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Autore: Miss_Runaway    04/04/2013    1 recensioni
Mi addentrai nel corridoio che conduceva al bagno, sentii una ventata calda sul collo. Mi fermai, Elena era rimasta nell’altra stanza. Il rumore di un respiro caldo si faceva sempre più vicino a me. Mi voltai, non c’era nessuno.
Di colpo il respiro diventò affannato, come se avesse corso o fosse impaziente di qualcosa.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Avevo bisogno di una doccia, tornai al castello, entrai nella mia stanza. Elena sobbalzò nonappena sentì la porta aprirsi, sperava che non l’avessi vista nascondere qualcosa sotto il cuscino. Mi regalò un sorriso falso, sapevo di non essere desiderata in quel momento.
<< Vado a farmi una bagno >> le dissi gettando a terra la borsa.
<< No, per favore non andare di là >> mi rispose.
<< Cosa hai da nascondere? >> mi addentrai nel corridoio che conduceva al bagno, sentii una ventata calda sul collo. Mi fermai, Elena era rimasta nell’altra stanza. Il rumore di un respiro caldo si faceva sempre più vicino a me. Mi voltai, non c’era nessuno.
Di colpo il respiro diventò affannato, come se avesse corso o fosse impaziente di qualcosa.
Corsi in camera da letto, raccontai tutto ad Elena.
Stava respirando il mio profumo.
Dal bagno uscì fuori una ragazza dai capelli scuri che scacciò via la presenza. Ecco cosa mi nascondeva Elena, quella ragazza non poteva rimanere con noi.
 
 
Stavamo per metterci a letto quando ecco, di nuovo quella presenza maligna ci stava osservando dai piedi del letto. Era entrata dalla porta, l’aveva lasciata aperta. Ora si divertiva a sbatterla, a farci capire che era lì e che non se ne sarebbe andato.
 
Non so come riuscii ad addormentarmi, ma al mio risveglio Elena non era con me.
Mi alzai dal letto stordita, attraverso lo specchio notai una sagoma scura dietro di me.
Sembrava che mi stesse sorridendo, aveva la foto di mio fratello tra le mani.
Corsi fuori, pioveva. Non sapevo dove era ma l’istinto mi diceva di trovarlo.
 
Sotto un albero lui piangeva, diceva che qualcuno gli aveva rubato l’anima, che non era più un bambino di otto anni, che avrebbe voluto morire.
Prese la bici e si diresse verso un dirupo.
<< Ti voglio bene >> mi disse prima di gettarsi.
Una risata malvagia risuonò nell’aria, come una nota sbagliata nel bel mezzo di una canzone.
Tra le mani la foto di mia  madre.
 
Corsi a casa, in quella dove non vivevo più da tempo. Era piccola e gialla sperduta in una campagna contornata da mais e pomodori. Entrai dalla piccola porta di legno, mia madre era rivolta alla finestra mentre tagliava qualcosa. Il sangue cominciò s scorrere a terra.
Portò il coltello alla gola e tagliò.
La figura stava diventando man mano più visibile. Non aveva le gambe, era vestita di nero. Il volto non era ancora riconoscibile.
 
 
Tra le mani la foto di mio padre.
 
Tornai al castello, non volevo vedere come sarebbe morto mio padre. Spensi le luci, aspettai.
La porta si aprì con un cigolo, la figura si muoveva con grazia e agilità. Ora era chiaro.
Alzai il cuscino, presi quello che Elena aveva nascosto. La mia foto. Le restituii un sorriso finto, la seguii oltre la porta. 
  
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