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Autore: Aurelia major    02/10/2007    1 recensioni
[ Occhi di GAtto ]La famigerata banda di ladre è ormai un ricordo, da tempo infatti le tre sorelle hanno cambiato vita, lasciandosi alle spalle persone ed eventi. Ma un imprevisto rimette in gioco tutto, soprattutto i sentimenti che la protagonista pensava assopiti...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ricordati di me

 

 

 

 

Capitolo 1

Era una tranquilla domenica mattina all’inizio dell’Estate e, come sempre del resto, Alice Asatani si sentiva un tantino fuori luogo con quello che considerava un artificioso abbigliamento borghese . Non che normalmente indossasse una divisa intendiamoci, ma il severo tailleur che adoperava quand’era in servizio le sembrava fosse più consono alla sua personalità, mentre così vestita provava un certo impaccio. Il fatto era che si considerava una persona quadrata e di conseguenza le piaceva esprimerlo anche attraverso il modo di vestirsi . In ogni caso, al di là delle mere spiegazioni psicologiche e delle considerazioni inerenti alla moda, con indosso quella t-shirt e quei ridicoli pantaloni alla caprese, non stava affatto comoda.

"Ma che ti si è allagata casa?"

Molto probabilmente Matthew l’avrebbe apostrofata in questo modo vedendola in quella mise. O perlomeno fino a qualche mese fa sicuramente le avrebbe detto così, ora piuttosto le veniva il sospetto che non se ne sarebbe neppure accorto. In fin dei conti infatti non era in grado di fare la differenza tra il prima e il dopo, purtroppo...

Alice si accigliò contrariata, se non fosse stato per lui ora non si sarebbe trovata su questa strada, sotto il sole cocente, ostacolata dalla folla del weekend e in procinto di incontrare delle persone che francamente non ci teneva affatto a rivedere. Già, se ne sarebbe rimasta nel suo bell’appartamento climatizzato a leggere un libro e bersi una soda ghiacciata. E invece no, eccola tutta acchitata nello stile vigente quell’estate (cosa che normalmente le sarebbe importata meno di zero, ma visto che stava per incontrare delle fashion victims, al momento gliene fregava abbastanza) a fare da ambasciatore per via di della situazione alquanto preoccupante in cui era invischiato colui che da un bel pezzo aveva smesso di considerare solo un semplice collega.

Certo che, pensandoci e per l’ennesima volta, tutta quella storia era così assurda che si stentava a crederla.

Ecco cos’era l’affetto: assolvere, per un amico a cui tieni, un compito che in altri frangenti avresti rifuggito come la peste.

Eh già , in passato c’era stato un momento in cui si era sentita parecchio attratta dal suo compagno di lavoro, anche se al di là della prestanza di quest’ultimo, giocava come fattore determinante il fatto che la di lui fidanzata ne era molto, ma molto indispettita. Poi, col passare delle stagioni, e con la consapevolezza che lui non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, l’iniziale infatuazione si era trasformata in una solida amicizia che il tempo e gli avvenimenti, nonostante tutto, avevano lasciato inalterata. Ma l’antipatia per le sorelle Tashikel e per Sheila in particolare, era rimasta immutata.

Come i sospetti del resto, che purtroppo non aveva potuto suffragare, giacché non aveva mai trovate le prove per poter incastrare quella maledette, anche se aveva smosso mari e monti per farlo. Dentro di sé sapeva, al di là di ogni ragionevole dubbio, che quelle tre erano Occhi di Gatto, quella dannata banda di ladre che tanto aveva fatto penare tutto lo staff del dipartimento di polizia di Inunari. E soprattutto era convinta che lo stesso Matthew le avesse smascherate, anche se si era chiuso in un silenzio di tomba su tutta la faccenda e che, ora più che mai, non ne avrebbe parlato.

In effetti si era decisa a fare ciò che stava facendo anche in virtù di quel particolare, se quest’ultimo infatti si fosse sbloccato forse avrebbe cambiato atteggiamento e quella ridicola farsa, in barba alla giustizia, sarebbe finalmente terminata.

Pia speranza la sua, ma questa, unita alla prospettiva della salute minacciata dell’uomo, l’avevano convinta ad affrontare quell’incontro oltremodo molesto.

Ed eccola lì, finalmente giunta a destinazione. Non c’era che dire, davvero impressionante la facciata del condominio che le tre grazie avevano eletto a loro residenza. Ma figurarsi se le iper sorelle (iper tecnologiche, iper efficienti, iper eleganti e iper bone accidenti a loro!) non abitassero in un appartamento da sogno nel più bel grattacielo di Shinjuku!

Piccata entrò nella costruzione a vetri, si diresse verso l’ascensore e durante il tragitto fino all’ultimo piano si chiese come avrebbero potuto riceverla. Con beffarda acrimonia si augurò perlomeno che se la sarebbero fatta addosso quando sarebbe piombata loro tra capo e collo. In fin dei conti lei era ancora un detective della polizia, sebbene attualmente non fosse più di stanza alla criminale, ma alla omicidi, quindi c’era la possibilità. Del resto, se era come pensava, ed era così, la sua visitina non poteva che metterle in allarme!

Sorrise sprezzante e anche piuttosto allettata all’idea del panico che avrebbe scatenato e arrivata davanti alla loro porta non si stupì affatto nel constatare che il piano era tutto di loro proprietà. Quindi, senza darsi tempo di ripensarci, diede un’energica scampanellata.

Pochi minuti di attesa e la porta le fu aperta nientedimeno che da Tati, ancora in pigiamino rosa, che non appena la vide proruppe in un sonoro: "Accidentaccio, Asatani!!"

 

 

 

 

 

 

N.d.A.

Dunque, mi sento in dovere innanzitutto di fare le mie scuse a quanti ancora stanno attendendo il prosieguo delle mie precedenti fanfiction. Sì avete ragione se mi state riempiendo di accidenti, ma purtroppo per una serie di eventi fortuiti e imprevisti di svariata natura, non mi è stato possibile metterci mano nei mesi appena trascorsi. Chiedo venia, sappiate che ci sto lavorando e quanto di più l’attesa si protrae, tanto più è sintomo che lo sto facendo con scrupolo, okay?

Per quanto riguarda questa storia invece, la considero una sorta di tributo a quella vecchia guardia, alla quale io appartengo, dei gloriosi anime anni 80. Magari i più considerano ormai superate queste produzioni e giustamente sono attratti dalle storie più recenti che ci giungono dal sollevante. Però io ho amato moltissimo la vicenda di Occhi di Gatto e insomma, mi è preso lo sfizio di dargli voce, visto che, purtroppo, nessuno fin ora se n’è preso la briga.

Per quanto riguarda invece le innumerevoli licenze poetiche, le forzature, la goliardia eccessiva di alcuni passaggi e qualche riferimento piccante buttato qua e là, che successivamente si leggeranno, me ne scusino i puristi e chi se ne dovesse sentire offeso. Anch’io sono un’estimatrice dell’opera di Tsukasa Hojo e questa mia non vuole essere altro che un omaggio al maestro e un atto di affettuoso ossequio all’opera che ha fatto sognare la mia generazione e quanti successivamente l’hanno apprezzata.

 

   
 
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