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Autore: L_O_V_E Girl    26/03/2013    2 recensioni
Quando un artista famoso e al massimo del successo arriva al punto di rottura deve assolutamente fare qualcosa per ritrovarsi... e cose c'è di meglio di un uovo amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                  I'm one of a kind...


Quando tutto il mondo ti conosce come G-Dragon hai tutti i riflettori puntati contro. É come se ogni cosa che tu faccia possa essere una minaccia per il mondo intero...

Devi parlare in un certo modo,

Devi essere sempre bellissimo e ben curato,

Non devi fumare,

Non devi bere,

Non devi fidanzarti,

Non devi nemmeno pensare di uscire una sera a divertirti con i tuoi amici.

Tutto, TUTTO, quello che fai e dici è costantemente monitorato.

Ma il Ji Yong dietro tutto questo, il ragazzo normale e pieno di ambizioni, iniziava a sentirsi soffocato, non veniva espresso al meglio e provocava delle crepe all'immagine perfetta di G-Dragon.


Questo sogno era stato davvero massacrante, anche questa notte il mio subconscio era venuto a trovarmi nel sonno.

Mi alzai impegnandomi a trovare la volontà per farlo. Messi i piedi a terra, a contatto con il pavimento gelido, mi ero quasi sentito vivo, ma era durato molto poco. Andando verso il bagno presi il cellulare e una bustina sovrastava lo schermo, un messaggio, ovviamente di Yang Goon sajangnim. Il presidente della YG in persona, mi aveva cercato

-Che vuole ora...-

Mi chiesi fermandomi davanti la porta del bagno, quei messaggi mi mandavano sempre in crisi.

“Ji Yong dobbiamo parlare... quando ti svegli vieni subito in ufficio...”

Fu così che senza nemmeno andare in bagno mi ritrovai in macchina, assonnato e infastidito, come ero ormai da mesi.

Avevo ignorato tutti gli altri messaggi, dei miei compagni di band che mi davano il buon giorno, di mia sorella, di tutti, non volevo saperne di nessuno in quel momento, c'ero solo io e il mio tormento.

Cosa avevo fatto questa volta? Quale voce era stata diffusa sul mio conto?

Ero stanco e frustrato, il mio adorato lavoro stava diventando la mia prigione dorata.

Arrivato davanti all'immenso edificio mi sentii come oppresso, come se tutto il peso di quell'agenzia fosse sulle mie spalle e in parte era davvero così.

Entrai nell'immenso portone, indossavo un pantalone di tuta tutto colorato, una canottiera bianca e la felpa abbinata ai pantaloni, delle converse rosse, un cappellino con visiera dello stesso colore e dei grandi occhiali da sole. Nessun anello, nessuna collana, solo i miei piercing alle orecchie. Non avevo avuto modo ne sopratutto voglia di fare niente di utile alla mia immagine.

Salì direttamente all'ufficio del capo, nessuno mi fermava li dentro, ero nel mio territorio, nel mio habitat naturale, quello che mi stava troppo stretto ormai.

Una volta entrato in quella stanza piena di premi e di foto, sopratutto dei Big Bang, mi sedetti, tolsi gli occhiali e guardai dritto negli occhi l'uomo che mi trovavo davanti.

La mia arroganza era li, ben saldata al mio volto e più imponente che mai.

-Quando mi darai i nuovi testi? Hai quasi finito il tuo tour, adesso devi finire li nuovo album e dedicarti ai Big Bang...-

Continuavo a fissarlo, con il mio sguardo duro e infastidito.

-Devo anche ricordarmi di darti un po del mio sangue da vendere insieme all'album, già diviso in boccette!-

Ovviamente lo sguardo che ricevetti in cambio era di disappunto.

-Cosa vorresti dire?-

Ma non mi feci impaurire, non ne potevo più e Ji Yong aveva deciso di reagire finalmente, aveva sconfitto il drago.

-Esattamente quello che ho detto!-

Lui si sporse in avanti appoggiando i gomiti sulla scrivania, incrociando le dita e facendosi minaccioso.

-Non provocarmi moccioso...-

Feci un sorrisetto di sfida.

-Altrimenti? Mi impedirai di far uscire il mio nuovo album o quello dei Big Bang? Accomodati...-

Risposi, non avevo mai usato un tono simile, ero famoso per le mie maniere sempre impeccabili. Ma ero arrivato al limite, avevo bisogno di tempo, di riposo, di poter fare tutto quello che mi veniva impedito, tutto quello che il mio istinto mi suggeriva di fare.

-Kwon Ji Yong... Hai intenzione di sfidarmi?-

E in quel momento capii che dovevo essere più fermo e deciso che mai sulla mia posizione.

-No... ma dopo tutti questi anni ho bisogno di staccare la spina... di essere solo me stesso per un po...-

Il volto del presidente si contrasse appena e poi si rilassò, mi guardo con sguardo quasi paterno.

-Tu sei anche G-dragon, il vero te stesso è anche quello!-

Sembrava serio, non si rendeva conto di cosa gli stavo chiedendo.

-No, G-dragon è solo una maschera ormai... Ho bisogno di ritrovarmi... Non è un discorso filosofico. Devi darmi del tempo!-

Non mi ero mai rivolto in prima persona al presidente, ma quella era la richiesta di un figlio ad un padre, non di un artista al suo capo.

Lui rimase a fissarmi per dei minuti che sembrarono interminabili.

Forse le mie occhiaie, il mio malumore, la mia espressione stanca potevano fargli capire l'urgenza di quella richiesta.

-Sei serio?-

E alla fine qualcosa era uscito da quelle labbra, quegli occhi fissi nei miei erano diventati seri e preoccupati.

-Si... fidati di me... ma sopratutto, fai in modo che nessuno possa sapere dove sono e cosa sto facendo... Mi farò vivo io...-

Non feci però una di quelle uscite ad effetto, dovevo essere sicuro che mi avrebbero lasciato essere me stesso per un po, dovevo davvero ritrovarmi, ritrovare il semplice ragazzo che ero in realtà, l'artista che ero e che volevo essere con tutto me stesso, il momento di crisi era arrivato alla fine.

-Posso proteggerti solo se vai in un posto dove posso muovermi...-

Aveva recepito la mia richiesta, per quello che davvero era, bisogno di aiuto.

-Va bene qualsiasi posto...-

Lui mi osservò e poi prese dei fogli e il cellulare.

-Londra!-

Dopo aver buttato quella parole li mi fece cenno con la mano di andare via, di lasciarlo lavorare.

Uscii da quell'ufficio sorridente.

Era come se avessi smesso di respirare e ora dell'ossigeno riusciva nuovamente a riempire i miei polmoni. Corsi alla macchina con la fretta di tornare a casa a preparare i bagagli.

Non avevo rimpianti in quel momento, non vedevo quella pausa come un abbandono o una pausa che poteva essere negativa per la carriera. Era tutt'altro, ero a un punto di rottura e sapevo che anche le mie fans iniziavano a notarlo. Avevo smesso di essere sempre sorridente e solare, ero diventato chiuso e poco socievole e sapevo che stavo facendo preoccupare tanta gente che si interessava a me.

Per il mio pubblico ero il ragazzo spensierato e pieno di talento, sempre impegnato a scegliere l'abbigliamento più alla moda o la pettinatura più strana, ma quella descrizione era riduttiva. Ero anche il ragazzo di 25 anni che voleva divertirsi, uscire e passare la notte con una sconosciuta. Quello che voleva farsi una corsa sulla spiaggia con il suo cane e dimenticare tutto, quello sensibile e pieno di complessi, quello che non si sentiva ne bello ne speciale, quello che aveva sudato per arrivare dov'era, quello sensibile che si lasciava andare al pianto o che urlava semplicemente sopra un tetto. Ma tutto questo io non aveva mai potuto farlo.

Arrivato a casa trovai tutti in cucina, TOP compreso. Era una cosa strana, visto che eravamo tutti impegnati con i nostri progetti solisti, ma avevo capito che quello era un evento importante. Erano tutti seri e mi fissavano, spaventati e curiosi.

-é vero hyung?-

Il primo a parlare fu SeungRi. Mi guardava con quegli occhi da cucciolo, come se stesse guardando il suo padrone allontanarsi dopo averlo abbandonato. Gli rivolsi un sorriso rassicurante e mi avvicinai a tutti, appoggiando una mano sul grande tavolo. Dalla domanda di Ri avevo capito che il presidente li aveva avvertiti di quello che era successo poco prima.

-Se ti riferisci alla mia richiesta di una pausa, si, è tutto vero!-

Il suo sguardo diventò preoccupato, come quello di tutti gli altri, l'unico che mi osservava e sorrideva era Taeyang, il mio Bae, sapeva cosa stavo passando meglio di chiunque altro.

-Perchè?-

Chiese Daesung, che era nascosto dietro a tutti, non mi guardava nemmeno, era li dietro a fissarsi le scarpe. Sapevo perfettamente cosa stesse pensando, ma si sbagliava, non erano loro ad opprimermi, non ere stanco dei miei fratelli ma del mio ruolo, avevo perso me stesso e dovevo ritrovarlo per diventare una persona migliore.

Mi alzai e lo raggiunsi, ero sempre stato un amante del rapporto fisico, abbracciavo sempre tutti per trasmettergli il mio amore e non mi trattenni di certo questa volta. Lo strinsi forte appoggiando il mento sulla sua testa.

-Tornerò presto... e comunque mi porto il telefono, ci sono sempre per te!-

Dissi per tranquillizzarlo. Lo sentii sospirare, sapevo che in quel momento stava trattenendo i suoi sentimenti, le lacrime probabilmente, stava trovando la forza di regalarmi uno dei suoi sorrisi calorosi e pieni di luce.

E infatti poco dopo mi scansò sorridendo.

-Guai a te se non mi rispondi alle telefonate!-

Disse dandomi poi una pacca sulla spalla. Ricambiai il sorriso e mi voltai trovandomi facci a faccia con TOP.

-Stai attento a te GD... stai attento a tirare fuori tutto il peggio, perchè poi dovrai tornare il nostro leader e non ti lasceremo andare di nuovo!-

Ed eccolo li, Seung Hyun lo scrutatore di anime era li fermo a guardarmi dritto negli occhi. I suoi occhi, così intensi e a volte tremendamente perforanti mi stavano trasmettendo tutto l'affetto che provava per me e tutta la preoccupazione che non sapeva tirare fuori a parole, ma a me i suoi sgurdi erano sempre bastati.

-tranquillo!-

Mi limitai a rispondere, dandogli un colpo sulla spalla, non mi sarei lasciato andare agli abbracci con lui, non ci servivano. Poi fu il turno di Young Bae.

Mi osservava, sereno e sorridente, lui era il mio confessore, lui sapeva tutto della mia anima tormentata.

-Riportami il mio Ji Yong!-

Disse avvicinandosi per stringermi tra le sue braccia muscolose e forti, ricambiai l'abbraccio e mi avvicinai al suo orecchio.

-Tienili d'occhio!-

Dissi, gli stavo affidando i miei preziosi fratelli, la mia famiglia le persone più care che avevo al mondo, insieme alla mia famiglia.

Stavo per girarmi e tornare da Ri, ma mi precedette, lo sentii dietro si me, appoggiato sulla mia spalla.

-Ti prometto di stare tranquillo e di non far preoccupare nessuno...-

Sapeva esattamente quali erano le mie più grandi paure, quella mia piccola copia, più scapestrata di me, ma pur sempre la mia copia.

-ci conto!-

Dissi, sorgendomi semplicemente verso su lui lasciandogli un bacio sulla guancia.

I miei preziosi Big Bang ora erano tutti sorridenti, capivano il mio bisogno e non avevano bisogno di chiedere molto, si fidavano di me e io mi fidavo si loro, era basato tutto su quello.

Poco dopo erano tutti tornati alle loro cose, e io ero rimasto solo in quella casa. Andai in camera da letto e iniziai a preparare le valigie. Presi le cose indispensabili, non avevo bisogno di molto, ci voleva solo la mia anima e il mio corpo, dovevo disintossicarmi da me stesso o da quello che mi avevano fatto diventare.

Gaho era li che mi fissava, aveva capito che ci saremmo divisi per un po, non sapevo esattamente per quanto, ma dovevo pensare solo a me stesso, solo a Ji Yong per una volta.

-Hey... non mi guardare così... devi essere buono e paziente... lo puoi fare per me?-

Chiesi al mio cane abbassandomi ad accarezzarlo, lui mi osservava curioso poi, con uno sguardo comprensivo fare un piccolo lamento. Era il suo modo di farmi sapere che aveva capito, ero sicuro che mi capisse, che percepisse tutte le vibrazioni della mia anima. Gli diedi un bacio tra le orecchie e tornai a preparare tutto. Dopo aver lasciato le valigie pronte andai in bagno. Mi Serviva una doccia. Rimasi a guardare il mio riflesso davanti al grande specchio che regnava in bagno. Ero li, nudo e sorridente, confortato solo dai miei tatuaggi. Era incredibile, quanto solo all'idea di potermi prendere una pausa mi sentivo rinvigorito, di nuovo vivo e giovane. Mi scompigliai i capelli continuando a sorridere e poi mi buttai sotto al getto d'acqua, ghiacciata, mi ero dimenticato di riscaldarla, scoppiai a ridere.

-ben tornato Ji Yong!-

Dissi affrettandomi a riscaldare l'acqua.

Dopo quella doccia rilassante tornai in camera, giusto in tempo per rispondere al telefono. Il presidente mi avvertì che l'indomani mattina sarei partito.

Mi rivestii, era ancora mattina, ma volevo che il tempo scorresse veloce, che mi passasse la giornata davanti lasciandomi li a riposare. Ma dovevo prima di tutto avvertire la mia famiglia che sarei partito, dovevo affidargli Gaho e fargli capire i miei bisogni, ma la cosa non mi spaventava, avrei affrontato tutto e tutti.

Uscii da casa prima di pranzo e tornai solo dopo cena. Avevo girato mezza corea per salutare tutti e partire l'indomani con il cuore leggero e libero.

Finii per infilarmi direttamente sotto le coperte, prima di dormire però avevo il dovere di avvisare le mie fans. Entrai su twitter e dopo un bel respiro iniziai a scrivere.

“Per qualche tempo sarà fuori dalla corea, smetterò di essere G-Dragon per qualche mese, ma aspettatemi! Vi amo!”

Inviai quel semplice messaggio, quel messaggio che avrebbe scatenato l'inferno, ma dovevo avvisare il mondo di quella pausa. Subito dopo crollai, sprofondai nel sonno più profondo e tranquillo. Non sognai, non pensai, ero solo addormentato, non un solo pensiero si azzardava a tormentarmi.

Mi svegliai disturbato dal suono della sveglia. Aprii gli occhi sorridendo, ero felice, ero libero.

Con tutta la calma del mondo e con la serenità portata dalla consapevolezza di partire per una vacanza, quella che non provavo da una vita, andai all'aeroporto. Ed era deserto, non c'era la folla di fans che mi aspettavano tutte le volte. Solo io, i miei bagaglio e i normali passeggeri pronti a partire. Avevo un sorriso smagliante. Indossavo dei semplicissimi jeans, le timberland ai piedi, una camicia a quadretti rossi e bianchi e il giubbotto di jeans, degli occhiali e un cappello nero con le borchie sulla visiera. Ero semplicissimo e felicissimo. Passai quel tempo in aeroporto leggendo un giornale e osservando la gente che mi circondava. C'era gli imprenditori frettolosi, le gite scolastiche, un gruppetto di ragazze pronte alle vacanze e delle coppiette. Tutte persone perse nei loro mondi che non mi notavano. Mi sentiva invisibile e sereno, non ero mai stato felice di non essere riconosciuto da quando ero famoso, ma adesso era una cosa fondamentale quella.

E poi il primo evento di quella vacanza mi arrivò davanti vestito da hostes, da sexyssima hostes che mi sorrideva. Posai il giornale e mi tolsi le cuffie dalle orecchie sorridendo.

-Scusi?-

Chiesi, avevo notato che mi aveva chiesto qualcosa ma non l'avevo sentita.

-Lei è il signor G-Dragon?-

Scoppiai a ridere, quella frase suonava davvero buffa, io signore?

-Chiamami solo Ji Hyong!-

Lei si illuminò un bellissimo sorriso. Osservai quei lunghi capelli color miele stretti in una coda, nascosti sotto il cappellino azzurro. Quegli occhi, visibilmente coreani, a dispetto del colore dei capelli, castani e lucidi, appena imbarazzati, valorizzati dal trucco, leggero ma deciso. Le labbra carnose e sorridenti, poi scesi con lo sguardo lungo il collo, quella pelle chiara e così morbida solo a guardarla era davvero invitante. Mi morsi il labbro cercando di prendere il controllo di me stesso, ma continuai a scendere, notando i seni piccoli ma perfetti nascosti da quella giacca e i fianchi proporzionati al resto del corpo e fasciati in quella gonna, non mi ero mai accorto di quanto fossero sexy le hostes fino a quel momento.

-Ji Hyong allora... posso chiederti un autografo?-

Sorrisi, beh perchè non approfittare ancora un po del mio lavoro?

-Certo!-

Tirò fuori un piccolo quadernino dalla valigetta e me lo porse, scrissi il mio nome e le consegnai il quadernino, lasciando cadere lo sguardo sulla scollatura che mi lasciava immaginare la bellezza di quel seno. La ragazza notò il mio sguardo, ma sorrise, lusingata da quelle attenzioni.

-è stato davvero un piacere!-

Disse lei, tornando a camminare, purtroppo lontana da me, verso il suo lavoro. La vacanza prometteva proprio bene.

Poco dopo ero seduto sul mio bel sedile di prima classe, alla YG anche quando facevano le cose di nascosto le facevano alla grande.

Poco dopo la partenza, mentre mi rilassavo finalmente, vidi un carrello pieno di bevande e due gambe, candide e ben risaltate da quel tacco, non troppo alto, ma perfetto. Alzai lo sguardo e mi ritrovai a fissare gli stessi occhi che poco prima mi scrutavano. Era destino, sarebbe stata la mia hostes.

-che coincidenza!-

Dissi sistemandomi meglio sul sedile per osservarla, lei sorrise e prese un bicchiere.

-Cosa desidera?-

Chiese, avrei risposto che volevo lei, ma non mi sembrò il caso, quindi mi morsi la lingua e osservai il carrello.

-basta un succo!-

Dissi indicando quello all'arancia che riuscii a notare. Lei mi riempì il bicchiere e continuò il suo giro, dopo avermi sorriso ancora una volta. Mi sporsi dal sedile per osservare il suo sedere, perfetto anche quello. Avevo una voglia matta di accarezzarla ovunque, ma dovevo trattenermi. Per il resto del viaggio non smisi mai di osservarla, ogni volta che mi passava affianco sorridevo e lei ricambiava tutte le santissime volte.

Dopo qualche ora di viaggio decisi di andare in bagno, avevo preso diversi succhi solo per poterla osservare e ora ne pagavo le conseguenze. Mi infilai in bagno passando vicino agli altri passeggeri, tutti addormentati o concentrati sui loro portatili o libri. Mi liberai e dopo aver scaricato mi sciacquai la faccia. Subito dopo girai la chiave per aprire la porta del bagno e incontrai quel sorriso. Mi osservava con sguardo pieno di desiderio davanti a quella porta. Avevo sentito parlare del sesso in volo, ma non avevo mai pensato di trovarmi in condizioni di provarlo. Mi feci avanti e l'afferrai per i fianchi, avvicinandola al mio corpo che moriva dalla voglia di appiccicarsi al suo. Qualche attimo dopo eravamo chiusi in bagno. L'avevo fatta appoggiare sul lavandino e la baciavo, intrecciavo le nostre lingue mentre avevo infilato la mano sotto la giacca e le accarezzavo il seno sodo, lei aveva portato le mani dietro la mia testa e mi teneva imprigionato contro di lei.

-Quante volte hai fatto una cosa del genere?-

Mi ritrovai a chiedere osservandola, lei sorrise arrossendo appena.

-è la prima volta...-

E io non ho mai cantato in pubblico, trattenni quel pensiero solo per me e tornai a baciarla, ad accarezzare finalmente quel collo che avevo desiderato dalla prima volta che l'avevo vista. Mentre lei spostava le mani nei miei pantaloni.

-Non ho molto tempo...-

Confessò iniziando a massaggiare la mia erezione. Aveva un tocco esperto e non mi lamentai, se aveva poco tempo era molto meglio così. Restammo vestiti a me bastò abbassare i pantaloni e a lei sfilarsi lo slip. Fu una cosa veloce ma estremamente sensuale, farlo in quello spazio ristretto, con il rischio di essere scoperti era tremendamente eccitante.

Ci lasciammo andare entrambi arrivando al massimo dell'eccitazione, stretti in un abbraccio dettato dal poco spazio e dal bisogno di non farci sentire. Subito dopo ci trovammo a sorridere, mentre cercavamo di ricomporci, qualcuno aveva bussato e dovevamo uscire.

-Esco prima io e distraggo chiunque sia...-

Lei annuì arrossendo, era davvero bellissima, quasi mi dispiaceva che sarebbe finito tutto li, ma in fondo era solo un'avventura.

Uscii dal bagno trovandomi davanti un vecchietto infastidito.

-Figliolo che stavi combinando li dentro?-

Sorrise facendo finta di perdere l'equilibrio, costringendo il signore a farsi indietro, abbastanza da lasciarmi la possibilità di coprire la visuale e lasciare la mia hostes libera di uscire.

-Scusi... è che non sopporto molto il volo...-

Improvvisai, guadagnandomi uno sguardo preoccupato, se solo avesse saputo la verità, mi avrebbe solo invidiato. Sentii un tocco leggero dietro la schiena, era riuscita ad uscire e il signore mi fissava ancora preoccupato.

-Ora va meglio però... si accomodi!-

Dissi lasciando passare il signore e tornando la mio posto. Avevo un sorrisino soddisfatto sulle labbra, mi addormentai con quell'espressione e mi svegliai solo ore dopo, quando eravamo in fase di atterraggio. Non riuscii a salutare la mia hostes, ma forse era maglio così, sarebbe rimasto un bellissimo ricordo quel volo.

Lasciato l'aeroporto presi un taxi e mi feci accompagnare in hotel, volevo rinfrescarmi e uscire a fare una passeggiata, Londra di notte era davvero bellissima.

Poco tempo dopo ero in strada, felice e rilassato. L'ultima volta che ero stato in quella città ero li per lavoro, e mi ero goduto poco quel posto bellissimo. Presi a camminare a piedi e mi ritrovai vicino al big bang, il mio albergo era da quelle parti e mi sentii davvero fortunato. Vedevo il london eye illuminato e maestoso, mi sentii soddisfatto e felice, una felicità che veniva dal profondo della mia anima, stavo iniziando a sentirmi di nuovo felice e allegro, come era giusto che fossi alla mia età. Dopo tutto quello che avevo passato a causa dello scandalo sulla droga, mi era impegnato ancora di più e come risultato, oltre ad essermi riscattato avevo accumulato stress ed ero arrivato a questo punto. Scossi la testa allontanando quei pensieri, dovevo rilassarmi e non pensare a niente. Ripresi a camminare, mi guardavo intorno sorridente. Improvvisamente qualcosa si schiantò contro il mio petto facendomi quasi cadere, ma riuscii a recuperare l'equilibrio. Abbassai lo sguardo e davanti ai miei piedi c'era una ragazza, ripiegata su se stessa che si lamentava dal dolore, o almeno questo credevo. Mi piegai avvicinandomi a lei e le spostai i lunghi capelli neri, con dei ciuffi rosa, dal viso e mi accorsi che stava ridendo, stava ridendo così di gusto da lasciarmi sconvolto a fissarla. Senza rendermene conto iniziai a ridere anche io, non capivo perchè stessimo ridendo, ma la cosa mi piaceva, poco dopo si sedette davanti a me cercando di calmarsi.

-S-scusa... stavo... correndo...-

Non riusciva a parlare, era assalita da quella risata. La osservai continuando a ridere a mia volta e mi resi conto che era asiatica anche lei, ma dal suo inglese perfetto non lo avrei mai detto. Provai a parlarle in coreano sperando mi capisse.

-Stai bene?-

Dissi lasciando finalmente andare il suo viso, lei alzò lo sguardo sconvolta, aveva smesso di ridere e guardandomi la sua sorpresa aumentò.

-Non ci posso credere...-

Disse, non potevo crederci nemmeno io, la mia sfortuna non voleva saperne di lasciarmi stare. Solo io potevo incontrare solo mie fans proprio quando volevo solo essere Ji Yong e basta.

-Nemmeno io...-

Dissi sperando che non se la prendesse, ma lei mi guardò sorpresa.

-Come fai a sapere di che parlo?-

Il mio sguardo divenne sospettoso e mi imbarazzai appena.

-Di che parli?-

Chiesi curioso a quel punto.

-Parlo del tuo cappello, io ce lo avevo uguale, ma me lo hanno rubato... non è che sei stato tu?-

Scoppiai a ridere davvero di guasto.

-Guarda avrei preferito rubartelo che pagarlo quanto l'ho pagato!-

Lei mi guardò sorpresa, mi sfilò il cappello e l'osservò attentamente, poi mi guardo sconvolta.

-Ok scusa... il tuo è originale, io l'ho pagato poche sterline a notting hill!-

E non potei evitare di guardarla in cagnesco, questa ragazza mi intrigava e davvero tanto oltre ad infastidirmi per quella faccenda del cappello.

-Non guardare male me... sei tu che te ne vai a comprare queste cose ai negozi!-

Mi rialzai e le porsi la mano.

-Beh in corea lo trovi solo ai negozi!-

Lei mi afferrò la mano e si alzò, mi arrivava poco sotto il mento, era piccola, ben proporzionata e aveva uno stile assurdo e fantastico.

Indossava dei pantaloncini di jeans tutti strappati, sopra dei leggins rosa shocking, aveva una maglietta dei sex pistols, mezza strappata e un giubbottino di pelle pieno di spille. Forse sarebbe stata da identificare come una qualsiasi punk, ma quel modo di parlare e quello sguardo così sincero non le dava l'aria dannata che le serviva per essere identificata così.

-Secondo me tu in corea non sai comprare!-

La osservai perplesso.

-Beh quando fai un giro in corea fammelo sapere!-

Lei scoppiò a ridere e mi prese la mano poi con il suo mignolo prese il mio.

-A patto che domani vieni con me a notting hill e ora mi accompagni al locale di un mio amico!-

Faceva sul serio quella mezza matta? Mi feci quella domanda, ma subito dopo le stavo rispondendo.

-Va bene... ma come ti chiami?-

Lei mi saltò addosso abbracciandomi.

-Grazie grazie grazie!-

Disse tutta felice, poi mi mollò e mi osservò.

-April!-

Disse porgendomi la mano, io l'afferrai sorridendo.

-GD!-

Dissi, perchè mi stavo presentando con il mio nome d'arte non lo sapevo, ma mi lasciai trasportare da quel fiume in piena che mi si era schiantato contro.

Poco dopo mi ritrovai a correre anche io, stavo attraversando la città tenendo per mano quella piccoletta che correva velocissima. Quando ci fermammo mi osservò.

-Sei troppo sobrio però...-

Disse osservandomi e intanto si era messa il mio cappello, poi mi guardò dritto negli occhi, aveva uno sguardo che ti sfiorava l'anima, come quello di TOP.

-Aspetta...-

Aggiunse prendendo dalla tasca un coltellino, perchè se ne andava in giro con quell'aggeggio in tasca? Non mi spaventai però, avevo capito che non voleva di sicuro farmi del male.

Mi sbottonò la camicia, per fortuna sotto avevo la mia solita canottiera, nera questa volta. Mi osservò sorridendo, poi con il coltellino bucò la maglietta, di lato, strappandola un po, mostrando il mio tatuaggio. Rimase a guardarlo sorpresa, poi spostò la camicia per osservarlo meglio, accarezzandomi il fianco, sentii un brivido lungo tutto il corpo che sorprese anche me e mi scostai appena.

-”Forever Young”... Figo!-

Disse lei sorridendo, poi mi bucherellò ancora qua e la la canottiera. Mi osservò allontanandosi appena, poi si inginocchiò davanti a me.

-Ci tieni a questi jeans?-

Li osservai e poi tornai a fissare lei.

-Sono solo pantaloni!-

Lei sorrise.

-Così mi piaci!-

Poco dopo mi ritrovai i jeans tutti tagliuzzati, belli si, ma strappati ovunque. Continuavo a fissarla mentre sorrideva soddisfatta e tornava a trascinarmi dentro al locale.

La seguivo sorridente, ma una strana sensazione mi attanagliava il cuore, Una sensazione mai provata prima, eppure di ragazze ne avevo frequentate davvero tante.

Tutto ovviamente segretamente, ma non mi ero mai stato buono in quel senso. Avevo avuto avventure, storie serie, drammi sentimentali, ma in quel momento sentivo qualcosa di completamente nuovo. Eccitazione, voglia di lasciarsi andare completamente, sentivo che la mia anima in qualche modo era già collegata a quella di quella strana ragazza, di April.

Improvvisamente, ormai in fondo al locale si bloccò osservandomi, con o sguardo furioso e infastidito.

-Che succede?-

Chiesi avvicinandomi il più possibile, con la musica così alta non potevo sentirla.

-Questo è il più grosso bidone della storia...-

La fissavo cercando di capire di cosa parlasse.

-Ci sarebbero dovuti essere i miei amici, ma non vedo nessuno... va beh... beviamo qualcosa...-

E riprese a trascinarmi questa volta verso il bancone, ordinò qualcosa per entrambe e la lasciai fare, ero tremendamente attratto dalla sua mente. Era quello ad attirarmi, quale sarebbe stata la prossima mossa? Non riuscivo a predirlo, semplicemente la osservavo cercando di capirla, cosa che assolutamente non riuscivo a fare. Una delle mie doti era anche quella di capire l'anima di chi mi stava davanti facilmente, avevo sempre studiato gli altri e capito le loro menti, anche se non sapevo tutta la loro vita li capivo, ma era tutto saltato nel momento in cui avevo incontrato quegli occhi.

Quando ci sedemmo al bancone, uno di fronte all'altra, i nostri occhi si incontrarono ancora una volta e rimasi sconvolto dalla loro intensità.

-Allora bel coreano, cosa ti porta da queste parti?-

Riuscii ad ascoltarla per miracolo, stavo affogando in quei pozzi profondi e scuri.

-Voglia di cambiamento...-

Lei annuì come se capiva perfettamente di cosa parlassi.

-Capisco... spero che non ti perda anche tu qui, in questo labirinto!-

Il suo sguardo ora era triste, perso chi sa in quale pensiero.

-Non può succedere purtroppo... dovrò per forza tornare a casa...-

Quella frase tanto sincera spiazzò entrambe. Non mi piaceva considerare il mio lavoro un peso, avevo raggiunto il mio sogno eppure mi stava distruggendo.

-Hai voglia di divertirti? Vuoi una ragazza?-

Eccola li, in tutta la sua semplicità a mandarmi nuovamente in confusione. Cos'era quella una proposta? O una curiosità? La fissavo stordito da quella domanda.

-Perchè è appena entrata la ragazza perfetta per una cosa del genere e si da il caso sia una mia amica!-

Mi voltai immediatamente verso il punto che mi aveva indicando con un leggero movimento della testa. Ed ecco davanti a me una ragazza semplicissima e carina. Tipicamente inglese, capelli biondi, occhi azzurri e carnagione chiarissima. Era sorridente e spontanea, poco truccata, non sembrava affatto quel tipo di ragazza.

-Non sembra proprio il tipo...-

Lei scoppiò a ridere e mi diede un colpo sul ginocchio.

-Aspetta un momento!-

Disse continuando a ridere. Per un attimo avevo pensato che si stesse proponendo lei stessa, che stupido. Continuavo ad osservare quella ragazza, in attesa che cambiasse qualcosa e intanto mi accorsi che erano tutti conciati da punk.

-Ma in che locale siamo?-

Chiesi guardandola e indicando i nostri abbigliamenti.

-sarebbe una fesa a tema... lunga storia anche questa! Domani ti spiego... ah a proposito segnati il mio numero!-

Presi il telefono e in quel momento la mano decisa di April mi costrinse a girarmi, notando la ragazza di poco prima togliersi maglietta e pantaloni, restando in slip e reggiseno, poi prese una bottiglia di un qualche liquore che da quella distanza non identificai e iniziò a bere direttamente dalla bottiglia iniziando ad agitarsi sensualmente. Tornai a fissare April sconvolto.

-Certo che gli inglesi la fanno facile!-

La mia nuova amica scoppiò a ridere mentre si faceva da sola uno squillo sul suo cellulare e me lo ridava.

-Corri a fare conquiste GD!-

Mi disse alzandosi a sua volta scomparendo nella folla.

Mi sentii perso, come se avessi perso il mio punto di riferimento, non solo per quella serata c'era qualcosa che mi faceva sentire la sua mancanza semplicemente perdendola di vista.

Ma scansai quel pensiero, non era possibile che mi sentissi così per una totale estranea, un'estranea che mi aveva indicando la mia nuova vittima.

Presi a camminare lasciando che la mia parte cattiva e sfacciata venisse fuori, GD il conquistatore venne fuori con un ghigno convinto e lo sguardo fisso sulla vittima.

La ragazza mi notò subito e ricambiò, sorrise leccandosi le labbra e facendomi segno di raggiungerla. Non me lo feci ripetere un'altra volta, mi ritrovai attaccato al suo corpo ad ondeggiare insieme e li. Sentivo il suoi seni sodi sul mio petto, le sue gambe intrecciate alle mie, era quasi come se stessimo facendo sesso li in mezzo alla folla ma vestiti.

Lei insinuò subito una mano sotto la mia canottiera attraverso l'enorme buco che April aveva fatto poco prima, me sentire le mani di quella ragazza sullo stesso punto dove poco prima mi aveva toccato lei mi fece una strana sensazione, così presi la mano della biondina e me la portai dietro il collo, mentre lei prendeva la bottiglia di Jack Daniel's da cui poco prima aveva bevuto anche lei e me ne offriva un po.

Iniziammo a bere, stretti sempre di più, sempre più ubriachi e persi in quel mondo insano.

Poco dopo, ubriaco come forse non era mai stato prima, mi ritrovai in strada, in un vicolo, ormai senza canottiera e giacca e con i pantaloni sbottonati, io e quella ragazza bionda e scapestrata ci eravamo appartati, ma le sue intenzioni erano ben diverse dalle mie.

La vidi prendere qualcosa dalla tasca e mettersela in bocca, ma ubriaco com'ero mi limitavo a ridere e a continuare ad accarezzarla ovunque, ma lei mi afferrò il mento e mi infilò in bocca quello che voleva, mi accorsi che erano pasticche, ma quando cercai di allontanarmi era troppo tardi, avevo ingerito tutto.

-Che cazz...-

Cercai di ribellarmi allontanandomi da lei e accasciandomi a terra poco dopo, perdendo l'equilibrio, sentii qualcuno afferrarmi dalle braccia e trascinarmi, era una presa forte e decisa, decisamente non da donna. Cosa stava succedendo?

Mi ritrovai in una macchina, non riuscivo a vedere chi c'era al mio fianco, sapevo solo che iniziavo a non vederci più e che pian piano persi i sensi.

Quando aprii di nuovo gli occhi, era stordito, indebolito e completamente allo scuro di dove mi trovassi, mi voltai notando una ragazza vicino a me, la vedevo di spalle e non mi ricordava nessuno che conoscessi. Vedevo i suoi capelli, di un biondo cenere, legati in un codino piccolo e buffo, circondato da ciuffetti che scappavano da tutte le parti, segno che quei capelli erano troppo corti per restare stretti in quell'elastico rosa. Poi improvvisamente una voce familiare si insinuò nelle mie orecchie.

-Quindi non è grave? Siete riusciti a ripulirgli lo stomaco?-

Quella voce risuonò nella mia mente come la più bella e la più rassicurante al mondo, se lei era li tutto era sotto controllo.

-Si April... ma dovresti stare attenta alle persone che frequenti...-

La conferma arrivò da quella voce maschile e un po scontrosa, che mi fece infuriare, chi era quello per parlare così alla mia April?

-Papà... è tutta colpa mia se è in questo stato, lasciami fare ok? Piuttosto hanno preso quella?-

Papà? Ero forse a casa sua? Continuavo a guardarla però, come era possibile che avesse cambiato pettinatura e stile in così poco tempo? Indossava dei semplicissimi jeans e un maglioncino nero da quanto riuscivo a vedere, qualcosa non mi quadrava.

-Avresti dovuto almeno chiedergli il nome... Non puoi approfittare del fatto che sono il direttore dell'ospedale... comunque si, abbiamo risolto tutto!-

La sentii sbuffare, mentre tutte quelle informazioni mi mandavano solo più in confusione.

-Papà... per favore... ora lasciaci in pace ok?-

Sentii silenzio e poco dopo la porta chiudersi. Continuavo a fissare quella ragazza sperando che si voltasse e potessi incontrare quegli occhi, castani e penetranti.

Quando si voltò incontrai prima di tutto degli occhiali, viola e poi quegli occhi. Riconobbi, preoccupazione, sollievo e rabbia nel suo sguardo, ma riconobbi anche i suoi lineamenti e d'istinto sorrisi.

-Ride anche...-

Disse lei avvicinandosi al mio letto dandomi una botta sulla spalla.

-Sei un idiota... e mi pagherai cara questa notte insonne chiaro?-

Disse lei subito combattiva. Continuai a sorridere, la trovavo così fantastica e dolce nonostante quelle parole.

-Sai che hai rischiato di morire? Se i tuoi rapitori fossero stati più stronzi non ti avrei mai trovato...-

Non capivo cosa stesse dicendo, ma mi sentii tremendamente grato di essere li con lei. Più che grato per la mia sopravvivenza lo ero per averla ritrovata.

Improvvisamente gli occhi le si riempirono di lacrime e si lasciò andare sul mio petto stringendomi forte.

-Maledetto...-

Disse iniziando a singhiozzare. Non avevo pensato nemmeno per un istante che i miei sentimenti potessero essere ricambiati, non mi ero accorto nemmeno che provassi sentimenti così forti.

-Non...-

Pronunciare solo quella parola mi provocò un dolore atroce alla trachea. Spalancai gli occhi impaurito, ma lei si alzò guardandomi dritto negli occhi tranquillizzandomi all'istante.

-Sei intubato... Ti hanno drogato e per tirarti fuori quelle maledette pillole hanno dovuto farti una lavanda gastrica e intubarti, facendo un po di fatica! Ma è tutto ok, appena toglieranno il tubo potrai parlare e respirare normalmente!-

Annuì, non mi era molto chiaro cosa fosse successo ma mi fidavo di lei, delle sue parole e dei suoi occhi pieni di lacrime.

-Giuro... Finchè starai a Londra sarò la tua ombra e non ti affiderò mai più a nessuno... scusa... sono una persona tremenda...-

Allungai la mano afferrando il suo polso e scossi la testa, non potevo parlare, ma non condividevo affatto il suo pensiero, io la vedevo solo come la persona che mi aveva slavato la vita, nient'altro.

Stava per dire qualcosa, ma la porta si aprì e lei si alzò cercando di ricomporsi, ma non mollò la mia mano, che intanto aveva afferrato stringendola forte. Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi scontrosi e azzurri di un ragazzo.

-April... perchè non mi hai chiamato ieri sera? In fondo sono il tuo fidanzato...-

D'istinto la osservai, ma lei sbuffava, in modo così buffo che mi fece sorridere, facendo solo arrabbiare di più il presunto fidanzato, ma non mi interessava minimamente, se non fosse stato che il ragazzo si avvicinò alla mia bocca con le mani inguantate, cosa voleva questo camice bianco sconosciuto?

-Danny per favore... togli quel tubo e sparisci... e se gli fai male di faccio licenziare! Ah e per la cronaca, io non sono la fidanza proprio di nessuno, il fatto che i nostri genitori fantastichino sul nostro matrimonio non vuol dire che io accetterò mai la cosa!-

Osservai entrambi, mi sentivo il protagonista di una telenovelas, mi ritrovavo in mezzo alla discussioni di famiglie ricche e potenti che nemmeno sapevo esistessero.

Il ragazzo deglutì intimidito da quelle parole e dal tono di April e con estrema delicatezza tirò fuori quella robaccia dalla mia gola, iniziai a tossire e sentii lo stimolo di dare di stomaco, ma riuscii a trattenermi. April fu subito al mio fianco e iniziò ad accarezzarmi la fronte mentre la osservavo spaventato.

-Tranquillo... è tutto ok! É uno stronzo, ma è un bravo dottore Danny!-

Sorrise mentre continuava ad accarezzarmi la testa dolcemente, io ricambiai il sorriso e mi voltai verso Danny, sembrava volesse uccidermi, ma io lo ignorai tornando a perdermi in quegli occhi e poggiando un braccio sulle cosce sode di quella ragazza.

Non avevo idea di cosa stesse succedendo nel mio cuore in quel momento, ma sentivo di non poter fare a meno di lei. Volevo conoscere tutto di lei, volevo far parte della sua vita, ma sopratutto volevo restasse per sempre al mio fianco.

Non capivo le mie stesse sensazioni eppure sapevo che lei era tutto.

Come era possibile che una persona incontrata per strada casualmente, solo il giorno prima, potesse essere tanto importante?

-Facciamo un patto?-

Chiese poi facendomi abbandonare i miei pensieri. Annuii ancora impaurito dal dolore di poco prima, non volevo rischiare di parlare.

-Ora, fino a domani mattina resti qui... poi io vengo a prenderti e andiamo a notting hill come mi avei promesso... poi andiamo a casa mia, non puoi mangiare qualsiasi cosa per ora!-

La osservai un po perplesso, potevo davvero uscire il giorno dopo così tranquillamente? Annuii comunque, se lo diceva la figlia del direttore dell'ospedale potevo fidarmi no?

-Allora, riposati e cerca di parlare, se no è solo peggio, io devo andare all'università e poi devo assolutamente andare a casa, ma domani mattina sono qui!-

Annuii con un po di dispiaciuto, ma felice di sapere che l'avrei rivista il giorno dopo. Sorrisi, ma poco dopo rimasi sorpreso dal gesto più dolce che mi fosse mai stato concesso. Mi diede un bacio dolce e delicato sulla fronte. Quel tocco leggero e premuroso mi fece capire cosa provasse per me e quanto si sentisse in colpa e in pena. Ma mi limitai ad osservarla, dovevo assolutamente parlare, l'indomani l'avrei tempestata di domanda, decisi però di restare buono e di rilassarmi un po fino al suo ritorno.

Passai la notte sveglio, avevo dormito per un giorno intero, quindi che non avessi sonno era il minimo. Mi ero sforzato di parlare con un'infermiera e a parte il poco dolore iniziale era tutto in ordine, certo la voce era un po roca ma si sarebbe sistemato tutto presto.

Visto che a Londra era piena notte, decisi di chiare Bae, a Seoul era mattina. Composi il numero e dopo qualche squillo il mio migliore amico rispose.

-Ma buon giorno!-

La voce felice e squillante di quel ragazzo mi fece sorridere all'istante.

-Bae qui è notte!-

Risposi, ma lo sentii immediatamente preoccupato.

-Che è successo alla tua voce?-

Sorrisi scuotendo la testa come se potesse vedermi.

-Ti racconterò quando torno, ma non ti preoccupare! Comunque... credo di essermi innamorato!-

La voce preoccupata di poco prima si trasformò in una risata davvero potente.

-Innamorato? In due giorni?-

Mi sentii arrabbiato, sminuire così i miei sentimenti non era da lui, ma forze stavo davvero esagerando... no, decisamente non esageravo.

-Bae sono serio... ho trovato la ragazza perfetta per me... devi aiutarmi a portarla e Seoul!-

Lui sospirò, si era reso conto di quanto fossi serio, ed era già passato alla modalità “ti aiuterò”.

-come potrei?-

Rimasi un momento in silenzio, poi ripresi a parlare.

-Semplice... tu parla con il grande capo e digli che se lei non viene con me e non lavora con me, io non tornò!-

Lui rimase in silenzio per un attimo interminabile poi lo sentii sorridere.

-Sei un bastardo!-

Io scoppiai a ridere, tossendo subito dopo, avevo esagerato. Mi ricomposi.

-Ad Aprl ci penso io... Bae?-

Lui ripetè a bassa voce “April”, come per valutare il nome e poi mi rispose con un verso di assenso.

-Ti voglio bene e mi manchi! Penso però che tornerò presto... Ho capito cosa mi mancava e chi sono!-

Lui sorrise e chiuse la conversazione, anche se non aveva risposto alla mia dichiarazione d'affetto, sapevo che ricambiava e che forse tra quei quattro era quello che ci teneva di più a me e al mio benessere.

Alla fine, alle prime luci dell'alba, mi addormentai. Venni risvegliato dallo stesso bacio delle sera prima, da quelle labbra leggere sulla fronte. Aprii gli occhi già sorridente e mi schiarii appena la gola.

-Buon... giorno...-

Dissi con un po di fastidio, ma decisamente potevo parlare.

-Buon giorno a te splendore!-

Sorrisi, quella parola mi piaceva, splendore, era originale, proprio come me.

-Devi spiegarmi un po di cose tu!-

Dissi mettendomi a sedere e stiracchiandomi.

-Anche tu bello! Per esempio, hai tatuaggi solo sulla parte superiore del corpo?-

Quella domanda mi spiazzò, mi aveva visto completamente nudo? Mi sentii imbarazzato al solo pensiero, da quando mi imbarazzavo per così poco?-

-Ahm... si...-

Dissi grattandomi la testa, lei scoppiò a ridere.

-Non fare il timido, te ne stavi per strada mezzo nudo e con i pantaloni mezzi calati... io ho solo osservato lo spettacolo!-

Disse lei senza la minima vergogna.

-Non ero in me...-

Risposi sempre più imbarazzato, speravo solo che non mi avesse visto nessun altro.

-Lo so, infatti non vale... facciamo finta che non ti ho mai visto... però hai davvero buon gusto in fatto di tattoo!-

Disse lei prendendo poi una busta. La osservavo curioso, tirò fuori una maglietta nera, semplicissima e dei jeans, poi un giubbotto di Jeans e un cappello, simile a quello che indossavo la prima volta che ci eravamo visti.

-Prendili come un regalo! Vestiti!-

Disse passandomeli, io la osservai interrogativo.

-E tu hai intenzione di restare li?-

Chiesi facendo un po il prezioso, lei scosse la testa e dopo aver alzato le mani incredula uscì richiudendosi rumorosamente la porta dietro.

-Che cavolo di splendore mi sono trovata...-

Disse alzando la voce in modo che la sentissi, mi accorsi anche che stava ridendo. Sorrisi anche io e mi vestii. Mi andava tutto alla perfezione, anche se forse era un po troppo sobrio il tutto. Subito dopo aprii la porta, trovando subito quei due cioccolatini dolci curiosi a fissarmi.

-Che ne dici?-

Chiesi facendo un piccolo giro su me stesso per farmi osservare meglio.

-Che sei un gran vanitoso... ma te lo puoi permettere!-

Dopo aver detto quella frase tornò in camera prendendo tutte le sue cose e mettendo sul letto uno zaino iniziando a metterci dentro le mie cose, la raggiunsi abbracciandola da dietro. Gli portai le braccia introno al collo e appoggia la testa contro la sua.

-Sei la mia infermiera personale?-

Dissi, le sentii rabbrividire appena a quel contatto, ma si capiva che era imbarazzo, perchè rimase comunque tra le mie braccia.

-Se è quello che vuoi...-

Rispose lei con tono timido.

-Chiamami splendore un'altra volta... questo è quello che voglio!-

Lei sorrise e si voltò appena cercando i miei occhi e piantandoci dentro i suoi.

-é questo che vuoi... splendore?-

Chiese e rimasi impietrito, quella ragazza era in grado di farmi venire i brividi con un semplice sguardo e con le parole giuste al momento giusto.

-Si, ti voglio tutta per me!-

Parlai senza nemmeno accorgermene, lasciai uscire i miei pensieri senza il minimo dubbio. Lei sciolse quell'abbraccio e si girò, mi guardò attentamente come se mi stesse studiando e poi mi venne incontro stringendomi forte.

-A patto che tu sarai per sempre solo il MIO splendore!-

Eccola li ancora a sorprendermi. Ero felice e tremendamente rapito da quel suo modo di fare così impulsivo e simile al mio.

Dopo quelle bellissime parole, ci limitammo semplicemente a prenderci per mano e ad uscire. Non sentimmo il bisogno di baciarci per confermare tutto, ci bastava tenerci per mano e camminare verso Notting Hill.

Qualche ora dopo eravamo sulla strada per casa sua.

-Puoi mangiare solo brodo!-

Disse sorridendo, come se si riferisse al brodo che aveva preparato appositamente con le sue mani solo per me.

-Che fine hanno fatto i tuoi capelli neri?-

Chiesi facendola scoppiare a ridere.

-Era una festa in maschera, a tema Punk e io facevo la punk a modo mio!-

Scoppiai a ridere anche io, ora era tutto chiaro sul suo stile così diverso, poi la osservai serio.

-Quindi sei solo per metà coreana?-

Lei annuì e notai un velo di tristezza nei suoi occhi.

-Sono cresciuta con mio padre qui in Inghilterra... Mia madre è coreana, ma non l'ho mai vista dal vivo... ho studiato coreano per poterle parlare, l'ho sempre sentita telefonicamente, perchè mio padre non voleva che per me fosse una completa sconosciuta... ma vorrei incontrarla...-

Non chiesi tutti i dettagli della sua storia, ma lo osservai serio.

-Vieni con me a Soul... Vieni a lavorare per me e veglia sempre su di me!-

Con la stessa spontaneità di sempre feci quella proposta. Lei mi osservò interrogativa.

-lavorare per te?-

Annuii e presi un bel respito.

-GD è il diminutivo del mio nome d'arte, G-Dragono... mi chiamo Kwon Ji Yong e sono un idol!-

Le confessai l'unico vero segreto che avevo con la mia April. Lei però era sorpresa, ma non era per niente arrabbiata del fatto che fino a quel momento glielo avessi tenuto nascosto.

-Lo faresti davvero?-

Annuii.

-Ti aiuterò anche a trovare tua madre, ma vieni con me!-

Lei si illuminò in uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto.

Qualche giorno dopo eravamo in aereo, verso la Corea e ci tenevamo per mano.

-Splendore?-

Sorrisi sentendo la sua voce così eccitata chiamarmi.

-Si?-

Lei mi osservò spaventata.

-E se non piaccio ai tuoi amici? O se il tuo capo non mi vuole? O se...-

Le bloccai le parole in gola baciandola.

Era il nostro primo vero bacio, era la prima volta che le nostre labbra si sfioravano, delicatamente. La sentii tremare appena, di nuovo quell'assurda timidezza. E in quel momento capii quale doveva essere il problema.

-Era il tuo primo bacio?-

Chiesi appoggiandomi sulla sua spalla stingendola forte, lei ricambiò l'abbracciò e la sentii annuire.

-Sono il tuo primo ragazzo?-

Annuì ancora, la sentivo tramare ad ogni mia domanda e alla fine sorrisi. Ero tremendamente felice di quella notizia. Non ero mai stato uno che cercava ragazze alle prime esperienze, piuttosto preferivo le noone, ma la mia April sarebbe stata davvero solo mia, perchè non l'avrei lasciata mai scappare. Intrecciai le nostre dita e tornai a sedermi composto, lei voltò subito lo sguardo imbarazzata e io sorrisi. Il nuovo GD stava tornando a casa, carico di energie e di nuove idee, innamorato e felice.

Note dell'autrice!

E buona sera!!! 

Eccomi alle prese con la mia prima Oneshot non che la prima sotria con i Big Bang come protagonisti, o meglio solo G-Dragon!!! QUesta storia è nata da una frase di una ragazza che ho letto su face book, lei sostiene che GD possa essersi scocciato di essere sempre sotto esame ed ecco che la mia mente partorisce tutto questo!!! Beh spero vi piaccia e che non me ne vogliata a male per le avventure del nostro draghetto!!! con affetto la vostra Valy!!!


  
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