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Autore: KuromiAkira    19/03/2013    3 recensioni
Midorikawa si girò sul fianco sinistro, poi si mise a pancia in su. Poi si girò sul fianco destro e, infine, tornò nuovamente nella posizione precedente
Osservò per qualche secondo il soffitto oscurato dalla notte, successivamente si mise a sedere, sospirando.
Accese l'abat-jour, arrendendosi all'evidenza: anche quella notte non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
[HiroMido]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Midorikawa si girò sul fianco sinistro, poi si mise a pancia in su. Poi si girò sul fianco destro e, infine, tornò nuovamente nella posizione precedente.
Osservò per qualche secondo il soffitto oscurato dalla notte, successivamente si mise a sedere, sospirando.
Accese l'abat-jour, arrendendosi all'evidenza: anche quella notte non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
Lentamente, afferrò il piccolo calendario che teneva sul comodino, dietro alla sveglia, osservando un preciso numero sul cartoncino. Era già passata mezzanotte, questo voleva dire che si trattava della data odierna.
Quel giorno non era segnato sul calendario, in alcun modo. Non era vacanza, non era un compleanno. Non era una ricorrenza che voleva ricordare. Ma doveva e, per questo, non sarebbe riuscito a dormire.
Ormai erano passati nove anni da quella notte. La notte in cui, tornando da un piccolo viaggio di famiglia, perse i genitori in un incidente stradale.
Ricordava bene che era sera tardi e lui aveva molto sonno. C'era tantissima nebbia e non riusciva bene a distinguere l'esterno, si annoiava. Così, stropicciandosi l'occhio destro con la manina, si era steso sui sedili posteriori e si era addormentato.
Si svegliò qualche ora dopo in ospedale, improvvisamente orfano, improvvisamente solo al mondo. Non aveva mai voluto conoscere i particolari: sapeva solo che una macchina aveva tagliato loro la strada, facendo perdere al padre il controllo sulla vettura. Lo scontro contro la parete di una casa fu così forte che tutti e tre picchiarono la testa, ma solo per i genitori fu un colpo mortale.
Da quel giorno, ogni anno, Ryuuji non riusciva a dormire durante quella triste ricorrenza. Era come se avesse paura di addormentarsi e di svegliarsi nuovamente solo. Un timore assurdo, ne era consapevole, ma a cui non aveva ancora trovato un rimedio.
O meglio, solo uno.
Ma continuava a ripetersi che non era il caso. Non era più come quando era bambino, non poteva certo scendere dal letto e andare lì.
Nonostante quei pensieri, però, Midorikawa si trovò a camminare in punta di piedi lungo il corridoio, cercando di non fare rumore.
Quando arrivò davanti a quella porta, deglutì.
"È così sciocco" pensava, sconsolato. Tuttavia, aprì l'uscio.
Il cigolio causato da quell'azione fu coperto dal forte russare di Izuno, ex-Wheeze alla Aliea.
Il ragazzo dai capelli verdi si affacciò dentro la stanza, pensando che doveva assolutamente andarsene e tornare a letto. Per una notte in bianco a pensare ai suoi genitori non sarebbe certo morto.
Ma, in quel momento, una luce si accese. Ryuuji si girò istintivamente verso il lieve bagliore e riconobbe immediatamente dopo la figura di Hiroto allontanare la mano dall'abat-jour e voltarsi verso di lui, sorridendogli.
- Midorikawa - esalò l'ex-capitano della Genesis, per nulla stupito di vederlo lì.
Desolato, l'amico entrò timidamente dentro la stanza.
- Scusa, ti ho svegliato? - domandò.
Ma Kiyama scosse la testa. - Non sei certamente tu ad aver fatto più rumore - affermò divertito, guardando il letto davanti a sé. Ryuuji lo imitò, e poté osservare Izuno, steso a braccia aperte, nel letto insieme a Miyuki e Ruru, ovvero Nero e Quill, che gli dormivano tranquillamente accanto, lui nel lato sinistro, lei in quello destro, usando gli arti del grosso amico come cuscino. Cosa ci facessero quei due lì, dato che avevano le loro stanze, Midorikawa non se lo seppe spiegare. Ma poi, persino Ruru?
La leggera risatina di Hiroto attirò infine la sua attenzione, e tornò a guardarlo. L'amico si era già spostato al lato del letto e aveva sollevato la coperta, in un invito ad entrare.
Midorikawa esitò, ancora poco persuaso. Quando erano piccoli, l'anno successivo alla morte dei genitori, Hiroto scoprì per caso la difficoltà ad addormentarsi dell'amico, così passò la notte con lui, nel letto del bambino dagli occhi neri. Ryuuji scoprì che avere compagnia lo tranquillizzava tanto da conciliargli il sonno. Così, da quel giorno, ogni anno, dormivano insieme. Smisero quattro anni fa, dopo essersi trasferiti alla Aliea. Certamente Reize non poteva dormire insieme a Gran. Teoricamente Reize non doveva nemmeno passare notti in bianco a causa di un trauma.
In ogni caso, ormai era passato tanto di quel tempo che non era sicuro fosse una buona idea. Ormai aveva quattordici anni, non era più un bambino. Non poteva sempre contare su Hiroto che, prima o poi, non avrebbe più potuto tenergli compagnia.
- Dai, cosa aspetti? - lo incoraggiò il ragazzo dai capelli rossi, con una dolcezza e sicurezza tale da convincerlo ad avvicinarsi e a infilarsi dentro il giaciglio.
- Non riesci a dormire, vero? – chiese, retorico, Kiyama, guardandolo mentre si tirava su il lenzuolo fino al naso.
- Scusa - borbottò l'ex-capitano della Gemini Storm, imbarazzato. - Non volevo disturbarti. -
- A dire la verità ti stavo aspettando - confessò il più grande dei due, stendendosi a sua volta. - Non ho scordato che giorno è oggi. -
Da sotto la stoffa, Ryuuji sorrise leggermente. Hiroto, smessi i panni dell'alieno, era tornato ad essere premuroso e altruista, con una sensibilità tale da non urtare mai i sentimenti di nessuno. Era proprio per quello che solo con lui riusciva dormire, durante una ricorrenza simile.
- Ormai non sono più un bambino. Non dovrei aver bisogno di te, per addormentarmi - si lamentò Midorikawa, con rassegnazione e una punta di vergogna.
- Non dire così - lo sgridò dolcemente l'altro, abbracciandolo. E subito Ryuuji si rilassò. Perché gli faceva sempre un effetto così immediato?
Tutto questo lo rattristava e, stringendo l'amico a sua volta, nascose il viso sul suo petto. - Dovrei superarla - mormorò e, nel farlo, si sentì quasi sul punto di piangere. - Sono patetico. -
- A me non dà fastidio - lo informò Hiroto, tranquillamente.
- Ma non ci sarai per sempre, no? Prima o poi ce ne andremo da qui, magari le nostre strade si divideranno. Dovrei... dovrei tornare in camera mia e mettermi in testa di dormire e non pensare a certe sciocchezze - continuò.
- Non sono affatto sciocchezze, e non è facile superare certe cose. Non ti ho mai biasimato per questo. Per me non è un problema, sul serio. Puoi dormire qui quando ti pare - bisbigliò Kiyama. - E poi... mi auguro non succeda mai. Di dividerci, intendo - aggiunse, sorridendogli.
Ryuuji arrossì. Naturalmente lo sperava anche lui, e non solo per quella particolare circostanza. Ricordava ancora bene quando, da piccoli, affrontarono per la prima volta quel discorso: Hiroto, con convinzione, giurò di stare sempre con lui e promise di sposarlo quando sarebbero stati grandi, così avrebbero potuto continuare a dormire insieme.
Ingenuità tipica dei bambini. Sapeva che non sarebbe mai andata in quel modo: sarebbero diventati adulti, si sarebbero allontanati. I momenti passati ad abitare insieme al Sun Garden sarebbero diventati solo un lontano ricordo. Non avrebbe più potuto alzarsi la notte e sgattaiolare nel letto dell'amico.
Dopo qualche istante passato a fissare la parete di fronte a lui, Hiroto tornò a parlare: - Un giorno vorrei mantenere quella promessa, se me lo permetterai - esalò timidamente, ricordando anche lui quell'episodio. Fu un giuramento fatto con leggerezza, a quei tempi. Ma, ora che era adolescente, aveva scoperto di desiderlarlo con la stessa intensità dell'infanzia.
Midorikawa non rispose e, abbassando la testa per guardarlo, Kiyama scoprì che si era già addormentato.
Sorrise e gli scoccò un bacio sulla fronte.
- Buona notte - sussurrò, prima di allungare la mano destra per spegnere l'abat-jour, mentre quella sinistra carezzava la nuca dell'amico.
In quell'istante Kyouma, nel sonno, prese dal comodino e lanciò dietro di sé un pacchetto di fazzoletti, che rimbalzò sulla testa di Nemuro, che non si svegliò, e finì dentro la bocca di Izuno. Che continuò a dormire come se nulla fosse.







Note finali: in realtà non ho molto da dire. Volevo solo scrivere di Midorikawa che soffriva e, per tranquillizzarsi, si infilava nel letto di Hiroto. Poi, va beh, mi sono divertita a fare gli accenni agli altri ex-membri della Genesis XD
  
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