Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: pantheater    30/10/2007    18 recensioni
Per chi ha amato Through the Gardens of Life, ecco una one - shot sul ritorno di Mirai Trunks a casa. (Se non avete letto la prima un paio di cose non vi saranno chiare, ho cercato di spiegare la situazione per rendere la ff quasi indipendente dalla storia originale ma non so se ci sono riuscita ^^)
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









Trunks si preparava a salire sulla macchina del tempo. Fissava suo padre, appoggiato al tronco di un albero, come se sperasse di rendere quell’immagine indelebile nella sua memoria mentre stringeva la mano a sua madre, così giovane e bella, così diversa dalla donna che lo aveva allevato. Un giorno sarebbe divenuta anche lei così, ma non era questo il tempo e, soprattutto, Trunks era sicuro che il suo viso non sarebbe mai stato solcato da quelle rughe di affanno e preoccupazione che, invece, avevano intaccato quello di sua madre.

Una stretta di mano a lei e al suo defunto maestro, ora così piccolo, che era stato in grado di sconfiggere un nemico potente come Cell.

Avrebbe voluto correre da suo padre e stringerlo, almeno per una volta, ma sapeva che sarebbe nata una rissa se lo avesse fatto, quindi aveva optato per un innocente sorriso a cui Vegeta aveva risposto con un gesto inequivocabile di affetto e stima … certo, nei limiti del suo carattere.

Era pieno d’angoscia, Trunks, nel lasciare quelle persone che avrebbero potuto fare parte della sua vita e che adesso, invece, avrebbe dovuto lasciare per sempre.

Avrebbe voluto che sua madre potesse rivederli ancora una volta, tutti loro. Ma non sarebbe tornato a mani vuote. Suo padre aveva messo da parte l’orgoglio, per la seconda volta in due giorni, donandogli qualcosa che avrebbe alleviato la sofferenza di sua madre: una foto. Solo una foto, per poterlo rivedere ancora una volta.

Sarebbe stato grato in eterno a suo padre per aver mandato nel futuro una prova tangibile del suo amore.

E così era salito su quello strano trabiccolo che lo avrebbe riportato in quel mondo infernale da cui proveniva, allontanandolo per sempre da suo padre, Gohan e tutti gli altri. Prima di sparire nel cielo azzurro della Città dell’Ovest aveva gettato un ultimo sguardo verso Vegeta, notando il suo sguardo furioso mentre, con la coda nell’occhio, osservava la sua donna parlare animatamente con Yamcha.

Ma sapeva che se la sarebbero cavata, in un modo o nell’altro. Il loro legame era troppo grande, troppo profondo, troppo intenso per potersi spezzare a quel modo. E Trunks sapeva per certo che, un giorno, quel medaglione che portava sempre al collo, sarebbe arrivato ad ornare il petto del se stesso di quest’epoca.

Ne era più che sicuro.

Il viaggio, come sempre, era durato pochi minuti. Non aveva neppure avuto il tempo di abituarsi all’idea di tornare in quel mondo post apocalittico che ci si era trovato di nuovo dentro, immerso fino al collo, scombussolato dalla puzza di bruciato che riempiva l’aria e i polmoni in maniera quasi nauseabonda.

- Eppure sono a casa.

Lo aveva detto ad alta voce, quasi per convincere se stesso di quelle parole, che risuonavano nella sua mente come una condanna. La gioia di rivedere, finalmente, sua madre, non poteva avere la meglio, sebbene tentasse in ogni maniera di convincersene, sulla sensazione di pace e tranquillità che aveva provato stando in mezzo a quelli che erano stati gli amici di sua madre e che, adesso, erano anche i suoi.

Dopo aver ridotto la macchina del tempo ad una capsula si era avviato nel laboratorio sotterraneo, dove ad attenderlo c’era un volto conosciuto che lo aveva accolto urlando il suo nome. Sua madre lo aveva atteso con impazienza, preoccupandosi ogni istante, lo si vedeva chiaramente dalle profonde occhiaie che impreziosivano il suo viso di una dolcezza tipicamente da mamma. Bulma aveva cominciato subito a tempestarlo di domande sul viaggio, sulla battaglia, sui suoi amici e Trunks aveva raccontato ogni cosa con dovizia di particolari, seduto al tavolo della cucina, di fronte a sua madre, davanti ad un buon caffè.

La notizia di un altro attacco dei cyborg li aveva interrotti proprio mentre il ragazzo si accingeva a dare a sua madre quel dono che l’avrebbe resa, dopo tanto tempo, felice.

Ma era necessario far cessare quell’incubo che durava da vent’anni, ormai. Per compiere questa missione era stato necessario quello che nessun essere umano sano di mente avrebbe mai neppure osato pensare: andare nel passato, allenarsi duramente con i guerrieri più forti dell’universo, incontrare l’uomo più forte dell’universo, imparare, ancora una volta, dal proprio maestro e la cosa più dura di tutte … rivedere un passato felice in cui non sarebbe potuto rimanere. Era questo a fargli più male, non c’era dubbio, ma non era quello il momento della nostalgia, né il momento della sofferenza. Era il momento di combattere.

Non gli ci era voluto molto, grazie ai duri allenamenti sostenuti, per abbattere quei mostri che per anni ed anni avevano terrorizzato gli abitanti della Terra.

Ancora non riusciva a crederci. L’ultimo guerriero sopravvissuto era riuscito a sconfiggere i cyborg.

Qualcuno lo aveva sicuramente visto e Trunks sapeva che di lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno. Molti avrebbero voluto portarlo in trionfo e questo, naturalmente, lo inorgogliva, ma aveva qualcosa da fare, prima. Prima di essere inghiottito dalla folla festante, prima di sentire le esaltazioni dei suoi concittadini, prima di sentire sulla pelle la fresca brezza mattutina senza temere che l’odore di bruciato invadesse di nuovo i suoi polmoni.

Prima di qualsiasi altra cosa.

Aveva volato il più in fretta possibile, con un sorriso glorioso stampato sulle labbra, raggiungendo la Capsule Corp … o meglio, quello che ne restava. Sua madre, come previsto, lo attendeva a braccia aperte, sicura, come non lo era mai stata di nulla, che suo figlio era riuscito a sconfiggere quei mostri. L’aveva presa fra le braccia, sollevandola leggermente da terra, l’aveva sentita sussurrare …

- Hai fermato finalmente quest’incubo.

Aveva sorriso Trunks e aveva condotto sua madre nel laboratorio sotterraneo dove aveva lasciato il suo giubbotto. Aveva detto semplicemente

- Ho qualcosa per te.

Le aveva offerto quella scarna cornice rovesciata, in modo che non si vedesse nulla dell’immagine che conteneva.

Bulma l’aveva presa meccanicamente, senza riuscire neppure ad immaginare che genere di fotografia potesse contenere. Per un istante aveva osato sperare che … ma non poteva essere. Non era possibile. No, decisamente non lo era.

Lentamente, con gli occhi chiusi, l’aveva girata. Solo allora aveva schiuso le palpebre, lentamente.

Da quella foto, il volto di Vegeta la osservava con il suo solito sorriso, a metà fra il dolce e il sadico, appoggiato a braccia conserte contro il tronco del ciliegio che, un tempo, troneggiava nel giardino della Capsule Corp, dove, per la prima volta, le loro labbra si erano sfiorate.

Quasi tremando aveva portato la foto al cuore, sentendo le sue gote bagnate di quelle lacrime che per lunghi anni non aveva voluto versare, per suo figlio e per se stessa. Si era abbandonata al pianto solo una volta da quando aveva seppellito il corpo dilaniato del suo Vegeta: quando aveva donato il medaglione al suo bambino.

A quel ricordo un brivido la scosse. Ripensò alla notte in cui, invece, lo aveva ricevuto lei, la notte in cui il fiero ed orgoglioso principe dei sayan si era abbandonato a lei come mai, in vita sua, aveva fatto. Anima e corpo, conscio che non avrebbe visto l’alba di un nuovo giorno.

Quanto lo aveva pregato di rimanere? Quanto aveva pianto quella notte, sentendogli dire, per la prima volta, “Ti amo, Bulma. Non dimenticarlo mai.” Quelle ultime parole erano suonate alle sue orecchie come una condanna: in quel momento seppe anche lei che non lo avrebbe più rivisto.

E invece lui sarebbe rimasto ad osservarla in eterno, da quella foto. Bulma sapeva bene che il suo Vegeta era destinato all’inferno. Ma quello che le sorrideva malizioso no. Se lo era sempre detto: “se avessimo avuto più tempo, le cose sarebbero andate diversamente, lo avrei salvato dalle fiamme eterne”.

Quel Vegeta era destinato alla pace dell’anima, un giorno sarebbe stato sul pianeta del Re Kaioh ad allenarsi insieme a Goku, anzi … Kakaroth, come lo chiamava lui.

Aveva sorriso e Trunks la guardava compiaciuto e commosso.

L’aveva lasciata ai suoi ricordi, alle sue malinconie, per poter lasciare il laboratorio sotterraneo e risalire su, per tornare ad osservare le rovine di quella che era stata la loro casa. Sembrava solo il fantasma dell’edificio che aveva accolto la sua venuta al mondo …

Stava entrando in quella che, un tempo, era stata la sua camera, volando fino alla parete squarciata che, un tempo, ospitava la finestra. La culla era ancora lì. Deformata dalle esplosioni ed annerita dal fuoco, ma c’era. E lì, lo sapeva bene, suo padre gli aveva rivolto le ultime parole che avrebbe sentito dalla sua voce. Si era appoggiato alla ringhiera del suo letto d’infanzia pensando a Vegeta, all’amore che non aveva mai dimostrato ma che, ora lo sapeva, era più forte persino del suo orgoglio.

Una folata di vento lo aveva fatto rabbrividire eppure provava una calma ed una pace indescrivibili. Si era sentito di nuovo bambino, a scrutare nelle iridi scure di suo padre. Aveva sentito di nuovo il calore del suo unico abbraccio e, come un’eco lontana, la sua voce pronunciare quelle parole che sua madre non aveva inteso, che lui non era stato in grado di ricordare fino a quel momento.

Ma adesso le aveva improvvisamente tirate fuori da un cassetto impolverato della propria memoria, ora che sentiva di conoscere davvero quell’uomo dallo sguardo glaciale che aveva sfidato la morte per la disperazione di poter perdere suo figlio. Si, adesso riusciva a sentire nitidamente la sua voce nella propria mente …

“Sii devoto a tua madre e proteggila sempre. Ti voglio bene, Trunks.”

In quel freddo mattino, il giovane sayan aveva sorriso. Sperava con tutto il cuore che suo padre, in qualche modo, potesse trovarsi davvero fra gli eroi che avevano salvato il pianeta, invece che fra le fiamme infernali.

Ricordava le parole che sua madre gli aveva rivolto nel ricordare il suo compagno

“Era una persona difficile … ma io lo capivo.”

- Adesso ho capito anche io, mamma.



















Approfitto di questa ONE SHOT per ringraziare Bastard87, Elechan86, Rosy_ge, Liri, Mikysimpa, Moira 78, Bebbina, Rogue11, Federica93, Lacrime, Barbie0783, Crusade, Laterrestrecrazyforvegeta, Arwen10, Goku94 e Rynoa per le splendide recensioni scritte per la mia precedente ff! Grazie a tutti voi!
  
Leggi le 18 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: pantheater