20/03/2013
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Blue Winter
Si possono spezzare vetri invisibili?
Si osservò in uno specchio d’acqua limpida. Il manto di pelliccia bianca la ricopriva, e gli occhi azzurri sembravano due brillanti squarci di cielo.
Lei era l’Inverno, viveva della neve, del freddo e dei brividi dei passanti. E doveva andare via, correre lontano. Perché la Primavera stava per arrivare mozzandole il respiro, facendole sentire la pelliccia che la riscaldava troppo pesante, spossandola a qualsiasi movimento.
Perché era un lupo. Un lupo che per sopravvivere doveva fuggire da una farfalla.
Si arrampicò su una roccia più in alto per vedere ciò che stava lasciando. Già vedeva spuntare i primi germogli di erba tenera e verde, i primi boccioli aprirsi. Il sole si faceva più caldo, squarciando con i suoi raggi le nubi bianche che la seguivano all’altro lato delle terre emerse.
Ed eccola lì. Una farfallina rosea che volava quasi timida incontro all’aurora. Così fragile eppure animata dallo stesso spirito selvaggio e ribelle che scorreva in lei.
Decise di incontrarla. Quanti anni erano che non le parlava? Forse mille, forse milioni.
Con un ululato determinato di avvertimento iniziò a cambiare.
La chioma dal color ghiaccio andò sempre più scurendosi divenendo azzurra, la pelle pallida e setosa, le unghie meno affilate. Chiamò a sé la neve residua, facendone una stoffa leggera con cui si coprì. E andò incontro a sua sorella.
Le labbra rosse e vitali, la pelle rosea, le vesti di petali di fiori ricamati tra loro, gli occhi e i capelli di fuoco.
Così tanto che non vedeva la sua vera forma, così tanto che non le era concesso abbracciarla.
La voce le uscì roca e grezza, come di un diamante da raffinare. Quella di lei sembrava invece tiepida, una brezza leggera e impercettibile.
Non era concesso loro molto tempo. Un sottile confine le divideva, ma era abbastanza perché non dimenticassero che non potevano nemmeno godere di un’ora insieme.
Come se ci fosse una barriera. Dalla sua parte cominciarono a cadere fiocchi di neve, di fronte a lei invece vedeva il Sole inondare di luce il prato e i fiori che si aprivano spontaneamente ai piedi di Fine. Allungò una mano ma vi trovò il solito vetro invisibile a ostacolarla. Che stupida ad averci provato. Si può distruggere un vetro invisibile?
Il dolore era quasi fisico.
Le lacrime cominciarono a sgorgare e non provò neanche a trattenerle.
-Mi manchi, sorellina.-
Sorrise lievemente.
-Mi manchi anche tu.-
Fu tutto.
E, mentre tornava a essere lupo e a correre lontano dal risveglio del mondo, si chiese fra quanto tempo sarebbe stata ancora abbastanza forte da poter ritornare a essere Rein, la ragazza che era una volta, prima che la Sorte scegliesse di affidarle il compito di portare il freddo nel mondo ogni sei mesi, prima che Fine si tramutasse in una farfalla che moriva ogni giorno, per poi rinascere alle prime luci del mattino.
Correva, correva lontano. Le unghie affondavano nella terra sempre meno compatta, sempre più fangosa.
Ululati si facevano sempre più vicini e in poco tempo si vide affiancata dal suo branco. Un lupo nero le fu alla destra, accarezzandola con il muso, quasi preoccupato.
Ma lei continuò a correre. Lontano da tutti, lontano da lei.
//AngoloAutrice
Buonasera! Questa idea mi è venuta quando mi sono iscritta al contest di Miku-Sama a cui questa One-Shot è ispirata e dedicata. (One-Shot per poco visto che sono solo 554 parole)
Comunque sia, per il contest ho in mente un'altra idea e svilupperò quella, ma non volevo accantonare questa del tutto e quindi eccola qui. In effetti è il mio primo tentativo di scrittura a capitolo unico, quindi vorrei tanto un vostro parere.
Fatemi pure tutte le critiche del caso!
Un bacio,
Giulia