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Autore: EleRigoletto    01/04/2013    1 recensioni
Beh. Spero vi piaccia.
Ciao, vi è mai capitato di trovarvi in una situazione abbastanza, emh come dire … ‘strana’?
Di vivere un FRAINTENDIMENTO bello grosso?
Sì, No? Beh. A me purtroppo è capitato.
Adesso direte: “Pierre Bouvier che si comporta da essere umano?” Oh beh, grazie, ma fino a prova contraria anche io sono un mortale e non ancora una divinità.
Adesso vi racconterò cosa mi è capitato circa una settimana fa …
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pierre Bouvier, Sébastien Lefebvre
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciaoo, questa è una nuova One-shot che mi è venuta in mente ieri sera mentre cercavo di addormentarmi.
Beh. Spero vi piaccia.
Ciao, vi è mai capitato di trovarvi in una situazione abbastanza, emh come dire … ‘strana’? 
Di vivere un FRAINTENDIMENTO bello grosso?
Sì, No? Beh. A me purtroppo è capitato.
Adesso direte: “Pierre Bouvier che si comporta da essere umano?” Oh beh, grazie, ma fino a prova contraria anche io sono un mortale e non ancora una divinità.
Adesso vi racconterò cosa mi è capitato circa una settimana fa …
Erano le quattro del pomeriggio, fuori c’era un sole cocente, tutti noi eravamo in studio di registrazione per continuare l’album che stavamo facendo; quando sentii chiamarmi.
“Pierre, andiamo a prendere un gelato?” Seb mi guardò con un sorrisetto strano, appoggiato allo schienale della sedia in studio, mentre gli altri tre erano a parlare con l’agente.
Lo guardai un attimo staccando per la prima volta in due ore gli occhi dai mille fogli svolazzanti che ci circondavano.
“Va bene.” Dissi semplicemente.
Poco prima di andare, sentimmo David dire una frase: “ … Già, anche a me fa arrabbiare quando prendono la p...a.”
Non avevo capito, era la PENNA?
Non pensavo fosse così geloso di quella penna regalata pochi giorni fa da sua sorella.
 Seb si alzò, prese il portafogli e andò verso l’uscita.
Quando andammo fuori, decidemmo di prendere la sua macchina, dato che la mia l’avevo lasciata a casa.
Guidammo per circa 3 isolati e, finalmente, arrivammo in gelateria.
Scendemmo e ci sedemmo in un tavolo un po’ appostato.
“Come hai fatto a trovare questa gelateria?” Chiesi a Seb, mentre mi guardavo in torno.
“Appartiene ad un mio amico e così qualche volta ci faccio un salto.” Rispose con fermezza.
Aspettammo circa cinque minuti, poi arrivò il cameriere ad ordinare.
“Cosa vi posso portare?”
Io e Seb ci guardammo negli occhi.
“Un cono con stracciatella e girasole” All’unisono.
“Arrivano subito.” Se ne andò dietro il bancone, prendendo i coni ed iniziando a riempirli.
“Allora, cosa fai con la penna in mano?” Mi chiese con un tono sarcastico, indicandomi con il capo la mia tasca destra.
Misi le mani dentro e toccai la punta della penna che fino a pochi minuti prima stringevo pensieroso, seduto.
Ci mettemmo a ridere come mai.
“Non me ne ero neanche accorto!” Dissi, ancora con il fiatone per la risata.
“David sarà molto geloso perché … è la sua!” 
“Cosa?” Guardai il beccuccio dell’oggetto che avevo in mano e, quasi con una nota di agitazione, notai le lettere incise “D.D”
“Cosa facciamo?” Chiesi alzandomi in piedi.
Arrivarono i gelati e pagammo il conto.
“Siediti e non facciamo un bel niente.” Disse, porgendomi il cono.
Mi risedetti, rilassando i muscoli.
“Quando Dave lo verrà a sapere andrà su tutte le furie!”
“Ah. Be grazie Seb, tu sì che risollevi il morale di una persona, complimenti.”
“Scusa, ma è la verità.”
All’improvviso suonò il mio cellulare.
“Oh. Cavolo!” Esclamai.
Ci guardammo, senza sapere cosa fare.
“Guarda chi è.” Disse.
Sullo schermo c’era scritto: Dave.
“È lui!” La voce che iniziava a tremare.
“Calmati, prima di tutto …” Mi fissò fermandosi un momento, “Puoi descrivere come ti senti? Sai, mi servono nuove emozioni per la mia storia di avventura.”
COSA?
“Ti sembra il momento di parlare delle tue cavolo di Fiction? In caso tu  non lo sappia, qui sorge un vero ed enorme problema.”
Finii il gelato.
“Rispondi e vedi che vuole.”
“Hai ragione, faccio l’indifferente.” Presi coraggio ed afferrai il telefono.
Con mano tremolante  ignorai la chiamata.
“Sei impazzito? Vuoi che ci ammazzi tutti e due?” Ormai non c’era più nulla da fare.
Poi proseguì: “Congediamoci e andiamo a vivere in Messico.”
“In Messico? Perché?” Chiesi, pur pentendomene all’istante.
“Nelle trasmissioni che Chuck guarda vivono tutti là e ho pensato che … beh. Poteva essere una buona idea.”
Più lo ascoltai e più mi resi conto di che razza di film gli faceva guardare Chuck.
“Facciamo i seri. Lo leghiamo finché non prometterà di non urlare o arrabbiarsi.”
Un’altra chiamata.
“Ancora lui!” Dissi.
“Basta! Andiamo da lui e … affrontiamolo.
In caso vada peggio, possiamo sempre scappare in Messico.”
Ancora con questo Messico!
Ci alzammo e andammo via.
Salii sulla macchina di Seb, mentre lui aspettava fuori con il gelato gocciolante che gli sporcava metà guancia.
“Muoviti, dai!” Dissi, ormai stufo delle continue chiamate di David.
Oltre alle sue, ci arrivavano anche quelle degli altri ragazzi, ma non si sa mai, poteva essere sempre lui.
Già, le chiamate arrivavano anche a Sebby.
Quando, dopo circa dieci minuti  che finì il gelato, partimmo e andammo in studio.
Scendemmo dalla macchina e ci fermammo davanti alla porta della nostra ‘Sala prove’.
“Sei pronto?” Chiese.
Esitai un attimo.
“Sì.”
Piano, piano aprimmo e ci trovammo davanti tre ragazzi tutti arrabbiati che ci fissavano minacciosi.
“Oh. Salve ragazzi, come state? “ Seb stava cercando di mettersi in ridicolo.
Decisi di corrergli in soccorso.
“Ci siamo presi una pausa con un gelato e, non sapete l’ultima, ma ho scoperto sul meteo che domani c’è nuvolo.
Jeff, mi sa che domani non si farà l’uscita.”
Cercai di sorridere, ma tutti e tre avevano una sguardo così serio e arrabbiato.
Soprattutto David.
“Mi dite perché non avete risposto alle nostre chiamate?” David venne verso di noi.
“Ci siamo preoccupati e stavamo per venirvi a cercare.” Continuò Jeff.
“Già, per di più non sapevamo come stavate.” Chuck si avvicinò.
“Beeh. C’è stato un problemino …” Dissi.
“Ah. Sì? Adesso vi faccio vedere io il problemino.”
Dalla tasca tirò fuori qualcosa, ma troppo spaventati io e Seb indietreggiammo, finendo contro il muro.
“Non farci del male, Dave!” Gridammo.
“Cosa? Ma vi siete bevuti qualcosa? Che state dicendo? Come potrei farvi del male?
 Ho capito che siete stati due razza di stupidi per non aver risposto e non averci avvisato, ma mai vi farei questo.”
Dopo aver riaperto gli occhi, risposi.
“Abbiamo sentito cos’hai detto oggi.”
“… E cosa avrei detto io?” Disse lui.
“ … Che non ti piace quando qualcuno ti tocca la tua penna e noi oggi per sbaglio l’abbiamo presa.”
Continuò Seb.
I ragazzi si misero a ridere, tutti tranne io e Seb.
“Io non ho mai detto niente del genere.
Se mai ho detto che non mi piace quando qualcuno prende la mia persona; è un commento di una canzone.” 
“EH.?” Io e il mio “socio” ci guardammo negli occhi in cerca di una spiegazione che arrivò.
“Sentite, non so cosa vi siate immaginati, ma noi non vi abbiamo chiamato per la mia penna, non me ne importa più di un tanto, ma bensì perché abbiamo avuto l’Ok dalla ditta per l’album.”
“David, ma dici sul serio?” Insistetti.
“Ovvio che sì! Ma voi siete proprio strani oggi. Meglio andare a prendere una pizza.” Disse David.
“Ci sto.” Dicemmo.
“Che non vi venga in mente di andarvene via senza avvisare e per di più fraintendendo delle cose che non esistono.” 
“Ok David.” 
“Ok, beh. Andiamo.” 
“Chi guida?” Dissi.
 Guardammo tutti: “Jeff.”
“Perché devo sempre guidare io?” Si lamentò, mentre salimmo sulla sua macchina.”
“Perché sei il più vecchio!” 
“Come siete carini.”
 
Ecco che andò così la giornata più strana della mia vita.
Alla fine andò tutto bene, la serata passò benissimo.
I ragazzi ci fecero promettere per la ventesima volta  di non andare più da soli in qualsiasi posti, chissà di cosa avessero paura … ed io, invece, giurai di non dare peso alle parole che non avessi sentito  bene.
Un errore da non fare mai più.
Fidatevi di me.
 
Ciaoo, chiedo subito venia se ci sono stati degli errori!
Beh. Che dire … spero vi sia piaciuta e se volete, potete commentare e farmi sapere come vi è sembrava.
Un bacio Ele! 
 
 
 
 
  
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