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Autore: lumosargento    28/03/2013    1 recensioni
Una serie di coincidenze realmente accadute... da non credere!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Carolina sale sul treno insieme ai cinque solitari passeggeri che ogni lunedì mattina prendono il sette e dieci che passa cigolando sull’unico vecchio binario di quella stazione spoglia e semi-abbandonata. Come sempre ha percorso tutta la banchina, lasciando in anticipo la quasi tiepida sala d’attesa e sfidando gli zero gradi del termometro, così da salire sul convoglio il più in fondo possibile. È sicura che questa volta nella penultima carrozza troverà lei che la sta aspettando: L’ha intravista un po’ di tempo fa, sa che è lei. L’apertura automatica delle porte che separano un vagone dall’altro è ormai fuori uso, per cui Carolina deve richiamare tutte le proprie forze per crearsi lo spazio necessario al passaggio. Ogni volta che entra in una nuova carrozza, squadra con discrezione i pochi volti sconosciuti alla ricerca di quello che ormai da mesi richiama alla mente per non dimenticarlo. E poi, quando sa di aver passato anche la penultima, si ferma. Punta il suo solito posto, vicino al finestrino e con nessuno di fronte, e si lascia cadere sul sedile delusa. Sospira e si toglie lo zaino dalle spalle. Oggi il riscaldamento del treno funziona, per cui può tranquillamente togliersi sciarpa, guanti, berretta e anche la giacca a vento. Butta tutto sul sedile a fianco, consapevole che tra un paio di fermate dovrà toglierli perché i passeggeri inizieranno ad affollarsi ovunque e qualcuno vorrà sedersi.
Però, prima, il libro. Apre la cerniera dello zaino, ci infila dentro la mano, riconosce a tentoni l’astuccio, la bottiglietta d’acqua, i quaderni, le chiavi di casa e il libro. Lo afferra e lo tira fuori. Si è un po’ sgualcito. Ogni volta che vede una piega o un piccolo strappo sul bordo, a Carolina viene il nervoso. Odia la gente che fa le pieghe sulle pagine per tenere il segno... Compratevi un segnalibro, maledizione! Oppure fate come lei... lei che il mese prima ha preso in prestito in biblioteca proprio quel libro che adesso Carolina tiene stretto tra le mani. Lei – sì, sicuramente è una lei, perché un libro del genere mica può leggerlo un ragazzo. Lei aveva un metodo tutto suo per tenere il segno. Ha lasciato la scia e adesso Carolina ne insegue le briciole. Ogni tot pagine lette, quando pensa che ormai gli indizi siano finiti e ha paura di averla persa, incastrato tra due fogli c’è un nuovo biglietto. Sono tutti biglietti del treno, per la tratta che percorre solo quel convoglio; le date sono in successione, un giorno dopo l’altro, nel mese precedente; e poi c’è sempre lo stesso orario: sette e dieci.
Carolina vuole trovarla. Deve guardare negli occhi quella ragazza e sapere che lei non è la sola “diversa” da quelle parti. Perché si sente diversa, ha paura di non essere come gli altri, di avere qualcosa che non va. Ma quel libro, quella tabella nell’ultima pagina che indica le date in cui la biblioteca lo ha dato in prestito e su cui, per un totale di sette anni passati su uno scaffale, appaiono solo due timbri – uno per il mese prima e uno per questo mese – è la prova che Carolina non è la sola a preferire i due cerchi intrecciati con attaccate due croci identiche invece che una freccia e una croce...
 
Lea guarda sconsolata fuori dal finestrino appannato. Da quella posizione riesce a vedere il tabellone del binario diciassette. Ogni cinque minuti il ritardo del treno diretto a Chiasso aumenta di altri cinque minuti. È da mezz’ora che va avanti così. L’altoparlante della stazione ripete ogni minuto tutti i treni cancellati, le destinazioni irraggiungibili e infine si scusa per il disagio. La causa di tutto questo sono i quasi due metri di neve che in un giorno hanno ricoperto la città. Lea sospira; il ritorno a casa sarà interminabile. Era talmente distratta, convinta di essere in ritardo e tutta agitata quando ha raggiunto il binario, che non ha neanche fatto caso alla carrozza su cui saliva. Di solito preferisce mettersi in fondo, ma ormai... Dà un’ultima occhiata all’orologio e capisce che fissando il tabellone degli orari non farà partire per magia nessun treno.
Meglio distrarsi un po’ con un libro. Lo sfila dalla borsa a tracolla, lo apre, sfoglia le pagine e finalmente trova il biglietto del treno del giorno prima. Tiene stretto nella mano sinistra il nuovo segnalibro di oggi e riprende a leggere da dove si è interrotta ieri. Legge due pagine. La terza la conclude a fatica. Alla fine capisce che non serve a niente. Se non vede con la coda dell’occhio il terreno all’esterno scorrere alla velocità del treno, lei non è tranquilla. Appoggia una mano sul libro aperto e alza lo sguardo.
Il vagone è piuttosto affollato. Quasi tutti i posti a sedere sono occupati. Lei preferisce i sedili a due, vicini al finestrino e con nessuno di fronte. Alla sua sinistra, speculare a lei, ci sono altri due posti come i suoi e su quello più esterno è seduta una ragazza come lei. Ha un libro tra le mani. Legge. Lea si perde via studiando la sua espressione. Le è sempre piaciuto guardare gli altri leggere. Dagli occhi riesce a capire tutto: è coinvolto, è sorpreso, il racconto gli piace, si riconosce nelle parole, è divertito, sta per ridere, è in un altro mondo, è concentrato, sta per scoprire la verità, sta facendo la parte di uno dei due nel dialogo. Lea da quella posizione riesce a vedere il volto della ragazza. All’inizio è dubbiosa, poi si sorprende del fatto che c’è qualcun altro che la pensa come lei, ne è sollevata, si fa coinvolgere, capisce, si sta divertendo. E poi gli angoli delle sue labbra si piegano all’insù, un luccichio le illumina lo sguardo e scoppia a ridere. È una risata contenuta, silenziosa, ma pur sempre spontanea, solo per lei. Lea è curiosa di sapere il titolo del libro, ma la copertina è nascosta. La ragazza – il sorriso ancora sulle labbra – alza lo sguardo per vedere se qualcuno l’ha vista ridere da sola e lei si gira prontamente verso il finestrino. La neve scende ancora fitta fitta e il ritardo del treno per Chiasso si è trasformato in un’ora. Chiude gli occhi e si dice di restare calma.
Vuole tornare a guardare la ragazza. Infila quindi il biglietto tra le pagine, come nuovo segnalibro, e chiude il libro. Si volta, sicura che ormai la ragazza ha abbassato lo sguardo sul proprio mondo. E invece... lei è in fissa. L’espressione sorpresa e in fondo soddisfatta, quasi come poco prima, all’inizio della pagina, mentre leggeva e si rendeva conto che da qualche parte c’è qualcuno come lei, qualcuno che pensa le stesse cose che pensa lei, qualcuno con cui condividere un segreto speciale... qualcuno che poi l’ha fatta sorridere. La ragazza non sta guardando Lea. Il suo sguardo punta più in basso. Le sta guardando le mani. Le mani che sono appoggiate sul libro. “Magari lei lo ha già letto” pensa Lea, ignorando la ragione del suo interesse. E poi si accorge che anche la ragazza ha chiuso il suo libro, forse per la sorpresa di chissà ancora lei non ha capito cosa. «L’uovo fuori dal cavagno» legge sulla copertina. Titolo insolito, ma incredibilmente azzeccato. Ovvio! Come si fa a dimenticare un libro del genere? Lea lo ha letto il mese prima. Il libro è della biblioteca del paesino accanto al suo e, come sempre, lei lo ha restituito dimenticandosi di togliere tutti i biglietti del treno che usa sempre per tenere il segno. “Chissà se è lo stesso” pensa “Sembra sgualcito come quello che avevo preso io, benché fosse la prima volta che qualcuno lo tirasse giù da quello scaffale”.
Lea e Carolina alzano lo sguardo insieme, le sfumature verdi dei loro occhi si intrecciano. Un timido sorriso si dipinge sulle loro labbra. Poi una scossa attraversa il corpo di entrambe. È il treno che è appena partito, un po’ sobbalzando. O forse è un nuovo viaggio di cui nessuna delle due conosce ancora la destinazione...

 

  
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