I Love You...even Now.
Author: Eriet (Kagome 95 )
Chapter 1: Perdonami se puoi...
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Tutto ebbe inizio quel giorno. Ancora il nostro viaggio non era giunto al termine, il nemico non era stato sconfitto. Si preannunciava una notte tranquilla. Inuyasha mi aveva pregato di non andare ma non lo ascoltai e lo punii facendolo schiantare persino al suolo. Presi la mia roba così da prepararmi per il viaggio di rientro a casa. Dopo che tutto fu sistemato, giunse il tempo dei saluti. Sango, Miroku e Shippo mi augurarono buona fortuna mentre il mezzo-demone si lamentò del mio comportamento standosene a braccia conserte. Ovviamente non prestai particolare attenzione ad Inuyasha e ai suoi capricci. Salii sulla groppa del demone gatto distrattamente. Fra i miei sospiri, Kirara , prese il volo e fu così che ci dirigemmo verso l'indaco del cielo.
Anche se amavo quel mezzo-demone,
iniziai a rendermi conto che fosse davvero un bambino.
Dovevo fare ordine nei miei pensieri.
Erano successe troppe cose in quel periodo. Fu per questo che nutrii il
bisogno di staccare per un po' la spina. Il ricordo di quella notte in
cui Kikyo tornò nel regno dei morti mi tornò alla
mente prepotentemente. Quelle urla risuonarono nuovamente nella mia
mente facendomi sentire ancora più male e.. Kirara
curvò di colpo facendomi uscire da quel tunnel pieno di
angoscia.
A causa dei miei pensieri non prestai
attenzione a dove fossimo arrivate. Fu così che mi accorsi
all'ultimo istante d'essere quasi giunta alla mia meta.
Fu lì che
domandai al demone di lasciarmi ai margini della selva così
che lei potesse, in seguito, rientrare velocemente da Sango e gli
altri. La Nekomata, anche se titubante, esaudì la mia
richiesta. Perdendo quota mi fece scendere. La foresta era proprio
davanti a me.
La pantera dai denti a
sciabola non volle subito lasciarmi andar via. Specchiandomi nei suoi
occhietti castani vidi la sua preoccupazione ma stupidamente non volli
ascoltarla.
Accarezzai la fronte del
demone e la calmai dicendogli: "camminare non mi ucciderà di
certo, sta tranquilla." Dopo quel saluto così sofferto,
Kirara, varcò il cielo nuovamente e senza voltarsi
sparì tra le nubi.
Sollevata, mi resi conto
d'essere sola.
Tirai immediatamente un
enorme sospiro di sollievo. In verità non mi comportai in
quel modo per la bestiola, il mio fu puro egoismo.
Avevo un unico desiderio. Volevo solo
stare un po' tra me e me così da poter riflettere, anche ad
alta voce, su tutto ciò che era successo nelle settimane
precedenti.
Nell'arco di poco tempo vi
erano susseguite tantissime morti: l'uccisione di Hakudoshi,
l'assassinio del bambino di Naraku, la dipartita di Kagura e Kanna, la
caduta di Moryomaru ed infine Kikyo il quale spirò per la
seconda volta a causa di quel mostro maledetto.
Da un lato fu gratificante
sapere che quel pazzo di Naraku fosse finalmente solo ma, allo stesso
tempo, la sua nuova e potente forma ci devastò facendoci
cadere nel terrore.
Fin quanto e dove avrebbero potuto
spingersi i poteri del nostro mortale nemico? non lo sapevamo.
La sfera dei quattro spiriti
era caduta nelle sue inutili mani nonostante gli sforzi di tutti.
Veder morire, fra le proprie braccia,
la donna che amava... distrusse Inuyasha nel profondo. Ed anche se non
volevo ammetterlo, la dipartita di Kikyo, sconvolse anche me. Fra tutti
la sacerdotessa godeva di una certa immunità per via dei
sentimenti che nutriva l'Io di Naraku nei suoi confronti. Veder perire
quella donna in un modo tanto straziante mi fece solo orrore.
In principio vi era Onigumo, l'uomo
che aveva dato il via a questa storia. Egli bramava la sacerdotessa
Kikyo e la sfera dei quattro spiriti. Fu così che fece un
patto con i demoni che divorarono la sua anime per avere un nuovo corpo
e raggiungere il suo obbiettivo. Allora, una volta ottenuto il
gioiello, quale sarebbe stato il desiderio di quell'uomo se
non avere la donna che avrebbe sempre voluto possedere come un oggetto?
Dividere Kikyo da Inuyasha e avere la
sacerdotessa per l'eternità doveva essere il suo desiderio,
vero?
Niente di più Falso.
Quando l'anima di quella povera donna
sfiorò , con il suo tepore, il mio viso colmo di lacrime,
sparirono con se anche le poche certezze che io e i miei amici
nutrivamo nei confronti del nemico.
Io e gli altri non avevamo
più idea di quale sarebbe stato il desiderio di Naraku e
poco ce ne importava arrivati a quel punto.
Koga, dopo la perdita dei suoi
frammenti, rimase fuori dai giochi. Le poche cose positive che
accaddero in quel lasso di tempo furono: la rinascita di Koaku per
merito di Kikyo e il nuovo potere appena acquisito da Sesshomaru. '
già...' pensai ripercorrendo quei momenti fino al giorno in
cui gli occhi di quel bastardo fecero sussultare la mia anima.
Un tuono spezzò la quiete.
Fu come se lassù qualcuno avesse voluto impedirmi di pensare
a quel demonio.
Alzai il mio sguardo al cielo.
Orribilmente notai una matassa di nuvole color piombo muoversi con
estrema lentezza verso la grande Luna splendente.
Quella sera, il satellite lucente,
troneggiava sovrano nell'alto del mondo. Neppure la povera Luna sapeva
che ben presto sarebbe stata spodestata dalle tenebre. Lentamente la
sua luce venne ingoiata dalle nubi. Immediatamente accelerai il mio
passo. Caricai il mio zainetto giallo su entrambe le spalle ed ebbe
inizio la mia maratona.
Mi maledii mentalmente per non aver
approfittato della cortesia di Kirara.
Privata del faro lunare e persa tra la
fitta boscaglia, non riuscii a capire dove mi stessi dirigendo.
Nonostante avessi perso l'orientamento non mi persi d'animo. Proseguii
imperterrita. Sperai, nel profondo del mio cuore, che il temporale non
si scatenasse prima che io non fossi tornata a casa. A quel pensiero,
come se gli dei stessi udendole avessero voluto castigarmi, caddero
sulla mia fronte accaldata le prime gocce di pioggia che avrebbero
spezzato il silenzio.
' no!' esclamai mentalmente scuotendo
il capo ' devo sbrigarmi!!' fu quello che pensai poco prima che
cominciassi a correre tra le ombre.
La maledetta pioggia non
accennò a diminuire e in un attimo divenne
torrenziale. Un imponente lampo cadde al suolo seguito da un
fragoroso boato. Mi tremarono i timpani. Presa dallo spavento corsi al
massimo delle mie capacità. In preda al panico, mi illusi
d'essere vicina alla mia meta. A causa della mia velocità,
le gocce, si tramutarono in piccoli aghi incolori che senza ritegno
punsero il mio volto fradicio. Fui stupida. Invece di abbandonare il
mio proposito irrealizzabile, non mi fermai e proseguii sicura di poter
giungere al pozzo ancora in tempo.
Fu la mia insulsa ostinazione che mi
condusse verso il baratro.
Un altra saetta illuminò il
cielo. In quei pochi attimi di luce credetti di scorgere, a qualche
metro di distanza, il Goshinboku. Quel grande albero divino in cui
Kikyo aveva sigillato Inuyasha per 50 anni. Lo stesso arbusto
celestiale che si narrava, fra i rotoli del tempio, vi abitasse uno
spirito che proteggesse la mia famiglia fin dagli albori dell'Edo.
Provai un immensa gioia. Nonostante un
tuono risuonasse fragorosamente alle mie spalle, sorrisi pensando
d'essere finalmente a casa. Continuai così a correre ma
quell'albero non ricomparve mai. La pianta , come fosse un illusione,
si dissolse insieme alla scarica elettrica. Confusa non capii cosa
stesse succedendo. Stanca, sia per la corsa che per la pesante borsa
sulle mie spalle, decisi di fermarmi. Il cuore sembrò
uscirmi dal petto. Ansimante cercai di trascinare le mie gambe via di
lì. Tentai di riprendere un po' d'ossigeno ma fu
impossibile. Affannata e fradicia di pioggia mi fermai gettando quella
borsa per terra. Un gelido soffio di vento si alzò ed io
tremai ancor più di quanto avessi mai fatto prima di allora.
Scioccamente mi sforzai di proseguire. A stento, mossi qualche altro
passo tirando a me la manichetta gialla dello zainetto.
Sotto le fronde degli alberi, iniziai
a pensare a come poter sfuggire dalla tempesta che si era abbattuta. Mi
chiesi se, arrivata a quel punto, fossi mai riuscita a trovare un
riparo. L'insopportabile tintinnio della pioggia mi impedì
di elaborare ogni pensiero. Presi la testa fra le mani. Mi sforzai di
zittire quel caos. Proprio in quell'istante percepii qualcosa. Udii un
inquietante rumore che non poté di certo appartenere alla
burrasca. Furono dei rumori di passi a paralizzarmi. Mi si
gelò il sangue nelle vene. Il cuore perse un battito. L'
immonda paura che provai mi gettò nel panico. Gravarono su
di me inesorabilmente gli sguardi di esseri che... non poterono
appartenere al genere umano. Mi sentii morire. Pensai immediatamente
che fossero gli sgherri di Naraku venuti per togliermi di mezzo. Con il
cuore in gola portai la mia mano verso la tasca della borsa per trovare
qualcosa per difendermi. D'un lampo ricordai. Incredula non riuscii ad
accettare cosa avessi combinato. Per via di quello stupido litigio
avuto con Inuyasha dimenticai di portar via con me sia l'arco che le
frecce di Kikyo. Capii subito che sarei stata alla mercé di
quei mostri senza potermi opporre. Scossi la testa ed iniziai a negare
l'evidenza. Pensai che tutto ciò non potesse essere la
realtà, che stessi solo esagerando. Dissi a me stessa 'al
massimo saranno degli animali. ' minimizzai ' è solo frutto
della tua immaginazione, Kagome ' pensai che non vi fosse nessuno. Con
stanchezza mi alzai. Decisa mi voltai . Mi scontrai brutalmente con
l'orrenda verità.
In un primo momento non scorsi nulla.
Scioccamente tirai un sospiro di
sollievo. Fui felice di essere stata vittima solo delle mie paure. Risi
di me stessa. Mi presi pure in giro e scoppiai a ridere. Ma quella
serenità durò pochi attimi.
Tra le fronde di quegli
alberi così alti, delle ombre nere apparvero. I loro occhi
completamente rossi brillarono di luce propria. Fra le tenebre quegli
avvoltoi affamati stavano attendendo pazientemente di poter addentare
la propria preda.
Sembrò tutto un orrendo
incubo. Fui nel panico totale.
Istintivamente indietreggiai. Mi
sentii perduta. Uno di loro, vedendomi in quello stato,
ghignò divertito. Dei denti aguzzi sporsero dalle sue
labbra. Dai loro volti capii che fossero demoni assettati di sangue.
Capii immediatamente d'essere ad un passo dal perdere la vita. Fu
talmente tanta la paura che non ebbi neanche la forza di emettere alcun
suono.
Si svolse tutto volecemente. Di scatto
mi voltai nuovamente. Diedi le spalle a quei mostri. Lasciai
lì il mio zaino. Corsi come mai feci in tutta la mia vita.
Con il cuore in gola, sentii dietro di me quei bastardi saltar
giù dai rami. I demoniaci aguzzini iniziarono a rincorrermi
affamati. Terrorizzata urlai il nome di Inuyasha nel medesimo istante
in cui un altro tuono devastò la silenziosa foresta.
Le bestie assetate di sangue mi
inseguirono senza tregua. Per mia fortuna riuscii ad evitare i loro
artigli per un paio di volte. Sapevo perfettamente che sarebbe stata
solo questione di tempo e mi avrebbero presa. Fui in balia degli
elementi. Fui preda e loro cacciatori.
Chiamai mentalmente Inuyasha non so
quante volte. Pregai il mezzo-demone di venirmi a prendere. Supplicai
quel ragazzo di salvarmi la vita. Avevo bisogno di quello stupido
più che mai.
Gli sgherri di Naraku riuscirono a
stare alle mie calcagna nonostante i miei continui tentativi di
depistaggio. L'unico modo che trovai per guadagnare tempo fu non
smettere di correre. Da brava sottostai al loro gioco orrendo. Giurai a
me stessa che avrei venduto cara la pelle. All'ultimo istante mi
scansai. Utilizzai gli alberi che ebbi attorno come fossero degli
scudi. Rotolando alla mia sinistra sperai di averli seminati. Stanca e
stremata pensai d'avercela quasi fatta. Vidi alcuni mostri superarmi.
Mi tappai la bocca per evitare che potesse sfuggirmi qualcosa.
Respirando a fatica udii pian piano solo il rumore della pioggia.
Felice ispirai a gran polmoni. Alzai il mio viso al cielo. Il ritmo del
mio cuore cercò di tornare alla normalità. Non
sapevo dove fossero finiti quei demoni. Anche se riuscii a far
sì che non mi vedessero non sarei potuta rimanere
lì per sempre.
Mi alzai sulle mie gambe. Sapevo bene
che i demoni possedessero un ottimo olfatto. Poggiai la mia schiena
contro il tronco dell'albero.Allo stesso tempo, però, sapevo
che la pioggia mi dava un discreto vantaggio su di loro.
Mi feci coraggio. Trattenni
il respiro. Mi sporsi per vedere se vi fosse qualcuno.
Fortunatamente fui sola. Non
persi tempo e cominciai a correre in quella direzione. Un urlo
devastante alle mie spalle attirò la mia attenzione.
L'albero che mi aveva protetto divenne polvere sotto i demoniaci
artigli dell'oni. Vidi i suoi occhi, sapevo che sarei stata la
prossima. "INUYASHA!!" Urlai continuando a correre. Fu lì
che feci l'errore più grande della mia vita.
Voltandomi, per vedere se i demoni
fossero ancora dietro di me, non feci caso ad una roccia poco
più avanti. Quel masso segnò la mia condanna. A
causa della pioggia ci scivolai sopra. Persi l'equilibrio. Caddi
rovinosamente in avanti e, prima ancora che potessi toccar terra, quel
bastardo sfiorò la mia schiena con i suoi artigli.
Probabilmente, se non fossi inciampata, sarei stata fatta a pezzi.
Con un tonfo mi ritrovai contro la
fangosa terra. Gemetti dolorante. Sentii i suoi compagni mostruosi
avvicinarsi a me. Dal mio volto caddero le prime lacrime di terrore per
l'inevitabile destino che mi fu proposto. La Morte era lì
che mi osservava con i suoi tanti occhi scarlatti.
Il mio volto si rivolse ai miei
carnefici. Riuscii a vederli tutti nitidamente. Un gruppo di
giganteschi demoni di carnagione rossiccia si misero tutti in torno a
me. Le bestie indossavano pochi stracci che coprivano le loro vergogne.
I loro volti erano informi, al posto delle unghie sembravano avere dei
coltelli affilati. Quegli occhi bramarono carne umana e con essa il mio
sangue. Forse furono una decina o poco più. Tre di loro si
avvicinarono al demone che mi ferì gravemente. Tremai
vedendo quella mera espressione di compiacimento dipingersi sui loro
volti. Mi sentii un povero animale prossimo al macello. Le lacrime
scesero inondando il mio viso già umido. Desiderai solo di
fuggire, d'essere a casa mia con mia madre, mio nonno e Sota. Supplicai
che qualcuno venisse ad aiutarmi... Ma fui sola.
Pregai gli dei di fermare quell'incubo
eppure... quello non ero un sogno. Quello che stavo vivendo era la
realtà. Quella stessa realtà dove, quando la
morte chiama, nulla vi si può opporre.
Il maledetto essere si
avvicinò a me. Alzando i suoi artigli insanguinati al cielo,
il demonio, si preparò all'ultimo atto che avrebbe segnato
la mia condanna. Non emisi un fiato. Non sarebbe valso a nulla chieder
pietà a quegli assassini. Serrai le mie palpebre. Mi
disperai silenziosamente per la mia ingiusta fine. Pregai nuovamente in
vano Inuyasha di venirmi a salvare ma fu tutto inutile. Provai un
incommensurabile terrore per l'alone di morte che gravò d'un
lampo sulla mia anima. Avevo ancora così tante cose da fare,
da vivere, da cercare. Piansi come una bambina. Mi stavano portando via
l'unica cosa che avevo.
Un devastante tuono spezzò
la quiete che si era venuta a creare. Il cielo stesso
annunciò la mia morte al mondo. Tremai. Istintivamente mi
rannicchiai in posizione fetale nello sciocco tentativo di proteggermi.
Aspettai in silenzio la mia fine.
Non pensai a nulla.
Uno schiocco.
Un viscido suono di artigli trafiggere
le carni.
Un brivido mi percorse il corpo
intero. Aspettai con pazienza ma incredibilmente non patii alcun
dolore.
Seguirono le urla strazianti di
qualcuno in lontananza.
Non comprendendo cosa fosse successo
intorno a me schiusi gli occhi. Scorsi qualcosa. Inaspettatamente un
devastante lampo verdastro dilaniò i corpi dei demoni. A
pochi passi davanti a me apparve colui che mi salvò. Un uomo
dai lunghi e fini capelli argentati fu a pochi metri dal mio corpo.
Imperturbabile aspettò che i mostri facessero la loro mossa.
Con una morbida pelliccia su di una spalla, l'essere, si interpose fra
me e il mio boia. Con stupore notai che l'uomo indossasse uno
yukata bianco con dei motivi floreali rossi ai margini della veste.
Sopra il suo indumento vi era una scintillante armatura da guerriero.
Il mio salvatore, dandomi ancora le spalle, portò davanti a
se la sua spada e sembrò esser pronto a vibrare un altro
colpo devastante. Più l'osservai e più non
riuscii a capire chi fosse. Solo quando mosse la sua katana dando vita
ad una scarica di lampi verde smeraldo capii. Un unico essere era
capace di fare una cosa del genere.
Fui incredula. Il demonio che
ri-acquisì di recente l'arto sinistro fu lo stesso che mi
salvò quella sera. Per l'ennesima volta, il fratello
maggiore di Inuyasha, impedì che potessi trovare la pace
eterna.
" Sesshomaru.." Pronunciai quel nome
shockata.
Il fratellastro di Inuyasha, lo stesso
che un tempo cercò di uccidermi, mi salvò. Quel
demonio ammazzò, senza esitazione, i rimanenti mostri che
avevano bramato il mio sangue. Il gelido principe dei demoni, colui che
professava l'odio per gli esseri umani, mi salvò destando
dentro di me unicamente stupore e incredulità. Dopo
l'esecuzione, Sesshomaru, si voltò verso di me impugnando la
sua spada sporca di sangue. In quel medesimo istante, un devastante
lampo bianco ,cadde a pochi metri dietro il demonio illuminando il suo
volto umido e inespressivo. Scontrandomi con il suo sguardo glaciale un
pensiero mi balzò alla mente. Credetti che in
realtà lo youkai l'avesse fatto unicamente perché
desiderasse aver lui il privilegio di uccidermi. Impietrita
aspettai che facesse la sua mossa. Il demone con disinvoltura ripose la
sua arma nella fodera. Non capii il vero motivo per il quale mi avesse
salvato né il perché fosse lì eppure
fui solo felice d'essere ancora in vita.
Lentamente tentai di rialzarmi
nonostante quelle maledette ferite bruciassero più di mille
lame.
" T-ti ringrazio" pronunciai a stento
sorreggendomi sulle braccia. Stringendo i denti non riuscii a mantenere
quella posizione e ricaddi al suolo. Contrassi la mia bocca nel vano
tentativo di trattenere le urla di dolore. Non riuscii più a
muovermi. Riaprii gli occhi e vidi il demonio essere ad appena un passo
da me. Il fratellastro di Inuyasha mi osservò dall'alto
della sua altezza così come fa un dio che giudica con occhi
severi l'operato degli uomini. Non avrei mai dovuto
sforzarmi. Stavo perdendo molto sangue. Mi chiesi unicamente come sarei
riuscita a tornare a casa visto il mio stato.
Pensai che lo youkai mi avrebbe dato
il ben servito lasciandomi lì a morire di stenti.
Trattenendo le mie lacrime di dolore supplicai gli dei che il fratello
maggiore di Inuyasha non mi abbandonasse. Non sarei mai riuscita a
sopravvivere se fossi rimasta da sola. Inaspettatamente le mie
preghiere furono ascoltate. Il mio cuore perse un battito. Mi sentii
sollevare e quando schiusi le mie palpebre compresi cosa stesse
accadendo. Constatai, con immensa sorpresa, d'essere fra le braccia di
quel diavolo così imponente. Mi mancò il respiro.
Non ero mai stata così vicina alla sua persona.
M-Mi prese con se senza alcuna
esitazione.
"n- non devi" soffiai imbarazzata
mentre ero in preda ai gemiti di dolore. Non riuscii a tenere gli occhi
aperti. Poggiai la mia fronte contro il suo petto sentendomi male. Lui
non fece nulla. Lo sentii soltanto correre per la foresta. Stretta a
quel demone il tempo sembrò rallentare. Balzando tra gli
alberi sentii la sua presa farsi più salda come se avesse
paura che potessi scivolar via. Mi sentii al sicuro nonostante i
tremendi boati della burrasca diventassero più forti. Non so
quanto tempo passò ma in seguito la pioggia maledetta non
picchiettò più sul mio corpo. Il tintinnio delle
gocce d'acqua sembrò essere solo un lontano ricordo tutto ad
un tratto.
Schiusi nuovamente i miei occhi e
finalmente capii dove fossimo. Sesshomaru mi portò
all'interno di una grotta scavata nella roccia. Costernata da quel
dolore non potei evitare di lamentarmi e stringendo nella mia mano la
sua veste bianca cercai di farmi forza. Senza batter ciglio il demonio
mi posò accanto alla parete . Poggiai la mia nuca contro la
gelida roccia inevitabilmente. Maledissi gli dei per quel maledetto
bruciore. Probabilmente le unghia di quel bastardo dovevano essere
infette. Durante la mia agonia sentii i passi dello youkai echeggiare
in quella che sembrava essere una semplice grotta scavata nella roccia.
Mentre cercai di mettere a fuoco l'
immagine del demone notai che lui tenesse tra le mani dei rametti. Per
terra vi era un cumulo di cenere. Accatastando i legnetti su di esso vi
passò sopra la sua mano e, come per magia, si accese il
fuoco. Ancora una volta mi stupii delle sue abilità.
Infondo io non conoscevo
nulla sul suo conto. Lui ed io eravamo appena degli estranei se
non addirittura nemici. La stanchezza iniziò a
farsi sentire. Mi si chiusero gli occhi ma riuscii velocemente a
tornare in me stessa. Il mio unico compito era quello star sveglia se
volevo sopravvivere al gelo della notte. La mia mente così
iniziò a elaborare qualche forma di pensiero. La mia
attenzione fu catturata dal fratello maggiore di Inuyasha. Nonostante i
miei sforzi non riuscii a spiegarmi per quale motivo Sesshomaru mi
avesse strappato alla morte. 'Perché salvarmi?' pensai
sentendomi sempre peggio ' perché non lasciarmi agonizzante
nella foresta in balia degli elementi?' Sesshomaru si sedette al di
là del fuoco ' perché rimanere qui con me?'
cercai in vano i suoi occhi per trovare una risposta alle mie domande
' Forse....provi pietà nei miei
confronti?' porsi mentalmente la mia domanda allo youkai trattenendo le
lacrime di frustrazione.
Mi sentii meno di zero.
Neanche ero stata capace di badare a
me stessa. Se non fosse stato per quel demone sarei morta senza che
nessuno lo avesse saputo. Rin doveva averlo cambiato molto.
La piccola mi aveva
raccontato che Sesshomaru si era preso cura di lei. Nonostante lui
odiasse gli umani con tutto se stesso quel demonio decise di riportarla
in vita. Forse nel tempo aveva imparato che non tutti gli umani sono
feccia. Così come i demoni ci sono gente ripugnate e gente
meritevoli di stare in vita. Eppure mi chiesi se in verità
non vi fosse ben altro che spingesse Sesshomaru ad essere tanto
caritatevole nei miei confronti.
Il demone maggiore ignaro sedeva
difronte a me. Solo quelle labili fiammelle ci dividevano l'uno
dall'altra.
Vidi demonio poggiare anch'egli la sua
schiena contro la parete rocciosa. In solenne silenzio
aspettò con pazienza che la pioggia si placasse. Senza
degnarmi d' uno sguardo portò il suo volto verso l'entrata
dalla grotta.
La terribile tempesta che si
scatenò non lo fece scomporre per niente. Come me, anche
quell'essere, era fradicio di pioggia ma non tremava. Dalla sua
frangetta cadevano i residui della tempesta con apparente lentezza.
Con immenso sforzo mi
guardai intorno prima che lui si potesse accorgere che lo stessi
fissando. Cercai qualcosa che mi potesse aiutare per fasciare le mie
ferite. Fu una fortuna trovare un riparo come quello però
non era abbastanza visto le mie condizioni. Ebbi la vaga impressione
che fosse già stato utilizzato da qualcuno ma poco mi
importò.
Nell'umida grotta non
sembrò esserci vita. Pian piano i sibili del vento e il
picchiettio della pioggia sostituirono prepotentemente il silenzio fin
ad allora sovrano. Cercai di lottare contro il mio dolore ma non vi
riuscii. Gemendo toccai la mia schiena. Le ferite erano troppo fresche
per potersi rimarginare. Nonostante i miei lamenti strazianti lo youkai
non si voltò. Fu come se quel demone non sopportasse la mia
presenza. Infondo, non potei dargli torto, era stato fin troppo umano
fino ad allora.
Mordendomi le labbra poggiai
nuovamente la mia nuca contro la gelida roccia. Stavo perdendo molto
sangue e non capii come poter riuscire a curarmi. Pensai al mio
zainetto ma chissa quale fine orrenda fece.
Ispirai a gran polmoni.
Spossata e stanca poggiai anche la mia schiena lentamente contro la
roccia. La testa iniziò a pulsarmi come se mi avessero
colpito con un macigno.
Stavo perdendo gradualmente
lucidità. Anche se il dolore fu intenso sentii il bisogno di
poggiarmi a qualcosa. Il demonio, assorto a guardare la pioggia, non
badò a cosa facessi. Osservando la sua figura sbiadita notai
come quelle fiammelle rossicce si fossero letteralmente fuse con le sue
iridi dorate. Il suo viso inespressivo mi diede l'illusione che nulla
avrebbe mai potuto turbarlo. Ansimando notai quell'oro scintillare. I
suoi occhi ben presto catturarono la mia attenzione tanto da farmi
distrarre dall'agonia delle mie ferite. Piombò un silenzio
pieno del mio imbarazzo.
Compresi che pian piano quel demonio stesse diventando la mia
ossessione. Avevo bisogno del suo aiuto era evidente.
Sigillai i miei occhi cacciando via
quei pensieri " T-ti ringrazio.." sussurrai cercando d'assaporare il
tepore di quelle piccole fiamme il più possibile. Non
ricevetti alcuna risposta e così non ebbi più il
coraggio di parlare.
Mi sentii tremendamente in soggezione.
Con il fratello maggiore di Inuyasha era sempre stato così.
Fin dalla prima volta che lo conobbi, all'inizio del mio viaggio con
suo fratello, mi fece sentire così piccola e insignificante.
Sesshomaru era l'unica persona della mia vita per il quale provai
sempre un immenso timore. Conoscevo perfettamente la sua forza e quanta
ira covasse nei confronti del fratellastro. Nonostante il demonio fosse
stato così benevolo nei miei confronti nessuno poteva
assicurarmi che non lo facesse per poi trucidarmi in seguito. Lo youkai
mi detestava per essere un umana e per aver un legame con l'odiato
mezzo-sangue che disprezzava. Anche se mi aveva salvato la vita in
più di un occasione non mi sarei mai fidata ciecamente del
fratello maggiore di Inuyasha. 'Sesshomaru è solo un
manipolatore' strinsi la mia mano con rabbia ripensando ad
Izayoi ' un demonio in tutto e per tutto.' cercai di
combattere contro il mio male.
Pian piano iniziai a tremare per il
freddo nonostante i miei sforzi per nasconderlo agli occhi dello
youkai. Il fratello maggiore di Inuyasha, annoiato, si sfilò
di dosso la sua armatura per riporla di fianco a se. Seguirono poi le
sue spade e così rimase con solo indosso il suo yukata
bianco. Il vento soffiò nuovamente. Il freddo
trapanò le mie ossa e inevitabilmente il mio corpo non
riuscì quasi più a muoversi.
L'idea di quel demonio in fondo non
sembrò essere così malvagia. C'era freddo e non
sarebbe stata una mossa intelligente tenere in dosso la sua
attrezzatura. E poi, neanche volendo, non avrei potuto attaccarlo.
Lo youkai riportò
nuovamente il suo sguardo verso l'uscita così da ignorarmi
ancora una volta. Seppur fosse un demone, a differenza dei suoi simili,
Sesshomaru possedeva una mente calcolatrice da non sottovalutare. Il
demone maggiore era tutto l'opposto del fratello. Mentre Inuyasha era:
stupido, rozzo e molto ingenuo ; il diavolo dai capelli argentei era:
astuto, fine e intelligente. 'Probabilmente' pensai in balia degli
elementi ' lo youkai è diventato così per il suo
passato ' deglutii sentendomi perduta. Sesshomaru era l'esempio
lampante di chi preferisce annullare se stesso per diventare un puro
essere fatto d'odio. Il risentimento nei confronti del fratello minore
l'avevano reso un mostro assetato di vendetta.
Potei ben comprendere il trauma che
subirono quei due. L'aver perso un padre li aveva distrutti entrambi.
Chi per non averlo mai conosciuto; Chi per averlo visto morire davanti
ai suoi occhi. Purtroppo anch'io comprendevo bene cosa significasse
essere impotenti davanti al destino. Essere troppo orgogliosi non porta
mai nulla di buono ma chi potrebbe mai capire cosa potrebbe pensare un
essere come Sesshomaru? Nessuno. Le mie erano solo congetture. Infondo
lui era solo un demone.
Anche se lentamente quel dolore si
attenuò. Chiusi gli occhi e mi sentii sempre più
stanca tanto che nutrii il desiderio di dormire. Mi abbandonai contro
la parete di roccia, iniziai a perdere la sensibilità del
mio corpo. La vista si fece appannata e non potei evitare di
sigillare i miei occhi.
Poco prima che perdessi i sensi una
voce mi riportò alla realtà.
" Cosa ci facevate qui, donna?"
echeggiò la voce di Sesshomaru nella mia mente. Con immenso
sforzo riaprii le palpebre. Vidi quel demonio guardandomi con i suoi
occhi gelidi tutta ad un tratto.
Ebbi il cuore in gola." i-io.."
risposi a stento e confusa. " Stavo tornando a casa.. e s-sono stata
sorpresa da dei demoni..come hai visto.." Conclusi con voce
tremante toccandomi la fronte dolorante. Intontita dal sonno credetti
che il demonio volesse scrutare fin dentro la mia anima per capire se
quella fosse la verità o meno. Mi si contorse lo stomaco per
via della tensione.
" dite il pozzo?" chiese l'essere
scostante.
" esattamente.. " annui tremando
nuovamente per il freddo " erano gli emissari di Naraku, non
è così?" chiesi stringendo nella mia mano il
braccio destro nel vano tentativo di riscaldarmi.
" no" soffiò lo youkai
seccamente.
" c-ca-capisco" dissi sentendomi
gelare. Stringendomi a me cercai di trovare un po' di calore. Lo
sguardo dello youkai divenne ancor più carico d'odio e non
ne capii il motivo. Non fu colpa mia se mi sentii male. Ebbi un
principio di ipotermia. Sentii il mio viso scottare. Le mie gambe
sembrarono essere diventate di pietra. Anche se mi portò via
da quel posto non ero fuori pericolo.
Vidi lo youkai alzarsi come se fosse
costretto. Girò intorno al fuoco. Avvicinandosi a me
credetti che avesse voluto picchiarmi solo per farmi star zitta. Chiusi
gli occhi per paura di quello che stesse per farmi ma il demone
maggiore, semplicemente, si sedette alla mia destra coprendomi
dall'entrata. Mi apparve un ingenuo tentativo di volermi riparare dal
vento che proveniva dall'esterno. Fu così che mi ritrovai ad
appena un passo da lui. Mosse quella che sembrò essermi una
coda e la poggiò sopra le mie ginocchia. Teneva
così caldo quel morbido batuffolo bianco. Portandola al mio
petto lo ringraziai di tutto cuore ma non ottenni alcuna risposta. Fui
così insospettita dalla sua gentilezza. Pensai che il suo
vero intento fosse di strapparmi qualche informazione su Naraku e
quindi doveva tenermi in vita finché non avessi parlato. Lo
sguardo di Sesshomaru tornò fuori dalla grotta. Il
fuoco, nel frattempo, si stava consumando inesorabilmente.
Vedendolo per la prima volta senza
quell'armatura e la sua coda mi sembrò essere un altro.
Più mi sforzavo di capire e più le mie domande
non trovarono risposta. Di colpo mi sentii arrossire, mi resi conto
d'essere davvero fin troppo vicina a lui. Abbassando il mio sguardo
notai con orrore che la mia camicetta bianca facesse trasparire le mie
forme. Forse fu per questo che lo youkai distolse più volte
lo sguardo da me.
Sesshomaru era sempre stato un essere
di bel aspetto, negherei se dicessi il contrario e fu per questo motivo
che mi sentii davvero a disaggio. Mi sentii così stupida. Il
demonio portò distrattamente il suo viso verso il fuoco.
Persino quelle fiamme non avrebbero potuto sciogliere i suoi occhi di
ghiaccio. Non riuscii più a distogliere lo sguardo dalla sua
persona e avvampando cercai di tornare in me. Tentai con ogni mezzo di
trovare le parole per spezzare l' insostenibile silenzio. Poco prima
che io dessi fiato alla bocca, all'improvviso, un tuono cadde fragoroso
vicino all'uscita. Sobbalzai e urlando dalla paura, istintivamente, mi
strinsi al braccio sinistro di quel demone. Come una bambina nascosi il
viso contro il suo yukata aspettando che quel caos finisse. Quel
maledetto rumore mi colse di sorpresa tanto da farmi piangere dalla
paura.
Sesshomaru non si mosse, si
impietrì di colpo. Il mio cuore, anche se con lentezza,
tornò ad avere un battito regolare. Stretta a lui mi sentii
al sicuro esattamente come con Inuyasha durante le notti tempestose a
casa mia. Ebbi l'insana voglia di non volerlo lasciare andare e non
capii se fosse unicamente per la sicurezza che mi stava donando oppure
per il vano tentativo di dimostragli affetto. Spesso e volentieri, nei
miei sogni più assurdi, si era presentata la sua figura di
tremendo tiranno demoniaco, portatore di discordia e distruzione.
Eppure, quando entravo nel mondo di Morfeo, non mi dispiaceva affatto
incontrare lo youkai. Era tutto il contrario io ammiravo il demonio a
causa di Rin. Di fatti capitava spesso che io tenessi la mano di quella
bambina nei miei sogni. Forse per questo non mi dispiacque la presenza
di Sesshomaru quella notte?
Anche se il demone mi odiava con tutto
se stesso e bramava solo la mia morte... io... avrei solo voluto che le
cose fossero andate diversamente....
Di colpo compresi l'orrendo errore che
feci stringendomi a quel demone. Arrossendo vistosamente mi scostai
dallo youkai d'un lampo. Chiedendogli umilmente perdono chinai il mio
capo preoccupata a morte.
Avvampai per l'immenso imbarazzo che
patii. Il mio comportamento infantile mi provocò vergogna ed
ebbi il terrore che il demonio volesse punirmi. Anche se Rin mi
raccontava spesso di come il suo padron-Sesshomaru la trattasse bene e
di quanto stesse attento a lei, non potevo avere la certezza che lui
non mi avrebbe usato violenza. Lo youkai aveva ridato la vita a quella
bambina e per questo la piccola l'avrebbe servito fino alla fine dei
suoi giorni.
Forse fu per questo che cambiai in
parte idea su di lui...? trasformandolo ai miei occhi in qualcuno per
cui serbare una stima latente? Infondo quale essere ridarebbe la vita
ad una bambina orfana con un passato tanto terribile? ....Questo
demonio lo fece.
Deglutendo a fatica fui sconvolta da
me stessa. Non capii per quale ragione provai quelle strane sensazioni
di conforto stando a contatto con quell'enigmatico demone.
Il fratello di Inuyasha fu ancora
immobile. Pensai di avergli mancato di rispetto, o innervosito, o
offeso, o peggio ancora. Con Paura tentai di far qualcosa.
" Sesshomaru, i- io..." lo chiamai
preoccupata di una sua reazione brutale. Riaffiorarono alla mente i
racconti di Inuyasha di colpo. Il ragazzo mi aveva raccontato, a suo
tempo, le peggiori cose sul demonio e che fosse ben capace di scuoiare
vivo un uomo senza alcun ripensamento. Morta dalla paura mi riavvicinai
allo youkai con cautela. " i-io n-non.." dissi a stento sfiorando la
manica rossa della sua veste bianca. D'un tratto, quel demone, si
voltò. Mi prese per la vita e spingendomi contro di se....
Sesshomaru.. premette le sue labbra contro le mie.
Mi sentii ad un passo dal morir
completamente.
Quella sua maledetta bocca tiepida fu
sulla mia in un istante. Spalancai i miei occhi in preda al panico. Non
capii cosa stesse succedendo. Il mio cuore sembrò uscirmi
dal petto nuovamente. Divenni bollente. Fu un insano incubo il mio. Per
quanta stima e attrazione abbia mai provato verso lo youkai io sapevo
d'amare Inuyasha. Anche se provai delle sensazioni che con suo fratello
mezzo-demone non percepii mai, sapevo che fosse sbagliato quel gesto.
Fu del tutto insensato. Fu tutto privo di ogni logica. Nonostante
dentro di me sapessi che fosse un errore... io non lo rifiutai e anzi
mi lasciai trasportare.
Il mio cuore non smise di
tamburellarmi nel petto. Lentamente chiusi i miei occhi e mi abbandonai
al demonio.
Che nel profondo di me stessa, una
parte di me desiderasse essere così vicina a lui? oppure fu
proprio il tradimento che compii alle spalle di Inuyasha a farmi
assaporare quel brio di sensazioni? forse fu esclusivamente una ripicca
per quello che il mezzo-demone fece con Kikyo poco prima che spirasse? .
Poggiai le mie mani sul suo ampio
petto mentre la sua presa si fece più salda come se non
volesse lasciarmi più andare.
Che fosse per il freddo pungente della
grotta? o per la mia stanchezza che non rifiutai quel mostro senza
cuore? oppure fu solo il bisogno di affetto, di sentirmi protetta che
mi spinse proprio tra le sue spire demoniache?
Probabilmente fu tutto questa matassa
di sentimenti e ricordi che mi fece smarrire la ragione per una notte.
Quando sentii Sesshomaru allontanarsi
dalla mia bocca pregai solo che mi baciasse una seconda volta. I miei
occhi furono saldamente chiusi. Tremai nel sentire la sua grande mano
sostare sulla mia guancia e il suo respiro soffiare sulle mie labbra.
Il mio cuore risuonò fragorosamente per tutta la grotta. Mi
mancò il respiro, sembrò che il demonio stesse
lottando con tutto se stesso per impedire di baciarmi nuovamente.
Immobile non credetti a quello che stesse accadendo. '
S-Se-Sesshomaru...' Lentamente il demonio si riappropriò
della mia bocca e fu come morire per l'ennesima volta.
Fu questo il mio sbaglio, permettergli
anche solo di baciarmi..
Baciandoci appassionatamente sentii la
sua mano destra scendere verso le mie gambe. Fui troppo presa dalla sua
bocca per potermi opporre. Con delicatezza mi accarezzò le
cosce con i suoi artigli. Senza neanche accorgermene emisi dei sospiri.
In medesimo istante, il demonio, né approfittò
per approfondire quel bacio. Facendomi assaggiare la sua lingua gemetti
cadendo vittima della sua brama.
Fu la prima volta che permisi a
qualcuno di baciarmi in quel modo.
Fui completamente inesperta. Non seppi
cosa fare. Inuyasha non mi aveva mai baciato in quel modo. La mano
sinistra del demone abbandonò la mia guancia e scese al mio
collo. La destra dello youkai risalì prendendo saldamente la
mia vita così da costringermi contro di se. La mia camicetta
bianca di colpo fu contro la veste di lui. Pian piano risposi alla
lingua del demonio. Per la prima volta esplorai la bocca di un demonio.
Mi sentii mancare nuovamente. Come se fosse la cosa più
naturale del mondo, io e il fratello maggiore di Inuyasha, cominciammo
a baciarci ancor più appassionatamente. Assopita in quel
vortice di sensazioni sentii le mani di quell'essere alzarmi la
camicetta e inizialmente scoprì il mio stomaco. Il contatto
con le sue mani contro la mia pelle non fece altro che mandarmi il
cervello in panne.
Non so perché non dissi no.
Il perché non lo respinsi. Il perché non pensai
ad Inuyasha almeno per un istante. Forse Sesshomaru mi
stregò con i suoi occhi. Eppure la nostra fu solo attrazione
pura e indiscriminata?
So solo che entrambi ci cercammo senza
tregua.
Istintivamente gli buttai le braccia
al collo così da impedirgli che potesse sfuggire dalla mie
labbra. Sentendo quelle dita risalire verso il mio petto gemetti
impaurita. Mi mancava il fiato eppure lo youkai mi convinse a giocare
con la sua lingua nuovamente.
Con delicatezza mi portò a
terra e fu così che mi ritrovai sotto di lui.
Nessuno mai mi aveva sfiorato in quel
modo. Invece di reagire e spingerlo via presi il viso dello youkai tra
le mie mani così da impedirgli di lasciarmi. Il sangue
macchiò il pavimento. La schiena mi bruciava ma non quanto
il desiderio di sentire quel contatto. Una mano scese verso la mia
umida gonna verde. Il demone l'alzò e accarezzando l'interno
delle mie cosce risalì verso l'attaccatura che l'univa al
resto del corpo. Infine si fermò al mio ventre per cercare
di sfilare via l'indumento verdognolo. Portando la mano al mio sedere
finalmente trovò la cerniera. Sentii una scossa elettrica
quando riuscì ad abbassare la lampo. Stupita in pochi attimi
sfilò via l'indumento verde e la gettò da qualche
parte. Iniziai ad avere paura ma prontamente la bocca famelica dello
youkai fu impegnata a mordicchiare il mio labbro inferiore. Senza
neanche rendermene conto, sotto le grinfie di quel demone, seguirono a
far compagnia alla mia gonna: la mia camicetta e la parte superiore del
yukata del diavolo. Nessuno dei due credo avesse davvero idea di cosa
stesse facendo. Anche se separati da un esile pezzo di stoffa, sentire
i suoi pettorali perfetti contro la mia pelle facendomi impazzire. Mi
fece girare la testa in un vortice di sensazioni così
appaganti. Ondeggiammo in preda al ritmo frenetico del mio cuore.
Quella maledetta schiena sembrò non farmi più
male. Il principe mi baciò il collo per andare sempre
più giù. Spezzò il mio
respiro quando sentii la sua destra scendere verso la mia
intimità e l'altra bloccarmi i fianchi.
Fu tutto così dannatamente
sbagliato, così maledettamente piacevole.
" no aspetta.." supplicai con voce
flebile sentendo le sue dita accarezzare una parte coperta
dalla stoffa dei mie slip. " Sesshomaru..." lo supplicai sentendolo
strapparmi di dosso il reggiseno improvvisamente. Impietrita non capii
come avesse fatto ma, prendendo in bocca parte del mio petto, gemetti
sentendo una nuova fiamma ardermi dentro.
Lui fu il primo ed unico a farmi tutto
ciò.
Inizialmente lo implorai di smetterla,
di lasciarmi andare per via del imbarazzo che provai ma...bloccandomi i
polsi contro il terreno mi obbligò a sottostare al suo
volere. " fermo!!" urlai sentendo la sua bocca mordicchiarmi divertito.
" n-n-no..." gemetti mentre la sua lingua si spostò
all'altro mio seno. Tentai di ribellarmi ma pian piano la mia
preoccupazione, la paura e la vergogna furono sostituiti dal piacere.
Ben presto mi abbandonai a quello che mi fece provare. Sentii quel
demonio liberarmi i polsi e accarezzandomi il collo scese fino a
afferrare parte del mio petto in una mano. Mi sentii così
impotente e allo stesso tempo sottomessa. Lasciandomi gemetti
impaurita, non avevo idea di cosa mi avrebbe fatto a quel punto.
Tramante schiusi le mie palpebre per cercare i suoi diabolici occhi.
D'un colpo sentii il demonio strapparmi con una manata l'ultimo
indumento che avevo in dosso. Mi sentii pura creta nelle sue avide e
possenti mani. Poteva fare di me quello che voleva e non mi sarei
opposta in alcun modo.
Le nostre labbra che smettevano di
unirsi; I nostri corpi erano l'uno contro l'altro senza nessun ostacolo
che ci dividesse; Le sue mani che percorsero le mie curve delicatamente
e freneticamente.... mi fecero bramare qualcosa di più.
Tutto si svolse in pochi attimi: il demonio accarezzò quella
parte inviolata di me stessa e gemetti nuovamente a gran voce.
Mi sentii perduta. Non riuscii
più a ragionare. La sua mano si fermò tra le mie
gambe. Respirai affannosamente a pochi centimetri dalle sue labbra
maledette. Mi sentii strana: Tremavo e allo stesso tempo volevo che mi
accarezzasse ancora. Nell'istante in cui, con le sue dita,
varcò quella soglia inviolata mi sentii diversa. Fu
incomprensibile, non avevo mai provato un piacere del genere. Non
contento, il demone maggiore, lo fece ancora ed ancora fin quando non
decise di andare più velocemente. Sottomessa a quel piacere
che mi stava facendo provare iniziai a muovermi contro di lui sperando
solo che non la smettesse. Diradando, poi, le sue dita mi sentii come
divisa in due. Mi bloccai ansimando e saperai che non si fermasse. I
suoi occhi furono di colpo così diversi, fu come vedere un
oceano fatto di lussuria.
" t-ti..T-t-ti p-prego..!" supplicai
cercando di riprendere le sue labbra. Sentii qualcosa bruciare dentro
di me come se quel bastardo mi avesse ferito con i suoi artigli. Nel
suo viso comparve una smorfia di compiacimento e continuando ad
esercitare quella pressione mi obbligò a gemere a causa sua.
Soddisfatto, il demonio, si fermò. Nascondendo il mio viso
contro la sua spalla percepii le sue dita riprendere a fare entra ed
esci lentamente. Durante quel suo movimento monotono udii uno
strano rumore echeggiare per quella grotta. Fu uno squittio ripetitivo
ma piacevole. Il diavolo si spinse sempre più in
profondità e quando iniziai a lamentarmi mi
lasciò andare. Rincontrai i suoi occhi brucianti, ardevano
dal desiderio di possedere anche il più piccolo centimetro
del mio corpo. Sorreggendosi sulle braccia, prese le mie gambe e le
avvolse intorno alla sua vita. Cadde la mia attenzione sotto di me.
Ansimai stremata ed ansiosa. La vista fu appannata come se stessi per
perdere i sensi. Quando lo vidi slacciarsi i pantaloni mi coprii gli
occhi piena di imbarazzo. Non volli indagare oltre su quello che
avrebbe voluto fare. Non avevo mai visto un uomo nudo e non ero ancora
pronta ad un passo del genere! Ancor prima che potessi dire o fare
nulla percepii qualcosa di indicibilmente bollente, rigido e ampio,
premere contro la mia femminilità. Il mio respiro divenne un
sibilo. Non mi azzardai ad aprire gli occhi. Mi si
gelò il sangue, sentii il demonio entrare con le sue dita e
allargarmi fino al mio massimo. Gemendo non riuscii a sopportare tutto
ciò. Tolsi le mani dal mio viso. Sentii qualcosa star per
immettersi dentro di me a forza. Mi bruciò terribilmente e
mi sentii trapassata da quella spada. Aprii i miei occhi per
lo stato di Shock. Non capii cosa mi stesse facendo.
Si portò sopra il mio viso
e osservandomi compiaciuto realizzai cosa stesse succedendo. Quel
demonio maledetto stava tentando di entrare in me con se stesso.
Sesshomaru, il principe dei demoni, l'odiato fratello di Inuyasha,
stava cercando di unirsi a me. Celati sotto la sua frangetta non
riuscii più a vedere i suoi occhi maledetti. Conficcai le
mie unghie al suolo piena d'incredulità chiedendomi se lo
volessi o meno. Ma ogni pensiero fu spezzato quando afferrò
i miei fianchi con decisione e spingendomi, con un colpo secco, contro
di lui, mi spezzò. Entrò violentemente dentro di
me mordendomi la spalla. Urlai per via dell'immenso dolore che provai
in un solo istante e fu lì che realizzai. Io e Lui facemmo
Sesso. Io e il fratello maggiore della persona che amavo stavamo avendo
uno squallido rapporto sessuale.
Cadde una lacrima dai miei occhi
sentendo qualcosa essersi ormai rotto irrimediabilmente.
" Sesshomaru" lo chiamai non riuscendo
a sopportare oltre quel maledetto dolore. Mi stava uccidendo. Non
riuscì a smettere di disperarmi. " siete
c-così s-stretta..." roco soffiò al mio orecchio
poco prima che iniziò a muoversi con lentezza dentro di me.
Mi feci baciare dalle sue calde labbra piene di peccato. Pian piano
quelle fitte divennero sempre più sopportabili. Tra le sue
braccia mi abituai a se stesso. Passo dopo passo quel tormento si
tramutò in puro e semplice piacere. Le sue spinte
gradualmente diventarono sempre più decise e veloci.
Gemetti senza freno in preda a
quell'insostenibile e inappagabile ebrezza che mi donò.
Sesshomaru affondò i suoi artigli nei miei fianchi e , non
potendone più, risposi conficcando le mie unghie nelle sue
possenti spalle. Mi feci massacrare lentamente dalle sue spinte
disumane. In quel momento avrei distrutto l'intero mondo pur di non
farlo smettere, pur di sentirlo agitarsi dentro di me ed essere mio.
Desiderai solo che non mi lasciasse più andare. Percepii il
suo respiro affannato contro le mie labbra. Persi ogni senso di
realtà. La testa mi girò vorticosamente, inarcai
la schiena sentendomi ad un passo dal poter toccare il cielo con un
dito. Non riuscii più a emettere un suono. Mi sentii come se
stessi per esplodere. Quel maledetto principe dei demoni non mi diede
alcuna tregua. Mi si appannò la vista appannata. Mi sentii
impotente, persa, ma allo stesso tempo appagate e dolorante. Fu come se
delle fiamme invadessero il mio corpo. Cercai di farlo demordere
stringendo la presa che ebbi sul suo corpo ma nulla. Non riuscii a
sopportare quello che mi fece. Supplicai gli dei che mi lasciasse
andare ma, in risposta, spinse con più decisione contro di
me nonostante le mie preghiere. Mi sentii morire, non riuscii neanche
più a respirare. I miei muscoli si contrassero uno dopo
l'altro, non riuscii più ad entrare in contatto con il mio
cervello. Il demonio non diede alcun cenno di cedimento e
ringhiò furiosamente contro il mio orecchio. Fui sul
procinto di arrivare ad un limite mai solcato nella mia breve
esistenza. Il mio cuore sembrò che a momenti mi dovesse
schizzare fuori dal petto. Non riuscii neanche a deglutire, fui
paralizzata da quelle sensazioni. Fu come se mi stessi preparando a
qualcosa ma non capii a cosa. Ad ogni spinta di lui quella soglia si
assottigliava sempre più. Continuò fin quando
sentii il diavolo dagli lunghi capelli argentati dare quel colpo deciso
e ben assestato che mi fece arrivare all'estasi pura e
semplice. Emisi un urlo con tutto il fiato che ebbi
in gola liberandomi di tutto ciò che fino ad allora si era
accumulato dentro di me. Contraendo tutti i miei muscoli in un unico e
solo istante al loro apice, sentii qualcosa dentro di me uscire senza
che potessi impedirlo. Diedi tutto quello che avevo fino all'ultima
goccia e, contemporaneamente, mi sentii sazia e satura. Percepii
qualcosa riempire la parte più profonda di me. Scottante e
in estasi gemetti sentendo il bisogno di stringermi a quel demonio. Un
brivido mi percosse il corpo e con stupore entrambi fummo preda di
piccoli spasmi. Cercai di riprendere fiato inspirando a gran polmoni,
mi sentii mancare.
Lo youkai poggiò la sua
fronte contro la mia spalla. Il colosso con stanchezza
ansimò per l'immenso sforzo appena compiuto.
Una lacrima cadde dai miei occhi senza
che me ne rendessi conto.
Ancora frastornata percepii qualcosa
colare tra di noi...
Fu un errore, lo stesso sbaglio che
avrebbe segnato la mia condanna.. per sempre.
Mi svegliai di soprassalto.
Era mattina. Fortunatamente mi
risvegliai nel mio letto. Fu solo un Incubo. Intontita mi alzai e andai
a prepararmi. Finalmente era arrivata l'estate al tempio Higurashi. Mi
diressi in bagno a sciacquarmi la faccia come ogni mattina.
Aprii l'acqua gelida del rubinetto e
con le braccia mi sorressi alla sponda del lavandino . 'ancora questo
sogno...' pensai rialzando il viso così da guardarmi allo
specchio.
Sospirai sonoramente e mi bagnai il
viso con l'acqua gelida. Cercai di non dar peso a quello che sognai e
giurai che non mi sarei fatta rovinare la giornata tanto facilmente.
Dopo tanto tempo sarei potuta stare per un po' con Lui, l'unica cosa
che dava un senso a questa vita. Ri-avvitai il pomello e mi asciugai il
viso. Dalle scale si udirono la sua tenera risatina. Scesi alcuni
scalini. Osservai dalla cima delle scale quei tre. Lui era
lì in cucina tra Sota e mia madre. Stavano cercando di
preparare la pasta per i biscotti. Vi era un vero e proprio Caos. La
farina era dappertutto : a terra, tra i capelli, in viso, sul tavolo e
sui loro pigiami. Sorridendo scesi le scale lentamente tentando di non
spezzare quell'allegria. Il piccolo era in piedi su di una sedia che
rideva. Il suo tenero visetto era rivolto a mia madre.
Era ancora così piccolo.
Arrivata al piano terra, il cucciolo
si voltò incontrando i miei occhi. Di sicuro aveva percepito
la mia presenza. " Mamma!" Esclamò felice
andandomi incontro. Allargando il mio sorriso, lo accolsi tra le mie
braccia. Il mio amoruccio fu felicissimo. Si, Lui era il mio dolce
tesoro, il mio bambino, il mio piccolo Yoshiro.
Fu così contento di poter
star finalmente un po' con la sua mamma.
" Allora, che state facendo?" chiesi
incuriosita aggiustando i capelli di mio figlio "ma che avete
combinato?" feci una voce buffa " e perché sei tutto
bianco?" domandai togliendogli la farina dalla sua testolina argentata.
" Fahina!" rispose chiudendo gli
occhietti mentre si fece pulire imbarazzato.
" vedo , vedo.." conclusi sospirando.
Più cresceva e più assomigliava a...suo padre.
Aveva i suoi stessi capelli argentei ed erano lunghi quanto bastavano
per nascondere le sue fattezze demoniache ovvero: la luna blu che aveva
sulla fronte e le sue piccole orecchiette puntute. Aveva persino gli
stessi fini occhi dorati di quel demonio maledetto. Erano due gocce
d'acqua cosa che, giorno per giorno, mi dava pensiero. Senza
accorgermene mi persi nei miei pensieri. Yoshiro mi guardò
con aria interrogativa vedendomi lì ferma a osservarlo.
Senza dargli troppo peso lo sentii prendere la mia mano. Strattonando
la manica mi obbligò a rimettermi sulle mie gambe .
" vieni!!" mi disse trascinandomi da
mia madre. Quei due, ridendo di gusto, mi raccontarono quello che fosse
successo pochi attimi prima. Fu un semplice incidente di percorso il
loro. Erano sempre stati dei combina guai. Il mio piccolo si rivolse a
me con un tenero sorriso mentre io li rimproveravo per non aver fatto
attenzione. Tutto ad un tratto Yoshiro si nascose. Abbracciando le mie
gambe, con tanto amore mi chiese scusa. Aveva ancora 2 anni ma sapeva
come comportarsi. Yoshiro era davvero ben educato, sempre solare, ma
allo stesso tempo era restio a conoscere gente estranea. Lui era il mio
tenero cucciolotto.
" mammina" mi tirò una
gamba dei miei pantaloni "oggi, paco?" mi chiese ingenuamente
rivolgendomi i suoi limpidi occhioni d'oro. Non riusciva ancora a
pronunciare la r poverino.
" va bene, tesoro" annuii accarezzando
la sua piccola testolina argentea. "ma prima dobbiamo lavarci e
sistemarci" conclusi prendendolo in braccio.
" Si !" esultò felice
poggiandosi alla mia spalla.
Salii le scale con il bambino che
iniziò a parlare di cosa avremmo fatto al "paco". Lo feci
scendere in bagno, subito cominciò a spogliarsi mentre io
uscii un momento per andare nelle mia camera. Presi i suoi vestiti e
tornai da lui. Tanto fu felice che non smise di parlare neanche per un
secondo.
" poi...!"
continuò togliendosi l'ultimo indumento che aveva in dosso.
Lo aiutai prima che si facesse male e lo presi in braccio " bello!"
esclamò felice come una pasqua. " qua-qua" prese le sue
paperelle preferite. Aprii l'acqua e riempii la sua vaschetta di
plastica.
" la mamma sarà libera per
un po' " gli spiegai sorridendo " e potrà stare con te tutto
il giorno" gli annunciai mettendolo dentro vasca.
" Siii!!!" urlò Yoshiro
felice agitandosi come un anguilla. Lo lavai per bene con la sua
spugnetta gialla. Da brava mamma, gli passai lo shampoo per bambini tra
i capelli. Iniziai a sfregar per bene mentre il mio tesoro giocava
ininterrottamente con i suoi animaletti di plastica.
" come hai fatto a sporcarti anche le
orecchie?" gli chiesi incredula cercando di togliere la farina anche da
lì.
" non lo shio" rispose guardandomi in
mezzo alla nuvola schiumosa . Yoshiro ben presto iniziò ad
agitarsi come una scimmietta. Con il passare del tempo diventava sempre
più difficile lavarlo.
" Yoshi caro, sta fermo avanti!" lo
supplicai mentre il bambino schizzò l'acqua da ogni parte.
" Mamma! " esultò
buttandomi l'acqua di sopra. " qui me- me " disse abbracciandomi
teneramente. Mi bagnò tutta la maglietta del pigiama e
persino i pantaloni. Scuotendo il capo in quel momento ne approfittai
per sciacquandogli la testa. " Bello!!" esultò con le sue
guanciotte tutte rosse sotto la colonna d'acqua.
" sei un combina guai... " lo
rimproverai scioccamente. Prendendolo di peso lo feci uscire. Lo
asciugai con la sua tovaglia preferita. Mentre lo avvolgevo constatai
che sembrasse una specie di burrito poverino. " ora ti mangio di
baci!!" esclamai sbaciucchiandogli le guance mentre lui cercava di
scappare ma non poteva opporsi per sua sfortuna. Dopo avergli fatto il
solletico lo feci scendere ed iniziai a vestirlo. Non potevano mancare
le sue mutandine con i super eroi ovviamente! Era una delle sue
fissazioni. Subito dopo gli misi i suoi pantaloncini blu e una
magliettina verde piena di scritte nere. Inspirai soddisfatta,
sembrò un vero ometto. Rialzandomi da terra la vecchiaia
iniziava a farsi sentire visto che mi fece male la schiena. Andai in
camera mia mentre mio figlio mi seguì sperando di giocare
ancora insieme. Entrai nella stanza, il mio piccolino si distese nel
letto e iniziò a parlare del suo zietto preferito. Tra le
sue parole sconnesse mi cambiai. Cercai di prendere uno dei mie soliti
vestiti quando il mio tesorino mi bloccò dicendomi.
" questo!" mi supplicò
prendendo un vestitino blu un po' scollacciato. Dopo la sua nascita ero
restia a vestirmi in modo < < provocante >
> .
" Ma no caro, questo non è
adatto" dissi imbarazzatissima, non avevo idea da dove l'avesse pescato
fuori.
" questo!!" mi rimproverò
con rabbia. Ero troppo stanca per fare polemiche inutili.
" solo per questa volta" chinai il
capo sconfitta. Lo accontentai pur di non sentire i suoi capricci.
" si!" esclamò Yoshiro
mio sedendosi sul letto nuovamente.
E fu così mi misi quel
benedetto vestito blu-elettrico scollato. Non mi sentivo a mio aggio
con un indumento del genere. Io ero tipo da magliette larghe , jeans e
camice.. altro che vestitini! Pronta, scesi, con sotto braccio una
piccola borsetta nera. Yoshi mi seguì facendomi strada per
la porta d'ingresso. Lo feci sedere sull'uscio della porta per
mettergli le scarpine. Non si fece pregare affatto il piccolo furbetto.
" quando tornerete" Sentii la voce del
nonno " vi aspetteranno degli ottimi biscotti" annunciò il
vecchietto seduto vicino al tavolo della cucina con mia madre e Sota.
Quei tre stavano facendo le forme dei biscotti in quell'istante.
" lo spero nonno" risposi indossando i
mie sandali neri con un accenno di tacco.
" mi raccomando" si
avvicinò alla porta il simpatico anziano " non fate tardi"
si raccomandò in fine il bis-nonnino.
" si!" aprii la porta " sta
tranquillo!" cercai di tranquillizzarlo " a tra poco" uscii con Yoshi
che salutava tutti con la sua manina. Entrando nel vialetto, il piccolo
prese saldamente la mia mano. Il nostro obbiettivo fu di dirigerci
verso il parchetto a pochi passi da casa. Scendemmo la lunga scalinate
di marmo e finalmente ci immettemmo nella strada della piazza
principale. Parlando del più e del meno, Yoshiro, non
riuscì a contenere la propria felicità. Durante
il percorso, d'un tratto, se ne uscì con un "Mamma
è bella!" con il suo viso pieno di felicità.
" ti ringrazio tanto" dissi arrossendo
sentendomi così piccola. Era un vero don giovanni in
miniatura quel piccolo birbantello.
Eppure un <<
sei bellissima >> detto da mio figlio valeva cento volte
di più di mille uomini che potevano dire lo stesso. Arrivati
sul posto invitai il tesorino ad andare a giocare con gli altri
bambini. Senza perdere tempo corse verso un gruppetto di loro che stava
giocando con la sabbia. Lo osservai mentre parlava con quei bambini e,
senza problemi, iniziò a scavare insieme a loro. Sollevata
tirai un respiro di sollievo, vederlo lì con gli altri
piccoli mi fece solo piacere. Yoshi, per mia fortuna, era sempre stato
accettato dagli altri bambini. In particolar modo sembrava far colpo
sulle bambine della sua età.
Quel furbetto aveva un gran
successo tra le femminucce senza che se ne rendesse conto. Spesso, era
circondato da bambine che litigavano per chi doveva giocare con lui.
Mio figlio non capiva il perché del loro comportamento ma
ancora ne aveva di tempo. Per questo motivo Yoshiro chiamava <
< strana > > quasi ogni bambina. Quante volte le
mamme, vedendolo giocare con la propria figlia, tentavano di attaccare
bottone in modo sfacciato e spesso anche delirante. Ma io non davo
assolutamente confidenza a delle persone del genere. La cosa che ancora
di più mi dava sui nervi era il fatto di evidenziare la mia
giovane età, creavano un velo di compassione
perché io non avevo un marito.. Avrei preferito ucciderle
piuttosto che sentire quegli stupidi discorsi che mi facevano : di
essere stata < < forte > > per aver deciso
di crescere un bambino tutta da sola; che la mia vita doveva essere
dura senza il padre di mio figlio accanto a me ed altro ancora..... La
verità era che provavano compassione nei miei confronti per
aver avuto appena da adulta il mio bambino. Ma Loro cosa ne potevano
sapere di come mi sentissi? Non so come solo si permettevano di sputare
sentenze su ciò che non sapevano? 'Stupide oche!' pensai con
rabbia. Le odiavo con tutta l'anima.
Feci un bel respiro allontanando quei
cattivi pensieri da me. Il mio bambino era fin troppo piccolo per
creare dei legami affettivi con qualcuno , ben che meno con delle
bambine! Yoshiro aveva: me, mia madre, mio fratello e il nonno. Non gli
mancava assolutamente l'affetto di cui necessitava! 'che Padre e
padre!' urlai mentalmente ' io sono entrambi per lui e nessuno
può permettersi di dire il contrario.' Scuotendo la testa mi
diressi verso un altalena. Mi sedetti a silenziosamente guardai mio
figlio cercando di scacciare le mie paure, le preoccupazioni e il
dolore. Vidi Yoshiro divertirsi nella sabbia con tutti gli altri
bambini. Costruirono dei castelli così belli. Tutto ad un
tratto però mi venne una stretta al cuore.
'E pensare....' piantai i piedi a
terra ' che ebbi la malsana idea...' mi sentii così male '
di... non averti, figlio mio...' mi vennero le lacrime agli occhi
ripensando a tutto quello che avevo vissuto prima di allora.
Quando
distrussi la sfera nella mia
mano tutto cambiò. Il mio viaggio maledetto finì
per sempre. Naraku, fece in modo che fossi inghiottita dal pozzo senza
avere la possibilità di ritorno nel Sengoku. Fui strappata
dai miei amici letteralmente. Passati 2 mesi pieni di angoscia e
disperazione per quel tragico addio, mi accorse che mi erano <
< saltate > > per 2 volte di fila. Pensai subito
ad un ritardo come sempre ne avevo avuti nella mia vita ma,
riflettendoci su, non mi ricordai più quando ebbi le
mestruazioni. Inorridii non avendo alcun ricordo recente. Rimembrai che
l'ultima fu prima che morisse Kikyo. Trasalii e arrivai alla
conclusione, di non aver avuto il ciclo dopo quella notte con quel
demonio. Fece l'argo, nella mia povera psiche, il timore di poter
essere incinta a causa sua.
Preoccupata
a morte non riuscii a
spiegarmi come mi fossi cacciata in un guaio del genere. Deglutii a
fatica e mi decisi. Recuperai un paio di soldi e andai in
farmacia a comprare un test di gravidanza. Anche se piena di vergogna
cercai nella Farmacia. Ero così giovane... mi domandai cosa
avrebbero pensato le persone del negozio. Quando fu vuota mi avvicinai
al bancone e chiesi alla commessa il test. Lei mi diede quella
scatolina senza batter ciglio anche se sapevo che lei mi giudicasse
più degli altri. Mi diressi a casa nascondendo quel
sacchetto nel mio zaino. Aspettai con pazienza che tutti fossero andati
via. Andai in bagno, seguii tutte le istruzioni e aspettai quella
ventina di secondi fatali. Il mio cuore andava a mille, non potendo
credere che potessi essere rimasta incinta. Fu solo una
assurdità e ancor di più che quel demone di
Sesshomaru ne sarebbe stato il padre. Non ebbi il coraggio di
guardare cosa c'era scritto. Se fosse stato positivo la mia vita
sarebbe cambiata per sempre e quel segreto, che avrei giurato di
portare nella tomba, sarebbe stato ancora più grave. Cercai
di respirare ma non ci riuscii. Dopo aver riempito i polmoni mi voltai
di scatto e piena di coraggio vidi cosa ci fosse scritto. Feci cadere
per terra quel bastoncino maledetto. Le lacrime inondarono il mio viso.
Ero distrutta. Il risultato del test fu positivo. Ero incinta. Mi
sentii senza forze. Poggiando le spalle alla parete scivolai in terra
preda delle lacrime. Fui disperata ,distrutta, incredula, preoccupata,
impaurita e terrorizzata tutto in un istante. 'Come è
successo?' mi chiesi stringendomi a me ' Cosa posso fare?' piansi
convulsamente ' Cosa dovevo fare?' nascosi il mio viso tra le mani
Be..Dopo
essermi sfogata con un sonoro
pianto liberatore, iniziai a ragionare trovai come unica soluzione
plausibile l'aborto. Io non volevo avere il figlio di un essere che mi
aveva solo ingannato e usato per una notte. Nessuno avrebbe mai dovuto
sapere niente di questa storia. Sarebbe stato un altro inconfessabile
segreto che mi sarei portata nella tomba così
da guadagnarmi un giorno l'inferno. Feci scomparire il test con
attenzione, nella settimana seguente mi informai su dove poter fare una
cosa del genere e la trovai. Parlai con una dottoressa di una clinica
privata accordandoci per l'indomani stesso così avrei
risolto il mio < < problema. > >
Non
osavo neanche toccare la mia
pancia per paura che potessi affezionarmi. Quella mattina stessa
ritirai dal conto di mia madre la cifra di denaro necessaria per
l'intervento. Alle 9 fui davanti alla struttura. Entrai insieme ai
paramedici. Sembrava essere una normale clinica come tante altre. Il
plesso si trovava in periferia. Vi entrai portando con me la mia borsa.
Arrivata diedi il mio nome al infermiera che mi fece accomodare in una
stanza dietro di lei.
Nonostante
l'orario nella stanza
c'erano già 2 ragazze della mia età che
aspettavano il proprio turno. Mi sedetti in quella specie di panchina.
Nessuno di noi ebbe il coraggio di parlare. Evitammo di guardarci in
faccia. Su ognuno di noi vi ero il peso della decisione che mai una
donna vorrebbe mai prendere cioè dare la vita o toglierla.
Passato un po' di tempo sfiorai il mio ventre. Più le
lancette dell'orologio scorrevano e più pensai di non essere
tanto sicura della mia scelta. Alzando il mio sguardo mi ritrovai sola
su quella panca incolore. Un medico con camice bianco, molto giovane,
mi chiamò. Entrai nella sala. Cominciarono a farmi dei test
per verificare il mio stato di salute. Cercò di
tranquillizzarmi ma ebbi troppa paura. Mi portarono in un altra stanza
per farmi fare un ecografia che, al dire del medico, servisse per
prendere le coordinate del << agente patogeno
>>. Il medico mi chiese se sapessi già a che
mese fossi ma scossi la testa, non lo sapevo.
Applicò
il gel sopra la mia
pelle. Passando quello strano strumento sotto l'ombelico lo vidi nello
schermo difronte a me. Era un essere tanto minuscolo, a mala pena
riuscì a distinguere il suo corpicino. Non potei
credere che fosse davvero mio figlio. Il dottore mi riferì
che fossi già al 4° mese di gravidanza e anche lui
sembrò esserne sorpreso. Non mostravo ancora i sintomi della
gravidanza, però, il piccolo era lì che cresceva
silenziosamente dentro di me. Il medico fece per togliere lo strumento
ma fermai la sua mano pregandolo di farmi vedere ancora per un po' quel
bambino a cui avrei dovuto rinunciare per il mio e il suo bene.
Desiderai di voler restare lì per sempre, avrei voluto
guardare il piccolo esserino tutto il giorno, avrei supplicato per
guardare quel suo minuscolo cuoricino battere ancora e ancora.
Lentamente lasciai la mano di quell'uomo. Mi vergognai come una ladra.
"
va tutto bene signorina?" mi chiese.
"
s-Si" ebbi la lacrime agli occhi.
Non potevo tenere quel bambino e lo sapevo. Una volta che la visita
finì mi fece accomodare fuori all'aperto. Accarezzai il mio
ventre ripensando a quel piccolo esserino indifeso che stava crescendo
dentro di me. Non fui più convinta della mia scelta.
Realizzai di essere madre ma allo stesso tempo io sapevo che ero troppo
giovane. Lui ero solo il frutto del peccato tra due maledetti che non
pensarono neanche alle conseguenze. Mia madre mi avrebbe odiata
così come Inuyasha se mai l'avesse saputo. Il suo sorriso si
sarebbe tramutato orrore così come quello della gente
intorno a me. Mio figlio sarebbe stato un mezzo-demone, un essere
odiato da tutti e io con lui. Tenendo la testa tra le mani piombai in
quell'abisso pieno di dolore. Poteva essere un abominio, un mostro
senza volto ne arti... Poteva essere qualsiasi cosa ma... La cosa che
davvero mi spezzò il cuore fu il ricordo di suo padre.
Ricordai nitidamente il volto Sesshomaru poco prima che sparissi. Lui
mi diede le spalle. Il mio corpo ebbe un battito e il vomito
iniziò a salirmi in gola. Non fece nulla per aiutarmi, non
fece nulla per impedire che andassi via. Nonostante gli altri
gridassero il mio nome... Lui non fece nulla. Mi si spezzò
il cuore in mille pezzi. Non avevo un lavoro né un uomo a
cui fare affidamento. Io ero troppo giovane e sapevo che avrei spezzato
il cuore della mia famiglia. L'infermiera si avvicinò a me.
Senza dire una parola mi portò verso la sala dove sarebbe
avvenuto l'intervento. Mi distesi nel lettino spogliata di tutto. Quel
piccolo esserino era anche mio figlio ma avevo troppo paura. Mi
portarono in una sala totalmente bianca con il medico che mi aveva
seguito precedentemente. Mettei istintivamente le mia mani a protezione
della mia pancia. Il medico indossava una mascherina bianca in volto e
un camice verde. Nella sua mano strinse una siringa.
Il
dottore era pronto per farmi
l'anestesia. Avevo il cuore in gola , non volevo che si avvicinasse a
me.
"Ditemi"
mi chiese guardandomi negli
occhi " siete convinta di farlo ?" domandò facendomi tremare
alla paura.
"
io..." sussurrai terrorizzata. Era
giusto il momento di prendere la mia decisione. Tenerlo o No, questo
era il dilemma. Avere una vita piane di difficoltà e piena
di odio oppure rifarsi una vita convivendo con il peso di aver ucciso
mio figlio. L'uomo si mosse verso di me. Prendendomi il braccio
cercò la vena.
"
non Dovete preoccuparvi, non
sentirete nulla" mi rassicurò il dottore " una volta finito
e come se non fosse mai accaduto signorina" concluse avvicinando la sua
siringa. Eppure, poco prima che potesse conficcarmi quell'affare nella
vena, lo spinsi via colpendo la sua mano. La siringa cadde mandando in
frantumi la provetta di vetro." no!" Urlai in lacrime. " i-io... i-io "
Ansimai guardando il medico sconvolto per la mia reazione. " io voglio
questo bambino!" Esclamai in preda ai singhiozzi " anche se non
avrà un padre" toccai il mio ventre " non m'importa" mi
sedetti piangendo " è pur sempre mio figlio... non potrei
sopportare di togliergli la vita.." conclusi nascondendo il mio viso
tra le mie mani piena di vergogna. " LUI NON HA COLPA!" gridai al cielo.
"
siete sicura...?" chiese il giocane
medico togliendosi la mascherina" una volta superati i 5 mesi non
potrete rinunciarvi se non a rischio della vostra vita" mi
avvertì molto serio poggiando una mano sulla mia spalla.
Strinsi
nella mia mano il camice che
indossavo " non ci sarà alcun problema, perché
lui vivrà con me" dissi con voce flebile accarezzando la mia
pancia. " lavorerò.. farò di tutto per tenerlo
con me..." cercai di asciugarmi le lacrime. Il dottore gettò
la mascherina per terra e aprendo la porta chiamò un
infermiera per portarmi via.
"
spero che ce la faccia signorina"
disse quando uscii. Non riuscii a smettere di piangere ma ero libera
finalmente.
'Si, avevo tentato di ucciderlo,'
pensai uscendo da quella spirale di ricordi dolorosi. 'Di sbarazzarmi
di lui.' avevo le lacrime agli occhi 'Che razza di madre sono..?che
razza di mostro di madre sono, per aver tentanto di toglierti la vita?'
chiesi a me stessa vedendo Yoshiro giocare tranquillamente con i suo
amichetti. ' di aver tentato di negarti il diritto di esistere, piccolo
mio?' volevo scomparire dalla faccia della terra.
Scoppiai in lacrime per il rimorso di
aver potuto concepire una cosa del genere.
" mamma.." Mi chiamò mio
figlio correndo da me preoccupato. Si accorse del mio stato d'animo
d'un lampo. " mammina..?" tolse le mani dal mio viso per cercare i miei
occhi. Mi abbracciò stringendomi forte forte. Sapevo che
stava cercando il modo per farmi smettere di piangere. " M-Mamma..."
anche io lo strinsi.
'Perdonami.. perdonami..' supplicai
mentalmente contraccambiando quel suo tenero abbraccio. Non avrei mai
dovuto piangere in quel modo ma la colpa mi stava divorando l'anima.
" mamma no piangehe.." mi
pregò singhiozzando tra le mie braccia .
'Perdona tua madre..' le mie lacrime
macchiarono la terra ' perdonala per quello che stava per
farti...figlio mio ' supplicai ancora una volta al mio bambino sperando
che mai nella sua vita venisse a conoscenza di quel orrendo e
disgustoso Segreto, ovvero che: la sua adorata mamma aveva pensato di
non metterlo al mondo.
' perdonami, ti prego Yoshiro....'
__
Author
notes:
Buona sera a
tutti.
Dopo tempo e dopo anni dalla sua prima pubblicazione (che era solo un banale testo il quale sembrava un copione scritto da una bambina di prima elementare ) ecco tornare l'autrice con la sua ultima e definitiva ristesura della storia.
Dedico queste poche righe a chi ha scritto e a chi ha voluto anche solo leggere per curiosità quello che ho scritto. Non sto qui a scrivere i miei trascorsi ma sappiate che avvolte la vita è davvero imprevedibile.
Dopo essermi iscritta all'università ho rivisitato le miei priorità e fatto ordine nella mia vita.
Dopo tempo e dopo anni dalla sua prima pubblicazione (che era solo un banale testo il quale sembrava un copione scritto da una bambina di prima elementare ) ecco tornare l'autrice con la sua ultima e definitiva ristesura della storia.
Dedico queste poche righe a chi ha scritto e a chi ha voluto anche solo leggere per curiosità quello che ho scritto. Non sto qui a scrivere i miei trascorsi ma sappiate che avvolte la vita è davvero imprevedibile.
Dopo essermi iscritta all'università ho rivisitato le miei priorità e fatto ordine nella mia vita.
L'evoluzione credo sia stata rilevante. ( se ci
fossero ancora piccoli errori vi prego di segnalarli in privato anche se
credo non ce ne siano più. )
Grazie di cuore a tutti voi e Al prossimo capitolo.
Arrivederci.
Grazie di cuore a tutti voi e Al prossimo capitolo.
Arrivederci.