Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: haev    14/04/2013    13 recensioni
-Louis os.
D’altronde non si usciva molto spesso da un manicomio, la maggior parte delle volte venivi portato lì perché una prigione non era per te, perché tu eri pericolosa per gli altri e potevi stare solo con persone che erano al tuo stesso livello: matti.
Matti come un bambino quando non ha il suo giocattolo.
Matti come un uomo che ha amato troppo la sua donna.
Matti perché si conosceva come funzionava davvero il mondo, lo si vedeva con gli occhi veri e non come tutte le maschere che indossavano i comuni mortali, quelli definiti normali.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Crazy?


Fissai il mozzicone consumarsi velocemente, come se avesse fretta di spegnersi e terminare il suo ciclo vitale, che poi non sapevo nemmeno se una sigaretta potesse prendere vita una volta accesa. Magari era come una di quelle cose che quando vivevano, danneggiavano o uccidevano la vita degli altri. Una di quelle cose poteva essere l’uomo, lui viveva e causava dolore agli altri.
Aspirai un’ultima volta prima di spegnere il mozzicone sul composto grigio e far penzolare i piedi dal cornicione.
Soffiava un vento leggero, facendo muovere i pochi capelli che sfuggivano dai miei dredlocks marroni, mi appoggiai con le mani al marmo che costituiva il tetto dell’edificio in cui eravamo rinchiusi, sospirai.
«Pensi mai che usciremo da qui?»
Sorrisi amara, e come ogni giorno, fissai l’unico amico che avevo in quella gabbia di matti e risposi: «Tu sì di certo, Lou.»
«Quando sarò fuori, ti farò uscire.» rispose sicuro, ed un po’ mi beai di quelle parole false che uscirono dalla sua bocca. Perché sapevamo entrambi che se Louis fosse uscito, sarebbe scappato e non avrebbe fatto più ritorno, perché sapevamo tutti che là fuori c’è un mondo che è totalmente diverso dal nostro, un mondo di pazzi.
L’occhio mi cadde sull’entrata e vidi una cosa che succedeva ogni tre mesi, se non di più, una ragazza magra veniva portata all’entrata per stabilire quanto tempo sarebbe stata rinchiusa in quel posto, sperai per lei che fosse per il minor tempo possibile.
D’altronde non si usciva molto spesso da un manicomio, la maggior parte delle volte venivi portato lì perché una prigione non era per te, perché tu eri pericolosa per gli altri e potevi stare solo con persone che erano al tuo stesso livello: matti.
Matti come un bambino quando non ha il suo giocattolo.
Matti come un uomo che ha amato troppo la sua donna.
Matti perché si conosceva come funzionava davvero il mondo, lo si vedeva con gli occhi veri e non come tutte le maschere che indossavano i comuni mortali, quelli definiti normali.
«C’è n’è una nuova.» mormorò.
Mi voltai e vidi i capelli oro di Louis volare al vento, facendo visualizzare i suoi occhi blu come il ghiaccio.
Sorrisi maliziosa: «Andiamo a darle il benvenuto.» e mi alzai dal tetto di quella prigione.
Entrammo nella mensa, dove tutti quegli animali si stavano abbuffando con minestra e pane, il meglio che ci potevano offrire in un manicomio.
Ci sedemmo al nostro tavolo, infondo, nascosto ed in disparte, un nostro posto per parlare di qualsiasi cosa. La sala cadde in silenzio quando le porte furono spalancate e l’ombra della guardia incombé su tutta la mensa, mi alzai e mi avvicinai. Si poteva vedere dietro quel ciccione rimbambito il corpo esile di una ragazza: i capelli erano rossicci e cadevano lisci su un viso ovale, nel quale dominavano un paio di occhi azzurri come il cielo; le guance erano quelle di una bambina, paffute e morbide, mentre la bocca era quella di una donna, carnosa e dolce.
Non badando alla guardia, mi spostai di lato e toccai il braccio magro alla ragazza.
«Ehi.» salutai.
La rossa sembrò spaventata dalla mia presenza, e mi chiesi com’era possibile che una come lei potesse entrare in quel posto: si vedeva a chilometri di distanza che era innocente. Ed in quel posto l’apparenza non ingannava nessuno e quando entravi eri sempre felice di andare in un posto dove c’erano persone tutte uguali a te, piuttosto, quando iniziavi a riprendere il cervello, iniziavi ad odiarlo e volevi uscire da lì.
La presi per mano e la condussi al nostro tavolo, dopo un po’ nessuno prestò attenzione a noi due e ritornarono a mangiare.
La feci accomodare al tavolo e le sorrisi, rassicurandola. Facendo capire che io e Louis eravamo, forse, i più sani.
«Sai dove sei, no?» chiesi.
La ragazza scosse la testa terrorizzata e si guardò in giro, cercando un qualcosa che le ricordasse il mondo al di fuori. 
Ma come potevano dei muri grigi aiutarti?
«Come ti chiami?»
«A-A-Alex.» sussurrò.
«Gabrielle. – Mi presentai, – Benvenuta in un manicomio, sentiamo, che hai fatto?»
La ragazza mi guardò con gli occhi spalancati, spaventata.
La fissai stanca, «Qui tutti sanno quello che abbiamo fatto, è inutile che cerchi di nascondere quello che hai commesso.»
«Siete tutti pazzi.»
«Se sei qui, lo sei anche tu infondo.» la seccai.
Fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo, la guardai soddisfatta e le iniziai a raccontare un po’ di storie che caratterizzavano quel posto. Per esempio il fatto che ci fosse un coprifuoco a mezzanotte, ma potevi scopare quanto volevi. Oppure che iniziavi a lavorare alle sei di mattina e le raccomandai di non mettere mai maglie bianche quando avrebbe avuto il turno di pulire i cessi.
Le spiegai che Billy vendeva roba buona, e c’era Jessica che scopava senza problemi. Le spiegai che loro non avevano nulla da perdere, che erano lì per morire. Ma le dissi che c’erano persone che ci credevano ancora, nonostante tutto, le spiegai che era bello credere in qualcosa che non accadrà mai, ma perché credendoci ti da’ una forza che nemmeno immagini, ti fa illudere, diventare pazzo, e tu iniziavi a credere che un giorno uscirai da lì.
Uscirai da lì e vivrai, ti innamorerai, cancellerai quella parte di vita, sarai te stesso.
Sarai più pazzo di quanto non lo sei già.
Perché quando inizi a sperare in una cosa, inizi davvero a crederci.
«Tu che hai fatto?» domandò dopo un po’.
«Ho ucciso mio padre. – Dissi con nonchalance, – Mi violentava.» terminai.
Ormai quello che avevo fatto non era più importante, in quel luogo c’era solo il presente e il futuro, perché il passato ti faceva ricordare il motivo per cui tu eri lì dentro, e l’ultima cosa che volevi era ricordare i tuoi anni passati, dov’eri un fottuto pazzo.
«Io spacciavo. – Spiegò Louis, – E mi hanno rinchiuso qui, credendomi un drogato.»
La ragazza sorrise, poi disse: «Sono una prostituta e sono qui perché mi bucavo.»
Annuii e la guardai, stavo iniziando a capire il motivo per cui lei non fosse adeguata per quel posto.
Alex non era giusta perché si drogava per disperazione, non per il piacere di farlo. Si drogava perché non sopportava l’idea di darsi ad altri uomini, si drogava per dimenticarsi quello che faceva la sera. Lo faceva per distruggere l’unico briciolo di umanità che aveva in quel corpo.
«Siamo tutti uguali, qui.» sussurrai.
«Quanto starete qui?»
Scoppiai a ridere, ed ecco che già si iniziava ad illudere.
Mi alzai e gettai un’occhiata a Louis. Siccome eravamo gli unici un po’ più sani, capitava che alcune volte trombavano anche, saltando il nostro turno. Perché tutti e due avevamo bisogno di un po’ di sfogo, avevevamo bisogno di sentire gemiti che noi stessi provocavami. Bisogno di sentire un tocco rude e pacato, che racchiudeva quell’amicizia che c’era tra me e il moro.
Bisogno di sentirmi donna per una piccola oretta.
«Non lo sai?» domandò Louis, alzandosi e venendomi vicino.
Le sorrisi e poi la infuocai con lo sguardo, si sarebbe uccisa lì dentro, la sua speranza di andarsene era troppo alta, troppa per sopportare l’idea di rimanere lì.
«Da qui non si esce, Alex. – Sospirai, – E’ l’ultima tappa.»
E mi voltai, sentendo la mano di Louis scivolare nei miei jeans.
Gli umani erano pazzi, noi semplicemente manifestavamo la pazzia di essi, facendo quello per cui gli umani erano nati.
Eravamo dei mostri, ma non è detto che i mostri siano pazzi.




Angolo autrice.

Ecco, ora non mi prendete per una malata di mente, okay? Okay.

La trama di questa os mi è venuta in mente alle undici di sera, quindi dopo una giornata di scuola e tutto, immaginate voi cosa poteva venire fuori.

Non mi chiedete perché ci siano parti sottolineate, mi piaceva l'idea di dare più la sensazione che i pazzi siamo noi uomini, e non i carcerati.

Beh, so che fa cagare, ma l'ho voluta pubblicare lo stesso.


Grazie per essere giunti fino a qui.
Commentate e ditemi che cosa ne pensate, grazie.
A presto.
Giada.

  
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: haev