian Condor è l’ideale!-

-no Tetsuya, tu servi ai comandi del Great- lo ammonì il sovrano.

-lo farà Venusia!- le parole di Proctor spiazzarono tutti.

-padre ne sei sicuro?-

–per poterli piazzare nel più breve tempo possibile serve un pilota abituato alle condizioni difficili, per lei che in nel combattimento in acqua è la migliore sarà uno scherzo-

-essia … ora pensiamo a come darle copertura-

-potremmo usare il trucco della cortina fumogena, che ne dici?- propose Tetsuya.

-mi sembra la soluzione più logica … lanceremo le cariche da qui-

-no, Actarus, ci penseranno Alpha e Omega-

-non ti seguo, padre-

-al primo attacco ci si comporterà come fatto finora con la sola differenza che Alpha e Omega ad un certo punto fingeranno di essere colpiti in modo da liberare la cortina e lasciare campo libero ad Alpha per il piazzamento delle microspie- rispose dando una boccata alla sua pipa.

-ottimo, faremo così- il re si alzò in piedi –potete ritirarvi, signori-

Tutti s’inchinarono e silenziosamente abbandonarono la sala ad esclusione del gruppo di terrestri.

-non sarà troppo pericoloso per Venusia?- chiese Maria a Proctor

-un po’ di rischio c’è, ma saprà cavarsela-

-padre, che potenza darai ai segnalatori?-

-in frequenza medio-bassa per non essere scoperti … almeno non nell’immediato … c’è un laboratorio dove poter provare?-

-si, Nebius, fai loro strada-

-subito Duke-

*****

Nel grande salone l'unico tavolo chiassoso era quello dei terrestri.

-vorresti essere lì con loro, vero?-

-perchè tu no, sorella?-

-sai … finora non mi ero resa conto di quanto mi mancassero i nostri pasti chiassosi alla mensa del centro di ricerche, invece...-

-ti capisco benissimo...-

-emm chiedo scusa-

-dimmi, Nebius-

-dunque Duke … sì insomma … i nobili si lamentano per i modi coloriti dei vostri amici-

-a noi non danno fastidio, anzi, allentano la tensione-

-vuoi che riferisco questo?- chiese con stupore.

-sarebbe da fare … no di loro così “se trovano troppo disdicevole il comportamento degli ospiti possono consumare i pasti nelle loro stanze, così ordina il re!”-

-come ordini- rispose allontanandosi.

-scommettiamo che indovino chi ha sporto lamentela?-

-il barone Ancor, Maria, senza dubbio-

Ovunque regnava un silenzio quasi irreale, il tipico silenzio della calma prima della tempesta.

Dal balcone dei suo appartamenti diede uno sguardo d’insieme, tutt’attorno i soldati montavano di guardia dalle navette di supporto e da quelle più grosse da battaglia si alzava un alone di calore a ricordare che i motori erano in sdand-by pronti a passare ai massimi giri.

Un fruscio dall’interno gli ricordò di non essere solo, Venusia dormiva profondamente, la simulazione per il piazzamento delle microspie ripetuta più e più volte l’aveva stancata parecchio, salutò un soldato che si era accorto di lui prima di rientrare e coricarsi.

La giornata iniziò in maniera piuttosto movimentata, Limien, la figlia del barone Ancor voleva fare un giro su uno dei velivoli dei terrestri, Koji e Tetsuya non volendo certo perdere l’occasione di mettersi in mostra si proposero subito come accompagnatori anche perché la ragazza era piuttosto carina e con un fisico simile a Jun.

-non sia mai! Mia figlia è in età da marito e non andrà di certo da sola in giro con un uomo!-

-ma padre, è solo un breve giro attorno al castello-

-assolutamente no! Non voglio che la tua reputazione venga messa in dubbio!-

-barone, se non avete nulla in contrario, vostra figlia può volare con me- propose Venusia avendo sentito la discussione mentre si avvicinava al gruppo.

-a patto che vi siate solo voi a bordo!-

-barone, vi ricordo che siamo in guerra e per tale ragione ogni pilota deve restare nei pressi del proprio velivolo!- precisò la ragazza sentendosi offesa.

-e va bene, Limien, permesso concesso-

-oh grazie, padre, vado subito a cambiarmi- rispose correndo via.

-Venusia, sappiate che vi ritengo responsabile della sicurezza di mia figlia!-

-non serve che vi ricordi che se siete qui è grazie a me, vero? … sono a bordo di Alpha- disse seccamente allontanandosi.

Preso posto in plancia tra un imprecazione e l’altra iniziò le operazione di verifica e accensione.

-guarda che così ti riempi di rughe-

-fai presto a dirlo, mica ha offeso te!-

Una mano si allungò sulla consolle premendo un tasto, il sedile si girò e Actarus posò ambedue le mani sui braccioli guardandola.

-è come se l’avesse fatto, piuttosto, non fare manovre strane-

-scherzi? Non ho nessuna voglia di ripulire tutto qui dentro- rispose scherzosamente.

Un segnale acustico avvisò dell’arrivo di Limien interrompendo il loro bacio.

-eccola- Venusia tornò ai comandi per far scendere la piattaforma d’imbarco –dove ti trovo dopo?- alla domanda non ricevette rispota, il ragazzo era svanito nel nulla.

Con grande piacere del pilota, Limien, non fece alcuna domanda sui vari strumenti di bordo, Venusia ignorava che la sua passeggera aveva studiato la cosa nei minimi particolare per poterla osservare da vicino perché le sue domestiche personali le avevano riferito che, parlando con quelle del re, avevano saputo che la terrestre passava la notte proprio negli appartamenti reali e voleva capire cosa ci trovasse sua maestà in una donna così sgraziata e dai modi quasi maschili.

-il giro attorno al palazzo è terminato, ora ci spostiamo verso il lago-

-si, vi ringrazio-

Stavano sorvolando lo specchio d’acqua quando scattò il segnale d’allarme seguito dalla comparsa di svariati minidischi che iniziarono a sparare loro contro.

==Venusia rientrate subito!== ordinò il barone via radio.

-non posso, sono troppi sarei un bersaglio facile!-

==resisti, stiamo arrivando!==

-ricevuto Actarus!-

-e io cosa faccio!?-

-stringi bene le cinture e non gridare!-

-e se mi viene?-

-mettiti la sciarpa tra i denti!-

In brevissimo tempo lo scontro divenne serrato e fecero la loro comparsa le tanto attese ammiraglie di Vega.

==Goldrake a squadra, procediamo come da piano==

==ricevuto!==

Fu la risposta in coro.

Come stabilito i due Mazinga si staccarono dalla formazione seguiti da Alpha e Omega e puntarono verso le ammiraglie, giunti alla quota designata i due caccia scattarono.

Omega simulò di essere colpito e librò la nube di fumo mentre Alpha iniziava a sparare le microspie.

==Venusia, ritirata‼‼==

Actarus ebbe la visione di una cella, ma il grido giunse in ritardo, una delle ammiraglie azionò delle potenti ventole che fecero dissolvere la nube, a nulla valse la manovra acrobatica di Alpha.

*****

Aprì gli occhi sentendosi strattonare, un forte mal di testa le ricordò quanto accaduto.

-stupida idiota, il casco si deve sempre allacciare!- disse con rabbia in direzione di Limien.

-scusa, ma come puoi notare siamo al sicuro dentro l’hangar!-

-peccato che sia una nave nemica, cretina!-

-terrestre esigo rispetto!-

-ma quale rispetto, per colpa tua siamo prigioniere!- rispose scansandola via e andando ad aprire uno dei tanti vani laterali della cabina da dove estrasse un fucile, la cintura multi tasche a cui agganciò alcune granate dei caricatori di riserva un kit medico e delle micro cariche che nascose nei tacchi degli stivali.

-vieni dobbiamo uscire da qui-

-per fare?

-cercare di capire dove siamo e comunicarlo a Fleed-

-perché questo coso si è rotto?-

-questo “coso” si chiama Alpha e non è rotto, per uscire potrei benissimo aprire un varco in quelle paratie, ma non spendo dove siamo non voglio trovarmi nello spazio! … sai sparare?-

-io sono una signora, non uso armi!-

-a posto siamo! … stammi dietro e vedi di non perderti-

-con credi di avere a che fare?-

-te l’ho già detto, con una cretina! E ora zitta e parla solo se vedi un nemico!-

Pochi passi nel buio e l’hangar si illuminò a giorno mostrando che non erano per nulla sole, erano circondate da almeno quaranta soldati e da lui, Noram, il signore di Vega copia identica del padre solo più giovane.

Venusia imbracciò subito il fucile,

-degna della tua fama , terrestre-esordì

-e così ci conosciamo, Noram-

-vedo che anche se in minoranza non perdi la tua grinta-

-sono la baronessa Limien di Fleed, ed esigo di essere trattata come il mio rango richiede!-

-veramente per me vali meno del nulla … è la terrestre che voglio-

-re Noram, sappiate che mi ritengo offesa!-

-Limien smettila non sei a palazzo con le tue sciocche amiche! E comunque io ho un nome!-

-lo so benissimo, Venusia, mio padre ha lasciato un rapporto dettagliato su di te e sui tuoi compagni-

-allora taglia corto e dimmi cosa vuoi-

-Fleed e tutte le sue ricchezze, solo che non farò gli stessi errori di mio padre-

-per come la vedo io ti stai comportando nell’identico modo-

-e qui ti sbagli … il suo piano prevedeva che dopo il matrimonio di Duke con mia sorella io entrassi a corte e conquistassi il cuore della principessa Maria-

-e poi?-

-cosa vuoi che ti dica, un incidente di caccia può capitare a chiunque e due donne sole e sconvolte dal dolore non sono di certo in grado di governare nel giusto modo, solo che-

-Vega non ebbe la pazienza di aspettare-

-esatto! Ma il mio piano è migliore … farò mia la regina di Duke!-

-errore, le tue spie ti hanno informato male, sua altezza non è sposato!-

-ti sbagli baronessa, non lo è sulle carte … ma nello spirito sì, e da molto tempo … o mi sbaglio terrestre?-

*****

Nella sala comandi di Fleed era in corso una frenetico lavoro di ricerca.

-allora Jun?-

-ancora niente, Actarus, mi spiace-

-sono ore che stai cercando! Possibile che non riesci a trovare Alpha!?- rispose con rabbia.

Jun scattò in piedi e lo guardò dritto negli occhi gelida –per tua informazione, siamo tutti preoccupati per Venusia, il fatto che sia la tua donna non ti da diritto di trattare male gli altri, chiaro!?-

Chie era presente realizzò che le voci che giravano per palazzo in quei giorni erano fondate e non solo dei pettegolezzi da comari.

-scusami ho perso la testa, il fatto è che mi sento in colpa per non averla fermata in tempo-

-non darti pena, la troveremo- Proctor gli posò una mano sulla spalla.

-grazie, padre-

-e non scordarti che è figlia del tuo ministro di scienze!-

La battuta di Rigel fece ridere tutti allentando la tensione.

-ora torniamo al lavoro!- incitò il re

-questo è l’Actarus che conosco!- aggiunse Jun con un sorriso.

*****

Chiuse in una stanza da letto, Limien, ripensava a quanto aveva udito pocanzi, ancora non le sembrava vero che quella donna potesse essere la prescelta per diventare regina di Fleed, si mise ad osservare Venusia che picchiettava con i pugni sulla parete attorno alla porta d’ingresso e in quel momento capì il perché della scelta del suo re.

Nonostante la terrestre avesse delle profonde occhiaie, segno che la botta ricevuta era stata molto forte e che ancora la facesse soffrire stava facendo qualcosa per tirarle fuori da quella prigione.

-Venusia … ti chiedo scusa, per la mia stupida gelosia ci troviamo in questo pasticcio-

-e invece devo ringraziarti-

-e per cosa?-

-primo per avermi chiamato per nome, secondo perché grazie a te ora possiamo vincere la guerra-

-in che modo?-

-da Fleed staranno sicuramente cercando il segnale di Alpha, che a differenza delle microspie è molto più potente … trovato!- esclamò dando un colpo più forte.

-cosa?-

-il quadro comandi … ora non devo fare altro che far saltare questa porzione di parete e collegare i fili per far aprire la porta-

-e ne sei capace?-

-figurati! Mi sono già trovata in una situazione simile-

-e per i soldati come facciamo? Hanno preso la tua cintura-

-ma non quello che ho nascosto negli stivali … riparati la testa!-

-subito!-

Pochi istanti dopo Venusia era nel corridoio, per sua fortuna c’erano solo tre soldati, uno di loro era tramortito a terra e ne approfittò per sottrargli l’arma con cui colpì a morte gli altri due.

Recuperata Limien iniziarono a percorrere al contrario la strada fatta in modo da ritornare all’hangar dov’era tenuto Alpha, ma si trovarono la strada sbarrata da parecchi soldati, poi vi fu un boato l’astronave tremò e si riempì di fumo.

Quando riaprì gli occhi ebbe l’impressione di trovarsi in un luogo famigliare, ma le serviva la conferma che lo fosse.

-oh, vi siete svegliata finalmente!- disse il medico reale.

-dove mi trovo?-

-che domande, su Fleed! Sua altezza e i vostri amici vi hanno trovato appena in tempo!-

-la flotta di Vega?-

-annientata definitivamente!-

-in che ala del palazzo siamo?-

-non vedete che sono gli appartamenti reali … non capisco il senso di questa domanda-

-era un verifica, dottore, per capire di non essere ancora in mano al nemico … potete andare, rimango io, se serve vi faccio chiamare-

-altezza … come ordinate, altezza-

-milady-

-grazie ancora, dottore-

Actarus accompagnò fuori il medico e prese consiglio sul da farsi in caso di bisogno.

-guarda che non sono mica moribonda- disse vedendolo tornare.

-acidella, allora stai meglio!-

-non proprio, sono ancora un po’ rintronata-

-stavolta hai rischiato grosso, ero davvero in pena-

-sì me la sono vista brutta, ma per fortuna è finita al meglio … Limien, come sta?-

-provata, ma tranquilla che tempo pochi giorni e le passa … piuttosto, vedi di rimetterti in fretta che ci aspetta una grande festa-

-per la vittoria?-

-no … per il nostro matrimonio-

Della squadra partita rientrarono tutti sulla Terra, tutti tranne Rigel Venusia e Mizar … o meglio il ministro di scienze Rigailen ed i figli Isaima e Mizar.



  
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