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Autore: Merlins    22/03/2013    2 recensioni
Nella foresta di Fangorn una giovane donna, Gwen, si aggira cercando l'anello magico che ha perduto. Una maga buona, che con l'aiuto del suo compagno Merlino deve liberare Gran Burrone e la terra di Mezzo dalla malvagità di Agravaine, stregone potentissimo e alleato con un esercito di orchi e morti viventi. Lei e Merlino devono fare da soli, visto che il re Uther di certo non aiuta..
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Merlino, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Gwen si aggirava per la foresta: sudava dalla fatica, il battito accelerava mentre un velo di preoccupazione sempre più grave si faceva strada sul suo volto. Ne era certa, doveva trovarsi lì da qualche parte. O almeno, in quella foresta.
«Fromum feohgiftum on fæder bearme» Gwen accese una sfera di luce davanti a sé.
Gli alberi si ergevano minacciosi sulla sua testa, il cielo era ricoperto d’ un grigio opaco mentre le radici degli alberi la facevano continuamente inciampare.
«Trovatela, e portatela dal mago supremo!» le voci degli orchi risuonarono come un rimbombo nelle sue orecchie, mentre cercava riparo in una qualche cavità.
Riuscì a nascondersi dietro un albero, nell’attesa che gli orchi passassero oltre; davanti a lei, in fondo al bosco, si stagliava la figura possente di Gran Burrone. Là c’era la sua vita, là c’era Artù.
Si ricordava ancora di quel ragazzo presuntuoso che l’aveva sempre derisa perché era povera, e si ricordava di come lei si fosse inventata ogni volta un trucco diverso per renderlo ridicolo. Ora, invece, era tutto diverso: lo amava, e lui amava lei, quell’amore sincero che solo due persone innocenti e pure d’animo possono provare.
Le urla degli orchi la riportarono alla realtà. Si acquattò dietro a quel grosso tronco, con il cuore in gola.
Quando non sentì più nulla, si sporse leggermente per accertarsi che tutto fosse tranquillo. Improvvisamente, una mano le afferrò il braccio: ma prima che potesse lanciare un urlo, Merlino le tappò la bocca.
«Merlino! Finalmente mi hai trovata!» Gwen lo abbracciò, la testa sul suo petto e i capelli che sfioravano il mento di lui. Adorava suo fratello Merlino, riusciva sempre a tirarla fuori dai guai.
«Gwen, grazie al cielo! Sei impazzita?! Non provare più ad andartene in giro da sola per questa foresta!» Merlino alzò un po’ la voce, ma era chiaro che non riuscisse a contenere la gioia di rivederla sana e salva.
«Non sono più una bambina! Ma d’altronde hai ragione, prometto che la prossima volta ti avviserò..» disse la maga, con un filo di voce.
«Allora, cos’hai perso stavolta, la testa? Non mi sorprenderebbe se ormai perdessi anche quella»
«Forbærnan» pronunciò Gwen, gli occhi le scintillarono come oro.
Merlino lasciò cadere il pugnale che aveva legato ai fianchi, il manico scottava come ferro fuso.
«Aaaah! Gwen, giuro che questa me la paghi!» il mago iniziò a rincorrerla, proprio come avevano sempre fatto da piccoli.
«E va bene, hai vinto!» Merlino si fermò, esausto « adesso cerchiamo l’anello»
«D’accordo» disse Gwen, e insieme si misero a perlustrare nuovamente la zona.
Merlino aveva una lettera in tasca, Gwen se ne era accorta. E dato che portava il sigillo reale, poteva ben immaginare chi l’avesse mandata. Non si rese conto che era fissa nella stessa posizione di prima da cinque minuti, gli occhi che si lubrificavano per la polvere e le labbra aperte in una smorfia serena.
«Lo so che stai spasimando per la lettera che ho qui..» le urlò il fratello dall’altra parte della foresta, lo sguardo contorto in un sorrisetto malizioso.
«Ma che dici!» le gote della ragazza si colorarono di un rosso acceso, mentre cominciava ad avere le palpitazioni.
«Il re Uther ci invita domani sera al ballo di corte.. naturalmente suo figlio Artù avrà bisogno di una dama..»
«Ma ci sono bellissime fanciulle in questo regno, come potrà mai scegliere una come me? E poi, lui non mi piace, è solo uno sbruffone» urlò Gwen, imbronciandosi.
Quell’urlo fu uno sbaglio, un terribile sbaglio. Gli orchi comparvero da dietro delle rocce e attaccarono suo fratello. Lui cercò di difendersi, ma venne colpito alla testa e svenne.
«Lasciate stare mio fratello! Bene læg gesweorc!» lanciò un incantesimo, che in poco tempo fece crescere la nebbia, molto fitta.
Sapeva che non sarebbe mai riuscita ad affrontare un esercito di orchi da sola, e con quell’incantesimo era riuscita a sottrargli dalle grinfie Merlino e a portarlo in salvo.
«E’ tutta colpa mia! Resisti, adesso ti porto dal nonno!» urlò piangendo la dolce Gwen.
Arrivarono a casa di Gaius, il nonno, che era esperto di cure mediche e rimedi magici. Gwen trascinava ancora il fratello, ma era sfinita.
«Portiamolo dentro piccola mia» Gaius prese Merlino per le braccia e lo stese sul suo letto.
Gwen sprofondò nella sedia, mentre il nonno preparava una pozione curativa.
La casa del nonno non era molto grande, tuttavia alla giovane maga era sempre piaciuta: volumi da mille pagine sfioravano il soffitto, appoggiati su mensole in legno impolverate. I tavoli e i comodini erano ricoperti da boccette e ampolle contenenti liquidi azzurri, rossi, verdi, viola; alcuni erano sonniferi, altri usati come collirio, altri ancora erano veleni. Gli scaffali erano pieni zeppi di manoscritti vecchi di oltre mille anni, mentre i libri illustrati nell’armadietto accanto al letto erano stati il passatempo preferito di Gwen quando era piccola. E lo erano ancora.
«Le sue condizioni sono stabili. Ha una ferita alla testa e alcune costole rotte, ma in un paio di giorni dovrebbe rimettersi in piedi» disse Gaius, sedendosi accanto alla nipote.
«Come in un paio di giorni?! Ma domani sera c’è il ballo reale! Oh no, adesso con chi vado?» la maga si metteva le mani nei capelli e sospirava.
«Che ne diresti se ti accompagnasse un povero vecchietto servitore fedele del re Uther?»
«Davvero nonno? Verrai con me? Ooh, grazie mille nonno!» Gwen lo abbracciò e lo baciò sulla guancia, poi baciò suo fratello e uscì.
Fuori si divertì a far germogliare tutte le piantine del giardino, anche se era ancora inverno e il freddo le avrebbe soppresse prima che vedessero un raggio di sole.
Davanti a lei comparve la persona che mai si sarebbe aspettata di vedere, soprattutto con una rosa rossa in mano.

  
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