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Autore: HisLovelyVoice    31/03/2013    1 recensioni
Lei lo odiava.
Odiava il suo modo di fare.
Odiava la sua arroganza.
Odiava il suo voler avere tutto sotto il suo comando.
Odiava la sua sfacciataggine.
Odiava la sua superbia.
Odiava la sua avidità.
E tutto questo l’aveva fatta andare via da lui.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Please, forgive me…

«Sono famoso!» Esclamò Michele.
«A lei non importa…» Rispose, in tono notevolmente più calmo, il suo migliore amico.
«La gente paga per vedermi!» Riprovò.
«Lei no…» Ancora nessun risultato.
«Annego nel denaro.»
«Lei lo odia…» Sbuffò. Se continuavano così, non sarebbero andati da nessuna parte.
«Ho quattro garage per contenere le mie auto.»
«Lei preferisce prendere l’autobus…»
«Posso avere tutte le donne che voglio.»
«Tutte tranne lei…» Appena pronunciò quelle parole, Michele si voltò e in un impeto d’ira, prese il vaso che si trovava sul tavolo a lui vicino e lo scagliò a terra. Luca guardò impassibile i cocci che si trovavano a terra, abituato a quella scena. Ormai si ripeteva da più di un mese. Michele tentò allora un nuovo approccio.
«Perché non sono felice?»
«Perché non hai lei…»
«Sento il bisogno di qualcosa, ma cosa?» Riprese, come se non avesse sentito ciò che Luca aveva detto.
«Di lei…» Lo interruppe bruscamente.
«Io non ho bisogno di lei, posso benissimo farne a meno.»
«Ti stai mentendo da solo.» Michele si passò una mano tra i capelli. Poi si avvicinò alla credenza e tirò fuori due calici e una bottiglia di vino rosso. Li riempì, per poi porgerne uno al migliore amico. Luca lo rifiutò, così Michele mandò giù entrambi.
«Perché mi sento vuoto?» Sussurrò, riempiendo nuovamente il bicchiere.
«Perché tu vuoi solo lei, anche se lei non ti vuole. E questo ti ferisce molto e…»
«Lei non mi vuole, è vero, ma non m’importa.»
«Non è vero, stai morendo dentro per la voglia di averla…»
«Ma perché continui a farmi pensare a lei?»
«Per farti capire che la ami ancora…»
La realtà gli fu sbattuta in faccia. Fu come una doccia d’acqua fredda.
Luca aveva ragione; la amava ancora, ma ormai l’aveva persa.
Non sarebbe riuscito mai a riconquistarla. Lei lo odiava.
Odiava il suo modo di fare.
Odiava la sua arroganza.
Odiava il suo voler avere tutto sotto il suo comando.
Odiava la sua sfacciataggine.
Odiava la sua superbia.
Odiava la sua avidità.
E tutto questo l’aveva fatta andare via da lui.
Per Michele, Giulia era tutta la sua vita.
Eppure l’aveva persa per sempre.
«L’ho persa…» Mormorò, per poi ricominciare a bere direttamente dalla bottiglia. Ma Luca, con un gesto fulmineo, gliela portò via.
«Devi smettere di annegare il tuo dolore nell’alcol!» Michele lo guardò male.
«Così non mi aiuti.»
«Vai da lei, allora!»
«Come faccio? Lei non mi vuole, lo capisci, sì o no?!» Urlò battendo il pugno sul tavolo. Poi si prese la testa tra le mani, tirandosi leggermente i capelli.
«Sei tu che non capisci. Che cosa credi, che lei non ti ami più? Beh, sbagli. Lei è innamorata di te più di quanto tu possa immaginare.» Michele alzò di poco la testa. Sperava con tutto se stesso che ciò che avesse detto il suo migliore amico fosse vero. C’era solo un modo per scoprirlo. «Vai da lei e chiarisci tutto.»
Non se lo fece ripetere due volte. Si alzò in piedi e, prendendo al volo il giacchetto, si fiondò fuori dalla porta.
Doveva andare da lei.
Doveva farle capire quanto la amasse.
Iniziò a correre come un pazzo per le vie del suo quartiere, aveva già sprecato troppo tempo.
Ricordava ancora a memoria la strada che lo separava dalla sua Giulia.
E in pochi secondi si ritrovò davanti al suo cancello.
Raccolse il coraggio che aveva e citofonò.
«Chi è?» Quella dolce voce gli fece venire i brividi lungo la schiena. Era lei, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
«Sono io, Michele.»
«Vattene, non voglio più avere nulla a che fare con te.» La sua voce era diventata tagliente come una lama. Michele si sentì morire. Era stato rifiutato dalla donna che amava più di se stesso.
«Ti prego, dammi solo cinque minuti. Ti prometto che dopo ti lascerò per sempre in pace.» Giulia tentennò qualche secondo prima di rispondere.
«D’accordo. Ma solo cinque minuti.»
Michele aprì la porta e salì i gradini del palazzo a due a due, fino al terzo piano. Lì trovò Giulia, più bella che mai, sulla porta. Il suo cuore perse un battito solo nel vederla. I capelli neri che le ricadevano sulle spalle incorniciavano perfettamente il suo volto ovale. I suoi occhi verdi lo fissavano intensamente, come a volerlo trafiggere con solo uno sguardo.
«Ciao.» Disse lui, la voce che gli tremava.
«Ciao.» Rispose lei freddamente.
«Posso entrare?» Chiese titubante. La ragazza annuì e si scansò per farlo passare.
Una volta dentro provò a parlare, ma le parole gli morirono in gola. Tutto il discorso che si era preparato non aveva più senso. Cosa le avrebbe detto? Che l’amava ancora? Non ci avrebbe creduto. Che non viveva senza di lei? Nemmeno di quello si sarebbe fidata.
«Cosa dovevi dirmi?» Chiese la ragazza. Michele iniziò a torturarsi le mani abbassando lo sguardo.
«Io…io non lo so. Non so più cosa dirti perché so che non crederai ad una sola parola di quello che ti dirò.»
«Quindi tu sei venuto fino a qua per dirmi che non sai cosa dirmi?» Chiese abbastanza arrabbiata Giulia.
«Si…cioè no, cioè…non lo so. Io ho paura che tu non creda a ciò che voglio dirti.» Giulia prese un respiro profondo.
«Se non inizi a parlare, non potrò dirti se ti credo o no.» Michele prese un respiro profondo. Era il momento della verità. Alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi marroni in quelli della ragazza.
«Io...io non ce la faccio a stare senza di te. Non puoi nemmeno immaginare quanto mi manchi. Sto tutto il giorno a bere per cercare di dimenticarti, ma non risolvo niente. Ritorni sempre nei miei pensieri.  Senza di te non ce la faccio a stare, mi sento perso. Lo so che tu odi i miei soldi, le mie macchine, il mio comportamento e tante altre cose di me. Ma rinuncerei a tutto quanto quello che ho pur di poter stare con te. Mi sono comportato male, ma voglio rimediare. Perché se non ho te, non ho niente. Sei tutto ciò che voglio. Per andare aventi ho bisogno di te, il mio ossigeno.» Giulia rimase qualche istante in silenzio, a ripensare alle parole che le aveva appena detto Michele.
«E tu pensi che dopo il modo in cui mi hai trattato io ritorni da te solo perché dici di tenere a me?»
«No. Lo so che è difficile ma…» Giulia lo interruppe bruscamente.
«Ma cosa!? Pensi che non ci sia rimasta male per come mi hai trattato? Pensi che sia stata felice quando mi hai detto “per me sei importante, ma è più importante la mia carriera”? Credi che bastino due paroline dolci per farmi tornare da te?» Giulia non riusciva più a trattenere il pianto. Le lacrime iniziarono a scendere prepotenti, non riusciva a fermarle.
«Ti prego, non piangere.» Michele le si avvicinò per asciugare le lacrime, ma lei ritrasse il volto.
«Vattene e non tornare mai più.» sussurrò.
«Giulia…»
«Vattene!» urlò, indicando la porta di casa.
«Io ti amo Giulia, e se è questo che vuoi me ne andrò.»
Michele si avvicinò alla porta ed uscì a testa bassa, dicendo per sempre addio alla sua amata Giulia.
Perché sapeva che non l’avrebbe mai più avuta.

 

  
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