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Autore: BarbaH GerardaH    14/04/2013    2 recensioni
Sophie vive a Los Angeles dove lavora per un'agenzia che fornisce servizi di "tuttofare" esclusivamente a clientela "vip". Finito l'ultimo incarico, dovrebbe godersi le meritate ferie ma, per una serie di motivi, si ritrova incastrata a prestare servizio a casa di Jared Leto, con tutte le conseguenze del caso: Sophie è testarda, determinata, tiene molto a fare bene il suo lavoro e non ha la minima intenzione a farsi mettere i piedi in testa da Jared; d'altro canto, a Jared non piace essere contraddetto e cercherà in ogni modo di far impazzire la poveretta. Come finirà?
Dal capitolo 10:
"Il manico del frustino si abbatte sul viso di Jared, più precisamente, a metà tra l'occhio sinistro ed il setto nasale. Il cantante prorompe in un urlo disumano e cade all'indietro, tirando una testata al muro.
ODDIO, L'HO AMMAZZATO. SIGNORI, HO APPENA UCCISO JARED LETO."
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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*SBAAAAAAM!*

Trasalisco. Il rumore della porta che sbatte mi fa sobbalzare e, per poco, non cado dalla scala su cui sono abbarbicata per cercare di togliere le ultime cose dalla libreria.

"Accidenti Jen, ti ho ho detto un sacco di volte che non devi sbattere la porta cosi quando arrivi! Ogni volta mi fai venire un infarto per la miseria!" La ragazza che ho di fronte, niente meno che Miss Jennifer Lawrence signori, si avvicina alla scala dove sono appollaiata, ridendo di gusto. "Avresti dovuto vedere la tua faccia Sophie: dalla tua espressione, sembrava avessi appena incrociato una drag queen in perizoma, nel pieno centro di Los Angeles."

A questo punto, non posso far altro che scoppiare a ridere insieme a lei; questa ragazza è a dir poco meravigliosa e mi mancherà da morire lavorare per lei.
Ormai sono circa nove mesi che lavoro per Jennifer, come tuttofare: le sistemo la casa, la aiuto con gli appuntamenti, le cucino e via dicendo. Ma adesso, lei dovrà trasferirsi a Vancouver per girare un nuovo film e, quindi, il mio lavoro con lei volge al termine.

Essendo a metà a luglio credo che, finalmente, potrò godermi le meritate ferie e, a settembre, l'agenzia per la quale lavoro, mi procurerà un nuovo contratto. La società presso cui sono impiegata, è un po' particolare; infatti, offre servizi di questo tipo a clientela esclusivamente vip: attori, cantanti, presentatori tv, modelle e via dicendo; ci lavoro ormai da cinque anni e, tutto sommato, mi trovo bene: buona paga, vitto e alloggio spesati in buona parte (specie quando devo rimanere 24h su 24 a casa della persona presso cui presto servizio), possibilità di conoscere tantissime persone e, santo cielo, la possibilità di vivere a Los Angeles! Tuttavia, a volte, lavorare per gente "così" è davvero stressante, ne ho sentite di cotte e di crude e vedo di continuo cose davvero, davvero assurde. Comunque, adesso, avrò davanti 40 giorni di meritato riposo e, di sicuro, non li passerò come Gesù Cristo nel deserto.

Finisco di ripulire la libreria, scendo dalla scala ed inizio a sistemare con cura i libri negli scatoloni; Jen mi si avvicina con fare melodrammatico.

"E adesso come farò senza di te a Vancouver? Morirò di fame! Mi costringeranno a mangiare insalate e rimpiangerò amaramente la tua pasta al forno, Dio voglio morire. Sophie, ti prego, licenziati e parti con me, Jen e Soph on the road per un'emozionante avventura a colpi di parmigiana. Che ne dici?"

La guardo fisso negli occhi e con rassegnazione le dico: "Jen, dopo tutto questo tempo insieme, lo sai, mi sono affezionata, andiamo d'accordo, sei una ragazza fantastica, ma non posso perdere questo lavoro capisci? Finito di girare il film, tornerai alla tua vita e io? Adesso mi sono ambientata bene, ho una mia indipendenza e voglio stare così, almeno per adesso." Jennifer mi fissa, per un momento mi pare quasi ferita, ma poi mi fa un ampio sorriso. "Capisco perfettamente Sophie, non devi preoccuparti, avremo modo di rifarci al mio ritorno!"


"Ovvio Jen! Anzi, ti faccio una promessa: verrò a trovarti tutte le volte che tu sarai libera dalle riprese, carica di VERO cibo e passeremo un po' di tempo assieme! Dovrai passare le tue insalate alla produzione, mi spiace." Ridacchiamo di nuovo e ci rimettiamo al lavoro.

Vari scatoloni dopo, mi rendo conto che il momento dell'addio è arrivato. Tutto è pronto per il trasloco e Jen avrebbe lasciato Los Angeles nel week-end; quanto a me, sarei solo dovuta passare in agenzia a ritirare alcune scartoffie e poi sarei stata libera per un po'. Dopo alcuni interminabili secondi, è Jen la prima ad avvicinarsi e ad abbracciarmi.

"Sei stata un'amica preziosa Sophie, davvero, non scordarlo mai"

"Anche tu Jen, tantissimo. Chiamami non appena arrivi a Vancouver brutta zuccona, o non verrò a trovarti."

"Promesso. Ciao, Sophie."

"Ciao, Jen."

 

*Beep beep*

 

Ho solo due parole per descrivere questo momento: stupida sveglia.

Si può sapere cosa ti ho fatto? Okay, okay ho capito, mi alzo! Chiudi quella maledetta bocca.

Va bene, il fatto di parlare in questo modo così profondo e sentito con oggetti inanimati non mi fa sembrare tanto normale ma, alle sette del mattino, con cinque ore di sonno alle spalle e, soprattutto, senza caffè, chi lo è?

Mi dirigo verso la cucina, trascinando le mie pantofole di peluche a forma di coniglietto (grazie mamma) per tutto il corridoio, inciampando in cose buttate un po' dappertutto. E' sabato, dico a me stessa con certezza. Da cosa lo capisco? Semplice. La casa è un disatro, ergo, il week-end è arrivato ed è ora di fare le pulizie.

Mentre metto sul fornello la macchinetta del caffè da due, squilla il telefono.

"Pronto? Qui è Sophia e questo è il mio primo giorno libero dopo quasi nove mesi, quindi, a meno che tu non sia una povera anima che sta per essere divorata da un branco di lupi assetati di sangue e questo sia l'unico numero che tu sia riuscito a comporre, ti prego di richiamare fra due mesi almeno."

Sento un lungo grugnito all'altro capo del telefono: non credo sia un segno positivo.

"Buongiorno Sophie, sono Rachel."

Di male in peggio: è Rachel, la mia datrice di lavoro.

"Ahm, buongiorno Rachel, come stai? Passata bene la settimana? Hai visto che bella giornata? Jen parte domani, oggi pomeriggio passo in uffi..."

"Stop frena la lingua ragazza, per piacere. Dopo cinque anni che lavori qui, ormai non mi crea più problemi sentire i tuoi spoloqui senza senso, quindi non cercare più giustificazioni per la tua allergia al genere umano, okay?"

Sospiro. Ha ragione, sono davvero pessima nei rapporti umani, ma non posso farci nulla se, nel 99% dei casi, non incontro persone, ma babbuini decerebrati che si spidocchiano a vicenda e mangiano le loro caccole.

"Okay Rachel hai ragione, scusami. Dimmi pure di cosa hai bisogno!"

Rachel, all'altro capo del telefono, si schiarisce la voce e pronuncia la sua sentenza: "Ecco, vedi, ci sarebbe una sorta di come posso dire, ehm... emergenza e tu sei l'unica persona che può aiutarmi a risolverla. So che dovevi iniziare le ferie e tutto il resto, ma tutto il personale che ho contattato è già fuori città o, peggio, fuori dal paese. Sarò franca Sophie, la questione è questa: ci sarebbe un incarico per te, so che dovresti essere in ferie, su una spiaggia, con un cuba libre in mano e un tizio muscoloso che ti sventola con le palme, so che il preavviso è poco, ma saresti pagata il doppio del normale e sarebbe solo per tre mesi, quattro al massimo."

Zan, zan! Lo sapevo. Cosa ho fatto di male? Forse è stata la sveglia. Stamattina l'ho trattata male e ha deciso di vendicarsi. Si, dev'essere per forza così.

"Di cosa si tratta di preciso Rachel?"

"Dovresti prestare servizio presso un cantante, Jared Leto. Sta lavorando al nuovo disco con il resto della sua band e, in più, ad altri progetti e ha bisogno di una mano per la gestione della casa e cose simili. Il problema si è creato perchè entrambe le precedenti ragazze dell'agenzia si sono licenziate; la seconda è andata via addirittura dopo solo dodici giorni, senza preavviso e, quindi, ci hanno lasciato scoperti. Il tizio sta già dando di matto e minaccia di sputtanarci per la poca professionalità dimostrata; perciò ti ho chiamata. Ci ha messo alle strette, non sapevo che altro fare."

Mi sale un brivido. Entrambe le ragazze si sono licenziate, SENZA PREAVVISO. Un allarme stile sommergibile "Caccia ad ottobre rosso" mi risuona in testa, il grillo parlante che è in me, grida, si batte il petto, implora con voce rotta dalla disperazione: NON ACCETTARE, NON ACCETTARE, SARA' UN MASSACRO E LO SAI!

Forse, questo tizio, non è molto normale. Avevo sentito parlare di lui: un attore di discreto successo, tra l'altro mi era capitato di vedere qualche suo film in tv, che adesso si era lanciato nella carriera musicale con una band dal nome assurdo, qualcosa tipo "30 Seconds To qualche pianeta." Bella musica per carità, ho anche qualche loro pezzo sul mio mp3, ma impegnata come sono nel lavoro, ho ben poco tempo per documentarmi a proposito di questa roba.
Comunque, tornando al discorso principale, come diavolo è possibile che due ragazze siano scappate così? Sarà un maniaco? Sarà un rompicoglioni di quelli assurdi, che controllano pure se hai passato l'aspirapolvere in giardino e che che contano quanta pasta hai buttato per il pranzo? Dio, spero di no. Però, non posso lasciare Rachel in difficoltà, dopotutto è grazie a lei che ho avuto questo lavoro.

Prendo un respiro profondo e, con lo spirito di chi sta per essere impiccato, decido di accettare questo ennesimo incarico.

"Mmm... Okay Rachel accetto, però passo in agenzia dopo pranzo così mi dai tutti i dettagli e mi spieghi bene questa cosa delle ragazze, del perchè si sono licenziate. Non le avrà mica ammazzate vero? Comunque questo tizio Jired Peto..."

"Jared Leto, Sophie per carità! Iniziamo male. Il signor Leto è un cliente, come dire, stravagante, particolare. Non è una buona cosa che storpi già il nome da ora, potrebbe risentirsi."

Sbuffo. Ma io dico: chi me lo ha fatto fare? Lo sapevo che sarebbe finita male, malissimo.

"Jared Leto. Okay, ho capito. Ricevuto. Adesso me lo scrivo sulla mano così non rischio di sbagliare; contenta? Ora scusami Rachel ma devo sistemare delle cose a casa. Ci vediamo verso le quindici e qualcosa nel tuo ufficio, va bene?"

All'altro capo del telefono sento una mezza risatina e il rumore di acqua che scorre. Starà per andarsi a fare un bel bagno rilassante; cosa che non posso fare io perchè in questa casupola è già tanto se ho un box doccia con l'acqua corrente. Bene.

"Si, si perfetto! Alle quindici nel mio ufficio, ti aspetto. Grazie, Sophie, ti devo un favore enorme, troverò il modo di sdebitarmi."

"Ciao Rachel, figurati, a dopo."

*clic*

Chiudo il telefono e verso tutto il contenuto della caffettiera nella tazza, rigirandola piu volte tra le mani. Più passano i minuti e più mi assale la sensazione che: 1) la cara Rachel mi debba più di un semplice favore (tipo intitolare un ospedale a mio nome, pagarmi un viaggio ad Honolulu, lasciarmi in eredità l'agenzia quando lei deciderà di andare in pensione) e che 2) la sottoscritta, si sia cacciata non in un mare di guai, ma più precisamente in un letamaio. Con questa convinzione sempre più presente, butto la tazza nel lavandino e mi avvio verso il mio amato box doccia, per quella che sarà una giornata tutt'altro che rilassante.

 
  
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