Suna, ospedale.

All’interno del grande corridoio che funge da sala d’aspetto l’aria era dannatamente pesante.
Un ragazzo sedeva stancamente su una delle sedie laterali, teneva il viso tra le mani sorrette dai gomiti poggiati sulle ginocchia.
 
Un solo pensiero:

 
E se qualcosa andasse storto?

 
Il silenzio era imperante, non un passo, non un’infermiera che si avvicinasse a lui.
Nonostante la sua autorità non era nemmeno riuscito ad entrare, a tenerle la mano.
 
<< Ehi, ti porto un thè caldo? >> disse una voce rompendo il silenzio.
<< No voglio solo… sapere come sta… >>
<< Guarda che è naturale che ci mettano tanto, sta tranquillo >>
<< Perché Temari è potuta entrare? >>
<< Perché lei non si è messa a fare domande a raffica e a tremare come una genin impaurita >> disse canzonatorio.

Già, aveva perso il controllo, ed era molto raro che questo accadesse.

<< Come… come dovrò comportarmi d’ora in poi? >>

Il fratello non seppe che rispondere, si limitò a scuotere le spalle.

La luce della sala operatoria si spense il ragazzo scattò in piedi come una molla.
Temari e due infermiere uscirono dalla stanza.

<< Allora? >> una voce molto più apprensiva del solito.
La sorella rise << Perché non vai a costatare di persona? >>

Lui guardò prima la sorella poi il fratello alla ricerca di chissà quale permesso, appena vide uscire il medico si fiondò dentro la stanza.

<< Nervosetto oggi… >> costatò, ironica, la ninja medico.

I due fratelli risero.

Gaara era distante solo qualche passo da loro, ma non ebbe il coraggio di andare avanti.
Di fronte a lui la donna che aveva accettato di farlo felice per tutta la vita teneva in braccio la creatura più bella e dolce del mondo.

<< Non ti morde, puoi venire >> la voce, come sempre dolce come un petalo di zucchero, era molto stanca.

Si avvicinò molto lentamente, aveva ancora gli occhi sbarrati.

La piccola stava dolcemente poppando, aveva gli occhi chiusi e una manina sul seno di lei.
Si sedette sul letto accanto a loro baciando i capelli castani di lei, ancora un po’ umidi per via del sudore.

Pochi istanti dopo la piccola si staccò dalla madre.

<< Vuoi tenerla? >>
Lui ebbe un attimo di timore << Matsu, è così piccola, non vorrei farle del male… >>
<< Secondo te ti proporrei di prenderla se non mi fidassi? Sono tanti anni che sto tra le tue braccia, e non mi sono fatta male nemmeno una volta >> disse lei canzonatoria.

Lui si fece coraggio, prendendo quel delicatissimo fiore di pesco tra le braccia, era davvero piccola: bianca come lui, castana come la madre. Continuava a fissarla inebetito, e quasi automaticamente prese a baciarle la fronte e a dirle dolci parole.

<< Aishiteru… Kimi wo Aishiteru* >>

La cullava delicatamente con gli occhi semichiusi.
A Matsuri si inumidirono gli occhi, mai si sarebbe aspettata di vedere una cosa del genere, anche se una scena simile si era presentata nella loro stanza la sera dopo le loro nozze.

Passò qualche minuto.

<< Ok Gaa ora sarebbe il caso di darmela >>
<< Sssh si è addormentata >>
<< Appunto >>
<< Ssssh >> continuava a parlare per inerzia, il suo cervello era andato a farsi benedire dal Kami di turno.
<< Almeno facciamo entrare i tuoi fratelli, vorranno vederla… >>

Macché era andato.

Matsuri fece un sospiro rassegnato. Chi glielo diceva che tra poco avrebbe dovuto darle la seconda poppata?

Poi rise.

<< Ok, lo prendo come un assenso a cambiarle puntualmente i pannolini >>

 

 

*<< Ti amo... ti amo tanto >>