Crossover
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Autore: AxXx    12/04/2013    2 recensioni
[Infamous]"Abbiamo un problema... io e te..." Disse Cole pronto a colpire con l'amplificatore.
La donna tuttavia, non sembrava preoccupata e, con un gesto fulmineo afferrò la balestra e cercò di colpirlo.
Il conduit fu rapido ad evitare il proiettile, ma la distrazione fu sufficiente perfargli perdere la donna di vista.
'Merda...' Pensò quando si rese conto che lei non c'era più.
Ada Wong era sparita.
Alle porte di una crisi su scala mondiale i più grandi eroi della terra sono chiamati a combattere per il bene di tutti. Alcuni combattono per il bene superiore, altri per proteggere chi amano, altri per motivi personali ed altri ancora per motivi egoistici.
Ma sono tutti uniti sotto la necessità di affrontare un nemico comune: riusciranno a sconfiggere gli dei, prossimi al ritorno?
[Personaggi tratti da: Infamous, Assassin's Creed, Prototype, Uncharted, Tomb Raider, Tekken e Resident Evil con la partecipazione speciale di Iron Man.]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Film, Videogiochi
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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                                             Start of End

 

 

Riepilogo: dopo aver intercettato alcune comunicazioni che sembrano far intuire un attentato ai danni del presidente, Tony Stark si prepara a raggiungere Tall Oaks, mentre Cole raduna alcuni suoi compagni, dopo aver intercettato una chiamata proprio di Iron Man, si prepara al viaggio per raggiungere il presidente.

Intanto, James Heller, che abita proprio a Tall Oaks è ignaro di quanto sta per accadere nella sua città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il veicolo di Zeke viaggiava veloce lungo la superstrada che collegava Tall Oaks a Detroit: un furgone col retro scoperto sul quale c'era una coperta che copriva Cole.

"Scusate, ma perché io devo stare qui fuori, mentre voi siete la dentro?" Chiese stizzito, mentre tirava fuori la testa per respirare.

La sotto mancava l'aria ed un furgone non era certo un cesto di rose, quidni tra il suo stesso sudore e l'odore di cuoio della copertura della parte scoperta non gl era facile da sopportare.

"Lo dovresti sapere: tu, di solito, le macchine le fai esplodere, se fossi qui dentro, la tua elettricità la farebbe saltare." Spiegò Zeke accellerando.

"Potresti almeno spiegarmi come hai fatto a passare alla dogana dell'aereoporto con un AK-47!" Esclamò Cole girandosi di nuovo verso la cassa di proiettili che l suo amico si era portato dietro. "Non so come tu abbia superato i controlli."

"Sai... legalmente, non posso portare un arma intera su un aereo, ma non è vietato trasportarne le singole parti non ho mica fatto contrabbando." Spiegò l'amico con un sorriso un po' pazzo stampato sulle labbra.

"Tu-sei-preoccupante." Si limitò a sussurrare il conduit, mentre Emille e Kuo stavano consultando una cartina.

 

 

Era tardo pomeriggio mentre avanzavano verso Tall Oaks rapidamente per arrivare prima del discorso del presidente, dato che sospettavano che sarebbe accaduto proprio in quel momento.

"Se non ci fermiamo dovremmo arrivare verso le quattro di questa notte." Disse Kuo ripiegando la cartina e rimettendola nel parasole. "Ma dobbiamo muoverci."

"Ehi! Bella! Io vorrei dormire!" Gridò Zeke stizzito premendo il piede sull'accelleratore, aumentando la velocità.

Oltre a le armi, inoltre, sotto il telo c'erano anche varie apparecchiature computerizzate, assemblate in città a tutta velocità.

"Come ci siamo procurati questa roba?" Chiese Cole perplesso.

Alcune di quelle apparecchiature sembravano davvero costose e sofisticate.

"Ho... ehmmm... preso in prestito un po' di soldi dal fondo di stato e ho comprato il tutto in rete... è stato interessante... era un po' che non usavo le mie capacità da agente." Rispose Lucy nascondendo un sorriso fiero.

Il pomeriggio passò lento e interminabile, non si fermarono praticamente mai se non per svuotare le vesciche, mangiare qualcosa e fare benzina ad un distributore.

Cole stava ricontrollando la batteria della macchina, quando si accorse che Emille si era avvicinata a lui.

"Ehi. Come va?" Chiese lui, mentre ricaricava la batteria con i suoi poteri.

"No... in realtà... speravo di poterti dare una mano." Si spiegò lei diventando parzialmente invisibile.

"No... grazie... a proposito... Perché sei sempre così schiva?" Chiese il conduit scuotendosi le mani unte.

"No... niente... solo che, da quando sono così..." Disse rendendosi nuovamente invisibile, per poi tornare visibile. "La gente mi odia. Una volta sono capitata vicino ad un pub e alcuni ubriaconi hanno iniziato a lanciarmo addosso sassi e bottigie rotte. Non mi piace mettermi in mostra... se così si può dire."

Cole la squadrò da capo a piedi: l'unica cosa che riusciva a notare era una ragazza di vent'anni dai capelli biondi e lo sguardo triste che lo osservava con apprensione.

Non riuscì a non provare un senso di protezione paterna nei suoi confronti.

"Ascolta... anche a me hanno tirato un sacco di sassate ad Empire City. Alla gente non piacciono quelli come noi... ma dobbiamo farcene una ragione e cercare sempre di vivere nel rispetto degli altri. " Disse il conduit più anziano. "La gente crede che noi siamo diversi, ci vede come mostri, alieni e creature pronte a tutto."

"Ma tu come hai fatto a diventare un eroe per Empire City? Lì tutti ti ammiravano! Eri visto come un protettore della gente comune." Chiese la ragazza.

"Non sempre... non da tutti... all'inizio ero considerato un terrorista pazzo. Ci ho messo parecchio a farmi rispettare come persona." Rispose semplicemente Cole, sedendosi sul retro del furgone.

"E come hai fatto a continuare ad agire secondo i tuoi ideali?" Chiese di nuovo Emille sedendosi accanto a lui.

"Be'... non lo so. Credo perché avevo ancora qualcuno di cui fidarmi... Anche se Zeke non è sempre stato al mio fianco, non mi ha mai veramente abbandonato..." Spiegò lui appoggiando il mento sulle mani unite a pugno.

"Ehi! Bello! Grazie, ma non chiedermi di sposarti... comunque staccatevi prima che arrivi Kuo, non vorrei portarmi dietro i vostri cadaveri." Disse Zeke, che si era avicinato.

Cole sobbalzò: non si era accorto che l'amico fosse arrivato, inoltre, era certo fosse deciso a mangiarsi tutto il commestibile de Fasfood, data la sua stazza.

"Amico, già finito? Le scorte erano poche?" Chiese il conduit ironico saltando giù, agile come un gatto.

"Nah! Mi sono fatto solo tre panini ed una birra, devo rimettere insieme il mitra e guidare... mica facile farlo da sbronzi, sai?" Lo informò l'altro salendo sul furgone con molta meno agilità rispetto all'amico.

"Kuo, invece? Cosa sta facendo?" Chiese Cole, mentre l'amico rimetteva insieme i pezzi dell'arma.

Zeke era sempre stato molto bravo nei lavori manuali e McGranth non poté fare a meno di ricordare come era riuscito a creare, con l'aiuto di Laroche, dei missili che gli permisero di indebolire Bertrand, l'anno prima.

"Lei sta facendo una telefonata... credo una vecchia conoscenza. Forse sta cercando informazioni." Rispose Zeke come se niente fosse, mentre continuava imperterrito il suo lavoro.

Una fortuna che non ci fosse molta gente, quel pomeriggio; in questo modo poterono lavorare in pace, senza dover spiegare a qualcuno perché stessero assemblando un mitra.

Ripartirono dopo pochi minuti, diretti versi sud, intenzionati a raggiungere Tall Oaks il prima possibile.

 

 

 

 

 

 

 

"Allora, Roddy... sicuro di poter venire con me? Niente... 'Ordini dall'alto' questa volta?" Chiese Tony Stark, mentre affiancava l'armatura dell'amico volando a massima velocità verso Tall Oaks.

"Ufficialmente sono in perlustrazione di prova per i nuovi aggiornamenti... se per caso sorvolo la città non possono mettermi in prigione, no?" Asserì il colonello voltandosi verso l'amico.

"Direi di no... Jarvis, devi monitorare tutte le comunicazioni in entrata ed uscita dalla città di Tall Oaks, assicurati di intercettare tutte quelle dello staff presidenziale." Ordinò Stark accellerando ulterirmente, mentre ormai l'orologio superava l'una di notte.

"Signore... attualmente non ricevo messaggi preoccupanti, tranne l'ordinazione di tre pizze da parte di alcuni agenti della guardia personale del presidente." Rispose il maggiordomo virtuale.

"Scusa Jarvis, ho detto preoccupanti..." Lo informò Antony perplesso.

"Signore, quest'informazione è preoccupante: l'apporto calorico di quelle pizze è superiore del 12% rispetto alle loro necessità nutritive, il loro corpo rischia di avere un rallentamento delle capacità di reazione dell 0,3264% potenzialmente letale in una situazione di alto pericolo, inoltre..." Iniziò il computer, snocciolando dati di diagnosi mediche.

"Sì! Va bene, Jarvis! Ho capito! Informerò il presidente delle scorrette abitudini alimentari del suo staff dopo che avremmo sventato qualunque cosa stia per succedere in città." Lo fermò subito Tony, tutt'altro che desideroso di sentire l'ennesimo sproloquio del suo assistente, sulle dannose abitudini alimentari dell'uomo.

"Ma sei sicuro che il tuo amichetto robotico stia bene?" Chiese il James che tratteneva a stento le risate.

"Ti ricordo che qualche tempo fa si occupava della mia dieta... doveva smettere, ma devo aver dimenticato di cancellare qualche programma... ci penserò non appena avremo finito." Rispose Stark, mentre lo schermo gli inviava i dati della pianta cittadina.

 

 

Stavano volando da un ora, quando Jarvis li informò di una chiamata.

"Signori, brutte notizie, chiamata dall'appartamento del presidente dal cellulare dell'agente Helena Harper al capo del Fiel Operation Support, Annigan. Sembra che..."

Capito, passamela, non voglio sentire le presentazioni!" Lo interruppe Tony, preoccupato per l'improvvisa chiamata.

Al suo orecchio e a quello del colonello arrivò la voce di una donna.

"...Odio le presentazioni affrettate, ma mi serve un rapporto della situazione."

Dopo qualche attimo di silenzio rispose la voce titubante di un uomo.

"Io... ho sparato al presidente."

"Cosa!?" Urlarono Lannigan, Tony e James all'unisono, mentre i due si rendevano conto di aver sottovalutato la minaccia.

"Era già stato infettato quando l'abbiamo trovato!" Intervenne una terza persona, una donna.

"Leon... ha fatto ciò che doveva... mi ha salvato la vita." Aggiunse lentamente, mentre, dal tono di voce sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

Il silenzio che seguì durò diversi secondi, mentre la notizia filtrava nelle menti di tutti coloro che erano in ascolto: l'uomo più potente della Terra era stato ucciso senza che nessuno potesse fare niente.

"Ok... ok..." Riprese Lannigan titubante. "Presenterò il rapporto, voi intanto andatevene subito da lì! Il virus si è già diffuso tre miglia oltre il perimetro del campus e non accenna a rallentare!"

"No! Dobbiamo andare alla cattedrale di Tall Oaks! L'agente Kennedy ha una pista che può portarci al responsabile!" Intervenne di nuovo l'altra donna.

"Ok, ho sentito abbastanza! Jarvis. Chiudi la chiamata! Andiamo, tra pochi minuti saremo a Tall Oaks!" Urlò Tony portando la velocità al massimo.

 

 

 

 

 

James Heller stava dormendo.

In realtà non era proprio sonno il suo, era più simile ad una sorta di semi-incoscienza, infatti, pur riposando, riusciva a percepire ciò che accadeva intorno a lui.

Fu così che, mentre stava riposando, sentì alcune urla che sembravano provenire dal centro della città.

Quando aprì gli occhi non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi che fu investito da una serie di sensazioni.

L'odore del sangue, menti che si spegnevano per lasciare il posto ad una furia omicida. Infetti.

Riusciva a percepire la loro presenza, ma erano ancora lontani...

'devo portare via mia figlia!' Pensò alzandosi e vestendosi usando i suoi poteri.

Anche se aveva un guardaroba ben fornito preferiva i suoi vecchi vestiti a quella roba per massacrare i mostri.

In pochi secondi scese le scale con un unico salto e notò che al'esterno c'era il panico: la gente fuggiva per le strade, mentre, dai movimenti convulsi di alcune figure, poteva intuire la presenza di alcuni mostri.

"Che succede...?" Chiese Dana che, ancora in pigiama, aveva raggiunto il salotto svegliata dalle grida.

"Dannazione, vestiti e vai a prendere Maya! Dobbiamo..." Iniziò Heller prendendola per le spalle, ma in quel momento uno zombi alto due metri e dalla stazza impressionante sfondò la porta e buona parte del muro frontale.

"Vai!" Urlò James, mentre trasformava le sua braccia in artigli. "Vediamo quanto sei forte, figlio di puttana." Aggiunse preparandosi allo scontro.

L zombie era di forma umana, ma la sua stazza era enorme: sembrava un uomo sovrappeso ingrandito a dismisura.

"Prendi questo!" Urlò l'ex soldato tirandogli un calcio così forte da far volare il mostro dall'altra parte della strada.

Una volta fuori, Heller fu circondato dagli zombi che gli si avventarono contro famelici, ma lui, mosse gli artigli così veocemente che, in pochi secondi, tutti gli infetti, stramazzarono al suolo sventrati.

Il loro più grosso compagno, intanto, si era appena ripreso, quando, con uno scatto incredibile, Heller si gettò su di lui trafiggendolo con la sua lama ossea, uccidendolo e consumandolo.

"Bene... le dimensioni non contano a quanto pare." Disse, mentre tornava in casa per prendere Dana e sua figlia.

"Papà!" Urlò quest'ultima saltandogli al collo, nonostante fosse ancora sporco di sangue.

"Va tutto bene, tesoro!" Disse, stando attento a non stringerla troppo forte e dandole un bacio sulla guancia, lasciando che, per qualche attimo i capelli di sua figlia gli solleticassero il collo.

"Andiamo! La mia macchina è nel Garage, prendiamola ed andiamocene!" Li incoraggiò Dana, mettendosi la giacca, ora vestita di tutto punto e con una pistola in mano.

"Voi andate, io vado a cercare altri superstiti... abbandonate la città!" Disse l'ex soldato, mentre raggiungevano il loro fuoristrada.

Dana caricò nei sedili posteriori un pesante zaino da viaggio ed una borsa per computer portatile, mentre Heller salutava la figlia.

"Dai ascolto a Dana e rimani nascosta... non fare dispetti..." Le raccomandò accarezzandole la guancia.

La bambina sembrava sul punto di piangere.

"Papà?" Iniziò lei a voce bassissima.

"Sì, tesoro?"

"Tornerai, vero?" Chiese la bambina, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia sinistra.

"Certo, che tornerò, tesoro! Sai che sono d'acciaio." La rassicurò il padre asciugandole il viso, mentre sorrideva rassicurante.

Nello stesso istante in cui Dana si mise al volante, un gruppo di infetti si asserragliò davanti alla porta del Garage.

"Merda... non possiamo uscire!" Urlò Dana accendendo il veicolo, pronta ad accellerare.

"Me ne occupo io!" Rispose Heller richiamando la frusta e spazzando via il tutti i nemici nell'area di dieci metri, permettendo alla compagna di fuggire.

"Bene, loro sono andate... ora muoviamo il culo." Si disse voltandosi ad osservare il fuoristrada in fuga, per poi fronteggiare la massa di infetti che sembrava non finire mai. "Sembra che dovrò farvi a pezzi tutti quanti!"

Si lanciò in avanti ed iniziò a falciare gli zombie con gli artigli, alcuni tentarono di afferrarlo, ma era talmente veloce che riusciva a scansarsi sempre in modo da non essere intrappolato.

Decine di infetti cadevano ai suoi piedi morti, lui mirava soprattutto alle gambe e alla vita, in modo da tagliarli a metà, per ridurre la loro mobilità.

Alcuni di loro cercavano di strisciare verso di lui per bloccarlo, ma era troppo veloce e non si trovava mai nello stesso posto.

Dopo pochi minuti si era già lasciato alle spalle diverse decine di cadaveri, ma davanti a lui apparvero tre zombie dalla golo orribilmente gonfia e rossa.

Heller si lanciò verso di loro, ma prima che fossero a tiro dei suoi artigli lanciarono un urlo tremendo che coastrinsero l'infetto a fermarsi per tapparsi le orecchie.

'Merda... queste urla sono... assordanti' Si disse mentre altri zombie, richiamati dalle urla, uscivano dai tombini.

Improvvisamente una delle creature esplose colpito dal raggio energetico partito da una specie di robot rosso ed oro che fluttuava a mezz'aria grazie a dei propulsori ai piedi.

"Bisogno di aiuto?" Chiese un secondo androide, questa volta grigio metallizzato, con una mitragliatrice sulla spalla, atterrato al suo fianco, mentre gli altri due mostri si ritiravano lasciandoli in balia dei mostri.

"In realtà no... ma data la situazione più si è meglio è." Asserì Heller trasformando il suo braccio destro in una lama ossea.

 

 

 

 

 

"Zeke... come va?" Chiese Cole, mentre strisciava su una collinetta dalla quale l'amico controllava un blocco stradale dei militari.

Si erano accorti che la strada era bloccata e si erano allontanati dalla strada principale fermandosi vicino al blocco stradale per evitare di essere individuati.

Il perimetro esterno alla strada era controllato da decine di elicotteri militari che con le loro luci controllavano ogni centimetro della campagna circostante.

"Non bene... i militari controllano ogni dannato centimetro della città... siamo arivati tardi." Disse l'amico controllando dall'alto con il suo binocolo con lenti ad infrarosso.

"Merda... dobbiamo fare qualcosa e scoprire cosa sta succedendo..." Affermò Cole irritato.

"Cosa stanno facendo le ragazze?" Chiese Zeke dopo alcuni secondi apparentemente spazientito.

"Hanno creato una specie di campo base per intercettare le comunicazioni militari." Rispose il conduit.

Improvvisamente l'amico si concentrò sulla strada.

"Merda! C'è una macchina sulla strada... ci sono una donna ed una bambina... ma che cazzo fanno!?"

"Cosa!?" Chiese Cole, mentre il rumore delle armi da fuoco arrivava fin lì.

"Quei bastardi stanno sparando su una bambina!" Rispose Zeke.

"Merda!" Urlò Il conduit mettendosi a correre verso il blocco che distava cinquecento metri caricandosi di energia elettrica.

Con un energia incredibile sfruttò l'energia accumulata e trasformò il suo corpo in pura energia.

L'impatto con la Jeep militare fu pari a quella di un missile facendola esplodere.con violenza, ferendo cinque soldati. Gli altri, colti alla sprovvista, non riuscirono a reagire con la giusta prontezza e il conduit riuscì a brandire l'amplificatore abbattendone altri tre con un solo colpo facendoli volare per tre metri, prima che cadessero a terra con tonfi sordi.

Ne erano rimasti tredici che subito iniziarono a sparare contro di lui, con l'unico effetto di far rimbalzare decine di proiettili sulla barriera cinetica che ormai si portava addosso come una seconda pelle.

Cole caricò l'energia e lanciò un'onda d'urto che travolse otto nemici facendogli perdere i sensi e ne, dopo aver fatto un salto di cinque metri, superando la schiera di soldati ne abbatté altri tre con una raffica di saette.

Gli ultimi due cercarono di sconfiggerlo coi mezzi rimasti, tuttavia non avevano possibilità: il primo cercò di affrontarlo in corpo a corpo venendo travolto dall'amplificatore del conduit finendo svenuto, mentre l'altro cercò di afferrare un lanciarazzi, ma Cole lo raggiunse e lo stese con una saetta.

Lo scontro era finito e, anche se aveva cercato di evitare vittime, alcuni soldati erano morti.

'Devo controllarmi... non voglio portarmi dietro una scia di cadaveri...' Pensò il conduit avvicinandosi al fuoristrada crivellato di proiettili.

"Ehi! C'è qualcuno di vivo!?" Chiamò, mentre si avvicinava.

Il vetro era stato forato in più punti e anche il cofano era stato completamente distrutto dalla pioggia proiettili, anche se erano assenti tracce di sangue.

Mentre si avvicinava, una giovane donna dai capelli rossi disordinati saltò fuori dal veicolo e sparò un colpo di pistola che andò ad impattare contro la barriera di Cole, senza provocare alcun effetto.

"Wow! Attenta! Se non avessi avuto una protezione mi avresti ucciso!" Protestò il conduit.

"Scusa, ma mi hanno sparato... pensavo fosse un soldato." Tagliò corto lei rimettendo l'arma nella fondina.

"Una fortuna che abbia rinforzato i vetri ed il cofano: i primi colpi non hanno superato il parabrezza, dandomi il tempo di abbassarni." Aggiunse, mentre faceva scendere dal retro della macchina una bambina di colore che tremava dalla paura, o forse per lo shock.

"Ehi! Bello! Non me ne hai lasciato nemmeno uno!" Urlò Zeke, sopraggingendo in quel momento arrancando giù per la collina portandosi dietro il suo AK-47.

"Però... bellezza, bisogno di protezione?" Aggiunse notando la presenza della ragazza, mettendosi le mani sulla cintura in quella che, per lui, doveva essere la posa di un vero Uomo, ma che in realtà, faceva vomitare.

"No grazie... so cavarmela da sola..." Sussurrò lei mettendo mano sulla pistola con un espressione a metà tra il divertito ed il disgustato.

"Wow... mi piacciono le donne con le pistole... ce l'ho anche io... vuoi vedere?" Chiese l'altro, che, a quanto pare, non aveva ben capito di non essere ben voluto.

Il ceffone che seguì fu così violento e sonoro che alcuni volatili su degli alberi vicini partirono, dandosi alla fuga, mentre Zeke barcollava.

"Porco! Stammi lontano!" Urlò la donna pronta a colpire di nuovo.

"Sentite. Dobbiamo andarcene, ora! Non possiamo certo restare qui. Presto arriveranno delle pattuglie!" Li informò Cole, separandoli, non senza fatica.

"E cosa vi dice che accetterò di venire con voi?" Chiese stizzita tenendo ancora gli occhi fissi su Zeke che si teneva fuori dalla portata delle sue braccia.

"Non credo tu abbia molta scelta..." Sussurrò il conduit, mentre il rumore delle eliche di un elicottero si faceva sempre più vicino.

La ragazza non ci mise molto a decidere: prese in braccio la bambina e annuì in direzione di Zeke per far capire che era pronta ad andare.

"Io sono Dana Award... se vai là dentro potresti cercare James Heller per assicurarti che stia bene?" Chiese a Cole prima di seguire il suo spasimante.

"Vedrò che posso fare, tu vai!" Urlò il conduit di rimando mettendosi a correre verso Tall Oaks, mentre osservava Dana e Zeke nascondersi tra l'erba alta della collina per nascondersi dall'elicottero.

 

 

 

 

 

 

 

Alex Mercer si svegliò all'improvviso.

Era immobilizzato, davanti a lui solo il buio, ma riusciva a percepire l'ambiente intorno a se.

Era una stanza cilindrica molto alta, completamente vuota, tranne che per delle strane macchine che vibravano nel silenzio di quel luogo.

Sulle sue braccia e la schiena erano stati conficcati dei grossi aghi che continuavano a sottrargli grandi quantitativi di sangue, mentre pesanti manette di un metallo sconosciuto lo tenevano fermo con le braccia alzate e allargate, come un cristo in croce.

Quando cercò di liberarsi, sie conto che, più delle manette a tenerlo fermo erano le pesanti quantità di sedativo che gli stavano somministrandolo tramite altri aghi.

Quelle quantità avrebbero ucciso un elefante, ma non lui che riusciva persino a pensare e a muoversi un po', anche se con incredibile fatica.

Non ricordava quando o come fosse finito lì, ma di certo avrebbe ucciso il responsabile.

L'ultima cosa che ricordava James Heller che consumava quasi tutto il suo corpo lasciando solo poche tracce del suo DNA.

Fortunatamente uno dei suoi servi evoluti era riuscito a raccogliere un po' dei suoi brandelli, facendo in modo che un topo li divorasse permettendogli di rinascere.

Tuttavia qualcosa era andato storto ed era finito lì.

Improvvisamente sentì una presenza nella mente: una donna. Infetta, ma non evoluta.

Eppure era cosciente e la sua mente era ancora relativamente sana.

'Chi diavolo è?' Disse nella mente sicuro di essere sentito.

'Sono la persona che ti ha rinchiuso qui... e che ti ucciderà...' Fu l'unica risposta, prima che il contatto mentale si interrompesse.

'Molti l'hanno detto... alla fine sono tutti morti, tu non farai differenza... morirai!' Si disse l'evoluto, sapendo che la sua liberazione era vicina.

Ci avrebbe messo poco e si sarebbe vendicato di coloro che l'avevano portato a questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi!

Sono stato veloce, anche perché questo capitolo mi è tornato molto bene.

Altri personaggi sono stati introdotti e si sono incrociate diverse strade, tra le quali quella di Dana con quella di Cole.

Le cose stanno precipitando velocemente e non siamo nemmeno a metà della metà della storia, figuriamoci poi...

Comunque, spero che vi piaccia e spero che tutti (pochi) quelli che mi seguano lascino una recensione (Più corposa è meglio è ;)) per aiutarmi ad andare avanti.

AxXx


 

  
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