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Autore: Milla Chan    24/03/2013    2 recensioni
Le creature magiche di Norvegia non sono tutte carine, buone e simpatiche.
Sgrana gli occhi vedendo le increspature nell’acqua farsi più frequenti a mano a mano che il suo compagno si avvicina. Si accovaccia sulla riva mentre tende tranquillamente le mani per bere.
Non lo vede.
Lui sì invece, lui lo vede benissimo.
Ha l’istinto di scappare via quando vede un paio di occhi brillanti emergere a filo d’acqua e fissare il bambino. Sente una sensazione terribile arpionargli il petto.
Grida.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Cos’hai, Sól?-
 
Il ragazzino con l’espressione seria si riscuote, sentendosi chiamare in quel modo. Non sa perché l’altro abbia iniziato a usare quel nome per riferirsi a lui.
Loro non hanno nomi, ma in qualche modo devono riuscire a chiamarsi, quindi gli va bene.
Sól è il sole. Quando ha iniziato a chiamarlo così, lui ha risposto chiamandolo Glenr. Non solo perché Glenr è il marito di Sól, ma perché Glenr vuol dire splendore e quel ragazzino con gli occhi blu e i capelli scompigliati è davvero la sua luce.
 
-Senti che bel suono.-
-Cosa?- Glenr lo guarda interrogativo, tendendo le orecchie, e l’altro rimane interdetto.

-Non lo senti?-

Il bambino scuote la testa e Sól crede che lo stia prendendo in giro, perché quella musica non è leggera e si sente benissimo. È malinconica, è bellissima, è triste, lo chiama.
Sól lo confessa, gli mette inquietudine.
 
Non si fida molto nemmeno di quella nebbia spessa e umida, ma Glenr non sembra farci caso e ha sempre il suo sorriso splendido e senza timore.
Continuano a camminare e a spostare le fronde umide degli alberi e dei cespugli, finché vedono lo specchio d’acqua riflettere il grigio del cielo.

-Eccolo!- esclama il più grande, iniziando a correre verso il lago coperto da un velo di fumo denso.
 
Sól sgrana gli occhi vedendo le increspature nell’acqua farsi più frequenti a mano a mano che il suo compagno si avvicina. Si accovaccia sulla riva mentre tende tranquillamente le mani per bere.

Non lo vede.
 
Lui sì invece, lui lo vede benissimo.

Ha l’istinto di scappare via quando vede un paio di occhi brillanti emergere a filo d’acqua e fissare il bambino. Sente una sensazione terribile arpionargli il petto.

Grida.
 
Glenr si gira e lo guarda preoccupato, prima di alzarsi e avvicinarsi al bambino congelato, allontanandosi dal pericolo.
 
La creatura scura e rarefatta socchiude gli occhi e si inabissa nuovamente.
 
-Cosa c’è?-
 
-Non l’hai visto?- mormora paralizzato, gli occhi fissi sull’acqua che ancora ribolle. Sente il cuore esplodere e cerca a tentoni le maniche dell’amico, tirandolo vicino, sentendolo vicino, per cercare di tenerlo al sicuro, tenerlo lontano dall’acqua.
 
-Che cosa?-
 
-Non bere.-  si limita a dire, con un filo di voce, le dita che tremano per una paura che non aveva mai sentito.
 
L’immagine dell’essere che affiora tra la coltre di nebbia lo terrorizza e prende Glenr per mano, portandolo via da quel posto.
Ovunque, ma non lì.
 
-Che cosa ti prende?- strepita il ragazzino ignaro.

Si chiede perché stiano camminando così velocemente, come a voler scappare.
Il più piccolo si accovaccia frettolosamente in una nicchia tra le rocce, all’asciutto dall’umidità della nebbia, al sicuro da creature che, lo sconvolge l’idea, vede solamente lui.
 
Si chiede ansiosamente cosa ci sia di sbagliato mentre lo tira sotto assieme a lui e lo stringe come se stesse morendo.
 
-Davvero non li vedi?- chiede con un velo di dolore, sentendosi solo e impaurito quando vede la sagoma di un cavallo avvinarsi tra la foschia.
 
-Un cavallo!- sorride Glenr mentre lo indica e esce dal loro nascondiglio per andargli vicino a carezzargli la criniera candida.
 
Sól prova a fermarlo perché vede in quel cavallo gli stessi occhi scintillanti dell’essere nel lago, vede qualcosa di evanescente che lo fa rimanere attaccato al muro di roccia, tanto gli mette paura.
 
-Non andare.- mormora invano mentre Glenr allarga le braccia e gli corre incontro.
 
Non puoi.
 
Non lasciarmi solo.
 
Non morire!
 
 
Norvegia spalanca gli occhi e grida vedendo la faccia cadaverica di Mareritt a pochi centimetri dal viso.
 
La scaraventa giù dal letto e lei rotola nuda sul pavimento, ridendo con la sua risata metallica. Gli mostra i dentini acuminati e lo guarda con un’espressione stralunata.
 
-Ancora, ancora!- grida con voce tanto acuta da fargli male ai timpani.
 
Norvegia sente il cuore scoppiare e si tira in piedi. Aggrotta la fronte. Ne ha abbastanza di incubi e spiriti maligni.
 
-Smettila.- le intima, prendendole il polso gelido e alzandola alla sua altezza.
 
- Amo dormirti addosso!- ghigna lei mentre si contorce su se stessa, senza alcun vero tentativo di liberarsi.
 
Lo guarda avida e lui risponde con degli occhi di ghiaccio.
 
-Vattene.-
 
-Ti ho fatto paura?-
 
L’uomo si irrigidisce e la lascia andare con un sospiro, squadrandola mentre cade per terra e i capelli lunghi le si riversano sulle spalle.
 
-Perché non siete tutti carini come le fate?-
 
Si massaggia la radice del naso, irritato dalle sue risa rudi e stridenti.

-Ciao Norvegia.-
 
-Non tornare.-
 
La vede mandargli un bacio e svanire sbattendo gli occhi, bianchi, facendolo rabbrividire.
 
 
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Angolo autrice.
Buon pomeriggio!
Questa nasce dopo la lettura di un interessante articolo sulle creature folkloristiche norvegesi.
La creatura che Norvegia vede nel laghetto è un Nökken, ossia una misteriosa creatura acquatica che vive nei laghi o nei pozzi profondi, con gli occhi a filo delle superficie dell’acqua. È un mutaforma e spesso si trasforma in un cavallo bianco per lasciare che i bambini lo cavalchino prima di portarseli nel suo laghetto e mangiarseli. È anche un talentuoso musicista: suona il violino per attirare e spaventare le persone.
Alla fine si scopre che era tutto un incubo.
E chi si ritrova Norvegia adulto a cavalcioni sopra di sé? Mareritt.
Mareritt è uno spirito maligno che si manifesta in diverse forme e dorme sulle persone per provocar loro brutti sogni. In questo caso, Mareritt ha una pseudo-infatuazione per il nostro norvegese ed è un po’ inquietante.
La storia dei nomi Sól e Glenr l'avete capita, vero?

Insomma, credo sia una storia particolare e spero che vi sia piaciuta, o che perlomeno abbia destato il vostro interesse! :3
   
 
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