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Autore: daemonlord89    30/03/2013    1 recensioni
Quando Jeremy riceve in eredità da suo zio una magnifica villa a Dover non riesce a crederci. Ma il dono è accompagnato da un misterioso messaggio, che lo zio ha voluto far pervenire solamente a lui, in privato. Qual è il significato della scritta sul biglietto di carta?
Un'avventura che porterà nel meraviglioso mondo del mare, per scoprire uno dei più grandi segreti che esso protegge.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache degli Abissi'
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Capitolo settimo
Si parte!

 

C'è solamente un'ultima cosa da chiarire.”
La riunione si era protratta per molto tempo e dalle finestre non entrava più nemmeno la luce della luna. L'unica illuminazione era fornita dalle braci del camino, ancora accese.
“Esattamente, quali sono stati i risultati delle vostre ricerche per conto di mio zio?” chiese Jim.
“Oh, per quanto mi riguarda, sono stati scarsi.” fu Nathan a rispondere “Mi ha chiesto semplicemente delle consulenze riguardanti la vita e il comportamento dei cetacei. Probabilmente il nostro Andreas ha concluso qualcosa, invece.”
“Nein, purtroppo.” Neumann scosse la testa “Ho effettuato diverse immersioni nei punti in cui erano scomparse le balene, ma non ho trovato granché. Non c'erano cadaveri, non c'erano segni di lotta. Niente di niente. Scomparse.”
“Dannazione. Ma, Andreas, come hai fatto ad immergerti? Il krill bioluminescente non è un problema?”
“Non più di tanto. Sarebbe un problema se non avessi la tuta e il respiratore. In quel caso, probabilmente, soffocherei. Ma la mia attrezzatura è perfettamente in grado di sostenere la presenza di quegli esserini.” spiegò lui “Non ci sono molti organismi, nel krill, in grado di lacerare una tuta e, comunque, la mia è costruita in un materiale piuttosto resistente, così come lo sono i tubi delle bombole. Non ho un motore, ovviamente, a parte le braccia e le gambe, quindi niente che si possa inceppare!”
“Ottimo.” concluse Jeremy “Allora, Anni, ci penserai tu a montare il nuovo motore?”
“Nessun problema.” sorrise lei.
“Allora buonanotte, signori. Ci si trova domani sera, alla stessa ora di oggi.”

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Il rumore di macchine riempiva il porticciolo, la mattina successiva. Annika aveva un capanno dove venivano portate le barche per la manutenzione, poco lontano dal molo. Quel giorno, la
Dalia era stata trasportata fino ad esso e tirata in secca in modo che la donna potesse lavorarci. Nessuno dei suoi collaboratori aveva avuto sospetti perché, a causa del divieto e dell'inattività delle imbarcazioni, ciascuna di esse veniva sottoposta ad un controllo periodico. Tutto ciò che Anni aveva fatto era stato cambiare il turno della barca di Amos; a chi le aveva chiesto il motivo di quello scambio, lei aveva risposto che si era insospettita durante una veloce ispezione al porto. Sospettava un danneggiamento eccessivo del motore e della chiglia.
“Fatto, signorina Nilsen!” la informò uno dei suoi meccanici, dopo che la
Dalia fu sollevata dall'acqua. La barca oscillava, sospesa a dei cavi collegati a un paio di gru.
“Grazie, Travis. Allora, forza, sapete cosa dobbiamo fare! Controllo completo! Voi due, sul ponte, tu a prua, io controllo il motore!”
Ovviamente, quegli ordini non erano stati frutto del caso; aveva bisogno di non avere nessuno a controllarla.
L'ispezione fu, come sempre, minuziosa. I meccanici controllarono ogni anfratto della barca, per essere sicuri di non tralasciare nessun particolare. Informarono Annika che tutto era a posto. Lei fu felice di sentirlo, le serviva che la
Dalia fosse in condizioni perfette.
“Il motore com'è, Anni?” domandò Marcia, una collaboratrice.
“Mmm. Così è così. Non è messo benissimo, purtroppo il krill ha avuto effetti devastanti. Credo che dovrò lavorarci un po'.”
“Bene, cosa dobbiamo fare?”
“Oh, no. Non preoccupatevi. Faccio io, voi potete andare.”
“Come?”
“Avete sentito, no? Andate, giornata libera!”
Pur poco convinti, i meccanici non esitarono a lasciare il capannone, dopo aver salutato il loro capo. Una giornata senza lavoro capitava a fagiolo, un po' di riposo avrebbe fatto bene a tutti.

“E ora” disse Annika a sé stessa, rimasta sola “al lavoro.”

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La sera scese e, come sempre, il mare si accese di quel fuoco innaturale. Jeremy stava quasi cominciando ad apprezzare quei colori, che illuminavano la costa. Il loro significato, però, gli faceva paura.
Per buona parte del pomeriggio aveva sentito, nel silenzio di Erston, i rumori provenienti dal capannone di Annika. Erano cessati all'incirca per le cinque, segno che l'amica aveva terminato.
Jim si trovava ad una finestra del primo piano, ad aspettare la donna. Quando la vide arrivare lungo la strada, si precipitò ad aprire la porta, informando Nathan ed Andreas che l'ora era giunta. I due smisero di giocare a carte e lo seguirono.
Annika era radiosa, il suo sorriso portava solo buone nuove.
“Fatto?” domandò Jim.
“Certo!”
“Allora si va?” intervenne il professor Falker.
“Sì. Dove avete messo l'attrezzatura?”
“Laggiù.” Jeremy indicò verso lo strapiombo. Durante il pomeriggio lui e Andreas erano scesi in una grotta naturale, per depositarvi l'attrezzatura da sub, che sarebbe stato impossibile portare al capannone senza destare sospetti. Quella grotta era stata il rifugio segreto di Jeremy, da bambino.
“Ok. Allora seguitemi, la
Dalia vi aspetta.”

Qualche minuto dopo erano sulla barca. Avevano controllato più volte che non ci fosse nessuno in giro, per evitare di essere scoperti. Il silenzio era totale, interrotto solo dai passi sul ponte dei quattro, che comunque cercavano di fare il minor rumore possibile.
Annika aveva mostrato ai compagni il proprio lavoro, orgogliosa di ciò che aveva fatto. L'elica era ora protetta da una sorta di scudo, che non inibiva la propulsione, ma riusciva a tenere lontano il krill. Era una protezione parziale, ma per quello che dovevano fare bastava ed avanzava.

La
Dalia uscì dal porto. Il motore era anche molto silenzioso. La guidarono fino alla grotta, dove Jeremy e Andreas scesero per recuperare muta, respiratore, telecamera subacquea e un monitor da posizionare sulla barca.
Il cellulare di Jim vibrò.
“Dannazione. Pronto?”
“Jim, dove sei?” era Margaret. Improvvisamente l'uomo si rese conto di non aver detto nulla alla moglie, eccitato com'era all'idea di ciò che doveva fare.
“Io... io sono... Sto partendo. Per l'isola di Amos.”
“Cosa?”
Andreas caricò le sue cose, lasciando l'amico in balia della furia della moglie. Il litigio durò diversi minuti, dopodiché Jeremy raggiunse gli altri.

“Qualche problema, mein freund?” chiese Neumann, notando l'espressione di Jim.
“Molti. Ma sono problemi miei, non preoccupatevi.”
“Vuoi che rimandiamo?” domandò Nathan.
“Assolutamente no. Andiamo. A Meg penserò dopo.”
Non suonava convinto, ma agli altri tre bastò quello.

La
Dalia prese il largo, facendosi strada nel mare di fuoco blu.



 

   
 
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