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Autore: Yuki Kiryukan    18/03/2013    7 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Eccomi qui a postare il capitolo 42 di Rebirth! *--* ormai siamo vicini alla conclusione gente, e presto andremo avanti con la terza stagione, che si chiamerà "Eternity-Eternità!" :DDDD
Già dal titolo di questo capitolo potete facilmente intuire quello che succederà.... eeeeeeeeeeeeeeh si, è il momento della verità, finalmente! XD
Io e la mia editor abbiamo pensato e ripensato a come la rivelazione potesse avvenire.... e alla fine è uscito fuori quello che leggerete tra poco! Spero che la cosa vi piaccia e che non deluderà le aspettative di nessuno di voi! >________________<''  sono in ANSIA ( come sempre XD) quindi fatemi sapere quello che ne pensate, mi raccomando! ;)
Un bacione a tutti! ;) Un grazie come sempre a tutti colore che recensiscono con costanza i capitoli! ^---------^

PS: Talina, tesoro mio bello! :)  A te che aspettavi con trepidazione il momento della verità, dedico il capitolo! *--------*

A presto!
Yuki! 
 
 
 
 

                                                        La Figlia Ritrovata 

 
 
 
 
 


Garreb era stato l'unico a mantenere abbastanza sangue freddo da cogliere tutti i passaggi di quello che stava succedendo. 

Non era stato così tanto scioccato dall'arrivo di Jean Stain, né dallo sparo che aveva colpito Zach Hudson.  Nemmeno l'attacco di Ryan e l'entrata la presa di posizione di Dean l'avevano particolarmente scosso. 

Ciò che l'aveva lasciato davvero senza parole era stata Rebecca. 

Non l'aveva mai vista in quello stato.  Era impossibile riconoscerla. 

Occhi cremisi. 

Nemmeno quelli dei Chimeri incutevano tanto terrore, paragonati ai suoi. 

Sapeva che quella ragazza aveva "particolari caratteristiche",  meglio dette "anomalie", ma non pensava che comprendessero anche quello, qualunque cosa fosse.

Senza contare poi, che la sua voce morta e la potenza che stava dimostrando gli avevano fatto venire la pelle d'oca. 

Ed era qualcosa che gli succedeva molto raramente. 

Aveva pensato di vedersela personalmente con l'artefice di tutte le sciagure, Jean Stain, ma vedendo Rebecca in quello stato - sembrava impossibile dirlo -  gli era mancato il coraggio di contraddirla. 

Poi, accorgendosi che Misa si era deliberatamente avventata contro Ian con tutta l'intenzione di liberare Ryan Cooper dalla sua morsa, non avrebbe comunque potuto combattere.

Come se potesse lasciare quella ragazzina da sola. 

  << Lascialo stare! >> urlò la giovane Chimero, arpionando alle spalle Ian e costringendolo ad abbandonare il corpo del biondo che, nel frattempo, aveva massacrato di calci e pugni. 

Amelia scattò verso il suo compagno, sollevandolo da terra, mentre Ian aveva trovato in Misa il suo nuovo capro espiatorio. 

Senza perdere un secondo di più, il torturatore scattò in loro direzione e tolse la ragazza dalle grinfie del Chimero, sparandogli all'addome.

  << Cosa diavolo credi di fare da sola, si può sapere? >> sbottò.

Lei sembrò sorpresa che fosse intervenuto  << Mi sto rendendo utile! >> 

  << Facendoti uccidere?! >>

Misa gonfiò le guance, seccata  << Chi ti credi di essere?! Sono stufa di essere considerata un'inetta! >> 

  << Beh, non offenderti se te lo dico, ma da sola non hai speranza >>

  << Dobbiamo batterli tutti se vogliamo uscire di qui! >> gli ricordò, come se non fosse abbastanza ovvio  << Come credi di fare se non hai uno straccio di fiducia negli altri?! Ti credi così onnipotente da poter risolvere tutto da solo?! >>

Garreb scoccò la lingua, seccato dal fatto che la ragazza avesse ragione, mentre studiava tutto quello che li circondava. 

Benché si stessero svolgendo altri combattimenti, che vedevano protagonisti Dean e Ray, Kyle Eleanor e quell'odioso Adam, non sarebbero mai riusciti ad evadere come se niente fosse.

La situazione non era affatto a loro favore.

  << Una mezza idea ce l'avrei... >> bisbigliò alla fine, e si tastò le tasche interne del suo giubbotto di pelle.

Aveva ancora una mina antiuomo, rubata dall'artiglieria. 

  << Cosa? >> lo interrogò la Chimero, visibilmente ansiosa. 

Il giovane le mostrò l'arma in questione, permettendosi addirittura un ghigno  << Questa >>

Misa sbiancò all'istante  << Ma... è troppo pericoloso! Rischieremo di morire anche noi! >>

  << Beh, restando qui moriremo di sicuro, questo è certo! >> obbiettò Garreb  << Sarà un ottimo diversivo... >> 

  << Ma.. >>

  << Dannazione, basta con le tue lamentele! Qua si fa come dico io! >>

Studiò ancora una volta la situazione e si accorse con orrore che non c'era tempo da perdere.

Kyle non se la stava certo vedendo bene con il Chimero, le condizioni di Ryan, sorretto da Amelia, sembravano farsi sempre più critiche.
Kim era ormai disarmata, e non sembrava più nelle condizioni psicologiche per battersi ancora.

Quel Zach ormai, era niente meno che un cadavere, e Rebecca sembrava posseduta.

Continuando così, sarebbero stati sterminati.

  << Prova a misurare anche le conseguenze delle tue azioni! >> gli stava dicendo Misa con fare esasperato, ma lui non l'ascoltava.

  << Non c'è tempo per pensare! >> sbottò, ed estrasse con un gesto secco la mina dal giubbotto. 

  << Bastardo, cos' hai intenzione di fare?! >> esalò Ian, guardandolo terrorizzato.

Il torturatore lo sfidò con lo sguardo  << Qualcosa che scommetto non ti piacerà >> 

Quando poi, tutti potettero udire l'agonizzante urlo di Jean Stain, e il fatto che Rebecca stava per essere sommersa dall'attacco di Lilith e Alyssa, anche Misa si ritrovò favorevole ad usare quell'arma.  << Avanti, butta quella diavolo di mina! >> l'incitò  << Rebecca è in pericolo! >>

  << Tsk, non c'è bisogno che tu me lo dica! >> urlò quello, estraendo la miccia con i denti e lanciando la bomba in aria, verso il soffitto.

Quasi istintivamente, afferrò la mano della Chimero e la strinse forte, già pronto per scappare, pregando silenziosamente che il suo "piano" andasse a buon fine.


Quella, era la loro unica possibilità di salvezza.
 
 
 
 
 
 


                               
                                                                                    ********************************************
 
 
 
 
 
 

  << Fai proprio sul serio, allora >> mi stuzzicò Jean Stain, parando un mio colpo. 

  << Non sono mai stata più seria in vita mia >> lo rassicurai.

Quello rise  << Tsk. Non saresti mai capace di trucidarmi, benché i tuoi occhi siano diventati dello stesso colore del sangue che tanto brami di far scorrere... >>  il suo ghigno si allargò  << L'ho sempre detto: sei un vero soggetto da studiare. Probabilmente, sei ancora meno umana dei miei Chimeri... >> 

La normale me stessa si sarebbe indubbiamente scossa per quelle parole, ma in quel momento non mi fecero né caldo, né freddo.

Non provavo nulla. Non avevo freni inibitori, tanto meno restrizioni morali. 

L'unica cosa alla quale riuscivo a pensare, era affondare la lama del pugnale nella sua carne e versare il suo sangue, provocandogli una sofferenza tale da desiderare di morire, proprio come lui aveva fatto con Zach. 

Già, Zach... 

Al solo pensiero mi sentivo animata da una carica del tutto nuova, ancora più spietata di prima. 

Tornai all'attacco, più decisa; più cattiva   << Giuro che ti farò pentire per tutto il male che hai fatto >> lo minacciai, ma senza affanno. Con voce incredibilmente calma e tagliente  << Ti pentirai, te lo assicuro >>

  << E di cosa, esattamente? Non ho nulla da rimproverarmi >> ribatté quello, sparando un colpo, che riuscii ad evitare con facilità.

  << Il fatto che tu ti finga cieco non fa che aggravare le tue colpe! >> sottolineai  << Tutto questo sangue, queste battaglie... tutto questo dolore... è solo per colpa tua. Non capisci che invece di averle migliorate, hai solo finito con distruggere le loro... le nostre, vite?! >> 

La sua espressione si fece scura  << Non ti permetto di sputare sentenze gratuite sul mio operato, ragazzina. Tu... nessuno sa quanto io abbia faticato per arrivare fino a qui! Nessuno di voi conosce ciò che mi ha portato alla creazione delle Chimere! >> digrignò i denti  << Nessuno di voi ha il diritto di giudicarmi!! >> 

Per un attimo, esitai. 

Io le conoscevo fin troppo bene, invece, le sue ragioni. E avevano anche un nome: Rosalie; mia madre. 

Anzi, portavano anche il mio, di nome. Perché Jean Stain aveva voluto salvare con tutte le sue forze anche me, sua figlia. 

La figlia che così ardentemente avevano desiderato. 

Lo guardai negli occhi e, nelle dense tenebre di odio che mi avevano attanagliato il cuore e la mente, penetrò un flebile spiraglio di umanità.

Presi un grande respiro. Per tanto, troppo tempo, non avevo fatto altro che chiudere occhi e orecchie davanti alla realtà dei fatti, ma adesso non potevo più permettermi di fingere.

Adesso basta fuggire.


                                                                                          Capii che era il momento della verità.

 
 
 
                             

                                                                                **************************************************
 
 
 
 
 
 

Per chi, Jean Stain, avesse mai provato un odio più profondo di quello che stava rivolgendo a quella ragazza velenosa, non lo sapeva nemmeno lui. 

Era un'odio viscerale, profondo, istintivo. 

Quella ragazzina si permetteva di giudicarlo, di sputare sentenze su di lui, sulle sue creazioni... e, di conseguenza, anche sul nome di Rosalie e suo figlio. 

Nessuno... nessuno al mondo aveva il diritto di farlo. 

Lui aveva votato la vita alle Chimere in onore della donna che aveva amato, e per nulla al mondo avrebbe permesso a qualcuno di denigrarlo per questo. 

Anche lui stava sperimentando in modo sempre più forte il desiderio di ucciderla.

Chi osava giudicarlo non poteva restare impunito. 

Anche se si trattava di una ragazzina. 

  << Tu rappresenti il fallimento di tutto quello che ho costruito fino ad ora! >> le disse, serio e tenebroso  << E non posso lasciarti in vita un secondo di più. Io non posso permettermi di fallire! >>

Non poteva venir meno a tutti gli scopi che si era ripromesso in quegli anni.

Doveva farlo per Rosalie. Per suo figlio. 

L'aveva promesso. 

Il volto della donna amata gli balenò in mente e, chissà per quale motivo, si sentì in colpa; come se la stesse tradendo.

"Tutto quello che ho fatto, che faccio e che continuerò a fare... è solo per te, Rosalie".

Rebecca era rimasta seria in volto e parlò dopo diversi secondi:  << Dici che non posso giudicare? >> un sorriso amaro si fece strada sul suo volto e, per la prima volta, notò che aveva una fossetta sulla guancia sinistra proprio come lui  << Oh, io credo di averne tutto il diritto, invece >>

Le sue spudorate parole lo colpirono  nel profondo, ma non fece in tempo a parlare che la ragazza gli spuntò da dietro, colpendolo ad un fianco.
Prima di cadere a terra, Jean ruotò col busto e le sparò. Fu un colpo che quella volta non riuscì ad evitare e la ferì alla spalla.

La ragazza si inginocchiò a terra premendosi una mano sulla ferita, ma stranamente non urlò.  Si limitava a respirare con affanno, a digrignare i denti dal dolore, ma non uscì mai un lamento dalle sue labbra. 

Tornò in piedi molto prima di quanto avesse previsto e si avventò su di lui come una furia. 

Fu ancora più svelta di prima e, anticipando qualsiasi sua possibile mossa, Jean si ritrovò a terra con Rebecca sopra, a guardarlo con furore.
Si aspettava che lo pugnalasse da un momento all'altro, ma dovette ricredersi.

La ragazza era immobile sopra di lui, ma con l'arma pericolosamente vicino al suo addome. 

Si chinò un po' verso di lui, come a volergli bisbigliare qualcosa di segreto. 

  << Rosalie, la donna che tanto hai tanto amato... non avrebbe certamente voluto tutto questo. E sono sicura che lo sai bene anche tu >> gli disse in un sussurro   << Ti ripari dietro il suo ricordo solo per giustificare te stesso >>

A quella frase, Jean sgranò gli occhi castani.

Che aveva detto...? 

Come faceva a sapere di Rosalie?! 

Una scintilla di comprensione gli attraversò il cervello, ma era un'idea talmente assurda che si rifiutò di crederci.

 
                                                   
                                                                                                       Non era semplicemente possibile.
 


  << Come... >> biascicò, improvvisamente con la gola secca  << Come fai a sapere di Rosalie...? >>

Rebecca non si scompose  << So molte più cose di quanto tu creda... Jean Stain >> 

Quello, fu l'ennesimo colpo che gli tolse il respiro.

Era la prima volta che lo chiamava per nome. 

Ma la domanda da porsi era: come faceva a saperlo? 

Non si era mai presentato a lei, né i suoi figli avevano potuto svelarle la sua identità, dato che lo chiamavano sempre con l'appellativo che aveva comandato loro. 

Senza contare, che era dato per morto ormai da diciassette anni... 

Allora, perché?

Rifiutava categoricamente di credere all'idea che gli era passata per la mente. Era fuori da ogni criterio di logica. 

Ma allora perché, tutto sembrava quadrare se lo vedeva sotto quel punto di vista?

Le successive parole di Rebecca però, gli tolsero ogni dubbio:  << Spero che di mia madre ti sia rimasto almeno un bel ricordo, perché ormai hai perso tutto quello che poteva ancora definirti lontanamente "umano" >> 

Il cuore dell'uomo perse qualche battito. 

La sua mente non aveva ancora afferrato pienamente il significato di quelle parole, ma allo stesso tempo esse si erano stampate indelebilmente nella sua anima.

Aveva detto "sua madre".... 

....Rosalie?

Studiò la ragazza sopra di lui e, in quel momento, fu come vederla per la prima volta. 

I capelli ramati erano del suo stesso colore, solo un po' più chiari. Gli occhi che pian piano stavano tornando della loro tinta naturale: un intenso e acceso azzurro cielo. 

Azzurri, proprio come quelli di lei. 

E quella fossetta che compariva di rado sulla sua guancia, nel suo stesso esatto punto.

Adesso capiva, finalmente. Era tutto così chiaro da far male.

 
 
                                                                                                                          Era lei; Rebecca.
 


Come aveva potuto essere così cieco, fino ad allora? 

Certo, fin da subito aveva visto in lei una somiglianza con Rosalie, ma la possibilità che potessero essere imparentati non gli aveva nemmeno sfiorato il cervello.

Imparentati...

Le labbra gli tremavano. Anzi, il suo corpo intero era scosso da tremiti. 

Colei che stava guardando negli occhi era... 

Era...

Inaspettatamente si ritrovò a sorridere, provando nostalgia.

"Alla fine, è venuta proprio come volevamo noi, mia amata Rose. Se tu potessi vederla..."
 

                                                                                                                          Nostra figlia.
 

  << Rebecca... >> disse, e fu come se pronunciasse il suo nome per la prima volta.

Immediatamente, la consapevolezza di quanto le aveva fatto fino a quel momento gli strinse il cuore. Aveva studiato e chiuso in un laboratorio... sua figlia?

Ma com'era possibile che fosse viva? Rosalie era morta quel giorno... era morta davanti ai suoi occhi e per colpa sua, che non aveva ultimato alla perfezione la Chimera.

Ebbe quasi un infarto quando azzardò quell'ipotesi: e se non fosse affatto morta quel giorno, invece? Se fossero riusciti a rianimarla dopo averla portata via? 

Mentre lui aveva inscenato la sua morte, fuggendo lontano, l'amore della sua vita aveva affrontato tutto da sola... dando alla luce la loro bambina senza il suo sostegno.

Un'ulteriore errore che non si sarebbe mai perdonato.

  << Rebecca... >> ripeté, come in trans.

  << Non... chiamarmi per nome! >> lo ammonì lei e, quella volta, lo colpì per davvero.

La lama del pugnale affondò lenta nel suo addome. Jean Stain avvertì un dolore lancinante e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

  << Questo... è lo stesso dolore che ho provato io quando ho saputo la verità >>  esalò Rebecca, con un tono così tagliente da sopraffare le sue grida  << Un dolore che mi ha perforato il cuore >> 

Lo guardò bene negli occhi e aggiunse:  << Non avresti mai potuto provocarmi una sofferenza più grande di questa, te lo assicuro >>

Il messaggio tra quelle righe era chiaro: "Nulla avrebbe potuto farmi più male che sapere di essere tua figlia."

In quel mare di sofferenza, Jean ripensò a tutte le ore passate con Rosalie a fantasticare sul futuro che li avrebbe attesi e sul loro bambino... 

E adesso il frutto del loro amore era davanti a lui: reale, vero.

Non era più solo un sogno.

Rebecca era lì, viva e reale... ma lo odiava. Ed era stato lui a fare in modo che accadesse. 

Non sapeva ancora perché sua figlia fosse un veleno per le sue creazioni, ma in quel momento, quella questione diventava qualcosa di secondario.

Aveva un nuovo obiettivo da portare a termine, adesso.

Sentì le voci dei suoi "figli" invocare il suo nome, terrorizzati. Poi, non avvertì più il peso di Rebecca su di lui e molti suoni si sovrapposero.

  << Dobbiamo andarcene da qui! Adesso!! >> gridò una voce che non riconobbe.

  << Rebecca muoviti! >> 

Poi, tutto prese a tremare. Un tremendo boato gli colpì le orecchie, e vide il soffitto crollare, mentre cercava di mettersi a sedere, ignorando il dolore all'addome.

Rebecca si stava allontanando di nuovo da lui.

Sua figlia stava scomparendo. Non poteva permetterglielo.

  << Rebecca! >> urlò, ma subito le braccia di Lilith, Alyssa e Ian lo sorressero. 

  << Padre, cosa ti ha fatto... >> bisbigliò il Chimero, scandalizzato. 

Ma Jean Stain non gli dava retta. Fissava di fronte a lui, sconvolto. 

Il soffitto stava lentamente crollando sulle loro teste e una densa colore di polvere gli rendeva sempre più sfocata la figura di sua figlia.

  << Rebecca! >> urlò di nuovo, ma la sua voce si spense tra i rumori dell'esplosione. 

In tutto quel caos, vide per l'ultima volta la figura di sua figlia voltarsi verso di lui e guardarlo con occhi animati dall'odio più puro.

Poi, più nulla.

Tutto si fece grigio e nero, e divenne impossibile persino respirare. Si sentì sollevare da terra, riconoscendo pian piano le voci di tutti i suoi figli. 
Si stavano allontanando, sempre di più.

  << Ferm... fermatevi! >> urlò, con tono supplicante  << Non potete lasciarli scappare! Riportatemi qui Rebecca!! >>

Sentì i loro occhi addosso, ma sapeva che non potevano capire cosa intendesse per davvero.

  << Padre sei ferito... >> provò ad opporsi Lilith, con poca convinzione. 

  << Il passaggio è stato bloccato dall'esplosione >> sopraggiunse la voce di Ray  << Hanno lanciato una mina, quei disgraziati... >> 

  << Eleanor e Dean hanno seguito il Red Shield >> aggiunse la voce di Adam  << Ray. Io e te aggiriamo l'edificio e troviamo un secondo passaggio. Uccidiamoli prima che possano lasciare la base >>

Il rosso annuì, e Jean aggiunse con affanno, mentre sentiva l'addome andare a fuoco  << Degli altri fate pure come volete, ma portatemi qui Rebecca! >> 

Mentre guardava i due allontanarsi, c'era una sola cosa alla quale riusciva a pensare.

Quella di avere sua figlia di nuovo vicina a sé. 

Non gli era ancora chiaro come potesse essere viva, ma avrebbe avuto tutto il tempo per scoprirlo, in seguito. 

Adesso che l'aveva finalmente incontrata, non poteva separarsene di nuovo. Erano una famiglia. La famiglia che aveva sempre desiderato e che gli era stata negata per tutto quel tempo.

Ma finalmente, aveva l'occasione per riscattarsi. 

"Lo farò Rosalie. Lo farò anche per te. Io e Rebecca saremmo felici"

Fino a quel momento, le aveva dato modo di odiarlo, ma da quel momento un poi, le avrebbe dato modo di amarlo.

Avrebbe avuto Rebecca di nuovo con sé; quello era il suo nuovo scopo. 

E quando finalmente, sarebbe riuscito ad ideare la Chimera perfetta, l'avrebbe impiantata dentro di sé e dentro di lei.

 

                                                                                                   Sarebbero stati insieme; per sempre.




 
 
 
  
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