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Autore: Cabiria Minerva    13/04/2013    0 recensioni
Angel si risveglia dopo la battaglia (iniziata nell'ultimo episodio della serie, Not Fade Away) in un mondo completamente nuovo. Solo pochi sono sopravvissuti alle vicissitudini degli ultimi anni, ma Angel non si arrende e affronta nuove sfide per riavere ciò che ha perso.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Connor, Illyria, Spike, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III.


 

«Interessante...» mormorò Connor prima di richiudere, con un tonfo, un vecchio libro rilegato in pelle – o almeno, in qualcosa che sembrava pelle. Forse persino di qualche demone, dall'odore.

«Hai trovato qualcosa?» Angel non alzò nemmeno gli occhi dal volumetto che stava consultando, ma gli scappò un sorriso nel sentire il figlio starnutire a causa della polvere che s'era innalzata dalle pagine.

«Beh, se con qualcosa intendi i quarantasei modi di scuoiare uno S–» Aggrottò la fronte e riaprì il libro, cercando la pagina che aveva appena letto. «Uno.. Skilosh.» Lo chiuse nuovamente. «Beh, in quel caso sì, ho trovato qualcosa.» Sconfortato, lasciò cadere il tomo sopra una montagnetta di volumi che si era andata a creare poco lontano dai suoi piedi, composta principalmente da testi in cui non aveva trovato nulla che potesse aiutarli o, quando era andata bene, in cui si accennava vagamente alla possibilità di migrare verso altre dimensioni nel caso in cui il mondo fosse stato distrutto. E, sinceramente, l'idea di tornare in una dimensione infernale non l'allettava più di quel tanto, né gli sembrava una buona soluzione al problema.

«Non ti abbattere.» gli disse Angel, le mani ora impegnate con un altro libro un po' più piccolo, la copertina blu consunta dal tempo. «È sempre così. Non sai quante volte abbiamo passato ore e ore sui libri, senza trovare nulla, e poi la soluzione è arrivata, all'improvviso, quando avevamo ormai perso le speranze.» Certo, se fossero riusciti a trovare Lorne avrebbero avuto un paio di occhi in più, ma... Lorne gli aveva detto chiaramente che non sarebbe più tornato, di non cercarlo nemmeno. Non voleva avere più niente a che fare con loro e, sinceramente, come biasimarlo?

«Stai cercando di dirmi che rimarremo qui a lungo?»

«Mhmh.» Certo, sarebbe stato più utile avere Weasley lì con loro, in quel momento. Sicuramente avrebbe iniziato a pensare, ad alta voce, a quel volume semi-sconosciuto che gli era capitato tra le mani sei o sette anni prima e in cui era sicuro di aver letto qualcosa a proposito... Scosse la testa come a volersi scrollar via di dosso quel pensiero. Weasley non c'era più, e se volevano avere anche solo una minima speranza di riportarlo indietro... Beh, l'autocommiserazione non era certo il modo per ottenerla.

Lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro, proprio dietro Connor. Le 22.13. Spike e Illyria – chissà come aveva affrontato un viaggio in aereo, per di più così lungo... – sarebbero atterrati a Londra in pochi minuti. Speriamo che Giles non opponga troppa resistenza... Io e Connor non andremo lontano con le nostre ricerche, di questo passo. Questa non è una semplice ricerca su un demone o una profezia o un apocalisse. Non sappiamo dove cercare. Non sappiamo nemmeno cosa cercare, accidenti! Buttò il libro per terra con veemenza, attirando su di sé lo sguardo del figlio. Non voleva demoralizzarlo, né confessare che, con l'avanzare delle ore e senza uno straccio di indizio sul da farsi, iniziava a pensare che forse... forse non c'erano indizi o soluzioni da trovare. Forse ciò che era stato doveva rimanere tale. Forse non c'era ritorno, e basta.

«Tutto a posto?» chiese con falsa noncuranza Connor senza staccare lo sguardo dall'immagine di un pugnale ingemmato.

«Sì...» Raccolse il volumetto e lo riaprì, sfogliandone le pagine controvoglia. «Mi è caduto.»

«Certo...» Il ragazzo chiuse il libro, tenendo il posto con un dito. «Pensi che non ci sia soluzione, vero?» Alzò lo sguardo sul padre. Occhi troppo seri per un ragazzino che aveva vissuto troppa crudeltà.

Angel provò il solito dolore, là dove una volta batteva il suo cuore, quella sensazione di essere colpevole, di non esser riuscito a proteggere suo figlio. Aveva permesso che venisse rapito, che crescesse in una dimensione infernale, che tentasse di distruggersi. Aveva permesso che scoprisse la verità, che ritrovasse le memorie che gli erano state portate via. E ora stava permettendo che vivesse ancora in quel mondo fatto di magia e demoni, di apocalissi e di sofferenza. Di assenze che pesavano più di quanto fosse umanamente sopportabile. «Non lo so.» Avrebbe voluto abbracciarlo, mentire, dirgli che sarebbe andato tutto a posto. «Penso che dovremmo cercare di rimanere coi piedi ben piantati per terra, senza lasciarci annebbiare dalla speranza.»

Connor annuì. «Sì, capisco.» Annuì con più convinzione.

Tornarono a lavorare in silenzio, ma Angel non riuscì a non pensare a quando, in un'altra vita, Cordelia gli aveva assicurato che Connor gli avrebbe voluto bene. A lui. Ad un vampiro. E in più sei pure tirchio! Ma non ha importanza... Sorrise nel sentire la sua voce tra i pensieri e lanciò un'occhiata discreta al figlio. Ci sarebbe voluto tempo... e molta fortuna, considerando com'era finita l'ultima volta. Certamente aveva avuto periodi migliori, però averlo lì, accanto a sé...

«Vedrai che troveranno questo Giles e che lui saprà aiutarci.» Connor ruppe nuovamente il silenzio tra di loro, e Angel poté percepire nella sua voce che quella frase non era che una scusa per dire qualcosa, e sperò che parlasse ancora. Anche del tempo. Di qualsiasi cosa. «E troveremo una soluzione, così potremo riportare indietro Weasley, e Gunn.» S'interruppe un istante. «E Cordelia.» Anche senza l'udito da vampiro avrebbe potuto capire che il dolore che provavano era lo stesso.

«Sì.» Gli sorrise e il silenzio calò ancora su di loro, solo per essere nuovamente infranto dalla voce tentennante di Connor.

«Scusa.»

«Come?» Penso di aver sentito male.

«Scusa.» ripeté il ragazzo con un po' più di sicurezza. «Ho combinato un casino.» Angel sapeva quanto fosse difficile dire quelle parole, quindi gli fece un cenno con la testa, sì, ho capito. Non c'era bisogno di dire altro. Non era stata colpa sua. Ah, se avesse potuto avere Holtz tra le mani gli avrebbe strappato il cuore molto, molto lentamente.

Connor annuì, voltandosi come a guardare l'orologio. Non erano mai stati così vicini. Uniti. «Mi dispiace. Mi dispiace sul serio.»

«Non è stata colpa tua. Sei stato ingannato, ed eri confuso.»

«Mh.» Ancora silenzio. Strano come qualcosa che in qualsiasi altra situazione avrebbe indicato imbarazzo ora sembrava quasi essere accolta con sollievo. «Ero serio, sai, quando ho detto che mio padre mi ha insegnato che bisogna fare tutto ciò che si può per proteggere la propria famiglia. È anche per questo che sono qui. Cioè... lo so che anche l'altra è la mia famiglia, anche se per finta. Ma tu sei mio padre. Cordelia avrebbe potuto essere...»

sua madre. Dio, come avrebbe potuto non perdonargli tutto?

«È anche colpa mia se non c'è più.» mormorò praticamente sulle spalle del padre, che lo aveva abbracciato con forza. Dio, quant'era bello averlo ancora tra le braccia! «Papà...» bisbigliò Connor dopo alcuni secondi, «potrebbe entrare qualcuno.»

«Oh, già.» Angel si schiarì la voce e si staccò dal figlio, tuttavia ben conscio del fatto che, in quei secondi, anche Connor si era goduto l'abbraccio.

Piccoli passi.

Tornò accanto al suo mucchio di libri, un sorriso velato sulle labbra. Sì, piccoli passi.

Improvvisamente si sentì animato da nuova speranza. Forse avrebbero potuto farcela. Forse avrebbero trovato una soluzione. Guardò il figlio, ancora un poco rosso sulle guance – malgrado tutto, era pur sempre un adolescente! – e per un istante gli sembrò che tutto andasse bene.


 

* * *


 

«È stupefacente. Veramente stupefacente...» Giles girò attorno ad Illyria, studiandola come se fosse un prezioso reperto archeologico. «Non avevo mai visto nulla di simile, prima d'ora...»

«Sì, sì, è stupenda.» gli fece eco un annoiato Spike. Per quanto non lo rallegrasse l'idea di tornare subito a Los Angels e trovarsi di nuovo in compagnia di Angel, sapeva bene che non c'era tempo da perdere. E poi gli dava un enorme fastidio tutto quell'interesse per l'Immortale; era come mancare di rispetto a Fred, dimenticata, nascosta dentro quella creatura che l'aveva annichilita. «Se acconsenti a tornare a Los Angeles e ad aiutarci giuro che puoi anche tenertela.» A meno che non riusciamo anche a far tornare indietro Fred... In quel caso non ci sarà più nulla da tenere di questa dannata Illyria, aggiunse tra sé e sé – la speranza di ritrovare Fred, così goffa e gentile, persino con lui, non si era mai attenuata.

Giles si sistemò gli occhiali sul naso, allontanandosi dall'oggetto dei suoi studi. «Temo non sia possibile.» A Spike sembrò incredibile che potesse usare un tono così neutro e pacato nel negare il proprio aiuto in una questione così delicata. «Ho molto lavoro da sbrigare, e comunque non credo sia appropriato che io...»

«Non cercare di prendermi in giro!» Spike socchiuse gli occhi, palesemente seccato dalla reticenza dell'uomo. «Non vuoi aiutare un vampiro, anzi, beh, due vampiri, e una specie di puffo demoniaco. Lo capisco.» Si avvicinò a Giles, le parole quasi sussurrate. «Ma non cercare di convincermi che i tuoi libri, la tua comoda poltrona e una tazza di tè siano più importanti di quello per cui ti chiediamo di aiutarci.» Lo guardò con disgusto – e poi avevano la faccia tosta di accusare lui di essere egoista! Almeno per qualche centinaio d'anni non aveva nemmeno avuto un'anima, Giles invece era solo... Beh, non sapeva cosa fosse, ma di sicuro aveva un'anima, quindi non c'erano scusanti. «Ma questo non riguarda me, né Angel e il suo marmocchio contro natura. È di Weasley che stai parlando. E Cordelia. Ti ricordi di loro, o tornare nella tua patria natale ti ha improvvisamente cancellato ogni ricordo delle persone che una volta consideravi amici?»

«Non pensare che la loro morte non mi addolori!» scattò Giles.

«Allora fai qualcosa, dannazione! Vieni con noi e aiutaci a trovare una dannata soluzione!» Sì, ora aveva un'anima, ma di certo non si sarebbe pentito di prendere a calci quel vecchio cocciuto. «E Willow. Potrebbe tornarci utile una strega potente.» Se ogni tentativo fallisse, potremmo almeno cercare di riportare in vita Cordelia... Forse la sua morte potrebbe essere considerata sovrannaturale. In fondo, il suo coma era mistico. Forse è abbastanza sovrannaturale da convincere quelle creature.

«Non posso farlo... Sovvertiremmo l'ordine naturale delle cose, e non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze.»

Giles, la voce della ragione... «Non c'è più un ordine naturale da sovvertire, a Los Angeles. Dov'eri quando ti raccontavo del nostro piccolo Apocalisse personale? Hai in mente? Draghi, orde di demoni e vampiri, il buio perenne...»

«I tuoi discorsi non stanno sortendo l'effetto desiderato, vampiro.» Illyria, che fino a quel momento li aveva osservati in silenzio, li guardò con quegli occhi grandi e freddi. «Perché non lo prendiamo e basta?»

Certo, sarebbe stata una buona idea ma... «Non possiamo semplicemente prendere una persona.» Spike sghignazzò al pensiero delle reazioni che avrebbero avuto, all'aeroporto, nel vederli arrivare con Giles sulle spalle. «E poi non ci aiuterebbe mai se non volesse farlo, nemmeno se lo torturassimo.» Fece un profondo respiro. «E quindi farò qualcosa che non sono solito fare, e che negherò se mai oserete dirlo a qualcuno.» Distolse lo sguardo da Illyria e si avvicinò ancora un poco a Giles. «Ti supplico.» Due parole. Due semplici parole, che tuttavia risuonarono così sincere da dipingere un'espressione allibita sul volto di Giles. «Almeno un tentativo. Se dopo aver visto Los Angeles, o ciò che ne resta, cambierai idea, o se scoprirai che effettivamente le conseguenze potrebbero essere disastrose... Potrai tornare indietro. Quando vorrai.»

Sì. No. Sì.

«Solo per aiutare nella ricerca.» Spike annuì. «E Willow... Non voglio che venga tirata in ballo.» Il vampiro aprì la bocca per replicare, ma Giles non gliene lasciò il tempo. «A meno che non sia più che necessario.»

«D'accordo.»

«E...»

«Cristo santo, cosa ancora?!» Forse l'idea di Illyria non era poi così malvagia...

«E, mentre preparo la valigia, metti quei libri» fece un cenno distratto con la mano, indicando uno scaffale della libreria alle spalle di Spike. «in una borsa. Senza rovinarli, grazie.» Sparì dietro ad una porta, lasciando che il vampiro borbottasse, inascoltato, le sue lamentele.

Beh, almeno l'ho convinto a venire a Los Angeles. Un passo alla volta.

 


Chi va piano va sano e va lontano...
Detti popolari a parte, chiedo scusa a chiunque seguisse questa ff. Non era mia intenzione abbandonarla per così tanti mesi, ma tra una cosa e l'altra il tempo è passato in fretta e il domani di 'domani inizio il nuovo capitolo' ha tardato ad arrivare.. Spero sarete comprensivi e non mi userete come bersaglio mobile ;)
Con questo le mie note si concludono (a meno che non vi interessi sapere che ho appena pubblicato anche una one-shot nel fandom Angel.. ;) ), perciò vi ringrazio di cuore per seguire questa lont e, naturalmente, non mi offenderò se vorrete lasciare un commento ;)

A presto,
Cabiria Minerva

   
 
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