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Autore: ScarletQuinjet    09/10/2007    8 recensioni
Questa minuscola One-Shot è nata in maniera un po' complessa...l'ho inizialmente scritta in inglese, perchè è in inglese che ho cominciato a scriverla. Poi l'ho tradotta in italiano una volta finita, ed è stato quasi più difficile! E' una ficcy vista dagli occhi di Harold, mentre osserva sua moglie, poco dopo aver ingaggiato il Gatto con gli Stivali per uccidere Shrek. Ma è difficile non sentirsi in colpa di fronte alla propria consorte...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Singolo

-Singolo-

Ammira il giglio alla luna

Sono contento, felice, grato, di averla al mio fianco, so di non meritarla: è troppo bella, troppo dolce, troppo perfetta per un uomo come me; lei è un angelo, il mio angelo, con i suoi grandi occhi grigi, i suoi lunghi capelli biondi e le sue amorevoli labbra. Abbbiamo sempre, anche dopo tutti questi anni di matrimonio, qualche piccola discussione innocente sul "Chi merita Chi": le ho detto molte e molte volte che io veramente non la merito, ma ogni volta lei risponde che è lei quella che non mi merita. E non arriviamo mai ad una giusta conclusione che soddisfi pienamente entrambi.

La guardo, osservo colpito la mia bellissima moglie: i suoi seni dolcemente e gentilmente si alzano e si abbassano mentre la guardo, il suo respiro è come un profondo sospiro. La sua mano destra è vicino al volto, la sinistra dentro la mia, e lei è raggomitolata su se stessa con la schiena contro il mio petto. Quasi tre ore fa credevo stessi per perderla, tre ore fa era l'ho quasi persa...

Stanotte abbiamo litigato; quando sono tornato al castello a notte fonda, l'ho trovata che mi aspettava, semiaddormentata sul divano del nostro salotto. Non volevo svegliarla, quindi ho attraversato la stanza senza far rumore, per prenderla in braccio e portarla a letto, ma lei si è svegliata comunque. Era arrabbiata. Molto arrabbiata. Senza darmi la possibilità di spiegare cosa era successo e guardandomi negli occhi con i suoi grandi e grigi, mi chiese dov'ero stato fino a quell'ora; provai a dirle che ero andato fuori a fare due passi perchè la mia vecchia ferita di caccia aveva ricominciato a fare male, ma potevo vedere che lei non mi credeva. E questo mi fece molto male. Mi urlò quasi in faccia, dicendomi che non era vero, che ero uscito due volte durante la notte, una quando ero uscito sul balcone e c'ero stato per molto tempo, l'altra subito dopo, e che...e che era preoccupata per me. Disse pianissimo le ultime parole, come in un sospiro, abbassando tristemente la testa, ma potevo vedere i suoi occhi pieni di lacrime luccicanti nella penombra della stanza. Mi disse che era preoccupata per me, perchè mi ero comportato stranamente per tutto il giorno, non eri te stesso, mi disse. Mi sentii miserabile. L'avevo appena fatta piangere, mia moglie, la cosa più presiosa in tutto il mio mondo. Sono un'idiota, e lo so. Prima che potessi risponderle, lei mi girò le spalle e andò rapidamente verso il nostro letto, senza dire una parola. La seguii, volevo provare a spiegarle cosa stava succedendo senza ferirla o dirle esattemante cosa stava succedendo: lei salì sul letto e scivolò sotto le vellutate coperte verdi, lasciandomi solo nella parte più bassa della stanza con i miei pensieri pessimisti. Giusto un'ora prima avevo ordinato a un gatto di uccidere nostro genero. Doveva farlo, provai a convincere me stesso, Dovevo, o il nostro matrimonio sarebbe andato distrutto...si, il nostro matrimonio sarebbe andato distrutto, ma la felicità di nostra figlia? I miei errori le hanno già fatto perdere la felicità durante l'infanzia e l'adolescenza, e non ha mai speso abbastanza tempo con sua madre. Improvvisamente, mi sentii come se non avessi diritti a stare con entrambe le mie donne: non mi era fidato di mia moglie e avevo rinchiuso la nostra unica figlia in una torre, solo per poter tenere al mio fianco la donna che amavo, mia moglie. Se loro avessero mai saputo del mio accordo segreto, quel dannato patto, con la Fata Madrina, so già che mi odierebbero. E avrebbero pienamente ragione.

Mi cambiai rapidamente, indossando il mio solito pigiama, e andai a letto, sdraiandomi accanto a mia moglie; allungai la mano per accarezzare la sua morbida guancia rosata e baciarle la buonanotte, ma mi fermai prima di raggiungere il suo volto, sentendo il cuore pesante di colpa: lei stava piangendo sommessamente, appena udibile, ma stava piangendo senza dubbio. Lasciai la mia mano sopra la sua tremante, magra spalla e la chiamai a voce bassa; lei non mi rispose, ma si rannicchiò su se stessa ancora di più. Ritirai la mia mano, incapace di affrontare la mia triste moglie: era colpa mia, era completamente colpa mia; restai buttato di schiena in silenzio, guardando la copertura vellutata del nostro grande letto a baldacchino: sembrava così freddo, così vuoto quella notte, differente dalle altre notti; mia moglie era al mia fianco come al solito, ma era distante, stava piangendo e io non la stavo consolando, non avevo abbastanza coraggio; non osavo neanche guardarla in faccia, sarebbe stato troppo doloroso; improvvisamente, la sentii muoversi più vicino a me, la sua schiena che toccava appena il mio braccio; con una nuova, piccola speranza nel mio cuore colpevole, mi girai alla mia destra e la guardai: stava dormendo, le sue sottili sopracciglia aggrottate in una linea severa, la bocca delicata appena aperta e piegata in una smorfia amara. Le carezzai il fianco sinistro, dolcemente, disperatamente provando a farla rilassare, a cullarla, ninnarla, in un sonno riposante, e potei sentirla rilassarsi sotto il mio tocco; mi fece sentire un po' più sollevato, un po' più felice di farla sentire meglio di qualche istante prima. Nel sonno, lei mi prese la mano sinistra e se la portò in grembo, accarezzandola gentilmente: sentì il mio cuore mancare un battito per il sollievo, e continuai ad accarezzarle la pelle morbida con la mano libera: era così piccola e perfetta che avevo quasi paura di ferirla o farle del male. Mi chinai su di lei e baciai delicatamente la pelle vellutata della sua guancia; lei si mosse un po' e potei vedere l'angolo della bocca perfetta di mia moglie alzarsi in un piccolo sorriso. Mi piegai nuovamente su di lei per baciarle ancora la guancia, ma non trovai la sua morbida guancia bensì le sue amorevoli, morbide labbra; fui abbastanza scioccato quando sentii le sue labbra stringere le mie, restituendomi dolcemente il bacio. Il mio giglio...il mio picco, dolce, perfetto giglio...

"Mi dispiace" riuscii a dire, le mie labbra appena appoggiate alle sue "Mi dispiace..."

"Ti amo"

""Mi dispiace veramente..."

"Lo so..." lei strinse delicatamente la mia mano "Vuoi parlarne?"

"Non ora, cuor mio..." le baciai la mano "Ci vorrebbe troppo tempo, e tu sei molto stanca...oggi è stata una lunga giornata"

"Anche tu sei stanco"

"Vero..."

"Vuoi raccontarmi cosa è successo oggi? Magari domani?"

"Certamente..."

"Bene; ma ora devi dormire, va bene? Per favore, fallo per me..."

"Se questo è il tuo desiderio, mia bellissima, perfetta, dolce moglie..." mormorai contro le sue labbra mentre la baciavo "Lo farò. Dormi bene, amore mio"

"Buonanotte..."

Qualche minuto dopo, parlai ancora "Lillian?"

"Mmmmh?"

"Ti amo. Volevo solo che lo sapessi. Tu sei la mia carissima moglie, la mia felicità, la cosa più importante del mio mondo. E voglio solo che tu sia al sicuro da ogni possibile pericolo"

"Harold..."

"Sei così dolce e così perfetta...ti amo, ti amo..."

"E io amo te, mio caro..."

"Mi dispiace per questa sera...non volevo essere così stupido a cena"

"Lo so..."

Giocai con le sue dita sottili, carezzadole la sua piccola mano, quindi le portai alle mie labbra e le baciai, succhiandole leggermente i polpastrelli "Harold..."

"Sono solo preoccupato per Fiona" mentii, ero solo preoccupato per noi, per me e per mia moglie, non per nostra figlia o nostro genero "Pensavo veramente che avrebbe sposato un affascinante Principe Azzurro, non un...orco"

"Tesoro..ora lei è felice, e noi dobbiamo essere lo stesso per lei. Anche se non vuoi farlo, devi sorridere a nostro genero, d'accordo?"

Mi sentii un mostro. La mattina dopo Shrek sarebbe stato morto, una cosa passata, e nostra figlia sarebbe stata triste. Disperata. E anche Lillian. Potevo vedre che mia moglie non odiava Shrek come facevo io. La abbracciai, disperatamente tentando di prendere un po' di calma dal suo pacifico cuore, buono e gentile.

"Il mio cuore, il mio cuore...tu sei il mio cuore..."

"Non hai risposto alla mia domanda..."
La guardai, un po' imbarazzato "D'accordo..."

Lei alzò una mano e mi sfiorò appena il volto "Sei fantastico..." mi baciò, quindi richiuse gli occhi; prese gentilmente la mia mano tra le sue e se la portò nel grembo, appoggiandosela al suo morbido seno. Lo accarezzai delicatamente, facendola rabbrividire di piacere, e lei sorrise.

"Buonanotte, amore..."

"Notte, mio caro..."

Si spostò contro di me, mormorando qualcosa di non udibile, e si riaddormentò qualche minuto dopo; le sorrisi: era perfetta ed era mia, e volevo solo stare con lei, senza preoccuparmi per cosa sarebbe successo qualche ora dopo; con un sorriso, un sorriso felice che da tanto, troppo, tempo mancava dalle mie labbra, mi addormentai a mia volta.

Ora, la sto guardando: sono le cinque della mattina, e so già che questo sarà un altro lungo, difficile, estenuante giorno, ma voglio solo stare con lei ancora un po', voglio cullarla ancora contro di me, voglio sentirla ancora al mio fianco, le mie labbra sopra le sue in un delicato bacio. La bacio leggermente, dolcemente, non voglio svegliarla.

"Ti amo, Lillian..." mormoro dentro il suo piccolo orecchio "Ti amo, mia carissima, preziosa, dolce moglie..."

"Anch'io ti amo, mio coraggioso, forte, affascinante Harold...."

--Come ho già scritto nella presentazione, questa ficcy è nata appunto in maniera strana, ma erano secoli che la volevo scrivere...enjoy it!--

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