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Autore: VapaastiUnelma    22/03/2013    2 recensioni
[Apocalyptica]
Somewhere Around Nothing racconta le disavventure di un povero musicista dimenticato, per errore, giù dal suo tourbus!
Tratto da una storia vera!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Come già anticipato nell’introduzione questa storia è tratta da un fatto realmente accaduto. Io mi sono limitata a tradurre e ad enfatizzare un po’ di più il tutto. Qui trovate il testo originale scritto da Perttu in persona: http://apo-daily.livejournal.com/52085.html 

Mentre qui un’intervista in cui racconta una piccola parte della vicenda: http://www.youtube.com/watch?v=giPgFfZo_g4

 Buona lettura!




SOMEWHERE AROUND NOTHING





Spesso, durante le interviste, ci chiedono se ci sia mai stato un avvenimento divertente, o da ricordare, successo durante qualche nostro tour. Le interviste mi annoiano abbastanza, è quasi sempre Eicca a rispondere, ma questa volta ve lo racconterò io un episodio veramente esilarante! Il protagonista? Io naturalmente, Perttu Kivilaakso.

 
Premettendo il fatto che chi mi conosce almeno un pochino, sa perfettamente che io sono quel tipo di persona a cui può succedere qualsiasi cosa. E intendo veramente qualsiasi cosa!

 
Eravamo in Bulgaria e, dopo il concerto a Kavarna, partecipammo ad un bellissimo afterparty sulle rive del Mar Nero. Il buffet era spettacolare e ci stavamo divertendo moltissimo, avevo anche intenzione di fare un tuffo ma sbattei il mio didietro contro una roccia appuntita vicino alla riva e mi feci male, fu doloroso. Veramente doloroso!

La serata andò avanti comunque, dopo l’afterparty sulla spiaggia andammo in una discoteca, tutti ballavano e si stavano divertendo tranne me, che stetti in un angolino col culo ancora dolorante.

 
Finalmente tornammo al bus, quella notte avremmo dovuto viaggiare fino a Sofia, dove sarebbe stato il prossimo concerto.

Ero veramente stanchissimo e mi preparai immediatamente per andare a letto.

 
Ed ero a letto, infatti, quando il bus fece una sosta. In quel momento realizzai che quella era la mia ultima possibilità di prendere una boccata d’aria e, già che c’ero, potevo anche farmi una pisciatina all’aperto, in santa pace.

 
Per qualche strana ragione a me ancora completamente sconosciuta, mi diedero un avviso più lungo rispetto agli altri, quindi feci le cose con comodo, senza alcuna fretta.

Ma, con mio grande stupore e disapprovazione, vidi che il bus aveva continuato la sua corsa… SENZA DI ME!

In un primo momento pensai che doveva trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto da parte degli altri ma, quando vidi che il mezzo non aveva alcuna intenzione di fermarsi, provai a corrergli dietro per un po’ ma…il mio didietro, che male!

 
Quando le luci del bus scomparsero del tutto all’orizzonte

 
c’era

solo

buio

e

molto

silenzio.

 
Nient’altro.

 
Ovunque guardassi, per quanto gli occhi mi permettevano di vedere in quell’oscurità, non c’era una singola luce, una casa, un lampione, NULLA! Solo campi infiniti.

 
La prima cosa che pensai di fare fu di chiamarli ma…non dimentichiamoci che venivo direttamente dal mio bel lettuccio caldo! Avevo addosso solamente i pantaloni del pigiama.

 
Non avevo il cellulare, non avevo soldi, non avevo documenti, non avevo passaporto, non avevo sigarette, non avevo una giacca e non avevo nemmeno le scarpe!

 
E vi assicuro che quella notte non era proprio calda e, quel che è peggio, iniziò anche a piovere!

 
Non riuscivo davvero a credere che fosse successo davvero a me! Insomma, mi ritrovavo da solo nel bel mezzo del nulla, sperduto da qualche parte in Bulgaria! Era completamente assurdo!

 
Tornare a Kavarna era impossibile, avevamo già viaggiato parecchio. E arrivare a Sofia in quelle condizioni era a dir poco impensabile.

Che potevo fare? Solamente camminare! In direzione sconosciuta, ovviamente. Non avevo idea di dove mi trovassi.

 
Camminai, camminai e camminai ancora, cercando di non cadere addormentato. Ero distrutto!

Non c’erano macchine, nemmeno una! Niente luci, niente uccelli, solo un cartello che segnava che Sofia distava 500 km da lì.

 
Non so per quante ore camminai ma vi assicuro che non è per niente carino camminare a piedi nudi sull’asfalto bagnaticcio per tutto quel tempo!

 
Ad un certo punto trovai un cartello che segnava la presenza di un aeroporto poco distante da lì, lo seguii finchè, finalmente, lo raggiunsi.

 
Non so cosa avesse potuto pensare la gente che si trovava in aeroporto in quel momento vedendo un uomo apparire all’entrata senza vestiti, senza scarpe, senza passaporto da mostrare, senza identità e completamente bagnato fradicio. Probabilmente avranno pensato che fossi ubriaco o drogato…ancora oggi mi chiedo come abbiano fatto a non sbattermi dentro vedendomi in giro in quelle condizioni!

 
Fatto sta che un poliziotto mi portò con lui all’interno dell’aeroporto, nell’ufficio della polizia. Mi spiegò che mi trovavo all’aeroporto di Varna ed insieme cominciammo a capire in che razza di situazione ci trovavamo, ma soprattutto chi ero io, da dove venivo e se quello non era semplicemente il sequel di un famoso film di Tom Hanks. Bhè, purtroppo per me non lo era!

 
Mentre mi trovavo lì, un sacco di gente dell’aeroporto venne soltanto per vedermi: immagino sarà stato divertente vedere qualcuno conciato in quel modo che tentava di parlare un inglese decente ma che, soprattutto, si esprimeva a gesti. Già, perché si da il caso che in quelle condizioni non ero assolutamente in grado di parlare una lingua diversa dalla mia, quindi il risultato più o meno fu: « Io – Tarzan -  rockband – tourbus – sceso per pisciare – bus ripartito – io da solo – oscurità – tenebre – paura – camminare tanto -  io molto contento di trovare voi! »

Tentai di abbracciarli ma furono abbastanza scioccati che quella sottospecie di animale che avevano appena raccattato dalla strada avesse tentato di toccarli. Comunque, dopo qualche chiarimento, fui di nuovo accettato nel clan degli umani! LA FELICITA’!

Furono tutti estremamente gentili ed amichevoli con me, non dimenticherò mai tutta quella gente che fece veramente di tutto per aiutarmi in quella situazione così fuori dal mondo!

 
Tornando a noi, naturalmente non mi ricordavo nemmeno mezzo numero di telefono e non potevo neanche usare il servizio internet dell’aeroporto in quanto si trovava nell’ala accessibile solo con i documenti, ed io non avevo il passaporto. Quindi diedi tutti gli indirizzi che mi ricordavo ad un ragazzo che fece avanti e indietro (per non so quanto tempo) dall’ufficio di polizia al servizio internet, dall’altra parte della struttura.

 
Non trovò nessun numero e tutto quello che ancora potevo dirgli era dove era il luogo dell’ultimo concerto. Con quell’informazione, non so come, riuscì a scoprire il promoter che lo aveva organizzato e, chiamando a destra e a manca non so quanti numeri, riuscì ad accordarsi che qualcuno mi sarebbe venuto a prendere in auto (non si sapeva dopo quanto tempo, naturalmente) e mi avrebbe portato fino a Sofia.

 
Ero sollevato ma non ero comunque sicuro di essere in grado di sostenere il concerto senza svenire quella sera.

 
La cosa migliore in tutta questa storia, comunque, è che  nessuno nel bus si era accorto della mia assenza!

Giuro! Nessuno! Fino al mattino seguente quando il promoter cominciò a bombardare di chiamate il nostro manager! Rispose Eicca e il promoter gli chiese «Sapete dov’è Perttu?»

 
“Dov’è Perttu?” Ma che razza di domanda era?! Guardarono ovunque e, naturalmente, non mi trovarono!

Non so quanti attacchi di cuore abbia causato quella telefonata sul bus ma, fortunatamente, io ero sano e salvo!

 
Comunque, nel frattempo io-Tarzan (purtroppo non trovai nessuna Jane durante questa mia avventura!) ero in compagnia di tutta quella gente meravigliosa che, oltre all’avermi aiutato, avevano aspettato ore ed ore, oltre il loro orario di lavoro, per stare con me e per assicurarsi che fossi messo al sicuro e che tutto si sarebbe concluso bene.

 
Finalmente arrivò l’auto che mi avrebbe portato a Sofia e, prima di salire, uno dei poliziotti mi diede le sue scarpe (in quanto i miei piedi erano totalmente distrutti). Non riuscivo a crederci! Era il favore più grande che avessi mai ricevuto! GRAZIE GRAZIE GRAZIE!! *sniff*

 
Il viaggio non fu affatto piacevole. Sette ore di strade piene di buche che non facevano altro che peggiorare la situazione del mio fondoschiena già abbastanza ammaccato. Ero felice, si, molto. Mi sentivo come se…FOSSI PRONTO PER UCCIDERE QUALCUNO.

 
Arrivai a Sofia qualche ora prima dello show ma, fortunatamente, dovevano ancora montare il palco quindi riuscii a dormire almeno un paio d’ore.
Non volli vedere nessuno prima dello show, a parte il nostro manager che, estremamente costernato, cercò di aiutarmi in tutti i modi possibili. Io, ovviamente, feci del mio meglio per cercare di riprendermi e non collassare lì.

 
Vidi gli altri per la prima volta sul palco e, dopo tutto quello che era successo, il mio violoncello nemmeno andava! Fantastico direi! Decisi di andare avanti comunque, come meglio potevo, e aiutare gli altri a fare uno show pazzesco. E in effetti, il concerto quella sera fu veramente straordinario.

Appena il tempo di mettere piede giù dal palco che tutte le emozioni e sensazioni di quella avventura (lo shock, lo stress, la stanchezza…) esplosero tutte insieme e svenni.

 
Ma alla fine…happy end!

Questo ragazzo è ancora vivo!!

 
Parlai con gli altri ma non fui arrabbiato con nessuno, sapevo che si sentivano tutti già abbastanza in colpa per quel loro “errore”, quindi…che dire?

 
Shit happens?

O magari no…. (il mio didietro sono giorni che non funziona…ups!)
  
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