[…] dispiega al mio orecchio cascate di suoni: respiri strozzati quando lo penetro, sbuffi di aria soffiata tra i denti, piccoli sussulti che spezzano l’apnea, respiri pesanti di piacere, gutturali versi di disappunto, ansimi leggeri e trattenuti, il preludio soltanto di un piacere che č ancora privato, il tentativo di tenerlo ancora un po’ solo per sé, gemiti languidi e acuti, quasi un lamento di richieste inappagate, le mezze parole sconnesse tra cui io ricamo un senso, dichiarazioni d’amore taciute, e le urla, le tue urla, che esplodono come fuochi d’artificio, senza pudore, senza ritegno, le tue urla improvvise che perdono il ritmo delle mie spinte, che s’impigliano nel pomo d’Adamo, che fremono lungo le braccia, che ti corrono lungo le cosce rizzandoti i peli, che sulle labbra scoppiano senza preavviso e senza preavviso si fermano, tacciono.
Il silenzio.
Il silenzio con cui si attorciglia attorno al proprio piacere.