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Autore: Giulia23    13/04/2013    12 recensioni
A causa della sua amica Bonnie, Caroline si ritrova catapultata nel passato al fianco di Klaus, Signore indiscusso dello Hampshire. Ma un'importante ed inattesa missione la attende e dovrà rimanere al fianco del suo nemico se vorrà portarla a termine.
< Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso. < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
< Giuro.>le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora salve ragazzi =), mi sembra stupido dire che voglio che Klaus e Caroline combinino qualcosa di concreto anche in “The Vampire diares”! Ad ogni modo, la storia parte dalla puntata seguente la  4x18 del nostro amato telefilm. Spero che il primo capitolo vi piaccia, io adoro l’epoca in cui ho catapultato i nostri beniamini, epoca che vi svelerò nel prossimo capitolo non preoccupatevi =). Fatemi sapere che ne pensate, se vi piace continuerò a pubblicare con assiduità. È la mia prima fanfiction su questa coppia e temo di non riuscire a rispettare i personaggi. Ad ogni modo buona lettura, cercherò di postare con regolarità! Un bacio!

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Un grazie Speciale a Sara J. Meleleo per questo splendido manip che ha creato apposta per la mia fanfiction.  
 
 
 
Caroline si sentiva stordita, la testa le faceva un male cane e non riusciva proprio ad aprire gli occhi.
Cosa diavolo le era successo? L’ultima volta che aveva controllato, era nel suo morbido letto, abbracciata a Mister Teddy ed era … al caldo.
Un brivido intenso le attraversò la schiena e si accorse di essere sdraiata su un pavimento umido ed appiccicaticcio. “Avanti Caroline!” si spronò mentalmente la ragazza prima di trovare il coraggio di aprire gli occhi.
Alla vista di sbarre, catene e lerciume Caroline li richiuse immediatamente. < No, no, no, no, no!> bofonchiò mentre tentava di tirarsi in piedi.
Un dolore lancinante le impedì di alzarsi e ricadde sulle sue ginocchia. Si trovava in una squallida cella dall’aria per niente accogliente, illuminata da una strana fiaccola mentre delle catene la ancoravano a terra.
 < Oh, questo è un incubo.> sussurrò Caroline incredula mentre una strana fitta le attraversava la gamba.
 < Mi dispiace contraddirti, tesoro.> una voce suadente la sorprese alle sue spalle. La ragazza si voltò di scatto afferrando la ferita alla gamba nel tentativo di evitare una ulteriore fonte di dolore.
Klaus in tutta la sua bellezza si ergeva sopra di lei, lo sguardo arcigno ma quasi divertito. Alla vista dell’espressione sconvolta della ragazza un sorriso malizioso apparve sul suo viso.
 < Tu? Che ci faccio qui? Cosa diavolo mi hai fatto?> sbottò la giovane vampira ancora sotto shock. Se quel maledetto ibrido l’aveva rapita e rinchiusa in quella gattabuia per chissà quale stramaledettissima ragione, questa volta gliene avrebbe dette quattro!
Klaus inclinò la testa di lato, quasi a voler studiare meglio quello strano animaletto che aveva messo in gabbia.
 < Questo dovresti dirmelo tu. Eri tu quella che ho trovato stamattina svenuta davanti ai cancelli del mio palazzo.> l’aria divertita ed accondiscendente di Klaus la fece infuriare.
Ma aspetta …. “palazzo?”. L’egocentrismo dell’uomo era un lato del suo carattere che Caroline aveva imparato bene a conoscere, ma definire la sua pur stupenda villa un palazzo sembrava troppo persino per l’ego smisurato dell’ibrido.
Solo in quel momento la vampira si concentrò appieno sulla figura che si stagliava elegante e fiera davanti a lei.
C’era qualcosa di diverso in Klaus, come aveva fatto a non notarlo prima? I capelli erano più lunghi, eleganti boccoli d’orati gli incorniciavano il viso ed i suoi abiti erano …a dir poco inusuali. Alti stivali da cavallerizzo, un panciotto, una camicia fin troppo vaporosa ed una giacca color verde scuro decorata con strani ghirigori d’argento.
 < Bonnie.> imprecò quasi Caroline. Doveva certamente essere colpa di Bonnie! Si trovava in un’altra dannatissima epoca! La cella, le catene, gli abiti di Klaus…
Ma c’era qualcosa che aveva colpito Caroline più di ogni altra. Era il volto di Klaus. Sembrava più rilassato, l’espressione meno dura rispetto a quella che Caroline era abituata a vedere nel “presente”, futuro o come diamine doveva chiamarlo adesso.
I suoi occhi erano più attenti, vigili …. Forse persino curiosi. Era una piacevole sorpresa vederlo così … diverso.
 < Devi aver sbattuto la testa molto forte mia cara. Io sono Klaus.> piacevole sensazione che sparì in un batter d‘occhio. Farla irritare sembrava   essere una qualità innata del Klaus di tutte le epoche. A proposito in che secolo si trovava ora? Doveva cercare di avere più informazioni possibili da lui senza rivelargli la verità.
Punto primo perché non gli avrebbe creduto e punto secondo perché conoscendo la sua scarsa propensione a fidarsi delle persone l’avrebbe uccisa seduta stante. In fondo lui non la conosceva, o meglio non ancora.
 < Spiritoso.> bofonchiò la ragazza tentando di mettersi in piedi.
Klaus accennò un sorriso sorpreso. Gli piaceva il modo in cui quella strana ragazza cercava di tenergli testa.
 < Buffo, io avrei definito spiritoso il tuo modo di vestire. Non si vede tutti i giorni una donna che veste come un uomo.> e in maniera teatrale Klaus indicò l’abbigliamento di Caroline.
La ragazza lo fissò irritata prima di scendere ad osservare il suo outfit. Vestita come un uomo? Passò una mano pensierosa sui suoi jeans attillati e si lisciò il top senza spalline con fare disinvolto. Doveva essersi addormentata vestita. In quegli ultimi giorni si era sentita stranamente spossata, costantemente stanca e … affamata. Se non fosse stato per la riserva di sacche di sangue dei Salvatore avrebbe finito coll’uccidere qualcuno o ancora peggio … col mangiare qualche coniglio come faceva Stefan.
La ragazza arricciò le labbra con disgusto al pensiero di assaggiare di nuovo il sangue animale. Voleva davvero molto bene a Stefan ma non poteva magiare di nuovo quello schifo!
 < Non preoccuparti dolcezza, ti farò avere io qualcosa di più consono.> la rassicurò Klaus che aveva frainteso il motivo della sua espressione disgustata.
 < Non voglio assolutamente nulla che provenga dalle tua mani Klaus. Né adesso, né mai!> sbottò Caroline fissandolo con odio mal celato.
Klaus ricambiò l’occhiataccia visibilmente infuriato e forse … sorpreso.
 < Fossi in te abbasserei i toni …> lasciò la frase in sospeso con aria interrogativa.
 < Caroline> gli rispose la ragazza.
 < Caroline.> Klaus ripetè il suo nome in modo molto poco casto ed incastonò i suoi splendidi occhi celeste cielo a quelli della ragazza.
 < Hai intenzione di farmi uscire da qui o vuoi semplicemente continuare a fissarmi come una strana specie di guardone?> lo punzecchiò Caroline che in tutto quel trambusto non era ancora riuscita a tirarsi in piedi. Osservò le catene che le bloccavano caviglie e polsi, erano abbastanza lunghe da permetterle di muoversi per tutta la cella constatò con felicità.
 < Guardone?> domandò divertito l’ibrido.   < Sei mia prigioniera Caroline, posso restare qui a guardarti tutto il tempo che voglio e poi perché dovrei farti uscire? Non so praticamente nulla di te se non il fatto che sembri davvero una fanciulla …particolare.> Klaus proferì quell’aggettivo con garbo, come se fosse stato un complimento e non un insulto.
Caroline decise di soffocare la risposta a tono che avrebbe tanto voluto rivolgergli e rimase per un attimo a pensare a cosa diamine avrebbe mai potuto inventarsi.
  < Particolare io? Fino a prova contraria non sono io quella che indossa stivali da cavallerizzo e non è evidentemente a cavallo!> ok, non ci era riuscita granchè, ma vedere l’espressione disorientata di Klaus mentre si abbassava a fissare le sue scarpe non aveva davvero prezzo!
 < E ad ogni modo non credo proprio che tu possa considerarmi tua prigioniera solo perché mi hai trovata addormentata davanti casa tua! Potrei essere semplicemente narcolettica non ci hai pensato?> lo punzecchiò la ragazza con fare deciso.
 < Sei spiritosa, qualità rara in una donna.> osservò Klaus accennando un sorriso sinistro. Un sorriso che non illuminò affatto i suoi occhi. Quella ragazza sembrava fin troppo intelligente per i suoi gusti. Se era certo di una cosa era che la vampira non si trovava da quelle parti solo per fare una passeggiata.
 < Ora dimmi che cosa ci facevi nella mia proprietà o a malincuore dovremmo interrompere la piacevole conversazione per passare a metodi di interrogatorio … più tradizionali.> Il tono di voce grave e roco fece rabbrividire Caroline. Era stramaledettamente serio.
 < Mi sono persa, tutto qui. Ero stanca e credo di essermi addormentata senza nemmeno accorgermene.> Caroline si congratulò con se stessa per la balla appena inventata.
 < Cosa ci facevi da sola nel bosco?> solo a lei la sua domanda era sembrata quella del lupo cattivo?
La ragazza deglutì, si sentiva nervosa come lo era stata poche volte in vita sua.
 < Ero andata in cerca di … mirtilli.> fu tutto ciò che riuscì ad inventarsi.
Klaus sollevò le sopracciglia. No, non se l’era evidentemente bevuta. Cominciò a girare attorno la cella come un animale famelico che aspettava il momento migliore per aggredire la sua preda.
 < E il tuo abbigliamento?> le domandò con un sorrisino divertito sulle labbra. Voleva metterla in difficoltà? Bene, avrebbe avuto pan per focaccia!
 < Non volevo rovinare i miei vestiti, i pantaloni sono molto più comodi per girare nel bosco.> fiera di sé, Caroline lo fissò con aria trionfante.
 < Mm … Allora Caroline devi vivere molto lontano da qui per non sapere chi sono io, per non sapere che queste terre sono private per non dire proibite a chiunque non faccia parte della mia famiglia e che per legge chiunque viene pescato a rubare … mirtilli > pronunciò quella parola con aria divertita, per prenderla in giro   <  nelle mie terre è punibile con la morte.> Uno sguardo indagatore e truce prese il posto del suo irritante sorriso.
 < Devi tenere molto ai tuoi mirtilli.> rispose piccata Caroline nonostante la gola le si fosse seccata e lo stomaco le mandava fitte di dolore pressanti. Da quanto non si nutriva? Un giorno forse, per questo si sentiva così debole?
In meno di un secondo Caroline si ritrovò attaccata con le spalle alle sbarre della sua prigione. Una morsa d’acciaio le stringeva la gola quasi a stritolarla.
Klaus era entrato senza preavviso e in uno scatto d’ira l’aveva a dir poco aggredita. Il viso infuriato dell’ibrido a pochi centimetri da quello di Caroline la terrorizzò. Gli occhi di Klaus erano diventati gialli ed iniettati di sangue mentre i doppi canini spuntavano minacciosi dalle sue labbra.
La ragazza afferrò la mano dell’ibrido senza  riuscire minimamente a smuoverlo.
 < Dimmi che cosa vuoi da me?! > le urlò contro rabbioso. Il viso terrorizzato di Caroline non sembrava minimamente colpirlo.
 < Niente, niente. Non so nemmeno perché mi trovo qui. Davvero Klaus, non so darti le risposte che cerci.>disse sincera.
L’ibrido la fissò a lungo prima di ritrarre le zanne e allentare la presa attorno al suo collo, ma non appena Caroline potè poggiare il peso sulle sue gambe cadde rovinosamente a terra. O quasi.
Istintivamente Klaus l’aveva accolta tra le sue braccia prima che la vampira riuscisse a toccare il suolo.
Il respiro accelerato di Caroline lo colpì in pieno viso, stordendolo. Rimase a fissare quel viso perfetto e a dir poco angelico. Lui l’aveva aiutata e lei lo stava guardando con stupore e …poteva essere gratitudine?
 < Grazie.> sussurrò ancora sbalordita Caroline. Le sue mani stritolavano le braccia di Klaus che protettive la sorreggevano per la vita.
Quando il respiro caldo di Klaus le sfiorò il collo la ragazza riuscì finalmente a tornare alla realtà. Con dolcezza tentò di divincolarsi dalla presa di Klaus che contrariamente non sembrava affatto volere lasciarla andare.
 < Sicura di stare bene? > le domandò dolcemente.
Ma quell’uomo era bipolare o cosa? Un attimo prima la terrorizzava al punto da farle cedere le ginocchia e l’attimo dopo si preoccupava per lei.
Caroline annuì, catturata di nuovo dalle iridi limpide dell’uomo. Non era sicura di riuscire a parlare.
Quando Klaus allentò un po’ la presa permettendo a Caroline di posare nuovamente il peso sulle sue gambe rischiò di nuovo di cadere. Si, ma tra le braccia di Klaus.
L’ibrido la strinse con più forza contro il suo corpo provocandole un brivido inaspettato.
 < Non si direbbe.> gli sorrise lui.
Caroline abbassò lo sguardo per tentare di capire cosa c’era che non andava. La ferita alla gamba non accennava minimamente a guarire e faceva un male cane. Strano.
 < Devi nutrirti. Sei molto debole, per questo non riesci a guarire velocemente.> le rispose Klaus quasi avesse letto le domande che le frullavano nella testa.
La ragazza annuì ancora scombussolata.
 < Ah bastava questo per farti perdere le parole.> constatò scanzonato Klaus. Solo lei si era accorta che erano ancora intrecciati l’uno all’altra?
 < Non contarci.> lo provocò poco convinta Caroline.
 < Fratello, Kol richiede la nostra presenza.> un Elijah davvero affascinate ed inopportuno discese le scale della prigione col suo solito passo elegante.
Alla voce del fratello, Klaus sembrò risvegliarsi e tornare ad indossare quella maschera di cinismo e freddezza che lo contraddistingueva. Depositò con cura la ragazza sull’unica panca di legno che si trovava nella cella ed uscì senza più degnarla di uno sguardo.
 < Eccomi Elijah. Quale pasticcio ha combinato questa volta nostro fratello che vuole farci sistemare?> domandò l’ibrido tra il divertito e lo scocciato prima di posare una mano sulla spalla del fratello maggiore.
Elijah gli sorrise e si voltò a guardare una Caroline a dir poco confusa e forse un po’ amareggiata. Le era solo sembrato di vedere una scintilla di umanità in Klaus?
 < Chi è la nostra giovane e bellissima ospite?> e detto questo fece un piccolo inchino rivolto a Caroline. Elijah, il solito gentiluomo. La ragazza gli rispose con un flebile sorriso, la gamba cominciava a farle davvero male.
 < Non è un ospite fratello, è una prigioniera. L’ho trovata a girovagare nelle nostre proprietà, il che rende lei di diritto una nostra proprietà.> disse disinvolto come se possedere una persona fosse qualcosa di assolutamente naturale.
 < Io non appartengo a nessuno, tanto meno a te Klaus!> sbottò con orgoglio Caroline, ancora seduta.
Klaus la fulminò col peggiore dei suoi sguardi mentre Elijah sembrò assolutamente sorpreso. Sorpreso del coraggio della ragazza ma soprattutto del fatto che suo fratello non le avesse ancora strappato il cuore. Nessuno si era rivolto in quel modo a Klaus ed aveva avuto l’onore di poterlo raccontare.
 < Sei in errore mia dolce Caroline.> ma il tono duro e sprezzante col quale proferì quelle parole  le fece apparire come una minaccia.   <  Datele del sangue, lavatela e vestitela decentemente. Quando avete fatto portatela nei miei appartamenti. Se fugge, manderò i vostri cuori a cercarla.> ordinò Klaus alle sue guardie.
Caroline di tutta risposta si sentì svenire. Cosa voleva farle? Ma prima che la ragazza riuscisse a fare qualsiasi domanda o ad insultarlo, i due fratelli erano scomparsi a velocità disumana dalla prigione.
 
 
 
 
Farsi insaponare e risciacquare da due ragazze non era di certo stata un esperienza che avrebbe voluto ripetere. Mai.
Inutili erano state le sue proteste. Gli ordini di Klaus dovevano essere rispettati e quelle due benedette ragazze sembravano davvero terrorizzate dall’ibrido, così Caroline le aveva lasciate fare.
La parte in cui la vestivano e la pettinavano come una bambola però non era poi stata così male. Il meraviglioso vestito color rosa antico le metteva in risalto la vita sottile ed il seno prosperoso. Per non parlare del fatto che il rumore che le sue enormi ed ingombranti gonne facevano quando si metteva a volteggiare come una bambina la faceva divertire da matti.
Per lo meno quell’assurdo teatrino l’aveva portata ben due passi avanti.
Il primo: si era finalmente nutrita di uno squisito bicchiere di sangue fresco; secondo: togliere gli stivali alti che portava ai piedi si era rivelata un’ottima idea.
Solo allora infatti si accorse del pugnale che qualcuno vi aveva egregiamente nascosto. Non il paletto di quercia bianca che avrebbe ucciso Klaus e così lei e tutti i suoi amici, ma quello che lo avrebbe addormentato…per un bel po’. Il pugnale che l’ibrido aveva usato più e più volte sui suoi fratelli.
 <  Avresti almeno potuto avvertirmi Bonnie.> bofonchiò irritata Caroline mentre cercava un nascondiglio sicuro per la sua arma. Di certo non poteva nasconderlo dentro gli appartamenti di Klaus così per il momento lo incastrò nella giarrettiera che le era stata prontamente fatta indossare.
Dopo essere stata lavata e vestita, Caroline fu condotta dentro quella che doveva essere la camera da letto di Klaus. Una parte di lei voleva scappare a gambe levate, ma adesso che aveva finalmente capito lo scopo per il quale si trovava in quel maledetto luogo sapeva di non poter tirarsi indietro.
Addormentare Klaus nel passato avrebbe significato non averlo mai conosciuto nel loro futuro. Nel futuro di Caroline e di tutti i suoi amici. Jenna, Carol, il papà biologico di Elena, gli ibridi di Tyler nessuno di loro sarebbe morto e Tyler non avrebbe mai dovuto andarsene da Mystic Falls per sfuggire da quel mostro.
No, non poteva assolutamente scappare. Klaus non aveva ancora spezzato la maledizione della luna e del sole, questo voleva dire che il pugnale avrebbe avuto effetto su di lui. Certo, c’era sempre il fatto “lui è un Originale e tu no” ma Caroline tentò di ignorarlo mandando giù il groppo che sentiva stringerle la gola. Non sarebbe stata forte come Klaus ma di sicuro era più furba di lui. O almeno lo sperava.
Troppo nervosa per mettersi seduta ed aspettare l’arrivo dell’ibrido, Caroline cominciò a girovagare nella sua stanza.
Un enorme letto completamente in legno e a baldacchino riempiva la camera, una parete con immense vetrate e tende color panna illuminava tutto lo spazio mentre un camino in stile antico troneggiava ai piedi del letto, oh si certo lasciando nel mezzo lo spazio per uno splendido divano in pelle bordeaux e per una pista da ballo!
 < Esagerato come al solito.> bofonchiò Caroline prima di sentirlo ridere sommessamente. Si voltò di scatto e trovò Klaus, fin troppo rilassato e con le braccia incrociate al petto che la fissava malizioso, appoggiato con una spalla allo stipite della porta. Per un attimo la vampira si sentì stordita da tanta bellezza, ma scrollando la testa ritrovò il controllo dei suoi pensieri.
 < Deduco che la mia stanza non ti piaccia molto.> disse divertito.
 < Ti rispecchia.> rispose Caroline incatenando il suo sguardo irritato a quello placido dell’uomo.
 < Lo prenderò come un complimento.> disse in tono freddo senza  togliersi quel sorrisetto divertito dalla faccia.
 < Prendilo come vuoi.>
Klaus la fissò irritato questa volta e facendo un passo verso la direzione di Caroline si voltò per chiudere la porta dietro di sé.
Erano soli, nella camera da letto di Klaus che con ogni probabilità quel maniaco aveva chiuso a chiave. Fantastico!
L’ibrido si avvicinò a lei seducente mentre Caroline indietreggiava, impaurita. La cosa non fece altro che eccitare di più l’ibrido. Amava essere temuto e quella ragazza sembrava abbastanza intelligente da sapere quando il pericolo era reale.
 < Dovrai cominciare a darmi del voi Caroline.> un ordine seducente ed intenso, ma pur sempre un ordine.
 < Io non prendo ordini da te, né da nessun altro.> gli rispose con coraggio Caroline mentre le sue gambe non la smettevano di indietreggiare all’avanzare del vampiro Originale.
 < Da voi.> la corresse minaccioso facendo un altro passo avanti.
 < Perché dovrei mai darti del voi se sei il primo a darmi del tu?> osservò irritata la ragazza.
Klaus accennò un sorriso sadico.
 < I padroni danno sempre del tu alle loro serve, di certo non deve avvenire il contrario.> la ammonì Klaus facendosi pericolosamente vicino a lei. Sembrava un serpente a sonagli pronto a morderla da un momento all’altro.
 < Non sono una delle tue serve.> disse Caroline prima di andare a sbattere contro il muro alle sue spalle. Era in trappola.
Klaus poggiò seducente la mani contro il muro, all’altezza della testa di Caroline. La ragazza si trovò all’improvviso rinchiusa nella prigione che il corpo marmoreo di Klaus aveva prontamente costruito. Ma fu lo sguardo magnetico dell’ibrido ad inchiodarla definitivamente al muro.
 < Caroline …> la ammonì come farebbe un padre paziente con la sua bimba capricciosa.
 < Solo se mi darai del voi anche tu!> sapeva di non poter spingere la pazienza dell’Originale molto oltre, ma non avrebbe mai acconsentito a quella follia. Almeno non in pieno.
Klaus la fissò a lungo. Rabbia, frustrazione e forse persino pena si alternarono sul suo viso facendo fermare il respiro di Caroline ogni secondo di più.
L’uomo sollevò lentamente una mano quasi per non volerla spaventare e con una dolcezza che Caroline era sicura Klaus non potesse dimostrare le accarezzò la guancia.
 < Come volete mia signora.> le sussurrò pericolosamente vicino alle sue labbra.
Stava cercando di farla impazzire e ci stava riuscendo alla grande.
 < Non mi lascerò sedurre da voi, né ora né mai. Potete anche scordarvelo.> sussurrò Caroline guardandolo negli occhi e cercando di apparire il più ferma possibile.
Klaus sorrise malizioso e prolungò il dolce contatto contro la guancia della ragazza mentre posava delicatamente l’altra mano sul collo di Caroline facendola rabbrividire a causa del contatto con la sua pelle nuda.
 < Non era proprio quello che avevo in mente, ma mi piacciono le sfide.>
Capendo a pieno il significato delle sue parole Caroline riuscì a riscuotersi dallo stato di intorpidimento che la vicinanza di Klaus le aveva provocato e grazie alla sua velocità vampiresca schizzò dall’altra parte della stanza, mettendo più distanza possibile tra loro.
Klaus si voltò di scatto, spiazzato e sorpreso.
 < Klaus no.> e la sua era una supplica. La voce di Caroline uscì fuori flebile, impaurita. Sapeva bene che nulla avrebbe potuto contro la forza dell’ibrido. Avrebbe potuto fare di lei tutto quello che voleva.
Klaus rimase esterrefatto. Era riuscito davvero a spaventarla così tanto? Lei che rispondeva a tono ad ogni sua provocazione e che si rivolgeva a lui come mai nessuno aveva fatto prima d’ora?
Si sentì terribilmente in colpa alla vista di quel bellissimo angelo quasi in lacrime. Avrebbe voluto spazzar via quella paura con una carezza, ma la distanza che lei aveva posto tra di loro glielo impediva e colmarla sembrava tutto d’un tratto qualcosa di illecito. Non se questo la faceva stare così in pena.
 < Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso.
A dire il vero l’intera situazione era nuova per lui. Di solito le serve che sceglieva per la loro bellezza non opponevano alcuna resistenza, anzi erano lusingate delle sue attenzione. Lusingate per essere state scelte, significava vivere agiatamente senza dover compiere le faccende domestiche ed agricole che tutti gli altri servi erano obbligati a svolgere senza sosta ogni giorno.
Ma lei era diversa. Avrebbe dovuto aspettarselo. Non lo era forse stata dal primo momento in cui aveva poggiato gli occhi su di lei? Quella bellezza celestiale ed innocente e quello spirito agguerrito, coraggioso e a dir poco eccitante lo avevano stregato.
La ragazza sembrò rilassarsi almeno un po’. Ma quell’espressione di timore e disorientamento non accennavano a scomparire.
 < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
 < Giuro.>  le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.  < Ed io vi credo.> 
Klaus si sentì stranamente felice a quelle parole. Lei si fidava di lui. Non poteva deluderla, non adesso che quella dolce straniera si era affidata a lui senza il minimo ripensamento.
Dolce, ingenua e disarmante Caroline. Pensò Klaus posizionandosi davanti a lei.
 < Sarete al mio servizio. Vi occuperete della tenuta e gestirete i miei incontri, mi farete da accompagnatrice alle feste se ne avrò bisogno e non abbandonerete mai il mio fianco.> ordinò Klaus con tono serio, ma la dolcezza che illuminava i suoi occhi riuscì stranamente a non far irritare la ragazza.
Caroline annuì quasi sollevata per come quella bizzarra situazione era andata a finire. Certo la storia della serva non gli andava affatto a genio, ma doveva restare vicino a Klaus se avesse voluto trovare il momento giusto per colpirlo e prenderlo di sorpresa e non c’era opportunità migliore di quella che lo stesso Klaus le stava fornendo su un piatto d’argento.
Klaus le sorrise soddisfatto.  < I servi vi mostreranno la vostra stanza, vi attendo per la cena.>
Caroline accennò un sorriso timido.  < Grazie.>  disse in un sospiro.
 < Lasciatevi dire che vedervi vestita come una nobildonna è un piacere per gli occhi. Siete splendida Caroline.> sussurrò suadente l’ibrido all’orecchio della ragazza facendole girare la testa e detto questo sparì richiudendo la porta alle sue spalle.
  
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