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Autore: Strider    17/03/2013    2 recensioni
Mentre sistemavo le zolle d'erba pensavo a una persona che avevo incontrato. Ho saputo che è morto.
Ma non mi dispiace poi così tanto.
-In effetti, ne sono felice, penso.
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi ho finalmente finito di lavorare in giardino. Mentre sistemavo le zolle d'erba pensavo a una persona che avevo incontrato. Ho saputo che è morto. Ma non mi dispiace poi così tanto.

-In effetti, ne sono felice, penso, mentre finisco. Mi batto le mani, tutte sporche di terra, e mi fermo un attimo per riprendere fiato.

Fabrizio era un uomo senza spiritualità. Così mi era stato presentato da una persona che lo conosceva bene, avendo passato con lui i cinque anni delle superiori e avendo mantenuto i contatti.

Solo sentendolo parlare, capii che dire che era senza spiritualità era come dire che a Hiroshima ci furono solo fuochi d'artificio.

Fabrizio era malvagio, punto e basta. Non c'è altro modo di descriverlo.

All'epoca studiava alla Bocconi e la sua più grande aspirazione era quella di diventare uno speculatore. Di fare milioni, sfruttando falle e debolezze del sistema.

Sfruttando migliaia di persone che risparmiavano da una vita, solo per vedersi togliere di bocca le poche briciole che erano riuscite a raggranellare.

Io lo chiamo rubare. E penso che la gente come lui andrebbe messa in galera.

Fare soldi in questo modo, sulle spalle della gente, mi sembra vigliacco. Un uomo, anzi un bambino, che invece di sfruttare la sua istruzione per migliorare il mondo, la usa per peggiorarlo e per fare del male ad altre persone. Andando contro lo scopo stesso della istruzione, che vorrebbe essere un modo per educare gli uomini. Un mezzo per creare un mondo migliore.

Ma alle persone come lui non interessa. Era una persona, se così si poteva chiamare, che avrei preso a pugni per il solo fatto che oltre a essere uno spreco di ossigeno, inquinava anche l'aria col suo tanfo pestilenziale.

-Mi faccio un'altra doccia, penso, è meglio.

Mentre l'acqua bollente mi purifica, lavando via lo sporco e il sudore, battendo sulla nuca, per poi scivolare sul petto e per le gambe, ho un'intuizione.

A Fabrizio mancava una coscienza. Non la spiritualità. A lui mancava un qualsivoglia senso di empatia. Non importa chi, avrebbe squartato anche sua madre se ne avesse potuto trarre un profitto. Le persone come lui fanno stragi pur di guadagnare qualche soldo. Anche lui ne avrebbe fatte probabilmente. Sono felice che sia morto.

Secondo lui la vita umana non aveva valore. Per le persone come lui, solo la loro stessa vita è preziosa, quella degli altri è... sacrificabile. Per esistere, non evitano di schiacciare altri esseri umani, senza batter ciglio.

Strofino la mia nuca pelata, coperta di tatuaggi, con un asciugamano. Dopodiché lo getto sul letto, vicino alla pistola.

Forse se sua madre fosse stata più affettuosa ora sarebbe diverso. Ma ormai è tardi.

Sono felice che sia morto.

-Cinque colpi in testa, penso, guardando la pistola.

Dalla finestra ammiro il lavoro che ho fatto in giardino. Nessuna traccia di Fabrizio, che riposa tranquillo qualche metro sottoterra.

-Magari l'anno prossimo pianto dei pomodori.

   
 
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