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Autore: Nitrogen    14/04/2013    2 recensioni
Dieci numeri per dieci nomi, trenta plot per trenta brevi aneddoti sulle loro vite. E il risultato è un groviglio di situazione più o meno complesse che potrebbero capitare a chiunque.
Perché a volte non basta essere attraenti, intelligenti o avere un bel carattere per non ritrovarsi nei guai, a volte capita e basta.
[Partecipante alla challenge indetta da Kukiness "Chi, Con chi, Che cosa facevano".]
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Melinda Pressywig,
innamorata persa del mio Naiser.
 

[BONUS TRACK!]
Plot 0: 6 e 8 hanno una relazione clandestina. 1 li scopre.


 

Ordine personaggi: Naiser (1) , Imogen (2), Pride (3), Marianne (4), Zelo (5), Terrian (6), Seth (7), Rezwana (8 ) , Hana (9), Akira (10).

 


 

Quando a nessuno importa se
sei stai sanguinando.

───────────────────────

 


Mi fiondai in casa prima che quei tizi si accorgessero dove ero entrato: avevo di nuovo fatto tardi nel mio locale preferito e avevo di nuovo alzato troppo il gomito finendo con lo stuzzicare gente di malavita a cui, fortunatamente, ero riuscito a sfuggire dopo una lotta che mi vedeva perdente.
Mi accasciai qualche minuto dietro la porta, ansimante per la corsa fatta prima e aspettando che quegli uomini se ne andassero dal quartiere per stare tranquillo. L’avevo davvero fatta grossa quella sera, ma come al solito non mi rendevo mai conto di quanto potessero essere gravi le situazioni in cui mi cacciavo solo per diletto, e ridevo come un matto pensando a quanto era accaduto. Ero ancora vivo.
Alle due di notte passate era difficile confondere i rumori che c’erano oltre la porta, quando se ne andarono imprecando come solo degli scaricatori di porto sapevano fare, tornò il silenzio che poco mi piaceva di quel quartiere.
Gonfio e dolorante come mai prima di allora, mi spostai zoppicante dalla porta e mi trascinai fino in cucina, sporcando qualunque cosa col sangue che mi colava dalle braccia. Se non fosse stato per il troppo alcool in circolo che mi faceva girare la testa e sbattere contro ogni cosa nel corridoio, non mi sarei sentito così male e avrei anche potuto far vedere a quei vermi cosa ero in grado di fare non dandomela a gambe.
Tirai fuori dal congelatore la borsa di ghiaccio che Rezwana era solita usare per farmi sgonfiare le ferite che quotidianamente mi procuravo; la mia testa sembrava girarmi di meno con quell’affare poggiato sopra, ma se ci fosse stata lei le mie condizioni sarebbero state senza dubbio migliori.
Rezwana era sempre premurosa nei miei confronti, faceva di tutto per rendersi disponibile e mi aiutava a medicarmi quando andavo in cerca di rogne in giro per la città, a qualunque ora del giorno. Purtroppo non sono una persona molto tranquilla, e quando sono di pessimo umore mi calma solo picchiare altri miei simili. A peggiorare la mia situazione, c’era per l’appunto lei con quel suo corpo perfetto, i capelli rossi come il fuoco e i suoi occhi uguali a due pezzi di smeraldo che mi facevano impazzire. E farsi picchiare diventava fin troppo piacevole pur di ricevere quelle attenzioni.
Feci uno sforzo e tolsi la maglia insanguinata che si stava incollando alle ferite: avevo qualche taglio di poco conto sulle braccia causato da un paio di coltelli abbastanza affilati, ma non era nulla di troppo preoccupante; quella volta decisi di sbrigarmela da solo perché svegliarla a tarda notte e farla arrivare dall’altro lato della città sembrava eccessivo anche per un egoista come me.
Mi alzai per entrare in bagno alla ricerca del kit di pronto soccorso che però non riuscii a trovare: quel disgraziato di mio fratello aveva di nuovo fatto ordine spostando anche le cose di mia proprietà dove gli faceva più comodo, non capendo che io nel mio disordine trovavo qualunque cosa. Dovevo andarmene da quella casa prima che avrebbe preso sotto il suo controllo la mia camera, il mio paradiso e unico rifugio.
Un rumore mi bloccò a metà corridoio: sentivo la voce di qualcuno che non era mio fratello provenire oltre la sua porta, cosa piuttosto insolita data la sua capacità pessima di abbordare con le ragazze.
Restai immobile e in silenzio con il ghiaccio che mi raffreddava il volto bollente. Non sarebbe stata di certo la prima volta che la mia testa giocasse scherzi simili da quasi ubriaco qual ero, non volevo rovinare un’eventuale uscita finita bene di mio fratello per il mio cervello alcolizzato.
Mi appostai cauto alla porta e cercai di distinguere le voci che sentivo. Sicuramente una di loro era quella di mio fratello, eppure non riuscivo a capire quale fosse; avrei dovuto seguire il consiglio di Rezwana e smettere di bere così tanto il sabato sera.
Preso dall’indecisione sul se entrare o meno, se bussare prima di entrare o mandare un messaggio sul cellulare di mio fratello per sapere cosa stava combinando, mi appoggiai alla porta convinto fosse chiusa almeno a chiave. Imprecai e maledissi il Dio di ogni religione esistente una volta aver sbattuto la testa contro il pavimento.
Due voci distinte urlarono e non si curarono di aiutarmi a rialzarmi, per la cronaca, fu una vera e propria impresa farlo da solo per lo scarso equilibrio del momento; riuscii a stento a mettermi in ginocchio aiutandomi con la cassettiera alla sinistra della porta.
«N-naiser… Sei già qui?»
Mi voltai in direzione della voce che mi aveva chiamato distesa sul letto a una piazza e mezza. La botta aveva diminuito le mie facoltà psicofisiche a tal punto da non riuscire a vedere altro che una figura informe nel buio della stanza. Accesi la luce accidentalmente, poggiandomi alla parete per compiere l’ultimo sforzo che occorreva a rialzarmi.
«Dio schifo
Mio fratello scese dal letto e si infilò i boxer gettati sul pavimento insieme ad altri indumenti e biancheria femminile, che mai avrei immaginato di vedere nella sua stanza. Era imbarazzato, a disagio, in preda al panico… Insomma, avevo fatto un’entrata in scena degna di nota.
«Naiser, non reagire così per favore… So cosa stai pensando, posso spiegarti tutto.»
No, lui non sapeva cosa stavo pensando. Tutto quel che volevo era il kit di pronto soccorso e buttarmi del letto per dormire fino al giorno seguente, non mi interessava sapere perché una ragazza nascosta sotto le coperte stesse nel suo letto e cosa avessero fatto. Potevo tranquillamente immaginarlo, mi faceva anzi piuttosto piacere vederlo alle prese con una ragazza ogni tanto.
«Sì, sì, poi mi spieghi… Dove hai messo il kit del pronto soccorso?»
Terrian mi guardò spaesato, poi si voltò in direzione del suo letto dove la ragazza aveva cacciato fuori dalla coperta la parte della testa dagli occhi in su. Erano di un verde davvero bello, ma forse era l’effetto dell’alcool a renderli tanto particolari.
«È nel bagno del primo piano, se… se cerchi vicino al mobiletto lo trovi.» Fece una breve pausa per osservarmi e poi riprese. «Sei sicuro di star bene, Naiser? Vuoi io ti aiuti a medicarti e ad arrivare in camera? Perché sei messo davvero male ‘sta sera…»
Scossi la testa e per un pelo non cascai sul pavimento.
Promemoria: evita scatti improvvisi da brillo che perdi l’equilibrio.
«Tranquillo. Divertiti pure con la tua amica e fai tutto il rumore che ti pare, tanto appena arrivo al letto e mi addormento sarà difficile svegliarmi anche con una bombardata aerea. Scusate il disturbo.»
Sollevai una mano per salutare la nuova fiamma di mio fratello e spensi di nuovo la luce, uscendo dalla stanza. Finalmente lo vedevo divertirsi con una ragazza reale e non immaginando di spassarsela con una di quelle che leggeva sui libri. Ero davvero orgoglioso di lui, mi era anche passata la rabbia per la sua fissa dell’ordine.
«Naiser?»
Un’altra voce mi bloccò prima di entrare in bagno e con grande fatica mi voltai: capelli rossi, occhi verdi, fisico perfetto, il tutto nascosto a stento da una camicetta da notte in pizzo. Rezwana. L’alcool si stava davvero prendendo gioco di me, al diavolo le ferite sul braccio: era meglio buttarsi sul letto e aspettare mi passasse la sbronza prima di finire davvero col non capirci più niente.
«Naiser, fermati. Devo parlarti. Puoi medicarti dopo, tanto non morirai dissanguato.»
Quanta insistenza per essere un’allucinazione.
Non ne avevo mai avute di così pesanti e soprattutto belle. Forse avevo perso un po’ troppo la testa per Rezwana, tanto che la sentivo toccarmi la spalla e fermarmi. Mi dispiaceva interrompere la serata di mio fratello, ma avevo davvero bisogno di lui.
«Teeerrian.»
«Adesso lui si sta vestendo. Possiamo parlare?»
Quella figura non smetteva di rivolgermi parola, che diamine.
«TEEERRIAN.»
«Per la miseria, Naiser! Smettila di comportarti come un bambino e ascoltami. Mi dispiace per quello che hai visto… Tra me e tuo fratello non c’è nulla, posso giurartelo. È che mi sentivo sola e non sapevo da chi altro andare…»
L’allucinazione di Rezwana mi guardava quasi come se volesse supplicare il mio perdono. Se non fossi stato sicuro che mio fratello non era il tipo da fregarmi le ragazze che mi piacevano, avrei davvero potuto credere fosse lei in carne ed ossa. La mia testa era proprio andata.
«TEEERRIAN!»
Mio fratello si avvicinò a passo svelto fino a raggiungermi e guardò in direzione dell’allucinazione tanto carina, con quell’aria preoccupata che lo affliggeva ogni volta che non capiva cosa avessi combinato per cacciarmi nei pasticci.
«Perché mi sta chiamando? Vuole picchiarmi?»
L’allucinazione di Rezwana sbuffò e lo guardò seccata: «Tuo fratello deve aver qualche menomazione mentale. Mi ignora e non penso nemmeno abbia capito che suo fratello se la sia spassata con la ragazza che tanto venera.»
Restai imbambolato per qualche istante a osservare i due esseri di fronte a me: la testa era davvero andata a puttane per proiettare davanti ai miei occhi un teatrino simile; era meglio se andavo a dormire.
Ignorai quel che avevo visto e senza dire nulla oltre a qualche imprecazione che sapeva di persona analfabeta, zoppicai fino alla mia camera e mi gettai sul letto senza nemmeno scostare le coperte. Sentivo ancora le due paia di occhi sul mio corpo agonizzante ma lasciai stare: assecondare la mia testa chiedendo a quelle allucinazioni di smetterla sarebbe stato un gesto da idioti, o almeno lo sarebbe stato se Terrian e Rezwana sull’uscio della mia camera fossero davvero state solo delle proiezioni della mia testa.
Ma questo, lo scoprii solo il mattino seguente trovando Rezwana ancora nel letto di mio fratello.

 


 

──Note dell'autore──
Questa è la prima volta che partecipo a una challenge, quindi chiedo venia nel caso in cui io non abbia capito qualcosa.
Fatto sta che devo seguire i numeri assegnati per ogni plot e alcune già non so come riuscirò a farle. Per rendervi più semplice il collegamento numero-personaggio, pubblicherò ogni volta l'elenco mettendo in grassetto i personaggi richiesti dalla plot stessa come ho fatto a inizio pagina.

Ci tengo a dire che sono tutti personaggi inventati di sana pianta dalla sottoscritta, non ho mischiato nessuna fandom con un'altro né tanto meno ho pensato a che nomi assegnare a ogni soggetto. Ho semplicemente scelto i nomi che più mi piacevano e vi ho creato un personaggio sopra, optando per la parità dei sessi.
ATTENZIONE! I nomi, come avete notato da soli, sono sei maschili e quattro femminili: sarebbe dunque un controsenso con la frase detta poco sopra. Seth (7) è una ragazza, come potrete anche constatare voi stessi nel capitolo successivo. Detto questo, vedete che i conti tornano e si hanno effettivamente cinque donne e cinque uomini.
Edit: ho sbagliato più volte il nome del fratello di Naiser. Non è "Tristan" e nemmeno "Taric" ma "Terrian". Non chiedetemi come ho fatto. L'indecisione. (?)



「Nitrogen」

   
 
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