Titolo:
Birthday Wishes
Fandom: Homestuck.
Personaggi: Jane Crocker
Genere: Introspettivo, Triste, Angst, Malinconico.
Rating: Giallo
Avvertimenti: Missing Moments, Teenage Angst a
palate.
Note: 1. Non è betata (betata,
bella parola, ahahah.)
2. Dedicata, come sempre,
ad akitsu-47 e
le sue dannate fanart,
perchè se perdo 3 litri di sangue alla volta è
colpa di tutta la quality art
che non fa che sfornare. Kitsu, ILU♥.
3. Ovviamente Jane e tutti i personaggi
nominati all'interno della fanfiction, personaggi di
Homestuck, appartengono ad Andrew Hussie supremo
genio del male. Io posso solo fare le veci di parte del fandom e di
ciò che
immagina con ciò che scrivo.
4. Un piccolo regalo a quella kid che, a
quanto pare, viene sempre bistrattata e mal considerata da tutti. Tanti
auguri di buon compleanno, Jane Crocker, e tanti auguri anche a te,
Homestuck.
Birthday Wishes
A
tredici anni, volevi
tante cose.
Volevi
tanto essere
approvata da quella nonna, quella Baronessa che ti aveva indirizzato
come
erede. Volevi tanto diventare brava, sempre più brava,
rendere felice tutti con
i tuoi dolci e con la tua cucina. Volevi che tuo padre fosse tanto
fiero di te,
che sorridesse mentre gli porgevi una fetta della crostata alle more
che avevi
fatto quella mattina. Volevi tanto che quel nonno deceduto anni prima
ti
sorridesse in sogno e ti dicesse di nuovo quanto ti volesse bene,
proprio come
quando eri una bambina.
Volevi che Dirk smettesse di essere così figo,
così approvato da tutti; volevi
che si aprisse, che si dimostrasse debole, vulnerabile, umano. Volevi
che
facesse il “Buon Amico” e si facesse da parte,
permettendoti di arrivare a
toccare e prendere il cuore di quello sciocco isolano della quale
entrambi
eravate perdutamente innamorati.
Volevi tanto che Roxy ti prendesse sul serio quando dicevi che quella
volta ce
l’avresti fatta, a confessare a Jake i tuoi sentimenti, e che
ti fosse vicina
quando perdevi le speranze e necessitavi di un abbraccio consolatorio.
Volevi
che smettesse di bere, perché pensavi non fosse salutare per
una ragazza forte
come lei, che pensasse a qualcosa che non fosse il bicchiere di Martini
mezzo
vuoto al suo fianco.
Volevi tanto, ma
davvero tanto essere
amata da Jake, essere stretta tra le sue forti braccia, vedere quel
sorriso
tanto ingenuo quanto adorabile, carezzarne il viso, sentire la barba
spinosa
sotto i tuoi delicati polpastrelli. Volevi baciarlo, ma anche
semplicemente
stargli accanto, godere della sua presenza, guardare con lui tutti quei
film
che sembrava adorare, e magari girovagare mano per mano in cerca di
emozionanti
avventure, insieme per sempre, come nelle belle favole che leggevi da
piccina.
A
sedici anni, volevi
ancora tante cose.
Volevi che Dirk la smettesse di assorbire Jake e tenerlo lontano da te.
Volevi che Roxy riprendesse a bere, perché questa
‘nuova lei’ era ingiusta e di
nessun aiuto.
Volevi che Jake stesse zitto e la smettesse di parlare sempre e solo
dei suoi
fottuti problemi con Dirk; volevi che aprisse il cervello, che capisse
da solo
che era lui la persona per la quale aveva una cotta, e non Dirk. Volevi
che se
ne andasse al diavolo, volevi tirargli un pugno in faccia e magari,
forse, solo
in quel momento avrebbe chiesto scusa e ti avrebbe chiesto di
sorridere, di non
piangere.
Volevi che quell’essere disgustoso ti lasciasse in pace, che
la smettesse di offenderti, di prendersela con te per il tuo peso, che
lasciasse in pace quella sorella che non ha fatto che maltrattare,
quella sorella, tua amica, che volevi stesse bene con tutta te stessa.
Volevi che tuo padre stesse bene e che non fosse morto
perché no, tuo padre è
forte ed è capace di lottare meglio di chiunque altro.
Volevi che tutto quanto, per una buona volta, girasse a tuo favore
–ma non era quello il
modo in cui ti aspettassi che
fosse.
Volevi tanto essere stata capace di resistere e buttare
quell’infernale
leccalecca via dalla tua vista. Volevi tanto smettere di vedere tutti
quei
colori così lancinanti e quasi urticanti, smettere di urlare
e parlare come una
pazza ossessa. Volevi muoverti, ma sembravi non esserne più
capace.
Volevi chiedere scusa a Jake per quello che dicevi e facevi
–non volevi che lo
scoprisse così, dannazione, non era come volevi che andasse.
Volevi chiedergli
scusa per il calcio, volevi riparare a quello che avevi fatto, ma la
cosa
sembrava essere scivolatati di mano. Volevi chiedergli di smettere di
parlare, perché
sapeva bene che, dentro di sé, nemmeno lui voleva attuare
una simile follia.
Volevi chiedere scusa a Roxy per quello che le hai detto, che non
volevi
cacciarla come se fosse un topo, e nemmeno tirarle quella zucca in
testa.
Volevi chiederle scusa per averla fatta bere di nuovo, per aver mandato
all’aria
mesi di volontaria disintossicazione. Volevi che si dimostrasse forte e
che
almeno lei resistesse alle parole di quel ‘nuovo’,
colorato Jake.
Volevi che tuo padre non ti guardasse con quell’espressione
così… delusa.
Avrebbe preferito vederlo arrabbiato, o affranto, o con un altro genere
di espressione,
ma non quell’occhiata delusa e quasi disgustata che ti faceva
vergognare di
quello che stavi facendo ancora di più. Non volevi
deluderlo, non volevi che il
tuo modello più importante ti disapprovasse in quella
maniera tanto plateale.
Volevi chiedere scusa a Dirk per averlo quasi costretto a scoprirsi,
per averlo
quasi costretto ad accettare il bacio di Roxy, bacio che non voleva
dare fin
dal principio –ed era anche ovvio il perché.
Volevi chiedere scusa per averlo
fatto piangere, per averlo fatto sentire una merda, un
‘robot’ che
effettivamente non era. Volevi chiedergli scusa per aver permesso alla
sua voce
sempre ferma e determinata di vacillare e tremare, quasi indifeso,
simbolo di
come fosse stufo di essere trattato come il mostro che non
è. Volevi scusarti
perché, alla fine, se ha rotto con Jake era anche un
po’ colpa tua.
Volevi tanto che quel mal di testa passasse in fretta. Volevi tanto
aver
gettato quel maledetto leccalecca eoni prima.
Volevi tanto avere il coraggio di girarti e chiedere scusa a Jake, ma
anche lui
sembrava preso da chissà quale moto di ritrosa codardia,
appallottolato sul suo
quest bed con il suo skulltop in testa. Singhiozzava, lo sentivi
chiaramente, e
volevi tanto girarti e poggiare una mano sulla sua spalla, e dirgli che
andava
tutto bene.
Volevi chiedergli scusa perché non volevi urtare la sua
sessualità, che davvero
ti sei rivelata una persona chiusa e bigotta. Volevi davvero aver avuto
la
prontezza mentale dei tuoi amati detective e capirlo prima. Volevi
tanto avere
il suo coraggio nel difendere un’amicizia come quello che lui
mostrava nel
voler proteggere Roxy a tutti i costi.
In
quell'esatto momento, non
volevi tante cose.
Non volevi morire in quella maniera così improvvisa.
Non volevi trovarti a fissare, sconcertata, quanto i pantaloncini di
Jake si
fossero accorciati in un paio di slippini da nuotatore professionista
–oltretutto
gialli!
Non volevi che la nonna di Jake impazzisse.
Non volevi che quella dannata tiara finisse sulla tua testa.
Non volevi perdere il controllo del tuo corpo e della tua mente di
nuovo, perché
sei dannatamente stufa di finire in quelle condizioni,
sfruttata e risfruttata come un dannato
giocattolo rotto in mano ad un bambino capriccioso.
Non volevi nuovamente fare del male a Jake, volevi risparmiargli
ulteriori
dolori.
Volevi
essere meno
egoista, meno chiusa, meno debole. Volevi essere un leader, ma avevi
capito che
il tuo posto era quello di schiava, di marionetta –e no, non
era Dirk il
marionettista da accusare come sempre avevi fatto, ma qualcuno di
intimo, così
intimo da condividere con te il cognome.
In
un angolo della
tua stessa mente stavi tutta rannicchiata a piangere, sentendo un
mentale
orologio che scattava un’immaginaria mezzanotte. Immaginavi
di non essere in
quel posto schifoso, ma di essere a casa tua, protetta da un tetto
resistente e
da forti mura. Immaginavi che tuo padre fosse là a cucinarti
la torta, magari
sorridendo e dicendoti quanto fosse felice di vedere la sua figlioletta
essere
così grande e bella. Immaginavi che Jake fosse
là, regalandoti uno dei suoi DVD
e scusandosi se magari non incrociasse i tuoi gusti, ma era il meglio
che
potesse trovare nella sua isola. Immaginavi ci fossero pure Roxy e
Dirk, che
fossero felici e sorridenti, che Dirk avesse riparato Lil Seb per
restituirtelo. Immaginavi che tutti assieme avreste mangiato la torta,
riso e
scherzato, per una volta dimentichi di problemi d’amore, di
universi distrutti
e altri spiacevoli scenari.
Immaginavi di soffiare la tua candela, e leggermente soffiavi anche in
quel
momento, le lacrime a scendere dal tuo viso, e desiderando che magari,
per una
buona volta, tutto andasse bene e che le persone tanto care a te
riescano ad
uscirne incolumi.