A/N= Salve a tutti. Questo è il sequel a “Tutta la
verità” inserito nella sezione Psych. Se venite da
quella sezione o avete già letto il primo, tutto ok. Se invece è la prima volta
che sentite parlare della serie o della fanfiction,
non c’è problema. Se volete sapere quello che è successo nella prima, basta che
andate nell’ultimo capitolo, l’epilogo, e leggete il riassunto. Se
volete invece conoscere meglio i personaggi di Psych,
oltre a consigliarvi la serie, vi consiglio di visitare le loro schede dei personaggi
su Wikipedia. Dato che coinvolgerà molto la coppia consiglio di leggere almeno
la scheda di Shawn Spencer e Juliet O’Hara. Sono davvero ben fatte e molte
volte hanno aiutato anche me nonostante sia una grandissima fan. All’inizio
incentrerà molto la coppia Callian, mentre
successivamente in egual modo insieme ai Shules.
Scusate per il lungo intro, ma era necessario.
Enjoy. :D
Cap 1
- Caldo... Troppo!
---
Gillian Foster POV ---
--- Washington DC… 1 Luglio ore 12:00 ---
Era un caldo lunedì di luglio. L’ufficio era nella
sua normale attività nonostante fossimo nel pieno dell’estate. Non c’erano
molti dipendenti ma quelli che erano presenti correvano da una parte all’altra
per finire il proprio lavoro e poter andare in vacanza in anticipo. Il rumore delle
loro scarpe bastava a sostituire il rumore abituale. Era davvero davvero davvero faticoso
lavorare in quell’afa, nonostante Cal avesse fatto montare da poco dei
ventilatori nuovi e dei condotti del filtro dell’aria più efficienti. Non
riuscivo nemmeno io a lavorare.
Nonostante la mia città fosse circondata da due
importanti fiumi e numerosi canali, desideravo tanto di trovarmi in una città
vicina al mare. Era così caldo che sembrava fossimo nel deserto…
Mi accasciai dal caldo sulla scrivania sui numerosi
fogli dei soliti casi minori, tradimenti e furti, che ultimamente avevano
colpito numerosi negozi di elettronica e qualunque negozio che avesse
ventilatori. Potete capire quanto faceva caldo.
Mi accorsi poi che li stavo stropicciando ma poco
mi importava. Li avrei ristampati all’evenienza più tardi.
Ancora sdraiata mi ricordai che sarebbe mancato
poco alla nostra meritata vacanza, io e lui da soli… e
sorrisi.
Andai
nel suo ufficio.
Lo
ritrovai in canotta su una scala, deciso a cambiare il piccolo ventilatore che
aveva sempre avuto al posto di uno molto più grande posizionato precariamente
sul mobile. Nella camera il caldo era soffocante, perché era stato costretto a
togliere la corrente per montare i ventilatori elettrici.
-Cal?-
La mia voce era quasi un sospiro. Era come se non ci fosse aria nella camera.
Cal era in una pozza d’acqua. Prese il cacciavite ma gli cadde.
-Dannazione.-
Non sapeva cosa fare perché con una mano teneva il ventilatore ancora appeso e
con l’altra non riusciva a raggiungere il cacciavite. Cercò di scendere un po’,
ma per paura di farsi male tornò come prima. A quel punto mi avvicinai e mi
notò.
-Oh
ehi… non è che me lo passi?- Dopo averglielo passato, smontò il ventilatore e
passandomelo lo posai a terra.
-Sei
un bagno d’acqua… non c’era nessun tecnico in giro?-
Sbuffò
e con un piccolo sforzo tirò su il ventilatore e lo incastrò nell’ingranaggio.
-A
trovarne uno… uh… sai quanti ricconi ci sono in DC. Se li sono prenotati i
tecnici…-
-E Locker?-
-Aha… beh lui è stato chiamato da suo zio e mi abbandonato
qui dopo aver finito la sua e la tua camera… L’unica cosa che mi fa piacere è
che suo zio è tirchio. E potrei abbassargli lo stipendio.-
-Lo
sai che non entra tra le sue competenze… è solo un plus…-
-Infatti
non gli aggiungo nulla.-
Anche
se sapevo il perché faceva così, il caldo e la stanchezza, a volte mi pareva
che era troppo duro con lui.
-Senti
stavo pensando…- Era da un po’ che volevo farlo e beh, con questo caldo era
indispensabile. -…con questo caldo è impossibile lavorare e… mi chiedevo se
potevamo finalmente andare in vacanza.-
-Eh
beh... non lo so.-
-Dai
Cal.-
Sistemò
gli ultimi agganci e poi si girò verso di me.
-Va
bene... ma prima dobbiamo finire tutti i casi stupidi che hai accettato tu...-
Li
odiava proprio...
Sulla
sedia trovai un asciugamano. Glielo lanciai. Afferrato se lo avvolse intorno al
collo e scese.
-Dimmi
un po'...- si avvicinò e mi poggiò le braccia intorno alla vita. -...dove
vorresti andare? Un paese remoto del Cile, un isola tropicale, un viaggio
spirituale tibetano?-
-Non
voglio viaggiare lontano, o andare in posti famosi o chissà dove. Quello che
voglio è staccarmi dal lavoro, dallo stress e dal caldo, e passare una
settimana in pace con la persona che più amo. Ok?-
Alzò
le sopracciglia giocosamente e si avvicinò per baciarmi.
Durò
poco perché tornò la corrente e il ventilatore cominciò a funzionare.
-Chi
diavolo ha acceso la corrente...-
Non
fece in tempo di alzare gli occhi al soffitto che mi spinse sotto al tavolo.
Poi mi raggiunse anche lui.
Il
rumore che seguì non era nulla di buono.
-Dannazione...
non avevo ancora finito...- Alzato prese il ventilatore e controllò i danni.
Un'ala era spezzata in due. -Credi si può rammendare con un po' di nastro
adesivo?-
-Ehi
capo!-
Locker tutto contento
salutava dalla porta.
-Ho
notato che il suo contatore è saltato... Sicuramente avrà sudato parecchio.-
-Sei
stato tu...-
-Ehm,
si...-
-...
Avrai il 50% dei casi accettati da Gillian. Divertiti...-
E' stato quindi parecchio facile per il problema
dei casi. Ma il posto era ancora da scegliere. Io volevo andare al mare, lui in
montagna. Secondo lui era stupido, "senza offesa" andare al mare se
si aveva caldo... "Non si può andare direttamente al fresco?".
Dovevamo quindi scegliere un posto che avesse entrambe e a poca distanza una
dall'altra.
Mi alzai da quella pila di fogli e aprii il
browser delle mappe. Avevo la visione di tutta la mappa degli stati uniti.
Nella costa Est era raro trovare catene montuose, davvero raro, e quelle più
vicine erano lontane kilometri dal mare. Arrivai quindi alla costa Ovest. Li
era tutta un altra cosa. Buttai l'occhio sulla California. Li c'era il mare e
una delle catene montuose più famose e visitate.
Mi ricordai quindi dell'invito di Jul.
Diventammo davvero amiche dopo quell'incontro. Non
erano rare le video chat insieme, le lunghe chat durante i vari momenti di
pausa o prima di andare a dormire. Per il lavoro e vari problemi non ci
vedevamo dal nostro primo incontro, ma adesso avrei avuto anche la scusa.
Guardai l'orologio ed erano le 12:20. Erano
passati solo 20 minuti...
Ragionando da lei sarebbero state le 9 circa. Lei
era già al distretto alle 7 e mezza quindi decisi ad azzardare una chiamata.
-Pronto? Qui Juliet.-
-Jul, sono io, Gillian.-
-Ehi ciao Gill!- Immaginavo il suo sorriso durante
il saluto.
-Sei a lavoro? Ti disturbo?-
-No no. Nessun disturbo, anzi grazie. Con il caldo
anche i criminali qui sembrano essere partiti per le vacanze e sono costretta
quindi a fare lavoro cartaceo. Solita noia.-
Una volta mi aveva chiesto un parere legale e con
un mio avvocato ero riuscita ad aiutarla. Avevo quindi sperimentato quella noia
indirettamente. E pensare che doveva farlo per ogni caso... riuscivo a capire
il lato negativo nel fare il poliziotto, oltre ad essere sempre in pericolo, e
che aveva convinto Shawn a rimanere solo un consulente.
Evitava davvero un bel grattacapo.
Anche se Shawn, per quanto mi aveva detto, faceva
sempre la sua parte per aiutarla: la faceva ridere, le portava il pranzo, la
aiutava a raccogliere gli indizi, e più velocemente risolvendo il caso e
dandole quindi più tempo per il lavoro d'ufficio.
-Non c'è Shawn a sollevarti?-
Sbuffò un po' -Domani tornerà dalla missione sotto
copertura per l'FBI di Los Angeles. Mi manca molto. Devo ricordarmi di leggere
per lui i contratti... Tre casi a gratis... fortuna che questo è l'ultimo...-
-Eh beh.-
-Comunque- prese fiato -c'è un motivo particolare
per cui hai chiamato?-
-Si c'è n'è uno, a parte il volerti sentire. Ti
volevo chiedere se per te è un problema se accetto il tuo invito per questo
mese.-
-Vuoi venire qui, a Santa Barbara? Certo che non è
un problema! Anzi sono contenta.-
-Non ho ancora deciso quando e per quanto di
preciso, perché non ne ho ancora parlato con Cal, ma penso il prima possibile.
Conosci qualche buon albergo da poter-
Mi interruppe -No niente albergo, casa mia è
grande. Vi ospito volentieri.-
Ero un po' esitante accettare. Non pensate male,
ero felice all'idea di passare più tempo possibile con lei, ma non volevo
togliere del tempo con Shawn dopo aver saputo che erano stati molto tempo
separati. Non volevo essere d'intralcio. E anche per Cal, soprattutto per lui.
-Ne sarei molto felice, anche se Cal...-
-Niente se. Se no mi offendo.-
I californiani erano alcuni dei più cordiali,
calorosi e disponibili americani. Davvero aperti ed estroverti. Poi dall'altra
parte c'era Cal l'Inglese tutto orgoglioso, serio introverto, ma anche
determinato e riservato. Non che tutti gli inglesi erano così, ma lui
esasperava ogni caratteristica, cosa che mi faceva esasperare in effetti ma che
mi aveva fatto in primo luogo innamorare di lui.
-Ok. Lo convincerò allora.-
-Fammi sapere.-
-A più tardi.-
Posai il telefono e cercai con il computer il
calendario e le offerte dei voli.
In questo momento sbucò Cal dalla porta.
-Ehi è già l'una. Spegni e andiamo a mangiare.-
Presa la borsa mi avvicinai a lui. Mi avvolse il
braccio intorno e iniziammo a camminare verso l'uscita.
-Sai, stavo pensando a viaggio, e ho già trovato
un posto perfetto per entrambi.-
-Si? Dove?-
Sorrisi.
-Ora ti spiego tutto.-
A/N= E questo è il primo capitolo. Spero vi sia
piaciuto. Molto incentrato sui Callian e quindi credo
piacerà parecchio a qualcuno. Ma non potevo non mettere qua e la qualche
cenno ai Shules. E' più forte di me. Li amo troppo.
*u*
Le recensioni sono come gli enzimi. Se volete che
la scrittura avvenga più velocemente, recensite e mi farete felice. :D
Lista personaggi POV: (per ora)
Gillian Foster, Cal
Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara