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Autore: Lights    02/11/2007    6 recensioni
La storia di Harm e Mac sospesa in quella linea di confine che divide il cielo e la terra, che succederà? Rimarrà in cielo e si evolverà in terra?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era fermo sulla soglia della porta del suo ufficio

Inizio: domenica 8 luglio 2007…

 

Che dire? Ci ho provato anche io. Ne ho letto così tante di ff su jag, che alla fine avete coinvolto anche me in questo circolo di scrittura ^__^.

Dopo che mi sono fatta un’idea sui personaggi e sulla storia di Harm e Mac, leggendo, visionando vari siti, vedendo jag in tv e i vari filmati, mi sono chiesta: “ci provo?”

Et voilà la mia versione. In fondo la loro storia ha fatto e sta facendo sognare anche a me. Ok si l’ammetto mi schiero a favore di Mac, anche se certe volte non la capisco.

La storia: Difficile lasciarsi andare, soprattutto se si tratta di Harm, paura di soffrire, forse la cosa che li accomuna, paura di perdere quello che si ha già, senza rendersi conto che con il passare del tempo si perderà.

Distacco tra la realtà e fantasia? Non lo so, forse in qualche punto c’è un pezzo della mia storia, chissà…

In fondo chi non mette nei suoi racconti un pezzo della propria vita?

Buona lettura.

 

Light

 

 

DISCLAIMERS: Jag e tutti i suoi personaggi appartengono a D.P.Bellisario, alla CBS e alla Paramount li ho solo presi in prestito, senza alcuno scopo di lucro, per questa fanfic. Tutti gli altri personaggi appartengono alla mia fantasia, chi volesse può anche utilizzarli.

 



TRA CIELO E TERRA – parte CIELO

 

 

JAG HEADQUARTIER –

UFFICIO DEL COL. MACKENZIE

Ore 11:45

 

Era fermo sulla soglia della porta del suo ufficio.

Lei, in piedi vicino alla finestra, con lo sguardo perso nei suoi ricordi, non si era accorta della presenza di Harm che la guardava rapito.

Erano rientrati da qualche giorno dall’ultima missione che li aveva molto coinvolti sia sul piano personale che sul piano lavorativo. Erano stati ad un passo per vivere finalmente il loro amore, ma lui, il solito indeciso, si era tirato indietro, ferendola per l’ennesima volta. Fu così che prese la sua decisione definitiva. Se lui non era capace di decidere avrebbe deciso lei per tutti e due. Amicizia, semplicemente amicizia e rapporti di lavoro. Basta con stupidi sogni romantici, con il cuore pieno di speranze che alla fine non si avveravano mai. Colleghi e basta. Decisione presa non si sarebbe più fatta incastrare dai suoi occhi, dal suo splendido sorriso, dal suo corpo…. aaah!

Sospirò Sarah percorrendo mentalmente ogni centimetro del corpo del capitano e nel frattempo si chiedeva fino a quando i suoi propositi sarebbero durati.

Lui non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Il suo sguardo ora si posava sulle sue mani, ora sui suoi morbidi capelli, si soffermava sul suo corpo e sulle sue bellissime gambe.

Appoggiato sullo stipite della porta, non riusciva a muovere un muscolo, non osava parlare per non interrompere quel momento, così… così… che neanche lui riusciva a definire che cosa provasse talmente intenso quello che sentiva.

Si scosse dal quel torpore e quasi in un soffio pronunciò il suo nome:

H: Mac… - Aspettò un suo cenno.

Ma il colonnello Mackenzie non si mosse. Rimase immobile vicino alla finestra. Harm si avvicinò a lei ma non disse niente.

Passarono altri secondi che sembrarono interminabili.

S: - Che c’è Harm perché non mi dici niente?- gli aveva chiesto senza girarsi, quasi infastidita dalla sua presenza e dal fatto che lui non aveva desistito a lasciarla in pace.

H: - Ma allora sei in questo mondo!- Disse per sdrammatizzare la situazione.

S:- Si, si sono sulla terra… ma che risposte mi dai!- voltandosi e ritrovandosi di fronte a lui.

Quasi trattenne il respiro per la sorpresa. Non si era accorta che gli era vicinissimo. Indietreggiò come se volesse mettersi al sicuro, e in fondo era proprio così, voleva stare il più lontano da lui, soprattutto fisicamente per non cadere in tentazione di ritrovarsi fra le sue braccia e mandare all’aria tutti i suoi buoni propositi.

S: - Scusa non mi ero accorta che eri proprio dietro di me.- Cercò di evitare il suo sguardo.

H: - Perdiamo colpi marine!- La canzonò lui.

S: - Volevi qualcosa?- Gli chiese cercando di cambiare discorso sedendosi alla scrivania e prendendo in mano alcune carte dell’ultimo caso che stava seguendo.

H: - Emmm… io? Ah si… l’Ammiraglio vuole vederci quando tornerà dal suo incontro con il segretario e mi ha detto di farci trovare nel suo ufficio alle 14.00 che ci deve comunicare una cosa importante.-

S:- Oh no, non sarà mica un’altra missione. Questa è la quarta che ci dà in giro di un mese.-

H: - Mac che cosa ti prende, tutto bene? Vuoi parlarmene?-

Così dicendo Harm costò la sedia dalla scrivania e si sedette in attesa che la collega si aprisse.

S: - No stai tranquillo non c’è niente che non vada… è solo…- si fermò indecisa di continuare, sospirò e quasi tutto in un fiato gli chiese: - …ma non ti capita mai di avere voglia di stare a casa in pace e tranquillità?- rivolgendo la domanda quasi più a se stessa che a lui, con lo sguardo triste che vagava sulle parole scritte sui fogli che aveva in mano.

H: - Beh a dire la verità ancora non ho sentito questo bisogno.-

S: - Beh io si… non lo so…non so proprio che cosa mi prende oggi… chissà, mi sarò svegliata con la luna storta…- gli sorrise cercando di sdrammatizzare la situazione – beh forse se qualcuno mi offrisse un bel pranzo… chissà…-

H: - Messaggio ricevuto colonnello… dai lascia perdere quelle carte che ti porto a pranzo fuori.-

Lei per tutta risposta gli fece il più dolce sorriso che potesse fargli.

 

 

RISTORANTE

VICINANZE AL JAG

Ore 13:30

 

S: - Ora si che mi sento meglio.- Si lasciò andare sullo schienale della sedia soddisfatta dal pranzo.

H: - Ora si che riconosco la mia Mac.- La guardò intensamente, con i suoi occhi di uno azzurro del cielo così limpidi e brillanti e soprattutto, così difficile da resistergli unito al suo sorriso così dolce che sentì qualcosa stringerle lo stomaco.

“…la mia Mac” pensò lei e il suo cuore fu inondato da sentimenti contrastanti felicità mista a tristezza. “Basta! Sarah non ci pensare… ormai hai deciso colleghi e nient’altro… ma..”.

H: - Mac tutto bene… hai cambiato espressione… come se...-

S: - Ma figurati non dirmi che il vino inizia ad annebbiarti i sensi.- Lo interruppe prima che potesse leggerle dentro.

H: - Ma dai non scherzare ho solo bevuto due bicchieri…sei la solita.-

S: - Forse è meglio rientrare sono quasi le 13.45 l’Ammiraglio ci attende.-

Harm guardò l’orologio, guardò lei e stava per dirle qualcosa, ma scosse la testa sorridendo.

“Sempre la solita!” pensò.

In macchina solo Harm parlava, Mac ogni tanto annuiva, immersa nei suoi pensieri guardava malinconica fuori del finestrino. Non era certa che la decisione che aveva preso, di essere solo una collega per Rabb, era quella giusta, ma almeno voleva provarci.

 

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO DELL’AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

 

T: - Signore ci sono il capitano Rabb e il colonnello Mackenzie.-

A: - Tiner falli entrare li stavo aspettando.-

T: - Colonnello, Capitano prego.- Disse rivolgendosi ai due ufficiali facendoli segno di entrare nell’ufficio dell’Ammiraglio.

H – S: Signore! – Dissero entrambi mettendosi sugli attenti.

A: - Riposo, accomodatevi pure.-

H – S: Grazie Signore.-

A: - Bene vi ho convocati perché vi devo affidare un caso difficile e delicato. Vi dovrete occupare della difesa del tenente Mark Portrel che è stato accusato di aver ucciso il capo dei ribelli  Ambla Rashid ed è stato fatto prigioniero. Hanno detto che il processo si svolgerà solo nel loro piccolo paese che si trova in Libia. Voi collaborerete insieme al gruppo di recupero della Cia. Sarete lì in veste ufficiale di avvocati ma in realtà dovrete scoprire dove tengono prigioniero il sergente Portrel, in questo modo avrete più libertà di azione indagando per il caso. Questi sono i documenti del caso. Non c’è altro. Il volo è fissato per domani mattina. Fate attenzione. Ci aggiorneremo nel tardo pomeriggio, quando avrete stabilito la linea di difesa. Potete andare ora e buon lavoro.-

H – S: - Si signore!-

Si girarono su se stessi, scambiandosi uno sguardo rassegnato e si congedarono dall’Ammiraglio.

 

 

JAG – UFFICIO DEL CAP. RABB

 

S: - Che cosa ti avevo detto? Nuovamente in partenza per un altro caso e non è neanche semplice questa volta… non sarà una passeggiata.-

H: - Già propria una bella situazione ci ha messo l’Ammiraglio.-

S: - Essere troppo bravi porta a questo? – Gli sorrise cercando di non preoccuparsi troppo.

In realtà Sarah aveva una strana sensazione che si era insinuata dentro di lei con le prima parole dell’Ammiraglio… “Speriamo che vada tutto bene”.

Harm se ne accorse e si avvicinò a lei.

H: - Mac non ti preoccupare ci sono io con te… andrà tutto bene.- Avvicinando la mano al suo viso ma lei istintivamente si ritrasse andando vicino alla libreria facendo finta di cercare un libro.

S: - Mi pare che dovresti tenerlo tu la guida dell’ordinamento giuridico libico….mmh… questo no, questo è quello canadese…ma dove l’hai messo?-

H: - Aspetta dovrebbe essere quassù.-

Harm si avvicinò a Mac, le appoggiò una mano sulla spalla facendo segno di aspettare, e prese il manuale dall’ultimo ripiano della libreria.

H: - Ecco qui colonnello… il libro che stava cercando.- Glielo porse sorridendole dolcemente.

Mac si girò verso Harm per prendere il libro ma si trovò bloccata dal suo corpo. Non aveva via di uscita. Da una parte il muro dall’altra lo schedario e davanti a sé Harm. Cercò di indietreggiare ma si scontrò con la libreria. Harm era ipnotizzato dai suoi occhi. Lentamente, molto lentamente iniziò a sporgersi come se un forte magnetismo l’attirasse a lei.

I loro visi erano sempre più vicini, l’inevitabile stava per accadere, quando entrò dalla porta Sturgis.

St: - Harm hai per caso tu il fascicolo del caso Storm?....- Alzò lo sguardo dalle carte che stava visionando e si accorse che c’era anche Mac.

St: - Scusate… non mi ero accorto che c’eri anche tu Mac, spero di non avervi interrotto.- Disse noncurante della situazione.

S: - Tranquillo Sturgis stavo giusto andando via, ho trovato quello che cercavo.- Mac si liberò dalla prigionia spingendo Harm lontano da lei e scappando letteralmente dal suo ufficio.

“Per il momento salva, grazie a Stu!” pensò rincuorata.

H: - Accidenti!- Sfuggi al capitano.

St: - Allora?- Gli chiese con sguardo interrogativo.

H: - No il fascicolo l’ho dato a Bud per delle verifiche.- Gli rispose irritato.

St: - Ok grazie anche se non mi riferivo a questo… vabbè torno più tardi quando ti sarà passato il malumore.- Gli disse prendendolo in giro e così dicendo uscì dal suo ufficio lasciandolo solo a riflettere.

Harm si sedette sulla comoda sedia, incrociò le mani dietro alla nuca e si lasciò perdere nei suoi pensieri.

“Mac mi nasconde qualcosa. Prima è sfuggita alla mia carezza. Mi è sembrata infastidita della mia presenza, e i suoi occhi che mi vogliono e non mi vogliono…chissà che cosa le passa per la testa”

H - Ah le donne!- Esclamò ad alta voce.

A - Problemi capitano?- Gli chiese la voce perentoria dell’Ammiraglio.

H – Signore!- per la sorpresa Harm stava quasi cadendo dalla sedia per mettersi sugli attenti.

H – No Signore, tutto apposto, grazie.-

A – Sarà… ha iniziato a tracciare una linea difensiva con il colonnello?-

H – Si ci stiamo lavorando, il colonnello sta già visionando l’ordinamento giuridico libico.-

A – Bene, prima di questa sera aggiornatemi e vi darò le consegne finali.

H – Si Signore.-

Harm si lasciò andare sulla sedia, c’era mancato poco. Era così preso dai suoi pensieri che non si era accorto  della presenza di Chegwidden.

 

Passarono il pomeriggio a lavorare in tandem nella biblioteca del jag per stare più tranquilli.

Mac con una concentrazione totale nel suo lavoro, Harm un po’ meno. Ogni tanto alzava la testa dai suoi fascicoli e si fermava a guardarla chiedendosi “Che c’è Sarah, che cosa mi nascondi?”.

Era proprio in uno di questi momenti che Mac si stiracchiò, si massaggiò il collo, distese le spalle ed esordì:

S: - Bene io ho finito, penso che la linea di difesa che abbiamo deciso funzioni, non mi sembra che ha dei punti deboli tu che cosa dici? –

Si rivolse ad Harm che nel frattempo si era alzato ed era andato vicino a lei per vedere le ultime correzioni.

H: - Penso proprio di si, tu ed io insieme siamo imbattibili!- Le sorrise.

“Già” rispose Sarah silenziosamente.

S: - Che dolore! Ero talmente concentrata che ho tenuto contratti i muscoli tutto il tempo e ora ho un dolore che mi percorre per tutto il collo.- riprese a massaggiarsi il collo.

H: - Lascia fare a me… sono bravissimo nei massaggi.-

Senza aspettare un suo cenno di assenso le appoggiò le sue mani caldi sul collo iniziando a premere con le dita sulla sua pelle morbida e delicata.

Al tocco delle sue mani Mac ebbe quasi una scossa. Era così piacevole il suo massaggio che si lasciò andare per qualche istante sentendo il calore che imprimeva sulla pelle.

S: - Mmmm Harm… oh si continua… hai un tocco così delicato...-

Come se quelle parole l’avessero svegliata dal sonno, si rese conto della situazione che si era creata. Si stava nuovamente lasciando andare.

H: - Hei Mac che ti prende, sei di nuovo rigida come un sasso.-

S: - Si… no… cioè…- disse imbarazzata - …lascia stare non serve più che mi massaggi. È meglio che andiamo a riferire la nostra linea di difesa all’Ammiraglio.-

Così dicendo, scostò la sedia dal tavolo facendo allontanare in questo modo Harm da , prese le carte in mano e si diresse verso la porta. Si voltò e guardò Rabb.

S: - Beh che aspetti… vuoi un invito scritto? Dai muoviti marinaio che è tardi e domani dobbiamo partire presto.-

Detto questo uscì dalla stanza, seguito da uno sempre più sconcertato Harm.

Riferito la loro difesa a Chegwidden e ricevuto gli ultimi ordini si diressero verso le macchine, che come al solito erano parcheggiate uno al fianco dell’altra.

 

JAG HEADQUARTERS

PARCHEGGIO

Ore 19.30

 

H: - Mac aspetta!-

Nel frattempo Sarah aveva accelerato il passo ancora frastornata da quello che era successo. Anche se le costò si fermò ed attese il collega.

S: - Scusa non mi ero accorta che eri dietro di me, pensavo che fossi ancora in ufficio a raccogliere gli ultimi documenti...- mentì -… Volevi qualcosa? Non vedo l’ora di tornare a casa a farmi un bel bagno caldo.-

H: - Vengo anche io…-

S: - A fare il bagno caldo?- Gli sorrise divertita – Scordatelo marinaio, con me non attacca quello sguardo e quel sorriso da angelo conquistatore… ci vuole ben altro ormai!- Gli disse decisa.

Inserì la chiave nella serratura dell’auto e fece per salire in macchina.

H: - Mac!- Gridò quasi esasperato.

S: -  Che c’è? Dai stavo scherzando… più o meno.- aggiunse sottovoce.

H: - Niente lascia stare non è importante…-

S: - E quando mai è importante per te, soprattutto se sono io. Chiudiamo il discorso qui altrimenti finiamo per litigare.- sbottò nervosa a quella frase lasciata a metà.

H: - Mac questo non è vero… e tu lo sai!-

S: - Sei proprio così sicuro? Invece io non lo so. Non so proprio un bel niente! – Quasi gli urlò le ultime parole.

Salì in macchina, accese l’auto, abbassò il finestrino e gli rivolse l’ultimo sguardo.

Harm le si avvicinò, appoggiò le mani sulla portiera e si abbassò per guardarla dritta negli occhi.

H: - Sei importante per me… credimi Sarah.-

A sentire quelle parole al colonnello Mackenzie mancò il respiro. I suoi occhi colore del mare in tempesta, il suo dolce sorriso, le sue labbra che pronunciavano il suo nome, quasi le sciolsero il cuore.

Gli appoggiò una mano sul viso.

S: - Harm…- riuscì a pronunciare solamente il suo nome.

Tolse lo sguardo dai suoi occhi, e guardò il suo riflesso nello specchietto retrovisore e vide tutti i suoi timori, inserì la retromarcia e lo guardò nuovamente.

S: - Vorrei… ma non mi illudo più.- Gli sorrise debolmente.

Harm abbassò la testa, sapendo di essere stato sconfitto. La “sua” Sarah non era come le altre. Non gli sarebbe servito solamente il suo sorriso per riconquistarla, avrebbe dovuto mettersi in gioco lui stesso questa volta.

Si tirò su in piedi, le augurò buona serata e tristemente si diresse alla sua auto.

 

 

GEORGETOWN

MAC’S APPARTAMENT

Ore 21.00

 

Mac era sotto la doccia. Chiuse l’acqua, afferrò un asciugamano quando si accorse che qualcuno stava insistentemente suonando il campanello.

Cercò di asciugarsi meglio che poté e andò ad aprire la porta avvolta dall’asciugamano.

S: - Harm che ci fai qui!- Chiese sorpresa.

Harm non rispose, la guardava solamente. Era attento ad ogni goccia di acqua che le scivolava dai capelli bagnati al collo, dal collo alle spalle e dalle spalle al petto fin dentro l’asciugamano.

S: -  Se hai finito di analizzarmi potresti dirmi che cosa c’è?- Gli chiese scherzando.

H: - … mi ero dimenticato quanto tu sei bella.-

Mac sorrise, appoggiò la testa alla porta, disarmata dalla sua semplicità di rivelarle inconsciamente quello che aveva nel cuore, e con un gesto della mano lo invitò ad entrare in casa.

S: - Allora che cosa è successo per farti venire a casa mia a quest’ora visto che domani dobbiamo alzarci presto.- Gli chiese dirigendosi intanto verso la camera da letto.

H: - Hai tu il mio fascicolo della prima difesa? A casa stavo mettendo in ordine il materiale e non l’ho trovato. Ho pensato che forse l’hai preso tu per sbaglio fra i tuoi.-

S: - Ma scusa non potevi telefonare? Invece di fare tutta questa strada.-

H: - E secondo te non l’ho fatto? Ti avrò chiamato almeno una decina di volte nell’ultima mezz’ora, non è colpa mia se non mi hai risposto. Nel dubbio ho preferito venire direttamente da te altrimenti chi lo sente l’Ammiraglio se dovessimo perdere l’aereo domani per trovare questo benedetto fascicolo.-

S: - Ops… hai ragione ho il cellulare in modalità silenziosa… giusto l’ho messo prima di entrare in doccia… non volevo essere disturbata…- Gli urlò dalla camera mentre prendeva dall’armadio una T-shirt e un paio di pantaloni della tuta.

Harm si girò in direzione della camera da letto. Mac aveva socchiuso la porta. La vide togliersi l’asciugamano scomparendo nel momento in cui le scivolava da dosso e apparire nuovamente con indosso l’intimo intenta ad allacciarsi il reggiseno. La seguì con lo sguardo in ogni sua mossa del vestirsi. I suoi occhi non trascurarono neanche un suo piccolo movimento. Stava risalendo la schiena quando gli parve di vedere un grosso livido, ma non riuscì ad accettarsene perché Mac indossò la maglietta e aprì la porta della camera.

Harm fece appena in tempo a raggiungere la finestra e ad assumere una posa naturale che Sarah entrò in soggiorno.

S: - Che ne dici di un the?-

H: - Mh… oh si grazie, lo prendo volentieri.- Disse cercando di darsi un contegno, tenendo a freno i suoi ormoni.

S: - Ok allora andiamo di là in cucina.- Prese la sua valigetta e si diresse in cucina.

Gli mise i documenti sul tavolo.

S: - Prova a vedere se c’è in mezzo a questi fogli, intanto io preparo il the.-

Mise il bollitore sul fuoco. Prese le bustine del the dal mobile e si allungò verso il ripiano superiore per prendere le tazze.

Aveva appena preso la tazza in mano che sentì un dolore fortissimo alla schiena e dovette ritrarsi lasciando la presa della tazza che si infranse per terra.

S: - Ah! –Si morsicò le labbra. La fitta di dolore era fortissima.

H: - Mac!- Spaventato si avvicinò a lei.

Mac si era piegata su se stessa e la maglietta le aveva scoperto la schiena rivelando il suo infortunio.

H: - Mac! – ripeté Harm vedendo il livido – è questo come te lo sei fatta?- Chiese spiegazioni.

Sarah a terra cercava di riprendere fiato e di placare in qualche modo il dolore che sentiva dentro.

Harm ad un tratto la prese in braccio e la portò sul divano.

S: - Non farne un dramma è solo una leggera contusione.- Cercò di minimizzare quando riuscì di nuovo a respirare normalmente.

H: - Come fai a dire che è una leggera contusione?!? Chi ti ha ridotto così?-

S: - Non te lo ricordi? Ah è vero eri troppo impegnato a proteggere il tenente Spencer o meglio Valery.- Disse cercando di sorridere.

H: - Ma che cosa stai dicendo…- si fermò un attimo incredulo - … l’esplosione…-

S: - Eh bravo marinaio ci sei arrivato. L’esplosione della bomba piazzata sul fuoristrada l’ultimo giorno di missione. L’onda d’urto mi ha spinto sull’angolo della porta dell’edificio... meno male che Galindez mi ha trattenuto attutendo l’impatto.- Abbassò lo sguardo evitando di guardarlo.

H: - Ma siamo tornati ormai da 4 giorni non dovresti più sentire dolori, non sei andata dal medico?-

S: - Ovvio che sono andata. Direttamente lì all’accampamento mi ci ha portato Galindez. Il medico mi ha dato una pomata da mettere ma sai com’è… è un po’ difficile da soli… e così dopo un giorno di tentativi ci ho rinunciato… ed ho deciso che così com’era arrivata così sarebbe scomparsa. Non ti preoccupare riesco a muovermi tranquillamente, e che ora sono un po’ stanca e sento tutta la stanchezza della giornata. - Gli sorrise. Si alzò sentendo il fischio del bollitore, cercando di comportarsi come se non sentisse niente.

S: - Vedi? È passato.- Gli sorrise.

Intanto Harm osservandola scettico prese le carte e le appoggiò sul tavolino del salotto seguito da Mac che portava in mano le tazze con il the.

Mac si piegò per appoggiare le tazze sul tavolino ma sentì di nuovo un fortissimo dolore alla schiena che le fece lasciare la presa delle tazze e inginocchiarsi a terra.

S: - Maledizione! – Il the si era rovesciato sulla maggior parte delle pratiche.

H: - Mac tutto bene? Ti era passato, eh? – Preoccupato si inginocchiò vicino a lei e la sorresse.

S: - Si sto bene! – Lo aggredì cercando di divincolarsi dalla sua presa – accidenti! … e ora dovremmo lavorare tutta la notte per mettere a posto i documenti. Meno male che ho fatto un backup in ufficio e l’ho salvato sul portatile ma manca il pezzo che hai aggiunto tu.- Disse sconsolata.

H: - Prima di tutto pensiamo a te e poi risolveremo il lavoro. Su vai a distenderti a letto. Ti metto la crema e poi prendo il portatile così tu mi detti e io integro le parti del documento.-

Sarah cercò di protestare, ma Harm la portò quasi di peso in camera.

Prese dall’armadietto dei medicinali la pomata, la fece distendere a pancia in giù sul letto.

Le sollevò la maglietta e le abbassò leggermente i pantaloni scoprendo la schiena. Le mise un po’ di pomata sulla pelle e iniziò delicatamente a spalmargliela.

“Guarda in che situazione mi sono cacciata… e dimmi tu come faccio a mantenere fede ai miei propositi” si disse mentre sentiva le mani di Harm sulla schiena, toccandole delicatamente ogni centimetro della sua pelle. Sembrava quasi che avesse il fuoco tra le dita tanto il calore che emanava al solo contatto con essa.

Harm si piegò su di lei e le sussurrò vicino all’orecchio: - Mac lasciati andare, rilassati, mi prenderò cura io di te, ora.-

Andando contro ogni suo volere Sarah si abbandonò al dolce massaggio.

Harm terminò il massaggio ma non riuscì a staccare le sue mani dalla schiena di Mac. Si fece quasi violenza capendo l’imbarazzante situazione che si era creata.

Mac si stava per tirare su e stendersi la maglietta ma Harm la fermò.

H: - No aspetta rimani distesa così dai tempo alla pelle di assorbire bene la crema. Ci penso io a scrivere tu rilassati e cerca di ricordare i vari procedimenti.-

Lavorarono fino a tardi, fino a quando entrambi non cedettero alla stanchezza e si addormentarono. Mac si sentiva al sicuro, protetta, e stava così bene che desiderava che questa sensazione di serenità non svanisse mai e si lasciò tranquillamente accogliere dal sonno.

Finito di scrivere l’ultimo provvedimento Harm si accorse che Mac si era addormentata. Spense il portatile e lo appoggiò sul comodino. La coprì con la coperta. Le diede un tenerissimo bacio sulla testa. Le tolse una ciocca di capelli che le era scivolata sul viso e rimase incantato a guardarla. Il suo viso era sereno e felice. Tutta l’inquietudine che le aveva letto sul viso durante la giornata era sparita.

H: - Buona notte mia piccola marine.- Le sussurrò prima di sfiorarle le labbra con un tenero bacio.

Sistemò il cuscino vicino al suo e rimase un altro po’ a guardarla dormire e poi, anche lui, venne accolto tra le braccia di Morfeo.

Mac sentì il respiro di Harm che era diventato regolare e si rese conto che finalmente si era addormentato. Si era svegliata proprio nell’attimo in cui aveva sentito le sue labbra sfiorarle la bocca. Lo guardò con tenerezza. Avvicinò la mano alla sua…rimase ferma per qualche istante poi si decise e  la prese tra la sua intrecciando le loro dita.

S: - “Buona notte anche a te Harm” gli sussurrò.        

Harm nel sonno o nella realtà, chissà, sorrise felice.

 

 

GEORGETOWN

CAMERA DA LETTO DI SARAH

Ore 6.00

 

Il suono della sveglia del cellulare svegliò i nostri avvocati. Mac si rese conto di tenere ancora la sua mano in quella di Harm che gliela stringeva stretta come se avesse paura di perdere il contatto con essa.

Approfittò dell’attimo che lui allentò la presa e la sfilò dalla sua mano dandosi della “stupida”. Harm finalmente aprì gli occhi e la guardò, ancora assonnato le augurò il buongiorno.

Sarah gli sorrise e si alzò dal letto cercando di camuffare il suo imbarazzo, se sarebbe rimasta un altro minuto sul quel letto insieme a lui gli sarebbe saltata letteralmente addosso.

H: - Ma che fai ti alzi di già?- Le chiese contrariato dal suo atteggiamento non potendo godersi un altro po’ quella dolce visione del mattino.

S: - Vorrei ricordarti che alle 8.00 dobbiamo prendere un aereo per la Libia e se non ti sbrighi lo perdiamo e ti terrò personalmente responsabile di questo con l’Ammiraglio! Su capitano si alzi e vada a prepararsi che sono già le 6.15 e ci rimangono solamente 1 ora e 45 minuti.-

H: - Ok, ok, mi alzo. Messaggio ricevuto.-

Anche se di controvoglia si alzò dal letto e si diresse in bagno.

Dopo qualche minuto sbucò dal bagno a petto nudo e con i pantaloni slacciati. Sarah alzò la testa accorgendosi della sua presenza e lasciò il cuscino che aveva tra le mani.

“Così mi fa prendere un infarto… Sarah cerca di calmarti non sei una ragazzina…” ma non riuscì a impedire al suo sguardo di scivolare dal viso di Harm al suo petto e visionare ogni centimetro dei suoi muscoli.

Istintivamente si morse un labbro e iniziò ad arrossire mentre si vedeva tra le sue braccia e baciargli ogni centimetro della sua pelle.

H: - Mac se hai finito di analizzarmi… - sorrise cogliendola in fallo proprio come aveva fatto lei la sera prima - … posso usare questi asciugamani?-

S: - Eh… ah si, si fai pure.-

Harm si richiuse in bagno. Mac si lasciò cadere sul letto dandosi doppiamente della stupida e prendendosi a cuscinate.

H: - Mac ma che stai facendo?- Chiese divertito assistendo alla scena.

Mac smise immediatamente di darsi le cuscinate e si girò verso di lui.

S: - Ma cosa fai sta mattina mi spii???? Stavo solo sistemando a modo mio il cuscino perché tu non lo fai mai?- “Una scemenza simile ma come mi è uscita” pensò disperata ascoltando le parole che aveva pronunciato.

H:- Ma che dici??? Ma sei sempre così strana alla mattina?? Ok lasciamo perdere, senti posso usare questo rasoio e questa schiuma da barba?-

S:- Si fai pure… tanto non penso che Clay torni indietro a riprenderseli… ormai è un capitolo chiuso per sempre della mia vita e non so perché non li ho ancora buttati… meglio così non verranno sprecati.- Disse più a se stessa che a lui finendo di risistemare il letto.

H: - Ah…sono di Webb… vabbè ormai capitolo chiuso.- Disse autoconvincendosi che fosse realmente così.

Nel frattempo Mac si era preparata la valigia e aveva disposto la sua divisa sul letto.

Harm uscito dal bagno rinfrescato e rasato andò in cucina a sistemare le carte e a fare il caffè.

Ritornò in camera per portare il caffè a Mac e la sorprese con indosso solamente il reggiseno e la gonna della divisa che cercava di mettersi alla buona la crema.

Harm diede un colpo di tosse per avvertirla della sua presenza.

S: - Harm!- Prese subito la camicia da letto e la indossò – non si usa bussare marinaio!-

H: - Hai ragione, scusami…pensavo che eri pronta, ti ho portato il caffè.- appoggiò la tazza sul comò – Ma cosa fai? Togliti la camicia…-

Mac lo guardò stupita alzando un sopracciglio.

S: - Come?-

H: - Dai togliti la camicia che te la spalmo io la crema sulla contusione altrimenti non ti guarirà mai di questo passo.-

Sarah non sapeva cosa fare si sentiva in imbarazzo era una situazione assurda.

H: - Ti devo aiutare io? Per caso- Così facendo allungò le sua mani verso i bottoni della camicia.

S: - Stai fermo… ok ho capito e togliti quel sorrisino divertito dalla faccia.-

Si voltò dandogli le spalle e si fece scivolare da dosso molto lentamente la camicia e si coprì il petto lasciando la schiena nuda.

Harm le slacciò il reggiseno e con il dito tracciò una linea lunga tutta la schiena, prese la crema sul comodino e delicatamente iniziò a sparmargliela sulla zona interessata.

“Che pelle morbida, e il suo profumo mi inebria” assaporò ogni istante di quel momento pregando che la crema non si asciugasse mai.

La sua mano scivolava con ritmo lento e continuo sulla sua schiena infondendogli il calore del massaggio. Mac chiuse gli occhi per godersi ogni attimo. Si morsicò le labbra per accertarsi che non stesse sognando.

Durò fin troppo poco.

H: - Ecco fatto, ora si è asciugata…- Le allacciò il reggiseno -… Ti lascio così ti rivesti.- Le disse in fretta con la voglia di scappare il più velocemente da lei.

Aspettò che uscisse dalla camera per riprendere a respirare normalmente. Si appoggiò al comò e si guardò allo specchio rendendosi conto “Non ce la farai mai Sarah… lui è dentro di te, ogni minuscola parte del tuo cuore è suo…”. Abbassò la testa consapevole che presto o tardi, se avessero continuato così, le sue difese sarebbero cadute, ancora un’altra volta lei sarebbe stata ferita da lui.

Con questa consapevolezza cercò di liberare la mente da quel momento e di richiuderlo dentro di sé.

Prese la valigia, la borsa con il computer e andò da lui.

Harm nel frattempo in soggiorno camminava avanti e indietro. Starle vicino stava mettendo a rischio il suo autocontrollo. Prima c’era mancato poco che la sua mano non si fosse fatta più audace. Se solo Sarah gli avesse dato qualche segnale a quest’ora non sarebbe lì, nel suo salotto, come un leone in gabbia, a camminare avanti e indietro per raffreddare i suoi ormoni.

Ma nonostante fossero stati così vicini, lui l’aveva sentita distante, quasi combattuta. Non riusciva a capire quali erano i suoi sentimenti. Osare o non osare con lei, aveva paura di farsi avanti e di essere rifiutato, ci teneva troppo a Mac per perderla… ma che frustrazione!

La vide entrare con la valigia in mano e la borsa del computer a tracolla.

H: - Mac perché non mi hai chiamato è meglio che non porti pesi in questi giorni!- Disse severo.

Sarah si fermò, lasciò la valigia, si tolse la borsa del computer e l’appoggiò sul divano, si diresse verso di Harm e lo guardò dritto negli occhi.

M: - Non lo fare- gli intimò – non sono invalida e non ho niente che non vada, sto bene. Anche se sei venuto a conoscenza del mio piccolo infortunio non devi trattarmi da ammalata.- Si girò per riprendere in mano i suoi bagagli

H: - Maaac!- Cercò di obiettare – forse è meglio che avverta l’Ammiraglio e non ti faccia partire in queste condizioni hai bisogno di riposo.- Le appoggiò la mano sulla sua impedendole di prendere in mano la valigia.

Non so che cosa le scattò dentro ma a sentire quella imposizione e quel gesto autoritario la fece esplodere.

M: - Lascia la presa Harm!- Gli gridò guardandolo dritto negli occhi.

H: - Ora chiamo l’Ammiraglio e gli spiego tutto!-

M: - Lo vuoi capire che sto bene!- gridò esasperata.

H: - Mac!- Gridò a sua volta.

Senza che potesse rendersene conto Mac alzò la mano e gli mollò un sonoro ceffone. Rimasero increduli entrambi dal suo gesto. Harm non le diede neanche il tempo di giustificarsi. Si congedò dicendole:

H: - Fai come credi… ci vediamo in aeroporto.- Si avviò verso la porta e la richiuse dietro di sé violentemente.

In macchina Harm si toccò la guancia ancora dolorante. “Picchia duro il mio marine!” sorrise amaramente. Si diresse verso casa sua per prendere le sue valige.

Mac si lasciò cadere sulla poltrona. Guardava la sua mano incredula, ma come aveva potuto schiaffeggiare Harm. Tutto era successo in un attimo. Che situazione assurda, dalla calma alla tempesta in un battito d’ali.

“E ora?” pensò sconsolata. Prese le sue valige e si diresse verso l’aeroporto.

 

 

AEROPORTO

Ore 07.45

 

Harm la vide arrivare. Si sentiva strano, non sapeva cosa fare, forse aveva sbagliato. Il pensiero che lei stesse male aveva esagerato la sua reazione di protezione nei suoi confronti.

Sarah lo vide, in piedi vicino al chek-in. Si sentiva in imbarazzo. Si avvicinò a lui. Si scambiarono un veloce “ciao” e rimasero lì, uno di fronte all’altro, con la voglia entrambi di chiedere scusa all’altro ma non trovando le parole per farlo.

Sarah evitò di guardarlo facendo finta di controllare gli ultimi incartamenti.

L’hostess annunciò l’imbarco, e in silenzio, uno al fianco all’altro si diressero verso il gate.

Erano in volo ormai da qualche ora e nessuno dei due aveva detto niente.

Mac lasciò cadere i fascicoli che teneva in mano sulle gambe e cercò di stiracchiarsi la schiena.

Era da un po’ che le faceva male. Stare per tanto tempo nella stessa posizione non le era d’aiuto a sopportare il dolore.

Una smorfia di sofferenza comparve sul suo volto.

Cercando di non farsi accorgere dal collega si piegò in avanti verso le ginocchia tentando di distendere la schiena facendo finta di cercare dei documenti nella sua valigetta che aveva vicino alle gambe, ma non sentì il beneficio sperato.

Mentre era concentrata sul dolore sentì una mano massaggiarle la schiena e piano, piano il muscolo si rilassò.

Mac si tirò su e guardò Harm che le sorrise dolcemente.

H: - Va un po’ meglio ora?-

S: -  Si grazie.- Rispose imbarazzata.

H: - Perché non appoggi la testa sulla mia spalla così posso continuare a massaggiarti la schiena tranquillamente.-

Senza aspettare la risposta la sua mano guidò il suo viso sulla spalla mentre l’altra continuò il massaggio.

Sarah poteva sentire il cuore di Harm che batteva forte. TumTum… i battiti stavano diventando regolari e anche lei si rilassò al loro ritmo.

S: - Mi dispiace…- disse ad un tratto – non so che cosa mi ha preso, non volevo tirarti quel ceffone.-

H: - Ne sei proprio sicura?- Scherzò lui.

Mac alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi.

S: - Beh… forse un pochino… ma tu mi hai esasperato con il tuo stile cavaliere servente… in fin dei conti io sono sempre un marine!-

H: - Già!- sorrise Harm e si toccò la guancia - … e chi se lo dimentica!-

S: - Stupido!- e gli tirò un pugno al petto scherzando. – per una cosa da poco ne hai fatto una tragedia.- continuò lei cercando di spiegare il suo gesto.

H: - Beh… forse ho un pochino esagerato… è il fatto che…-

S: - Si la missione prima di tutto, ma se ti dico che sto bene, vuol dire che sto bene.- Lo interruppe per non fargli finire la frase. – Pace collega?- Disse staccandosi da lui e rimettendosi seduta al suo posto, porgendogli la mano in segno di resa e marcando sulla parola “collega”.

H: - Pace Mac.- Gliela strinse mentre nella mente risuonava quella parola “collega”.

 

 

 

AEREOPORTO

LIBIA

Ore 17.00

 

Con loro grande stupore all’aeroporto li stava aspettando Webb.

W: - Ciao Sarah… Rabb.- Lì salutò senza togliere lo sguardo da quello di Sarah.

S: - Clay!?!-

H: - Webb-

Dissero entrambi stupiti nel vederlo.

W: - Sono contento che siete contenti di vedermi.- sorrise - …a dopo le spiegazioni ora vi porto al vostro albergo e lì potremo parlare con calma.-

Mac stava prendendo la valigia in mano, quando la mano di Webb si fermò sulla sua.

W: - Lascia stare ci penso io… e poi non mi sembra il caso…- lasciò la frase a metà facendo intendere qualcosa guardando sempre più intensamente Sarah negli occhi.

S: - Grazie.- Disse imbarazzata.

Webb si incamminò con in mano la valigia di Mac verso la macchina.

H: - Ci risiamo! Si ripete la storia, quando cerco di aiutarti io mi becco un ceffone e lui un grazie…- contrariato dalla piega che la situazione aveva preso, pensando anche a quello che era successo in Paraguay.

Mac non gli rispose lo fulminò con lo sguardo prima di incamminarsi verso la macchina.

 

 

ALBERGO

LIBIA

 

W: - Spero che la sistemazione sia di vostro gradimento. Le vostre stanze sono comunicanti attraverso la camera da letto. Avete il bagno in comune e un piccolo salottino.- indicandogli il tutto con la mano.

Sembrava quasi il padrone di casa – “chissà quante volte ha usato questa sistemazione… chissà con chi” pensò Sarah scoprendo in lei un sentimento di gelosia che non avrebbe mai pensato.

Mentre si guardava intorno incontrò lo sguardo di Harm che era talmente penetrante che aveva la sensazione che le leggesse i suoi pensieri e avesse scoperto il suo turbamento.

W: - Bene, domani mattina incontrerete il responsabile interno della nostra ambasciata che vi informerà degli ultimi sviluppi del caso. Dalle nostre fonti sappiamo che il tenente Portrel al momento è ancora vivo ma non abbiamo la certezza del luogo dove lo tengono nascosto. Questo aspetterà a voi. Cercate di indagare in modo discreto non facendo capire che non siete solo qui come avvocati.-

H: - Non serve che ce lo dici Webb… sappiamo che cosa e come lo dobbiamo fare… non siamo degli sprovveduti e vorrei rammentarti che se ci hanno mandato qui è solo perché voi della Cia non siete stati in grado a venirne a capo.-

W: - Rabb! Stai attento a quello che dici… la missione è mia…-

Mac li guardava appoggiata alla finestra. Era stanca delle loro discussioni. Non sarebbero mai andati d’accordo quei due.

Si spostò dalla finestra e andò a sedersi sul divano. Prese dei documenti dalla valigetta e li appoggiò sul tavolino. Aspettò ancora qualche minuto guardandoli sconsolata e poi decise di mettere fine a quella infantile discussione.

S: - Signori se avete finito di questionare su chi e che cosa compete vi chiedo di venirvi a sedere e di collaborare come persone adulte tutti insieme. Non penso che possiamo perdere del tempo utile.-

I due si guardarono in cagnesco ma la smisero di discutere e si andarono a sedere vicino a Sarah. Harm alla sua destra e Webb alla sua sinistra.

Rimasero a parlare e a definire i dettagli per il giorno dopo per un abbondante mezz’ora.

W: - Bene direi che ci siamo. Per oggi è tutto. Passerò da voi domani mattina e vi condurrò in ambasciata.-

S: - Ma come non rimani con noi per la cena?- Chiese quasi incredula.

Entrambi gli uomini si girarono verso di lei. Harm con uno sguardo che la voleva uccidere e Webb più sorpreso di lei. Si avvicinò, le prese la mano destra e la sfiorò con un bacio.

W: - Mi spiace Sarah ma ho ancora del lavoro da sbrigare. Sarà per un’altra volta.-

S: - Non ti preoccupare…capisco…- cercava di togliersi dall’imbarazzante situazione che lei stessa aveva creato -…pensavo solo che…-

H: - Dai Mac lasciamo andare Webb sicuramente sarà già in ritardo.- Disse interrompendola e aprendo la porta della camera facendogli segno di andare.

Webb sorrise a Mac e ancora di più sorrise ad Harm. Se ne stava per andare ma ritornò verso Sarah.

W: - Quasi me ne dimenticavo.- Tirò fuori dalla tasca della giacca un piccolo astuccio. – Questo è per te Sarah… un pensierino da parte della Cia.-

Aprì la scatolina che rivelò un braccialetto di diamanti.

S: - Oh Clay… ma io in verità non posso…-

W: - Non ti preoccupare Sarah, fidati di me.- Senza dar retta alle sue proteste le allacciò il braccialetto al polso.

Harm aveva assistito alla scena impietrito.

Webb si fermò sulla porta un istante a guardare Rabb come per dire “Lei mi ama ancora”.

H: - Non ne sarei così sicuro Webb.- si lasciò sfuggire.

W: - Questi lo pensi solo tu Rabb.- e se ne andò.

Harm e Mac si guardarono un attimo e poi ognuno si chiuse nelle proprie stanze senza dirsi una parola.

“Non la capisco a casa sua aveva detto che era una storia finita e ora ci rimane male perché non rimane a cena e il modo in cui lo guarda… aaaahhh!!! Mi farà diventare matto è meglio che vado a farmi una doccia”.

Era appena uscito dalla doccia. Si sentiva più rilassato. Si avvolse l’asciugamano alla vita e stava per prendere l’altro per asciugarsi quando la porta del bagno si aprì.

S:- Harm!- Disse sorpresa di trovarselo davanti. – …e.. io…- non riusciva a fare un discorso. Vederlo lì davanti a lei, con indosso solo l’asciugamano e le gocce di acqua che gli scivolavano sul petto le toglieva il fiato. Il cuore si era fermato nello stesso istante che l’aveva visto. Era ferma e non era in grado di muoversi dibattuta da tutti i suoi sentimenti. Dentro di lei c’era una vocina che le diceva di lasciarsi andare, di avvicinarsi a quell’uomo che amava e di fare l’amore con lui per tutta la notte, ma un’altra la stava invitando ad allontanarsi alla svelta se non avesse voluto scottarsi.

Alla fine ascoltò la seconda vocina e così scappò via.

S:- Pensavo che fossi in camera a riposare…la prossima volta chiuditi a chiave…- riprese con decisione -… ah avvertimi quando hai finito.-

Si stava per chiudere la porta dietro di sé quando Harm la fermò prendendola per la mano.

H: - Aspetta…-

Si guardarono. Harm con uno sguardo calmo, tranquillo e dolce con una strana luce negli occhi quella del desiderio di amare la propria donna, mentre Mac quasi sconvolto, sapendo bene che non avrebbe resistito a lungo e con la paura di sprofondare sotto i suoi sentimenti.

Harm lesse la sua paura e desistette dai suoi intenti di farla sua.

H: - Ho finito… è tutto tuo… io mi asciugherò in camera.- Le sorrise e uscì dal bagno richiudendosi la porta della camera dietro le spalle lasciandola sola.

Sospirò sollevata, prese le sue cose e si chiuse in bagno con tutti i suoi timori per ritrovare la concentrazione.

Lasciò correre l’acqua nella vasca dopodiché ci versò il bagnoschiuma, si immerse nell’acqua calda e si rilassò anche se non le era per niente facile. La sua menta vagava sugli ultimi trascorsi. I momenti passati a casa sua. Il comportamento di Harm delle ultime ore era disarmante. La sua gentilezza e quel senso di protezione nei suoi confronti l’avevano messa sotto sopra. Non sapeva più cosa  pensare, eppure nell’ultima missione quella sera, sotto le stelle, aspettando l’ordine di rientrare alla base, si erano chiariti, magari non esplicitamente, ma avevano capito entrambi che la cosa che li univa era più forte di un’amicizia. Quando lui le aveva preso il viso fra le sue mani e l’aveva guardata solo come lui la guardava e l’aveva fatta sentire la persona più importante della sua vita con la promessa che una volta a casa avrebbero definitivamente chiarito tutto e poi… - sorrise tristemente – quella mattina l’aveva visto con il tenente Spenser… Valery un insulso tenente di marina che aveva fatto carriera non di certo grazie ai suoi meriti lavorativi… a stento sapeva fare due + due… e con il suo comportamento aveva quasi creato un conflitto internazionale… dal primo momento che li aveva visti si era accorta che Harm non era rimasto indifferente dal suo fascino. Alta, occhi verdi e soprattutto bionda. Valery si era appiccicata a lui come una cozza e ogni pretesto era buono per farsi aiutare e così a lei era rimasto il compito di  occuparsi di tutte le faccende burocratiche, tenere i contatti con i vari superiori mentre Harm faceva da balia al tenente.

Quella sera gli aveva chiesto “Ma non ti scoccia fare da baby-sitter al tenente Spenser?” e lui tranquillamente aveva risposto “E chi ti dice che faccio da baby-sitter a Valery” sorrise e ancora più tranquillamente riprese “è solo lavoro Mac, non conta nulla il tenente Spencer, la persona che conta veramente per me sei tu” così dicendo le diede un bacio in fronte e prese il viso tra le mani, accarezzandole con il dito la guancia… “A Washintong sarà diverso” le disse sicuro del loro futuro, prima di salire sulla macchina che era arrivata a prenderli per riportarli alla base.

La mattina seguente tutto si era complicato. Era successo in un attimo. Stavano aspettando Galindez che li avrebbe portati in aeroporto. Harm vide da lontano Valery che gli fece un gesto di saluto e lui andò da lei congedandosi da Mac “Solo un attimo…”. L’aveva guardato allontanarsi e andare da lei. Nel frattempo era arrivato Galindez. Mac si accorse di un fuoristrada che si era appena parcheggiato vicino a loro e due uomini erano scesi scappando alla svelta. Aveva avuto solo il tempo di girarsi verso Harm trovandolo tra le braccia di Valery mentre lei avvicinava il suo viso al suo che sentì l’esplosione che coinvolse maggiormente lei e Galindez che erano i più vicini. Nel momento stesso dell’esplosione ebbe solo l’attimo di gridare “A TERRA!!!!!!” finendo contro la porta dell’edificio vicino. Galidenz cercò di difenderla ma non fece in tempo a proteggerla con il suo corpo, riuscì solo a prenderle la mano attutendo lo schianto. Era stato difficile per lei comportarsi come se non le fosse accaduto niente. Per motivi burocratici Mac rimase un giorno in più poiché si era occupata maggiormente lei del caso e Harm fu richiamato al jag dall’Ammiraglio. Lui tentò di protestare cercando di avere il permesso da Chegwidden di continuare a seguire il caso e di non lasciare, in questo modo, Mac, ma ottenne come risposta l’ordine perentorio di rientrare immediatamente con il primo volo.

Una volta a Washintong tra loro era stato tutto diverso come se quell’episodio avesse trasformato il loro rapporto. Mac si era tirata indietro, si era ripromessa di non soffrire più, anche se in realtà soffriva lo stesso, ma in qualche modo voleva liberare il suo cuore da lui e Harm, dal canto suo, non fece niente per abbattere il suo muro.

Con questo ultimo pensiero si mosse. Ormai l’acqua era diventata fredda. Uscì dalla vasca, si asciugò e cercò di mettersi la crema, ma come tutte le altre volte non ci riuscì. Si guardò allo specchio e vide che l’ematoma stava guarendo sarebbe stata una stupida se non avesse continuato a mettere la pomata. Anche se non lo voleva ammettere aveva bisogno del suo aiuto. Indossò una canotta e dei pantaloncini militari, sistemò il bagno e si diresse verso la sua camera.

Aveva la porta socchiusa.

S: - Harm posso…- chiese prima di entrare.

H: - Entra Mac.-

Vedendola entrare si sedette sul letto. Era anche lui in canottiera e indossava dei pantaloncini della marina. Mac era rimasta ferma sulla porta. Si appoggiò allo stipite, si fece coraggio e gli chiese:

S: - Mi aiuti, da sola purtroppo non ci riesco.- prendendo in mano il tubetto della pomata e abbassando lo sguardo.

Harm si alzò, andò verso di lei, le prese dalle mani la pomata e le sorrise.

H: - Se non me l’avessi chiesto tu sarei venuto io da te. Dai togliti la canotta.- Si girò lasciandole un minimo di privacy.

Anche Mac gli diede le spalle. Harm si accorse dello specchio e vide l’immagine riflessa di Mac che si toglieva la canotta con un gesto così sensuale che lo mandò in tilt “Mio dio quanto è sexy, mi toglie il fiato” pensò in piena tempesta ormonale.

Sarah si coprì il petto mentre con l’altra mano si raccolse delicatamente i capelli.

S: - Ecco ho fatto puoi girarti ora.-

Harm rimase a fissare la sua schiena e sentì il bisogno di averla vicino a lui, ma come le volte precedenti, si fece violenza e represse i suoi istinti.

Finì di spalmarle la crema e rimase un momento con la mano sull’ematoma.

H: - Webb lo sa, vero?- Le chiese in un attimo.

Sarah sentendo quella domanda si irrigidì. Non rispose ma il suo silenzio aveva già risposto per lei.

H: - Sei tornata con lui dalla missione… ora si spiegano tutti questi segreti…dietro le quinte c’era sempre lui, e si spiega anche la presenza di Galindez. Lo sapevi dall’inizio che dietro all’operazione c’era Webb?- le chiese con tono alterato.

Ma Sarah rimase ferma in silenzio.

H: - Mac?!- gridò.

Mac si girò e incontrò i suoi occhi disperati a venire a conoscenza dei fatti.

S: - No, non sapevo che dietro a tutta l’organizzazione c’era Webb. Me lo sono ritrovata in ospedale. Galindez l’aveva informato dell’accaduto e del mio incidente.-

H: - Perché non mi hai detto niente…- chiese incredulo.

S: - Perché tu eri troppo preso da Valery per accorgerti di me…- Lo guardò negli occhi… - vi ho visti… lei ti ha baciato… e tu…- non continuò e abbassò lo sguardo.

H: - Io cosa Mac… non c’è stato niente… l’ho fermata e come hai detto tu è stata “lei” a fare tutto che poi non c’è stato niente…- Harm si bloccò un attimo e la guardò quasi terrorizzato di quello che le stava per dire  – Webb è stato con te!- si rese conto incredulo della verità.

Ma Sarah rimase immobile in silenzio, con gli occhi chiusi impedendo alle lacrime di uscire.

S: - Si…- rispose debolmente – si è offerto di accompagnarmi e una volta a casa è successo - continuò non avendo il coraggio di guardarlo - … ma è stato un errore…io volevo solo te.- ma lo disse così piano andandosene dalla sua camera che lui non sentì.

Si chiuse la porta dietro di sé e pensò a quella mattina, quando si era svegliata nel suo letto e a fianco a lei c’era Clay. Tutta la notte l’aveva amato con in mente solo il pensiero di Harm. Era stata una notte di passione, di falsa e pura passione. Si era pentita subito di quello che era successo. Avevano discusso sul loro rapporto e lei aveva troncato definitivamente dicendo che doveva dimenticarsi ed archiviare quello che era successo, che era solo stato un attimo di debolezza, uno sbaglio. Webb aveva capito che il suo cuore non era libero, e l’amore che gli aveva concesso con tanto trasporto per tutta la notte in realtà non era per lui. Non gli era rimasto altro che andarsene via, silenziosamente come era arrivato, lasciandola mentre lei era sotto la doccia.

Si buttò su letto e si addormentò

 

 

STANZA D’ALBERGO

Ore 20.30

 

Il suo sonno fu svegliato dall’istinto di marine che le diceva che non era da sola. Nell’attimo che aprì gli occhi una mano le tappò la bocca e la trascinò giù dal letto.

H: - Shhh!! Non dire niente che abbiamo compagnia…-

Harm le tolse la mano dalla bocca ma continuò a stringerla tra le sue braccia proteggendola.

Mac allungò la mano per prendere la pistola dal comodino e seguendo le indicazioni di Harm si appostarono ai lati della porta.

L’intruso non si fece attendere. Aprì lentamente la porta ed entrò nella stanza non accorgendosi di Harm e Mac che lo bloccarono a terra. Purtroppo non era da solo. Gli altri del gruppo sentendo i rumori sospetti irruppero nella stanza non lasciando via di scampo ai nostri avvocati.

Harm cercò di reagire ma fu picchiato con la canna del fucile.

Capo: - Legateli e portatili via.-

Legarono Harm che era svenuto a terra, ed addormentarono Mac con del cloroformio e li portarono via.

 

 

DA QUALCHE PARTE

LIBIA

 

 

H: - Mac… Mac… apri gli occhi.- gli sussurrò cercando di svegliarla

S: - Mmm… che cosa è successo dove siamo… ah la testa… ora ricordo…- cosciente della situazione si girò verso Harm – Stai bene? Sei ferito?- gli chiese preoccupata.

Erano legati ai polsi e alle caviglie, seduti a terra su di un pavimento terriccio. Solo una leggera luce filtrava da un buco della parete.

Grazie alla luce Mac si accorse che Harm era ferito alla testa e del sangue gli rigava il viso.

H: - Non ti preoccupare sto bene. Cerchiamo di pensare a come poter uscire da questa situazione.-

S: - Forse io riesco a liberarmi… non mi hanno stretto troppo le corde ai polsi.-

Iniziò a tirare per allentare la presa così facendo la corda ruvida le graffiò la pelle facendole uscire del sangue.

H: - Mac non insistere ti stai facendo del male…-

S: - No aspetta ci sono quasi…- stringendo i denti diede un ultimo strattone e la corda cedette e si allentò dandole la possibilità di liberare le mani.

Si massaggiò i polsi che le dolevano da morire, ma fece finta di niente. Passò a liberarsi le caviglie e poi fu il turno di Harm.

S: - Ora che facciamo? Qualche piano Harm?-

H: - Al momento nessuno. Sembra, però, che ci hanno lasciati da soli. Molto probabilmente saremo in un posto deserto della Libia per non aver messo nessuno di guardia.-

S: - Mi sa che hai ragione. Non c’è via d’uscita. Dall’umidità che c’è qua dentro dobbiamo essere anche qualche metro sotto terra. Deve essere un rifugio sotterraneo e questa poca luce deve essere di qualche fiaccola là fuori.-

Mac si passò una mano sui capelli cercando di concentrarsi per trovare una soluzione.

H: - Almeno siamo ancora vivi. Credo che vogliono solo tenerci buoni fino al giorno del processo altrimenti…- e si fermò.

S: - … ci avrebbero già uccisi. Si l’ho pensato anche io.- Così dicendo di sedette a terra di fronte ad Harm e iniziò a giocare con il braccialetto che le aveva dato Clay qualche ora prima.

Il silenzio era piombato tra di loro.

H: - Perché?- Ad un tratto le chiese.

Mac sospirò prima di rispondere e si alzò in piedi andandosi a nascondere nel posto più buio.

S: - …per illudermi che…- le lacrime iniziarono silenziosamente a scenderle dal viso.

H: - Mac… vieni qui…- e si alzò in piedi andando verso di lei per abbracciarla.

S: - No Harm stammi lontano… non voglio più soffrire…-

Harm si bloccò incredulo alle parole che aveva appena detto Sarah. – Mac non farmi questo…-

S: - … tu non hai mai deciso… tu non sai mai cosa vuoi…-

H:- Questo non è vero…- cercò di difendersi.

S: - … ti prego lasciami finire…- si fermò un attimo, prese il coraggio e continuò…-… tu non mi vuoi davvero… non sai che cosa vuoi veramente… e io non voglio più soffrire… visto che non l’hai mai fatto… ho preso io una decisione per entrambi… rimaniamo amici, o meglio ancora colleghi che è quello che sappiamo fare meglio.-

Harm rimase spiazzato a sentire quel discorso. Non era possibile che Sarah avesse preso quella decisione, ma se era quella la sua decisione l’avrebbe rispettata ma non avrebbe smesso di lottare per riaverla. Non fece in tempo a ribattere le parole che la porta si spalancò.

R:- Bene, bene, vedo che i nostri avvocati si sono svegliati…-

Uno degli uomini che erano piombati in camera li stava minacciando con il fucile.

R: - Visto che siete svegli iniziamo pure a trattare.-

S: - Se lo scordi… non riuscirete a infangare il processo.-

R: - Colonnello quanta grinta.- si avvicinò a lei con aria minacciosa.

H: - Non la toccare bastardo!- cercò di intervenire

L’uomo fece segno ai suoi uomini di fermare il capitano.

R: - Calma Capitano… per il momento alla sua collega non succederà niente. Se lei collaborerà ovviamente.- sorrise – portatela via.- ordinò agli uomini che erano fuori di guarda.

Sarah cercò di fare resistenza ma gli uomini erano troppo forti per lei e alla fine la trascinarono via.

H: - Mac!!!!- Gridò

R: - Si rilassi Capitano, lei deve solo fare presenza durante il processo e noi non faremo niente alla sua collega, e una volta terminata la questione e tutto si sarà risolto… la lasceremo, in caso contrario...- lasciò in sospeso il discorso facendogli intendere che cosa le sarebbe accaduto se non avesse collaborato – bon voyage Capitano.- Così dicendo lo salutò con il saluto militare e Harm sentì solamente un forte dolore alla testa e cadde a terra svenuto.

 

 

 

 

OSPEDALE

LIBIA

 

W: - Rabb svegliati! Apri gli occhi maledizione!!!- gli gridò!

Harm aprì gli occhi. Si sentiva stordito. Gli doleva la testa e intorno a lui era tutto offuscato.

H: - Dove sono… che cosa è successo… ah ora ricordo…- si bloccò un attimo – Mac?!?- gridò.

Guardò dritto negli occhi Webb.

W: - Non c’è traccia di lei…- abbassò lo sguardo disperato, era teso come una corda di violino – abbiamo ritrovato solo te a pochi metri dove si è interrotto il segnale.-

H: - Di che segnale stai parlando.-

W: - Della piccola microspia che è dentro ad uno dei diamanti del braccialetto che ho regalato a Sarah.-

Harm l’aveva ascoltato incredulo, capendo in un attimo la situazione.

H: - Sei un bastardo Webb.- lo prese per il collo della camicia – tu lo sapevi fin dall’inizio che ci avrebbero fatto un’imboscata e hai messo a repentaglio le nostre vite!-

W: - Ora calmati Rabb!- gli tolse le mani dalla camicia -… Si è vero ero a conoscenza che molto probabilmente vi avrebbero rapito perciò ho regalato il braccialetto a Sarah con il dispositivo di rilevamento all’interno in modo da potervi rintracciare. Il nostro obiettivo è quello di liberare il tenente Portrel e sicuramente avranno condotto Mac da lui. Purtroppo abbiamo perso il segnale e siamo arrivati troppo tardi ma i miei uomini ci stanno già lavorando.-

Agente: - Scusi capo…- disse entrando dalla porta un agente della Cia – abbiamo rilevato di nuovo il segnale del braccialetto del Colonnello Mackenzie.-

W: - Vengo subito… non perdiamo un minuto… avvisi il capo operativo che si metta sulle loro tracce.-

H: - Vengo anche io e non mi fermerai-

Webb cercò di fare obiezione ma lo sguardo deciso di Harm lo fece desistere dal farlo.

Agente: - Il Colonnello deve trovarsi in questa zona a sud-est della città.-

W: - Bene organizziamo e andiamo a liberarla.-

Impartì gli ordini alle squadre che già si trovavano sul posto e dopo aver preso il necessario li raggiunsero.

 

 

DA QUALCHE PARTE

LIBIA

 

Mac fu di nuovo legata e bendata. Fu trascinata dentro ad un furgone che la portò da un’altra parte non molto lontano dal luogo della sua prigionia.

Ad un tratto si fermarono e due grosse mani la presero con forza e la portarono con prepotenza all’interno di un edificio. Le tolsero la benda e la spinsero all’interno della cella con un calcio violento alla schiena facendola cadere brutalmente a terra.

S: - Hei andateci piano…-

Una volta che la porta della cella si chiuse un uomo si avvicinò a lei.

T.P.: - Signora tutto bene? Aspetti che l’aiuto…- così dicendo l’aiutò a mettersi seduta e le slegò i polsi.

S: - Grazie – disse mentre si massaggiava i polsi – lei è il Tenente Portrel?- gli chiese.

T.P.: - Si ma come fa a conoscermi?.-

S: - Sono il Colonnello Mackenzie del corpo dei marines Americano. Sono un avvocato del jag e insieme al Capitano Rabb siamo stati incaricati di difenderla al processo e ovviamente di riportarla a casa. Ma lei come sta piuttosto?-

T.P.: - Sto bene signora, sono stanco, ma sto bene.-

Mac cercò di tirarsi su ma sentì un forte dolore alla schiena. Strinse i denti per non far intuire niente al tenente. Si trascinò vicino alla parete e si appoggiò.

S: - Ora mi racconti tutto dal principio che cosa è successo.-

T.P: - Stavo facendo il mio solito giro di ricognizione della zona, quando all’improvviso ci circondarono. Cercammo di difenderci ma erano in troppi. Mi presero e la maggior parte del gruppo invece rimase ferito. Mi portarono dal loro capo Rashid che a sua volta mi portò in un posto deserto. Intorno a noi solo poche case e il silenzio. Fu un attimo. Rashid mi puntò la pistola. Ormai ero già morto. Iniziò a spiegarmi la sua causa e per cosa combatteva. Ad un tratto abbassò la pistola. Un uomo comparve dietro le mie spalle e mi fece impugnare la pistola e contro il mio volere fece partire un colpo che mirò al cuore di Rashid il quale cadde a terra morto…- si fermò era distrutto nel ricordare che cosa era successo – non sono stato io ad ucciderlo, non sono un assissino!-

Si prese la testa tra le mani cercando di eliminare quel ricordo.

S: - Tenente non crolli proprio ora… cerchi di ricordare qualcosa che ci possa essere utile per scagionarla.-

Come se le parole del Colonnello l’avessero svegliato di colpo…

T.P.: - Ma certo! Una giovane ragazza ha visto tutto… si chiama… qual è il suo nome… come l’ha chiamata Rashid prima di morire intimandole di andarsene…non riesco a ricordare… nella mente ho solo il suo grido disperato che cerca di avvertimi della presenza dell’altro uomo… Rania – disse in soffio.

S: - La conosci questa Rania.-

T.P.: - si è la meastra della scuola elementare… ma da quel momento non l’ho più vista… chissà se è ancora viva… prima che mi rapissero sono andato da lei e le ho detto che doveva nascondersi fino al giorno del processo… che avrebbe dovuto testimoniare in mio favore… ma da quel giorno non l’ho più vista…ma non credo che sia ancora viva ma...-

Sentirono degli spari provenire da fuori.

Ad un tratto la porta si aprì ed entrò Webb seguito da Harm.

Harm corse vicino a Mac e l’aiutò ad alzarsi mentre Webb portò via il tenente Portrel che a stento riusciva a tenersi in piedi.

H: - Stai bene, ti hanno fatto del male?-

S: - Sto bene, non ti preoccupare.- disse dura, anche se il dolore alla schiena era diventato insopportabile.

Harm sentì la sua ostilità ma non si demoralizzò. La prese in braccio e la portò fuori da lì al sicuro.

 

 

STANZA DELL’HOTEL

LIBIA

 

 

Arrivati in camera Mac si era chiusa in bagno. Aveva bisogno di lavarsi, voleva togliersi tutto quel marciume che si sentiva addosso ma soprattutto la sensazioni di quelle mani che l’avevano toccata. Si mise dei vestiti puliti e andò in salotto dove vi trovò Webb.

W: - Sarah tutto bene?- Senza aspettare la sua risposta le andò incontro e l’abbracciò.

Mac non poté trattenere una smorfia di dolore “Ahi… fai piano Clay!”

W: - Stai bene?- Le chiese investigando nel suo sguardo.

S: - …beh…- abbassando lo sguardo non avendo la forza di continuare…- ma certo che sto bene, in fondo sono un marine. Piuttosto come sta il tenente Portrel? – Chiese cercando di cambiare discorso.

In quel momento entrò Harm nella stanza e rispose lui al posto di Webb guardando fissa Mac negli occhi.

H: - Sta bene è solo provato dalla prigionia…- ma Webb gli tolse la parola.

W: - Ci ha raccontato come è andata e siamo già alla ricerca di Rania… alcune persone l’hanno vista che si dirigeva verso nord della città… la troveremo non ti preoccupare.-

Il cellulare gli squillò. Lo prese dalla tasca e rispose.

W: - Webb…-rimase in ascolto – arrivo subito.- poi rivolgendosi ad Harm e a Mac – devo andare mi farò vivo io.- si voltò verso Sarah – riposati e stai tranquilla ora penso tutto io…- così dicendo le sfiorò le labbra con un bacio ma Mac distinto si allontanò da lui.

Harm assistendo alla scena strinse forte i pugni consapevole di non poter far niente per fermarlo.

Clay sorrise sconsolato al distacco della donna. La guardò e se ne andò salutando di striscio Rabb.

Harm e Mac si guardarono per un lungo istante. Come se volessero dirsi un sacco di cose ma nessuno dei due parlò.

Da quella situazione furono interrotti dallo squillo del cellulare di Harm.

H: - Rabb!-

A: - Capitano come sta procedendo ci sono novità? Il colonnello sta bene?-

H: - Si signore, abbiamo una traccia, e il colonnello ha bisogno solo di una bella dormita.-

Harm diede le ultime delucidazioni a Chegwidden e poi si congedò.

Mac nel frattempo si era seduta sul divano cercando di trovare una posizione da permetterle di non sentire più il dolore. Si muoveva a rilento. Quel colpo alla schiena le era stato fatale. Ritornati dalla missione sarebbe andata direttamente dal medico. Non poteva mettere a rischio la sua salute sottovalutando il problema.

Harm si era accorto che qualcosa non andava e stava cercando di capire cosa fosse. Ad un tratto si ricordò del racconto del tenente Portrel e del modo che avevano trattato Mac. I suoi dubbi diventarono certezze accorgendosi dei movimenti lenti che Sarah faceva per trovare una posizione sul divano.

Suonarono alla porta. Era il servizio in camera che aveva portato la cena. Fece entrare il cameriere che sistemò le pietanze sul tavolo e si congedò.

H: - Dai Mac vieni a tavola prima che si raffreddi.- la invitò ad alzarsi.

Sarah in un primo momento cercò di alzarsi ma il dolore alla schiena non glielo permise.

S: - No grazie non ho fame, preferisco rimanere qui seduta.- Cercò di giustificarsi.

H: - Come è possibile che non hai fame, dai vieni.- La incitò avvicinandosi a lei.

Sarah prese tutte le forze che le erano rimaste e cercò di alzarsi in piedi, mentre si alzava un fitta, come una scossa elettrica, le attraversò la schiena e invece di mettersi in piedi, cadde di peso a terra tra le braccia di Harm.

H: - Sarah!- Gridò Harm.

Mac si era aggrappata alle braccia di Harm. Dal dolore quasi non riusciva a respirare. Gli occhi si riempirono di lacrime. Stava male e non riusciva a sopportarlo.

S: - Harm non ce la faccio…il dolore è insopportabile.- gli disse con un filo di voce

Harm senza dire niente, la prese in braccio e la portò sul letto. La lasciò un attimo da sola. Anche se gli costò, telefonò a Webb chiedendogli di portare urgentemente un medico e poi ritornò da lei.

Si sedette accanto a lei sul letto, alle sue spalle e delicatamente, con un’infinita dolcezza, iniziò ad accarezzarle i capelli per farla rilassare.

Mac si lasciò cullare e piano, piano riuscì a distendere i muscoli diminuendo il dolore.

H: - Non mi allontanare da te Sarah…- Le disse ad un tratto.

Mac sgranò gli occhi a sentire quelle parole, come una supplica disperata.

S: - Perché?- Gli chiese sottovoce avendo quasi paura della sua domanda.

H: - Ho paura di perderti…- rispose

S: - Perché? – Gli ripeté più decisa.

Harm era inquieto, voleva ma non voleva. Mac anche se a fatica si girò e lo guardò dritto negli occhi.

S: - Perché? Dimmelo Harm- lo pregò.

Harm abbassò lo sguardo.

H: - Io…- ma qualcuno bussò alla porta.

H: - Ora non è il momento, riprenderemo il discorso più tardi.-

Si alzò dal letto e andò ad aprire.

S: - Non sarà mai il momento per te…- gli disse sottovoce.

Webb era seduto sul divano, mentre Harm seduto in poltrona guardava fuori dalla finestra. Non si erano rivolti la parola da quando Clay era arrivato insieme al medico. Sentendo il dottore uscire dalla stanza si alzarono in piedi aspettando la sua diagnosi che non prometteva niente di buono dall’espressione preoccupata del suo viso.

W: - Dott. Middley come sta il Colonnello?- Gli chiese subito.

Dtt: - Purtroppo il colpo che ha preso alla schiena ha aggravato la situazione, comunque bisogna aspettare e vedere se insorgono complicazioni. Le ho dato intanto un sedativo e le ho prescritto queste medicine da prendere prima dei pasti principali e continuate a mettere questa crema con massaggio lento e continuo. Naturalmente riposo assoluto almeno per due giorni…-

W: - Ma domani ci sarà il processo?- Chiese preoccupato.

H: - Questo non è importante, me la posso cavare benissimo da solo. L’importante è che Mac guarisca presto.- Gli lanciò uno sguardo di ghiaccio facendolo desistere da ogni replica.

Webb se ne andò via insieme al dottore lasciando Harm da solo.

Guardava la porta della camera di Mac senza decidersi su cosa fare. Lentamente, molto lentamente si avvicinò e l’aprì. Rimase a guardarla dalla soglia della porta. Il suo viso era contratto nonostante fosse sotto l’effetto del sedativo. Stava male e lui non poteva fare niente per aiutarla.

Le si avvicinò. Si distese vicino a lei appoggiandosi con la schiena al muro.

H: - Oh Mac… dovevo impedirti di partire…-

Rimase in quella posizione per qualche minuto, poi sentendo il respiro di Sarah regolare si distese accanto a lei. Le prese la mano nella sua e con l’altra iniziò ad accarezzarle il viso seguendo i suoi lineamenti.

H: - Sei importante per me Sarah…non so cosa farei se ti succedesse qualcosa…al punto dove siamo arrivati…non sei per me solo una collega, un’amica, sei molto di più…non voglio perderti…e ho tanta paura che succeda…- così dicendo le strinse ancora di più la sua mano.

Tristemente chiuse gli occhi consapevole che lei non avrebbe mai saputo quello che aveva appena detto, prima o poi sarebbe riuscito a dirle finalmente quello che il cuore sapeva già da troppo tempo.

Il mattino seguente Harm si svegliò all’improvviso sentendo dei strani rumori provenire dal bagno. Si rese subito conto che Sarah non era più a letto e corse immediatamente in bagno.

H: - Mac?!- Le gridò aprendo la porta.

Mac era seduta a terra aggrappata alla vasca. Harm le andò vicino.

H: - Stai bene? Perché non mi hai svegliato, il dottore ha detto che non devi fare sforzi.

S: - Sto bene non ti preoccupare… non c’è bisogno che fai così… riesco anche a cavarmela da sola.- Raccolse le forze cercando di sollevarsi ma dovette desistere. Ogni piccolo movimento le costava un sacco di energie, il suo corpo era diventato pesantissimo e rimettersi in piedi era un’impresa quasi impossibile.

Harm sorrise alla testardaggine della collega. Senza dirle niente la prese tra le braccia, la portò in camera e la distese sul letto.

H: - Così va meglio!- Sorrise soddisfatto.

S: - Vorrei ricordarti che oggi pomeriggio abbiamo la prima fase del processo.- Gli disse cercando di camuffare il suo imbarazzo.

H: - Non ti preoccupare ho tutto sotto controllo… mi dovrai dare solo delle piccole delucidazioni. Intanto ordino la colazione.-

“Si proprio delle piccole delucidazioni” pensò Harm preoccupato.

Mangiarono sul letto mentre sfogliavano le varie carte e si scambiavano opinioni su come comportarsi in tribunale.

H: - Bene, direi che sono pronto. Ora è meglio che ti riposi un po’.- Le tolse i fogli dalle mani.

Depose i vari documenti sulla scrivania insieme al portatile. Le diede le medicine prescritte del dottore accompagnate da un bicchiere d’acqua, poi la fece distendere a letto, la coprì teneramente con la coperta, le accarezzò i capelli. Rimase un attimo a guardarla e poi lentamente, quasi inconsciamente si avvicinò al suo viso e le sfiorò la fronte con un bacio.

H: - Riposati- Le sorrise e si richiuse la porta dietro alla sue spalle.

Mac durante tutto quel momento era come un automa. Harm sapeva essere l’uomo più dolce del mondo e quelle ore glielo stava dimostrando in tutti i modi.

Istintivamente si toccò la fronte e sentì la sensazione delle sue labbra che sfioravano la sua pelle. Chiuse gli occhi consapevole che lui non aveva accettato la decisione sul loro rapporto. Una vocina di speranza si insinuò dentro di lei. “Che qualcosa stesse cambiando?” con questo pensiero si addormentò.

 

 

STANZA D’ALBERGO

LIBIA

ORE 14.00

 

Sarah si svegliò. Rimase nel letto immobile cercando di capire se Harm potesse essere sveglio ma non sentì niente. Il dolore si era attenuato e si sentiva un po’ più informa. Provò ad alzarsi, prima mettendosi seduta sul letto e quando si sentì più sicura si mise in piedi. Notò con piacere che era in grado di muoversi, quelle medicine erano state miracolose. Prese dal suo armadio la divisa e si preparò.

H: - Si Webb sono pronto…- ma non continuò vedendo Sarah entrare nel salotto in divisa.

W: - Rabb! Rabb!! … che succede?-

Mac si avvicinò ad Harm, gli prese il telefono.

S: - Tranquillo Clay… siamo pronti ci vediamo in tribunale.- Sorrise ad Harm e chiuse la comunicazione.

H: - Mac?...- prima che potesse continuare Mac lo bloccò appoggiandogli la sua mano sulle labbra.

S: - Non serve che protesti Capitano, la decisione è presa…- con tono più dolce - … sto bene, mi sento meglio anche se non in perfetta forma. Il processo lo condurrai tu io ti farò da spalla. Ho studiato più di te l’ordinamento libico e mandarti da solo sarebbe troppo pericoloso ora che abbiamo anche una testimone non possiamo perdere.-

Così dicendo si diresse verso la porta, prese la sua valigetta dalla scrivania e uscì.

“Ah la testona della mia marine!” pensò Harm travolto dal tornado Mac.

La battaglia in tribunale fu dura ma i due avvocati riuscirono a smontare la linea dell’accusa e a scagionare il tenente Portrel grazie anche all’aiuto della testimonianza di Rania.

 

 

STANZA D’ALBERGO

LIBIA

Ore 18.00

 

S: - Finalmente questa storia è finita.- Disse tirando un sospiro di sollievo e allentando la tensione. Harm andò in camera a deporre le sue cose.

Le squillò il cellulare.

S: - Mackenzie.-

A: - Colonnello ho saputo che ce l’avete fatta.-

S: - Si signore, caso risolto.-

A: - Bene, mi complimento con voi. Dovete rientrate direttamente al jag e domani pomeriggio voglio trovare sulla mia scrivania il rapporto. Il volo di rientro è prenotato per le 21 di questa sera.- Disse autoritario

S: - Si Signore.-

A: - Ah Colonnello un’altra cosa…come si sente?- chiese più bonariamente.

S: - Meglio Signore, grazie.-

A: - Vi aspetto al jag.-

Mac chiuse la comunicazione e si distese sul divano.

H: - Che cosa ha detto Chegwidden?- le chiese entrando in salotto

S: - Vuole che rientriamo direttamente al jag e domani pomeriggio si aspetta di trovare sulla scrivania il rapporto.-

H: - A che ora è il volo?-

S: - Sta sera alle 21.00-

H: - Allora è meglio sbrigarci, bisogna ancora fare un sacco di cose… dai Mac vai a fare la valigia.-

M: - E’ già pronta.-

H: - Ma come?-

S: - Harmmm!!! Dimentichi che sono un marine? I marine sono sempre pronti.-

Portandosi una mano sulla fronte dandosi dello sciocco se ne andò in camera a preparare le sue valige. Sarah rise divertita alla reazione del collega.

Si lasciò andare sul divano cercando di trovare un po’ di tranquillità ma non riuscì perché suonarono alla porta. Andò ad aprire e con sua grossa sorpresa si ritrovò davanti Webb.

S: - Clay pensavo che fossi partito?- Gli chiese stupita.

W: - Sarah non potevo farlo senza salutarti.- entrò nel salotto cercando di vedere dov’era Rabb.

S: - E’ in camera sua, sta preparando le valige.- gli disse intuendo che cosa stesse cercando.

W: - Partite di già?-

S: - Si l’Ammiraglio ci ha prenotato il volo per questa sera alle 21.00 è impaziente di riaverci al jag il prima possibile.-

Sarah si avvicinò a Clay che era di spalle.

W: - Come dargli torto… chi vorrebbe stare troppo lontano da te!- Così dicendo si girò e se la ritrovò di fronte.

S: - Non dire stupidaggini.-

W:- Sarah…- ma si bloccò guardandola perso nei suoi occhi.

Mac gli prese una mano e gli appoggiò all’interno il braccialetto.

S: - Questo è meglio che ritorni a te…-

W: - Sarah…- ripeté avvicinando il suo viso.

Le loro labbra si sfiorarono.

In quel momento Harm sentendo le voci dei due aveva aperto la porta e si era ritrovato di fronte la donna che amava nelle braccia di un altro. Si fiondò come un leone su Webb.

H: - Avete finito?!- Disse duro guardando Sarah con uno sguardo di ghiaccio

W: - Stai calmo ci stavamo solo salutando…- e guardò Sarah.

S: - …siamo arrivati alla fine…Clay.- gli chiuse la mano.

Senza dirle niente si avvicinò di nuovo a lei e la baciò, ma Mac rimase immobile e non rispose al bacio. - …è finita.- gli sussurrò allontanandolo da lei e Webb comprese che ormai non gli era rimasto neanche una piccola speranza così se ne andò.

Mac rimase ferma nello stesso punto senza osare muovere un muscolo aspettando la reazione di Harm che non tardò ad arrivare.

Harm si girò su se stesso e si richiuse in camera sbattendo la porta senza dirle niente.

Mac si andò a sedere sul divano appoggiando la testa tra le mani “Ma perché deve essere sempre così complicato quando si tratta di noi” pensò sconsolata.

Sapeva bene che quel gesto Harm non gliela avrebbe perdonato e sicuramente, un’altra volta, il loro rapporto si sarebbe incrinato.

 

 

JAG HEADQUARTIER

 

Erano ritornati da un paio di giorni dalla missione in Libia e come aveva immaginato Mac il loro rapporto era teso come una corda di violino. Ogni occasione era buona per discutere, litigare, saltarsi addosso.

Appena entravano in ufficio tutto il personale iniziava a contare aspettando l’inizio del loro scontro. L’Ammiraglio li aveva ripresi più di una volta intimandogli di risolvere le loro questioni personali ma loro non ne avevano mai abbastanza di aggredirsi.

Fu proprio una mattina di queste dopo l’ennesima litigata in tribunale che Mac stufa del comportamento del Capitano andò nel suo ufficio.

S: - Harm!!! Non puoi comportarti in questo modo!-

H: - Mac non te la prendere con me se non sai gestire la situazione.- disse con tono arrogante

S: - Ma che presuntuoso, ma chi ti credi di essere la tua accusa fa acqua da tutte le parti.-

H: - Guarda che il tuo assistito è colpevole fino alla punta dei capelli.-

La loro discussione si stava diffondendo per tutto l’ufficio. Tutti si erano fermati a guardare l’ennesimo match tra il Capitano e il Colonnello.

Chegwidden uscì come un leone dal suo ufficio. Era stufo di quei due. Dovevano risolvere i loro problemi.

Appena lo videro uscire dal suo ufficio il personale riprese il loro lavoro. Piombò nell’ufficio di Rabb come un missile pronto ad esplodere.

A: - Colonnello, Capitano immediatamente nel mio ufficio!- Gli intimò.

Harm e Mac vedendo l’espressione alterata dell’Ammiraglio si azzittirono e lo seguirono.

Questa volta fu la voce di Chegwidden ad arrivare fino all’ultimo ufficio del jag.

A: - Vi state comportando come dei bambini. È ora di finirla! Sono stufo di sentire le vostre litigate ogni giorno e il vostro comportamento sta passando il limite. Alla prossima discussione vi spedisco entrambi in Alaska! Sono stato chiaro?- Li guardò severamente.

H/S: - Si Signore.-

A: - Potete andare.-

I due si voltarono e quasi si scontrarono. Si guardarono in cagnesco e poi Harm fece segno a Mac di passare.

Usciti dalla porta si diressero ognuno nei rispettivi uffici.

Chegwidden scosse la testa assistendo alla scena chiedendosi fino a quando quei due testoni si sarebbero fatti la guerra.

Come se agissero all’unisono si chiusero la porta dei rispettivi uffici alle spalle e si sedettero sulla sedia sprofondando nei loro pensieri.

Neanche a farla apposta, qualche ora più tardi, uscirono nello stesso momento e si ritrovarono di fronte all’ascensore.

H: - Che cosa ci sta succedendo?-

Mac rimase in silenzio ed entrò in ascensore seguita da Harm.

S: - Dimmelo tu, sei cambiato tu dal giorno alla notte.-

Erano arrivati alle loro macchine.

H:- A me lo dici… e tu?... prima mi dici che la tua storia con Webb è passata e poi ci vai a letto, basta che ti fa gli occhi dolci e tu ti butti di nuovo tra le sue braccia.- Le disse con cattiveria.

Mac, ancora un’altra volta, senza volerlo gli mollò uno schiaffo.

S: - Sei un’idiota! Non capisci mai niente…- gli disse tra le lacrime -…non hai mai capito niente di me e cosa provo per te… sei uno stupido egoista!-

Se ne andò tra le lacrime, lasciandolo lì, da solo, in piedi a guardarla andare via.

H: - Maledizione!!!- Urlò dando un pugno alla macchina.

 

GEORGETOWN

APPARTAMENTO DI MAC

Ore 21.00

 

 

Mac era seduta al buio sul divano. Ripensava a quello che si erano detti, o meglio a quello che Harm le aveva detto. La sua frase le martellava nel cervello e continuava ripetersi:

“Sei uno stupido!!! Come fai a non capire che io amo solamente te!”

Fuori iniziò a piovere. Sembrava come se il tempo leggesse quello che sentiva dentro, aveva tanta voglia di piangere, ma il suo orgoglio da marine glielo impediva anche perché lei non voleva lasciarsi andare per l’ennesima volta, non voleva più sprecare lacrime per lui.

Si affacciò alla finestra, quasi non ci fece caso. Guardò meglio e si accorse, che in mezzo alla strada, sotto alla pioggia scrosciante c’era Harm in piedi che la fissava.

Non si diede il tempo per riflettere, per fermare la parte di lei che la incitava ad andare da lui.

Corse giù per le scale a perdifiato, uscì dal portone ma in strada non vide nessuno. Rimase immobile. Possibile che la voglia di lui era talmente intensa da farle immaginare che lui era li?

Senza volerlo e senza potersi fermare iniziò a piangere, lì in strada, sotto la pioggia.

Non seppe per quanto tempo rimase ferma in strada ma non riusciva ad accettare che fosse stato frutto della sua fantasia. Il dolore di sentirsi sola, senza di lui, era terribile, le faceva male il cuore, come se si fosse scheggiato.

Dopo un interminabile e lunghissimo tempo rientrò in casa e senza neanche asciugarsi si lasciò andare sul divano e si addormentò. 

La mattina seguente ogni piccola parte del suo corpo le doleva. I vestiti erano ancora umidi e lei era tutta infreddolita.

Andò a farsi una doccia calda, si cambiò e si recò in ufficio.

 

 

JAG HEADQUARTERS

Ore 8.00

 

Si sentiva strana. Quello che era successo la sera prima non riusciva a capirlo. Era stata una stupida a credere che dopo tutto lui sarebbe andata da lei.

S: - Stupido!- disse appoggiandosi all’ascensore.

B: - Prego? Ha detto qualcosa Colonnello.- le chiese

S: - No Bud, stavo pensando tra me e me.-

Le porte dell’ascensore si aprirono e Bud fece passare avanti Mac. Uscita dall’ascensore si ricordò di dire una cosa a Bud e girandosi verso di lui gli disse.

S: - Ah tenente Roberts si ricordi di prendere gli incartamenti del caso Murrey e li porti nel mio ufficio appena può che…- non finì la frase perché si scontrò con Harm.

Mac andò a finire tra le braccia di Harm che la fermò appoggiandole le mani sulle spalle.

H: - Attenzione colonnello!- Le sorrise.

Mac rimase immobile a fissarlo ricordandosi della visione dell’altra sera e la testa le girò.

H: - Mac tutto bene?- le chiese preoccupato vendendo il suo volto sbiancare.

S: - Si non ti preoccupare…- si fermò un attimo e poi riprese con tono più sostenuto -… ora se mi fa passare Capitano dovrei andare nel mio ufficio.-

“Oh no ci risiamo, speriamo che l’Ammiraglio non sia già arrivato”, pensò Bud preoccupato dell’imminente tempesta che i due avrebbero causato.

Harm non disse niente e si mise da parte facendole segno di passare.

“Tregua per il momento” sospirò sollevato il tenente.

La metà mattinata passò tranquilla l’aria di tempesta che si era respirato qualche ora prima si era placata. Il capitano e il colonnello non si erano più parlati e ogni collaboratore del jag si godeva la pace.

Verso le 11.00 Harm e Mac furono convocati dall’Ammiraglio.

 

 

JAG HEADQUARTIER

UFFICIO DELL’AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

 

A: - Accomodatevi pure.-

H/S: - Grazie Signore!-

A: - Vi ho fatti chiamare perché vi dovete occupare del caso del guardiamarina Crey. È stato accusato di furto di materiale della marina. Voi sarete l’accusa e la difesa sarà il capitano Ricmond. Bene per ora è tutto, Tiner vi fornirà le ultime informazioni e il relativo materiale sul caso.-

H/S: - Si signore.-

A: - Un’ultima cosa…-

I due ufficiali si fermarono e si rimisero sugli attenti.

A: - se anche questa volta riceverò delle lamentele sul vostro comportamento in aula prenderò dei seri provvedimenti… spero di essere stato chiaro.- Terminò il discorso con tono autoritario.

H/S: - Si signore!-

A: - Bene, potete andare.-

H/S: - Agli ordini.-

I due ufficiali uscirono dalla porta, si guardarono e tirarono un sospiro di sollievo.

Presero i fascicoli e i vari dettagli da Tiner e poi ognuno si diresse verso il proprio ufficio.

 

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO DEL COL. MACKENZIE

Ore 17.30

 

 

Harm rimase fermo sulla porta dell’ufficio di Mac e l’osservò concentrata sul lavoro.

H: - Posso?- le chiese entrando nell’ufficio.

Sarah alzò la testa e lo fissò.

S: - Vieni pure… a cosa debbo la tua visita?- disse con tono acido.

H: - Dai Mac facciamo una tregua…l’Ammiraglio è sul piede di guerra con noi, cerchiamo di andare d’accordo.-

S: - Si forse hai ragione… dai siediti.-

Harm scostò la sedie dalla scrivania e si sedette di fronte a lei.

S: - Allora che cosa mi racconti di bello collega? Che dici così va meglio?- Gli chiese senza dar fine alle ostilità.

H: - Ma allora vuoi proprio litigare?- si era alzato con l’intento di andarsene.

Mac vedendo la reazione del collega si alzò anche lei e lo fermò appoggiandogli la mano sul braccio.

S: - Dai aspetta…ok tregua…prometto di stare tranquilla se tu non mi irriti..- e cercò di fargli un sorriso.

Harm sospirò e si risedette sulla sedia.

H: - Senti che ne dici se sta sera vieni a casa mia e parliamo del caso, ti preparo anche una bella cenetta.-

S: - Wow mi fai le tue lasagne vegetariane?- chiese in tono ironico.

H: - Mac! Vedi come sei? Dici tanto tregua…- le disse agitandosi sulla sedia e alzando la voce.

S: - Ok, ok, perfetto Harm, ti ringrazio dell’invito- lo interruppe prima che potesse esplodere e poi rivolgendo la sua attenzione alla persona che era sulla porta:

S: - Ammiraglio aveva bisogno di qualcosa?-

A sentire quelle parole anche Harm scattò sugli attenti.

A: - No grazie Colonnello, noto con piacere che state collaborando. Bene, continuate pure.- e se ne andò soddisfatto.

Mac si lasciò andare sulla sedia. Si sentiva stanca.

S: - Ci è mancato poco… - poi rivolgendosi ad Harm – a che ora da te, allora?-

H: - Ti aspetto alle 20.00 e porta con te tutta la tua disponibilità- Le tirò la frecciata.

Mac aspettò che uscisse dal suo ufficio e sorrise. Il brutto tempo stava lasciando spazio al sole.

 

 

APPARTAMENTO DI HARM

Ore 20.00

 

Alle otto in punto aveva suonato il campanello di casa sua. Harm era andato ad aprire. Quando la vide si bloccò frastornato dalla sua semplice bellezza. Mac indossava un paio di jeans un maglione scollato sul davanti con sotto una canottiera. Aveva lasciato i capelli sciolti che le ricadevano morbidamente sulle spalle.

H: - Ciao entra pure.- Le disse sfoderando il suo sorriso.

Quasi timidamente Mac entrò nell’appartamento passando vicino ad Harm che poté sentire il suo dolcissimo profumo di vaniglia che bastava solamente quello per risvegliare i sensi.

H: - Accomodati pure a tavola è quasi pronto.-

Mac si sistemò a tavola e attese Harm che ritornò da lei poco dopo con in mano la pirofila del pasticcio.

Trascorsero la serata parlando appena e i discorsi erano prettamente di lavoro.

Harm si accorse che Mac aveva a stento assaggiato il pasticcio.

H: - Come mai non hai mangiato? Non ti piace? Strano è venuto come lo faccio di solito.-

S: - No, anzi è buonissimo come sempre, e che sta sera non ho molta fame.- disse imbarazzata.

H: - Stai bene?-

S: - Si non iniziare a preoccuparti come al solito… sarò solo un po’ stanca. Dai qua che ti lavo io i piatti.- alzandosi cambiando discorso.

H: - No lascia stare, sei mia ospite questa sera.- Le afferrò la mano con la quale teneva il piatto.

Si bloccarono entrambi al contatto. Si guardarono negli occhi.

S: - Collaboriamo?- gli chiese per dar fine a quel momento.

H: - Collaboriamo in fin dei conti ce l’ha suggerito anche Chegwidden.-

S: - Perfetto io lavo e tu asciughi.-

Sistemarono la cucina. Ogni tanto si scambiavano qualche battuta, la tensione tra loro si stava sciogliendo.

Finito di riordinare si sedettero sul divano. Harm in poltrona e Mac sul divano. Parlarono del caso e videro tutte le possibilità degli atti di accusa.

Mac senza volerlo, piano, piano si distese sul divano.

H: - Mac sei sicura di stare bene? Hai gli occhi lucidi.- si avvicinò a lei e gli mise la mano sulla fronte.

H: - Mac ma tu hai la febbre e deve essere piuttosto alta.-

S: - Si non ti preoccupare, sto bene, è solo che ieri ho preso la pioggia.-

H: - Che cosa ci facevi sotto a quel temporale ieri sera?-

S: - Aspettavo te…- gli disse inconsciamente.

H: - Oh Mac…- la prese tra le braccia e la portò sul suo letto.

La coprì con la coperta e rimase accanto a lei.

H: - Sarah mi dispiace, non volevo dirti quelle cose… ero solo arrabbiato…ogni volta che vedo un uomo accanto a te che ti può portare via da me non capisco più niente…

S: - Schhh…- si girò dalla sua parte guardandolo dritto negli occhi – è anche colpa mia non ti ho spiegato niente, ti ho lasciato intendere cose che non esistono…- chiuse gli occhi per la stanchezza.

H: - Ti lascio dormire tranquilla… se hai bisogno di me sono di là sul divano.- Si fece per alzare ma Sarah lo bloccò con la mano.

S: - Non te ne andare… ho freddo…rimani con me.- gli chiese in un soffio.

Harm senza dire niente, si levò la maglia rimanendo solo con i pantaloni della tuta e si infilò anche lui nel letto. Abbracciò Sarah che appoggiò la sua testa sul suo petto.

Harm le prese la mano e gliela strinse forte mentre con il braccio le circondava le spalle.

H: - non me ne vado… rimango con te mia piccola marine.-

Mac sorrise serena, consapevole di averlo ritrovato.

Entrambi si addormentarono al ritmo del respiro dell’altro.

Quando Sarah aprì gli occhi, rimase qualche attimo ferma, non riusciva a capire dove si trovava. Poi si sentì stringere ancora di più da un braccio forte e solo allora realizzò che era a casa di Harm, e per giunta nel suo letto. Le fiorì un dolce sorriso sulle labbra. Stava così bene tra le sue braccia. La febbre era scesa. Non osava muovere un muscolo per paura di svegliare Harm.

“Chissà che ore sono?” si chiese mentalmente prima di bloccarsi. Il suo orologio interno aveva smesso di funzionare, com’era possibile. Si sentì strana, invasa da tante sensazioni ma in realtà aveva solo paura. Paura di lasciarsi andare, paura di rovinare tutto ancora un’altra volta tra di loro, paura di essere ferita e di raccogliere i pezzi del suo cuore per l’ennesima volta, paura di ricevere un altro rifiuto da parte sua.

Sollevò delicatamente il braccio di Harm che le cingeva la vita e glielo appoggiò sul cuscino che sostituì il suo corpo. Si alzò dal letto e rimase a guardarlo. Era bellissimo anche quando dormiva. Il suo viso aveva un’espressione serena. Lo amava così tanto quell’uomo che solo ora guardandolo dormire se ne rendeva conto. Sorrise di nuovo ma questa volta aveva un gusto amaro.

Doveva andarsene via prima di ricaderci di nuovo. Raccolse le sue cose in fretta, aprì la porta piano cercando di non fare rumore, e silenziosamente se la richiuse dietro di sé.

Era decisa, la sua vita sarebbe cambiata. Niente più Harm, niente più delusioni, niente di niente. Consapevole della decisione che aveva preso salì in macchina e partì.

Harm si svegliò con una strana sensazione di vuoto.

H: - Mac?- Chiamò ma non ebbe risposta.

Si alzò dal letto e andò in cucina e solo allora realizzò che Sarah se ne era andata senza lasciare una traccia. “Perché?” si chiese sedendosi sulla sua poltrona prendendo la testa tra le mani e iniziando a piangere senza sapere realmente neanche lui perché lo stava facendo.

H: - E’ ora di finirla!- Si disse ritornando in sé – Le dirò tutto senza più indecisioni, lo farò oggi stesso appena la vedo in ufficio. Non potrà dirmi di no.-

Rincuorato della decisione che finalmente aveva preso se ne ritornò a letto e si addormentò.

 

 

PARCO CITTADINO

Ore 6.30

 

Era da poco l’alba. Sarah era in piedi davanti all’entrata del parco appoggiata ad una delle colonne del cancello in attesa di qualcuno. Quando lo vide si mise sugli attenti. L’uomo si fermò davanti a lei sorpreso di vederla lì a quell’ora.

A: - Colonnello che ci fa qui?- Le chiese.

S: - Buongiorno Ammiraglio.- Cercò di sorridere – ho bisogno di parlare con lei e so che lei viene a correre la mattina presto in questo parco…e beh eccomi qua.-

A: - Non poteva aspettare di essere in ufficio?.-

Sarah abbassò la testa e rispose con un debole “non potevo Signore”.

A: - Va bene, se è così urgente sono pronto ad ascoltarla. Venga ci sediamo su quella panchina.-

S: - Signore se per lei fa lo stesso preferirei camminare.-

A: - Camminiamo.- sospirò. Le fece segno di iniziare a camminare.

S: - Vede Ammiraglio, come ha potuto intuire da questi ultimi giorni, non sto più bene al jag…- attese la reazione del militare.

A: - Da cosa dipende questa situazione di disagio Mac?- Le chiese.

S: - Preferirei non dirglielo…-

A: - Mac!- la interruppe.

S: - centra il Capitano Rabb. Ho bisogno di allontanarmi da lui…-

A: - Oh vuole scappare?-

Sarah si voltò verso Chegwidden incredula della sua domanda, ma non rispose. L’uomo sospirò capendo la situazione e si passò una mano sul volto massaggiandosi il mento e corrugando la fronte.

A: - Che cosa vuole fare?-

S:- Questo ancora non lo so… ma…- si bloccò avendo paura di esprimere la sua decisione.

A: - Ma?- La incitò a continuare.

S: - Pensavo di prendermi un periodo di riposo dal jag e di chiedere il trasferimento ad un altro reparto operativo.- disse infine tutto in un fiato.

Chegwidden si bloccò sentendo la richiesta di Mac.

A: - Che cosa?!- quasi urlò – Colonnello è impazzita? E secondo lei io cosa dovrei fare? Le sembra il modo di risolvere i problemi?-

S: - Signore è solo una scelta temporanea, per capire me stessa, che cosa voglio e chi realmente voglio!-

A: - Colonnello…- le appoggiò le mani sulle spalle guardandola dritta negli occhi – ci pensi bene è una decisione importante, prima o poi dovrà tornare e si ritroverà di fronte agli stessi problemi…-

S: - Ma sarò più forte di oggi, sarò pronta ad affrontarli ed affrontarlo.-

L’Ammiraglio sorrise bonariamente a Mac, vedendola così decisa.

A: - Va bene. Proprio ieri mi è arrivato una richiesta di un ufficiale per una sostituzione di comando di una delle nostre basi operative del jag in Canada. Vada a casa e si prepari, ha il volo sta mattina alle 9.00. Le invierò tutti i documenti necessari via e-mail. Al momento sarà una sostituzione di 6 mesi con proroga, quindi non so realmente quanto tempo rimarrà lì al comando.-

S: - La ringrazio Signore!- Disse contenta e abbracciò l’ufficiale.

Che sorrise al gesto affettuoso, poi tossicchiò per rimettere a posto la situazione di grado.

S: - Oh scusi Ammiraglio, mi sono lasciata trasportare. Grazie.-

A:- Aspetti a ringraziarmi,non avrà vita facile. Comunque stia tranquilla la terrò d’occhio e avrà sempre una porta aperta per ogni problema.-

S: - Non si preoccupi Signore, farò del mio meglio.-

Si congedò dall’Ammiraglio e si avviò verso casa a preparare i bagagli. Erano già le 7.30, le rimaneva ancora un’ora e mezza. Si fermò un attimo con il pensiero e si rese conto che il suo orologio interno aveva ripreso a funzionare. “Bene, le cose stanno cambiando!”.

 

 

 

JAG HEADQUARTERS

Sala riunioni.

Ore 8:00

 

Appena arrivato in ufficio l’Ammiraglio aveva convocato tutti gli ufficiali superiori nella sala riunioni. Poi aveva preso gli ordini giornalieri e si era diretto anche lui verso la sala.

A: - Tenente Roberts dov’è il capitano Rabb?-

B: - Mi dispiace Signore, ma il capitano non è ancora arrivato.- Rispose imbarazzato.

A: - Parlerò personalmente con lui dopo nel mio ufficio. Tiner mi mandi il comandante appena si degna di farci l’onore della sua presenza.- Si mise a sedere e guardò ognuno di loro negli occhi - Vi comunico che il colonnello Mackenzie è stata trasferita a dirigere una delle sezioni operative del jag in Canada con effetto immediato.-

Tutti si guardarono sconcertati dalla notizia.

A: - quindi tutti i casi che si occupava il colonnello verranno commissionati tutti al capitano Rabb, e lei tenente Roberts gli darà una mano.-

B: - Si signore!-

Chegwidden continuò consegnando i nuovi casi agli altri ufficiali e poi si congedò da loro ritornando nel suo ufficio. Faxò i documenti del trasferimento di Mac alla sede operativa e inviò, poi a lei, via e-mail i vari permessi.

Harm era raggiante. Era passato prima dal fioraio a prendere una dozzina di rose e poi passando vicino alla gioielleria era entrato attirato da un bellissimo solitario che era in vetrina. “Perfetto” aveva pensato.

Era in ritardo ma la scelta dell’anello era stata più impegnativa del previsto ma l’Ammiraglio dopo aver saputo che lui e Mac si sarebbero sposati glielo avrebbe perdonato. Già immaginava la faccia di Sarah nel vederlo comparire davanti a lei con i fiori e poi quando si sarebbe inginocchiato e le avrebbe chiesto di sposarlo. Sorrise, era felice.

Entrò nell’ufficio a grandi passi. Si diresse verso l’ufficio di Mac con il cuore che gli batteva a più non posso. Tutti si erano girati a guardarlo ma per lui non esisteva nessuno, solo la sua Sarah.

Si bloccò davanti alla porta del suo ufficio, non c’era. Si girò e incontrò lo sguardo di Bud. Rimase lì, fermo, bloccato e spiazzato dalla situazione, non si aspettava di non trovarla, era deluso.

H: - Bud dov’è il colonnello Mackenzie?- Gli chiese speranzoso.

B: - Signore…- disse con tono triste  senza riuscire a dirgli niente.

T: - Capitano l’Ammiraglio la sta aspettando le conviene andare subito da lui.- Lo raggiunse il sottoufficiale appena lo vide arrivare.

H: - Si grazie Tiner, vado subito.- Entrò nell’ufficio di Mac e appoggiò sulla sua scrivania i fiori e poi si diresse dall’Ammiraglio.

 

UFFICIO

AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

Ore 8.20

 

H: - Buongiorno Signore, mi scuso per il ritardo ma oggi è una giornata speciale e dovevo fare una cosa prima di venire in ufficio.-

Chegwidden guardava Rabb che non accennava a stare zitto.

H: - … oggi cambierà la mia vita e non solo.- sorrise.

A: - Ha finito capitano?-

H: - Scusi Signore.- rimettendosi sugli attenti.

A: - Riposo Capitano, si accomodi, le devo parlare.-

Harm si sedette su una delle poltrone e rimase in attesa.

A: - Senza tanti giri di parole le dirò subito le nuove disposizioni. Il Colonnello Mackenzie è stata trasferita con effetto immediato a dirigere momentaneamente una delle sezioni operative del jag in Canada fino a quando il comandante in comando non tornerà operativo.-

Harm rimase in silenzio, per la prima volta aveva sentito rompersi il cuore.

H: - Come gliela ha potuto permettere?- Disse alzando la voce.

A: - Si calmi Capitano. È stata personalmente il colonnello a chiedermelo.-

H: - No, non è possibile.-

A: - Mi dispiace, ma proprio questa mattina è venuta da me e mi ha chiesto di trasferirla. Parte sta mattina con il volo delle 9.00.-

H: - La devo fermare, deve sapere… mi scusi Signore, devo andare!-

AJ sorrise, finalmente quel testone si era deciso.

A: - Vada pure Capitano anche se...-

Harm non aspettò neanche il permesso di congedo da parte dell’Ammiraglio e corse fuori dal jag come un leone.

“Aspettami Sarah, non te ne andare, devi sapere quanto ti amo!” continuava a ripetersi mentre percorreva la strada verso l’aeroporto.

Era entrato in aeroporto proprio nel momento in cui annunciavano il volo di Mac. Corse verso il gate, la intravide.

H: - Sarah!!!!!- Urlò.

Mac si bloccò, si girò rimase in ascolto, poi sorrise tra sé dandosi della stupida per pensare che lui potesse essere lì e salì sull’autobus che la condusse all’aereo.

Harm cercò di entrare ma venne bloccato dalla sicurezza.

Agente: - Siamo spiacente Signore ma non può entrare.-

H: - Lasciatemi io devo raggiungere Sarah.-

Lo trascinarono via a forza.

Bud lo trovò seduto su una delle sedie della sala d’aspetto dell’aeroporto. L’ammiraglio, dopo che il capitano era uscito via correndo, aveva chiamato il tenente Roberts e gli aveva ordinato di seguire Rabb e di tenerlo d’occhio.

B:- Signore?- Si fermò ansimando vicino ad Harm che lo guardò con gli occhi lucidi e con lo sguardo triste.

H: - Bud… se n’è andata…- abbassò la testa.

B: - Non si preoccupi tornerà… prima o poi…- aggiunse sotto voce.

Bud si sedette accanto a lui e aspettò in silenzio fino a quando Harm non decise di andare via che ormai lì non poteva fare più niente, Sarah se n’era andata via da lui questa era la realtà e doveva accettarla. Strinse nella mano la scatolina che conteneva l’anello che aveva comprato per lei e si avviò verso la macchina promettendosi “Sarah ti aspetterò, torna presto da me!”

 

 

JAG HEADQUARTERS

UNA SETTIMANA DOPO

Ore 10.53

 

 

B: - Capitano è pronto? Ci aspettano in aula.-

Harm non si era accorto minimante che Bud era entrato nel suo ufficio. Guardava fuori dalla finestra e il suo pensiero era sempre rivolto a lei.

B: - Signore?- Ripeté il tenente con più decisione.

Harm si girò verso di lui con lo sguardo spento.

H: - Si ora arrivo, vai avanti tu.- Gli disse senza entusiasmo.

B: - Si signore.- Si girò su stesso e si diresse verso l’aula.

Uscendo dall’ufficio del capitano incontrò con sua moglie.

Hr: - Come sta oggi il Capitano?- gli chiese.

B: - Come al solito. Sguardo triste e sempre più avvilito.-

Hr: - Dobbiamo fare qualcosa per lui, per loro.-

B: - Si ma che cosa? Tu hai per caso sentito il Colonnello?-

Hr: - No, sembra sparita. Il suo cellulare è sempre spento e l’Ammiraglio non si lascia scappare niente, non accenna minimamente dove ha mandato il Colonnello, sembra quasi come se la volesse proteggere… su ora vai che ti stanno aspettando in aula.- Gli sistemò la giacca e sorrise al marito.

Harriet si sedette alla sua scrivania pensierosa. Era da giorni che cercava di rintracciare Mac ma di lei non c’era nessuna traccia. Aveva provato a toccare l’argomento anche con Chegwidden ma lui era stato molto evasivo e l’aveva congedata subito.

Voleva fare qualcosa per Harm ma non sapeva cosa fare. Da quando Mac se ne era andata lui si era spento e pensare quel giorno era così felice, raggiante, non l’aveva mai visto così. I suoi occhi brillavano. Doveva aiutarlo in qualche modo, voleva dargli la possibilità di gioire di nuovo alla vita.

G: - Signora le ho portato i documenti da archiviare, come mi aveva richiesto.-

Hr: - Grazie Galindez, appoggiali sulla scrivania, li controllerò dopo.-

G: - Beh forse è meglio che dia un’occhiata a questo fascicolo.- insistette.

Hr: - Che cos’ha tanto di speciale, vediamo…-

Harriet prese in mano il fascicolo, controllò il documento e alla fine rimase a bocca aperta.

Hr: - Galindez l’hai trovata!-

G: - Si signora. È stato più difficile del previsto ma ce l’ho fatta.-

Hr: - Si è proprio la sua firma. Tenente Colonnello Mackenzie responsabile in comando sede operativa jag a Toronto.- Lesse soddisfatta.

Non si era accorta che in quel momento era uscito l’Ammiraglio dal suo ufficio.

A: - Tenente nel mio ufficio, subito!- Le ordinò con tono severo.

Harriet si mise sugli attenti e seguì l’ufficiale nel suo ufficio.

A: - Tenente mi vuole spiegare che cosa sta succedendo?-

Hr: - Signore vede io…l’ho fatto solo per il Capitano.-

A: - Le proibisco di riferire al Capitano Rabb quello che ha scoperto. Quello che riguarda il Colonnello Mackenzie non le deve interessare, ci siamo capiti?-

Hr: - Signore io…-

A: - E’ un ordine tenente!-

Hr: - Si Signore.-

A: - Lasci le cose come stanno, devono vedersela da soli. Mi porti quel fascicolo.- Disse più bonariamente.

Hr: - Agli ordini Signore.- Uscì dall’ufficio avvilita.

Non capiva la decisione di Chegwidden ma non poteva fare altro che obbedire. Gli portò il fascicolo e poi se ne andò.

 

UFFICIO

AMMIRAGLIO Chegwidden

 

Rimasto solo, con in mano il fascicolo valutava la cosa da fare. Prese il telefono e compose il numero.

A: - Mi passi il Colonnello Mackenzie, sono l’Ammiraglio Chegwidden.- Disse al segretario.

M: - Signore, sono contenta di sentirla.-

A: - Colonnello, come sta?-

M: - Meglio Signore. È stato un impatto difficile, ma ora va molto meglio.- Ripensando a quello che aveva passato.

A: - Bene, sono più tranquillo. Ho qui il fascicolo del caso che ha appena trattato.-

M: - Ci sono problemi Ammiraglio.-

A: - Vede il Tenente Sims l’ha trovato.-

M: - Oh no… e il capitano lo sa?- Chiese timorosa.

A: - No, l’ho intercettata in tempo, le ho ordinato di tenere per sé la notizia ma non so se ce la farà.-

M: - La ringrazio Signore per quello che fa… non serve che mi protegge…le ho chiesto la riservatezza solo per avere del tempo. Non voglio che diventi una faccenda di stato.-

A: - Come vuole…- sorrise - … a presto e mi tenga aggiornato.-

Terminata la telefonata, appoggiò i fascicoli sugli altri e si mise a lavorare.

Era ormai quasi sera. Si levò gli occhiali. Si passò una mano sul viso stanco e si appoggiò allo schienale della sedia.

Premette il pulsante dell’interfono.

A: - Tiner, venga nel mio ufficio.-

Tiner aprì la porta e si fermò sugli attenti in attesa di ordini, davanti alla scrivania.

A: - Porti quei fascicoli al Capitano Rabb e gli dica di esaminarli che domani mattina ne discuteremo insieme. È tutto può andare.-

T: - Si signore.-

Tiner prese i fascicoli dalla scrivania dell’Ammiraglio e li portò al Capitano.

 

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO CAPITANO RABB

Ore 18.30

 

T: - Signore è permesso?- Chiese bussando alla porta.

H: - Certo Tiner vieni pure.-

T: - Signore l’Ammiraglio mi ha detto di consegnarle questi fascicoli, di visionarli e domani mattina ne dovrà discutere con lui.- Gli appoggiò i fascicoli sulla scrivania.

H: - Come se non avessi abbastanza da fare, da quando Mac se ne è andata.- Disse sconsolato – grazie Tiner, puoi andare. Buona serata.-

Harm si appoggiò allo schienale della poltrona prendendo con controvoglia il primo fascicolo della pila.

Lesse distrattamente “Canada – Sede distaccata Jag” subito nella sua mente comparve il suo nome “Sarah”. Aprì il fascicolo, lesse tutto d’un fiato e poi guardò la firma.

H: - Tenente Colonnello Mackenzie responsabile in comando sede operativa jag a Toronto! L’ho trovata!- Si alzò dalla sedia quasi incredulo.

Si risedette, compose il numero del centralino e si fece dare il numero di telefono del comando di Toronto. Fece il numero e rimase in attesa.

Segr.: - Ufficio di Comando Jag, sono il sergente Firms.-

H: - Si Buonasera. Vorrei parlare con il comandante.- Gli batteva forte il cuore.

Segr: - Il Colonnello Mackenzie è un attimo impegnata, vuole attendere in linea?-

H: - Si va bene attendo.-

Iniziò a tamburellare con le dita sulla scrivania la musichetta della attesa.

Segr: - Scusi se l’ho fatta attendere Signore, il Colonnello si è liberata. Chi devo riferire?-

H: - Sono il Capitano di Corvetta Rabb.-

Segr: - Attenda un attimo.- e lo rimise in attesa.

Segr: - Signore mi dispiace ma ha avuto una telefonata urgente, comunque mi ha detto di riferirle che va tutto bene…-

H: - Senta Sergente Firms è urgente, attenderò in linea se è il caso.-

Segr: - Sono spiacente Signore, sarà una cosa lunga, la prego di richiamare.-

H: - Sergente mi passi immediatamente il Colonnello!- Urlò per telefono.

Segr: - Signore non posso, non mi metta in difficoltà…- non finì la frase che sentì una voce esterna.

S: - Non si preoccupi Sergente, mi passi la cornetta.-

Era la voce di Mac.

H: - Sarah!- Esclamò Harm.

Silenzio.

H: - Sarah dimmi qualcosa…- disse più disperato.

Silenzio.

H: - Sarah… ti aspetterò, non voglio perderti.-

La comunicazione fu interrotta.

Harm rimase lì, fermo, con in mano la cornetta del telefono. Aveva potuto sentire soltanto il suo respiro. Come avrebbe voluto in quel momento stringerla fra le sue braccia, accarezzarle i suoi capelli, e baciare la sua bocca e ogni piccola parte del suo corpo.

Mise la cornetta al suo posto e si prese la testa fra le mani. Aspettare era l’unica cosa da fare.

L’Ammiraglio sentendo le urla del Capitano si era avvicinato al suo ufficio e aveva assistito alla scena resosi conto che aveva lasciato il fascicolo su quelli destinati al Capitano.

A: - Capitano se ne vada a casa.- Disse dopo un attimo.

H: - Ammiraglio…- si alzò sorpreso.

A: - Non si preoccupi, sta bene, quando sarà il momento tornerà, le dia tempo.-

H: - Ammiraglio io…- si fermò – Si signore.- obbedì.

Prese le sue cose e se ne andò a casa.

 

 

COMANDO JAG

CANADA - TORONTO

Due giorni dopo la partenza.

 

Sarah era arrivata da due giorni. L’accoglienza non era stata delle più calorose. Gli ufficiali sotto al suo comando erano per la maggior parte uomini e soprattutto marine. Non erano molto soddisfatti di ricevere ordini da una donna.

Dopo l’ennesima affronto decise che era arrivato il momento di fare qualcosa.

S: - Sergente riunisca tutti nella sala riunione immediatamente. Io arrivo tra cinque minuti.-

Era determinata a farsi accettare, e soprattutto era stufa di essere trattata in quel modo.

Si fermò davanti alla porta della sala, fece un bel respiro “Forza Sarah ce la puoi fare!” ed entrò nella fossa dei leoni.

Cap: - Attenti!-

S: - Riposo.- Li guardò dritto negli occhi ad ognuno di loro e si sedette. – Signori vi ho convocati qui oggi per parlarci chiaro. Sono consapevole che non mi tenete all’altezza di essere il vostro comandante, visto che sono stata assegnata a questo comando così all’improvviso, mentre tutti voi supponevate che il Capitano Brannet sarebbe stato scelto. Ma sono spiacente di deludervi. Io ho intenzione di rimanere qui e anche a lungo. Per dimostrarvi che sono più forte di voi, domani affronteremo insieme un’esercitazione militare. Sergente faccia entrare il Colonnello Paramas.-

Sul viso degli ufficiali comparve un sorriso ironico. Nessuno di loro aveva preso in considerazione quello che Mac aveva appena detto.

Il Colonnello Paramas spiegò agli ufficiali il percorso e in quanto tempo dovevano effettuarlo.

Coll. P.: - I primi due marine che finiranno il percorso per tempo si dovranno scontrare in un incontro di lotta, che determinerà il vincitore del percorso.-

S: - Grazie Colonnello, domani lei avrà il compito di seguire l’esercitazione e di stendere una scheda di valutazione e preparazione atletica su ognuno di noi. Vi attendo domani mattina alle 6.00 al campo di addestramento. Ora è tutto. Vi auguro una buona serata.-

Gli ufficiali si misero sull’attenti, salutarono il comandante e Mac ritornò nel suo ufficio.

Uff. – Sarà uno scherzo batterla domani, se ne andrà via con la coda fra le gambe.- Disse con tono ironico agli altri ufficiali che risero di gusto – Vedrà Capitano Brannet il comando, dopo domani, verrà assegnato a lei!- Gli diede una pacca sulla spalla.

 

 

CAMPO DI ADDESTRAMENTO

CANADA – TORONTO

Ore 6.00

 

Erano tutti schierati. Mac si era alzata molto presto e aveva atteso i suoi sottoposti al campo. Dopo che il Colonnello Paramas aveva spiegato il percorso, aveva dato il via.

Successe tutto in un attimo, Mac e il Capitano Brannet erano in testa seguiti dal Tenente Martins che avevano distaccato di parecchio gli altri militari. Si tuffarono in acqua per attraversare il fiume e continuare il proprio percorso dall’altra parte della sponda. Guardandosi indietro, Mac si accorse che il Tenente aveva iniziato ad annaspare nell’acqua, c’era qualcosa che non andava. Lasciò perdere la gara e nuotò indietro in soccorso del tenente che aveva avuto un crampo e lo portò a riva.

Ten. M: - Signora la ringrazio. Mi dispiace le ho fatto perdere del tempo.- Disse dispiaciuto.

S: - Non si preoccupi Tenente. Prima la sicurezza dei miei uomini.- Gli sorrise – Come si sente adesso?- Gli chiese osservandolo con apprensione.

Il tenente rimase sorpreso dalle parole del proprio comandante.

Ten. M.: - Va meglio… ma la prego, continui la gara, ce la può ancora fare.-

S: - Va bene ma prima le chiamo i soccorsi, la stazione con il telefono d’emergenza dista solo 400 metri da qui.-

Mac corse verso il comando a più non posso, avvisò di portare soccorso e lasciò le coordinate. Ritornò indietro dal Tenente e attese che arrivassero i soccorsi. Mentre lo stavano caricando sulla barelle il tenente chiamò Mac.

Ten. M: - Signora, ora vada, gli altri del gruppo si stanno avvicinando. Vinca per me.- Le sorrise e gli porse la mano.

Mac gliela strinse.

S: - Non si preoccupi Tenente, ce la farò… anche per lei.-

Si raccomandò di portarlo in infermeria il prima possibile. Si girò per vedere gli altri che si stavano avvicinando sempre di più, alcuni erano già in acqua. Riprese la sua corsa. Aveva recuperato terreno ma sentiva la stanchezza del fuori programma. Intravide dopo aver superato l’ultimo fosso il Capitano Brannet.

“Bene, sei mio ora!” si incoraggiò. Nonostante tutto il suo impegno non riuscì a recuperare lo svantaggio e arrivò dopo qualche minuto di Brannet.

Coll. P: - Bene Signori, visto che il Colonnello Mackenzie e il Capitano Brannet sono arrivati per primi, saranno loro ad affrontarsi.- Disse quando arrivarono tutti.

Mac era esausta, ma non aveva nessuna voglia di mollare ora.

Si stavano fronteggiando. Il capitano la attaccò cercando di mandarla a terra. Lottarono per un po’ schivando i colpi dell’altro, fino a quando, Mac approfittando di una mossa sbagliata di Brannet lo mise a terra.

Coll. P: - Fine dell’incontro. Il Colonnello Mackenzie ha vinto l’esercitazione.- decretò.

Tutti i militari rimasero in silenzio. Nessuno se lo aspettava. Mac respirò profondamente. Era distrutta. Andò verso Brannet e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi. Lui la guardò, rimase un attimo bloccato, poi le prese la mano e si alzò e tenendogliela ancora stretta le disse.

Cap. B: - Complimenti Comandante, ottima gara e… grazie per aver salvato il Tenente.-

Vedendo il gesto dell’ufficiale tutti gli altri militare iniziarono ad applaudire. Mac ce l’aveva fatta, l’avevano finalmente accettata.

Ritornò a casa esausta ma contenta, il primo passo l’aveva fatto. Andò a farsi una bella doccia calda. Si distese sul letto e si girò a guardare la foto che aveva sul comodino: era quella che aveva fatto con Harm.

S: - Saresti orgoglioso di me, di come me la sto cavando da sola. Buona notte.-

Spense la luce e si addormentò.

 

 

COMANDO JAG

CANADA - TORONTO

Una settimana dopo partenza

 

In ufficio l’aria che si respirava era migliore, anche il clima con i suoi sottoposti era migliorato, soprattutto quello con il Capitano Brannet. Mentre era concentrata nel suo lavoro ricevette una telefonata

Serg.: - Signora, c’è in linea l’Ammiraglio Chegwidden.-

S: - Me lo passi pure sergente, grazie.-

S: - Ammiraglio che piacere.-

E così aveva saputo da parte di Chegwidden che Harriet era riuscita a trovarla e senz’altro poco dopo l’avrebbe saputo anche Harm, anche se l’ufficiale le avevo riferito che aveva ordinato al tenente di tacere e di tenere per sé l’informazione.

Dopo la telefonata si era lasciata andare sulla poltrona. Come avrebbe reagito, aveva una grande voglia di vederlo, ma non era ancora pronta.

 

 

UFFICIO COMANDANTE MACKENZIE

CANADA - TORONTO

Ore 18.36

 

Aveva appena finito di parlare con il comandante della base quando all’interfono il sergente le disse:

Serg: - Signora ho in linea il Capitano di Corvetta Rabb che vorrebbe parlare con lei.-

A Sarah le mancò il respiro sentendo quel nome. Fu presa dal panico, non sapeva cosa fare.

S: - Sergente, ora non posso, dica che sono impegnata. Gli riferisca che va tutto bene.-

Raccolse le sue carte, le mise all’interno della sua valigetta e uscì dal suo ufficio e si ritrovò davanti un imbarazzato Sergente che stava spiegando al Capitano che non poteva passare la telefonata.

Rimase a guardarlo indecisa su cosa fare, vedendo che il sottoufficiale non sapeva più che pesci pigliare, gli disse di dargli la cornetta.

Sentì la sua voce. Era calda e dolce. Il suo cuore iniziò a battere e respirare più velocemente. Gli occhi si velarono di lacrime quando Harm pronunciò quella frase “ti aspetterò … non voglio perderti”.

Aveva riattaccato e augurato la buona notte al sottoufficiale.

Al parcheggio incontrò tutti gli ufficiali. Il Capitano Brannet le si avvicinò.

Cap. B: - Signora noi andiamo a bere qualcosa, ci farebbe piacere se si unisse a noi.- Le chiese in tono cortese.

Sarah non si era ancora abituata al cambiamento dell’ufficiale e rimase sorpresa dalla richiesta.

S: - La ringrazio Capitano dell’invito ma devo rifiutare. A domani.- e si avviò verso la macchina

Cap. B.: - Certo capisco…- la guardò allontanarsi poi decise di tentare ancora e corse verso di lei.

Cap.B: - Comandante mi scusi?-

Mac stava per salire in macchina e si fermò sentendo la voce di Brannet.

S:- Che cosa succede Capitano? – Gli chiese.

Cap.B: - Signora la prego, venga con noi…-

S: - La ringrazio ma preferisco tornare a casa.-

Cap.B: - Colonnello scusi se mi permetto, ma va tutto bene?-

S: - Non penso che siano affari suoi Capitano. Ora raggiunga gli altri che la stanno aspettando. L’aspetto domani mattina alle 9.00 nel mio ufficio. Può andare.- Disse con tono severo.

Il Capitano cercò di replicare ma Mac lo incenerì con lo sguardo. La salutò e raggiunse gli altri.

 

Quando arrivò dagli altri.

Uff: - Ti è andata male eh Brannet, hai ricevuto proprio un bel cinque di picche dal comandante.- Lo presero in giro.

Cap.B: - Signori, vi vorrei ricordare che state parlando sempre del nostro comande, quindi un po’ di rispetto.- Li ammonì.

 

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO DEL CAPITANO RABB

7 mesi dopo

Ore 11.03

 

Erano passati già sette mesi da quando Mac aveva lasciato il jag. Il suo incarico, che da prima era solo per 6 mesi, si era rinnovato ancora per altri 6 mesi. Le speranze di Harm di vederla presto si affievolirono quando l’Ammiraglio gli confermò della permanenza del Colonnello di altri sei mesi a Toronto.

Era da poco ritornato nel suo ufficio che entrò il sottoufficiale Coats con un viso che non preannunciava niente di buono.

J: - Signore, posso?-

H: - Entra pure Jennifer, cosa c’è?-

J: - Signore, si tratta di Mattie… ha avuto un incidente. L’hanno ricoverata in ospedale.- Gli riferì cercando di trattenere le lacrime.

H: - Oh mio dio… Mattie… no!- Prese la giacca e si diresse verso l’ospedale seguito da Coats.

 

Mattie era entrata in coma e al momento non c’erano buone speranze. Harm passava notte e giorno vicino al suo letto, non staccandosi mai da lei. Ormai erano passati quattro giorni e Mattie non dava segno di miglioramento.

Harm era sempre più distrutto.

Era sera ormai, un altro giorno era passato senza che si verificasse niente.

H: - Metti non mi lasciare anche tu… Ho già perso Sarah, non posso perdere anche te.-

La donna entrò nella stanza, gli si avvicinò e gli appoggiò dolcemente la mano sulla spalla.

S: - Non mi hai perso Harm, sono qui, con te.-

Harm si girò di scatto sentendo quella voce che tanto aveva sognato di riascoltare. Era bagnata, in divisa, ma era sempre bellissima.

H: - Sei qui… sei tornata da me… oh Sarah.- L’abbracciò forte avendo paura che stesse sognando.

S: - Sono qui… per te Harm. Vedrai andrà bene, insieme ce la possiamo fare. Non potevo rimanere lontana ora che avevi bisogno di me, tu ci sei sempre stato quando ho avuto bisogno di te. Ora è il mio turno.- Lo strinse ancora più forte respirando il suo profumo.

Rimasero abbracciati un paio di minuti fino a quando non vennero interrotti da un’infermiera.

Inf: - Scusate signori, dovete accomodarvi un attimo fuori.-

Mac e Harm uscirono dalla stanza e aspettarono in corridoio.

Harm le teneva la mano, aveva paura che fosse solo un sogno.

S: - Sono qui Harm non avere paura non sparirò questa volta.- Gli sorrise dolcemente rassicurandolo.

H: - Ma quando sei arrivata?-

S: - Un’ora fa, e sono corsa subito qui da te.-

 

 

COMANDO JAG

CANADA - TORONTO

Un giorno prima

 

Serg. – Signora c’è l’Ammiraglio Chegwidden.-

S: - Si sergente me lo passi pure.-

Serg. – No signora è qui di persona.-

Il sergente non fece neanche in tempo a finire la frase che l’Ammiraglio era già entrato nell’ufficio di Mac.

S: - Ammiraglio, che sorpresa…- si bloccò vedendo la faccia scura dell’ufficiale.

S: - Signore è successo qualcosa…al Capitano Rabb?- Chiese con il timore di ascoltare la risposta.

A:- Colonnello… Mac… il Capitano ha bisogno di lei. Mattie ha avuto un incidente ed è da tre giorni in coma.-

Sarah si portò una mano alla bocca per la sorpresa.

S: - Oh no…e Harm… voglio dire il Capitano come sta?-

A: - Non bene, perciò mi sono permesso di venire da lei. Mac solo lei può aiutarlo a passare questo brutto periodo. Va da lui.-

S: - Non me lo deve neanche dire Signore. Sistemo due cose e parto subito con lei.-

A: - Perfetto, intanto vado a prenotarle il biglietto e a sistemare i documenti di viaggio. Ci vediamo fra due ore in aeroporto.-

L’Ammiraglio uscì dall’ufficio del Colonnello.

“Harm aspettami, fra poche ore sarò da te!” pregò Sarah.

S: - Sergente riunisca subito tutti gli ufficiali in sala riunione… immediatamente!- Ordinò con tono più autoritario.

Prese gli incartamenti necessari per le consegne e si diresse verso la sala riunioni.

Cap.: - Attenti!-

S: - Riposo signori.- Si sedette anche lei.- Vi ho riunito qui perché mi devo assentare per qualche giorno, non so ancora per quanto tempo. Capitano Brannet lei mi sostituirà durante questo tempo, comunque non esiti a chiamarmi per qualsiasi problema.-

Cap.B: - Si Signora.- Il Capitano la guardò preoccupato.

Nella sala era sceso un silenzio e tutti si stavano chiedendo cosa mai fosse successo al loro comandante. Nessuno osava dire niente. Tutti si erano accorti della sua espressione dura sul volto. Ascoltarono le varie consegne senza osare obiettare, come capitava ogni tanto.

S: - Signori potete andare, e buon lavoro. Capitano venga nel mio ufficio.-

Si congedarono in silenzio, mentre Brannet seguì Mac nel suo ufficio.

 

COMANDO JAG

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

 

Cap.B:- Signora posso fare qualcosa per lei?- Chiese preoccupato.

S: - L’unica cosa che le ho chiesto: diriga il comando meglio che può fino al mio ritorno.- Rispose severa, senza lasciare trasparire il dolore che aveva dentro.

Cap.B: - Si Signora. Voglio che sappia che se avesse bisogno di qualcosa può sempre contare su di me. In questi mesi che abbiamo lavorato insieme ho imparato ad apprezzarla sia come capo che come persona.-

Mac rimase esterrefatta e piacevolmente sorpresa.

S: - La ringrazio Capitano, sono felice che abbia cambiato opinione su di me…- con tono dolce - Ora può andare e non esiti a chiamarmi se ci fossero problemi.- Gli ordinò riassumendo il suo tono autoritario.

L’ufficiale si congedò.

 

 

Mac lasciò l’ufficio e si recò verso l’aeroporto dove l’attendeva Chegwidden.

Le ore di volo sembravano quasi non passare mai, l’arrivo pareva sempre più lontano.

A: - Non ti preoccupare Mac, andrà tutto bene.- Le disse con tono paterno appoggiando una mano sulle sue che si stava contorcendo dal nervosismo.

 

Una volta scesi a terra.

S: - Grazie Ammiraglio per il suo sostegno ma è una cosa che devo affrontare da sola.-

A: - Come vuole Colonnello. Se avesse bisogno di me non esiti a chiamarmi.- Disse l’uomo con tono paterno.

Prese un taxi e si diresse verso l’ospedale. Stava piovendo ma a lei non importava minimamente, voleva arrivare il prima possibile da lui.

All’accettazione si fece dire la stanza di Mattie, la raggiunse, e finalmente dopo tanto tempo lo vide. Era tornata da lui.

Si avvicinò e sentendo le sue parole il cuore si colmò di tenerezza.

S: - Non mi hai perso Harm, sono qui con te.- Gli sorrise dolcemente.

Era di nuovo con lui, ora si che stava bene.

 

OSPEDALE

Ore 21.30

 

Erano seduti fuori in corridoio da un paio di minuti.

S: - Come sta Harm, che cosa dicono i medici?- Gli chiese.

H: - Non mi danno molta speranza. Ci vorrebbe un miracolo.- Sorrise amaramente.

S: - Non fare così, vedrai insieme supereremo anche questo. Ce l’abbiamo sempre fatta.-

Lo strinse fra le sue braccia, e Harm si lasciò cullare da lei.

 

L’infermiera finito di fare i controlli, li fece accomodare in camera. Mac fece sedere Harm sulla poltrona e lei si sedette sul bracciolo abbracciandolo e accarezzandogli la testa. Circondato finalmente dal suo amore, Harm si sentì al sicuro e si addormentò, ora al suo fianco aveva la sua Sarah.

Erano passate tre ore, quando ad un certo punto Mac si accorse che Mattie aveva iniziato a muovere leggermente le dita.

S: - Harm svegliati… Mattie… sta muovendo le dita.- Gli disse quasi incredula.

Harm si svegliò di colpo e si avvicinò alla ragazza.

H: - Forza piccola, torna da me, non mollare, siamo qui per te.- Le strinse la mano più forte.

Debolmente Mattie aprì gli occhi e guardò Harm che le sorrise.

H: - Salve.- Le disse con gli occhi pieni di lacrime.

Mattie: - Salve a te.- accennò un sorriso – Sarah ci sei anche tu, che bello ora si che sono felice.- chiuse gli occhi e si riposò.

Sarah andò a chiamare i dottori che dissero che era appena avvenuto un miracolo.

Dopo qualche altra ora di controllo Mac decise che era arrivato il tempo di tornare a casa e far riposare Harm.

S: - Forza marinaio, è ora di andare a casa, fare una bella doccia e dormire un po’-

Harm cercò di opporsi.

S: - Non voglio sentire nessuna obiezione. Hai bisogno di riposare, ormai Mattie è fuori pericolo. Su coraggio che ti porto a casa.- Così dicendo gli appoggiò una mano sulla spalla e lo condusse fuori dalla stanza.

 

 

APPARTAMENTO DI HARM

Ore 1.00

 

Presero il taxi e li portò a casa. Mac salì a casa di Harm. Gli preparò qualcosa per la cena mentre lui era sotto la doccia.

Harm venne in cucina con dei vestiti in mano.

Mac stava preparando la tavola e starnutì più di una volta.

H: - Salute Colonnello! – Le sorrise quando lei si voltò a guardarlo sorpresa.

S: - Grazie… ci manca solo che mi ammali… così sai che bell’aiuto divento. – Sorrise.

H: - Tieni prendi questi, non voglio che ti ammali.- Le porse una felpa e un paio di calzoncini.

S: - Grazie.- andò a cambiarsi in bagno.

Mangiarono qualcosa di caldo per riscaldarsi. Mangiarono in silenzio, guardandosi a vicenda. Non servivano le parole, ora erano insieme, questo bastava.

S: - Lascia stare che pulisco io. Vai a riposarti.-

H: - Va bene, grazie. Ti prendo i cuscini e una coperta dall’armadio e te li appoggio sul divano o vuoi…- ma lo bloccò.

S: - No Harm, va bene il divano.- Gli sorrise.

H: - Sarah…- sentendo quel nome Mac si voltò -… non te ne andare via-

S: - Non ti preoccupare Harm, rimango con te…- voleva aggiungere che era solo per pochi giorni ma non lo fece, c’era tempo per dirglielo, quella sera no, era meglio di no.

Sistemò la cucina e poi andò a dormire anche lei, era esausta.

Mac aprì gli occhi, per la prima volta dopo tanto tempo aveva dormito bene. Si sentiva riposata. Era la consapevolezza di essere tornata da Harm che l’aveva fatta stare bene. Si stiracchiò e solo allora si accorse che lui la stava guardando seduto in poltrona.

S: - Buongiorno.- Gli disse con il tono più dolce che potesse assumere e gli sorrise.

H: - Buongiorno a te, Sarah.- Le sorrise anche lui.

S: - Già sveglio? Sono appena le 7.30.- Gli chiese mettendosi seduta sul divano.

Harm abbassò la testa.

H: - In realtà ho dormito qui.-

S: - Ma come se preferivi il divano potevi dimmelo.- Gli disse scherzando – perché?-

H: - Avevo paura che tu te ne andassi.-

S: - Oh Harm…- scese dal divano e si inginocchiò vicino a lui – non me ne vado, ora sono qui con te, resterò con te ancora per qualche giorno.- Ecco gliela aveva detto.

Harm sgranò gli occhi incredulo.

H: - Non rimani?-

S: - Harm lo sai benissimo…ho ancora 5 mesi da fare a Toronto.-

H: - Ma io credevo che tu fossi tornata per stare con me.-

S: - Sono tornata da te… per il momento è questo quello che conta. Ora su Capitano, si vada a cambiare, che c’è una ragazzina che ci aspetta!- Disse alzandosi e sistemando il divano, cambiando discorso.

H: - Già è vero intanto sei tornata da me…- poi mentre andava a vestirsi – e alla fine resterai con me.- Si disse convinto.

 

Mattie ogni giorno che passava faceva sempre più progressi.

Erano passati quattro giorni dall’arrivo di Mac e tutto procedeva bene. Lei ed Harm erano inseparabili. Ogni cosa che facevano, la facevano insieme. Dove c’era lui c’era anche lei e viceversa. Mattie li prendeva in giro dicendo che sembravano dei gemelli Siamesi e loro ridevano di gusto guardandosi stupiti. Era contenta, anche se il momento che stava vivendo non era per niente facile per lei, ma vedere così di buono umore Harm la rendeva felice. Da quando Mac era tornata i suoi occhi avevano ripreso a brillare di quel suo azzurro particolare che lo rendeva così affascinante. Non smetteva mai di sorridere e ogni volta che gli vedeva il sorriso sul viso il suo cuore batteva con una marcia in più e con un calore speciale dentro.

Aveva notato che il colore degli occhi di Harm diventava di un blu scuro, quasi come il mare in tempesta, ogni volta che Mac riceva una telefonata da parte del Capitano Brannet e di volta in volta la durata delle telefonata non si limitava più di 5 minuti ma aumentava sempre di più.

Come un rituale Harm le chiedeva se c’erano problemi, e lei che ritornava nella stanza prima scura in viso, cambiava espressione e con un sorriso gli rispondeva che andava tutto bene.

 

OSPEDALE

STANZA DI MATTIE

Una settimana dopo

Ore 11.00

 

Erano tutti insieme e stavano spettegolando su ogni infermiera divertendosi come matti quando, come al solito, sul più bello del divertimento, squillò il cellulare di Mac.

S: - Mackenzie?- Rispose e dopo aver capito chi era – Scusate, torno subito.- ed uscì dalla stanza.

Harm la seguì con lo sguardo e rimase a guardarla fuori dalla vetrata.

M: - Harm vuoi dirmi che cosa succede? Sono giorni che ogni volta che Mac riceva una telefonata tu assumi questo sguardo “killer”, come se volessi fulminare il suo interlocutore.- Gli sorrise.

Lui si voltò sorpreso dalla sua domanda ma non disse niente.

M: - Harmmmm!!!-

H: - Cosa vuoi che ti dica? Si ok mi dà fastidio… quel Capitano non lo sopporto!- Disse nervoso.

M: - Ma se non lo conosci neanche.- Stava quasi ridendo vedendo l’espressione dell’uomo.

H: - Mi dà fastidio punto e basta.-

M: - Se, se… vuoi sapere la verità?-

H: - Sentiamo intelligentona.-

M: - Ti dà fastidio perché pensi che ti porterà via Sarah.-

Harm rimase zitto. La fissò e basta.

M: - Colpito… ah!- si mise una mano sulla fronte – Quando imparerai a dirle le cose.-

H: - Shhhh!! Sta tornando.-

S:- Hei voi due che cosa state confabulando?- Chiese rientrando in camera e notando l’aria complice degli altri due.

M: - Noi? Niente stavamo parlando del più e del meno… ancora lavoro? Come sta il Capitano Brannet?.- Chiese Mattie divertita dalla situazione.

Harm sentendo quel nome era quasi scivolato dal letto, mentre Mac li guardava sempre più sorpresa.

S: - Mmmm… bene… credo.- disse indifferente.

M: - Come credo?... non eri al telefono con lui?- insistette.

S: - Mi dispiace deluderti ma non era lui.- terminò il discorso senza dare spiegazioni, in fin dei conti si stava divertendo anche lei tenendoli sulla corda.

Harm sentendo la sua frase alzò un sopracciglio, era l’unico che non si stava divertendo. Quelle due lo avrebbero fatto morire. Voleva sapere ma non osava chiederle niente.

Mac e Mattie si scambiarono uno sguardo complice.

M: - Mac allora era un corteggiatore?-

Lei sorrise e non disse niente. Harm si voltò a guardarla. Il suo viso aveva assunto un espressione severa, contrariata.

H: - Vado a prendermi un caffè!- Disse serio.

Senza aspettare una loro risposta uscì dalla stanza mentre le altre due, una volta che fu lontano, scoppiarono a ridere.

M: - Sarah sei una forza! Povero Harm… dovevi vedere che espressione aveva il suo viso mentre eri al telefono.- continuò a ridere.

H: - Beh un pochino se lo merita… ma parlando di cose serie, si era il Capitano Brannet poco fa al telefono, mi ha fatto il resoconto della giornata, come fa di solito…- ma guardando furbescamente la ragazza - … ma questo sarà un nostro piccolo segreto!- Le porse la mano che lei strinse ridendo.

 

 

OSPEDALE

MACCHINETTA DEL CAFFE’

 

“Accidenti! Ora ci si mette anche uno sconosciuto… mi ribolle il sangue nelle vene solo se sento il nome di quel Capitano” pensò Harm sfogandosi con la macchinetta del caffè tirandogli un pugno che non voleva far scendere le monete che aveva inserito. Prese il caffè e si sedette lì vicino. “Oh Sarah, perché tutto non può essere più facile. Devo dirglielo prima che sia troppo tardi”.

Mac poco dopo l’aveva raggiunto e l’aveva visto seduto, lì tutto solo, con in mano il bicchiere del caffè, immerso nei suoi pensieri. Gli aveva fatto tenerezza. Si era avvicinata silenziosamente e si era seduta accanto a lui.

S: - Che c’è Harm?- Gli chiese dopo un po’.

Ma lui non rispose. Sarah con una mano gli prese il volto e lo costrinse a guardarla.

S: - Che c’è Harm?- Gli richiese ma lui ancora una volta non rispose, rimase a guardarla.

Mac sentì il cuore batterle più forte. Sentì il suo sguardo su di lei, che a poco a poco distruggeva ogni sua difesa leggendo ogni più intimo pensiero, fece crollare per un attimo le sue sicurezze.

S: - Sono tua amica e collega Harm, perché non parli con me?-

H:- Sarah io…- le prese le mani tra le sue – io…non ti considero solo…- si bloccò perché squillò il cellulare di Mac. Harm lasciò le sue mani.

S: - Scusami…- a malincuore prese il cellulare dalla tasca della giacca e rispose – Mackenzie…- si alzò in piedi sentendo chi era – Capitano Brannet buongiorno anche a lei, scusi un attimo…- mise una mano sul cellulare e si rivolse ad Harm - … mi spiace, ma non posso negarmi, continueremo dopo se ne avrai ancora voglia.- Si allontanò da lui di qualche passò.

“Non verrà mai il momento e tu ti stai allontanando sempre più da me” pensò sconsolato Harm.

 

S: - Capitano Brannet mi dica tutto, è successo qualcosa? Ci siamo sentiti poco fa.-

Cap.B.: - Comandante mi spiace disturbarla ma purtroppo ci sono alcune questioni che hanno bisogno della sua presenza, il comandante della base mi sta facendo pressioni, e se posso permettermi…-

S:- Mi dica pure Capitano, parli liberamente.-

Cap.B – Lo so che glielo chiesto più volte, ma quando pensa di tornare? La sua presenza si sta rendendo necessaria ogni giorno di più… non so più cosa rispondere al Generale Drawel.-

Mac rimase un attimo in silenzio, quel momento che aveva temuto era arrivato.

S: - Non si preoccupi Capitano, devo sbrigare una faccenda e poi tornerò ai miei doveri.- Rispose vagamente.

Cap.B: - Colonnello l’aspettiamo con ansia.-

S: - Brannet non mi dica che è stufo del comando?- Chiese scherzando.

Cap.B: - Non fraintenda Signora, sono contento che mi abbia dato questa possibilità, ma senza di lei al comando non è la stessa cosa.-

S: - Grazie…- disse sorpresa dalla rivelazione – la richiamo in giornata per comunicarle la data precisa del mio rientro. Arrivederci.-

 

Ritornò alla saletta di attesa ma Harm non era più là e si diresse verso la camera di Mattie, dove lì trovò oltre a lui anche il dottore.

M: - Mac! Posso finalmente tornare a casa!!!- Le urlò dalla gioia quando la vide entrare.

S: - È magnifico, tesoro!- Le andò vicino e l’abbracciò.

Dott.:- Domani mattina potrete portare finalmente a casa questa signorina con la promessa di fare tutti gli esercizi e di frequentare gli appuntamenti della terapia di riabilitazione.- Disse sorridendo.

H: - Non si preoccupi dottore me ne occuperò io personalmente.- Disse felice.

Passarono tutto il pomeriggio a parlare e a progettare la nuova vita. Sarah seduta in poltrona li guardava. Erano bellissimi. Padre e figlia. Ancora le faceva effetto pronunciare quei due nomi. Tra loro c’era una sintonia perfetta, erano uno nelle mani dell’altro.

A metà pomeriggio Chegwidden era venuto a farle visita.

A: - Allora signorina come si sente?- Le chiese bonariamente.

M: - Sto bene, grazie signore. Domani finalmente potrò tornare a casa con Harm e Mac.-

L’Ammiraglio guardò sorpreso i suoi ufficiali che fecero spallucce.

Dopo un po’ l’Ammiraglio chiese:

A: - Colonnello perché non mi accompagna a prendere un caffè?-

S: - Volentieri Signore.- Anche se sorpresa dalla richiesta andò dietro l’uomo seguiti dalla sguardo pensieroso di Harm.

 

S: - Ci sono problemi Signore?- Gli chiese guardandolo dritto negli occhi.

L’uomo sorrise “Questa donna mi stupisce ogni volta” pensò.

A: - Purtroppo si. Il Generale Drawel mi ha chiamato sta mattina e mi ha fatto pressioni per anticipare il prima possibile il suo ritorno al comando.-

S: - Capisco…- rimase in silenzio e si mise a sedere seguita dall’Ammiraglio.

A: - Colonnello sapeva che prima o poi doveva tornare a Toronto.-

S: - Si Signore, inizio a farmene una ragione. Sta mattina ho già ricevuto la telefonata del Capitano Brannet che con circospezione mi ha invitato a rientrare.- Sorrise ricordando il tono timido dell’uomo - … pensavo solo di avere ancora tempo.-

A: - Lo so è difficile, ma non si deve dimenticare che ha degli obblighi. Le ho già prenotato il volo per Toronto per domani mattina, ore 10.00.- la guardò dritto negli occhi - …Mac se accetta un consiglio parli il prima possibile con il Capitano Rabb e questa volta non lasci in sospeso la vostra situazione, soffrirete di meno entrambi.- Con fare paterno le appoggiò la mano sulla spalla e le fece coraggio.

S: - Grazie Signore…- si fermò un attimo - …lei è veramente …- si fermò di nuovo con gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime.

A: - Lasci stare Colonnello ho capito.- Le sorrise – Colonnello forse c’è possibilità che il suo incarico sia rinnovato per un altro anno ma ancora non è sicuro… appena so qualcosa di certo la informerò.- e se ne andò lasciandola con i suoi pensieri e i suoi dubbi.

“Domani mattina…andare via… un altro volta lontana da lui” sospirò e ritornò verso la camera.

 

H: - Hei Mac e Chegwidden dov’è?- si bloccò vedendo la faccia di Mac. – Tutto bene?- Le chiese.

S: - Si non ti preoccupare. Vi saluta ma è dovuto scappare via, un impegno con il segretario.- Cercò di sorridere.

“Qui qualcosa non va…” pensò Mattie guardandoli.

Entrò l’infermiera e portò la ragazza a fare la seduta di terapia.

Mac si mise a sedere a bordo del letto. Harm la raggiunse e sedendosi anche lui accanto a lei le sfiorò le dita appoggiando la mano sulle coperte.

Si guardarono imbarazzati come degli adolescenti alla prima cotta. Mac stava per togliere la mano ma Harm gliela strinse forte nella sua. Sarah lo guardò stupita dal suo gesto.

H: - Non ti lascio Sarah, questa volta no.- Ricambiò il suo sguardo, deciso più che mai.

S: - Dai Harm non fare lo stupido… dove vuoi che vada…- Abbozzò un sorriso.

H:- Non ti lascio Sarah.- Le ripeté avvicinandosi sempre di più a lei fino a toccarsi con le spalle. Mac appoggiò la sua testa sulla sua spalla e Harm strinse ancora di più la sua mano. Rimasero così fino a quando Mattie non ritornò in camera.

M:- Spero che non vi siete annoiati ad aspettarmi…- disse entrando in camera – ma… - li guardò per un attimo erano così teneri insieme – no… penso proprio di no!- Sorrise.

S: - Ehi signorina!- La riprese staccandosi da Harm che allentò la presa della sua mano.

M: - Perché Harm non andate a casa. Si è fatto tardi. Tanto da domani potrai farmi da balia 24 ore su 24!- Scherzò.

H: - Va bene, da domani ti avrò tutta per me!- Le diede un bacio in fronte e le augurò la buona notte.

Harm uscì dalla stanza chiamato dall’infermiera per firmare alcune carte.

S: - Buona notte Mattie.- Le si avvicinò e l’abbracciò – fai la brava, e non mollare, sei forte e guarirai del tutto.-

M: - Non ti preoccupare Mac… allora non mi ero sbagliata… tu parti?-

S: - Si domani mattina, purtroppo non posso più stare lontana… ho dei doveri. Ma ora non c’è più bisogno di me, tu ed Harm state bene, posso tornare ai miei compiti tranquilla.-

M: - Harm lo sa?- Le chiese.

S: - Non ancora, glielo dirò più tardi. Mi raccomando piccola, prenditi cura di lui.-

M: - Non ti preoccupare, ci penso io a lui! Ti voglio bene.-

S: - Anche io.- La strinse forte.

M: - Torna presto Sarah.-

S: - Questo non te lo posso assicurare Mattie. L’Ammiraglio mi ha appena detto che molto probabilmente il mio incarico sarà prolungato di un anno e poi chissà…- vedendo il viso triste della ragazza cercò di rimediare – non ti preoccupare troverò il modo per venirvi a trovare!- si sforzò di sorridere.

 

Andarono a mangiare in un ristorante lì vicino. Durante la cena non parlarono un granché anche se in realtà ognuno di loro sapeva che era arrivato il momento di separarsi e di parlare di loro.

Fuori dal locale Mac si stava per dirigere verso la macchina quando Harm la fermò.

H: - Che ne dici se facciamo una passeggiata?- Le chiese.

S: - Certo, perché no.-

Stavano passeggiando da un po’, uno al fianco dell’altro, in silenzio. Una folata di vento fece rabbrividire Sarah che indossava solo il maglione.

H: - Tieni, metti questa.-

Harm si levò la giacca e gliela porse. Mac prima interdetta poi accettò la giacca e se la infilò. Era calda, era il suo calore. Respirò per sentire il suo profumo. Le piaceva da morire.

S: - Grazie.- Gli sorrise, si sentiva protetta e più vicino a lui.

S: - Harm…io…- lo guardò dritto negli occhi - ... vedi oggi parlando con il Capitano Brannet mi ha detto che c’è bisogno di me, della mia presenza a Toronto.-

Harm sbarrò gli occhi. Il cuore gli si fermò e nella sua testa si formò solo un urlo disperato “Noooo!!” e poi capì.

H: - L’Ammiraglio non è venuto per caso in ospedale.-

S:- No…- sospirò – mi ha ordinato di partire.- Disse in un fiato.- Mi ha prenotato il volo per domani mattina.-

H: - Altri cinque mesi lontani…- disse a bassa voce.

Mac abbassò la testa sapendo che non sarebbe stato così.

S: - Ora è meglio che vada a casa. Ho un sacco di cose da fare prima di partire. Grazie per la cena.-

H: - Aspetta ti accompagno.-

S: - Non ti preoccupare… preferisco di no, prendo un taxi.- Gli disse con tono fermo.

Si fermò un attimo davanti a lui e lo guardò intensamente “Mi spiace ma se mi accompagnassi a casa non riuscirei più a staccarmi da te”.

Harm le prese le mani e la trascinò verso di sé. La rinchiuse nel suo abbraccio e affondò la testa nei suoi capelli. Mac si irrigidì colta alla sprovvista, ma poi si sciolse fra le sue braccia.

S: - Ti prego Harm non rendermi le cose più difficili. Ora non c’è più bisogno che resti. Mattie sta bene e anche tu.-

H: - Non voglio che tu te ne vada…- Le disse.

S: - Lo sai che non posso…- si staccò dal suo abbraccio - … Perché sei così solo quando ho un piede fuori dalla porta? E poi il tuo interesse sparisce quando potrei essere nella posizione di ricambiarlo.- sorrise – lasciamo le cose così come stanno è meglio per tutti e due.

H: - Mac…- abbassa lo sguardo.

S: - Buona notte Harm.-

Si avvicina al taxi, sale, guarda per un’ultima volta Harm e poi dà le indicazioni al taxista.

 

 

APPARTAMENTO DI Mac

GEORGETOWN

Ore 9.00

 

S: - Capitano Brannet sono il Colonnello Mackenzie. Volevo avvisarla che parto sta mattina con il volo delle 10.00. Dia disposizione all’autista di venirmi a prendere in aeroporto.-

Cap.B: - Agli ordini Comandante.- Rispose con tono gioviale. – Non si preoccupi verrò io a prenderla all’aeroporto così approfitterò per aggiornarla sulla situazione.- si offrì.

S: - Non si preoccupi Capitano. Per oggi non ho intenzione di venire in ufficio. Prenderò ufficialmente servizio domani mattina. L’aspetto per le 9.00.- Il suo tono non accettava replica.

Cap.B: - Si Signora!- il capitano concluse la conversazione.

“Fra poco la rivedrò, è stata un’eternità tutto questo tempo senza vederla” – pensò l’uomo prendendo i fascicoli in mano e iniziando a disporre per il ritorno di Mac.

 

S: - Bene, qui ho chiuso tutto, è ora che vada.-

Mac si chiuse la porta del suo appartamento alle spalle e si avviò verso l’aeroporto.

 

 

APPARTAMENTO DI HARM

Ore 9.00

 

M: - Evviva finalmente a casa.- Esclamò entrando in casa.

H: - Sono felice anche io di riaverti a casa.- Le appoggiò le mani sulle spalle.

Si prepararono un the caldo e si sedettero in cucina a parlare.

M: - Harm perché hai lasciato andare via Mac?-

H: - Non l’ho lasciata andare via io, è lei che se n’è andata.-

M: - Non fare l’avvocato con me… ammettilo per una buona volta… lo so benissimo che tu ami Mac. Ti ho visto in questi giorni. Ogni volta che la vedevi o che eri vicino a lei ti brillavano gli occhi.-

Harm rimase in silenzio.

M: - Harm, ti vuoi muovere… che cosa aspetti che un altro te la porti via… quanto pensi che ci metterà il Capitano Brannet a conquistare il cuore di Mac?-

H: - Ma cosa stai dicendo?- Si risvegliò.

M: - Come se tu non lo sapessi. Nessuno è insensibile al fascino di Mac e sicuramente, visto quante volte le telefonava il Capitano, deve aver perso la testa per lei. Perché non ti sblocchi? Se aspetti un altro po’ non avrai più la possibilità di dirglielo. Allora? La ami si o no?- Gli chiese con insistenza.

H: - Si… la amo da morire.-

Mattie non si aspettava che Harm le confessasse finalmente i suoi sentimenti.

M: - Corri da lei, e non farla andare via senza che sappia quanto la ami.-

H: - Hai ragione, deve sapere.-

Harm prese le chiavi della macchina e corse verso l’aeroporto. Questa volta ce la doveva fare.

 

 

AEROPORTO

9.30

 

Mac era nella sala d’attesa. Guardava fuori la gente che si imbarcava e gli aerei che decollavano in attesa del suo.

H: - Sarah…-

Sentendo quella voce pronunciare il suo nome si voltò. Si ritrovò davanti Harm ansimante.

S: - Che cosa hai fatto, hai corso?- Chiese ridendo – guarda che l’aereo lo devo prendere io- continuò scherzando.

H: - Sarah…- le si avvicinò prendendola per le spalle.- questa volta sono arrivato in tempo e non sprecherò questa occasione.- aveva un’espressione seria, decisa.

S: - Ma cosa stai dicendo…ma allora…eri tu che mi avevi chiamato…eri venuto in aeroporto.- Disse sorpresa.

La guardò così intensamente che a Mac quasi le cedettero le gambe. Il cuore iniziò a battere forte, un groppo allo stomaco le si era formato.

H: - Io ti amo Sarah Mackenzie…- le disse con la sua voce calda.

Le prese il viso tra le sue mani caldi e lo avvicinò al suo appoggiando delicatamente le sue labbra sulle sue. Prima teneramente e poi sempre con più passione stringendo il suo corpo al suo cercando quel contatto che da tempo aspettavano tutti e due.

H: - Ti amo Sarah… e ti ho sempre amato anche se non lo volevo ammettere a me stesso. Ti amo, fai parte di me, e ogni parte di me è tua.-

La riprese tra le braccia e la baciò con più trasporto di prima.

Annunciarono il volo per Toronto.

Sarah che era rimasta sospesa tra cielo e terra con il cuore tra le nuvole, ritornò alla realtà.

S: - Devo andare…- Si staccò da lui, senza dire niente. Prese la sua valigia e si avviò verso il gate.

Si fermò sulla soglia della porta della sala d’attesa. Si girò indietro e lo guardò. Lasciò la valigia e andò verso di lui. Lo baciò questa volta lei. Gli prese il viso tra le mani.

S: - Ora devo proprio andare…- lo baciò di nuovo – non ti arrendere Capitano… lotta per me… - lo baciò un’altra volta.

Si staccò da lui, prese le valige e si diresse verso l’hostess, avevo un aereo che l’aspettava e un comando da riprendere in mano.

H: - Saraaaah!!- gridò e Mac si girò a guardarlo – io non mi arrendo mai dovresti saperlo, soprattutto ora che so che l’unica cosa che voglio sei tu!- Sfoderando il suo più bel sorriso.

Mac sorrise felice. Si appoggiò la mano sul cuore le batteva a mille, aveva quasi paura che potesse scoppiare dalla gioia. Lo guardò ancora un attimo, per un istante interminabile. Lo salutò impercettibile con la mano, poi si girò e proseguì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo è la continuazione di “Tra cielo e terra – parte Cielo”. Devo dire che sapevo che ci sarebbe stato un poi, ma ho voluto spezzare la storia in “Cielo” e in “Terra”. In “Cielo” rappresenta il percorso di H&M nei loro sentimenti in una sorta di sogno tra le nuvole, in “Terra” la realizzazione di quello che provano, la realtà del loro amore e di camminare la stessa strada, ma questa volta in due affrontando le difficoltà e le tortuosità e gli scossoni che si presentano.

Buona lettura.

 

Light

 

 

TRA CIELO E TERRA – parte TERRA

 

 

AEROPORTO TORONTO

Qualche ora più tardi

 

Era arrivata. Era tornata ai suoi doveri lasciando a Washington una parte del suo cuore. Non ci poteva ancora credere. Harm le aveva detto che l’amava. Era trascorso così tanto tempo da quando si era resa conto di amarlo che ormai si era rassegnata a non essere ricambiata… e poi lui, passionale come sempre, le aveva detto quelle due bellissime parole “Ti amo”. Sorrise e si strinse la mano al petto.

Prese la valigia e si diresse verso l’uscita.

Le squillò il cellulare.

S:- Mackenzie.-

H: - Ciao sei arrivata?- Gli chiese in attesa di sentire la sua voce.

S: - Harm…- silenzio le sembrava così strano.

H: - Sarah… ci sei?- chiese incerto.

S: - Si, sono qui.-

H: - E’ andato tutto bene il volo?-

S: - Si tutto a posto, sono appena arrivata.-

H: - Sarah…-

S: - Si Harm.-

H: - Mi manchi.- disse serio, con un tono di voce tenero.

Sorrise e il cuore si inondò di calore. Guardando dritto davanti a sé lo vide.

S: - Capitano!-

Cap.B.: - Ben arrivata Signora, fatto un buon viaggio?-

H: - Sarah che fai mi chiami capitano ora?- Le chiese divertito.

Fece segno di attendere a Brannet.

S: - No scusami, non parlavo con te. Il Capitano Brannet è venuto a prendermi.-

H: - Il Capitano Brannet? Cos’è nei suoi compiti c’è anche quello di autista?- Chiese seccato.

S: - Capitano sento una nota di gelosia?- Gli chiese divertita.

Brannet la guardò esterrefatto. Mac si accorse della gaffe e gli fece segno con la mano che non si riferiva a lui. “Che situazione” pensò.

H: - Io? Geloso… e di chi di quel sottoposto? Naaahhh- Cercò di darsi un contegno.

Sarah sorrise.

H: - Mi manchi.- Le ripeté.

S: - Anche tu.- sfiorandosi le labbra e ripensando al suo bacio. – ora devo andare.-

H: - Sarah…-

S: - Si Harm?-

H: - Ti amo.-

Le si fermò per un attimo il cuore. Le gote si arrossarono e gli occhi diventarono lucidi. Era così bello sentirglielo dire.

S: - Ciao Harm.- disse in un soffio di voce.

Chiuse la telefonata e guardò dritto negli occhi il Capitano Brannet.

S: - Le avevo detto che non serviva che venisse a prendermi in aeroporto.- Disse severa.

Cap.B: - Si lo so Signora, ma ho preferito venire direttamente io. Lasci che prenda i suoi bagagli.-

Senza aspettare il consenso di Mac, le prese i bagagli e si avviò verso la macchina e a lei non rimase altro che seguirlo.

Brannet aprì la portiera della macchina aspettando che Mac entrasse e poi si mise alla guida.

S: - Mi porti direttamente a casa Capitano.- Disse severa.

Non le piaceva affatto che Brannet era venuto a prenderla all’aeroporto. Gli aveva dato un ordine e lui non l’aveva rispettato. Non aveva neanche potuto parlare liberamente con Harm… oh Harm… quanto le mancava. Si portò una mano al cuore, la strinse a pugno e abbassò la testa. Una lacrima scese e le rigò la guancia. “Mi manchi anche tu Harm” pensò triste.

Brannet la guardava dallo specchietto retrovisore e vedendo la scena gli si strinse il cuore. Quella donna era troppo bella e fantastica per soffrire, doveva fare qualcosa.

Cap.B: - Comandante ha mangiato?- Le chiese ad un tratto.

S: - No Capitano.- Rispose distrattamente.

Cap.B: - Che ne dice se ci fermassimo a mangiare qualcosa, proprio da queste parti c’è un bel ristorante italiano, dove fanno una buonissima pasta.-

Sorrise Sarah. Chissà perché quell’uomo aveva la capacità di capire sempre di cosa avesse bisogno.

Cap.B: - Mi dà il permesso di invitarla a cena Colonnello?-

S: - Permesso accordato, Capitano… grazie.- Disse più a bassa voce.

 

La cena si dimostrò più piacevole del previsto. Conversarono come due vecchi amici per tutto il tempo e Brannet si dimostrò un piacevole conversatore.

S: - Direi che ne sono successe di cose in questi giorni che sono stata lontana dal comando.- Disse ridendo divertita dall’ultimo aneddoto che le aveva raccontato.

Cap.B: - Già.- Disse serio.

“Troppi giorni è stata lontana… stavo impazzendo, ma ora è qui con me” pensò il capitano.

S: - Bene, Capitano vogliamo andare, si è fatto tardi.-

Cap.B: - Si Signora.-

Il Capitano si avviò a pagare il conto, le prese il cappotto e l’aiutò ad indossarlo. Si sfiorarono le mani, il cuore di Brannet si fermò per un attimo, mentre Mac gli sorrise dolcemente non facendo neanche caso a cos’era successo.

Arrivarono agli all’alloggi di Mac.

S: - Grazie Capitano per la sua disponibilità e per la cena.- Gli disse prima di salutarsi.

Cap.B: - E’ stato un piacere Comandante.- Le sorrise.

S: - L’aspetto domani mattina alle 8.00 nel mio ufficiò così mi potrà aggiornare questa volta sui dettagli tecnici..- sorrise – buona notte.-

Cap.B: - Agli ordini Comandante – mettendosi sugli attenti. – Buona notte anche a lei.- Si girò e se ne andò.

Mac guardò l’orologio. “Chissà se è sveglio?” pensò.

Si distese sul letto, guardò la foto che teneva sul comodino, prese il cellulare e compose il numero rimanendo in attesa.

H: - Rabb- Rispose con voce assonnata.

S: - Ciao Harm.- Disse con un tono dolcissimo.

H: - Sarah!- Si svegliò completamente udendo la sua voce.

S: - Ti ho svegliato?- Gli chiese.

H: - Non importa…- sorrise.

S: - Avevo voglia di sentirti.-

H: - Hai fatto bene.-

S: - Mi manchi…- questa volta fu a lei a dirglielo.

H: - Oh Sarah…lo supereremo. Hai cenato?-

S: - Si…- si fermò un attimo indecisa se dirglielo in fondo non aveva niente da nascondere – il Capitano Brannet mi ha invitato a cena in un delizioso ristorantino italiano. È stata una serata piacevole, ho scoperto un lato che non conoscevo di Brannet. Mi stupisce ogni volta. Sai in un certo senso ti assomiglia, avete la stesso sguardo dolce, un abile conversatore, peccato…- e si bloccò.

H: - Peccato?- Le chiese trattenendo il respiro.

S: - Che lui non è te.-

H: - Oh Sarah…l’hai fatto apposta!-

S: - Scusa Harm non ho potuto farne a meno. Già ti vedo che stringi forte il telefono in una mano e l’altra è chiusa a pugno stringendo forte le coperte.-

Harm d’istinto allentò la stretta del cellulare e lasciò andare la coperta che teneva stretta nell’altra mano.

S: - Non dirmi che ho indovinato…- rise divertita.

H: - E’ bello sentirti ridere. Quando finirai questo incarico non ti lascerò più andare.-

S: - Ci conto Capitano.-

H: - Buona notte Sarah.-

“Sarah” ogni volta che pronunciava il suo nome era bellissimo, si sentiva un calore nel cuore.

S: - Buona notte Harm.-

Spense il cellulare, guardò la foto, si sistemò il cuscino e si lasciò andare alla stanchezza della giornata.

 

 

UFFICIO COMANDANTE MACKENZIE

CANADA - TORONTO

Ore 07.00

            

Entrò con passo deciso nell’ufficio. Non era ancora arrivato nessuno. Meglio così, al momento non voleva vedere nessuno. Si diresse verso il suo ufficio e sorpresa vide il sergente Firms che stava riordinando la sua scrivania. Non si era accorto della sua presenza. Mac si fermò in attesa che si accorgesse di lei. Intanto lo osservava. Era completamente concentrato a riordinare gli incartamenti, quando con il gomito fece scivolare giù dalla scrivania uno dei fascicoli.

Serg: - Accidenti!- seccato dall’accaduto.

In quel momento il sergente si accorse che non era solo. Si era piegato per raccogliere i fogli quando vide due bellissime gambe. Alzò lo sguardo che scivolò su tutto il corpo della donna che aveva di fronte fino a quando non si rese conto che era proprio il suo Comandante. Subito si mise sugli attenti.

Serg: - Buongiorno Comandante… scusi non mi ero accorto della sua presenza.- Era arrossito.

S: - Risposo Sergente. Non importa, piuttosto che cosa ci fa qui in ufficio a quest’ora?- Gli chiese cercando di rimanere seria.

Serg: - Volevo mettere apposto tutto prima del suo arrivo, ma lei mi ha preceduto Signora.-

S: - Prenda i fascicoli e mi segua nel mio ufficio.-

Serg: - Si Signora!-

Mac appoggiò la sua valigetta sulla scrivania, scostò la poltrona da essa, e si sedette. Guardò il sergente che era rimasto in piedi sugli attenti, sembrava quasi che non respirasse nemmeno. “Ah marine!” pensò sorridendo tra sé.

S: - Si accomodi pure Firms e mi mostri i casi in sospeso.-

Iniziò a passarle uno ad uno i fascicoli che aveva in mano accennando brevemente di cosa trattavano.

S: - Bene, per il momento basta così. Quando arriva il Capitano Brannet gli dica di venire subito da me.-

Serg.: - Agli ordini comandante.-

S: - Firms cortesemente mi potrebbe portare una tazza di caffè.-

Serg.: - Si Signora… caffè lungo e macchiato con un po’ di cacao e una bustina di zucchero.-

S: - Si grazie.- sorrise sorpresa.

Aveva appena finito di visionare i vari fascicoli che il sergente l’avvisò dell’arrivo di Brennet.

Cap. B.: - Buongiorno Comandate.- Entrò nell’ufficio con un sorriso radioso e mettendosi sugli attenti.

S: - Riposo Capitano.- Gli fece segno di sedersi.

Cap. B: - Grazie Signora.-

S: - Ho visto il lavoro che ha svolto in mia assenza, complimenti. Lo farò presente anche al Generale Drawel.-

Cap.B: - La ringrazio Comandante ma ho cercato solo di sostituirla meglio che potevo.-

S: - Sta mattina Firms mi ha accennato i vari casi che abbiamo in gestione, inizi a darmi i dettagli Capitano.-

Uno ad uno iniziarono a questionare sui vari casi.

S:- Perfetto, per il momento può bastare. Può andare Capitano.-

Cap.B: - Signora se vuole le posso continuare a dare una mano con gli altri casi?- non voleva andare via da lei, voleva godersi la sua compagnia un altro po’.

S: - Capitano non mi ha sentito? Le ho detto che per il momento basta così, non insista.- Gli disse seccata dalla sua invadenza.

Cap.B: - Signora credo che le possa essere d’aiuto e tra l’altro non abbiamo ancora finito di vedere tutti i casi…- obiettò.

S: - Capitano!- alzò la voce – Esca subito dal mio ufficio! Se avrò ancora bisogno di lei sarà mia premura farglielo sapere!- Lo guardò dritto negli occhi furente.

Cap.B: - Si Signora!- Mettendosi sugli attenti. Si girò su stesso e uscì dall’ufficio.

Incrociò lo sguardo del Sergente Firms.

Cap.B.: - Firms fammi il piacere di non dire niente!- Lo ammonì prima che gli potesse dire qualcosa.

 

UFFICIO

CAPITANO BRANNET

 

Cap.M: - Hei Brannet che hai combinato per far infuriare in questo modo il Comandante?-

Cap.B: - Mallory fatti gli affari tuoi.- Lo aggredì.

Cap.M: - Matt Brannet mi vuoi dire una buona volta che cosa ti sta succedendo? Due settimane fa avevi l’aria di un cane bastonato, ieri, invece, dispensavi sorrisi a chiunque, e oggi… beh… lasciatelo dire, amico mio, sei proprio cotto!-

Brannet lo guardò stupito.

Cap.B: - Josh ma che dici? È un mio superiore!-

Cap.M: - Si ma è anche una bella donna e oltretutto in gamba, oltre a essere un ottimo marine.-

Cap.B: - Già.- sospirò.

Cap.M: - Ahi siamo messi proprio male… toglitela dalla testa anche perché il suo mandato dura ancora 5 mesi.-

Cap.B: - Questo non è detto… parlando con il Generale mi ha accennato che forse il Colonnello Branks rimarrà ancora un anno lontano dal comando e pertanto il Ten. Colonnello Mackenzie molto probabilmente verrà scelta per continuarlo a sostituire.- Sorrise a questa probabile realtà.

Cap.M: - Finirai solo per farti del male. Lasciala perdere amico mio.-

Bussarono alla porta.

Serg.: - Signori il Comandante vi vuole tutti alle 12.00 in sala riunioni.-

Cap.B: - Grazie Firms.-

 

 

UFFICIO GENERALE DRAWEL

CANADA – TORONTO

Ore 11.00

 

Serg.: - Signore c’è il Colonnello Mackenzie.-

G: - La faccia passare Sergente.-

Mac entrò nell’ufficio e si mise sugli attenti.

G:- Colonnello Mackenzie finalmente è tornata ai suoi doveri.-

S: - Si Generale, sono rientrata oggi. Mi dispiace per l’assenza ma questioni personali...-

G: - Riposo… si accomodi…- le indicò la poltrona non lasciandole terminare la frase - …Lasci stare le scuse, per questa volta ho chiuso un occhio, o meglio AJ mi ha convinto a farlo.-

S: - Non si preoccupi Generale non succederà più fino a quando sarò al comando.-

G: - Bene proprio di questo le volevo parlare. Il Colonnello Branks sarà ancora impegnato con la sua missione per un altro po’ di tempo pertanto il suo incarico è stato rinnovato per un anno. Congratulazioni Colonnello.-

Sarah sentendo il tempo dell’incarico si sentì mancare.

G: - Colonnello non mi dica che non se lo aspettava? Senz’altro AJ glielo deve aver accennato.-

S: - Vede Generale io pensavo di terminare i cinque mesi e…- ma Drawel la fermò con la mano.

G: - Non dica altro Colonnello. Fino ad ora ha fatto un ottimo lavoro e non ho nessuna intenzione di cercare un altro sostituito. Lei rimane al comando e non si discute!- assumendo un tono severo.

S: - Si Signore.- Riuscì a dire debolmente.

G: - Non c’è bisogno che le dica che sicuramente quando il Colonnello Branks ritornerà al comando per lei ci saranno delle ottime possibilità di carriera.-

S: - Ne sono felice Generale.- Cercò di essere felice.

Mac era incredula. Un anno e cinque mesi da passare lontano da Harm. Ce l’avrebbero fatta a stare per così tanto tempo lontani l’uno dall’altro?

Drawel le diede gli ultimi aggiornamenti e le nuove disposizioni e poi la congedò.

 

Ritornò alla macchina. L’autista le aprì lo sportello ma lei rimase ferma.

S: - Vada pure a prendersi un caffè Sergente, ci vediamo qui fra un’ora, devo sbrigare delle cose prima di rientrare in ufficio.-

Serg: - Agli ordini Signora.- Si mise sugli attenti, chiuse la macchina e si congedò.

Mac iniziò a passeggiare. Ad un tratto si fermò e si ricordò della riunione.

“Accidenti me ne sono dimenticata”. Prese il cellulare e chiamò in ufficio.

S: - Firms avvisi tutti gli ufficiali che la riunione è stata rinviata nel pomeriggio.-

Serg.: - Si Signora. A che ora devo dire?-

S: - Alle 15.00 in sala riunione.- Chiuse la telefonata.

Si sedette su una panchina li vicino. Compose il numero e attese.

H: - Rabb.- silenzio.

Riattaccò, non era ancora pronta. Non era più sicura che potesse funzionare, quasi due anni da passare lontano l’uno dall’altro con un rapporto appena iniziato.

Le squillò il cellulare.

S: - Mackenzie.-

H: - Mac perché non hai detto niente.-

S: - Scusa Harm non so che cosa mi ha preso.-

H: - Tutto bene?- Le chiese preoccupato.

S: - Si…no…non lo so.-

H: - Cosa c’è Sarah?-

S: - Harm ho appena finito di parlare con il Generale Drawel eh…-

H: - …eh?-

S: - un anno…-

H: - un anno?- Le chiese… ma la risposta l’aveva già intuita.

S: - Si Harm l’incarico mi è stato rinnovato per un altro anno, dopo questi cinque mesi che mi rimangono…- silenzio, sospirò e continuò – io non credo che possa continuare… è meglio che lasciamo le cose così come stanno, mi dispiace Harm.- Chiuse la telefonata prima che potesse sentirla piangere.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO CAP. RABB

 

H: Sarah!... pronto... pronto Sarah!!... maledizione.-

“Non può finire così!” pensò distrutto.

Provò a richiamarla ma il telefonò era spento. “Non mi puoi allontanare così da te, io e te ci apparteniamo!” pensò pronto a combattere.

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

 

H: - Ammiraglio le posso parlare?- Gli chiese entrando nel suo ufficio.

A: - Si accomodi Capitano, l’ascolto.-

H: - Mi ha appena telefonato il Colonnello Mackenzie e mi ha riferito che il suo incarico è stato rinnovato per un altro anno.-

A: - Il Generale Drawel non ha perso tempo.- disse massaggiandosi il mento.

H: - Come?... Ammiraglio lei lo sapeva e non ha fatto niente per riportare al Jag il Colonnello?-

Chegwidden lo guardò sorpreso.

A: - Capitano cosa vuole che faccia. Le disposizioni erano e sono queste. Il Colonnello Mackenzie sapeva benissimo fin dal principio che il suo incarico avrebbe potuto rinnovarsi di volta in volta. Mi dispiace ma non posso e non ho intenzioni, per ora, di fare niente.- disse severo.

H: - Ammiraglio?!?- quasi urlò sorpreso dalle parole dell’ufficiale, alzandosi in piedi.

A:- Capitano l’ha smetta! E si rimetta a sedere.- Gli ordinò.

H: - Si Signore!- Disse a denti stretti.

A: - Capitano, dato che è già qua, le affido il caso del Tenente Storms è stato accusato di aver lasciato il proprio posto di lavoro e quindi di insubordinazione.-

H: - Si Signore! – prese in mano il fascicolo che gli porgeva Chegwidden e lesse la destinazione.

H: - Sede distaccata Jag – Toronto.-

A: - Guardi che coincidenza, bene almeno potrà contare su un aiuto valido come quello del Colonnello Mackenzie. Prima di partire dovrà occuparsi di alcuni casi. Ho fissato la sua partenza fra tre giorni.- Gli disse sorridendo.- Può andare Tiner le darà le ulteriori informazioni.- continuò noncurante.

H: - Grazie Ammiraglio.- Sorrise felice, si congedò.

AJ guardò chiudersi la porta del suo ufficio. Pensò tra sé. “Lo so che per questo compito da visore andava benissimo anche il Tenente Roberts ma mi sento un po’ in colpa verso Rabb… non avrei mai creduto che quel volpone di Drawel mi soffiasse il Colonnello da sotto il naso”.

Si massaggiò il mento e si distese sullo schienale della poltrona “comunque è tutto da vedere”, sorrise rimettendosi al lavoro.

 

SALA RIUNIONI – JAG

TORONTO

Ore 15.00

 

Cap.B: - Attenti!-

S: - Riposo.- Si sedette.

Incrociò le mani tenendo la testa bassa cercando di cacciare indietro quello che le era appena successo.

Tutti gli ufficiali si guardavano sorpresi dalla reazione del loro comandante in attesa di un suo cenno. Mac respirò profondamente, la decisione era stata presa, aveva detto addio ad Harm e ormai non poteva fare più niente. In fin dei conti con i “se” e i “ma” non poteva continuare la sua vita.

Prese i fogli in mano e guardò i suoi sottoposti.

S: - Signori vi comunico che il Colonnello Branks sarà impegnato nella missione che gli hanno affidato per un altro anno, pertanto rimarrò al comando ancora per un bel po’. Mi dispiace di aver deluso con questa notizia quelli che aspettavano il rientro del Colonnello Branks ma sono disponibile a discutere in questa sede su ogni obiezione in merito.- Li guardò severa.

Cap.B: - Comandante se posso permettermi, parlo a nome anche degli altri, siamo felici che rimanga. Certo è stato un inizio difficile ma ora, e su questo siamo tutti d’accordo, la riteniamo un degno sostituto del Colonnello.-

Mac rimase senza parole, ma cercò di tenere un contegno.

Cap.M: - Si Signora, il Capitano Brannet non poteva riassumere meglio il nostro pensiero.-

S: - Bene Signori, l’importante è capirsi. Ora vi consegno i casi. Cap. Brannet lei seguirà il caso del Tenente Storms sarà affiancato da un visore del Jag che arriverà fra tre giorni lei intanto inizi ad avviare le procedure sul caso, sarete la difesa, mentre lei Capitano Mallory sarà l’accusa…-

Mac continuò a disporre gli altri casi come un’autonoma. Non vedeva l’ora di finire e richiudersi dentro il suo ufficio.

S: - Per ora è tutto, potete andare.-

Gli ufficiali si congedarono uno ad uno e Mac rimase da sola nella sala con i suoi pensieri.

“Che cosa succederà ora, che ne sarà di noi… lasciarti andare via dal mio cuore sarà la parte più difficile che dovrò affrontare… oh Harm” sospirò e tristemente si diresse verso il suo ufficio.

 

UFFICIO

CAPITANO BRANNET

 

Cap.M: - Matt tu che ne pensi?-

Cap.B: - Josh a cosa ti riferisci…- aveva scorto Mac ritornare nel suo ufficio.

Cap.M: - Ma al comandante… non ti sembra strana? è quasi apatica. Come se la notizia della continuazione del suo incarico non l’avesse presa bene.-

Cap.B: - Si in effetti non aveva la stessa grinta di sempre. Ti ricordi quando ci ha fronteggiato i primi giorni? I suoi occhi erano pieni di scintille ma ora… le devo parlare.-

Cap.M: - Brannet non credo che sia il caso…Matt!!- Ma non ascoltò l’amico e uscì dal suo ufficio.

 

 

UFFICIO COMANDANTE

COLONELLO MACKENZIE

 

Cap.B: - Firms devo vedere il comandante.-

Serg.: - Capitano non credo che sia il momento.- cercò di fermarlo.

Cap.B: - Sergente le ho detto che devo vedere il Colonnello!- Disse più autoritario.

Serg.: - Signora c’è il Capitano Brannet che vuole parlare con lei.- Le chiese rassegnato.

S: - Lo faccia entrare Firms.-

Mac era in piedi vicino alla finestra e guardava fuori. Il Capitano entrò e si mise sugli attenti.

S: - C’è qualche problema Capitano?- Gli chiese senza neanche voltarsi.

Cap.B: - No Signora.-

S: - Allora perché è venuto a disturbarmi?- Gli chiese seccata.

In quel momento voleva soltanto essere lasciata in pace, non voleva pensare, non voleva parlare, voleva solo rimanere sola.

Cap.B: - Comandante posso parlare liberamente?-

S: - Anche se glielo negassi lei lo farebbe lo stesso, allora perché me lo chiede.- Disse infastidita dalla sua insistenza.

Cap.B: - Colonnello volevo chiedere se va tutto bene? Se posso fare qualcosa, vede ho notato che lei…-

Mac si girò di scatto innervosita dall’invadenza delle parole di Brannet e lo incenerì con lo sguardo azzittendolo.

S: - Capitano glielo ripeto per l’ultima volta, non si intrometta più nei miei affari!- disse alterata alzando il tono della voce

Cap.B: - Comandante voglio esserle solo d’aiuto…- cercò di giustificarsi.

S: - Capitano sono stufa del suo comportamento…esca subito dal mio ufficio!!- gli ordinò cercando di tenere il controllo.

Cap.B: - Signora io…- cercò di obiettare.

S: - Immediatamente!!!!!- Gridò stendendo il braccio e indicandogli con il dito l’uscita.

Il sergente Firms sentendo le grida di Mac aprì la porta dell’ufficio turbato era la prima volta che la sentiva urlare in quel modo.

Serg.: - Signora tutto bene?- chiese preoccupato.

S: - Fuori dal mio ufficio tutti e due è un ordine, sono stata chiara!!!- Gridò avvicinandosi alla porta e facendogli segno di uscire

I due uomini si misero sugli attenti e uscirono dall’ufficio come cani bastonati.

Mac per tutta risposta sbattè la porta del suo ufficio con tutta la rabbia che aveva.

Fuori dall’ufficio tutti si erano fermati sentendo le grida di Mac e il rumore della porta. Vedendo il Capitano uscire capirono che come al solito Brannet l’aveva fatta infuriare e questa volta ci era riuscito alla grande.

Il Capitano Mallory si avvicinò al collega.

Cap.M: - Io te l’avevo detto che non era il momento, ma tu sei un testone e ti sei preso una bella lavata di capo, che cosa le hai fatto per farla arrabbiare in quel modo?- Gli chiese cercando a stento di trattenere un sorriso.

Brannet con il gesto della mano lo mandò al diavolo e si chiuse nel suo ufficio.

Tutti si erano fermati a guardare la scena e una volta che anche il Capitano Brannet aveva sbattuto la porta del suo ufficio ripresero a lavorare scambiandosi sorriseti divertiti.

Mac era rimasta in piedi a fissare la porta del suo ufficio. Aveva perso le staffe, non era riuscita a mantenere il controllo. Brannet con il suo modo di cavaliere servente la innervosiva e fin troppo le ricordava Harm. Respirò profondamente. Si sedette sulla sua poltrona, chiuse gli occhi ma non riuscì ad impedirsi di piangere.

Il dolore che aveva dentro era troppo forte. Rinunciare all’amore per Harm era stato difficile e forse non l’avrebbe mai sopportato, ma era sicura che tutto quel tempo lontani il loro sentimento non sarebbe sopravvissuto.

Non poteva tornare indietro, non poteva rinunciare all’incarico, non poteva più farci niente. La decisione era stata presa, doveva solo accertarla e andare avanti.

Passò tutto il resto del pomeriggio chiusa nel suo ufficio. Aveva dato l’ordine al Sergente di non essere disturbata e dopo quello che era accaduto nel primo pomeriggio nessuno più osò disturbarla.

Era tardi, era ferma nella stessa posizione del pomeriggio. Non aveva toccato niente, neanche una pratica. La sua mente era rimasta vuota.

Bussarono alla porta.

S: - Avanti.- rispose senza animo.

Serg.:- Comandante, se non ha bisogno di me io andrei a casa.-

S: - Vada pure Sergente.- gli ordinò noncurante

Serg.: - Grazie Signora, le auguro una buona serata.- Si sforzò di sorridere

Mac accennò un sorriso.

Dopo mezz’ora si rese conto che la situazione non sarebbe cambiata anche se fosse rimasta in ufficio. Prese la sua valigetta, il cappotto e uscì dall’ufficio.

L’ufficio era deserto. Solo una luce veniva dall’ufficio del Capitano Brannet.

“Possibile che sia ancora al lavoro? Avrà sicuramente lasciato la luce accesa.” Si diresse verso l’ufficio per spegnere la luce e con sua grossa sorpresa lo trovò seduto alla scrivania concentrato a leggere i fogli che aveva in mano.

S: - Capitano, ancora in ufficio?- Gli chiese rimanendo sulla soglia della porta.

Cap.B: - Signora!- Disse sorpreso alzandosi e mettendosi sugli attenti.- … non mi sono accorto che si è fatto così tardi, ero talmente concentrato sul caso che mi ha affidato che le ore mi sono volate e poi…-

S: - E poi… dopo la lavata di capo che ha ricevuto oggi non voleva vedere nessuno.- Gli disse sorridendo terminando la sua frase.

Cap.B: - Oh no.. ormai ci sono abituato, tutti qui in ufficio mi chiamano la “mina”.- Disse soprappensiero.

S: - La “mina”?- Chiese meravigliata.

Cap.B: - Beh si… tutti sanno che ogni volta che entro nel suo ufficio la faccio esplodere... proprio come una “mina”.- Sorrise abbassando lo sguardo imbarazzato.

Mac rise di gusto.

S: - Capitano lei non finirà mai di stupirmi. Vada a casa, sicuramente la stanno aspettando- Gli disse in tono più dolce.

Quella risata le aveva fatta bene, l’aveva alleggerita da un po’ della sua tristezza.

Cap.B: - Beh in verità non ho nessuno e…-

S: - E?- Gli chiese alzando un sopracciglio.

Cap.B: - Mi farebbe molto piacere se accettasse di cenare con me.- Le chiese guardandola dritta negli occhi.

Mac abbassò lo sguardo, scosse la testa e sorrise.

S: - Capitano che cosa devo fare con lei?...e vada per la cena.-

Brannet prese il cappotto e la valigetta e si diressero entrambi all’ascensore.

 

Avevano deciso di prendere un panino e mangiarlo nel parco lì vicino. C’era un’atmosfera strana tra loro. Parlarono per lo più di lavoro rimanendo sempre sul piano professionale fino a quando non avendo più niente da dire calò il silenzio tra loro.

Cap.B: - Lei non è felice di rimanere al comando per un altro anno, vero Comandante?- Le chiese d’un tratto.

Mac sentendo quella domanda si irrigidì.

S: - Che cosa sta dicendo Capitano, certo che sono contenta della possibilità che mi è stata data!- Rispose cercando di mettere chiarezza nella sua testa.

Cap.B: - Allora che cos’ha? I suoi occhi sono tristi, ha perso la sua luce battagliera.-

S: - Capitano…- respirò rassegnata – come le ho detto oggi non si deve intromettere nelle mie questioni personali… - lo guardò dritto negli occhi – ma visto che non lo capisce mi rassegno ad imporglielo. Per una volta per tutte…- respirò – ho dovuto fare una scelta personale che senza questo incarico non avrei preso, ma visto che ho degli obblighi e doveri perché indosso questa divisa non ho potuto fare diversamente e ho messo al primo posto la carriera. Non posso vivere tra cielo e terra e così ho scelto la terra.- si fermò cercando di trattenere le lacrime - …Non è facile niente per me in questo momento pertanto le chiedo Capitano di smetterla di preoccuparsi di me. Non ce n’è bisogno. Siamo intesi?- Lo guardò dritto negli occhi.

Brannet istintivamente appoggiò le mani sulle sue e la guardò intensamente.

Cap.B: - Non le prometto che riuscirò a rispettare gli ordini, mi è impossibile non preoccuparmi per lei...ma cercherò.- Le sorrise.

Mac fece scivolare le mani dalle sue, si alzò in piedi. Brannet si alzò anche lui e le appoggiò una mano sulla spalla.

Cap.B: - Colonnello io…-

S: - Grazie Capitano.- Gli appoggiò la mano sulla sua e dopo qualche istante gliela levò dalla sua spalla. – le auguro buona serata.- Senza voltarsi, iniziò a camminare verso la sua macchina. Aveva gli occhi lucidi e non voleva assolutamente che Brannet la vedesse in quello stato.

 

 

ALLOGGIO COLONNELLO MACKENZIE

TORONTO

 

Era seduta sul letto. Fissava la fotografia che aveva sul comodino. Non era riuscita a toglierla, quella no, sarebbe rimasta lì ancora per un po’. Si distese sul letto e strinse a se la foto. “Oh Harm” una lacrima scese dai suoi occhi. Si rannicchiò e alla fine cedette al sonno.

 

 

APPARTAMENTO HARM

WASHINGTON

 

Era seduto sul letto. Fissava la fotografia che aveva sul comodino. Erano così felici. Come aveva potuto Sarah non credere più in lui, in loro. Il tempo non poteva dividerli, e non poteva cancellare quello che provavano l’uno per l’altro. Altri due giorni e poi sarebbe andato da lei. Non poteva lasciarla andare via così. Accarezzò la foto, la guardò ancora un attimo e poi si distese. Rimase a guardare il soffitto “Oh Sarah”. Chiuse gli occhi e cercò di dormire.

 

 

UFFICIO COMANDANTE

COLONELLO MACKENZIE

 

Mac anche quella mattina si era alzata presto, e dopo una corsa nel parco lì vicino, era andata in ufficio. Si sentiva più serena. Forse, l’aver parlato con il Capitano Brannet le aveva reso più facile accettare la sua decisione.

Come al solito trovò già alla sua scrivania il sergente.

S: - Sergente mattiniero come sempre.- Gli disse.

Serg.: - Buongiorno Signora.- mettendosi sugli attenti – questa è la posta.- le porse i documenti.

S: - Grazie Firms…- entrò nel suo ufficio, appoggiò la valigetta sulla scrivania, dando distrattamente un occhiata alla posta - …Sergente per cortesia mi porta il caffè…- Gli chiese girandosi ma se lo ritrovò di fronte.

Serg.: - Ecco Signora, glielo già preparato.- E le perso la tazza.

Mac rimase colpita dall’efficienza del suo sottoposto.

S: - Sergente sono sorpresa. Grazie. Mi sa che non riuscirò a fare a meno di lei se continua così.- Gli sorrise.

Serg.: - Grazie Signora, il mio compito è quello di assisterla meglio che posso, essere attento ad ogni piccola cosa che la riguardi. Ci tengo che il mio comandante sia sereno e libero da ogni preoccupazione.-

S: - E quei fiori?- Chiese accorgendosi del vaso di fiori sul tavolino.

Serg.: - Da parte di tutto l’ufficio come congratulazione per la sua conferma dell’incarico.-

Mac sorrise. Tutto l’ufficio aveva deciso di prendersi cura di lei. Era soddisfatta e felice, si sentiva quasi al Jag.

S: - Grazie… vada pure Sergente.-

Iniziò a visionare la corrispondenza.

“Oh guarda…oggi è la giornata delle belle notizie” pensò leggendo la lettera.

S: - Sergente venga nel mio ufficio e chiami anche il Capitano Mallory.-

Diede disposizioni a Firms e a Mallory e poi uscirono entrambi dall’ufficio.

Cap.M.: - Attenti!- Tutti si fermarono in ufficio e si misero sugli attenti.

S: - Capitano Brannet venga qui.- Disse assumendo un tono serio.

Tutti si guardarono domandandosi che cosa avesse combinato il Capitano questa volta da riprenderlo davanti a tutti.

S: - Capitano Mallory proceda, tolga i gradi da Capitano a Brannet.-

Mallory si avvicinò al collega stupito e gli tolse i gradi.

S: - Sergente mi dia i gradi. Brannet sono felice di nominarla Maggiore.-

Dicendo questo gli appuntò i gradi sulla divisa.

S: - Congratulazioni Maggiore Brannet.- Gli strinse la mano.

Magg.B: - Grazie Signora.- visibilmente commosso.

Ci fu un applauso generale e uno ad uno si congratularono con Brannet.

S:- Bene tutti al lavoro ora.- e si rifugiò nel suo ufficio.

 

I giorni passarono tranquillamente anche se come al solito non passava tempo che Brannet non riuscisse a far infuriare Mac.

Dopo l’ennesima rimprovero il Capitano Mallory entrò nell’ufficio del collega.

Cap.M: - Maggiore posso?-

Magg.B: - Certo Josh entra pure. Mi fa ancora un certo effetto essere chiamato Maggiore.- sorrise.

Cap.M: - Avevo una curiosità da chiederle.-

Magg.B: - Dimmi pure.- Gli fece cenno di sedersi.

Cap.M: - Signore non capisco che gusto ci prova a far arrabbiare ogni volta il Comandante.- Chiese sorridendo.

Magg.B: - Che ci vuoi fa, le faccio questo effetto. Non so come ci riesco ma ogni volta succede sempre che dalla parte della ragione finisco in quella del torto. Lo devo ammettere il Colonnello ha la capacità di cambiare le carte in tavola. Sarà per questo che mi piace.- Disse inconsciamente, fermandosi accorto dell’errore si corresse subito – si intendevo come comandante.-

Cap.M.: - Certo Signore.- Sorrise e uscì dal suo ufficio.

Ten.M: - Signore dobbiamo andare a prendere il visore del Jag all’aeroporto.-

Magg.B: - Giusto Tenente, me ne ero dimenticato. Andiamo a prendere questo Capitano.- Disse con ironia – sono proprio curioso di vedere che faccia ha.-

 

 

AEROPORTO

TORONTO

Ore 11.35

 

“Finalmente sono arrivato” pensò Harm scendendo dall’aereo.

Si diresse verso l’uscita. Dopo qualche attimo gli si avvicinarono due marine.

Magg.B: - Sono il Maggiore Matt Brannet, collaboreremo insieme a questo caso Signore.-

H: - Piacere Maggiore, sono il Capitano di Corvetta Harmon Rabb.-

Magg.B: - Questo è il Tenente Martins collaborerà con noi al caso.-

Ten.M: - Spero che ha fatto buon viaggio Capitano.- Gli chiese.

“Allora è questo Brannet… come fa dire Mac che mi assomiglia, mah” pensò guardando l’uomo che aveva davanti.

H: - Si grazie Tenente.- Gli sorrise.

Magg.B: - Se vuole seguirci l’accompagno dal Comandante.-

Si avviarono alla macchina.

 

H:- Allora Maggiore ha già iniziato a fare indagini?-

Magg.B: - Si Signore. Ho scoperto delle cose interessanti le mostrerò tutta la documentazione una volta arrivati in ufficio.-

H:- Avrei un po’ di fame perché non mi porta a mangiare?- chiese distrattamente mentre lasciava vagare il suo sguardo fuori dal finestrino dell’auto.

Magg.B: - Capitano il Comandante mi ha detto che appena fosse arrivato di portarlo da lei.-

H: - Su Maggiore, in fondo sarebbe solo una piccola deviazione.- continuò girando il capo verso il marine.

Magg.B.: - Va bene, come preferisce Capitano.- si arrese.

 

Si fermarono a mangiare in una piccola trattoria vicino alla base. Entrarono subito in sintonia, sembravano due vecchi amici, perlomeno era quella l’impressione che davano i due uomini a chi li osservava.

H: - Allora Brannet che tipo è questo Colonnello?- Gli chiese una volta terminato la sua insalata, guardandolo distrattamente, almeno così gli voleva far credere, come se la sua domanda fosse un modo come un altro per fare conversazione, ma osservando bene ogni espressione del viso.

Magg.B: - E’ un ottimo marine, un ottimo Comandante… e…- si fermò sorridendo.

H: -  E?- Gli chiese alzando un sopracciglio iniziando ad innervosirsi.

Magg.B: - e anche una bella donna che devo dire non guasta, giusto Signore?- Gli chiese ignaro di tutto.

H: - Certo…- rispose asciutto – e lei ne è innamorato.- lo guardò dritto negli occhi.

Magg.B: - Capitano non fraintenda…- cercò di deglutire il pezzo di panino che aveva messo in bocca prendendo tempo facendogli segno di no con la mano – in fin dei conti credo che in ufficio siano un po’ tutti innamorati del Colonnello. È una donna straordinaria, ha una dolcezza infinita oltre ad essere un ottimo marine e questo significa che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno…- sorrise ripensando a tutte le volte che lo riprendeva quando si faceva trasportare più dal suo cuore che dalla ragione.

Brannet accortosi dalla confidenza guardò fisso negli occhi il Capitano.

Magg.B: - Scusi Signore mi sono lasciato trasportare dalla stima che provo per il Colonnello Mackenzie.-

H: - Non si preoccupi Maggiore, rimarrà tra noi, ma se vuole un consiglio, se la tolga dalla testa.- Gli disse con tono tagliente, si alzò e si diresse verso la macchina.

Brannet rimase stupito dalla reazione dell’ufficiale.

 

 

UFFICIO JAG

TORONTO

 

Il Maggiore e il Capitano erano appena entrati nel palazzo del jag, quando Harm ricevette una telefonata.

H: - Vada pure avanti Maggiore io la raggiungo tra poco.- rispose al telefono – Rabb… Ammiraglio, si sono appena arrivato in ufficio, certo porgerò i suoi saluti al Colonnello… grazie…la terrò informato.-

Salì le scale, ed era appena arrivato al piano, che sentì la voce inequivocabile di Mac che richiamava il Maggiore.

S: - Maggiore Brannet immediatamente nel mio ufficio!- Disse furente con tono alterato.

Brannet entrò nell’ufficio del Comandante già pronto a ricevere l’ennesima lavata di capo.

S: - Si può sapere dov’era finito? Doveva essere qui in ufficio alle 12.00 e sono le 14.37 e per di più non era rintracciabile!- Urlò furente.

Magg.B: - Signora… vede…- ma non finì di parlare perché venne interrotto dal Capitano.

H: - Sei sempre la solita svizzera!- Cercò di rimediare entrando nel suo ufficio con il cuore che gli scoppiava nel petto.

Mac si bloccò nel sentire la sua voce e nel vederlo lì di fronte a lei. Non si aspettava di trovarselo di fronte. Aveva immaginato che Chegwidden avrebbe mandato Bud e non lui.

“Harm” gridò nella sua mente. Il cuore le si fermò per un attimo a quel nome e le mancò il respiro. Rimasero in silenzio a guardarsi, nessuno dei due riusciva a parlare.

H: - Mac mi dispiace…- tentò di dire qualcosa -… non è colpa del Maggiore Brannet, ho insistito io a portarmi a mangiare un panino.- Le disse sfoderando uno dei suoi sorrisi cercando di riprendere il controllo della sua mente e soprattutto frenando l’istinto di prenderla fra le sue braccia e baciarla all’infinito.

Mac sentì le gambe cedere e si sedette.

“Mac? Ma allora si conoscono?” Si chiese Brannet sentendo il tono confidenziale del Capitano.

S:- Maggiore quali erano le mie disposizioni?- Gli chiese rivolgendosi a Brannet ignorando quello che aveva detto Harm.

Magg.B: - Di portare il visore del jag nel suo ufficio appena atterrato, Signora.- Rispose mettendosi ancora di più sugli attenti.

S: - L’ha fatto?- Chiese ancora più severa.

Magg.B: - Ho cercato Signora.- stava iniziando a sudare freddo.- ma il Capitano Rabb ha insistito per andare a pranzo.- si giustificò.

Mac si alzò e andò di fronte a Brannet e lo guardò dritto negli occhi.

S: - Maggiore per questa volta gliela faccio passare, ma veda che non capiti più, intesi?- disse scandendo bene le parole con tono duro.

Magg.B: - Si Signora!- si sentì gelare il sangue dallo sguardo che Mac gli aveva rivolto.

S: - Capitano con lei parlerò dopo, ora non ho tempo. Per ora è tutto potete andare.- Disse mentre andava a sedersi alla scrivania.

H: - Mac ma sono appena arrivato, non mi puoi dedicare due minuti?- Cercò di protestare sorpreso dai suoi ordini.

Brannet si girò verso il Capitano, e poi guardò il Colonnello. Non riusciva a capire che rapporto c’era tra quei due.

S:- Maggiore lei vada pure!- Gli disse guardandolo con rabbia -…mentre lei Capitano resti.- Disse distrattamente facendo finta di controllare le carte che aveva sulla scrivania.

Anche se di controvoglia Brannet lasciò l’ufficio.

H: - Mac…- Cercò di attirare la sua attenzione una volta che il Maggiore chiuse la porta.

S: - Capitano…- disse asciutta alzando lo sguardo e guardandolo dritto negli occhi -… non si permetta mai più di mancarmi di rispetto davanti ai miei sottoposti. Qui sono il Comandante, è questo vale anche per lei, ha capito?- Gli lanciò uno sguardo di fuoco.

H: - Si Signora!- Si mise sugli attenti.- Colonnello con il dovuto rispetto, non può trattarmi così…- fece una pausa - …sono venuto qui per te!- ritornando al confidenziale.

Mac appoggiò nervosamente la penna che teneva in mano sulla scrivania e premette il pulsante dell’interfono.

S:- Firms venga nel mio ufficio.- Lo guardò dritto senza rispondere.

Il Sergente entrò nell’ufficio con un’espressione seria sul volto intuendo quello che stava succedendo nell’ufficio ascoltando il tono di voce di Mac.

S: - Sergente accompagni il Capitano Rabb nell’ufficio del Maggiore Brannet.- poi rivolgendosi ad Harm – Capitano aspetto un rapporto preliminare per questa sera. È tutto può andare.-

H: - Colonnello ma non ha sentito quello che le ho detto?- Cercò di desistere.

Mac lo guardò severamente fulminandolo con lo sguardo.

S: -  Capitano può andare, esca dal mio ufficio!- Gli disse ferma alzando la voce.

Firms come per proteggerla si mise in mezzo di fronte ad Harm.

Serg:- Mi segua Capitano.- lo invitò.

Vedendo lo sguardo deciso del sottoufficiale non gli rimase altro che uscire dall’ufficio.

 

Si lasciò andare sulla poltrona. È possibile che doveva essere proprio lui il visore del jag. Sorrise sentendo il calore che aveva nel cuore. “Oh Harm!” pensò triste.

Perché non l’aveva chiamata, non le aveva detto che sarebbe venuto lì da lei, perché Chegwidden le aveva fatto uno scherzo simile, “perché?” rimbombò come un’esplosione quella parola nella sua testa.

Prese gli ultimi incartamenti, li mise nella sua valigetta e uscì dal suo ufficio.

Il resto della giornata passò tranquillamente anche perché approfittando degli impegni con il Generale rimase fuori dall’ufficio per il resto del pomeriggio.

 

Brannet e Harm erano usciti a fare le loro indagini. In macchina ad un certo punto Brannet gli chiese.

Magg.B: - Capitano scusi se mi permetto, ma lei e il Colonnello Mackenzie vi conoscete?-

H: - Si Maggiore, io e il Colonnello lavoriamo al jag insieme oltre ad essere amici da molto tempo.-

Magg.B: - Voleva dire lavoravate…perché ora è qui come Comandante.- precisò volontariamente.

H: - Si ma temporaneamente.- rispose irritato dall’osservazione del marine.

Magg.B: - Non credo…gira voce che il Colonnello Branks voglia lasciare il suo posto finita la missione.- Lo guardò sorridendo assumendo un tono vittorioso.

H: - Non si illuda Maggiore, sarà temporaneo. Accetti il consiglio che le ho dato oggi a pranzo, mi dia retta...- lasciò la fresa sospesa cercando di sorridere e tenendo a freno la voglia di spaccargli la faccia.

 

Ritornarono in ufficio e come qualche ora prima Mac li trattò freddamente.

S: - Bene, signori procedete pure. Cercate di risolvere la questione il prima possibile. Maggiore prima di andare a casa passi nel mio ufficio che le devo parlare.-

Lasciò i due uomini a fronteggiarsi e si diresse nel suo ufficio.

Magg.B: - Le auguro una buona serata Capitano, mi scusi ma ora il Comandante mi attende.- Gli sorrise vittorioso.

Si congedò e andò nell’ufficio di Mac.

Harm strinse i pugni, aveva una gran voglia di toglierli quell’aria strafottente dalla faccia.

“Stalle lontana Brannet altrimenti dovrai fare i conti con me!” pensò guardandolo uscire dall’ufficio.

 

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONELLO MACKENZIE

Ore 19.00

 

S: - Entri pure Maggiore, si sedia.-

Magg.B:- Grazie Signora.-

S: - Come si trova con il Capitano Rabb?- Gli chiese dopo averlo fissato un attimo.

Magg.B: - Bene anche se…- si fermò incerto se continuare.

S: - Anche se è troppo sicuro di sé.- continuò terminando la sua frase -…Si lo so fa questa impressione.- si bloccò un attimo vedendo l’espressione di Brannet – non si meravigli, conosco molto bene il Capitano Rabb. Le avrà sicuramente detto che abbiamo lavorato insieme al jag.-

Magg.B.- In verità il Capitano non ha usato il tempo passato ma il presente e considera il suo incarico solo temporaneo.- disse con astio a denti stretti.

S: - Noto con piacere che andate d’accordo- osservò ironica.

Ci avrebbe scommesso che Harm non sarebbe andato a genio a Brannet, erano troppo simili.

Magg.B:- Colonnello non si preoccupi questa “simpatia” la terrò per me, e la lascerò fuori dal caso.- La rassicurò.

S: - Me lo auguro Maggiore…- trafficando vicino al computer – ma che cosa gli prende oggi a questo benedetto pc.-

Magg.B: - Problemi signora?-

S:- Non riesco ad accedere ad alcuni file.-

Magg.B: - Mi permette che do un’occhiata, sta mattina mi è capitata la medesima cosa.- si avvicinò a Mac e iniziò a controllare i file.- Ecco fatto! Tutto risolto, ora non dovrebbe avere più problemi.- Si girò a guardarla e si ritrovò vicino, tremendamente vicino, al suo viso.

S: - Maggiore qualsiasi cosa le stia passando per la mente se la dimentichi.-

Sentendo quelle parole Brannet si allontanò da lei.

Magg.B: - Scusi Comandante, non era mia intenzione mancarle di rispetto.-

S: - Farò finta che non sia successo niente. Può andare. Buona serata.-

Magg.B: - Si Signora!- Si mise sugli attenti e uscì dall’ufficio.

“Accidenti! Ci è mancato poco… ancora qualche istante e avrei assaggiato quelle sue sensuali labbra…ah… mi ci vuole una doccia fredda” pensò Brannet uscendo dall’ufficio.

“Finalmente questa giornata è finita, ora è meglio che vada a casa,ho bisogno di riposare” pensò esausta, gli eventi della giornata l’avevano messa sotto pressione. Vedere Harm l’aveva scombussolata. Non si sentiva pronta ad affrontare tutto questo anche se dentro di lei stava nascendo il desiderio di lui.

Prese la sua valigetta, il cappotto e si diresse verso la macchina.

 

 

PARCHEGGIO SEDE JAG

TORONTO

 

Si avviò verso la macchina e lo vide. Era appoggiato alla sua auto con le braccia conserte e con il suo bellissimo sorriso sul viso.

H: - Ciao.- Le disse piano quando lei si avvicinò.

S: - Ciao.- Sorrise dolce.

H: - Tregua?- Le chiese.

S: - Tregua.-

H: - Dobbiamo parlare… o meglio io devo dirti un sacco di cose e tu non devi fare altro che ascoltarmi.-

S:- Harm non è meglio lasciare le cose come stanno?- intanto si era avvicinata alla macchina e aveva inserito la chiave nella serratura.

Harm le si avvicinò, le bloccò la portiera e le tolse le chiavi della mani trattenendola per il braccio.

 

Poco più in là si trovano il Capitano Mallory e il Tenente Martins che stavano assistendo alla scena.

Cap.M: - Forse è meglio intervenire non vorrei che quel Capitano da strapazzo le stia dando fastidio.- disse seccato.

Ten.M: - Si Signore.-

I due marine si avvicinarono ad Harm e Mac.

Cap.M: - Comandante tutto a posto?- Chiese preoccupato fissando Harm negli occhi.

S: - Si grazie Capitano.- sorpresa di vederli.

Cap.M: - Il Capitano le sta per caso dando fastidio?- insistette posizionandosi davanti al Capitano insieme al Tenente come scudo difensivo.

S: - Si rilassi Mallory, il Capitano Rabb ed io abbiamo avuto solo uno scambio di opinioni. Potete andare ora, vi auguro buona serata.- Gli disse senza lasciargli la possibilità di replica.

I due ufficiali si misero sugli attenti lanciando un’occhiataccia ad Harm e poi se ne andarono.

Harm guardò stupita Mac che intuendo quello che stava pensando fece spallucce.

H: - Mangiamo qualcosa?- Le propose sfoderando il suo sorriso cercando di dimenticare l’accaduto.

S: - Se me lo chiedi così come faccio a dirti di no.- Sorrise – dai sali.- lo invitò

 

 

PARCO

Nei pressi del Jag

 

Dopo cena andarono a fare due passi nel parco lì vicino.

H: - Certo che sei inavvicinabile.- Sbottò dopo un po’ preoccupato.

S: - Che cosa intendi?- Gli chiese disorientata dalla sua affermazione.

H: - Beh non hai notato oggi?- Le chiese infastidito.

Fece segno di no con la testa.

H: - Vuoi qualche esempio?- continuò

S: - Ti ascolto.-

H: - Mi riferisco ai tuoi sottoposti…- sospirò abbattuto -… oggi pomeriggio il Sergente Firms era pronto a spararmi se non ti avessi lasciato in pace e se non l’avessi seguito fuori dal tuo ufficio… il Capitano Mallory e il Tenente Martins erano già pronti a mandarmi alla corte marziale con una bella imputazione di molestie ad un ufficiale se non tu non fossi intervenuta in mio favore… e poi…- sospirò sconsolato - … vogliamo parlare del Maggiore Brannet? Quell’uomo cerca in tutti i modi di tenermi a debita distanza da te!-

Mac rise divertita dall’espressione che aveva assunto il viso di Harm esausto di doversi difendere da tutti quei marine.

S: - Cosa vuoi che ti dica, sono marine, semper fidelis rammenti?- gli disse divertita - Mi hanno accettato come loro Comandante anche se non è stato facile, è stata una dura lotta, si preoccupano solo per me… sono molto protettivi.- Gli sorrise.

H: - Ma io non ti ho mai fatto del male…- si sfogò.

S: - Ne sei proprio così sicuro?- sussurrò con tono triste.

H: - Mac…- La guardò sorpreso.

Sarah sorrise tristemente e si allontanò di qualche passo da lui. Tra loro era calato il silenzio.

S: - Perché sei qui Harm?- Gli chiese fermandosi e guardandolo negli occhi.

H: - Non ti ricordi? Io non mi arrendo facilmente.- Sorrise

Gli sorrise anche lei e poi abbassò la testa.

S: - Dai Harm, guardiamo in faccia la realtà…- disse seria spostando con il piede delle foglie che erano a terra -…non può funzionare tra noi… i rapporti a distanza non durano mai…-

H: - Come fai a dirlo se non ci proviamo nemmeno?- Le chiese contrariato di come stavano andando le cose.

S: - Perché si sa come vanno le storie a distanza…il primo periodo faremo salti mortali, poi inizieremo a fare dei compromessi, e poi senza accorgerci diventeremo due estranei, fino a quando non avremo più la voglia e il desiderio di incontrarci e stare insieme… tutto quello che c’è tra noi svanirà senza lasciare traccia.- Abbassò lo sguardo.

Harm rimase spiazzato da quello che aveva detto. Stava rinunciando a lui, a loro.

H: - Non puoi dire questo?- iniziò a camminare avanti e indietro.

Si bloccò di fronte a Mac.

H: - Non puoi chiedere a me di lottare e poi tu ti tiri indietro una volta che vengo verso di te!- Le disse alzando la voce.

Mac rimase in silenzio.

H: - Sarah…dì qualcosa per favore.- la supplicò dolcemente.

S: - Finiremo solo per soffrire entrambi… credimi lasciamo le cose come stanno: amici e il resto lo lasciamo decidere al destino.- Lo guardò negli occhi cercando di non piangere.

H: - No… mi dispiace non lo posso accettare… sei importante per me Sarah, ora che ho capito quanto ti voglio non puoi chiedermi di reprimere i miei sentimenti, di annullare tutto, e di essere solo amici… no non posso e non voglio, io ti amo Sarah!- Disse deciso.

Come se quelle ultime parole fossero state una freccia che l’aveva trafitta si portò le mani al petto.

Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla bocca.

S: - L’ho fatto io quella sera a Sidney, sul battello quando ti chiesi…- si bloccò - …ci riuscirai anche tu… ti chiedo solo un po’ di tempo.- Gli disse quasi supplicandolo.

Harm abbassò la testa e l’abbracciò. La strinse forte a lui.

H: - Io non mollo Sarah, questa volta non mi arrendo…non rinuncio a te, anche se solo come amico.- Gli sussurrò affondando il suo viso nel cavità del suo collo.

S: - …lasciami solo del tempo.- Gli ripeté staccandosi da lui. – buona notte Harm.-

Gli sorrise e poi si incamminò verso casa lasciandolo lì, in piedi, incredulo a quello che era appena successo.

Harm infilò la mano nella tasca e strinse forte la scatolina all’interno. Rimase a guardarla andare via e poi si avviò anche lui verso i suoi alloggi.

 

 

UFFICIO JAG

TORONTO

Due giorni dopo

 

Erano passati due giorni dall’arrivo di Harm e da quella sera. Non si erano quasi più visti. Mac per un motivo o per un altro era sempre più impegnata e ogni volta che lui cercava di parlare con lei i suoi sottoposti glielo impedivano. Più volte Mac era dovuta intervenire a tenere a bada la loro reazione eccessiva di protezione nei suoi confronti. Specialmente Firms, Brannet, Mallory e Martins si stavano comportando da vere guardie del corpo e avevano iniziato una vera guerra contro il Capitano Rabb come se avessero capito che Harm era una specie di spina nel cuore per Mac.

Quella mattina Harm entrò deciso nell’ufficio, questa volta nessuno gli avrebbe impedito di parlare con Sarah.

Brannet e Mallory lo videro entrare, i due uomini si scambiarono uno sguardo d’intesa.

Magg.B: - Buongiorno Capitano!- Lo salutò uscendo dal suo ufficio.

H: - Buongiorno Maggiore… scusi ma devo andare dal Comandante.-

Magg.B: - Capitano forse ho delle novità sul caso.- continuò.

H: - Ne parleremo dopo.-

Magg.B: - Scusi Capitano ma devo insistere…- ma non lo lasciò finire.

Harm si avvicinò a Brannet e lo guardò severamente.

H: - Ho detto dopo Maggiore!- si girò e continuò a camminare.

Brannet rivolse un’occhiata al Tenente Martins facendogli intuire di entrare in azione.

Ten.M: - Buongiorno Capitano.- fermandosi davanti a lui sbarrandogli la strada.

H: - Buongiorno a lei Tenente.- Cercò di essere cordiale.

Ten.M: - Gradisce una tazza di caffè Capitano?- porgendogli la tazza.

H: - Grazie Tenente è molto gentile ma ora devo andare a parlare con il Comandante.- Cercò di superarlo ma Martins non lo lasciò passare.

Ten.M: - E’ sicuro Signore, l’ho appena fatto?- Gli porse di nuovo la tazza sorridendogli.

Harm si stava spazientendo.

H: - Tenente si levi dai piedi!- Disse cercando di rimanere calmo.

Martins non poté fare altro che farlo passare.

Harm si stava avvicinando sempre di più all’ufficio di Mac. Il Capitano Mallory prese in mano un fascicolo dalla sua scrivania, precedette il Capitano e si fece annunciare per primo da Firms. Mallory entrò nell’ufficio di Mac, chiudendogli quasi la porta in faccia, prima che potesse entrare anche lui.

H: - Sergente devo parlare con il Comandante.- Gli disse nervoso avvicinandosi all’uomo.

Serg.- Mi dispiace Signore, ma il Colonnello Mackenzie mi ha dato l’ordine di non disturbarla fino a quando sarà occupata con il Capitano Mallory.- Mentì- Se vuole le fisso un appuntamento nel pomeriggio?- Gli chiese distrattamente.

Harm abbassò la testa rassegnato, anche questa volta ci erano riusciti.

H: - No lasci stare.- e se ne andò sconsolato.

Firms incrociando lo sguardo di Brannet gli sorrise soddisfatto. Anche questa volta gli avevano impedito di far soffrire il loro Comandante.

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

 

S: - Capitano, mi dica pure?- Gli chiese guardandolo sorpresa.

Cap.M.- Signora volevo parlare con lei del caso Trend.-

Mac gli fece segno di sedersi e lo ascoltò.

Quando finirono di parlare del caso, Mac si appoggiò allo schienale della sua poltrona, incrociò le braccia sul petto e guardò dritto negli occhi il Capitano.

Mallory si sentì a disagio, quella donna gli metteva soggezione.

S: - Capitano c’è qualcosa che devo sapere?- Gli chiese dopo averlo guardato attentamente.

Mallory rimase sorpreso dalla sua domanda non sapendo che cosa rispondere.

Cap.M: - Non capisco Comandante.-

S: - Non capisce?- Gli chiese pensierosa.

Mac si alzò e si andò a sedere sulla scrivania di fronte a Mallory. Lo guardò dritto negli occhi cercando di capire che cosa le stesse nascondendo. Il marine iniziò a sentirsi a disagio sotto quello sguardo investigatore.

Ad un tratto Mac gli sorrise. Il Capitano rimase sconcertato dalla sua reazione, non sapeva decifrarla.

Mac si alzò e andò a sedersi.

S: - Capitano può andare.- Gli disse dopo qualche istante.

Mallory si congedò e si richiuse la porta dell’ufficio dietro di sé, incontrando lo sguardo interrogativo del Sergente.

Cap.M: - Non lo so Firms…ma ho una brutta sensazione.- si diresse verso il suo ufficio.

S: - Sergente venga nel mio ufficio.- lo chiamò attraverso l’interfono.

Il Sergente entrò nell’ufficio e si mise sugli attenti.

S: - Sergente dica al Capitano Rabb di venire nel mio ufficio.- Gli disse distrattamente.

Serg.:- Sono spiacente Signora, ma il Capitano Rabb è fuori, è andato a parlare con uno dei sospettati.- mentì.

S: - Va bene, quando ritorna gli dica di venire da me. Vada pure.-

Serg.:- Si Signora.- se ne andò sorridendo.

A Mac non sfuggì il sorrisetto soddisfatto comparso sul viso del marine. Prese in mano il telefono e compose il numero.

S: - Capitano dove si trova in questo momento?- Gli chiese tenendo un tono professionale.

H: - Colonnello… sono in biblioteca.- Rispose sorpreso.

S: - Non sei andato a parlare con uno dei sospettati?- Gli chiese sorpresa lasciando da parte i gradi.

H: - Mac ma che stai dicendo. È da sta mattina che sono in biblioteca. Piuttosto quando avrai un po’ di tempo per me, sei sempre così impegnata. Anche questa mattina ero venuto da te ma Firms mi ha detto che saresti stata occupata tutta la mattina con il Capitano Mallory.- Disse rassegnato.

S: - Hai ragione… mi dispiace mi sto facendo travolgere dal lavoro, ma ogni giorno ce n’è una, dai mi farò perdonare. Facciamo per pranzo?-

H: - Aggiudicato! Passo da te?-

S: - No vediamoci direttamente al bar qui vicino, devo prima risolvere una questione. A dopo.-

Riattaccò. Era furente. Doveva fare qualcosa ora stavano veramente esagerando.

Uscì dal suo ufficio. Quasi tutti si stavano preparando per andare a pranzo.

Si posizionò all’entrata dell’ufficio a braccia conserte.

Rivolse lo sguardo al gruppo dei marine che stava confabulando qualcosa.

S: - Maggiore Brannet, Capitano Mallory, Tenente Martins, Sergente Firms immediatamente nel mio ufficio!!!- Tuonò la sua voce per tutto l’ufficio chiamando uno ad uno i marine.

Tutto il personale dell’ufficio si mise sugli attenti, vagando con lo sguardo dal Comandante ai marine chiamati in causa.

- Si Signora!- Risposero i quattro seguendo Mac nel suo ufficio.

Si allinearono uno a fianco all’altro.

Mac guardava fuori dalla finestra, dandogli le spalle.

S: - C’è qualcosa che devo sapere?- Gli chiese senza voltarsi.

- No Signora!- Risposero contemporaneamente.

Mac si stava innervosendo più di quanto lo era già.

Si scostò dalla finestra e iniziò a guardarli posizionandosi di fronte a loro.

S: - Maggiore, ne è proprio sicuro?- Gli chiese.

Brannet rimase sugli attenti più dritto che mai, senza osare muovere un muscolo.

Magg.B: - Si Signora.-

S: - Maggiore crede che sia una sprovveduta?- Gli chiese più furente.

Magg.B: - Assolutamente no Signora.-

Si mise a braccia conserte e iniziò a tamburellare le dita della mano destra sul braccio.

S: - Capitano crede che sia in pericolo?- si posizionò di fronte a Mallory.

Cap.M: - No Signora.-

S: - Tenente crede che non possa cavarmela da sola in situazioni di pericolo?- fu il turno di Martins e lo fissò.

Ten.M.: - No Signora.-

S: - Sergente crede che sia una sciocca?- continuò rivolgendosi al sottoufficiale.

Serg.: - Assolutamente no Signora.-

S: - Bene, mi fa piacere…- disse con tono più cordiale.

I marine si rilassarono credendo che il peggio era passato.

Mac si sedette sulla scrivania.

Magg.B: - Signora…- iniziò a dire.

S: - Sugli attenti marine!- Gli ordinò.

I marine si rimisero sugli attenti più dritti che mai, trattenendo quasi il respiro.

S: - Non avrei mai immaginato che dei miei collaboratori si comportassero in questo modo. Credete che io non me ne sia accorta? In questi giorni avete cercato in tutti i modi di tenere lontano da me il Capitano Rabb, arrivando addirittura a inventare problemi inutili, a mentirmi per giunta!- Quasi gridò rabbiosa mettendosi in piedi di fronte a loro e guardandoli furibonda. Scosse la testa e si sedette alla scrivania.

S: - Sono senza parole. Mi avete deluso.-

Magg.B: - Comandante noi…- cercò di dire qualcosa ma Mac lo fulminò con lo sguardo.

S: - Vi avverto se dovesse succedere un’altra volta una cosa simile, che impedite a chiunque di avere rapporti con me, solo perché credete che possa disturbarmi, vi renderò la vita difficile. Sono stata chiara?- Gli chiese furiosa.

- Si Signora.- Risposero i quattro.

Se ne stavano per andare.

S: - Un’ultima cosa…- li richiamò con tono più calmo.

Gli uomini si misero di nuovo sugli attenti.

S: - Signori grazie…- li fissò uno ad uno accennando un lieve sorriso - … ora fuori dal mio ufficio!!- Gli ordinò ritornando seria.

Gli uomini più sollevati uscirono dall’ufficio. Mac aspettò che chiudessero la porta per sorridere. “Ah marine!” si passò una mano sul viso costando la ciocca di capelli sulla fronte.

Prese il capello, il cappotto e raggiunse Harm.

 

BAR vicinanze JAG

TORONTO

 

S: - Eccomi qua… scusa ti ho fatto aspettare.- Gli disse avvicinandosi a lui.

H: - Non si preoccupi Colonnello è da due giorni che l’aspetto.- Le disse guardando fisso il menù.

S: - Mi dispiace Capitano.- lo guardò dolce, gli appoggiò la mano sulla sua.

Harm sentendo quel contatto avvertì un brivido sulla schiena. Alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi che lo stavano guardando teneramente.

S: - Dai non fare così…non siamo in ufficio ora…mi rendo conto che non è facile per te, non lo è per me. Troppi marine in giro eh marinaio?- Gli sorrise.

Non riuscì a fare il sostenuto. Tutti i suoi propositi di fargliela pagare si persero nell’aria.

H: - E’ dura Mac…- sospirò – non poterti vedere ogni volta che voglio, combattere sempre con qualcuno per arrivare a te e soprattutto stare lontano da te…- sorrise – i tuoi sottoposti sono veramente duri a morire, non scherzano.-

S: - Siamo marine, non molliamo…- Gli strinse la mano.- … non avrai più problemi ora.- Gli sorrise.

Iniziarono a parlare come i vecchi tempi. Lei gli raccontò tutto quello che aveva dovuto passare in quei mesi, la dura lotta che aveva fatto con quei testardi dei suoi sottoposti, del rapporto che poi aveva creato e infine gli raccontò anche che cosa erano arrivati a fare.

H: - Ma allora… non mi ero sbagliato.- Disse sorpreso finendo di ascoltare il suo racconto.- Ah marine!- Appoggiandosi la mano sulla fronte e piegando il capo.

S: - Su Capitano è ora di tornare in ufficio. Piuttosto come siete tu e Brannet con il caso?-

H: - Concluso. Oggi ho trovato le prove dell’innocenza del Tenente Storms.-

S: - Bene…- disse triste.

Era arrivato il momento di separarsi da lui.

 

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

               

Brannet bussò alla porta ed entrò.

Magg.B: - Comandante mi ha fatto chiamare?- mettendosi sugli attenti.

S: - Si Maggiore, io e il Capitano Rabb la stavamo aspettando.-

Brannet si accorse della presenza di Harm che era seduto su uno delle poltrone di fronte alla scrivania e gli lanciò uno sguardo glaciale.

“Ah ci risiamo!” pensò Mac vedendo il loro scambio di sguardi.

S:- Si accomodi Maggiore, il Capitano Rabb ha trovato delle prove per risolvere il caso.-

Magg.B: - Complimenti Signore!- Si congratulò consapevole che quello significava presto la sua partenza.

H: - Grazie Maggiore, ma non è solo merito mio. Ci sono potuto arrivare grazie alle testimonianze che ha raccolto.-

S: - Ottimo lavoro Capitano, Maggiore. Potete andare, mi occuperò io di informare l’Ammiraglio Chegwidden.-

Si misero sugli attenti e uscirono dal suo ufficio.

 

BAR DEL JAG

TORONTO

 

Andarono a prendersi un caffè.

Magg.B: - Signore è stato un piacere lavorare con lei.- Gli disse soddisfatto.

H: - Lo devo ammettere Maggiore, mi ha dato del filo da torcere, ma è stato anche per me un piacere.- Presa la tazza del caffè in mano.

Prima di avviarsi si fermò un attimo.

H: - Maggiore?-

Magg.B: - Si signore?-

H: - Tenga bene a mente il consiglio che le ho dato. Si levi dalla testa il Colonnello Mackenzie.- Gli sorrise a labbra strette e se ne andò.

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

 

S: - Ammiraglio buongiorno, la disturbo?-

A: - No Colonnello lei non mi disturba mai. Ha novità?-

S: - Si Signore. Il Capitano Rabb e il Maggiore Brannet sono riusciti a trovare le prove per scagionare dalle accuse il Tenente Storms, il caso è chiuso.-

A: - Ottimo lavoro Colonnello.-

S: - Signore…- esitò.

A: - Mi dica pure Colonnello.-

S: - Penso che sappia che il generale Drawel mi ha confermato l’incarico di Comandante per un altro anno.-

A: - Si Mac, mi dispiace, quell’uomo quando vuole è più testardo di un mulo.-

Sarah sorrise sentendo l’affermazione dell’ufficiale.

A: - Sta bene Mac?- Chiese preoccupato.

S: - Si signore, non si preoccupi. L’ho superata.-

A: - Bene è così che deve essere un marine!- sorrise – dica al Capitano Rabb che lo voglio a rapporto domani mattina nel mio ufficio.- disse tornando al suo tono autoritario.

S: - Si Signore…. Un’ultima cosa Ammiraglio…- esitò – grazie.- sussurrò.

Chegwidden sorrise.

A: - Dovere Colonnello.-

 

Mac uscì dall’ufficio in cerca di Harm e lo intercettò che ritornava con in mano la tazza del caffè.

S: - La ringrazio Capitano è stato un pensiero molto gentile. Venga con me nel mio ufficio.- Gli prese la tazza dalle mani e ritornò nel suo ufficio.

Harm rimase spiazzato e dopo qualche istante la seguì.

 

S: - Ho sentito l’Ammiraglio mi ha detto di congratularsi con te e il Maggiore.-

H: - Grazie Mac ma la maggior parte del lavoro l’ha fatta Brannet devo dire che è proprio un bravo avvocato.- Sedendosi sulla poltrona.

Mac lo guardò per la naturalezza del suo gesto.

Harm accortosi cercò di giustificarsi.

H: - Forza dell’abitudine… scusi Comandante.- Si alzò in piedi.

S:- Non fare lo sciocco, siediti tranquillamente non c’è nessuno qui, non siamo tenuti a badare ai gradi e ai ruoli.- Gli sorrise e si sedette sulla scrivania di fronte a lui.

Lo guardò negli occhi, in quei suoi bellissimi occhi azzurri, di un colore così intenso da perdersi nell’immensità del suo sguardo.

S: - Chegwidden ti vuole di nuovo al jag per domani mattina. Ti ho fatto prenotare il volo da Firms per le 17.00 di oggi. Hai esattamente 1 ora e 33 minuti per prepararti.-

Harm abbassò lo sguardo.

H: - E’ arrivato il momento…-

S: - Già…-

H: - Mi accompagni all’aeroporto?-

S: -  Vedi… io…- cercò di inventare una scusa ma poi osservando l’espressione delusa sul suo volto desistette – va bene, andiamo.-

 

Uscirono entrambi dall’ufficio.

S: - Sergente io mi devo assentare per due ore. Disdica tutti gli appuntamenti che avevo e li fissi per domani.-

Serg.- Comandante ma alle 16.30 deve incontrarsi con il generale Drawel.-

S: - Firms non ha sentito? Inventi una scusa, so che è bravissimo in questo, se la caverà.- Gli sorrise.

Serg.: - Si Signora.- Mettendosi sugli attenti.

 

AEROPORTO

TORONTO

Ore 16.45

 

H: - Hanno annunciato il mio volo.-

S: - Già…- ma le parole le si fermarono in gola.

H: - Sarah…- le accarezzò il viso con la mano.

S: - Harm…- si lasciò andare alla sua carezza.

H: - Posso abbracciarla Comandante?- Le chiese sorridendo ricordando quel giorno che lei aveva deciso di lasciare il jag.

S: - Certo Capitano, deve.-

La strinse forte a sé.

H: - Devo andare.- Si staccò da lei.

S: - Ciao.-

Rimase lì a guardarlo partire. Si sedette su una delle sedie della sala d’aspetto. Voleva godersi e fissarsi bene nella mente questo ultimo momento passato con Harm. Sentire ancora il calore del suo abbraccio.

 

Harm ancora per un’altra volta strinse nella sua mano la scatolina che teneva in tasca. “Prima o poi arriverà quel giorno” pensò dandosi un po’ di coraggio cercando di non perdere la speranza di avere Sarah per sempre accanto a sé.

 

 

UFFICI DEL JAG

TORONTO

Il giorno dopo

Ore 7.47

 

Mac mattiniera come sempre entrò negli uffici del jag che erano deserti. Al solito trovò il Sergente Firms alla sua scrivania.

Lo salutò ed entrò nel suo ufficio.

Sulla sua scrivania c’era un bellissimo mazzo di rose bianche.

Mac si girò verso il Sergente.

S: - Sergente voi così mi viziate.- Gli disse sorpresa.

Serg.:- Mi dispiace signora deluderla, ma questi fiori non sono da parte nostra. Sono arrivati sta mattina presto.-

Mac si avvicinò alla scrivania e prese il biglietto.

S: - Grazie lo stesso Sergente, può andare e chiuda pure la porta.-

Serg.: - Si Signora.-

Guardò i fiori e aprì la piccola bustina. Lesse e sorrise. Una lacrima le rigò la guancia.

I fiori glieli aveva mandati Harm. Sul biglietto c’era scritto solo due parole “Ti aspetto”.

 

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

Ore 10.33 - Mercoledì

 

Mac era in piedi e guardava fuori dalla finestra. Era una bellissima giornata di primavera. Dal giorno che Harm se ne era andato erano passati 11 mesi. Non c’era stata più occasione, per loro, di incontrarsi, troppo impegnati dai rispettivi doveri. Si sentivano ogni tanto per telefono ma stavano anche per un mese intero senza chiamarsi.

L’ultima volta che l’aveva chiamata era stato un mese e mezzo fa e poi da lì più nessuna notizia di lui, anche perché aveva ricevuto un incarico su una portaerei.

Serg:- Signora c’è l’Ammiraglio Chegwidden.-

Sarah si voltò sentendo quel nome nell’attimo in cui l’ufficiale entrava nel suo ufficio.

S: - Ammiraglio che sorpresa…il Capitano …- si bloccò sbiancando, ritornando con la mente indietro nel tempo. Era la stessa scena di qualche mese prima.

A: - Non si preoccupi Mac, non porto brutte notizie. Si tranquillizzi il Capitano Rabb sta bene, sta terminando il suo incarico sulla portaerei.- Le sorrise.

Mac istintivamente si portò la mano al petto e respirò profondamente abbassando leggermente la testa. AJ l’aveva osservata provando un senso di tenerezza nei suoi confronti.

S: - Si accomodi Ammiraglio.- Gli fece segno di sedersi riacquistando il controllo di sé.

A: - Sono qui Colonnello per altre ragioni… e penso che ne sarà lieta.- iniziò a parlare, stampato in faccia un sorrisino soddisfatto - …a partire da lunedì riprenderà servizio al Jag a Washington.- terminò compiaciuto.

S:- Signore? Ma come? Il Colonnello è ancora via in missione e il mio incarico terminerà solo fra 7 mesi.-

A: - Se il generale Drawel è testardo come un mulo, io lo sono molto di più. Non permetto ad uno dei miei ufficiali di stare così lontano dal mio comando. Ho parlato con il Colonnello Branks e l’ho fatto ragionare, anche perché non può stare per così tanto tempo lontano dalla sua famiglia con due bimbi piccoli. Venerdì è previsto il suo rientro alla base e da lunedì riprenderà in mano il suo comando.- Le sorrise contento.

S: - Signore non so cosa dire…- era incredula, sarebbe tornata al jag, da Harm.

Chegwidden si alzò.

A: - Non serve che dica niente Colonnello. L’aspetto al jag.- Sorrise felice.

Mac si alzò e andò ad abbracciarlo.

S: - Grazie Ammiraglio.- gli disse quasi in lacrime.

AJ la strinse forte a lui con l’affetto di un padre.

A: - Non mi deve ringraziare Mac, l’ho fatto anche per il Capitano, ero stufo di mandarlo ogni volta in missione per non farlo rimanere al jag a pensare a lei.- Sorrise.- La voglio vedere lunedì in ufficio al jag a Washington!- Disse tornando autoritario.

S: - Si signore!- Si mise sugli attenti.

Chegwidden uscì dall’ufficio lasciando Mac più incredula che mai. Quel giorno che ormai aveva perso le speranze che arrivasse era finalmente giunto.

Sarebbe ritornata a Washington, ma la cosa più importante sarebbe ritornata da Harm e questa volta non si sarebbe più allontanata da lui.

Si mise a sedere e iniziò a fare delle telefonate. Cercò in tutti i modi di rintracciare il Capitano Rabb ma non le fu possibile mettersi in contatto con lui perché la portaerei era sotto esercitazione e ogni contatto con essa era vietato.

Delusa riattaccò e si appoggiò allo schienale della poltrona.

“Pazienza, gli farò una sorpresa lunedì” sorrise, finalmente felice.

S: – Forza Colonnello Mackenzie deve mettersi in moto deve preparare il passaggio di consegne.- Disse ad alta voce sorridendo.- Firms venga nel mio ufficio.-

Il Sergente aprì la porta e si mise sugli attenti di fronte a lei.

S: - Sergente dica a tutti gli ufficiali di riunirsi in sala riunione alle 15.00. Una volta che ha avvisato tutti ritorni nel mio ufficio che dobbiamo discutere di un paio di cose.-

Serg.: - Si Signora!- uscì dal suo ufficio

 

 

UFFICIO MAGGIORE BRANNET

Ore 11.30

 

Serg.: - E’ permesso signore?-

Magg.B: - Certo entra pure Firms.-

Il sottufficiale entrò nell’ufficio e vi trovò anche il Capitano Mallory e il Tenente Martins.

Serg.:- Il Comandante ha indetto una riunione straordinaria per oggi pomeriggio, ore 15.00 in sala riunioni.-

Il silenzio calò nell’ufficio.

Ten.M: - Sembra come l’altra volta. Dopo che se n’è andato via l’Ammiraglio il Colonnello ci aveva tutti riuniti di urgenza.- ipotizzò rompendo il silenzio.

Cap.M: - Già…- disse pensieroso – Firms come hai visto il Comandante?- gli chiese.

Serg.: - Serena e molto tranquilla…direi quasi felice, ha avuto una reazione diversa dall’altra volta e mi è parso di intravedere che anche l’Ammiraglio sorridesse.-

Brannet rimase in silenzio ed ascoltava i discorsi dei tre uomini intanto rimuginava. Come un fulmine a ciel sereno capì.

Scattò in piedi e guardò sconcertato i marine.

Magg.B: - Scusatemi.- e uscì dall’ufficio.

 

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

 

S: - Avanti.- disse sentendo bussare alla porta.

Magg.B. – Scusi Comandante se la disturbo.-

S: - In effetti Maggiore se non è una questione urgente ne riparleremo più tardi ora ho da fare.- Disse non prestandogli attenzione.

“Non te ne puoi andare, non mi puoi lasciare… come credi che io possa continuare a lavorare in questo posto sapendo che non tu non ci sarai” era in piedi, la guardava, senza dire una parola, ma il suo cuore si che parlava e urlava tutta la sua disperazione.

Mac alzò lo sguardo e lo vide sugli attenti di fronte a lei. Incrociò il suo sguardo. Era triste, quasi disperato.

S: - Maggiore, tutto bene?- Gli chiese alzandosi e andando vicino a lui.

Magg.B: - Io…io…- tentò di dire qualcosa ma rinunciò – Si Signora.- disse più risoluto – tornerò più tardi quando sarà libera.-

S: - Si grazie, può andare.- Si rimise a sedere alla scrivania e riprese in mano i documenti che stava visionando.

Brannet dopo un ultimo sguardo uscì a testa bassa dal suo ufficio.

 

Uscì dagli uffici del jag, stava quasi per soffocare. Iniziò a camminare lasciando vagare i ricordi. Stava per perdere la donna che amava e non poteva fare niente. Si fermò e si sedette su una panchina lì vicino. Davanti ai suoi occhi passarono tutti i momenti che aveva passato con lei. Quando era arrivata, come si erano fronteggiati, quella sera che erano stati così vicini da sfiorarsi con le labbra e tutte le volte che lei lo aveva rimesso al suo posto. Si lasciò andare sullo schienale della panchina, aprì le braccia e le appoggiò lungo tutta la panchina, la testa la lasciò cadere all’indietro e guardò il cielo. Sorrise, ricordando tutti quei momenti. Aveva ragione Rabb, lo sapeva fin dall’inizio se la doveva togliere dalla testa. Bloccò il flusso dei suoi pensieri, forse aveva trovato una soluzione al suo problema.

Più felice e sereno si incamminò verso l’ufficio del jag.

 

 

UFFICI DEL JAG

SALA RIUNIONI

Ore 15.00

 

Magg.B: - Attenti!- Si alzarono in piedi e si misero sugli attenti all’entrata del Comandante.

S: - Riposo Signori.- si sedette e li guardò uno ad uno – Vi ho convocato oggi pomeriggio perché vi comunico che a partire da lunedì ritornerà al comando il Colonnello Branks.- aveva lanciato la bomba.

Tutti rimasero stupefatti. Si girò verso Brannet già pronta ad accogliere le sue obiezioni ma invece incontrò solo il suo sguardo stranamente tranquillo.

S: - Sapevamo tutti che il mio incarico era temporaneo. Da lunedì io riprenderò servizio al quartiere generale del Jag a Washington. Il Generale Drawel ha organizzato al circolo ufficiali una festa informale di “ben tornato” per il Colonnello Branks per venerdì sera e naturalmente siete tutti invitati… anche se ci sono state delle incomprensioni tra noi sono fiera di aver lavorato con una squadra come voi.-

Cap.M: - Anche per noi Comandante è la stessa cosa.- Le sorrise.

S: - Torniamo al lavoro ora.-

Uscì dalla stanza con il cuore diviso a metà, in fin dei conti si era trovata bene a lavorare con quei marine. Sorrise… ma era tempo di tornare da Harm. Sorrise non riusciva a farne a meno. Tra meno di tre giorni l’avrebbe rivisto.

 

 

UFFICIO DEL COMANDANTE

COLONNELLO MACKENZIE

Ore 18.00 - Venerdì

 

Rimise la cornetta al suo posto. Anche questa volta non era riuscita a comunicare con Harm. Aveva avvisato Mattie del suo arrivo. La ragazzina era entusiasta. Le aveva detto che Harm sarebbe tornato sabato sera e che l’aspettava per pranzo che aveva un sacco di cose da dirle.

Bussarono alla porta.

S: - Avanti.- Disse.

Magg.B: - Signora posso?-

S: - Certo Maggiore, non è ancora andato a casa? Prego si accomodi pure.-

Magg.B: - Grazie Signora, ma volevo chiederle solamente se posso farle da cavaliere questa sera?-

Mac rimase spiazzata dalla sua proposta. Dopo un attimo si disse “Perché no”.

S: - La ringrazio Maggiore è molto gentile.-

Magg.B: - Perfetto se per lei va bene la passo a prendere alle 20.00.- Disse soddisfatto.

 

 

ALLOGGIO COLONNELLO MACKENZIE

Ore 20.00

 

Brannet era arrivato da qualche minuto, aspettò un attimo. Si lisciò la cravatta, si sistemò la giacca, passò nervosamente la mano nei capelli e si decise finalmente a suonare.

Mac aprì la porta e se lo trovò davanti. Era la prima volta che lo vedeva senza uniforme. Le fece uno strano effetto. Fece scivolare il suo guardo su tutto il corpo del Maggiore incontrando il suo. Arrossì leggermente accortasi dell’attenzione eccessiva che gli aveva dato.

Anche il Maggiore vedendola nel suo abito da sera era rimasto bloccato. Il suo sguardo era scivolato su tutto il suo corpo. Era bellissima e quella sera aveva una strana luce negli occhi.

Magg.B: - Comandante è bellissima.- disse affascinato quando incontrò il suo sguardo.

Mac non riuscì a dire niente, gli sorrise solamente.

S: - Maggiore non sono più il suo Comandante mi chiami pure Mac.-

Magg.B: - Scusi Signora…- si fermò – Sarah...se posso - sorrise gli piaceva di più e Mac acconsentì con un sorriso – vogliamo andare?-

La fece passare, e quando le passò davanti un fragranza di vaniglia lo invase. Aspirò profondamente. Non voleva dimenticare neanche un dettaglio di quella serata.

Le aprì la portiera, lei gli sorrise e si sedette.

Durante il tragitto parlarono di cose futili, cercando di non creare quell’imbarazzante silenzio.

 

 

CIRCOLO UFFICIALI JAG

TORONTO

Ore 20.15

 

Arrivarono alla festa, entrando Mac al braccio di Brannet attirarono l’attenzione dei presenti che si girarono a guardarli. Gli si avvicinò il Generale Drawel.

Gen.: - Colonnello Mackenzie mi permetta di farle i miei complimenti. È splendida questa sera.-

S: - La ringrazio Generale.- gli disse con un sorriso di circostanza.

L’uomo le porse il braccio e Mac dando un’occhiata a Brannet dovette togliersi dal suo e lo lasciò.

Sarah fu totalmente assorbita dagli ufficiali superiori e a Brannet non rimase altro che guardarla da lontano.

Iniziarono a suonare e decise che aveva aspettato fin troppo e poi era stufo di starsene in un angolo.

Si avvicinò al gruppo degli ufficiali.

Magg.B: - Signori se permettete vi rubo il Colonnello Mackenzie.- poi rivolgendosi a lei – Signora permette?- invitandola a danzare.

Mac si fece trascinare più che volentieri via e iniziarono a ballare un lento.

Brannet le appoggiò la mano sulla schiena nuda e la strinse a lui.

S: - La ringrazio Maggiore.- Gli disse sorridendogli.

Magg.B: - Matt.-

Lo guardò interrogativa.

Magg.B: - Chiamami pure Matt, Sarah.- il ghiaccio era rotto.

S: - Mi stavo annoiando con tutti quei discorsi così seri. Sei arrivato proprio al momento giusto.- Gli sorrise.

Magg.B: - Ormai dovresti saperlo so sempre quando hai bisogno di me.- facendola volteggiare.

S: - Che sciocca… come ho fatto a dimenticarmene.- Scherzò lei.

Continuarono a ballare per tutta la serata e a parlare con gli altri ufficiali allegramente.

Ad un tratto alla fine della serata si avvicinò a loro il Colonnello Branks che li stava osservando già da un po’.

Coll.B: - Signori noto con piacere che vi state divertendo.- Disse con aspro.

S: - Si Signore.- Gli rispose notando nella sua frase una piccola frecciata.

Coll.B: - Tenente Colonnello Mackenzie sono contento che si è affiatata con i miei marine.- Disse con una punta di acidità.

S: - Certo Signore, non è stato difficile, è un’ottima squadra.- Rispose sostenendo il suo sguardo.

Coll.B: - Beh lo credo che non sia stato difficile visto che è una bella donna.- Gli sorrise acido squadrandola dalla testa ai piedi.

Mac strinse con forza il bicchiere di acqua tonica che teneva in mano e cercò di reprimere l’impulso di versarglielo in faccia.

Gli altri marine lo guardarono sorpresi e fecero un passo in avanti mettendosi in posizione di protezione di Mac e il Colonnello Branks indietreggiò di un passo sorpreso dalla reazione dei suoi sottoposti.

S: - Grazie Signore del complimento.- Gli rispose cordialmente evitando di raccogliere la provocazione del Colonnello. – ma credo che sottovaluti i suoi uomini se pensa una cosa del genere di loro. Sono degli ottimi marine e certo non badano a queste cose.- Lo guardò dritto negli occhi.

Branks rimase zitto e non poté fare altro che andarsene augurandogli una buona serata.

Gli altri marine si girarono a guardare Mac che gli sorrise ostentando la sua solita calma anche se dentro di lei non le era ancora passata la voglia di prendere a schiaffi quell’insulso Colonnello che aveva cercato di screditare il suo operato.

S:- Signori si è fatto tardi anche per me… ho un aereo che mi aspetta fra poche ore.-

Magg.B: - Si andiamo, ti accompagno a casa Sarah.-

Il Capitano Mallory alzò lo sguardo sorpreso dalla confidenza, Mac fece finta di niente.

Brannet prese il cappotto e quello di Mac.

Magg.B: - Colonnello ecco il suo cappotto… aspetti l’aiuto ad indossarlo.- correggendosi subito non potendo evitare lo sguardo di Josh.

Cap.M: - Colonnello è stato un piacere averla come Comandante, le auguro buon rientro a Washington.-

Ad uno ad uno salutò i suoi sottoposti.

Lasciarono l’edificio, raggiunsero la macchina e si avviarono verso il suo alloggio, tutto in silenzio.

Magg.B: - Mi dispiace per prima, mi è venuto naturale.- disse dopo un po’ dispiaciuto.

S: - Non importa Matt, nessuno ci ha fatto caso… a parte…-

Magg.B: - … il Capitano Mallory.- continuò lui.

Risero entrambi.

S: - Grazie di tutto quello che hai fatto per me, sei stato di grande aiuto Matt.-

Magg.B: - Non c’è bisogno che mi ringrazi Sarah, è stato un piacere.-

Mac gli porse la mano, lui gliela strinse tenendola stretta nella sua più del dovuto. Si guardarono negli occhi per un lungo istante.

Magg.B: - Buon viaggio Sarah e a presto.- Le sorrise e se ne andò lasciandola interdetta.

 

 

WASHINGTON DC

Sabato ore 13.00

 

Finalmente era arrivata. Era andata subito da Mattie.

M: - Ciao Sarah sono felice di rivederti!- La salutò abbracciandola con affetto.

S: - Sono felice anche io Mattie.-

Pranzarono insieme e la ragazza le raccontò tutto, proprio tutto della sua vita a scuola, a casa, e naturalmente di Harm.

S: - A che ora atterra il suo volo?- Le chiese.

M: - Harm doveva arrivare per le 20.00 ma il suo volo ha subito ritardi e ha perso la coincidenza e non so quando arriverà di preciso forse per le 23.00.- Disse un po’ triste.

S: - Non ti preoccupare Mattie l’aspetteremo insieme.- Cercò di rassicurarla.

Dopo cena giocarono ad un gioco di società, ma più passava il tempo e più Mattie si distendeva sul tavolo.

Mac le sorrise era ora di andare a letto.

S: - Su signorina è ora della nanna, perché non vai a letto, rimango io ad aspettare Harm, tu lo saluterai domani mattina.-

Mattie assonnata fece di sì con la testa e se ne andò nel suo appartamento a dormire.

Mac rimasta sola in quell’appartamento iniziò a girovagare, accarezzando e guardando tutte le sue cose. Tutto di quell’appartamento le parlava di Harm. Del suo amore per la musica, per gli aerei. Arrivò alla camera da letto e con sorpresa si accorse della fotografia sul comodino, era la stessa che aveva lei. Si sedette sul letto e prese in mano il portafotografie. “Oh Harm!” stringendola al petto, “torna presto da me” pensò assaporando il momento in cui l’avrebbe rivisto.

Si distese sul letto e sentì il suo profumo sul cuscino. Lo strinse più forte a lei.

Voleva rimanere sveglia, ma la stanchezza della giornata vinse e si addormentò lì nel suo letto, con il suo cuscino e il portafotografie abbracciati.

 

Era tardi, ed era stanco morto. Neanche quella sera avrebbe potuto vedere Mattie. “Pazienza la vedrò domani mattina” pensò entrando in casa.

Si accorse che la porta non era chiusa a chiave. Entrò e notò che qualcuno aveva mangiato lì. Appoggiò il cappotto e la valigetta sul divano e solo allora vide il cappotto. Lo prese in mano e sentì il suo profumo dolce di vaniglia “Sarah” riecheggiò nella sua mente. Sul tavolo della cucina c’era la sua borsa e sulla poltrona era adagiata la sua sciarpa e in un angolo erano posizionate le sue valige. Poi intravide una figura che dormiva nel suo letto.

Con il cuore palpitante si avvicinò al letto e la vide.

Lasciò la giacca che teneva in mano cadere sul pavimento e si avvicinò. Rimase a guardarla. Era bellissima. Sembrava un sogno ma era tutto vero. Lei era finalmente lì con lui. Il cuore gli batteva talmente forte che dovette mettersi una mano sul petto per calmarlo.

Rimase a guardarla, le scostò la ciocca di capelli che era caduta sul viso. Dormiva così bene che la lasciò tranquilla, c’era tempo per il resto. Ora si che aveva la certezza che sarebbe rimasta con lui. Le tolse il portafotografie dalle mani e racchiuse la sua mano nella sua. Si distese accanto a lei, le accarezzò il viso e le sfiorò delicatamente le labbra con un bacio.

S: - Harm sono tornata da te.- sussurrò nel sonno.

Lui sorrise felice, i suoi occhi brillarono e il cuore si riempì di calore. Era felice perché ora con lui c’era lei. Tenendo più stretta la sua mano si abbandonò al sonno e si addormentò.

 

 

APPARTAMENTO DI HARM

Ore 8.00 – Domenica.

 

Mac prima di aprire gli occhi avvertì la sua presenza. Strinse la sua mano per sentire ancora meglio il contatto con lui. Sorrise. Aprì gli occhi e lo vide.

Le venne quasi da piangere. Era lì con lui… finalmente. Aveva sognato un’infinità di volte di svegliarsi accanto ad Harm che aveva quasi paura di aprire gli occhi e scoprire che era solo un sogno. Invece no, questa volta, era pura e semplice realtà. Lui era lì accanto a lei.

Aspettò in silenzio che aprisse anche lui gli occhi godendosi quella sensazione di calore che sentiva solo quando era con lui.

Harm mosse il labbro e aprì gli occhi. Sbatté qualche volta le palpebre per abituarsi alla luce del giorno e incontrò il suo sguardo.

H: - Buongiorno.- Le disse dolce.

S: - Buongiorno. -  Gli rispose sorridendo.

Rimasero a guardarsi in silenzio.

Con un gesto naturale Harm l’avvicinò a sé e la circondò teneramente tra le sue braccia.

Mac appoggiò il viso sul suo petto e la sua mano sull’addome.

H: - Ben tornata da me Sarah.- Le disse dolcemente baciandole la testa e stringendola ancora più forte tra le sue braccia.

Sarah sorrise, ora era felice e soprattutto non aveva più dubbi.

Si sollevò e lo guardò in viso. La sua espressione era dolce, i suo occhi brillavano di una luce particolare quella che le aveva fatto perdere la testa.

S: - Ti amo.- Gli sussurrò.

Harm rimase sorpreso da quelle due parole, era la prima volta che glielo diceva. Una sensazione di beatitudine si impadronì del cuore.

H: - Ti amo.- Le rispose sorridendole.

Poi avvicinò il viso al suo e la baciò, facendola distendere sotto di lui, sfiorando le sue labbra con calma e con dolcezza, prima delicatamente e poi sempre con più attrazione.

Si amarono con passione, concedendosi tutto il tempo, senza mai stancarsi l’uno dell’altro, assaporando ogni istante, ogni sensazione che il contatto gli provocava, godendo del vero significato di fare l’amore con amore.

Rimasero abbracciati, riposandosi dalla passione che li aveva travolti consapevoli di aver provato cosa significa fondersi in una persona sola

Erano da un po’ in silenzio. Mac si girò verso di lui, appoggiando le sua mani sul suo petto e la testa rimase a guardarlo mentre Harm iniziò ad accarezzarle la schiena.

H: - Che c’è?- Le chiese sorridendole, scorgendo nei suoi occhi una luce particolare.

Sarah sorrise, si avvicinò al suo viso e lo guardò dritto negli occhi e poi lentamente, molto lentamente fece incontrare le labbra con le sue e lo baciò con tutta la sua dolcezza.

Si staccò da lui per riprendere fiato e si accoccolò nel suo abbraccio.

S: - Harm…- sussurrò.

La scostò da lui per guardarla.

S: - Mi sembra così strano… dopo tutto questo tempo… questa cosa che è successo tra noi…- Disse quasi imbarazzata.

H: - Prima o poi doveva accadere…era nell’aria… io ti amo da sempre anche se non me rendevo conto.-

S: - Sono così felice che ho quasi paura a dirlo.- Gli disse alzandosi dal letto, indossando una sua camicia avvolgendosi del suo profumo e andando verso la finestra. –… ogni volta nella mia vita che va tutto bene succede sempre qualcosa… ho paura Harm e se...- Disse piano appoggiando una mano sul vetro della finestra.

Harm si alzò e andò da lei. L’avvolse nel suo abbraccio appoggiando il suo viso sulla cavità del collo.

H: - Sarah non avere paura di essere felice…non puoi vivere con i se…impariamo a vivere momento per momento, passo dopo passo, l’unica cosa importante che siamo io e te, tu ed io, il resto l’affronteremo insieme.-

S: - Stringimi forte e non lasciarmi mai.- Gli disse baciandogli la guancia.

H: - E poi marine… quello che aveva i blocchi ero io, cosa fai vuoi rubarmi il posto?- Le sorrise.

S: - Stupido.- Gli disse girandosi verso di lui guardandolo dritto negli occhi.

Harm era rapito da quella donna, gli era entrata dentro piano, piano, in silenzio si era insinuata nel suo cuore riempiendolo lentamente d’amore.

Le prese il viso tra le mani e la baciò.

H: - Ti amo Sarah Mackenzie.- riprese a baciarla.

S: - Ti amo Harmon Rabb.- si baciarono nuovamente.

 

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO DELL’AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

Ore 11.30 – Due settimane dopo - Mercoledì

 

H: - Ammiraglio voleva vedermi?- Gli chiese entrando nell’ufficio.

A: - Entri pure Capitano, il Colonnello Mackenzie non è con lei?-

H: - No Signore, è ancora in tribunale comunque sta arrivando…- ma si fermò quando l’ufficiale in piedi di fronte a Chegwidden si girò.

In quel momento comparve Mac sulla porta.

S: - Ammiraglio scusi del ritardo ma mi hanno trattenuto in tribunale…- si fermò sorpresa – Matt!!- esclamò trovandosi di fronte il marine.

Harm si girò verso di lei sentendo quel nome detto con tanta confidenza.

A: - Colonnello credo le farà piacere sapere che da oggi l’appena promosso Tenente Colonnello Brannet farà parte dello staff del jag in sostituzione del Capitano Turner.-

Sia Mac che Harm rimasero senza parole.

S: - Congratulazioni…sono contenta che il Generale Drawel abbia appoggiato la mia richiesta di promozione che avevo fatto a suo tempo.-

TnCollB: - Grazie Signora sono felice di lavorare di nuovo con lei…- stringendole la mano amorevolmente.

Harm notando il gesto si intromise tra i due facendogli mollare la presa.

H: - Complimenti Brannet vedrà si troverà bene al jag.- Sorrise non troppo convinto di quello che gli aveva appena detto.

A: - Brannet lei affiancherà il Colonnello Mackenzie, che l’aiuterà ad ambientarsi, visto poi che avete già collaborato insieme.-

- Si Signore.- risposero entrambi scambiandosi uno sguardo d’intesa che non sfuggì ad Harm.

A: - Potete andare…ah Capitano Rabb rimanga un attimo.-

Chegwidden aspettò che uscissero e poi fece segno al Capitano di sedersi.

A: - Capitano ha qualcosa contro il Colonnello Brannet?-

H: - No signore.-

A: - Bene sono contento mi auguro che la storia non si ripeta, siamo intesi?-

H: - Si signore.- Mettendosi sugli attenti ritornando ai giorni passati con Bramby.- non si deve preoccupare, allora non sapevo, ora lo so.- Disse con tono tranquillo.

A: - Me lo auguro Capitano… può andare.-

AJ si lasciò cadere sulla poltrona pensieroso. Si tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi. “Speriamo bene”.

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO COL. MACKENZIE

 

Era quasi ora di pranzo.

TnCollB.: - Sarah andiamo a pranzo insieme?- Le chiese entrando nel suo ufficio.

Mac si bloccò vedendolo entrare e anche Harm si irrigidì.

H: - Colonnello non si usa bussare?- Gli chiese irritato.

TnCollB: - Scusatemi non mi ero accorto che c’era anche lei Capitano.- Gli sorrise.- torno più tardi, quando avrete finito.-

S: - Matt…- lo bloccò prima che chiudesse la porta – ci vediamo fra 15 minuti al parcheggio, vengo volentieri a pranzo con te così mi racconterai le ultime novità degli altri.- Gli sorrise.

Harm le lanciò un’occhiataccia quando Brannet uscì dall’ufficio.

S: - Che c’è?- Lo guardò non capendo perché l’aveva guardata in quel modo.

H: - Che c’è???? Maaac, ti ha chiamato Sarah?-

S: - Quindi?-

H: - Quindi??? E i gradi??-

S: - Non essere sciocco…già a Toronto eravamo passati al tu.- Gli rispose noncurante.

H: - Non capisco perché devi concedergli tutta questa confidenza. Passi il fatto che lavorate insieme, ma farti chiamare anche per nome, non è corretto.- Le disse scuotendo la testa.

S: - Capitano…- sorrise – se non devo dare confidenza vuol dire che non la darò neanche a lei.- Gli sorrise di nuovo, si alzò e uscì dall’ufficio lasciandolo senza parole.

 

Mac e Matt rientrarono al jag scherzando come due vecchi amici attirando su di loro l’attenzione del personale. Accorgendosi si diedero un contegno e ritornarono ai loro rispettivi lavori. Mac stava quasi per entrare nel suo ufficio quando Harm la chiamò.

H: - Mac scusa, puoi venire nel mio ufficio?-

Sarah gli fece segno di si con la testa e lo seguì nel suo ufficio.

Harm chiuse la porta dietro di lui, gli diede un giro di chiave, e si avvicinò a Mac.

S: - Capitano che intenzioni ha?- Gli chiese ridendo.

H: - Oh Colonnello adesso lo vedrà.- Le rispose lui divertito.

La circondò con le sue braccia e l’avvicinò a sé. Annusò il suo profumo facendo scorrere le sue labbra sul collo fino ad arrivare alla sua bocca e la baciò.

H: - Non riesco a resisterti Sarah.- Le disse facendo scivolare le sua mani sotto la giacca iniziando a slacciare i bottoni.

S: - Calma Capitano…- si staccò da lui – frena i tuoi ormoni – gli sorrise, poi gli si avvicinò come una gatta baciandolo di nuovo – sta sera.-

Così dicendo uscì dal suo ufficio prima che il suo autocontrollo cedesse.

 

 

JAG HEADQUARTERS

UFFICIO DEL CAP. RABB

4 mesi dopo

 

B: - Capitano anche questa volta il Colonnello Mackenzie e Brannet ce l’hanno letteralmente suonate. Quei due insieme sono dei bulldozer…- rise – neanche lei e il Colonnello in coppia eravate così agguerriti.-

H: - Bud mi fai un piacere?- Gli chiese.

B: - Mi dica Signore.-

H: - Stai zitto!-

B: - Scusi Signore mi sono lasciato trasportare, e solo che…- si fermò ricevendo un’occhiataccia da parte del Capitano - …beh forse è meglio che vado.-

 

Uscendo dall’ufficio incontrò Mac.

B: - Signora se fossi in lei non entrerei, il Capitano oggi non è proprio dell’umore giusto.-

S: - Ti ringrazio Bud ma rischierò lo stesso.- Gli sorrise alzando le spalle

 

S: - Possò?- Gli chiese sporgendosi dalla porta.

H: - Entra pure.- Le disse senza neanche guardarla.

Mac entrò, chiuse la porta, si sedette su una delle sedie e rimase a guardarlo ma Harm non le disse niente. Mac aspettò ancora un po’ in silenzio.

S: - Fino a quando terrai il silenzio?- Gli chiese spazientita.

Ma Harm non rispose alla provocazione.

S: - Ok ho capito oggi non è giornata…- si alzò avvicinandosi alla porta -… volevo solo avvisarti che l’Ammiraglio mi ha affidato un nuovo caso. Brannet ed io partiamo domani mattina per l’Afghanistan dobbiamo ritrovare un marine scomparso in strane circostanze.- Aveva appoggiato la mano sulla maniglia quando Harm la fermò.

H: - Scusami.-

Mac si girò a guardarlo.

H: - Perché voi due e non noi due?- Le chiese marcando sulla parola “noi”.

S: - Che fai ti metti a fare il geloso?-

H: - Ma cosa dici… io non sono geloso di Brannet!- Rispose stizzito.

S: - Sarà come dici tu.- Sorrise.

H: - Perché l’Ammiraglio ti ha affiancato Brannet e non me.-

S: - Perché siamo entrambi marine, Capitano!-

H: - Non scherzare.-

S: - Non sto scherzando… forse Chegwidden ha annusato qualcosa in fin dei conti primo o poi…- lasciò la frase in sospeso.

H: - Eh già… prima o poi dovremmo dirglielo.- avvicinandosi di più a lei – vengo da te sta sera?- Le chiese.

S: - Semaforo rosso Capitano… sta sera è meglio di no devo vedere ancora degli ultimi particolari per la missione con Matt. Non so che situazione ci imbatteremo lì, vogliamo essere preparati a tutto.- Gli disse stringendosi a lui.

H: - Fai attenzione Sarah.-

S: - Non ti preoccupare, tornerò presto da te.- Alzò il viso e incontrò il suo e lo baciò. – Vado che ho un sacco di cose da fare.-

Harm rimase solo nell’ufficio. Come le altre volte, strinse la scatolina che teneva nella tasca della giacca “Devo assolutamente trovare il momento prima che sia troppo tardi” pensò.

Si sedette alla scrivania e si concentrò sul suo lavoro

 

 

BASE MILITARE USA

DA QUALCHE PARTE DELL’AFGHANISTAN

Sei giorni dopo – tardi pomeriggio

 

Mac e Matt avevano impiegato cinque giorni a trovare il marine disperso. Era stata una ricerca lunga e difficile. Nel loro cammino si erano imbattuti in diversi ostacoli, rimanendo anche senza scorte di viveri e di armi, ma avevano resistito ed erano riusciti a tornare alla base militare con il marine.

Matt era da un po’ che osservava Sarah seduta in un angolo della stanza. Le sembrava stanca. Il suo viso era pallido, gli occhi infossati. La grinta del marine di qualche ora prima era totalmente scomparsa. “Possibile che sia stanca?” si chiese quando lei si passò una mano sul viso.

TnCollB: - Sarah ti senti bene?- Le chiese preoccupato da quel gesto.

S: - Si non ti preoccupare Matt sto bene.- mentì togliendo lo sguardo dai suoi occhi e rivolgendolo ai fogli che teneva in mano.

In realtà era da due giorni che non si sentiva per niente bene, ma come al solito, aveva chiuso il suo malessere, e quindi se stessa, in una scatola, mettendosi in secondo piano, resistendo e portando avanti il suo compito.

Nonostante fosse seduta iniziò a girarle la testa e sbiancò.

TnCollB: - Sarah sei sicura di stare bene?- Le chiese inquieto.

S: - Matt non iniziare a fare il paranoico come il tuo solito.- si alzò per andare a prendere una tazza di caffè – come ti devo dire che …- la testa le girò più forte e lasciò la presa delle tazze dalle mani che cadde a terra e lei si appoggiò alla porta.

TnCollB: - Sarah!- Gridò andando vicino a lei.

S: - Sto…- ma svenne tra le sue braccia.

 

OSPEDALE MILITARE

DA QUALCHE PARTE DELL’AFGHANISTAN

Sera tardi

 

TnCollB: - Dottore come sta il Colonnello Mackenzie?- Gli chiese preoccupato vedendolo uscire dalla stanza.

Dott: - Non si preoccupi Colonnello Brannet per il momento deve stare a riposo poi quando avrò gli esiti delle analisi domani potrò fare la diagnosi.-

Matt lasciò il dottore ed entrò nella stanza. Sarah era distesa a letto che dormiva. Il suo volto era pallido. Non se ne era mai accorto in quei giorni ma sembrava l’ombra di se stessa.

Si avvicinò a lei, si sedette e le prese la mano.

TnCollB: - Sarah mi dispiace… è tutta colpa mia, dovevo accorgermi che stavi male.. oh Sarah!- Le strinse più forte la mano portandosela vicina alla guancia.

S:- Harm…- sussurrò.

Matt sorrise amaramente. “Lo so nel tuo cuore non c’è spazio per me, tu sei completamente e totalmente sua” pensò triste.

 

 

OSPEDALE MILITARE

DA QUALCHE PARTE DELL’AFGHANISTAN

Primo pomeriggio.

 

Sarah aveva passato la notte tranquilla. Matt non l’aveva lasciata un momento.

La mattina seguente si era svegliata e lo vide che dormiva sulla poltrona di fronte al suo letto gli aveva fatto tenerezza. Chiuse gli occhi e continuò a riposare rincuorata dalla sua presenza.

Si era svegliata poco prima di pranzo ed era riuscita a mangiare qualcosa.

Stavano parlando del più e del meno quando entrò il dottore nella stanza.

Dott: - Colonnello Mackenzie noto con piacere che si sta riprendendo. Le sue condizioni sono dovuto allo stress e alla forte pressione di questi giorni e soprattutto perché è denutrita. Può stare tranquilla sia lei che il suo bambino vi riprenderete in poco tempo con un po’ di riposo e tranquillità.-

Mac rimase allibita sentendo le parole del dottore. Matt la guardò sorpreso.

S: - Bambino?- chiese incredula.

Dott.: - Si Colonnello, lei è incinta di 5 settimane è il bambino è forte e sta bene considerato oltretutto lo stress che ha passato in questa settimana. Come le ho detto ha bisogno solo di pace e tranquillità per un paio di giorni.-

S: - Sono incinta- Disse a bassa voce.

Guardò Matt e glielo ripetè.

TnCollB: - Si sei incinta.- Le sorrise con tenerezza vedendo la sua reazione.

Dott: - Vi firmo il foglio per le dimissioni così Colonnello Brannet potrà portarla a casa.-

Li lasciò da soli.

Dopo qualche attimo di silenzio.

S: - Devo dirlo ad Harm…- si bloccò.

TnCollB: - Non ti preoccupare Sarah l’ho sempre saputo che tra te e il Capitano c’era qualcosa. Forse era per questo che gli avevo messo contro quasi tutti i marine a Toronto.- Sorrise facendole l’occhiolino – non ti preoccupare il tuo segreto con me sarà al sicuro.-

S:- Grazie Matt.-

Suonò il telefono di Brannet

TnCollB: - Brannet …. Ammiraglio… si tutto bene… marine salvato… si non era niente di grave. Certo si anche il Colonnello Mackenzie sta bene, stiamo tutti bene… - le fece l’occhiolino sorridendole – Agli ordini Signore, riferirò.- Terminò la telefonata.

S: - Problemi?- Gli chiese preoccupata.

TnCollB: - Nessuno. Chegwidden mi vuole domani mattina in ufficio, invece a te ha dato una bella settimana di ferie… ecco cosa significa essere la preferita del capo!- Scherzò.

S: - Matt!!-

TnCollB: - Calma marine stavo scherzando. Piuttosto era preoccupato per te, quando gli ho detto che stavi bene, anzi che stavamo bene – le rifece l’occhiolino – ha tirato un sospiro di sollievo. Non credo neanche che l’abbia detto a Rabb altrimenti pensò che l’avremmo visto spuntare da quella porta.- Sorrise.

S: - Già.- rise anche lei.

Mac non vedeva l’ora di partire e arrivare da lui e dargli la notizia che sarebbe diventato papà. “Papà” ripetè nella sua mente e gli occhi le si riempirono di lacrime.

S. – Mamma.- Disse piano appoggiando la mano sul ventre.

Matt assistendo la scena si avvicinò a lei.

TnCollB: - Sarai una bravissima mamma, parola di marine.- e l’abbracciò.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

Un giorno prima – sera

 

A: - Finalmente trovo uno dei due!- disse spazientito - Colonnello Brannet come sta procedendo la missione? Come mai il Colonnello Mackenzie non mi risponde al telefono?- Gli chiese severo.

TnCollB: - Signore siamo in ospedale. Il Colonnello si è sentita male poco fa e non ha più ripreso i sensi. I medici la stanno visitando. La missione è stata portata a termine. Abbiamo trovato il marine e l’abbiamo riportato alla base.-

A: - Cosa? Lasci perdere il marine. Mi dia notizie del Colonnello!- Gli chiese scioccato.

TnCollB: - Mi dispiace Ammiraglio… sembrava tutto a posto… continuava a dirmi che stava bene… e poi…-

A: - Brannet cerchi di rimanere lucido!- Gli ordinò.

TnCollB: - Scusi Signore – riprendendosi – il dottore la sta visitando… altro non so… la terrò informato.-

A: - Attendo suo notizie.- chiuse la telefonata.

H: - Signore posso entrare?- Chiese bussando alla porta.

L’Ammiraglio intanto si era alzato ed era andato a guardare fuori dalla finestra. Sentendo la voce del Capitano si girò.

A: - Venga pure Rabb.-

H: - Volevo sapere se ha notizie di Mac e Brannet?-

A: - No…- disse solamente sedendosi alla scrivania e prendendo in mano le carte – ha bisogno di altro?- Gli chiese distrattamente.

H: - No Signore.- Mettendosi sugli attenti.

A: - Vada pure.-

T: - Signore ho in linea il Colonnello Brannet.- Li interruppe.

A: - Brannet ha novità.- chiese ansioso rispondendo – va bene, ci aggiorniamo domani. Grazie. Non la lasci da sola.-

Harm sentendo il nome di Brannet si era fermato sull’uscio della porta e all’ultime parole pronunciate da Chegwidden era ritornato sui suoi passi.

H: - Sarah…- ma non riuscì ad andare avanti.

A: - Si sieda Capitano, tanto so che non mi lascerà in pace fino a quando non glielo avrò detto. Mac si è sentita male qualche ora dopo che lei e Brannet erano ritornati alla base con il marine. Ora è in ospedale. Non si preoccupi sta bene dobbiamo aspettare l’esito delle analisi, ha solo bisogno di riposo.- Lo guardò.

Harm era sbiancato nella sua mente rimbombava solo “Sarah”. Guardò Chegwidden.

A: - No.-

H: - Signore non gliel’ho neanche chiesto.-

A: - Appunto eviti di farlo. C’è il Colonnello Brannet, basta e avanza. Vada a casa Capitano e vedrà che domani le darò buone notizie.-

“Appunto c’è Brannet vicino a lei, invece dovrei essere io!” pensò Harm con rabbia.

Era fermo in piedi e guardava con astio l’Ammiraglio.

A: - Capitano vada a casa!- Gli ordinò guardandolo dritto negli occhi. – l’aggiornerò domani appena avrò notizie.-

Harm non poté fare altro che obbedire.

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

Mattino

 

Così era stato. L’Ammiraglio gli aveva prenotato il volo di rientro. Sentito la buona notizia si era lasciato andare sulla sedia sollevato.

A: - Tiner mi chiami il Capitano Rabb.-

T: - Si Signore.-

Harm era arrivato quasi correndo.

H: - Signore ha novità?-

A: - Capitano si tranquillizzi. Mac sta bene. Sia lei che Brannet rientreranno domani mattina. Il loro arrivo è previsto per le 9.00, mentre lei Capitano parte alle 10.00.-

H: - Signore?- chiese stupito.

A: - Lei mi rappresenterà al congresso, accompagnerà la congressista Lathan. Non si preoccupi rientrerà in serata.-

H: - Si Signore.- mettendosi sugli attenti.

 

 

AEREOPORTO DI WASHINGTON

Ore 9.00

 

Era nervoso non vedova l’ora di abbracciare Mac. Il suo aereo era atterrato da poco.

Era in piedi davanti all’uscita stringeva tra le mani la scatolina “Ora o mai più!” si era detto la sera prima.

Finalmente la vide. Era raggiante. I loro occhi si incontrarono, si sorrisero felici di ritrovarsi. Lui andò verso di lei, la prese tra le braccia, la strinse forte a sé, e fregandosi di tutti la baciò.

Brannet che intanto era andato a prendere i bagagli vedendo la scena a malincuore si diresse verso il bar.

H: - Ben tornata da me Colonnello!- Le disse sorridendo staccandosi da lei.

S: - Sono felice Harm.- Lo strinse forte.

Si diressero fuori alla terrazza dell’aeroporto.

Mac si appoggiò alla ringhiera e si lasciò accarezzare dal vento. Harm le toccò una spalla e lei si girò a guardarlo.

H: - Mac non ho più intenzione di aspettare.- prese la scatolina dalla tasca.

H: - Non voglio più vivere senza di te, rimanere sospeso tra cielo e terra. Ogni giorno lo voglio passare con te, per sempre. Sarah io ti amo più di me stesso, ti amo come non ho mai amato, sei per me il mio grande amore, unico e…speciale.- la guardò dritto negli occhi, si levò il capello, si inginocchiò e aprendo la scatolina le chiese:

H: - Sarah Mackenzie mi vuoi sposare?-

Le prese la mano e le mise l’anello al dito.

Mac lo fece alzare e lo baciò – si lo voglio!- sorrise.

Si abbracciarono immersi nella più completa felicità, con il cuore colmo di una nuova speranza, con alle porte una vita felice da vivere questa volta insieme.

H: - Sarah festeggeremo sta sera.- Le disse dopo un po’ – devo partecipare ad un congresso insieme a Bobbie, sostituisco l’Ammiraglio. Tornerò questa sera per cena.-

S: - allora tutto…a questa sera.- Si guardò la mano con l’anello e poi guardò radiosa lui “Te lo dirò sta sera che sarai papà” pensò.

Erano arrivati al gate.

H: - Ti amo.- Le sussurrò abbracciandola.

S: - Ti aspetto… torna da me presto.- Gli disse baciandolo.

 

Lo guardò andare via, mentre poco più in là l’aspettava Brannet. Si girò verso di lui, gli sorrise felice e si diresse verso l’uscita affiancandolo.

TnCollB: - Su andiamo mammina, questo piccolino ha bisogno di riposo.- Amorevolmente le circondò con un braccio le spalle e con la mano le accarezzò il ventre.

Harm si era girato proprio in quel momento e assistette alla scena. “Mai voltarsi indietro” sorrise ricordando le parole che gli aveva detto l’Ammiraglio quella volta in Australia. Non aveva più paura di perderla e non diede importanza a quel gesto. Sapeva che tra quei due c’era una perfetta intesa, non poteva farci niente, anche se… cancellò i suoi pensieri e si diresse verso il suo posto.

Stavano aspettando il taxi quando Mac sentì una fitta al cuore. Si portò la mano al petto.

TnCollB: - Ehi tutto bene?-

S: - Si ora è passato. Devo essere solo stanca.- Gli rispose sorridendogli.

TnCollB: - Andiamo ti porto a casa.-

Sarah guardò l’aereo che decollava “Ti aspetto…torna da me presto” si ripeté.

 

 

APPARTAMENTO DI MAC

GEORGETOWN

Primo pomeriggio.

Bussarono alla porta e Sarah andò ad aprire.

TnCollB: -  Colonnello eccomi qua al suo servizio!- Le disse scherzando una volta che aprì la porta.

S: - Matt! Potevo andare da sola in ufficio…-

TnCollB: -  Dai non ribattere ogni volta, fatti coccolare un po’. Siamo anche vicini di casa ora e non mi costa nulla.-

Mac si passò una mano sul viso rassegnata.

S: - Ma chi me l’ha fatto fare di dirti che si era liberato un appartamento nel palazzo…-

TnCollB: -  La tua coscienza…in realtà vuoi avermi sempre vicino a te!- La interruppe scherzando.

S: - Stupido…- sorrise – prendo la giacca e arrivo.-

TnCollB: -  Si sbrighi Colonnello Mackenzie che siamo in ritardo che l’Ammiraglio ci aspetta.-

S: - Si calmi Colonnello Brannet mancano ancora 19 minuti all’appuntamento con Chegwidden.- specificò dalla camera.

Matt sorrise alla precisione della collega.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

Ore 15.30

 

T: - Signore ci sono il Colonnello Mackenzie e Brannet.-

A: - Li faccia passare.-

TnCollB/S: - Signore.- dissero entrando mettendosi sugli attenti.

A: - Riposo, accomodatevi.-

Mac e Matt si sedettero sulle poltrone.

A: - Signori mi complimento con voi per come avete portato a termine l’incarico. Il segretario è molto contento dell’esito.-

TnCollB: -  Grazie signore.-

Mac era rimasta in silenzio ad ascoltare i due uomini. In un attimo un senso di inquietudine le aveva preso lo stomaco e un senso di nausea aveva in gola. Cercò di respirare lentamente senza far accorgere ai due uomini del suo malessere.

Chegwidden la guardò con la coda dell’occhio e si accorse che qualcosa non andava.

A: - Colonnello Mackenzie si sente bene?-

Alla domanda dell’Ammiraglio Matt si girò preoccupato.

S: - Si Signore non si preoccupi, deve essere solo un po’ di stanchezza.- Disse fingendo incrociando lo sguardo di Matt preoccupato rivolgendogli un sorriso.

Tiner entrò all’improvviso in ufficio.

T: - Ammiraglio si sintonizzi sul canale della CNN l’aereo che hanno preso la Congressista Lathan e il Capitano Rabb è stato occupato da un gruppo di ribelli e li tengono in ostaggio all’aeroporto.- Disse con tono angosciato.

Chegwidden accese la televisione e tutti i presenti ascoltarono la notizia che stavano trasmettendo in quel momento.

Mac si era alzata in piedi nell’attimo in cui facevano vedere che uno dei ribelli aveva preso in ostaggio Bobbie e la stava trascinando via. Il Capitano per difenderla si era gettato su di loro ma uno del gruppo gli aveva sparato.

Sarah sgranò gli occhi vedendo l’immagine di Harm cadere a terra in una pozza di sangue. Un dolore acuto al ventre la fece piegare su se stessa.

S: - Ahhh- gridò dal dolore attirando su di sé l’attenzione dei presenti.

TnCollB: -  Oh mio dio Sarah.- Si avvicinò a lei.

S: - il bambino…- Disse fra le lacrime a fatica.

 

“Harm stai attento!” gridò. Sentì un forte colpo di pistola e vide l’uomo che amava cadere a terra e sotto di lui formarsi una pozza di sangue. Si avvicinò a lui, il suo viso era bianco. Gli prese il viso tra le mani.

S: - Non mi lasciare, non puoi!- urlò disperata.

Le sue mani si erano riempite di sangue, del suo sangue.

S:- Noooooooooooooooooo!!!!- Gridò tra le lacrime.

Una stretta alla mano la distolse dal suo dolore. Harm le sorrideva.

H: - Non piangere Sarah, io sono e sarò sempre con te, ovunque tu vada, resterò accanto a te.-

Riscaldata da quelle parole strinse a sé il suo corpo, freddo, inerme e senza vita.

S: - Non mi lasciare ti prego, non te ne andare via, fallo per me e per il nostro bambino. Non andare via, rimani con me, con noi. Non puoi farmi questo…- strinse ancora di più il suo corpo a sé – non mi puoi abbandonare ora che finalmente ci siamo ritrovati, ora che abbiamo promesso che condivideremo insieme tutta la vita, ora che in me c’è il frutto del nostro amore… noooooooooooooo!-

 

STANZA D’OSPEDALE

WASHINTONG

Ore 19.43

 

Si svegliò piangendo. Un uomo l’abbracciò, accarezzandole la testa.

TnCollB: -  Schh… calmati…non è successo niente… passerà.-

Matt la strinse più forte a sé. Vederla in quello stato gli spezzava il cuore.

Mac piano, piano smise di piangere.

S:- Matt il bambino?- Chiese sottovoce avendo paura della risposta.

TnCollB: -  Non ti preoccupare sta bene. È forte lui. Con due genitori così come non potrebbe esserlo!- Le sorrise.

S: - Harm…- gli occhi le si riempirono di lacrime.

TnCollB: -  Sarah non avere più paura. Rabb è stato ferito al braccio non è niente di grave. Domani tornerà a casa e lo potrai riabbracciare.- La strinse più forte.

S: - Ti prego non dirmi che è un sogno perché in questo caso non svegliarmi…- Disse piangendo.

TnCollB: -  No Sarah, non è un sogno… domani lo potrai riabbracciare. I cecchini hanno potuto sparare ai rapitori grazie all’intervento del Capitano che li ha distratti dalla situazione. Tutto è andato per il meglio.-

Sarah sorrise “Grazie Signore per il grande dono che mi hai concesso. Non lo getterò più via, non lo sprecherò questa volta, questa volta no. Lo vivrò fino in fondo per tutto il resto della mia vita” pregò silenziosamente.

Era sera, la luce aveva lasciato spazio al buio. Matt se ne era andato da poco. Mac aveva faticato parecchio per mandarlo a casa ma alla fine l’aveva convinto.

Riluttante lui l’aveva guardata negli occhi tentando di capire se stava bene poi si avvicinò a lei e la baciò dolcemente sulla fronte.

TnCollB: -  Se hai bisogno di me …-

Ma Sarah gli aveva messo una mano sulla guancia.

S: - Stai tranquillo, sto bene, vai a casa che hai bisogno di dormire.- Lo rassicurò.

Lui si era rassegnato e anche se di controvoglia l’aveva lasciata.

Si era alzata, aveva preso la vestaglia che era appoggiata sulla poltrona, l’aveva indossata e si era avvicinata alla finestra. Appoggiò la sua mano sul vetro. Era freddo la ritirò e se la mise sul ventre.

“Non ti preoccupare piccolo mio, il tuo papà sarà presto con noi”. Piegò la testa toccando il vetro della finestra con la fronte. Non voleva piangere ma non potè fermare le lacrime.

S: - Oh Harm… torna presto da me.- Ripetè in silenzio.

Sentì aprirsi la porta della camera.

S: - Matt ti ho detto di andare a casa io e il bamb…- Si era girata ma si bloccò.

Si portò una mano alla bocca incredula.

H: - Sarah… sono tornato da te.-  Disse con il suo tono calmo e dolce.

Harm era in piedi, di fronte a Mac, con il braccio fasciato, il viso segnato dalla stanchezza del viaggio e dagli avvenimenti trascorsi. Le sorrideva con il suo solito sorriso dolce. Si avvicinò a lei, la strinse nel suo immenso abbraccio. Sarah respirò il suo profumo. Non era riuscita a dire niente. Non poteva ancora crederci era tra le sue braccia.

S: - Ti amo.- Sussurrò piano.

H: - Ti amo.- Le rispose.

Si guardarono per un lungo istante uno negli occhi dell’altro, poi Harm avvicinò il viso a quello di Mac e la baciò con tutto l’amore che aveva dentro.

Rimasero abbracciati per un tempo indefinito. Sarah non voleva più staccarsi da lui, mai più. Il suo viso era appoggiato sul petto di Harm e sentiva il battito del suo cuore.

H: - Mac prima o poi dovremmo muoverci da questa posizione… non voglio che ti stanchi.-

S: - Ancora un altro po’ e poi a noi fa bene stare tra le tue braccia.- Sorrise

H: - Noi?- Chiese incerto non capendo.

S: - Si noi.- Ripetè sorridendogli staccandosi da lui e guardandolo negli occhi.

Gli prese la mano e se l’appoggiò sul ventre.

S: - Noi.- Disse piano continuando a guardarlo nei suoi occhi azzurri.

H: - Sarah vuoi dire…- si bloccò sorpreso dalla notizia – che io… che tu… che noi…- non riusciva a dire niente di sensato.

Era talmente dolce nella sua confusione di felicità.

S: - Si Harm, sarai papà… sono incinta… diventeremo genitori.- Gli disse terminando le sue frasi che non era riuscito a completare.

H: - Sarah è meraviglioso!-

La sollevò e la prese in braccio.

S: - Harm il braccio!-

H: - Non mi importa niente, ora l’unica cosa che conta che devo baciare la futura signora Rabb!-

Girò su se stesso e poi la baciò “Ti amo” le sussurrò tra le labbra.

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO AMMIRAGLIO CHEGWIDDEN

Una settimana dopo

 

S: - Signore ci ha fatto chiamare?- Gli chiese entrando nell’ufficio insieme al Capitano Rabb.

A: - Si venite avanti Signori.-

Il tono con il quale li aveva accolti non preannunciava niente di buono e i due ufficiali si avvicinarono mettendosi sugli attenti.

A: - Oggi è il primo giorno di lavoro. Avete avuto tutto il tempo per riprendervi e noto con piacere che vi è servito…-

S: - Grazie Signore.- intervenne.

A: - Non mi interrompa Colonnello!- l’ammonì.

S: - Scusi Signore.- Disse sorpresa.

Chegwidden si mise di fronte a loro a braccia conserte e li guardava prima uno e poi l’altro.

A: - Sto aspettando?-

H: - Signore?- Chiese non capendo.

A: - Sono mesi che sto aspettando.- Disse più a se stesso ma questa volta sorridendo andandosi a sedere alla scrivania.

Mac e Harm si scambiarono uno sguardo veloce intuendo finalmente dove volesse arrivare l’Ammiraglio.

A: - Ebbene…-

H: - Ammiraglio siamo felici di comunicarle che ci sposiamo e…- ma non lo lasciò finire.

A: - Ah era ora! Sono contento per voi.- Gli disse alzandosi e andandosi a congratulare.

Era così contento che abbracciò Mac forte scuotendola.

Era la prima volta che Chegwidden gli manifestava così apertamente l’affetto che provava per loro.

S: - Ammiraglio…- Cercò di dire.

Chegwidden si staccò da lei accorgendosi del gesto involontario e si ricompose riassumendo la sua solita posa da Ammiraglio.

A: - Mac non si sente bene è un po’ pallida?- Le chiese accorgendosi dell’espressione di malessere che era comparsa sul suo viso.

S: - No Signore, tutto nella normalità, dato le mie condizioni.-

Chegwidden la guardò sorpreso.

S: - Si Signore sono incinta.- Gli confermò sorridendo.

A: - Eh bravi! Me l’avete fatta sotto il naso.- Rise di gusto – congratulazioni ragazzi miei!- li guardò come un padre. I suoi ragazzi erano diventati grandi.

Mac e Harm si congedarono lasciandolo solo con i suoi ricordi. Quante gliene avevano combinate insieme. Era stata un’impresa stargli dietro. Li aveva visti crescere, maturare, commettere errori, sbagliare, ma poi sempre si erano rialzati e avevano continuato a camminare e diventare ottimi militari oltre che eccellenti avvocati.

Fin dal primo giorno che li aveva presentati aveva avuto la sensazione che sarebbero diventati delle persone importanti nella sua vita e non si era sbagliato. Era proprio vero durante il cammino che ognuno di noi intraprende accadono cose che sono come domande, passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.

A una parte delle sue domande loro gli avevano dato risposta. Sorrise felice, mentre nella mente scivolavano uno ad uno le immagini di tutte le avventure che avevano passato insieme.

“AJ stai proprio diventando vecchio” pensò ridendo tra sé.

T: - Ammiraglio c’è il segretario sulla linea due.- Gli disse all’interfono interrompendo il flusso dei pensieri dell’ufficiale.

A: - Grazie Tiner.-

“Basta con i ricordi, il dovere mi chiama!” pensò AJ prendendo in mano la cornetta del telefono.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO GENERALE MACKENZIE

20 anni dopo

 

Serg: - Signora il Tenente Rabb, il Sergente Rabb, il Guardiamarina Rabb e l’Ammiraglio Rabb chiedono di essere ricevuti.-

Sarah sorrise.

S: - Li faccia passare Sergente.-

I quattro entrarono nel suo ufficio e si misero sugli attenti.

H: - Generale Mackenzie il plotone Rabb a rapporto!- Le sorrise e andò vicino a lei e le diede bacio sulla guancia.

S: - Ammiraglio come è audace… rimanga sugli attenti siamo sempre in ufficio.- Gli sussurrò all’orecchio scherzando.

Intravide il sorrisetto divertito dei suoi figli.

S: - Signori attenti!-

I tre scattarono sugli attenti.

Harm e Mac si sedettero sulla scrivania e squadrarono i loro figli.

S: - Bene quali sono le vostre attenuanti?-

CR: - Ma mamma …- iniziò la ragazza.

Harm tossicchiò.

S: - Guardiamarina Rabb qui non sono “mamma” ma Generale.-

JR: - Beh sai che differenza.- scherzò il ragazzo.

S: - Sergente!- Lo riprese cercando a stento di rimanere seria.

DR: - Li scusi Generale. James e Catherine sono alle prime armi non hanno ancora capito come ci si deve comportare con una mamma Generale.- Sorrise lui a sua volta.

S: - David!- Lo riprese.

Harm rise di gusto.

S: - Cosa aspettate venite qua!- Disse aprendo le braccia per accogliere i suoi figli.

Harm vedendo la scena sentì una dolce sensazione di calore avvolgergli il cuore. abbracciò anche lui la sua famiglia.

Tutto il suo mondo ora era tra le sue braccia.

Non c’era giorno che non ringraziasse Dio per l’immensa fortuna che gli aveva concesso.

S: - Su ora andiamo.-

I tre ragazzi si avviarono. Mac prese il cappotto e si rifugiò nella mano di Harm che gliela strinse con presa sicura.

 

 

CIMITERO

WASHINGTON

 

S: - Ammiraglio siamo qui, siamo tutti qui.- Sorrise con un velo di lacrime negli occhi.

Catherine si abbassò e appoggiò il mazzo di fiori sulla tomba.

CR: - Ciao nonno AJ.-

David le appoggiò una mano sulla spalla mentre James si abbassò accanto a lei e le sorrise.

I tre ragazzi si allontanarono lasciando i loro genitori da soli.

H: - Sai Sarah Chegwidden il giorno del matrimonio mi disse una cosa che allora non capii.-

S: - Si che cosa? Non lo fare?- Gli chiese scherzando.

Harm sorrise e la guardò storta.

H: - Niente e nessuno mi avrebbe impedito di sposarla signora Rabb.-

Le circondò le spalle con il suo braccio e Mac appoggiò la testa sul suo petto.

H: - Mi disse di non arrendermi mai, di continuare a lottare per noi, per te e per loro…- indicò i figli – perché accadono cose che sono come domande, passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde … e oggi in ufficio finalmente ho capito che cose intendesse. Le mie risposte sei tu, David, James, Catherine, voi siete le mie risposte che la vita mi ha dato alla mie domande.-

La strinse più forte.

S: - Hai proprio ragione. Ora non siamo più tra cielo e terra. La nostra vita non è più in mezzo a questa linea che divide questi due mondi, non siamo più sospesi. Abbiamo imparato a vivere insieme, tra le difficoltà e le gioie… e sai che ti dico?-

Harm la guardò aspettando la risposta.

S: - Ti amo.-

H: - Ti amo e ti amerò per sempre Sarah.-

La strinse forte a sé.

Un piccolo raggio di sole sbucò fuori dalle nuvole come se in cielo ci fosse qualcuno che sorridesse.

Si guardarono negli occhi e si avviarono a raggiungere i figli che li stavano aspettando.

Eh già… la vita è strana. Ti dà prima un sacco di domande bloccandoti tra cielo e terra, e poi, tutto d’un tratto, senza che te lo aspetti ti risponde, resta solo a noi capire in che modo lo fa.

 

 

 

 

Fine…. Giovedì 1 novembre 2007

 

 

Semper fidelis

Light

 

 

 

 

Dedicato a tutti voi che mi avete coinvolto e fatto appassionare alle storie di Jag.

 

 

 

I sogni sono come le stelle, più sono grandi più brillano

   
 
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