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Autore: wrtltwtwd    17/03/2013    10 recensioni
Beckett si risveglia nel suo appartamento sola e disorientata. Perchè non riesce a ricordare nulla?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Just Darkness Questa storia fa parte della serie "Don't ever leave me again"... solo che ancora non l'ho creata.
Per chi avrà pazienza, la seconda arriva presto!! 
Errata corrige (sperando che si scriva così ;P): Piochè in molti mi avete fatto notare gli inconvenienti e le incongruenze legate a mettere una storia sotto forma di serie, alla fine ho deciso di pubblicarla solo come storia a capitoli!
A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura, e per chi vorrà lasciare un commento anche piccolo,
o una critica... fa sempre piacere sapere cosa ne pensate ;D
Buona lettura :D
°°°

Just Darkness
°°°

Prima ancora di aprire gli occhi, il pulsare stordente delle tempie le preannunciò che nelle prossime ore avrebbe dovuto fare i conti con i postumi di una sbornia che - a primo avviso - pareva essere stata colossale. Sollevate faticosamente le palpebre, i primi colori che riconobbe furono quelli brillanti della stampa de "Matasaburo of the Wind" appesa nel suo salotto. Non avendo una sicura percezione del suo stato attuale - Indossava vestiti? O magari un pigiama macchiato di birra? Era coperta solo da un boa di piume fucsia? O peggio ancora, nemmeno quello?- fu contenta di essere a casa: forse non avrebbe dovuto rendere conto a nessuno delle sue pessime condizioni. Un barlume remoto di lucidità le ricordò che quasi sicuramente non era Domenica e, a giudicare dalla violenza con cui la luce che filtrava dalle tende la abbagliava, il suo turno al distretto sarebbe iniziato tra poco. Se non era già in ritardo.
Facendo appello a tutte le sue forze, Kate Beckett si tirò a sedere lasciando un alone di saliva sul cuscino del divano dove evidentemente aveva passato la notte. Che imbarazzo! Che ricordasse, non le era mai capitato di sbavare nel sonno. Se l'avesse saputo, Castle l'avrebbe derisa per gli anni a venire. A proposito, dov'era? Era improbabile che avesse fatto bagordi senza di lui la sera precedente, ma non riusciva a ricordare se poi fosse tornato a casa sua o fosse rimasto a dormire lì. Provò a chiamarlo un paio di volte: niente.
L'orologio del padre che aveva al polso segnava le 8:46. Non sarebbe mai arrivata puntuale al lavoro: in quattordici minuti avrebbe dovuto lavarsi il visoe i denti, civilizzare i capelli arruffati e sporchi, cambiarsi gli inumanti sudati e sgualciti, indossare della biancheria pulita... Prese in considerazione l'idea di sfruttare il cambio d'abiti che teneva fisso nel secondo cassetto della scrivania, ma alla fine optò per una doccia a tempo record. Talmente record che guidando verso il 12h i capelli erano ancora bagnati. Fortuna che oggi a New York ci sono 36°C, potrei anche riuscire a presentarmi decentemente. Pensò tra è e è.
In ascensore si prese qualche altro secondo per sistemarsi, quindi tentò un furtivo accostamento alla scrivania, come se nulla fosse. Solo sette minuti di ritardo. Forse non sarò fucilata... senza corte d'appello spero! Le sue speranze andarono in fumo quando Esposito la intercettò: "Ma dove diavolo ti eri cacciata?" L'enfasi dell'ispanico era del tutto fuori luogo e Beckett non riuscì a capirne la ragione; seppure la Gates avesse fatto pressione su di lui o sul suo partner Ryan, per soli sette minuti di ritardo poi, nessuno dei due glielo avrebbe fatto pesare.
"Che c'è Iavier? La Gates vi ha torchiati per qualche minuto di ritardo?"
"Non c'entra la Gates! Non fare finta di non capire!" Ma Beckett era sinceramente disorientata dalla sua serietà; nell'edificio non si avvertiva il caos tipico di una situazione di emergenza o di un caso particolarmente impegnativo, non c'era motivo di tanto allarme.
"Beckett sei sparita per due giorni! Dove diavolo eri?!?"
"Come scusa? Io ero... Ero qui..." Eppure nel momento stesso in cui lo diceva sapeva che non era vero, o almeno... lei non sapeva se lo fosse o no. Con orrore Beckett si rese improvvisamente conto di non avere memoria delle ultime quarantotto ore. Per quanto si sforzasse, continuava a sbattere contro un muro oscuro che le impediva di raggiungere i ricordi; invano tentò di superalo, aggirarlo o abbatterlo, finchè con aria persa dovettero ammettere: "Espo, non ricordo nulla."
Non lo stava prendendo in giro e tutta l'irritazione dell'ispanico si dissolse in un attimo: "Cosa intendi?"
"Non lo so. Stamattina mi sono svegliata con un mal di testa senza precedenza, ho creduto di essermi ubriacata con voi ieri sera. Sono venuta qui talmente di corsa da non avere nemmeno il  tempo di pensarci. E adesso mi dici che da quarantotto ore..." Era sempre più spaventata, cos'era successo?
"Non sei venuta al lavoro, hai tenuto il telefono di casa staccato, il cellulare spento. Ieri Lanie è venuta a cercarti ed è rimasta più di un'ora sul pianerottolo del tuo appartamento ad aspettarti; abbiamo pensato potessi essere da Castle, ma anche lui è sparito da l'altro ieri."
Infatti, dov'è finito? Era la seconda volta nella stessa ora che si poneva quella domanda.
"Neanche io l'ho visto... almeno non che riesca a ricordare. Devo chiarire questa situazione. E ricostruire questi ultimi due giorni."
Sebbene inquieto, il Detective si mostrò preciso e risoluto; per aiutare la sua amica e collega avrebbero proceduto con ordine, seguendo le stesse tappe che se si fosse trattato di una regolare indagine. Si spostarono nella saletta relax dove sarebbero stati più tranquilli e al riparo dalla furia del Capitano, e si misero a lavoro.
"Va bene. Iniziamo dalla linea temporale; dobbiamo individuarne gli estremi, perciò qual'è l'ultima cosa che ricordi? Dove e quando ti sei risvegliata?"
"Che giorno è oggi?"
"Giovedì"
Beckett si fece pensierosa: seduta sul piccolo divano, si chinò in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia e con i polpastrelli prese a massaggiarsi le tempie. "Credo di aver ricevuto un messaggio per... un invito a cena da Castle. Era Martedì sera, no! Se non sono venuta Martedì e Mercoledì doveva essere Lunedì."
"Bene, possiamo controllare gli ultimi messaggi e chiamate. Purtroppo però non potremo tracciare i tuoi spostamenti con il gps del cellulare perchè era spento. E' comunque un punto di partenza."
"Stamattina invece... Oh Espo, mi scoppia la testa..."
"Vuoi prendere un'aspirina?"
"Magari! Ne hai una?"
"Io no, ma Lanie ha un arsenale pari a quello di una farmacia nella borsetta; inoltre lei non sa che sei tornata. Andiamo."
La prima volta che si trovavano circondati da quelle pareti azzurrine, alle quali erano appese stampe dai colori tenui scelte appositamente per distogliere l'attenzione da ben più macabri pensieri, quasi tutti i  visitatori venivano colti da leggere vertigini o brividi, non abituati all'atmosfera fredda e asettica, finendo per usufruire del distributore di bevande calde, nel tentativo di trovare un po' di conforto.
Tuttavia, in quelle circostanze la bassa temperatura e il silenzio assoluto che regnava nell'obitorio aiutarono la Detective a rischiarirsi le idee, ben sapendo che quella quiete sarebbe durata molto poco: Lanie non avrebbe lasciato correre tanto facilmente la sua ingiustificata assenza; probabilmente era rimasta offesa e non sarebbe stato facile spiegarle cos'era successo. Del resto nemmeno Beckett sapeva esattamente cos'era successo. Come previsto, quando l'anatomopatologa la vide si trasformò in una furia senza freno. La tempestò di domande senza darle tregua.
"Kate! Dov'eri? Ti pare questo la maniera di sparire e far preoccupare così i tuoi amici?! Sparisci per due giorni senza una chiamata, un biglietto, un post-it, nemmeno alla tua migliore amica! Oggi sarei andata a denunciare la tua scomparsa nella pausa pranzo. Grrr... Kathrine Beckett sei veramente nei guai, spero per te che tu abbia almeno una buona scusa perchè altrimenti..."
Finalmente Esposito prese le sue parti, salvandola dalla minacciosa avanzata della nera. Man mano che il racconto dei due prendeva forma nella mente della donna, sul suo volto si succedettero espressioni contrastanti: passò dalla collera alla preoccupazione, sperimentando il senso di colpa per aver aggredito così l'amica e l'incredulità suscitata  dalla spiegazione tanto semplice quanto disarmante.
Alla fine Lanie le buttò le braccia al collo : "Oh Honey! Non temere, vedrai che presto riuscirai a recuperare la memoria." le sorrise rassicurante, quindi l'esperienza medica prese il sopravvento e la invitò a sedersi per poterla sottoporre ad una visita, seppure approssimativa.
"Lanie! E' lo stesso tavolo anatomico dove effettui decine di autopsie ogni giorno."
Come la maggior parte dei poliziotti, anche Beckett cl tempo aveva imparato a tollerare l'odore pungente di disinfettante misto ad uno putrido e indefinito che aleggiava perennemente tra quei corridoi, ma arrivare a tanto...
"Che c'è? Guarda che vengono sterilizzati dopo ogni cadavere."
"Scelgo la scrivania!"
"Schizzinosa. Allora come ti senti in generale? Mal di testa a parte, percepisci nausea o vertigini?" Mentre lo chiedeva, la Dottoressa estrasse una sottile pila dal taschino del camice e gliela puntò dritta negli occhi.
"Mal di testa feroce a parte... solo un leggero disorientamento, non riesco a ricordare assolutamente nulla dopo Lunedì sera."
"In effetti il riflesso pupillare è leggermete anomalo. Probabilmente sei stata drogata: roba come scopolamina o oppiacei vari sono molto comuni e facili da reperire. Ti faccio un prelievo e poi dovremmo procedere con un esame ... più completo." Lanie tentava di affrontare l'argomento con delicatezza, specie davanti a Iavier, ma l'amica non sembrava provare alcun imbarazzo, tanto più che parlò apertamente: "Ho fatto la doccia questa mattina e ho messo a lavare i vestiti, non ci sono tracce residue che possano portare da qualche parte. - Già coglieva il disappunto sul volto dell'esperta patologa. - L'ho fato perchè sono convinta di non aver subito stupro. Quantunque il modus operandi della droga possa indurci a considerarlo, se avessero usato delle droghe da stupro l'effetto sarebbe durato molto meno. Il Rohypnol ha un'emivita di media durata, non di due giorni."
"E non è nemeno più in commercio qui negli Stati Uniti."
"Giusto, ma il suo principio attivo si! Il Flunitrazepam si ottiene solo con la prescrizione medica, ma le benzodiazepine più comuni si comprano anche al mercato nero."
Sebbene non del tutto convinta, la Dottoressa sembrò un po' rassicurata, ma anche molto più curiosa.
"Insisto per prenderti comunque un campione di sangue, se trovassimo ancora tracce della sostanza usata potremmo analizzarne la composizione e vedere cosa salta fuori. Preparati Tesoro, l'ultimoprelievo che ho fatto ad un vivo risale ai tempi dell'università."
"Ahi! Ne è passato di tempo." Cercò di fare dell'ironia Espo - ben sapendo quanto Beckett temesse gli aghi - con l'unico risultato di far sbuffare la sua ragazza: "Dunque secondo te io sarei tanto vecchia?!"
"No, aspetta Lanie, non intendevo io..." Balbettò per giustificarsi, ma lei lo fersmò: "A casa facciamo i conti Cioccolatino!" Sapeva di essere già stato perdonato.
Contro ogni pronostico, Lanie se la cavava ancora piuttosto bene con i "vivi"; Beckett sentì solo una punzicatura e un leggero formicolio all'avambraccio, ma riuscì a non svenire, con grandi congratulazioni da parte dei colleghi.
"Però! Dopo un paio d'anni siamo riuscite a sopportare un'aghetto invisibile hahahaha!"
"Ridi pure Esposito. Più tardi facciamo una passaggiata al rettilario, che ne dici?"
Un brivido involontario percorse la schiena del Detective che ammutolì all'istante.
"Non sfotterla Iavi, è stata brava stavolta. Puoi rimetterti la giacca Honey."
Kate stava per infilarsi la prima manica quando dalla tasca interna della giacca cadde una piccola busta bianca da lettere;  non le risultò per nulla familiare.
Non ebbe però il tempo di esplorarne il contenuto perchè Ryan irruppe sconvolto nel laboratorio.
"Eccovi vi ho cercati dappertutto! Beckett?! Stai bene, quando sei tornata??" Sembrava stesse rivolgendosi ad un fantasma
"E' complicato Ryan, allora..."
"Avete letto il giornale oggi?" Con il fiato corto e la mani che tremavano tentò di aprire la prima pagina del New York Times. Un po' piccata dalla brusca interruzione dell'irlandase, la Detective gli prese il quotidiano, lo spiegò con violenza curiosa - e sempre più ansiosa - di scoprire cosa aveva stralunato tanto il placido Ryan.
Il titolo di apertura occupava forse un terzo della pagina. Un pugno alla bocca dello stomaco in carattere Arial Black, dimensioni 30x50.
MORTO RICHARD CASTLE

































  
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