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Autore: Hypnotic Poison    28/03/2013    2 recensioni
Erano sei anni che poteva considerare la sua vita – quasi – normale. Anche se di cose ne erano cambiate parecchie. [...]
« Beh! Che c’è, non si salutano più gli amici da queste parti? »
« Cosa ci fai tu qui! »
[...]
« Stamattina… non è scattato nessun allarme, niente di niente, ma i computer si sono riaccesi automaticamente sui dati del progetto Mew. » [...]
« Ora voi parlate. E vi conviene dire tutta la verità. »

[ATTENZIONE: STORIA IN REVISIONE. Aggiornati al 04/02/2024: 1-18]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Nuovo Personaggio, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Burning in me

 

Sunao camminava tranquilla per il prato fiorito davanti al Palazzo del Consiglio Supremo.

Non ci andava per la bellezza del paesaggio; ci andava soltanto perché lì non c’era mai nessuno che la potesse disturbare.

Si sedette per terra: l’erba e gli steli erano così alti che coprivano tutta la sua snella figura.

Prese un piccolo fiore tra le dite. Rosso; rosso come il sangue che tante volte quelle mani avevano toccato ed assaporato.

Lo buttò lontano. Quello era un tempo di pace sul suo pianeta, ed era suo dovere rispettarlo.

Anche se in fondo si annoiava a morte.

All’improvviso, sentì un rumore di passi: si alzò in piedi e vide un messo correrle incontro.

“Sunamora!” gridò ansimante “I Consiglieri vogliono vederti, subito.”

Lei annuì, e con passo veloce entrò nel Palazzo, dirigendosi verso la Sala del Consiglio.

Aprì la grande porta di legno d’ebano, duro e massiccio, e si posizionò nel centro.

“Allora…” esclamò “Avete bisogno di me?”

Lei era l’unica che si permetteva di trattarli a quel modo. Era l’unica che poteva farlo. Perché, senza di lei, si sarebbero ritrovati in grossi guai.

Il Terzo Consigliere si voltò verso di lei: “Sunao, devi tornare sulla Terra. Pharart è stato ferito, ed abbiamo bisogno di tutte le forze possibili. Rui Tha non vuole attaccare finché non si sarà rimesso, e per quanto teniamo alla sua guarigione, i tempi si stanno allungando troppo. Questa missione sta durando più a lungo del previsto…”

“Pertanto…” continuò l’Undicesimo “Abbiamo deciso a voto concordante che anche tu rimarrai sul nostro vecchio pianeta, per dare una mano…”
“Ma non dovrai soltanto combattere!” preciso il Quinto “Cerca anche di convincere Kert Tha che non è lui a comandare, e che il suo pieno aiuto è molto importante per noi. Ma soprattutto, digli che non dovrà mai rivelare ciò che ha scoperto. Pena… la vita.”

La bella aliena sgranò appena gli occhi: una minaccia?

“Ora puoi andare. Partirai al nostro comando.” Concluse quindi l’Ottavo.

Lei accennò ad un inchino, e si ritirò senza dire più niente.

 

 

If I let you go

Boy I will be a fool

(What kind of girl wants to be a fool?)

 

 

Kert, Zaur e Pharart (che ancora portava una fasciatura attorno allo stomaco ma che poteva ora sedersi tranquillamente) erano immersi a giocare ad amhi, un gioco molto simile agli scacchi umani, ma il cui numero massimo di giocatori era sei.

“Beh, allora? Battete la fiacca?”

I tre alieni alzarono contemporaneamente le teste al suono di quella voce.

Pharart sorrise: “Ciao, Sunao. Qual buon vento?”

Lei rispose al sorriso: “Sono venuta per parlare con voi. Dov’è Rui?”

“Da qualche parte, con Espera…” rispose allusivo Kert.

“Bene. Allora parlerò con voi.” Si piazzò proprio davanti a loro “I Supremi hanno deciso che questa missione la sta tirando troppo per le lunghe, e hanno mandato me per aiutarvi, soprattutto ora che Pharart è stato ferito e non è più al massimo delle sue capacità.”

Kert alzò lo sguardo: “Cosa?!?”

Sunao sorrise maliziosa: “Proprio così. È un ordine, Kert.” aggiunse poi.

L’alieno dagli occhi dorati sbuffò e si riconcentrò sul gioco.

La ragazza, invece, si sedette sul divano poco distante da loro. Inevitabilmente, lo spacco laterale del suo vestito si alzò e, sempre inevitabilmente, lo sguardo di Kert e Pharart andò a finire sulle sue lunghe gambe.

“Ahh, ho perso. Mi ritiro!” esclamò l’alieno dagli occhi verdi, e si sedette vicino a Sunamora, allungando un braccio sullo schienale del divano dietro di lei “Che dici, hai voglia di chiacchierare con un povero, giovane, baldanzoso ferito?”

Lei scoppiò a ridere, ma fu Kert a borbottare il nome dell’amico in tono ammonitorio.

Lui sospirò: “Va bene, ho capito. Possibile che debba sempre cuccartele tutte tu?” esclamò, facendo ridere ancora di più la Messaggera.

“Ho vinto.” Zaur pronunciò le sue prime parole dopo due ore di silenzio, compiendo la mossa vincente.

Sunao approfittò del termine del gioco per dire: “Kert… dovrei parlarti…”
Pharart alzò gli occhi al cielo in un’espressione che significava Mi immagino quanto parleranno…, mentre l’amico si alzava e con un gesto del capo segnalava alla ragazza di seguirlo.

Si fermarono poco dopo, davanti ad una porta chiusa, lontana dal salotto.

“Cosa dovevi dirmi?” domandò il maggiore dei Tha, incrociando le braccia.

Un sorriso malizioso si dipinse sul volto della bella aliena mentre gli si avvicinava e infilava le mani sotto la sua maglietta, posandole sul petto muscoloso: “Niente che non possa essere rimandato…”

 

***

 

“Ti distrarrai dalla missione, se continuiamo così!” scherzò Kert, ansimante.

Sunao si girò sulla pancia, iniziando a percorrergli il petto con un dito: “Sei tu la mia missione…”

Un’ombra passò negli occhi ambrati dell’alieno: “Cosa vuoi dire?”

Anche la ragazza si fece seria: “I Consiglieri mi hanno incaricata di dirti di che non sei tu a comandare, ma che soprattutto devi dare tutto te stesso per la missione. Sei un elemento importante.”

Lui sorrise: “Grazie, lo sapevo già.”

“E poi…” Sunamora esitò un attimo “Poi hanno detto che non dovrai mai e poi mai rivelare ciò che hai scoperto. Se lo farai… ti uccideranno.”

Kert si lasciò andare contro il cuscino, le braccia incrociate dietro la testa: “Sembra una bella prospettiva. Un po’ lo pensavo…”

“Non dire cretinate, Kert!” esclamò la Messaggera “Non pensare sempre a fare l’eroe, questa è una cosa seria! Io ho tentato di aiutarti, ma…”

Veloce come un fulmine, Kert le prese la gola con una mano: “Hai cercato di aiutarmi? Beh, non farlo mai più. So badare a me stesso, non mi serve l’aiuto di nessuno.”

Sunao non si mosse nemmeno, ma una scintilla di rabbia brillò nei suoi occhi violetti: “Posso ucciderti in due mosse, Tha. Quindi ringrazia se ti ho dato il mio aiuto.”

L’alieno sciolse piano la stretta, e quando il suo collo bianco fu libero, Sunamora rimase immobile come una statua di pietra, come se non avesse sentito il dolore della stretta.

E poi, all’improvviso, le loro bocche ripresero possesso le une delle altre, avide, mentre venivano travolti da una nuova ondata di passione…

 

***

 

Kert si voltò sulla schiena, a braccia aperte: “Basta! Non ce la faccio più!” esclamò, respirando faticosamente “Beh, Sunamora, penso di averti ridato indietro tutti gli anni che volevi…”

La ragazza sorrise, senza fiato anche lei: “Non pensare di liberarti così facilmente di me. Usufruirò molto spesso del fatto che sei a mia totale disposizione…” rispose, avvolgendosi nel lenzuolo.

Il giovane sorrise. Che volontà del cavolo che aveva. E quanto era stato stupido! Se avesse saputo che Sunao era così, forse non sarebbe scappato per così tanto.

La Messaggera si mise su un fianco, appoggiando il viso ad una mano: “Kert… cosa provi per me?”

L’alieno la guardò con un sorriso: “Assolutamente niente, Sunamora. Solo attrazione fisica, e basta. L’amore, o una cosa del genere, sarà riservato a qualcun’altra…”
Sorrise anche lei: “Perfetto. Ricambio totalmente. Vuol dire che sarò la tua amante per tutta la vita…”

Non sentendo la sua risposta, alzò il viso e lo guardò: si era addormentato.

Sunao sospirò.

Algida, crudele e bugiarda: ecco com’era lei.

Sensibile, debole e sentimentale: tre caratteristiche che odiava, ma che stava facendo sue.

Lentamente, per paura di svegliarlo, si spostò, strisciando vicino a lui.

Appoggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.

Per un effimero secondo, poteva permettersi di essere ciò che non era.

 

Quando si svegliò, Kert era seduto sul davanzale della finestra, già vestito.

“Ben svegliata. Hai dormito come minimo due ore. Meno male che dovresti aiutarci a svolgere la missione: sei una parte molto sveglia…” esclamò ironico.

Sunao si mise seduta: “Non è colpa mia se qualcuno mi ha fatto stancare troppo…” replicò.

L’alieno sorrise e si alzò, andando verso la porta.

“Te ne vai di già, Kert? Non ti facevo così poco resistente…” ironizzò lei “Oppure hai ancora paura di me?”

“Non dire cretinate. Io vado a fare il mio dovere, al contrario di qualcuno…” rispose gelido il maggiore dei Tha.

La Messaggera si distese a pancia in giù sul letto, lasciando che il lenzuolo scoprisse più schiena del dovuto: “Ma io sto facendo il mio dovere… non trovi?”

Si scambiarono una lunga occhiata; poi Kert sbuffò e abbassò la maniglia della porta.

Ma prima di uscire, guardò la ragazza gelidamente ed esclamò, minaccioso: “Non ci provare, Sunamora. Non provare nemmeno ad innamorarti di me!”

 

***

 

“Ciaaaaaaooo, siamo tornatiii!” Strawberry entrò sorridente nel Caffè, stringendo Kim in un braccio e salutando con l'altro “Vi sono mancata?”

“Oh, grazie a Dio se tornata!” Mina lasciò cadere l'uniforme sopra un tavolo, accasciandosi su una sedia “Finalmente posso smettere di lavorare e posso bere il mio tè in pace.”

La rossa si rabbuiò: “Naturalmente....”

“A me invece sei mancata, Strawberry!” Paddy corse ad abbracciarla “Ma dov'è Pam?”

“E' andata a casa a cambiarsi, ha un'intervista nel pomeriggio,” rispose Pie.

“Ah!” Mina si alzò in piedi “Allora devo andare!”

“No, ha detto che per oggi può fare da sola.” l'alieno dagli occhi viola la fermò, e lei si risiedette con aria afflitta.

Quiche svolazzò da lei per consolarla: “Andiamo, chérie, almeno così hai un giorno in più per rilassarti. Ed ora che è tornata Strawberry, non hai niente di cui preoccuparti!”

Ryan rise mentre i soliti tre cominciavano a bisticciare, e si avvicinò a Kyle: “Tutto bene?”

Il moro annuì: “Voglio farti vedere una cosa, però.”

Scesero assieme nel seminterrato, dove i computer ormai lavoravano 24 ore al giorno.

“Non abbiamo ritenuto che fosse qualcosa di importante, ma volevo comunque una tua opinione prima di intraprendere qualsiasi iniziativa.” spiegò Kyle.

Ryan si sedette davanti allo schermo, osservando quel cerchio verde pulsante davanti a lui: “E' un nuovo campo di forza?”

“Questo è quello che pensava anche Quiche. Ma sembra diverso da quello degli alieni.”

Il biondo premette alcuni tasti: “Il programma avrebbe segnalato se fosse stato qualcosa di nuovo, però.” avvicinò il viso allo schermo “Perché mi sembri familiare?”

“Shirogaaaaaaaaneeeee,” la voce di Strawberry riecheggiò dal piano superiore “Puoi venire qui un aaaaaaaattimoooooo?”

Ryan scosse la testa, sconsolato, facendo ridere Kyle: “Su, andiamo a vedere cosa vuole la nostra principessa.”

Il sorriso sornione della Mew Rosa non convinceva per niente il ricco americano: “Dimmi, Momomiya.”

“Beh, io e le ragazze stavamo pensando,” gli si avvicinò, le mani dietro la schiena, gli occhioni da cucciolo adorante che brillavano “Visto che il Caffè è ancora chiuso per un po', perché non ci offri un bel pic-nic nel parco? Siamo stati lontani per così tanto, ed è una giornata così bella, sarebbe un peccato sprecarla chiusi qui dentro.”

Lui sospirò, guardando le sette facce trepidanti: “Te lo ricordi cos'è successo l'ultima volta che abbiamo fatto un pic-nic, vero?”

“Sìsì ma dai andiamo sto morendo di fame, ed è divertente!”

“Va bene, va bene!” le mise le mani sulle spalle per farla smettere di saltellare “Facciamo questo pic-nic, ma dopo si lavora! Ho un'attività da mandare avanti, o voi cinque mi manderete sul lastrico.”

 

***

 

“Zaur, vieni un po' qua.”

L'alieno dai poteri del Nulla si avvicinò a Rui, in piedi davanti ad un monitor.

“Abbiamo per caso lasciato qualche cosa in questa zona?” indicò con un dito un punto dello schermo dove s'intravedeva un globo di luce pulsante “Oppure è qualche congegno delle Mew Mew?”

Zaur osservò l'immagine: “Non mi sembra appartenga a noi, non mi risulta che siamo mai andati in quella zona. Ne sai qualcosa, Kert?”

Il maggiore dei fratelli Tha, beatamente steso sul divano, alzò le sopracciglia: “Ehi, io sono sempre stato qui.”

Sunao si unì ai due alieni: “C'è qualche problema?”

Rui indicò nuovamente quella strana sfera verdognola che pulsava: “E' comparsa da qualche settimana. Non è mai stata rilevata nessun tipo di attività in quella zona, e c'è qualcosa di strano in questa... cosa. Va e viene, non è mai stabile. L'ho vista la prima volta circa due settimane fa, poi è sparita fino ad oggi. Hai mai visto qualcosa del genere?”

Sunao strinse gli occhi per osservare meglio: “Non sembra terrestre, ma non viene nemmeno da Gaia. E' una zona particolare della città?”

Zaur allargò l'immagine così da avere una visione più chiara: “No, soltanto case e qualche negozio. E' una zona residenziale, non mi sembra un punto fondamentale.”

“Beh, sicuramente non è un campo protettivo,” Sunao incrociò le braccia al petto, raddrizzando la schiena “Volete andare a dare un'occhiata?”

“Non ti dispiace?”

L'aliena scrollò le spalle alla domanda di Rui: “Sono qui per questo, in fondo.”

“Vengo anch'io!” Kert si tirò su di scatto dal divano, e nel vedere il sorrisetto soddisfatto di Sunao, le puntò contro un dito “Non farti strane idee, Sunamora. Voglio soltanto uscire da qui.”

“Cercate di non farvi notare,” li implorò il minore dei fratelli Tha.

“Ricevuto, fratellino,” Kert prese Sunao per un polso ed insieme si teletrasportarono nel luogo indicato sullo schermo.

Iniziarono a camminare lentamente lungo le strade deserte del quartiere, cercando di non attirare l'attenzione evitando di esporsi in pieno sole.

“Senti... riguardo ad Espera...”

“Tu lo sapevi?” Kert interruppe la Messaggera, voltandosi verso di lei.

Lei alzò un sopracciglio: “Io ed Espera... ci conosciamo da molto tempo. E con i miei compiti, be', diciamo che non resto tagliata fuori dalle cose importanti.”

Kert annuì: “Chi altro ne è al corrente?”

“Solo le persone interessate, e no, Rui per adesso non è tra queste. O almeno, non su tutto l'argomento.” Sunao si fermò “Non devi dirglielo.”

L'alieno le si avvicinò: “E' mio fratello, Sunamora. Ha il diritto di sapere. Non può continuare a vivere all'oscuro di tutta questa messinscena.”

“Pensi davvero che lo sia?” la bella aliena rise “Oh, Tha, non hai capito proprio niente. Quello che c'è tra Espera e Rui è tutto vero. Chiamalo destino, chiamali gli Dei, io non lo so. So solo che sarà il Consiglio a decidere il momento più adatto per comunicarlo a Rui, sempre che non l'abbia già fatto Espera stessa. Ma loro due, hanno fatto tutto da soli.”

Kert riprese a camminare: “Ti fidi troppo del Consiglio.”

“Solo perché faccio quello che mi chiedono non significa che io mi fidi.”

Il maggiore dei Tha non rispose, si limitò solamente a guardarsi intorno: “Qui non c'è assolutamente niente. Quel tuo bastone speciale riesce a metterci in contatto con Rui?”

Sunao evocò la sua arma, mormorando qualche parola che fece brillare una delle due sfere alle estremità; di lì a poco, il viso di Rui comparve nella sfera: “Ehm.. Sunao?

“La zona è pulita, Rui,” rispose lei “Non c'è nulla di interessante.”
Me l'aspettavo, quel campo di forza è sparito poco dopo che ve ne siete andati.”

“Allora possiamo tornare alla base.” Kert alzò le braccia per stiracchiarsi i muscoli “Sarebbe noioso vivere in un posto del genere, non c'è mai nulla da fare.”

“Oh, io posso pensare a qualcosa...” Sunao lo guardò maliziosa, e si teletrasportò con una risata mentre l'alieno sospirava e scuoteva la testa.

 

***

 

C'è troppo sole.

Corrugò la fronte.

Che pensiero strano. E' un po' che faccio questi pensieri strani. Non è da me.

Si guardò intorno. Come era arrivato al parco? Non ricordava di aver camminato così tanto.

Ma qual'è l'ultima cosa che ti ricordi?

Strinse gli occhi. Si ricordava di aver letto il giornale, quella mattina. O forse era la mattina precedente?

Non lo sapeva.

Le senti quelle voci?

Sì, le sentiva. Erano distanti, portate dalla soffice brezza primaverile fino alle sue orecchie. Voci allegre di ragazze e ragazzi. Bambini con i loro genitori, o forse le loro tate. Coppie di anziani che passeggiavano lentamente all'ombra dei ciliegi.

C'è troppo rumore.

No, non era vero. Era tutto così delizioso, così rilassante.

Preferisco il buio.

Sì, la luce era forte. Ma era bella, no?

Avrebbe dovuto essere mio.

Guardò davanti a sé, ad un gruppo di ragazzi che giocavano tra di loro.

Tu non sei mai stato capace di scherzare così.

No, lui era fermo, e costruito. Lui aveva degli impegni, dei progetti da portare avanti, non poteva arrestarsi di fronte a niente.

Allora cos'era quel senso di vuoto alla bocca dello stomaco? Quel bruciore di invidia nei confronti delle gente?

No... non della gente...

Scosse la testa, e sorrise.

Lo riconosci questo posto?

C'era venuto tante volte, come tutti. Come dimenticare, qui era stato felice.

Qui ti hanno distrutto.

Si massaggiò le tempie. Era da qualche mese che provava forti fitte alla testa, quasi delle emicranie di poca durata. Forse era meglio farsi vedere da un dottore.

Il cuore diede un battito più forte.

Aveva caldo, eppure il vento cominciava a rafforzarsi.

Devo tornare.

 

***

 

Strawberry si affacciò dalla porta della cucina: “Ehm... Ryan?”

Il biondo fece girare lo sgabello della cassa, voltandosi verso di lei, che riprese: “Potresti venire un attimo?”

La seguì nella stanza, e Strawberry gli indicò sconsolata un libro di cucina aperto sul tavolo davanti a lei: “Kyle mi ha chiesto di aiutarlo a fare questi dolci, ma il libro che mi ha dato è in inglese e io non ci capisco niente, lui adesso è a fare delle commissioni e le altre sono in pausa pranzo, e logicamente Mina non vuole aiutarmi.”

Ryan rise dell'esasperazione della rossa, e le si avvicinò: “Vediamo un po'... Banana cream pie.

“La torta alla banana.” annuì la ragazza, un'espressione concentrata sul viso. “E Kyle mi ha detto di fare anche la base della torta, perché lui le ha finite. E questi sono gli ingredienti.”

Ryan seguì il suo dito: “Bene, allora è semplice.”

“Lo so che è semplice, sarebbe molto più semplice se fosse in giapponese!”

Il biondo le arruffò i capelli: “E' una ricetta originale americana, ginger, non lamentarti troppo.”

Strawberry gonfiò le guance e lui rise di nuovo: “Allora. Su, prendi il sale, la farina e lo zucchero e mischiali nel miscelatore.”

Lei fece come le era stato detto, e il ragazzo le si avvicinò: “Adesso aggiungi il burro, e miscela di nuovo.”

“Butter.” mormorò la Mew rosa, profondamente concentrata.

“Mmmhmm.” Ryan le mise le mani sui fianchi, poggiando la guancia contro quella morbida della ragazza. “Now add some water.”

“Questo lo so.” borbottò Strawberry, e il biondo le diede un bacio sulla tempia, sorridendo, per poi prendere la pasta dal miscelatore.

This is called dough,” le mormorò all'orecchio, appoggiando l'impasto sul tavolo e prendendole le mani “And now you have to work it like this.”

Guidò le sue mani nell'impasto, lavorandolo in due dischi, scendendo lentamente a baciare il collo di Strawberry, sorridendo quando sentì il corpo della ragazza rilassarsi contro il suo mentre le sue guance si tingevano di rosso e le si affannava il respiro.

“AHEM.” sussultarono entrambi al richiamo di Quiche, comparso sulla porta con un ghigno divertito “Non vorrei interrompere la vostra scena alla Ghost, ma c'è qualcosa che dovresti vedere, Einstein.”

I due si staccarono, seppur controvoglia, Strawberry dirigendosi verso il lavandino per prendere un bicchiere d'acqua e nascondere il rossore del suo viso, Ryan invece impassibile come suo solito.

“Cosa c'è?” domandò pulendosi le mani sopra uno straccio, e seguì Quiche in uno dei tavoli più in un angolo, dove lo stavano aspettando gli altri.

“Quel segnale si è riacceso cinque minuti fa, sta cambiando posizione.” spiegò Pie, voltando il computer verso il biondo.

Ryan digitò velocemente sulla tastiera: “E' qui vicino!”

“Vado a controllare!” Paddy corse fuori dal locale, fermandosi all'entrata del vialetto d'ingresso del Caffè e guardandosi intorno.

Il parco sembrava normale, affollato come al solito da ragazzi, famiglie ed anziani.

“Stiamo cercando un chimero?” domandò a Lory, appena arrivata al suo fianco.

La Mew verde scosse la testa: “Non lo so... Ryan ha detto che era proprio qui...”

Kyle comparve in quel momento, reggendo due buste di carta: “Che succede, ragazze?”

“Era comparso di nuovo quello strano segnale di cui ci avete parlato, ma qui non c'è niente.” rispose demoralizzata Paddy.

Il moro si guardò attorno: “Forza, torniamo dentro. Forse, analizzando i dati al computer riusciremo a capire di che cosa si tratta.”

 

***

 

Rimase nascosto nell'ombra dell'albero.

Perché faceva così caldo? Stava sudando, eppure indossava una maglietta a maniche corte, mentre tutti attorno a lui portavano almeno una felpa.

Si asciugò la fronte, osservando le goccioline sul dorso della sua mano.

Pochi secondi dopo, evaporarono.

Il calore viene da dentro di me.

Il cellulare iniziò a squillargli in tasca.

Fai finta che sia tutto normale.

Si chinò e raccolse la sua valigetta.

Presto. 

   
 
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