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Autore: SonSara    12/10/2007    21 recensioni
Respirando piano, la ragazzina si calmò. Tirò di nuovo su il capo, il viso tirato in un triste sorriso.
“Se come dici tu, Tom è morto, perché torniamo ogni volta nella sua vecchia casa?”
Domandò piano.
“Un edificio come un altro.”
“Non c’è niente che abbia valore per te, vero?”
La frase era intrisa di una ironica infelicità.

Mia Prima Storia Su Harry Potter. Voldermort/Sorpresa. [503 parole - flashfic]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Voldemort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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So che gli scrittori della sezione Harry Potter sono fra i più coscienziosi e attenti di EFP, bravissimi.
Non sarà facile farvi piacere quindi la ff di un scrittrice di storie ispirate a manga.

Spero che J. K. Rowling mi perdoni.




Silent



Una magra figura, avvolta in un mantello nero, sedeva su una vecchia poltrona, davanti a un fuoco, che ardeva in un elegante ma polveroso caminetto d’altri tempi.
Sulle sue ginocchia, accovacciata al suo petto, sedeva una ragazzina, all’apparenza addormentata.
“Non fingere di dormire.”
La voce dell’oscura figura era un debole ma chiaro sibilo.
La ragazzina aprì gli occhi di scatto, visibilmente scocciata.
“Ci sto provando, a dormire, almeno. Domani ho il G.U.F.O. di Storia della Magia, e non voglio addormentarmi sul banco, Tom.”

Silenzio.


“Mi hai chiamato di nuovo Tom.” Scandì gelidamente la figura.
“Beh, sì.”
“Io non sono Tom.”
“Tu sei anche Tom. Ne abbiamo già parlato.”
“Io sono Lord Voldermort.”
“Non ti chiamerò mai così! Scordatelo!”
La studentessa si stava scaldando. Al contrario, lui rimase immobile, sulla poltrona, senza mostrare una qualunque espressione.
“Non mi piace cosa rappresenta quel nome, non capisci?”
“Cosa.”
“La morte.”

Silenzio.

“Perché me lo hai lasciato fare?" Domandò sussurrando la ragazzina, la testa abbassata. A causa della discussione di prima, era ormai a cavalcioni sulle ginocchia di Lord Voldermort, avendo abbandonato la comoda posizione.
Lui non rispose.
“Sai di cosa sto parlando! Perché mi lasci vedere con Harry?”
Voldermort si regalò qualche minuto prima di risponderle. “Non dovrei?”
Lei alzò la testa, incontrando gli occhi della figura. Come ogni volta che succedeva, sussultò un poco. Quelle iridi. Così rosse, così sottili, così anormali. Così serpentine. Color del sangue appena versato. Così diverse da quelle scure e affascinanti di Tom…
“Smettila di pensare a Tom Orvoloson Riddle. Lui è morto.”
“Non è vero…” piagnucolò la ragazzina.
“Non tornerà più. Ti sei innamorata di un fantasma.”
“Non è vero, non è vero! Stai zitto!” si infervorò lei. 
Evidentemente, Lord Voldermort aveva tastato un punto dolente. La ragazzina si tappò le orecchie con entrambe le mani, e strizzò gli occhi. Sconfitta, abbassò la testa, appoggiandola al petto della figura.
Lui non smise di fissare d’innanzi a sé.

Silenzio.

Respirando piano, la ragazzina si calmò. Tirò di nuovo su il capo, il viso tirato in un triste sorriso.
“Se come dici tu, Tom è morto, perché torniamo ogni volta nella sua vecchia casa?” Domandò piano.
“Un edificio come un altro.”
“Non c’è niente che abbia valore per te, vero?”
La frase era intrisa di una ironica infelicità.
La ragazzina prese a giocherellare con le dita di Lord Voldermort. Premette il proprio palmo con quello della figura, e fissò quella congiunzione. La mano bianca, funebre, con lunghissime dita senza unghie di Voldermort, contro la sua, piccola, ambrata, calda. Viva.

Silenzio.

“Non mi hai ancora risposto. Perché hai lasciato che mi mettessi con Harry?”
“L’ho trovato un altro pretesto per farmi…ingelosire.”
“E non ha funzionato, come al solito.” Sospirò lei.
Si accoccolò di nuovo contro il petto di Voldermort.


Silenzio.

Non mostrò alcuna espressione, ma Lord Voldermort si sorprese quanto la sentì gioire sommessamente. Non ci fu bisogno, ovviamente, di chiederle che avesse. 
Ci pensò subito lei a schiarirgli le idee.
“Sai a cosa sto pensando? Alla prima volta che ci siamo incontrati. Quando hai iniziato a rispondermi attraverso quel diario. Oggi mi viene da ridere pensando che tutti credevano che mi comandassi, quando in realtà facevo tutto coscientemente.
Sai, credo che mi sia innamorata allora di te. Certo, avrei dovuto odiarti visto che hai cercato di uccidermi, e ne avevi tutte le intenzioni, se non fosse arrivato Harry.
Non ti sei mai chiesto perché, invece, continuo a stare con te?”
Lui non le rispose, ma anche se avesse voluto, non ne avrebbe avuto il tempo.
“Perché ti ho sentito, quando mi stavi risucchiando lentamente la vita. Ho sentito i tuoi sussurri. Hai detto che ti dispiaceva uccidermi, ma non c’era altra soluzione, che ero carina ed ero anche l’unica che ti capissi veramente. Ero ancora cosciente, quando hai spiegato questo.”
La ragazzina era sempre rimasta segretamente convinta che a parlare, quel giorno, fosse stato Tom Riddle e basta, solo Tom, senza Voldermort.
Alzò leggermente la testa, quel tanto che bastava a scorgere il viso del suo uomo.
Se questo avesse avuto vene, l’affluire di sangue gli avrebbe imporporato le guance.
Le labbra della ragazzina si inclinarono in un dolcissimo sorriso.

“Ti amo.”

Anche stavolta lui evitò di rispondere, ma abbassò lo sguardo sulla ragazzina accovacciata su di lui. Questa scorse chiaramente una scintilla illuminargli i serpentini occhi. Una scintilla per cui i mangiamorte avrebbero, che novità, ucciso e torturato l’intera popolazione mondiale.
Una scintilla che era un sì, anch’io, e lei lo sapeva benissimo.
Una scintilla che lo rendeva più umano. Ed era sua, questa scintilla, esclusivamente sua.
Gongolante, la ragazzina chiuse finalmente le palpebre, pronta a una vera dormita, con il cuore in pace, strofinando la guancia sul petto di lord Voldermort.

Silenzio.

“Ginevra. Ti proibisco di vederti con Potter, domani.” Ordinò freddamente Lord Voldermort, senza apparente emozione.
Rintanata fra le braccia del mago più oscuro che la storia ricordi, Ginny Weasley ridacchiò piano.

Our Sweet, Sweet Silent.





…io vi avevo avvertito della schifezza
.

  
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