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Autore: Kagome 95    22/03/2013    9 recensioni
Forse una delle poche FF su Kagome/Sesshomaru, spero solo che vi piaccia.
Nessuna anticipazione mi dispiace.
Chi scrive è una ragazza( anche se non sembrerà ma )comunque. Spero che vi piaccia e una buona lettura a tutti.
P.S.: Questa è prima la FF che scrivo qui! ( ho anche scritto un altri sito come InuyashaPortal il quale è chiuso tempo fà purtroppo ) Scusate ma come sapete si migliora piano piano.
Pubblicata nel lontano 22/03/13 nel 2016, a distanza di 3 anni finalmente approda con la sua stesura definitiva e il suo finale. Arrivederci By Eriet (Kagome 95)
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru | Coppie: Kagome/Sesshoumaru, Miroku/Sango
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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I Love You...even Now.

Author: Eriet (Kagome 95 )


Chapter 1: Perdonami se puoi...



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Tutto ebbe inizio quel giorno. Ancora il nostro viaggio non era giunto al termine, il nemico non era stato sconfitto. Si preannunciava una notte tranquilla. Inuyasha mi aveva pregato di non andare ma non lo ascoltai e lo punii facendolo schiantare persino al suolo. Presi la mia roba così da prepararmi per il viaggio di rientro a casa. Dopo che tutto fu sistemato, giunse il tempo dei saluti. Sango, Miroku e Shippo mi augurarono buona fortuna mentre il mezzo-demone si lamentò del mio comportamento standosene a braccia conserte. Ovviamente non prestai particolare attenzione ad Inuyasha e ai suoi capricci. Salii sulla groppa del demone gatto distrattamente. Fra i miei sospiri, Kirara , prese il volo e fu così che ci dirigemmo verso l'indaco del cielo.
Anche se amavo quel mezzo-demone, iniziai a rendermi conto che fosse davvero un bambino.
Dovevo fare ordine nei miei pensieri. Erano successe troppe cose in quel periodo. Fu per questo che nutrii il bisogno di staccare per un po' la spina. Il ricordo di quella notte in cui Kikyo tornò nel regno dei morti mi tornò alla mente prepotentemente. Quelle urla risuonarono nuovamente nella mia mente facendomi sentire ancora più male e.. Kirara curvò di colpo facendomi uscire da quel tunnel pieno di angoscia.
A causa dei miei pensieri non prestai attenzione a dove fossimo arrivate. Fu così che mi accorsi all'ultimo istante d'essere quasi giunta alla mia meta.
Fu lì che domandai al demone di lasciarmi ai margini della selva così che lei potesse, in seguito, rientrare velocemente da Sango e gli altri. La Nekomata, anche se titubante, esaudì la mia richiesta. Perdendo quota mi fece scendere. La foresta era proprio davanti a me.
La pantera dai denti a sciabola non volle subito lasciarmi andar via. Specchiandomi nei suoi occhietti castani vidi la sua preoccupazione ma stupidamente non volli ascoltarla.
Accarezzai la fronte del demone e la calmai dicendogli: "camminare non mi ucciderà di certo, sta tranquilla." Dopo quel saluto così sofferto, Kirara, varcò il cielo nuovamente e senza voltarsi sparì tra le nubi.
Sollevata, mi resi conto d'essere sola.
Tirai immediatamente un enorme sospiro di sollievo. In verità non mi comportai in quel modo per la bestiola, il mio fu puro egoismo.
Avevo un unico desiderio. Volevo solo stare un po' tra me e me così da poter riflettere, anche ad alta voce, su tutto ciò che era successo nelle settimane precedenti.
Nell'arco di poco tempo vi erano susseguite tantissime morti: l'uccisione di Hakudoshi, l'assassinio del bambino di Naraku, la dipartita di Kagura e Kanna, la caduta di Moryomaru ed infine Kikyo il quale spirò per la seconda volta a causa di quel mostro maledetto.
Da un lato fu gratificante sapere che quel pazzo di Naraku fosse finalmente solo ma, allo stesso tempo, la sua nuova e potente forma ci devastò facendoci cadere nel terrore.
Fin quanto e dove avrebbero potuto spingersi i poteri del nostro mortale nemico? non lo sapevamo.
La sfera dei quattro spiriti era caduta nelle sue inutili mani nonostante gli sforzi di tutti.
Veder morire, fra le proprie braccia, la donna che amava... distrusse Inuyasha nel profondo. Ed anche se non volevo ammetterlo, la dipartita di Kikyo, sconvolse anche me. Fra tutti la sacerdotessa godeva di una certa immunità per via dei sentimenti che nutriva l'Io di Naraku nei suoi confronti. Veder perire quella donna in un modo tanto straziante mi fece solo orrore.
In principio vi era Onigumo, l'uomo che aveva dato il via a questa storia. Egli bramava la sacerdotessa Kikyo e la sfera dei quattro spiriti. Fu così che fece un patto con i demoni che divorarono la sua anime per avere un nuovo corpo e raggiungere il suo obbiettivo. Allora, una volta ottenuto il gioiello, quale sarebbe stato il desiderio di quell'uomo se non avere la donna che avrebbe sempre voluto possedere come un oggetto?
Dividere Kikyo da Inuyasha e avere la sacerdotessa per l'eternità doveva essere il suo desiderio, vero?
Niente di più Falso.
Quando l'anima di quella povera donna sfiorò , con il suo tepore, il mio viso colmo di lacrime, sparirono con se anche le poche certezze che io e i miei amici nutrivamo nei confronti del nemico.
Io e gli altri non avevamo più idea di quale sarebbe stato il desiderio di Naraku e poco ce ne importava arrivati a quel punto.
Koga, dopo la perdita dei suoi frammenti, rimase fuori dai giochi. Le poche cose positive che accaddero in quel lasso di tempo furono: la rinascita di Koaku per merito di Kikyo e il nuovo potere appena acquisito da Sesshomaru. ' già...' pensai ripercorrendo quei momenti fino al giorno in cui gli occhi di quel bastardo fecero sussultare la mia anima.
Un tuono spezzò la quiete. Fu come se lassù qualcuno avesse voluto impedirmi di pensare a quel demonio.
Alzai il mio sguardo al cielo. Orribilmente notai una matassa di nuvole color piombo muoversi con estrema lentezza verso la grande Luna splendente.
Quella sera, il satellite lucente, troneggiava sovrano nell'alto del mondo. Neppure la povera Luna sapeva che ben presto sarebbe stata spodestata dalle tenebre. Lentamente la sua luce venne ingoiata dalle nubi. Immediatamente accelerai il mio passo. Caricai il mio zainetto giallo su entrambe le spalle ed ebbe inizio la mia maratona.
Mi maledii mentalmente per non aver approfittato della cortesia di Kirara.
Privata del faro lunare e persa tra la fitta boscaglia, non riuscii a capire dove mi stessi dirigendo. Nonostante avessi perso l'orientamento non mi persi d'animo. Proseguii imperterrita. Sperai, nel profondo del mio cuore, che il temporale non si scatenasse prima che io non fossi tornata a casa. A quel pensiero, come se gli dei stessi udendole avessero voluto castigarmi, caddero sulla mia fronte accaldata le prime gocce di pioggia che avrebbero spezzato il silenzio.
' no!' esclamai mentalmente scuotendo il capo ' devo sbrigarmi!!' fu quello che pensai poco prima che cominciassi a correre tra le ombre.
La maledetta pioggia non accennò a diminuire e in un attimo divenne torrenziale. Un imponente lampo cadde al suolo seguito da un fragoroso boato. Mi tremarono i timpani. Presa dallo spavento corsi al massimo delle mie capacità. In preda al panico, mi illusi d'essere vicina alla mia meta. A causa della mia velocità, le gocce, si tramutarono in piccoli aghi incolori che senza ritegno punsero il mio volto fradicio. Fui stupida. Invece di abbandonare il mio proposito irrealizzabile, non mi fermai e proseguii sicura di poter giungere al pozzo ancora in tempo.
Fu la mia insulsa ostinazione che mi condusse verso il baratro.
Un altra saetta illuminò il cielo. In quei pochi attimi di luce credetti di scorgere, a qualche metro di distanza, il Goshinboku. Quel grande albero divino in cui Kikyo aveva sigillato Inuyasha per 50 anni. Lo stesso arbusto celestiale che si narrava, fra i rotoli del tempio, vi abitasse uno spirito che proteggesse la mia famiglia fin dagli albori dell'Edo.
Provai un immensa gioia. Nonostante un tuono risuonasse fragorosamente alle mie spalle, sorrisi pensando d'essere finalmente a casa. Continuai così a correre ma quell'albero non ricomparve mai. La pianta , come fosse un illusione, si dissolse insieme alla scarica elettrica. Confusa non capii cosa stesse succedendo. Stanca, sia per la corsa che per la pesante borsa sulle mie spalle, decisi di fermarmi. Il cuore sembrò uscirmi dal petto. Ansimante cercai di trascinare le mie gambe via di lì. Tentai di riprendere un po' d'ossigeno ma fu impossibile. Affannata e fradicia di pioggia mi fermai gettando quella borsa per terra. Un gelido soffio di vento si alzò ed io tremai ancor più di quanto avessi mai fatto prima di allora. Scioccamente mi sforzai di proseguire. A stento, mossi qualche altro passo tirando a me la manichetta gialla dello zainetto.
Sotto le fronde degli alberi, iniziai a pensare a come poter sfuggire dalla tempesta che si era abbattuta. Mi chiesi se, arrivata a quel punto, fossi mai riuscita a trovare un riparo. L'insopportabile tintinnio della pioggia mi impedì di elaborare ogni pensiero. Presi la testa fra le mani. Mi sforzai di zittire quel caos. Proprio in quell'istante percepii qualcosa. Udii un inquietante rumore che non poté di certo appartenere alla burrasca. Furono dei rumori di passi a paralizzarmi. Mi si gelò il sangue nelle vene. Il cuore perse un battito. L' immonda paura che provai mi gettò nel panico. Gravarono su di me inesorabilmente gli sguardi di esseri che... non poterono appartenere al genere umano. Mi sentii morire. Pensai immediatamente che fossero gli sgherri di Naraku venuti per togliermi di mezzo. Con il cuore in gola portai la mia mano verso la tasca della borsa per trovare qualcosa per difendermi. D'un lampo ricordai. Incredula non riuscii ad accettare cosa avessi combinato. Per via di quello stupido litigio avuto con Inuyasha dimenticai di portar via con me sia l'arco che le frecce di Kikyo. Capii subito che sarei stata alla mercé di quei mostri senza potermi opporre. Scossi la testa ed iniziai a negare l'evidenza. Pensai che tutto ciò non potesse essere la realtà, che stessi solo esagerando. Dissi a me stessa 'al massimo saranno degli animali. ' minimizzai ' è solo frutto della tua immaginazione, Kagome ' pensai che non vi fosse nessuno. Con stanchezza mi alzai. Decisa mi voltai . Mi scontrai brutalmente con l'orrenda verità.
In un primo momento non scorsi nulla.
Scioccamente tirai un sospiro di sollievo. Fui felice di essere stata vittima solo delle mie paure. Risi di me stessa. Mi presi pure in giro e scoppiai a ridere. Ma quella serenità durò pochi attimi.
Tra le fronde di quegli alberi così alti, delle ombre nere apparvero. I loro occhi completamente rossi brillarono di luce propria. Fra le tenebre quegli avvoltoi affamati stavano attendendo pazientemente di poter addentare la propria preda.
Sembrò tutto un orrendo incubo. Fui nel panico totale.
Istintivamente indietreggiai. Mi sentii perduta. Uno di loro, vedendomi in quello stato, ghignò divertito. Dei denti aguzzi sporsero dalle sue labbra. Dai loro volti capii che fossero demoni assettati di sangue. Capii immediatamente d'essere ad un passo dal perdere la vita. Fu talmente tanta la paura che non ebbi neanche la forza di emettere alcun suono.
Si svolse tutto volecemente. Di scatto mi voltai nuovamente. Diedi le spalle a quei mostri. Lasciai lì il mio zaino. Corsi come mai feci in tutta la mia vita. Con il cuore in gola, sentii dietro di me quei bastardi saltar giù dai rami. I demoniaci aguzzini iniziarono a rincorrermi affamati. Terrorizzata urlai il nome di Inuyasha nel medesimo istante in cui un altro tuono devastò la silenziosa foresta.
Le bestie assetate di sangue mi inseguirono senza tregua. Per mia fortuna riuscii ad evitare i loro artigli per un paio di volte. Sapevo perfettamente che sarebbe stata solo questione di tempo e mi avrebbero presa. Fui in balia degli elementi. Fui preda e loro cacciatori.
Chiamai mentalmente Inuyasha non so quante volte. Pregai il mezzo-demone di venirmi a prendere. Supplicai quel ragazzo di salvarmi la vita. Avevo bisogno di quello stupido più che mai.
Gli sgherri di Naraku riuscirono a stare alle mie calcagna nonostante i miei continui tentativi di depistaggio. L'unico modo che trovai per guadagnare tempo fu non smettere di correre. Da brava sottostai al loro gioco orrendo. Giurai a me stessa che avrei venduto cara la pelle. All'ultimo istante mi scansai. Utilizzai gli alberi che ebbi attorno come fossero degli scudi. Rotolando alla mia sinistra sperai di averli seminati. Stanca e stremata pensai d'avercela quasi fatta. Vidi alcuni mostri superarmi. Mi tappai la bocca per evitare che potesse sfuggirmi qualcosa. Respirando a fatica udii pian piano solo il rumore della pioggia. Felice ispirai a gran polmoni. Alzai il mio viso al cielo. Il ritmo del mio cuore cercò di tornare alla normalità. Non sapevo dove fossero finiti quei demoni. Anche se riuscii a far sì che non mi vedessero non sarei potuta rimanere lì per sempre.
Mi alzai sulle mie gambe. Sapevo bene che i demoni possedessero un ottimo olfatto. Poggiai la mia schiena contro il tronco dell'albero.Allo stesso tempo, però, sapevo che la pioggia mi dava un discreto vantaggio su di loro.
Mi feci coraggio. Trattenni il respiro. Mi sporsi per vedere se vi fosse qualcuno.
Fortunatamente fui sola. Non persi tempo e cominciai a correre in quella direzione. Un urlo devastante alle mie spalle attirò la mia attenzione. L'albero che mi aveva protetto divenne polvere sotto i demoniaci artigli dell'oni. Vidi i suoi occhi, sapevo che sarei stata la prossima. "INUYASHA!!" Urlai continuando a correre. Fu lì che feci l'errore più grande della mia vita.
Voltandomi, per vedere se i demoni fossero ancora dietro di me, non feci caso ad una roccia poco più avanti. Quel masso segnò la mia condanna. A causa della pioggia ci scivolai sopra. Persi l'equilibrio. Caddi rovinosamente in avanti e, prima ancora che potessi toccar terra, quel bastardo sfiorò la mia schiena con i suoi artigli. Probabilmente, se non fossi inciampata, sarei stata fatta a pezzi.
Con un tonfo mi ritrovai contro la fangosa terra. Gemetti dolorante. Sentii i suoi compagni mostruosi avvicinarsi a me. Dal mio volto caddero le prime lacrime di terrore per l'inevitabile destino che mi fu proposto. La Morte era lì che mi osservava con i suoi tanti occhi scarlatti.
Il mio volto si rivolse ai miei carnefici. Riuscii a vederli tutti nitidamente. Un gruppo di giganteschi demoni di carnagione rossiccia si misero tutti in torno a me. Le bestie indossavano pochi stracci che coprivano le loro vergogne. I loro volti erano informi, al posto delle unghie sembravano avere dei coltelli affilati. Quegli occhi bramarono carne umana e con essa il mio sangue. Forse furono una decina o poco più. Tre di loro si avvicinarono al demone che mi ferì gravemente. Tremai vedendo quella mera espressione di compiacimento dipingersi sui loro volti. Mi sentii un povero animale prossimo al macello. Le lacrime scesero inondando il mio viso già umido. Desiderai solo di fuggire, d'essere a casa mia con mia madre, mio nonno e Sota. Supplicai che qualcuno venisse ad aiutarmi... Ma fui sola.
Pregai gli dei di fermare quell'incubo eppure... quello non ero un sogno. Quello che stavo vivendo era la realtà. Quella stessa realtà dove, quando la morte chiama, nulla vi si può opporre.
Il maledetto essere si avvicinò a me. Alzando i suoi artigli insanguinati al cielo, il demonio, si preparò all'ultimo atto che avrebbe segnato la mia condanna. Non emisi un fiato. Non sarebbe valso a nulla chieder pietà a quegli assassini. Serrai le mie palpebre. Mi disperai silenziosamente per la mia ingiusta fine. Pregai nuovamente in vano Inuyasha di venirmi a salvare ma fu tutto inutile. Provai un incommensurabile terrore per l'alone di morte che gravò d'un lampo sulla mia anima. Avevo ancora così tante cose da fare, da vivere, da cercare. Piansi come una bambina. Mi stavano portando via l'unica cosa che avevo.
Un devastante tuono spezzò la quiete che si era venuta a creare. Il cielo stesso annunciò la mia morte al mondo. Tremai. Istintivamente mi rannicchiai in posizione fetale nello sciocco tentativo di proteggermi. Aspettai in silenzio la mia fine.
Non pensai a nulla.
Uno schiocco.
Un viscido suono di artigli trafiggere le carni.
Un brivido mi percorse il corpo intero. Aspettai con pazienza ma incredibilmente non patii alcun dolore.
Seguirono le urla strazianti di qualcuno in lontananza.
Non comprendendo cosa fosse successo intorno a me schiusi gli occhi. Scorsi qualcosa. Inaspettatamente un devastante lampo verdastro dilaniò i corpi dei demoni. A pochi passi davanti a me apparve colui che mi salvò. Un uomo dai lunghi e fini capelli argentati fu a pochi metri dal mio corpo. Imperturbabile aspettò che i mostri facessero la loro mossa. Con una morbida pelliccia su di una spalla, l'essere, si interpose fra me e il mio boia. Con stupore notai che l'uomo indossasse uno yukata bianco con dei motivi floreali rossi ai margini della veste. Sopra il suo indumento vi era una scintillante armatura da guerriero. Il mio salvatore, dandomi ancora le spalle, portò davanti a se la sua spada e sembrò esser pronto a vibrare un altro colpo devastante. Più l'osservai e più non riuscii a capire chi fosse. Solo quando mosse la sua katana dando vita ad una scarica di lampi verde smeraldo capii. Un unico essere era capace di fare una cosa del genere.
Fui incredula. Il demonio che ri-acquisì di recente l'arto sinistro fu lo stesso che mi salvò quella sera. Per l'ennesima volta, il fratello maggiore di Inuyasha, impedì che potessi trovare la pace eterna.
" Sesshomaru.." Pronunciai quel nome shockata.
Il fratellastro di Inuyasha, lo stesso che un tempo cercò di uccidermi, mi salvò. Quel demonio ammazzò, senza esitazione, i rimanenti mostri che avevano bramato il mio sangue. Il gelido principe dei demoni, colui che professava l'odio per gli esseri umani, mi salvò destando dentro di me unicamente stupore e incredulità. Dopo l'esecuzione, Sesshomaru, si voltò verso di me impugnando la sua spada sporca di sangue. In quel medesimo istante, un devastante lampo bianco ,cadde a pochi metri dietro il demonio illuminando il suo volto umido e inespressivo. Scontrandomi con il suo sguardo glaciale un pensiero mi balzò alla mente. Credetti che in realtà lo youkai l'avesse fatto unicamente perché desiderasse aver lui il privilegio di uccidermi. Impietrita aspettai che facesse la sua mossa. Il demone con disinvoltura ripose la sua arma nella fodera. Non capii il vero motivo per il quale mi avesse salvato né il perché fosse lì eppure fui solo felice d'essere ancora in vita.
Lentamente tentai di rialzarmi nonostante quelle maledette ferite bruciassero più di mille lame.
" T-ti ringrazio" pronunciai a stento sorreggendomi sulle braccia. Stringendo i denti non riuscii a mantenere quella posizione e ricaddi al suolo. Contrassi la mia bocca nel vano tentativo di trattenere le urla di dolore. Non riuscii più a muovermi. Riaprii gli occhi e vidi il demonio essere ad appena un passo da me. Il fratellastro di Inuyasha mi osservò dall'alto della sua altezza così come fa un dio che giudica con occhi severi l'operato degli uomini. Non avrei mai dovuto sforzarmi. Stavo perdendo molto sangue. Mi chiesi unicamente come sarei riuscita a tornare a casa visto il mio stato.
Pensai che lo youkai mi avrebbe dato il ben servito lasciandomi lì a morire di stenti. Trattenendo le mie lacrime di dolore supplicai gli dei che il fratello maggiore di Inuyasha non mi abbandonasse. Non sarei mai riuscita a sopravvivere se fossi rimasta da sola. Inaspettatamente le mie preghiere furono ascoltate. Il mio cuore perse un battito. Mi sentii sollevare e quando schiusi le mie palpebre compresi cosa stesse accadendo. Constatai, con immensa sorpresa, d'essere fra le braccia di quel diavolo così imponente. Mi mancò il respiro. Non ero mai stata così vicina alla sua persona.
M-Mi prese con se senza alcuna esitazione.
"n- non devi" soffiai imbarazzata mentre ero in preda ai gemiti di dolore. Non riuscii a tenere gli occhi aperti. Poggiai la mia fronte contro il suo petto sentendomi male. Lui non fece nulla. Lo sentii soltanto correre per la foresta. Stretta a quel demone il tempo sembrò rallentare. Balzando tra gli alberi sentii la sua presa farsi più salda come se avesse paura che potessi scivolar via. Mi sentii al sicuro nonostante i tremendi boati della burrasca diventassero più forti. Non so quanto tempo passò ma in seguito la pioggia maledetta non picchiettò più sul mio corpo. Il tintinnio delle gocce d'acqua sembrò essere solo un lontano ricordo tutto ad un tratto.
Schiusi nuovamente i miei occhi e finalmente capii dove fossimo. Sesshomaru mi portò all'interno di una grotta scavata nella roccia. Costernata da quel dolore non potei evitare di lamentarmi e stringendo nella mia mano la sua veste bianca cercai di farmi forza. Senza batter ciglio il demonio mi posò accanto alla parete . Poggiai la mia nuca contro la gelida roccia inevitabilmente. Maledissi gli dei per quel maledetto bruciore. Probabilmente le unghia di quel bastardo dovevano essere infette. Durante la mia agonia sentii i passi dello youkai echeggiare in quella che sembrava essere una semplice grotta scavata nella roccia.
Mentre cercai di mettere a fuoco l' immagine del demone notai che lui tenesse tra le mani dei rametti. Per terra vi era un cumulo di cenere. Accatastando i legnetti su di esso vi passò sopra la sua mano e, come per magia, si accese il fuoco. Ancora una volta mi stupii delle sue abilità.
Infondo io non conoscevo nulla sul suo conto. Lui ed io eravamo appena degli estranei se non addirittura nemici. La stanchezza iniziò a farsi sentire. Mi si chiusero gli occhi ma riuscii velocemente a tornare in me stessa. Il mio unico compito era quello star sveglia se volevo sopravvivere al gelo della notte. La mia mente così iniziò a elaborare qualche forma di pensiero. La mia attenzione fu catturata dal fratello maggiore di Inuyasha. Nonostante i miei sforzi non riuscii a spiegarmi per quale motivo Sesshomaru mi avesse strappato alla morte. 'Perché salvarmi?' pensai sentendomi sempre peggio ' perché non lasciarmi agonizzante nella foresta in balia degli elementi?' Sesshomaru si sedette al di là del fuoco ' perché rimanere qui con me?' cercai in vano i suoi occhi per trovare una risposta alle mie domande ' Forse....provi pietà nei miei confronti?' porsi mentalmente la mia domanda allo youkai trattenendo le lacrime di frustrazione.
Mi sentii meno di zero.
Neanche ero stata capace di badare a me stessa. Se non fosse stato per quel demone sarei morta senza che nessuno lo avesse saputo. Rin doveva averlo cambiato molto.
La piccola mi aveva raccontato che Sesshomaru si era preso cura di lei. Nonostante lui odiasse gli umani con tutto se stesso quel demonio decise di riportarla in vita. Forse nel tempo aveva imparato che non tutti gli umani sono feccia. Così come i demoni ci sono gente ripugnate e gente meritevoli di stare in vita. Eppure mi chiesi se in verità non vi fosse ben altro che spingesse Sesshomaru ad essere tanto caritatevole nei miei confronti.
Il demone maggiore ignaro sedeva difronte a me. Solo quelle labili fiammelle ci dividevano l'uno dall'altra.
Vidi demonio poggiare anch'egli la sua schiena contro la parete rocciosa. In solenne silenzio aspettò con pazienza che la pioggia si placasse. Senza degnarmi d' uno sguardo portò il suo volto verso l'entrata dalla grotta.
La terribile tempesta che si scatenò non lo fece scomporre per niente. Come me, anche quell'essere, era fradicio di pioggia ma non tremava. Dalla sua frangetta cadevano i residui della tempesta con apparente lentezza.
Con immenso sforzo mi guardai intorno prima che lui si potesse accorgere che lo stessi fissando. Cercai qualcosa che mi potesse aiutare per fasciare le mie ferite. Fu una fortuna trovare un riparo come quello però non era abbastanza visto le mie condizioni. Ebbi la vaga impressione che fosse già stato utilizzato da qualcuno ma poco mi importò.
Nell'umida grotta non sembrò esserci vita. Pian piano i sibili del vento e il picchiettio della pioggia sostituirono prepotentemente il silenzio fin ad allora sovrano. Cercai di lottare contro il mio dolore ma non vi riuscii. Gemendo toccai la mia schiena. Le ferite erano troppo fresche per potersi rimarginare. Nonostante i miei lamenti strazianti lo youkai non si voltò. Fu come se quel demone non sopportasse la mia presenza. Infondo, non potei dargli torto, era stato fin troppo umano fino ad allora.
Mordendomi le labbra poggiai nuovamente la mia nuca contro la gelida roccia. Stavo perdendo molto sangue e non capii come poter riuscire a curarmi. Pensai al mio zainetto ma chissa quale fine orrenda fece.
Ispirai a gran polmoni. Spossata e stanca poggiai anche la mia schiena lentamente contro la roccia. La testa iniziò a pulsarmi come se mi avessero colpito con un macigno.
Stavo perdendo gradualmente lucidità. Anche se il dolore fu intenso sentii il bisogno di poggiarmi a qualcosa. Il demonio, assorto a guardare la pioggia, non badò a cosa facessi. Osservando la sua figura sbiadita notai come quelle fiammelle rossicce si fossero letteralmente fuse con le sue iridi dorate. Il suo viso inespressivo mi diede l'illusione che nulla avrebbe mai potuto turbarlo. Ansimando notai quell'oro scintillare. I suoi occhi ben presto catturarono la mia attenzione tanto da farmi distrarre dall'agonia delle mie ferite. Piombò un silenzio pieno del mio imbarazzo. Compresi che pian piano quel demonio stesse diventando la mia ossessione. Avevo bisogno del suo aiuto era evidente.
Sigillai i miei occhi cacciando via quei pensieri " T-ti ringrazio.." sussurrai cercando d'assaporare il tepore di quelle piccole fiamme il più possibile. Non ricevetti alcuna risposta e così non ebbi più il coraggio di parlare.
Mi sentii tremendamente in soggezione. Con il fratello maggiore di Inuyasha era sempre stato così. Fin dalla prima volta che lo conobbi, all'inizio del mio viaggio con suo fratello, mi fece sentire così piccola e insignificante. Sesshomaru era l'unica persona della mia vita per il quale provai sempre un immenso timore. Conoscevo perfettamente la sua forza e quanta ira covasse nei confronti del fratellastro. Nonostante il demonio fosse stato così benevolo nei miei confronti nessuno poteva assicurarmi che non lo facesse per poi trucidarmi in seguito. Lo youkai mi detestava per essere un umana e per aver un legame con l'odiato mezzo-sangue che disprezzava. Anche se mi aveva salvato la vita in più di un occasione non mi sarei mai fidata ciecamente del fratello maggiore di Inuyasha. 'Sesshomaru è solo un manipolatore' strinsi la mia mano con rabbia ripensando ad Izayoi ' un demonio in tutto e per tutto.' cercai di combattere contro il mio male.
Pian piano iniziai a tremare per il freddo nonostante i miei sforzi per nasconderlo agli occhi dello youkai. Il fratello maggiore di Inuyasha, annoiato, si sfilò di dosso la sua armatura per riporla di fianco a se. Seguirono poi le sue spade e così rimase con solo indosso il suo yukata bianco. Il vento soffiò nuovamente. Il freddo trapanò le mie ossa e inevitabilmente il mio corpo non riuscì quasi più a muoversi.
L'idea di quel demonio in fondo non sembrò essere così malvagia. C'era freddo e non sarebbe stata una mossa intelligente tenere in dosso la sua attrezzatura. E poi, neanche volendo, non avrei potuto attaccarlo.
Lo youkai riportò nuovamente il suo sguardo verso l'uscita così da ignorarmi ancora una volta. Seppur fosse un demone, a differenza dei suoi simili, Sesshomaru possedeva una mente calcolatrice da non sottovalutare. Il demone maggiore era tutto l'opposto del fratello. Mentre Inuyasha era: stupido, rozzo e molto ingenuo ; il diavolo dai capelli argentei era: astuto, fine e intelligente. 'Probabilmente' pensai in balia degli elementi ' lo youkai è diventato così per il suo passato ' deglutii sentendomi perduta. Sesshomaru era l'esempio lampante di chi preferisce annullare se stesso per diventare un puro essere fatto d'odio. Il risentimento nei confronti del fratello minore l'avevano reso un mostro assetato di vendetta.
Potei ben comprendere il trauma che subirono quei due. L'aver perso un padre li aveva distrutti entrambi. Chi per non averlo mai conosciuto; Chi per averlo visto morire davanti ai suoi occhi. Purtroppo anch'io comprendevo bene cosa significasse essere impotenti davanti al destino. Essere troppo orgogliosi non porta mai nulla di buono ma chi potrebbe mai capire cosa potrebbe pensare un essere come Sesshomaru? Nessuno. Le mie erano solo congetture. Infondo lui era solo un demone.
Anche se lentamente quel dolore si attenuò. Chiusi gli occhi e mi sentii sempre più stanca tanto che nutrii il desiderio di dormire. Mi abbandonai contro la parete di roccia, iniziai a perdere la sensibilità del mio corpo. La vista si fece appannata e non potei evitare di sigillare i miei occhi.
Poco prima che perdessi i sensi una voce mi riportò alla realtà.
" Cosa ci facevate qui, donna?" echeggiò la voce di Sesshomaru nella mia mente. Con immenso sforzo riaprii le palpebre. Vidi quel demonio guardandomi con i suoi occhi gelidi tutta ad un tratto.
Ebbi il cuore in gola." i-io.." risposi a stento e confusa. " Stavo tornando a casa.. e s-sono stata sorpresa da dei demoni..come hai visto.." Conclusi con voce tremante toccandomi la fronte dolorante. Intontita dal sonno credetti che il demonio volesse scrutare fin dentro la mia anima per capire se quella fosse la verità o meno. Mi si contorse lo stomaco per via della tensione.
" dite il pozzo?" chiese l'essere scostante.
" esattamente.. " annui tremando nuovamente per il freddo " erano gli emissari di Naraku, non è così?" chiesi stringendo nella mia mano il braccio destro nel vano tentativo di riscaldarmi.
" no" soffiò lo youkai seccamente.
" c-ca-capisco" dissi sentendomi gelare. Stringendomi a me cercai di trovare un po' di calore. Lo sguardo dello youkai divenne ancor più carico d'odio e non ne capii il motivo. Non fu colpa mia se mi sentii male. Ebbi un principio di ipotermia. Sentii il mio viso scottare. Le mie gambe sembrarono essere diventate di pietra. Anche se mi portò via da quel posto non ero fuori pericolo.
Vidi lo youkai alzarsi come se fosse costretto. Girò intorno al fuoco. Avvicinandosi a me credetti che avesse voluto picchiarmi solo per farmi star zitta. Chiusi gli occhi per paura di quello che stesse per farmi ma il demone maggiore, semplicemente, si sedette alla mia destra coprendomi dall'entrata. Mi apparve un ingenuo tentativo di volermi riparare dal vento che proveniva dall'esterno. Fu così che mi ritrovai ad appena un passo da lui. Mosse quella che sembrò essermi una coda e la poggiò sopra le mie ginocchia. Teneva così caldo quel morbido batuffolo bianco. Portandola al mio petto lo ringraziai di tutto cuore ma non ottenni alcuna risposta. Fui così insospettita dalla sua gentilezza. Pensai che il suo vero intento fosse di strapparmi qualche informazione su Naraku e quindi doveva tenermi in vita finché non avessi parlato. Lo sguardo di Sesshomaru tornò fuori dalla grotta. Il fuoco, nel frattempo, si stava consumando inesorabilmente.
Vedendolo per la prima volta senza quell'armatura e la sua coda mi sembrò essere un altro. Più mi sforzavo di capire e più le mie domande non trovarono risposta. Di colpo mi sentii arrossire, mi resi conto d'essere davvero fin troppo vicina a lui. Abbassando il mio sguardo notai con orrore che la mia camicetta bianca facesse trasparire le mie forme. Forse fu per questo che lo youkai distolse più volte lo sguardo da me.
Sesshomaru era sempre stato un essere di bel aspetto, negherei se dicessi il contrario e fu per questo motivo che mi sentii davvero a disaggio. Mi sentii così stupida. Il demonio portò distrattamente il suo viso verso il fuoco. Persino quelle fiamme non avrebbero potuto sciogliere i suoi occhi di ghiaccio. Non riuscii più a distogliere lo sguardo dalla sua persona e avvampando cercai di tornare in me. Tentai con ogni mezzo di trovare le parole per spezzare l' insostenibile silenzio. Poco prima che io dessi fiato alla bocca, all'improvviso, un tuono cadde fragoroso vicino all'uscita. Sobbalzai e urlando dalla paura, istintivamente, mi strinsi al braccio sinistro di quel demone. Come una bambina nascosi il viso contro il suo yukata aspettando che quel caos finisse. Quel maledetto rumore mi colse di sorpresa tanto da farmi piangere dalla paura.
Sesshomaru non si mosse, si impietrì di colpo. Il mio cuore, anche se con lentezza, tornò ad avere un battito regolare. Stretta a lui mi sentii al sicuro esattamente come con Inuyasha durante le notti tempestose a casa mia. Ebbi l'insana voglia di non volerlo lasciare andare e non capii se fosse unicamente per la sicurezza che mi stava donando oppure per il vano tentativo di dimostragli affetto. Spesso e volentieri, nei miei sogni più assurdi, si era presentata la sua figura di tremendo tiranno demoniaco, portatore di discordia e distruzione. Eppure, quando entravo nel mondo di Morfeo, non mi dispiaceva affatto incontrare lo youkai. Era tutto il contrario io ammiravo il demonio a causa di Rin. Di fatti capitava spesso che io tenessi la mano di quella bambina nei miei sogni. Forse per questo non mi dispiacque la presenza di Sesshomaru quella notte?
Anche se il demone mi odiava con tutto se stesso e bramava solo la mia morte... io... avrei solo voluto che le cose fossero andate diversamente....
Di colpo compresi l'orrendo errore che feci stringendomi a quel demone. Arrossendo vistosamente mi scostai dallo youkai d'un lampo. Chiedendogli umilmente perdono chinai il mio capo preoccupata a morte.
Avvampai per l'immenso imbarazzo che patii. Il mio comportamento infantile mi provocò vergogna ed ebbi il terrore che il demonio volesse punirmi. Anche se Rin mi raccontava spesso di come il suo padron-Sesshomaru la trattasse bene e di quanto stesse attento a lei, non potevo avere la certezza che lui non mi avrebbe usato violenza. Lo youkai aveva ridato la vita a quella bambina e per questo la piccola l'avrebbe servito fino alla fine dei suoi giorni.
Forse fu per questo che cambiai in parte idea su di lui...? trasformandolo ai miei occhi in qualcuno per cui serbare una stima latente? Infondo quale essere ridarebbe la vita ad una bambina orfana con un passato tanto terribile? ....Questo demonio lo fece.
Deglutendo a fatica fui sconvolta da me stessa. Non capii per quale ragione provai quelle strane sensazioni di conforto stando a contatto con quell'enigmatico demone.
Il fratello di Inuyasha fu ancora immobile. Pensai di avergli mancato di rispetto, o innervosito, o offeso, o peggio ancora. Con Paura tentai di far qualcosa.
" Sesshomaru, i- io..." lo chiamai preoccupata di una sua reazione brutale. Riaffiorarono alla mente i racconti di Inuyasha di colpo. Il ragazzo mi aveva raccontato, a suo tempo, le peggiori cose sul demonio e che fosse ben capace di scuoiare vivo un uomo senza alcun ripensamento. Morta dalla paura mi riavvicinai allo youkai con cautela. " i-io n-non.." dissi a stento sfiorando la manica rossa della sua veste bianca. D'un tratto, quel demone, si voltò. Mi prese per la vita e spingendomi contro di se.... Sesshomaru.. premette le sue labbra contro le mie.
Mi sentii ad un passo dal morir completamente.
Quella sua maledetta bocca tiepida fu sulla mia in un istante. Spalancai i miei occhi in preda al panico. Non capii cosa stesse succedendo. Il mio cuore sembrò uscirmi dal petto nuovamente. Divenni bollente. Fu un insano incubo il mio. Per quanta stima e attrazione abbia mai provato verso lo youkai io sapevo d'amare Inuyasha. Anche se provai delle sensazioni che con suo fratello mezzo-demone non percepii mai, sapevo che fosse sbagliato quel gesto. Fu del tutto insensato. Fu tutto privo di ogni logica. Nonostante dentro di me sapessi che fosse un errore... io non lo rifiutai e anzi mi lasciai trasportare.
Il mio cuore non smise di tamburellarmi nel petto. Lentamente chiusi i miei occhi e mi abbandonai al demonio.
Che nel profondo di me stessa, una parte di me desiderasse essere così vicina a lui? oppure fu proprio il tradimento che compii alle spalle di Inuyasha a farmi assaporare quel brio di sensazioni? forse fu esclusivamente una ripicca per quello che il mezzo-demone fece con Kikyo poco prima che spirasse? .
Poggiai le mie mani sul suo ampio petto mentre la sua presa si fece più salda come se non volesse lasciarmi più andare.
Che fosse per il freddo pungente della grotta? o per la mia stanchezza che non rifiutai quel mostro senza cuore? oppure fu solo il bisogno di affetto, di sentirmi protetta che mi spinse proprio tra le sue spire demoniache?
Probabilmente fu tutto questa matassa di sentimenti e ricordi che mi fece smarrire la ragione per una notte.
Quando sentii Sesshomaru allontanarsi dalla mia bocca pregai solo che mi baciasse una seconda volta. I miei occhi furono saldamente chiusi. Tremai nel sentire la sua grande mano sostare sulla mia guancia e il suo respiro soffiare sulle mie labbra. Il mio cuore risuonò fragorosamente per tutta la grotta. Mi mancò il respiro, sembrò che il demonio stesse lottando con tutto se stesso per impedire di baciarmi nuovamente. Immobile non credetti a quello che stesse accadendo. ' S-Se-Sesshomaru...' Lentamente il demonio si riappropriò della mia bocca e fu come morire per l'ennesima volta.
Fu questo il mio sbaglio, permettergli anche solo di baciarmi..
Baciandoci appassionatamente sentii la sua mano destra scendere verso le mie gambe. Fui troppo presa dalla sua bocca per potermi opporre. Con delicatezza mi accarezzò le cosce con i suoi artigli. Senza neanche accorgermene emisi dei sospiri. In medesimo istante, il demonio, né approfittò per approfondire quel bacio. Facendomi assaggiare la sua lingua gemetti cadendo vittima della sua brama.
Fu la prima volta che permisi a qualcuno di baciarmi in quel modo.
Fui completamente inesperta. Non seppi cosa fare. Inuyasha non mi aveva mai baciato in quel modo. La mano sinistra del demone abbandonò la mia guancia e scese al mio collo. La destra dello youkai risalì prendendo saldamente la mia vita così da costringermi contro di se. La mia camicetta bianca di colpo fu contro la veste di lui. Pian piano risposi alla lingua del demonio. Per la prima volta esplorai la bocca di un demonio. Mi sentii mancare nuovamente. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, io e il fratello maggiore di Inuyasha, cominciammo a baciarci ancor più appassionatamente. Assopita in quel vortice di sensazioni sentii le mani di quell'essere alzarmi la camicetta e inizialmente scoprì il mio stomaco. Il contatto con le sue mani contro la mia pelle non fece altro che mandarmi il cervello in panne.
Non so perché non dissi no. Il perché non lo respinsi. Il perché non pensai ad Inuyasha almeno per un istante. Forse Sesshomaru mi stregò con i suoi occhi. Eppure la nostra fu solo attrazione pura e indiscriminata?
So solo che entrambi ci cercammo senza tregua.
Istintivamente gli buttai le braccia al collo così da impedirgli che potesse sfuggire dalla mie labbra. Sentendo quelle dita risalire verso il mio petto gemetti impaurita. Mi mancava il fiato eppure lo youkai mi convinse a giocare con la sua lingua nuovamente.
Con delicatezza mi portò a terra e fu così che mi ritrovai sotto di lui.
Nessuno mai mi aveva sfiorato in quel modo. Invece di reagire e spingerlo via presi il viso dello youkai tra le mie mani così da impedirgli di lasciarmi. Il sangue macchiò il pavimento. La schiena mi bruciava ma non quanto il desiderio di sentire quel contatto. Una mano scese verso la mia umida gonna verde. Il demone l'alzò e accarezzando l'interno delle mie cosce risalì verso l'attaccatura che l'univa al resto del corpo. Infine si fermò al mio ventre per cercare di sfilare via l'indumento verdognolo. Portando la mano al mio sedere finalmente trovò la cerniera. Sentii una scossa elettrica quando riuscì ad abbassare la lampo. Stupita in pochi attimi sfilò via l'indumento verde e la gettò da qualche parte. Iniziai ad avere paura ma prontamente la bocca famelica dello youkai fu impegnata a mordicchiare il mio labbro inferiore. Senza neanche rendermene conto, sotto le grinfie di quel demone, seguirono a far compagnia alla mia gonna: la mia camicetta e la parte superiore del yukata del diavolo. Nessuno dei due credo avesse davvero idea di cosa stesse facendo. Anche se separati da un esile pezzo di stoffa, sentire i suoi pettorali perfetti contro la mia pelle facendomi impazzire. Mi fece girare la testa in un vortice di sensazioni così appaganti. Ondeggiammo in preda al ritmo frenetico del mio cuore. Quella maledetta schiena sembrò non farmi più male. Il principe mi baciò il collo per andare sempre più giù. Spezzò il mio respiro quando sentii la sua destra scendere verso la mia intimità e l'altra bloccarmi i fianchi.
Fu tutto così dannatamente sbagliato, così maledettamente piacevole.
" no aspetta.." supplicai con voce flebile sentendo le sue dita accarezzare una parte coperta dalla stoffa dei mie slip. " Sesshomaru..." lo supplicai sentendolo strapparmi di dosso il reggiseno improvvisamente. Impietrita non capii come avesse fatto ma, prendendo in bocca parte del mio petto, gemetti sentendo una nuova fiamma ardermi dentro.
Lui fu il primo ed unico a farmi tutto ciò.
Inizialmente lo implorai di smetterla, di lasciarmi andare per via del imbarazzo che provai ma...bloccandomi i polsi contro il terreno mi obbligò a sottostare al suo volere. " fermo!!" urlai sentendo la sua bocca mordicchiarmi divertito. " n-n-no..." gemetti mentre la sua lingua si spostò all'altro mio seno. Tentai di ribellarmi ma pian piano la mia preoccupazione, la paura e la vergogna furono sostituiti dal piacere. Ben presto mi abbandonai a quello che mi fece provare. Sentii quel demonio liberarmi i polsi e accarezzandomi il collo scese fino a afferrare parte del mio petto in una mano. Mi sentii così impotente e allo stesso tempo sottomessa. Lasciandomi gemetti impaurita, non avevo idea di cosa mi avrebbe fatto a quel punto. Tramante schiusi le mie palpebre per cercare i suoi diabolici occhi. D'un colpo sentii il demonio strapparmi con una manata l'ultimo indumento che avevo in dosso. Mi sentii pura creta nelle sue avide e possenti mani. Poteva fare di me quello che voleva e non mi sarei opposta in alcun modo.
Le nostre labbra che smettevano di unirsi; I nostri corpi erano l'uno contro l'altro senza nessun ostacolo che ci dividesse; Le sue mani che percorsero le mie curve delicatamente e freneticamente.... mi fecero bramare qualcosa di più. Tutto si svolse in pochi attimi: il demonio accarezzò quella parte inviolata di me stessa e gemetti nuovamente a gran voce.
Mi sentii perduta. Non riuscii più a ragionare. La sua mano si fermò tra le mie gambe. Respirai affannosamente a pochi centimetri dalle sue labbra maledette. Mi sentii strana: Tremavo e allo stesso tempo volevo che mi accarezzasse ancora. Nell'istante in cui, con le sue dita, varcò quella soglia inviolata mi sentii diversa. Fu incomprensibile, non avevo mai provato un piacere del genere. Non contento, il demone maggiore, lo fece ancora ed ancora fin quando non decise di andare più velocemente. Sottomessa a quel piacere che mi stava facendo provare iniziai a muovermi contro di lui sperando solo che non la smettesse. Diradando, poi, le sue dita mi sentii come divisa in due. Mi bloccai ansimando e saperai che non si fermasse. I suoi occhi furono di colpo così diversi, fu come vedere un oceano fatto di lussuria.
" t-ti..T-t-ti p-prego..!" supplicai cercando di riprendere le sue labbra. Sentii qualcosa bruciare dentro di me come se quel bastardo mi avesse ferito con i suoi artigli. Nel suo viso comparve una smorfia di compiacimento e continuando ad esercitare quella pressione mi obbligò a gemere a causa sua. Soddisfatto, il demonio, si fermò. Nascondendo il mio viso contro la sua spalla percepii le sue dita riprendere a fare entra ed esci lentamente. Durante quel suo movimento monotono udii uno strano rumore echeggiare per quella grotta. Fu uno squittio ripetitivo ma piacevole. Il diavolo si spinse sempre più in profondità e quando iniziai a lamentarmi mi lasciò andare. Rincontrai i suoi occhi brucianti, ardevano dal desiderio di possedere anche il più piccolo centimetro del mio corpo. Sorreggendosi sulle braccia, prese le mie gambe e le avvolse intorno alla sua vita. Cadde la mia attenzione sotto di me. Ansimai stremata ed ansiosa. La vista fu appannata come se stessi per perdere i sensi. Quando lo vidi slacciarsi i pantaloni mi coprii gli occhi piena di imbarazzo. Non volli indagare oltre su quello che avrebbe voluto fare. Non avevo mai visto un uomo nudo e non ero ancora pronta ad un passo del genere! Ancor prima che potessi dire o fare nulla percepii qualcosa di indicibilmente bollente, rigido e ampio, premere contro la mia femminilità. Il mio respiro divenne un sibilo. Non mi azzardai ad aprire gli occhi. Mi si gelò il sangue, sentii il demonio entrare con le sue dita e allargarmi fino al mio massimo. Gemendo non riuscii a sopportare tutto ciò. Tolsi le mani dal mio viso. Sentii qualcosa star per immettersi dentro di me a forza. Mi bruciò terribilmente e mi sentii trapassata da quella spada. Aprii i miei occhi per lo stato di Shock. Non capii cosa mi stesse facendo.
Si portò sopra il mio viso e osservandomi compiaciuto realizzai cosa stesse succedendo. Quel demonio maledetto stava tentando di entrare in me con se stesso. Sesshomaru, il principe dei demoni, l'odiato fratello di Inuyasha, stava cercando di unirsi a me. Celati sotto la sua frangetta non riuscii più a vedere i suoi occhi maledetti. Conficcai le mie unghie al suolo piena d'incredulità chiedendomi se lo volessi o meno. Ma ogni pensiero fu spezzato quando afferrò i miei fianchi con decisione e spingendomi, con un colpo secco, contro di lui, mi spezzò. Entrò violentemente dentro di me mordendomi la spalla. Urlai per via dell'immenso dolore che provai in un solo istante e fu lì che realizzai. Io e Lui facemmo Sesso. Io e il fratello maggiore della persona che amavo stavamo avendo uno squallido rapporto sessuale.
Cadde una lacrima dai miei occhi sentendo qualcosa essersi ormai rotto irrimediabilmente.
" Sesshomaru" lo chiamai non riuscendo a sopportare oltre quel maledetto dolore. Mi stava uccidendo. Non riuscì a smettere di disperarmi. " siete c-così s-stretta..." roco soffiò al mio orecchio poco prima che iniziò a muoversi con lentezza dentro di me. Mi feci baciare dalle sue calde labbra piene di peccato. Pian piano quelle fitte divennero sempre più sopportabili. Tra le sue braccia mi abituai a se stesso. Passo dopo passo quel tormento si tramutò in puro e semplice piacere. Le sue spinte gradualmente diventarono sempre più decise e veloci.
Gemetti senza freno in preda a quell'insostenibile e inappagabile ebrezza che mi donò. Sesshomaru affondò i suoi artigli nei miei fianchi e , non potendone più, risposi conficcando le mie unghie nelle sue possenti spalle. Mi feci massacrare lentamente dalle sue spinte disumane. In quel momento avrei distrutto l'intero mondo pur di non farlo smettere, pur di sentirlo agitarsi dentro di me ed essere mio. Desiderai solo che non mi lasciasse più andare. Percepii il suo respiro affannato contro le mie labbra. Persi ogni senso di realtà. La testa mi girò vorticosamente, inarcai la schiena sentendomi ad un passo dal poter toccare il cielo con un dito. Non riuscii più a emettere un suono. Mi sentii come se stessi per esplodere. Quel maledetto principe dei demoni non mi diede alcuna tregua. Mi si appannò la vista appannata. Mi sentii impotente, persa, ma allo stesso tempo appagate e dolorante. Fu come se delle fiamme invadessero il mio corpo. Cercai di farlo demordere stringendo la presa che ebbi sul suo corpo ma nulla. Non riuscii a sopportare quello che mi fece. Supplicai gli dei che mi lasciasse andare ma, in risposta, spinse con più decisione contro di me nonostante le mie preghiere. Mi sentii morire, non riuscii neanche più a respirare. I miei muscoli si contrassero uno dopo l'altro, non riuscii più ad entrare in contatto con il mio cervello. Il demonio non diede alcun cenno di cedimento e ringhiò furiosamente contro il mio orecchio. Fui sul procinto di arrivare ad un limite mai solcato nella mia breve esistenza. Il mio cuore sembrò che a momenti mi dovesse schizzare fuori dal petto. Non riuscii neanche a deglutire, fui paralizzata da quelle sensazioni. Fu come se mi stessi preparando a qualcosa ma non capii a cosa. Ad ogni spinta di lui quella soglia si assottigliava sempre più. Continuò fin quando sentii il diavolo dagli lunghi capelli argentati dare quel colpo deciso e ben assestato che mi fece arrivare all'estasi pura e semplice. Emisi un urlo con tutto il fiato che ebbi in gola liberandomi di tutto ciò che fino ad allora si era accumulato dentro di me. Contraendo tutti i miei muscoli in un unico e solo istante al loro apice, sentii qualcosa dentro di me uscire senza che potessi impedirlo. Diedi tutto quello che avevo fino all'ultima goccia e, contemporaneamente, mi sentii sazia e satura. Percepii qualcosa riempire la parte più profonda di me. Scottante e in estasi gemetti sentendo il bisogno di stringermi a quel demonio. Un brivido mi percosse il corpo e con stupore entrambi fummo preda di piccoli spasmi. Cercai di riprendere fiato inspirando a gran polmoni, mi sentii mancare.
Lo youkai poggiò la sua fronte contro la mia spalla. Il colosso con stanchezza ansimò per l'immenso sforzo appena compiuto.
Una lacrima cadde dai miei occhi senza che me ne rendessi conto.
Ancora frastornata percepii qualcosa colare tra di noi...
Fu un errore, lo stesso sbaglio che avrebbe segnato la mia condanna.. per sempre.
Mi svegliai di soprassalto.
Era mattina. Fortunatamente mi risvegliai nel mio letto. Fu solo un Incubo. Intontita mi alzai e andai a prepararmi. Finalmente era arrivata l'estate al tempio Higurashi. Mi diressi in bagno a sciacquarmi la faccia come ogni mattina.
Aprii l'acqua gelida del rubinetto e con le braccia mi sorressi alla sponda del lavandino . 'ancora questo sogno...' pensai rialzando il viso così da guardarmi allo specchio.
Sospirai sonoramente e mi bagnai il viso con l'acqua gelida. Cercai di non dar peso a quello che sognai e giurai che non mi sarei fatta rovinare la giornata tanto facilmente. Dopo tanto tempo sarei potuta stare per un po' con Lui, l'unica cosa che dava un senso a questa vita. Ri-avvitai il pomello e mi asciugai il viso. Dalle scale si udirono la sua tenera risatina. Scesi alcuni scalini. Osservai dalla cima delle scale quei tre. Lui era lì in cucina tra Sota e mia madre. Stavano cercando di preparare la pasta per i biscotti. Vi era un vero e proprio Caos. La farina era dappertutto : a terra, tra i capelli, in viso, sul tavolo e sui loro pigiami. Sorridendo scesi le scale lentamente tentando di non spezzare quell'allegria. Il piccolo era in piedi su di una sedia che rideva. Il suo tenero visetto era rivolto a mia madre.
Era ancora così piccolo.
Arrivata al piano terra, il cucciolo si voltò incontrando i miei occhi. Di sicuro aveva percepito la mia presenza. " Mamma!" Esclamò felice andandomi incontro. Allargando il mio sorriso, lo accolsi tra le mie braccia. Il mio amoruccio fu felicissimo. Si, Lui era il mio dolce tesoro, il mio bambino, il mio piccolo Yoshiro.
Fu così contento di poter star finalmente un po' con la sua mamma.
" Allora, che state facendo?" chiesi incuriosita aggiustando i capelli di mio figlio "ma che avete combinato?" feci una voce buffa " e perché sei tutto bianco?" domandai togliendogli la farina dalla sua testolina argentata.
" Fahina!" rispose chiudendo gli occhietti mentre si fece pulire imbarazzato.
" vedo , vedo.." conclusi sospirando. Più cresceva e più assomigliava a...suo padre. Aveva i suoi stessi capelli argentei ed erano lunghi quanto bastavano per nascondere le sue fattezze demoniache ovvero: la luna blu che aveva sulla fronte e le sue piccole orecchiette puntute. Aveva persino gli stessi fini occhi dorati di quel demonio maledetto. Erano due gocce d'acqua cosa che, giorno per giorno, mi dava pensiero. Senza accorgermene mi persi nei miei pensieri. Yoshiro mi guardò con aria interrogativa vedendomi lì ferma a osservarlo. Senza dargli troppo peso lo sentii prendere la mia mano. Strattonando la manica mi obbligò a rimettermi sulle mie gambe .
" vieni!!" mi disse trascinandomi da mia madre. Quei due, ridendo di gusto, mi raccontarono quello che fosse successo pochi attimi prima. Fu un semplice incidente di percorso il loro. Erano sempre stati dei combina guai. Il mio piccolo si rivolse a me con un tenero sorriso mentre io li rimproveravo per non aver fatto attenzione. Tutto ad un tratto Yoshiro si nascose. Abbracciando le mie gambe, con tanto amore mi chiese scusa. Aveva ancora 2 anni ma sapeva come comportarsi. Yoshiro era davvero ben educato, sempre solare, ma allo stesso tempo era restio a conoscere gente estranea. Lui era il mio tenero cucciolotto.
" mammina" mi tirò una gamba dei miei pantaloni "oggi, paco?" mi chiese ingenuamente rivolgendomi i suoi limpidi occhioni d'oro. Non riusciva ancora a pronunciare la r poverino.
" va bene, tesoro" annuii accarezzando la sua piccola testolina argentea. "ma prima dobbiamo lavarci e sistemarci" conclusi prendendolo in braccio.
" Si !" esultò felice poggiandosi alla mia spalla.
Salii le scale con il bambino che iniziò a parlare di cosa avremmo fatto al "paco". Lo feci scendere in bagno, subito cominciò a spogliarsi mentre io uscii un momento per andare nelle mia camera. Presi i suoi vestiti e tornai da lui. Tanto fu felice che non smise di parlare neanche per un secondo.
" poi...!" continuò togliendosi l'ultimo indumento che aveva in dosso. Lo aiutai prima che si facesse male e lo presi in braccio " bello!" esclamò felice come una pasqua. " qua-qua" prese le sue paperelle preferite. Aprii l'acqua e riempii la sua vaschetta di plastica.
" la mamma sarà libera per un po' " gli spiegai sorridendo " e potrà stare con te tutto il giorno" gli annunciai mettendolo dentro vasca.
" Siii!!!" urlò Yoshiro felice agitandosi come un anguilla. Lo lavai per bene con la sua spugnetta gialla. Da brava mamma, gli passai lo shampoo per bambini tra i capelli. Iniziai a sfregar per bene mentre il mio tesoro giocava ininterrottamente con i suoi animaletti di plastica.
" come hai fatto a sporcarti anche le orecchie?" gli chiesi incredula cercando di togliere la farina anche da lì.
" non lo shio" rispose guardandomi in mezzo alla nuvola schiumosa . Yoshiro ben presto iniziò ad agitarsi come una scimmietta. Con il passare del tempo diventava sempre più difficile lavarlo.
" Yoshi caro, sta fermo avanti!" lo supplicai mentre il bambino schizzò l'acqua da ogni parte.
" Mamma! " esultò buttandomi l'acqua di sopra. " qui me- me " disse abbracciandomi teneramente. Mi bagnò tutta la maglietta del pigiama e persino i pantaloni. Scuotendo il capo in quel momento ne approfittai per sciacquandogli la testa. " Bello!!" esultò con le sue guanciotte tutte rosse sotto la colonna d'acqua.
" sei un combina guai... " lo rimproverai scioccamente. Prendendolo di peso lo feci uscire. Lo asciugai con la sua tovaglia preferita. Mentre lo avvolgevo constatai che sembrasse una specie di burrito poverino. " ora ti mangio di baci!!" esclamai sbaciucchiandogli le guance mentre lui cercava di scappare ma non poteva opporsi per sua sfortuna. Dopo avergli fatto il solletico lo feci scendere ed iniziai a vestirlo. Non potevano mancare le sue mutandine con i super eroi ovviamente! Era una delle sue fissazioni. Subito dopo gli misi i suoi pantaloncini blu e una magliettina verde piena di scritte nere. Inspirai soddisfatta, sembrò un vero ometto. Rialzandomi da terra la vecchiaia iniziava a farsi sentire visto che mi fece male la schiena. Andai in camera mia mentre mio figlio mi seguì sperando di giocare ancora insieme. Entrai nella stanza, il mio piccolino si distese nel letto e iniziò a parlare del suo zietto preferito. Tra le sue parole sconnesse mi cambiai. Cercai di prendere uno dei mie soliti vestiti quando il mio tesorino mi bloccò dicendomi.
" questo!" mi supplicò prendendo un vestitino blu un po' scollacciato. Dopo la sua nascita ero restia a vestirmi in modo < < provocante > > .
" Ma no caro, questo non è adatto" dissi imbarazzatissima, non avevo idea da dove l'avesse pescato fuori.
" questo!!" mi rimproverò con rabbia. Ero troppo stanca per fare polemiche inutili.
" solo per questa volta" chinai il capo sconfitta. Lo accontentai pur di non sentire i suoi capricci.
" si!" esclamò Yoshiro mio sedendosi sul letto nuovamente.
E fu così mi misi quel benedetto vestito blu-elettrico scollato. Non mi sentivo a mio aggio con un indumento del genere. Io ero tipo da magliette larghe , jeans e camice.. altro che vestitini! Pronta, scesi, con sotto braccio una piccola borsetta nera. Yoshi mi seguì facendomi strada per la porta d'ingresso. Lo feci sedere sull'uscio della porta per mettergli le scarpine. Non si fece pregare affatto il piccolo furbetto.
" quando tornerete" Sentii la voce del nonno " vi aspetteranno degli ottimi biscotti" annunciò il vecchietto seduto vicino al tavolo della cucina con mia madre e Sota. Quei tre stavano facendo le forme dei biscotti in quell'istante.
" lo spero nonno" risposi indossando i mie sandali neri con un accenno di tacco.
" mi raccomando" si avvicinò alla porta il simpatico anziano " non fate tardi" si raccomandò in fine il bis-nonnino.
" si!" aprii la porta " sta tranquillo!" cercai di tranquillizzarlo " a tra poco" uscii con Yoshi che salutava tutti con la sua manina. Entrando nel vialetto, il piccolo prese saldamente la mia mano. Il nostro obbiettivo fu di dirigerci verso il parchetto a pochi passi da casa. Scendemmo la lunga scalinate di marmo e finalmente ci immettemmo nella strada della piazza principale. Parlando del più e del meno, Yoshiro, non riuscì a contenere la propria felicità. Durante il percorso, d'un tratto, se ne uscì con un "Mamma è bella!" con il suo viso pieno di felicità.
" ti ringrazio tanto" dissi arrossendo sentendomi così piccola. Era un vero don giovanni in miniatura quel piccolo birbantello.
Eppure un << sei bellissima >> detto da mio figlio valeva cento volte di più di mille uomini che potevano dire lo stesso. Arrivati sul posto invitai il tesorino ad andare a giocare con gli altri bambini. Senza perdere tempo corse verso un gruppetto di loro che stava giocando con la sabbia. Lo osservai mentre parlava con quei bambini e, senza problemi, iniziò a scavare insieme a loro. Sollevata tirai un respiro di sollievo, vederlo lì con gli altri piccoli mi fece solo piacere. Yoshi, per mia fortuna, era sempre stato accettato dagli altri bambini. In particolar modo sembrava far colpo sulle bambine della sua età.
Quel furbetto aveva un gran successo tra le femminucce senza che se ne rendesse conto. Spesso, era circondato da bambine che litigavano per chi doveva giocare con lui. Mio figlio non capiva il perché del loro comportamento ma ancora ne aveva di tempo. Per questo motivo Yoshiro chiamava < < strana > > quasi ogni bambina. Quante volte le mamme, vedendolo giocare con la propria figlia, tentavano di attaccare bottone in modo sfacciato e spesso anche delirante. Ma io non davo assolutamente confidenza a delle persone del genere. La cosa che ancora di più mi dava sui nervi era il fatto di evidenziare la mia giovane età, creavano un velo di compassione perché io non avevo un marito.. Avrei preferito ucciderle piuttosto che sentire quegli stupidi discorsi che mi facevano : di essere stata < < forte > > per aver deciso di crescere un bambino tutta da sola; che la mia vita doveva essere dura senza il padre di mio figlio accanto a me ed altro ancora..... La verità era che provavano compassione nei miei confronti per aver avuto appena da adulta il mio bambino. Ma Loro cosa ne potevano sapere di come mi sentissi? Non so come solo si permettevano di sputare sentenze su ciò che non sapevano? 'Stupide oche!' pensai con rabbia. Le odiavo con tutta l'anima.
Feci un bel respiro allontanando quei cattivi pensieri da me. Il mio bambino era fin troppo piccolo per creare dei legami affettivi con qualcuno , ben che meno con delle bambine! Yoshiro aveva: me, mia madre, mio fratello e il nonno. Non gli mancava assolutamente l'affetto di cui necessitava! 'che Padre e padre!' urlai mentalmente ' io sono entrambi per lui e nessuno può permettersi di dire il contrario.' Scuotendo la testa mi diressi verso un altalena. Mi sedetti a silenziosamente guardai mio figlio cercando di scacciare le mie paure, le preoccupazioni e il dolore. Vidi Yoshiro divertirsi nella sabbia con tutti gli altri bambini. Costruirono dei castelli così belli. Tutto ad un tratto però mi venne una stretta al cuore.
'E pensare....' piantai i piedi a terra ' che ebbi la malsana idea...' mi sentii così male ' di... non averti, figlio mio...' mi vennero le lacrime agli occhi ripensando a tutto quello che avevo vissuto prima di allora.
Quando distrussi la sfera nella mia mano tutto cambiò. Il mio viaggio maledetto finì per sempre. Naraku, fece in modo che fossi inghiottita dal pozzo senza avere la possibilità di ritorno nel Sengoku. Fui strappata dai miei amici letteralmente. Passati 2 mesi pieni di angoscia e disperazione per quel tragico addio, mi accorse che mi erano < < saltate > > per 2 volte di fila. Pensai subito ad un ritardo come sempre ne avevo avuti nella mia vita ma, riflettendoci su, non mi ricordai più quando ebbi le mestruazioni. Inorridii non avendo alcun ricordo recente. Rimembrai che l'ultima fu prima che morisse Kikyo. Trasalii e arrivai alla conclusione, di non aver avuto il ciclo dopo quella notte con quel demonio. Fece l'argo, nella mia povera psiche, il timore di poter essere incinta a causa sua.
Preoccupata a morte non riuscii a spiegarmi come mi fossi cacciata in un guaio del genere. Deglutii a fatica e mi decisi. Recuperai un paio di soldi e andai in farmacia a comprare un test di gravidanza. Anche se piena di vergogna cercai nella Farmacia. Ero così giovane... mi domandai cosa avrebbero pensato le persone del negozio. Quando fu vuota mi avvicinai al bancone e chiesi alla commessa il test. Lei mi diede quella scatolina senza batter ciglio anche se sapevo che lei mi giudicasse più degli altri. Mi diressi a casa nascondendo quel sacchetto nel mio zaino. Aspettai con pazienza che tutti fossero andati via. Andai in bagno, seguii tutte le istruzioni e aspettai quella ventina di secondi fatali. Il mio cuore andava a mille, non potendo credere che potessi essere rimasta incinta. Fu solo una assurdità e ancor di più che quel demone di Sesshomaru ne sarebbe stato il padre. Non ebbi il coraggio di guardare cosa c'era scritto. Se fosse stato positivo la mia vita sarebbe cambiata per sempre e quel segreto, che avrei giurato di portare nella tomba, sarebbe stato ancora più grave. Cercai di respirare ma non ci riuscii. Dopo aver riempito i polmoni mi voltai di scatto e piena di coraggio vidi cosa ci fosse scritto. Feci cadere per terra quel bastoncino maledetto. Le lacrime inondarono il mio viso. Ero distrutta. Il risultato del test fu positivo. Ero incinta. Mi sentii senza forze. Poggiando le spalle alla parete scivolai in terra preda delle lacrime. Fui disperata ,distrutta, incredula, preoccupata, impaurita e terrorizzata tutto in un istante. 'Come è successo?' mi chiesi stringendomi a me ' Cosa posso fare?' piansi convulsamente ' Cosa dovevo fare?' nascosi il mio viso tra le mani
Be..Dopo essermi sfogata con un sonoro pianto liberatore, iniziai a ragionare trovai come unica soluzione plausibile l'aborto. Io non volevo avere il figlio di un essere che mi aveva solo ingannato e usato per una notte. Nessuno avrebbe mai dovuto sapere niente di questa storia. Sarebbe stato un altro inconfessabile segreto che mi sarei portata nella tomba così da guadagnarmi un giorno l'inferno. Feci scomparire il test con attenzione, nella settimana seguente mi informai su dove poter fare una cosa del genere e la trovai. Parlai con una dottoressa di una clinica privata accordandoci per l'indomani stesso così avrei risolto il mio < < problema. > >
Non osavo neanche toccare la mia pancia per paura che potessi affezionarmi. Quella mattina stessa ritirai dal conto di mia madre la cifra di denaro necessaria per l'intervento. Alle 9 fui davanti alla struttura. Entrai insieme ai paramedici. Sembrava essere una normale clinica come tante altre. Il plesso si trovava in periferia. Vi entrai portando con me la mia borsa. Arrivata diedi il mio nome al infermiera che mi fece accomodare in una stanza dietro di lei.
Nonostante l'orario nella stanza c'erano già 2 ragazze della mia età che aspettavano il proprio turno. Mi sedetti in quella specie di panchina. Nessuno di noi ebbe il coraggio di parlare. Evitammo di guardarci in faccia. Su ognuno di noi vi ero il peso della decisione che mai una donna vorrebbe mai prendere cioè dare la vita o toglierla. Passato un po' di tempo sfiorai il mio ventre. Più le lancette dell'orologio scorrevano e più pensai di non essere tanto sicura della mia scelta. Alzando il mio sguardo mi ritrovai sola su quella panca incolore. Un medico con camice bianco, molto giovane, mi chiamò. Entrai nella sala. Cominciarono a farmi dei test per verificare il mio stato di salute. Cercò di tranquillizzarmi ma ebbi troppa paura. Mi portarono in un altra stanza per farmi fare un ecografia che, al dire del medico, servisse per prendere le coordinate del << agente patogeno >>. Il medico mi chiese se sapessi già a che mese fossi ma scossi la testa, non lo sapevo.
Applicò il gel sopra la mia pelle. Passando quello strano strumento sotto l'ombelico lo vidi nello schermo difronte a me. Era un essere tanto minuscolo, a mala pena riuscì a distinguere il suo corpicino. Non potei credere che fosse davvero mio figlio. Il dottore mi riferì che fossi già al 4° mese di gravidanza e anche lui sembrò esserne sorpreso. Non mostravo ancora i sintomi della gravidanza, però, il piccolo era lì che cresceva silenziosamente dentro di me. Il medico fece per togliere lo strumento ma fermai la sua mano pregandolo di farmi vedere ancora per un po' quel bambino a cui avrei dovuto rinunciare per il mio e il suo bene. Desiderai di voler restare lì per sempre, avrei voluto guardare il piccolo esserino tutto il giorno, avrei supplicato per guardare quel suo minuscolo cuoricino battere ancora e ancora. Lentamente lasciai la mano di quell'uomo. Mi vergognai come una ladra.
" va tutto bene signorina?" mi chiese.
" s-Si" ebbi la lacrime agli occhi. Non potevo tenere quel bambino e lo sapevo. Una volta che la visita finì mi fece accomodare fuori all'aperto. Accarezzai il mio ventre ripensando a quel piccolo esserino indifeso che stava crescendo dentro di me. Non fui più convinta della mia scelta. Realizzai di essere madre ma allo stesso tempo io sapevo che ero troppo giovane. Lui ero solo il frutto del peccato tra due maledetti che non pensarono neanche alle conseguenze. Mia madre mi avrebbe odiata così come Inuyasha se mai l'avesse saputo. Il suo sorriso si sarebbe tramutato orrore così come quello della gente intorno a me. Mio figlio sarebbe stato un mezzo-demone, un essere odiato da tutti e io con lui. Tenendo la testa tra le mani piombai in quell'abisso pieno di dolore. Poteva essere un abominio, un mostro senza volto ne arti... Poteva essere qualsiasi cosa ma... La cosa che davvero mi spezzò il cuore fu il ricordo di suo padre. Ricordai nitidamente il volto Sesshomaru poco prima che sparissi. Lui mi diede le spalle. Il mio corpo ebbe un battito e il vomito iniziò a salirmi in gola. Non fece nulla per aiutarmi, non fece nulla per impedire che andassi via. Nonostante gli altri gridassero il mio nome... Lui non fece nulla. Mi si spezzò il cuore in mille pezzi. Non avevo un lavoro né un uomo a cui fare affidamento. Io ero troppo giovane e sapevo che avrei spezzato il cuore della mia famiglia. L'infermiera si avvicinò a me. Senza dire una parola mi portò verso la sala dove sarebbe avvenuto l'intervento. Mi distesi nel lettino spogliata di tutto. Quel piccolo esserino era anche mio figlio ma avevo troppo paura. Mi portarono in una sala totalmente bianca con il medico che mi aveva seguito precedentemente. Mettei istintivamente le mia mani a protezione della mia pancia. Il medico indossava una mascherina bianca in volto e un camice verde. Nella sua mano strinse una siringa.
Il dottore era pronto per farmi l'anestesia. Avevo il cuore in gola , non volevo che si avvicinasse a me.
"Ditemi" mi chiese guardandomi negli occhi " siete convinta di farlo ?" domandò facendomi tremare alla paura.
" io..." sussurrai terrorizzata. Era giusto il momento di prendere la mia decisione. Tenerlo o No, questo era il dilemma. Avere una vita piane di difficoltà e piena di odio oppure rifarsi una vita convivendo con il peso di aver ucciso mio figlio. L'uomo si mosse verso di me. Prendendomi il braccio cercò la vena.
" non Dovete preoccuparvi, non sentirete nulla" mi rassicurò il dottore " una volta finito e come se non fosse mai accaduto signorina" concluse avvicinando la sua siringa. Eppure, poco prima che potesse conficcarmi quell'affare nella vena, lo spinsi via colpendo la sua mano. La siringa cadde mandando in frantumi la provetta di vetro." no!" Urlai in lacrime. " i-io... i-io " Ansimai guardando il medico sconvolto per la mia reazione. " io voglio questo bambino!" Esclamai in preda ai singhiozzi " anche se non avrà un padre" toccai il mio ventre " non m'importa" mi sedetti piangendo " è pur sempre mio figlio... non potrei sopportare di togliergli la vita.." conclusi nascondendo il mio viso tra le mie mani piena di vergogna. " LUI NON HA COLPA!" gridai al cielo.
" siete sicura...?" chiese il giocane medico togliendosi la mascherina" una volta superati i 5 mesi non potrete rinunciarvi se non a rischio della vostra vita" mi avvertì molto serio poggiando una mano sulla mia spalla.
Strinsi nella mia mano il camice che indossavo " non ci sarà alcun problema, perché lui vivrà con me" dissi con voce flebile accarezzando la mia pancia. " lavorerò.. farò di tutto per tenerlo con me..." cercai di asciugarmi le lacrime. Il dottore gettò la mascherina per terra e aprendo la porta chiamò un infermiera per portarmi via.
" spero che ce la faccia signorina" disse quando uscii. Non riuscii a smettere di piangere ma ero libera finalmente.
'Si, avevo tentato di ucciderlo,' pensai uscendo da quella spirale di ricordi dolorosi. 'Di sbarazzarmi di lui.' avevo le lacrime agli occhi 'Che razza di madre sono..?che razza di mostro di madre sono, per aver tentanto di toglierti la vita?' chiesi a me stessa vedendo Yoshiro giocare tranquillamente con i suo amichetti. ' di aver tentato di negarti il diritto di esistere, piccolo mio?' volevo scomparire dalla faccia della terra.
Scoppiai in lacrime per il rimorso di aver potuto concepire una cosa del genere.
" mamma.." Mi chiamò mio figlio correndo da me preoccupato. Si accorse del mio stato d'animo d'un lampo. " mammina..?" tolse le mani dal mio viso per cercare i miei occhi. Mi abbracciò stringendomi forte forte. Sapevo che stava cercando il modo per farmi smettere di piangere. " M-Mamma..." anche io lo strinsi.
'Perdonami.. perdonami..' supplicai mentalmente contraccambiando quel suo tenero abbraccio. Non avrei mai dovuto piangere in quel modo ma la colpa mi stava divorando l'anima.
" mamma no piangehe.." mi pregò singhiozzando tra le mie braccia .
'Perdona tua madre..' le mie lacrime macchiarono la terra ' perdonala per quello che stava per farti...figlio mio ' supplicai ancora una volta al mio bambino sperando che mai nella sua vita venisse a conoscenza di quel orrendo e disgustoso Segreto, ovvero che: la sua adorata mamma aveva pensato di non metterlo al mondo.
' perdonami, ti prego Yoshiro....'
__
Author notes:

Buona sera a tutti.
Dopo tempo e dopo anni dalla sua prima pubblicazione (che era solo un banale testo il quale sembrava un copione scritto da una bambina di prima elementare ) ecco tornare l'autrice con la sua ultima e definitiva ristesura della storia.

Dedico queste poche righe a chi ha scritto e a chi ha voluto anche solo leggere per curiosità quello che ho scritto. Non sto qui a scrivere i miei trascorsi ma sappiate che avvolte la vita è davvero imprevedibile.
Dopo essermi iscritta all'università ho rivisitato le miei priorità e fatto ordine nella mia vita.
L'evoluzione credo sia stata rilevante.  ( se ci fossero ancora piccoli errori vi prego di segnalarli in privato anche se credo non ce ne siano più. )

Grazie di cuore a tutti voi e Al prossimo capitolo.

Arrivederci.
   
 
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