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Autore: secretdiary    04/04/2013    0 recensioni
[Kill me softly]
Fanfiction dedicata al sequel del romanzo Kill me softly di Chiara Stivala, uno urban fantasy di una nuova scrittrice esordiente italiana. La trama è la mia visione del sequel che (speriamo ardentemente) verrà pubblicato a breve.
La storia ripercorre gli eventi avvenuti dal termine di 'Kill me softly' alla fine del sequel, dal punto di vista di uno dei personaggi secondari, Kenan che rivive i momenti della battaglia finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*

Little Red Riding Hood – L'ultima ninnananna

Hey there Little Red Riding Hood,

You sure are looking good.

You're everything a big bad wolf could want.

La sua voce roca, maschile, echeggiava per l'intero soggiorno, modulando una melodia dolce e tenera. L'intonazione era rotta dall'emozione, come se un grosso dolore impedisse alle note di sorgere dalla gola e liberarsi dalle labbra carnose.

Il vampiro si sedette su una poltrona accanto ad una culla bianca e con affetto guardò la piccola neonata che si era appena svegliata. Ogni volta che i suoi occhi si adagiavano su quel corpicino minuto, egli si stupiva di quanto fosse perfetto. Quella piccola creatura era un'opera d'arte, un dipinto privo di difetti: il suo viso tondo pareva di porcellana, scevra tuttavia della fragilità di quell'argilla. Gli occhi erano identici a quelli del padre, viola screziati d'oro, mentre la bocca già somigliava alle seducenti labbra di ciliegia della madre.

Redam era una creatura bellissima, capace di farsi amare da chiunque con un solo sguardo, eppure non era indifesa: ella celava perfettamente la propria forza e la natura predatoria. La neonata difatti era come una belva, assassina e votata alla caccia. Sebbene avesse solo pochi mesi, la sua forza eguagliava già la capacità di un mortale adulto e sicuramente era destinata a crescere ancora di più.

Il vampiro accarezzò con la sua mano grande e forte quella piccola testa, che ora era divenuta il suo bene più prezioso.

Da quando lei era morta, egli aveva creduto di non aver più una ragione per vivere, era distrutto.

Il suo volto che così bene conosceva l'espressione gioiosa, la felicità e la serenità aveva abbandonato per sempre quelle emozioni per dedicarsi meramente alla tortura di un'eternità di solitudine, consapevole di aver perduto la sua Unica, la sua sola ragione di vita. Che senso aveva l'immortalità, dunque, se non aveva nessuno con cui condividerla?

Il vampiro aveva tentato di raggiungere la creatura che aveva amato, la creatura alla quale apparteneva e senza la quale era solo un corpo vuoto, privo di sentimenti, ma i suoi amici lo avevano fermato.

Gli avevano dato una nuova ragione per sopportare il peso degli anni che trascorrevano inesorabili, avevano cacciato il fantasma della solitudine dalla sua eternità: gli avevano dato Redam.

L'emofago si sporse oltre la culla, cingendo con entrambe le braccia quel corpicino all'apparenza delicato e cullò la bambina, posandola sul proprio petto. La testa di Redam giaceva proprio sul suo cuore muto, la cui natura vampiresca aveva tacitato per sempre, battiti assenti, musica che Redam mai avrebbe potuto udire, poiché anch'ella era come lui, come loro.

Il vampiro si avvicinò alla finestra del soggiorno che dava sulla foresta avvolta dalle tenebre. La luna piena gettava una fioca luce sulla selva, ma per un una creatura come lui tale luminosità era sufficiente per sopravvivere. Non avevano bisogno del sole, dei suoi raggi soffocanti ed accecanti, della sua luce sfacciata ed arrogante. Le creature perfette, i predatori della notte che avevano adottato le tenebre prosperavano sotto i flebili argentei fasci lunari che dipingevano ogni figura, ogni sagoma con quel colore brillante ed elegante.

Redam, ora completamente sveglia, protese il braccio verso la finestra e sfiorò con la sua mano minuscola il freddo vetro. Il vampiro sorrise ed accarezzò con le labbra la testolina della bambina, intenerito da quel gesto.

«Sì, i tuoi genitori si trovano là» sussurrò, come se la piccola neonata avesse avvertito la presenza di suo padre e di sua madre.

La voce si ruppe in gola al vampiro, mentre egli si scoprì ad invidiare la felicità di quella famiglia.

Lui non sarebbe più potuto andare a caccia con lei.

Un vagito di Redam lo riportò alla realtà, strappandolo al suo dolore e ai suoi ricordi.

Con un lieve sorriso, tornò a guardare la bambina. Sarebbe andato a caccia con Redam, le avrebbe insegnato ogni cosa, le avrebbe fatto apprezzare il sangue di bradipo, animale praticamente introvabile a Manhattan, ma decisamente squisito.

«Sei tanto amata, piccola Redam» sussurrò egli. Rialzò il capo, puntandolo nuovamente verso la foresta. I suoi occhi tuttavia non osservavano più gli alberi ad alto fusto che si ergevano scuri ed inquietanti nella notte, ma vedevano gli avvenimenti accaduti diversi mesi prima, quando la fine era cominciata e il passato si era riversato sul presente, ingordo ed affamato, incapace di restare al suo posto, incapace di costringersi a mero ricordo. «Lo sai che i tuoi genitori si sono amati dal primo momento in cui si sono visti?» affermò il vampiro non senza un sorriso divertito, ombra lontana dell'espressione passata che precedentemente alla morte del suo cuore e della sua anima aveva teso le sue labbra. «Tuo papà era già un vampiro all'epoca, mentre tua madre era ancora un'umana.

Hanno dovuto affrontare molte difficoltà, ma alla fine l'Amore ha trionfato anche sulla Morte, anche sul Sangue.

Il loro matrimonio è stato spettacolare, tua zia Holly...». La sua voce si ruppe ed una lacrima tonda e perfetta accarezzò il profilo virile e mascolino del vampiro. Non aveva mai pianto prima, quel gesto gli provocò una fitta all'altezza dell'addome, dove, in passato, aveva battuto il suo cuore.

L'emofago si accorse che la piccola Redam lo stava guardando, come se lo stesse realmente ascoltando e in quegli occhi viola il vampiro scorse una sfumatura di dolore. Poteva davvero comprendere cosa le stava dicendo?

No, era troppo piccola, egli si convinse che la bambina stava solo riflettendo empaticamente le sue emozioni, che in realtà non lo stesse ascoltando, tuttavia aveva bisogno di raccontare, voleva narrare a voce alta gli eventi, ne aveva bisogno.

Deglutì a fatica, costringendosi a riprendere a parlare. «Tua zia Holly aveva scritto una meravigliosa canzone per i tuoi genitori, per celebrare le loro nozze e al termine della funzione la sua voce meravigliosa aveva reso omaggio all'amore di tua madre e di tuo padre. Ascoltarla era come vedere un'oasi in un deserto, era come acqua per un assetato...

Era una canzone bellissima e il legame tra parole e musica era così speciale e perfetto che nessun'altra canzone riuscirà mai ad eguagliare.

Sfortunatamente la nostra serenità non era destinata a perdurare.

Sembra che, anche se siamo creature perfette, anche se siamo immortali e capaci di ogni cosa, pure noi dobbiamo combattere per la nostra felicità. Nulla ci è dovuto.

Ricordalo, piccola Redam.

Non dare mai nulla per scontato.

Non tutti i vampiri lo comprendono e la creatura che ha osato disturbare la nostra gioia lo ignorava. Ella era affamata di vendetta, incapace di ragionare, era disturbata e non è stata capace di perdonare, non è stata capace di comprendere e abbandonare l'oscurità».

Il vampiro aggrottò le folte sopracciglia bionde, mentre un'espressione di puro disgusto e furia cieca mutavano il suo volto sempre bonario.

Era come se avesse indossato una maschera che lo aveva cambiato, che aveva sostituito la sua personalità con una furente e fremente di odio. «Quella vampira voleva fare del male a tuo padre e di conseguenza a chiunque lo amasse.

Siamo stati messi tutti a dura prova a causa sua, ma non ci siamo mai arresi.

Tua madre perché era parte di tuo padre, tua zia ed io perché reputiamo l'amicizia il legame più solido che possa mai esistere, al pari dell'amore.

E i tuoi nonni, naturalmente, c'erano anche loro.

Eravamo tutti pronti a combattere per tuo padre, ma la vampira si rivelò più astuta di quanto immaginassimo.

La sua trappola ci ha tratti in inganno, ci ha colti alla sprovvista».

Redam guardava lo zio, sgranando gli occhi, conquistata dalle parole del vampiro, ascoltava la sua storia e per quanto egli credesse che fosse solo il suono della voce ad affascinarla, ella comprendeva ogni cosa.

Ascoltava la storia d'Amore che l'aveva protetta, che le aveva permesso di venire al mondo.

Il vampiro riprese la narrazione, per quanto rimembrare quegli avvenimenti fosse doloroso, sentiva che doveva andare avanti, non poteva fermarsi proprio ora, non quando mancavano pochi eventi al termine.

«Proprio mentre sembrava che solo un terribile ed ultimo scontro avrebbe posto fine a tutta questa sofferenza, si scoprì che tua madre ti stava aspettando. Era un evento così raro ed inaspettato che sorprese tutti noi. Fu Holly a dissipare i nostri dubbi e a spiegarci che se due vampiri si amavano davvero, se il loro rapporto era ancora più unito e profondo, poteva accadere. Era una sorta di espiazione per la maledizione della nostra razza votata alla morte e al sangue, da parte di coloro che ci avevano generati, da parte del Padre dei vampiri. Oltre a trovare il proprio Unico e la propria Unica, un altro genere di felicità poteva rallegrare l'eternità di una creatura della notte.

In quell'occasione, mi chiesi se una tale gioia sarebbe mai potuta capitare ad Holly e a me, ma ora non potremmo mai saperlo.

Tua madre dunque ti stava aspettando, piccola mia, quando si consumò la feroce battaglia con quel fantasma del passato. Ho visto la sofferenza in quasi un secolo di esistenza, ho visto il vero dolore, ho visto le guerre più brutali e feroci, ma non ero mai stato partecipe di una simile furia distruttiva. La nostra avversaria era determinata non solo a sterminarci tutti, ma a vederci soffrire, a spillare dai nostri corpi ogni goccia di felicità e a sostituirla con la più cieca inquietudine e la più torbida paura.

Stava per vincere, Redam.

Stava per distruggerci tutti: aveva preso tuo padre.

A volte, durante il giorno, quando riposo, riesco ancora a sentire le sue urla di dolore: per quanto Adam non desiderasse mostrare la sua sofferenza, non riusciva ad impedirsi di gridare per le torture che gli venivano inflitte. Tua madre era furente, disperata, ma proprio quando stava per salvare il suo Unico, sacrificandosi al posto suo, tua zia Holly si intromise.

Rebecca era incinta, non poteva morire, non potevamo rinunciare a te, piccola, così tua zia si sacrificò.

Quella vampira assetata di vendetta le tranciò di netto la testa... Holly si è sacrificata per impedire a tuo padre di andare incontro al medesimo destino.

Quanto sei amata, piccola Redam Holly. Devi saperlo».

La porta della villa antistante la foresta venne aperta silenziosamente e pochi attimi dopo Kenan fu raggiunto da Rebecca e Adam.

La vampira sorrise vedendo la sua bambina tra le braccia dello 'zio', titolo che Kenan si era auto-attribuito quando la piccola era nata, successivamente si avvicinò loro e accarezzò dolcemente la gota madreperlacea di Redam.

«Cosa le stavi raccontando? È così interessata» domandò.

In precedenza aveva avuto degli screzi con Kenan, ma dopo la perdita di Holly le provocazioni del vampiro erano scomparse e il dolore che li accomunava aveva cancellato ogni dissapore passato.

Kenan affidò la neonata alla madre, stringendole una manina mentre si separava da lei.

«Le stavo solo descrivendo l'immenso amore che la avvolge».

Rebecca annuì, concentrando infine la sua attenzione sulla bambina.

La vampira scoprì i denti candidi, affilati e pericolosi, dalla sua bocca calda e sensuale.

«What big eyes you have,

The kind of eyes that drive wolves mad.

So just to see that you don't get chased

I think I ought to walk with you for a ways» cantò.

Quelle parole appartenevano all'ultima canzone di Holly, la ninnananna che la zia aveva composto per la bambina, per cantargliela quando sarebbe nata.

La sua voce non poteva più echeggiare in quella villa, ma la voce del suo cuore sarebbe rimasta per sempre nella memoria di tutti.

   
 
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