Under the stars.
A Vals, perché grazie a lei sono “tornata alle origini”.
Nick grugnì, a denti stretti, mentre Thalor gli
sfilava la freccia dalla spalla – l’ennesima. Non si era lasciato scappare
neanche un gemito di dolore per tutto il tempo, ma quella non era la prima volta
che una freccia lo trapassava sullo stesso punto e la spalla non era più forte
come un tempo.
«Dove diavolo eri finito?», si sentì chiedere dall’amico «Poco dopo aver
superato la prima ondata di frecce ti ho praticamente perso di vista».
Il bruno sorrise – per quanto fosse davvero l’ultima cosa che volesse
fare.
«Sta’ più concentrato sui nemici
e meno sulla mia posizione, Thal, o un giorno di
questi dovrò spostare il tuo cadavere dal campo!», lo ammonì, prima di alzarsi,
ritenendo sufficienti le cure che gli erano state prestate: c’erano tanti altri
che dovevano essere medicati. Uscì dalla tenda comune e fece qualche passo
all’aria aperta: stavolta riusciva a reggersi in piedi da subito, il che era un
progresso considerato che le ultime volte le ferite lo avevano costretto a
stare a riposo per dei giorni.
Il cielo notturno sembrava sterminato, sopra la tua testa, e quella sera,
libero dalle nuvole che solitamente attraversavano la piana di Medìrith, brillava delle piccole luci delle stelle come il
manto prezioso degli Antichi Re. A Nick piaceva starsene fermo ad osservarle,
immaginare infine composizioni, significati nascosti. Si chiedeva se fossero
magari gli Dei a farle risplendere, per chissà quale miracolo e se volessero
dir loro qualcosa.
Aveva smesso di osservarle con così tanta attenzione quando era
cominciata quella maledetta guerra. Anni
d’Ombra, li chiamavano i viandanti – quasi cinque anni in cui gli eserciti
dei Nani si erano uniti, come mai prima d’ora, per fronteggiare il nemico
comune. Da cinque anni le stelle erano diventate nient’altro che punti luminosi
lontani, a dimostrazioni di quanto poco importasse di loro a chiunque ci fosse
mai là su.
Il nano sospirò, massaggiandosi la spalla e guardandosi intorno, per
accertarsi che nessuno lo stesse osservando. Rimase sull'attenti per qualche
istante, vigile e poi – tanto agilmente quanto permettesse il suo corpo – prese
una strettoia tra le rocce e scomparve. Era abituato a simili sparizioni
furtive, eppure la cosa non aveva smesso di dargli un certo fastidio.
Non stai facendo nulla di male, si disse, ma quella sera non riuscì a
convincersi del tutto: non era ad una riunione di Ribelli che stava andando quella volta – questo era del tutto
personale.
La maggior parte delle volte in cui si allontanava improvvisamente dal
campo era per riunioni fuori programma – illegali, secondo alcuni. Lui si era
convinto che fossero per il bene di tutti e dello stesso avviso erano anche i
pochi membri che guidavano con lui una via alternativa alla guerra. Lì potevano
provare a fermarla senza ulteriori spargimenti di sangue, sabotando le armi e
prevenendo movimenti di entrambi gli schieramenti, facendo in modo che le
battaglie finissero prima ancora di cominciare, che gli eserciti evitassero di
scontrarsi. Fino ad allora, tuttavia, il loro contributo non era stato affatto
decisivo.
Non per la guerra.
Per quanto un soldato – ed un nano – non fosse così incline ai
sentimentalismi, non poteva fare a meno di ammettere che se non fosse entrato a
far parte dei Ribelli, non lo avrebbe
mai visto. Così bello e così lontano, quasi venisse da un altro mondo, ma allo
stesso tempo non riusciva a non condividere il suo fervore, il disperato
bisogno di pace dopo anni di morti.
Lo aveva colpito. Jeff, con la sua purezza di giovane elfo, lo aveva
colpito in un modo che non si aspettava. E lo aveva sconvolto: aveva passato
anni ad odiare gli elfi semplicemente perché nemici ed ora si era innamorato
improvvisamente di uno di loro.
«Non vedo perché non ci possa essere un
accordo tra i due popoli», aveva detto alla prima riunione a cui il nano aveva partecipato «Noi parliamo tanto di rispetto per ogni
creatura di questa Terra, ma la guerra non ci rende diversi da coloro che
disprezziamo tanto».
Nick era sempre stato abituato a credere che gli Elfi fossero superbi,
alteri e tremendamente egocentrici, chiusi nella superiorità della loro
purezza, ma gli occhi tristi, delusi di Jeff avevano mostrato una fragilità che
mai si sarebbe aspettato da uno di loro. Alla fine della riunione gli si era avvicinato
con uno stupido pretesto ed avevano passato tutta la notte a parlare.
Ritrovarselo di fronte, in battaglia, la mattina seguente, era stato ciò
che lo aveva convinto a provare davvero a fermare quella guerra. E ciò che gli
aveva fatto capire che Jeff era diverso – mai prima d’ora aveva esitato in uno
scontro corpo a corpo.
Nick arrivò alla piana dietro le montagne in pochi minuti. La luce della
luna rendeva d’argento ogni filo d’erba dolcemente sfiorato dal vento – non
sembrava esserci traccia del sangue versato qualche ora prima, quasi la notte
avesse cancellato lo stridere delle armi e le grida di battaglia o di dolore,
relegandole nel dominio del Sole. Il nano si prese qualche istante per ispirare
l’aria depurata dalla puzza della morte, ma quando riaprì gli occhi, qualcosa,
sull’erba, lo fece tremare.
«Jeff!», gridò: improvvisamente il terrore lo aveva invaso, distruggendo
la calma che si era illuso di provare. L’elfo era steso sull’erba, immobile e
Nick non poté che pensare al peggio – il pallore che gli scorse sul viso,
quando fu abbastanza vicino, non fece che spaventarlo ancora di più.
«Jeff!» lo chiamò di nuovo, ormai accanto a lui, afferrandolo per il
petto.
L’elfo spalancò gli occhi e tirandosi su, lo guardò sorpreso.
«Sentivo le stelle», disse con
tono sommesso «Gli Dei ci osservano stasera. Guardano la guerra e mandano un
po’ di pace, con la Luna».
«Potrebbero semplicemente fare in modo che finisse, sai?», rispose il
nano, con tono bulbero, sospirando per il pericolo
scampato.
Jeff lo guardò con un leggero sorriso e quando i suoi occhi incontrarono
quelli di Nick, questi comprese che, in fondo, gli Dei non potevano altro che
lasciare che il destino si compisse: quella follia non era colpa loro,
dopotutto. Sorrise: una delle prime cose che aveva imparato ad amare di Jeff
era il fatto che adorasse il cielo stellato. Poteva sembrare una cosa stupida,
ma la pensava esattamente come lui e per il nano era una cosa stranamente
rilevante.
«Eri preoccupato per me?», sorrise l’elfo, mettendosi a sedere.
Sono preoccupato per te praticamente sempre, avrebbe voluto rispondere l’altro, ma si
trattenne, mettendo su un’espressione indignata.
«Saresti stato un altro cadavere da rimuovere dal campo… e per oggi ne ho
spostati a sufficienza», rispose, nonostante fosse certo che entrambi sapessero
che cosa intendeva dire davvero con quelle parole; Jeff, infatti, allargò il
suo sorriso, prima di tirarlo a sé e baciarlo con passione. Nick non si oppose:
le labbra dell’elfo erano troppo buone e la voglia di stringerlo così forte che
non c’erano modi in cui sarebbe riuscito a resistergli.
Un inaspettato rumore di foglie al limitare della, poi, li fece tremare.
Si guardarono negli occhi, ricordando improvvisamente tutto quello che
rischiavano ogni volta che si vedevano così: né Nani, né Elfi avrebbero esitato
a giustiziarli per un simile tradimento – non erano ammessi contatti tra le due
specie, figurarsi quello che c’era tra loro. Nessuno sano di mente si sarebbe
messo in una situazione del genere – “amore
proibito”, come amava sussurrare l’elfo – e anche loro ci avevano davvero
provato a non farsi coinvolgere: era solo un malinteso, un interessamento
dettato dal comune coinvolgimento nei Ribelli,
nulla più. Avevano provato a non parlarsi e non vedersi, ad ignorarsi e tornare
quelli di prima, e poi Nick era rimasto ferito in battaglia e Jeff aveva
rischiato di farsi ammazzare pur di raggiungere la tenda del campo nemico in
cui lo avevano portato ed accertarsi che ce l’avrebbe fatta, che non lo avrebbe
lasciato solo.
A quel punto, non c’era più molto che potessero fare.
«Conosco un posto in cui staremo tranquilli per un po’», suggerì l’elfo,
quando entrambi furono calmi e parve evidente che fosse stata solo una folata
di vento ad agitarli tanto.
Il nano annuì, lasciandosi prendere per mano – cosa che fece capire a
Jeff quanto fosse turbato in realtà – e i due camminarono per una mezz’ora
prima di arrivare ad un laghetto, argentato dai raggi della Luna. Nick rimase
senza fiato, contemplandone la bellezza: era stato un soldato per così tanto
tempo che aveva smesso di interessarsi alla natura che lo circondava,
osservandola solo dal mero punto di vista militare ed ignorando tutto ciò che
avesse in sé. Vedere l’elfo sfiorare la superficie dell’acqua fu quasi una
magia e gli riempì il cuore: gli parve di essere di fronte ad un miracolo, la
pace dopo tanti anni di battaglia. L’eco della disperazione quella sera era
così lontano che quasi si illuse di poterci non pensare, anche solo per un po’.
Si distrasse solo un secondo, ma fu sufficiente a perdere di vista Jeff:
per la seconda volta in pochissimo tempo, sentì il proprio cuore fermarsi.
Corse alla riva del lago senza riuscire a pensare a nulla – era successo tutto
così velocemente da non lasciargli tempo. Le increspature sulla superficie non
lasciavano dubbio sul fatto che vi fosse caduto dentro, ma il nano non riusciva
a spiegarsi il perché.
Una freccia dall’alto, congetturò, guardandosi intorno. Non ci sono punti strategici da cui mirare.
Un sortilegio allora?. Quello lo spaventò particolarmente: in battaglia
l’unica cosa su cui potevi contare era il tuo valore, la tua destrezza e quel
po’ di fortuna che gli Dei potevano concederti; ma giravano molte voci ormai
sull’imminente ingerenza degli Stregoni nella guerra e questo avrebbe cambiato
ogni cosa. Nessuno sarebbe stato più al sicuro, niente sarebbe stato più certo.
Nick si accorse di aver trattenuto il fiato fino a che non vide Jeff
riemergere in superficie, la chioma bionda che schizzava gocce fredde sulla
riva.
«Scusami», disse «Non ho potuto resistere».
Il nano avrebbe voluto prendersela per lo spavento che l’elfo continuava
a procurargli, ma la visione di lui, così felice, così in pace, gli tolse il
coraggio per fare qualsiasi obbiezione. Sorrise semplicemente, annuendo agli
occhi dell’altro che brillavano come poche altre volte. Era consapevole del
fatto che non sarebbe mai stato in grado di capire il modo in cui gli Elfi sentivano la natura, il modo in cui
riuscivano a interagire con essa – quasi fossero in perfetta simbiosi – ma il
modo in cui Jeff si muoveva nell’acqua, osservandola con riverenza, sfiorandola
come il più prezioso dei beni, gli bastava per intuire quanto profondo fosse
quel legame.
«Seguimi», gli sussurrò Jeff «Ti porterò via» e prendendogli le mani, lo
fece scivolare nell’acqua con lui, immergendosi di nuovo e lasciandolo da solo
in superficie, con espressione stupita e brividi di freddo per l’improvviso
contatto con l’acqua.
Quando Nick capì che l’altro non sarebbe riemerso, ma che attendeva
davvero che lui lo seguisse di sotto, prese tutta l’aria che i polmoni potevano
trattenere e si immerse: non era un grande amante dei luoghi bagnati, ma in
quel momento stranamente non gli importava molto. Vide Jeff pochi piedi più in
basso e si rese conto che quel lago era più profondo di quanto si aspettasse;
l’elfo gli sorrise e indico un punto sul fondo, cominciando poi a nuotare per
raggiungerlo. Nick si chiese come fosse possibile che tanta bellezza si
rivelasse anche in un simile momento.
Stette per un attimo a guardare quali fossero le intenzioni dell’altro e
quando lo vide sparire praticamente nel fondale, capì che la superficie scura
che aveva indicato doveva essere una crepa, un passaggio sotterraneo che
probabilmente aveva dato origine a quel lago. Lo segui, pur con un po’ di
esitazione, e continuò a rabbrividire man mano che, sparendo anche lui nel
passaggio, la corrente si faceva più fredda. Fortunatamente durò poco e quando
Nick riemerse accanto a Jeff non poté credere ai suoi occhi.
C’era una caverna enorme davanti a loro. Una caverna sotterranea che
brillava di azzurro tremolante. Un intero mondo al di sotto di quel lago – un
angolo di paradiso.
«Jeff, è…».
«Da mozzare il fiato, non trovi?», concluse quello «Mi ricorda le fonti
dei fiumi, nel Bosco del Nord. Quando ho scoperto il passaggio, credevo di aver
ritrovato casa».
«La casa sotto il lago…» sussurrò Nick, senza ancora riuscir bene a
capacitarsi di ciò che aveva di fronte; scorse appena l’elfo uscire
elegantemente dall’acqua e si prese ancora qualche istante per ammirare quel
panorama prima di tirarsi anche lui fuori.
Ora la guerra sembrava decisamente troppo lontana per poter essere
ricordata.
Jeff camminava con calma, come se conoscesse ogni passo di quel posto
eppure non potesse fare a meno di continuare ad ammirarlo – ancora una volta il
nano si chiese che cosa dovesse sentire in quel preciso momento: era più
vicino a casa sua, alla pace a cui aspirava? Stava meglio? La guerra sembrava
sconvolgerlo così tanto alle volte, che lui avrebbe semplicemente voluto
portarlo via da tutto quello, magari rinchiuderlo lì sotto e facendo sì che
dimenticasse la crudeltà del mondo esterno.
Nick restò a pensarci per qualche istante di troppo, perché quello che
era solo un folle desiderio improvvisamente acquistò spaventosa consistenza
nella sua testa. Avrebbe davvero potuto tenerlo lì: sarebbe bastato portare dei
viveri e attendere che la guerra finisse. Non si sarebbe più dovuto preoccupare
di scoprirlo fra i cadaveri della battaglia, non avrebbe più avuto paura di
perderlo: sarebbe stato bene, al sicuro in una bellissima gabbia d’oro.
«So a cosa pensi», si sentì dire da un Jeff più vicino di quanto
ricordasse – voltandosi, lo trovò pochi passi alla sua destra, seduto di nuovo
al limitare del lago.
«Mi biasimi per averci pensato?», chiese con semplicità, perché sapeva
che l’elfo non scherzava quando diceva di conoscere i suoi pensieri.
«No… affatto. Ma almeno vorrei che restassi con me».
Sapevano entrambi di parlare per paradosso, che nessuno dei due avrebbe
permesso all’altro di “rinchiuderlo”, eppure Nick sussultò a quella richiesta.
«Io sono fatto per la guerra, Jeff. Non è la prima che combatto: i Nani
ne hanno a bizzeffe alle spalle».
«Anche gli Elfi ne cantano molte, in ogni epoca. Vi abbiamo visti
nascere, non dimenticarlo».
«Ma non ne combattevate una da tanto tempo! Tu non ne hai mai combattuta una prima d’ora. Ti nasconderei qui,
fino a che non fosse finita. Saprei che saresti al sicuro e tanto mi basterebbe
per andare avanti».
«Ma io non saprei nulla di te,
Nick! E poi… da qui non si vedono le stelle…», constatò, quasi con puerile
risoluzione l’elfo, alzando la testa verso la volta azzurra di pietre.
«E allora? Sappiamo entrambi che ci sono, nonostante le rocce non ne
permettono la vista. Sono proprio lì», rispose Nick, alzando una mano «Sopra le
nostre teste, ad osservarci, come sempre».
Jeff cercò il suo sguardo, mentre un sorriso leggero gli allargava le
labbra.
«È proprio questo il punto. Le rocce nascondono le stelle proprio come
nascondono la guerra. Ma non significa che queste cose scompaiano
automaticamente, solo perché rinchiuso qui dentro non le vedrei. Preferisco
essere in guerra con te, piuttosto che al sicuro ma lontano da te, Nick. E so
che tu la pensi allo stesso modo».
Il nano abbasso la testa, annuendo. Non era certamente la prima volta che
avevano una discussione del genere: lago a parte, Nick aveva tentato di tutto
per allontanare Jeff dalla guerra – e Jeff non era stato da meno – ma alla fine
nessuno dei due era mai riuscito a prevalere sull’altro e si erano ritrovati
come in quel momento, in silenzio, mentre pregavano gli Dei che tutto quello
finisse al più presto.
«Resta con me fino all’alba», sussurrò Jeff, avvicinandosi a Nick.
«Come sempre», rispose altro, prima di baciarlo.
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Chi non muore si rivede! Qui è Alch che
pubblica una nuova shot per la seconda edizione – la pirate edition – del Niff!Month!
Questa volta il prompt da seguire era Jeff!elfo / Nick!gnomo; relazione proibita; "ti porterò via";
fantasy e devo dire che
è stato bellissimo scriverci su perché non affrontavo il genere fantasy da
tantissimo tempo e riscoprirmi mi ha portato “alle origini”. Un grazie speciale
va quindi a Vals,
senza la quale questa OS assurda non sarebbe mai venuta fuori (e senza la quale
non avrei aggiunto mai la “casa sotto il lago”).
Un altro grazie va alla mia “Niffamily” – vi
amo e non c’è nient’altro da dire – a Luna ♥ che sostiene ogni mio sclero e mi dà
coraggio, e a tutti coloro che presteranno attenzione alla storia.
Alla prossima!
Alch ♥