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Autore: _ayachan_    05/11/2007    4 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-13


Capitolo tredicesimo

Nel cuore








«...Il fondatore?» allibì Naruto. «Ma... com’è possibile? Dovrebbe avere centinaia d’anni!»

«La Tecnica Proibita» mormorò Itachi.
Tobi, che fino a quel momento non aveva detto una parola, ora rise. Piano, quasi gentilmente, ma un brivido corse lungo la schiena di Naruto. E un ringhio basso si liberò dal suo stomaco.
«La stessa di Orochimaru?» chiese il ninja della Foglia.
«Esatto» rispose il diretto interessato. «Sebbene sia più corretto dire la mia, dal momento che sono stato io il primo a parlarne»
Con un fruscio silenzioso, portò la mano alla maschera che gli copriva il volto.
«Orochimaru ha provato a imitarla, ma non ci è riuscito. Non del tutto, almeno. Il problema... è lo sharingan. Uno dei tre grandi poteri oculari, davvero incredibile... possederlo è una specie di jolly. Ma lui non sarebbe nemmeno stato in grado di usarlo, pur avendolo a disposizione» abbassò la maschera, e davanti agli occhi attoniti di Naruto svelò un volto di adolescente, per metà devastato.
L’intera parte destra era un’unica cicatrice, la pelle cadente. La parte sinistra era priva di un occhio. L’unica nota di vita su quel volto pallido, incorniciato da capelli neri e sparati, era il brillante sharingan scarlatto di destra.
«Solo il sangue degli Uchiha permette il vero utilizzo dello sharingan» proseguì Madara. «Nemmeno Kakashi Hatake riuscirà mai a padroneggiarlo completamente. E io, grazie a questo occhio, posso realizzare tecniche che saranno per sempre al di là delle vostre possibilità»
«Ma... perché?» sfuggì a Naruto. «Perché restare in vita tutto questo tempo?!»
Madara sorrise.
«Per ricordare a ragazzini come questo» accennò a Itachi. «che il vero potere risiede solo nel sangue più puro. E che loro lo hanno sporcato, indebolendo irrimediabilmente lo sharingan»
«Non ha senso!» sbottò Naruto.
«Lo sharingan è il simbolo della casata Uchiha, cui io ho dato origine» ribatté Madara, smettendo di sorridere. «Indebolirlo significa infangare il nome del clan, il mio nome»
«E tu... saresti rimasto in vita... incarnandoti di volta in volta... per questo?»
Naruto non riusciva a capire.
Quella storia assurda andava al di là delle sue capacità di comprensione...
«Sei pazzo» intervenne Itachi, rivolto all’altro Uchiha. «L’uomo ha una vita limitata perché la sua mente non può restare sana per troppo tempo. Ma tu, continuando a esistere, hai perso completamente la ragione. Se il mio sangue è sporco, perché sei venuto a cercarmi quand’ero solo un ragazzino? Perché ti sei offerto di prendermi come allievo e di aiutarmi a sviluppare lo sharingan? Già undici anni fa mi è bastato guardare in quel tuo unico occhio per capire che eri completamente pazzo... ora è ancora più evidente. Madara Uchiha, per te è arrivato il momento di morire»
«Sono pazzo?» ripeté Madara, con un ghigno. «Ma sono più pazzo io che ti ordinai di sterminare il clan Uchiha... o tu che mi obbedisti?»
«Siete pazzi entrambi!» sbottò Naruto. «Completamente fuori di testa!»
Il chakra rosso che lo ricopriva blandamente si intensificò come una fiammata.
«Sarò io a mettere fine a questa follia!»
Madara gli lanciò un’occhiata di compatimento.
«Dire simili spacconate...» mormorò. «E poi servirsi del mio animale domestico. Quanta presunzione...»
«Stai parlando di Kyuubi?» ringhiò Naruto.
«E di chi altri?»
Un ghigno si disegnò sulle labbra del biondo.
«A quanto pare, lei non è affatto convinta di essere il tuo animale domestico»
E iniziò.

Hinata si lasciò cadere lungo l’ultimo dislivello, e atterrò sulle gambe leggermente instabili.
Ansante, aggirò un enorme frammento di muro e si trovò accanto a Kiba, Akamaru e Sai.
«Hinata!» esclamò il primo, scattando in piedi. «Stai bene?» fece correre lo sguardo alle ustioni sulle braccia e il viso.
«Sì» rispose lei nascondendo la pelle con i resti delle maniche. «Sai?» lo raggiunse, e gli si inginocchiò accanto. Posò due dita sul suo collo, e avvertì un battito leggero; si accigliò.
«Ha bisogno di cure» mormorò preoccupata. «Se solo ci fosse Sakura...»
«Starà arrivando» le assicurò Kiba. «Penso che l’esplosione di prima sia stata visibile anche dal Fuoco e dal Vento, figurati se non l’hanno vista lei e Sasuke... Probabilmente a quest’ora si stanno inseguendo per arrivare qui»
«Già...» Hinata fece un sorriso mesto. «Sakura sarà molto preoccupata per Naruto»
Kiba si accigliò.
E poi esplose.
«Adesso basta!» esclamò, facendola sussultare. «Devi smetterla di pensare a lui! E’ un anno che sta con Sakura, devi metterci una pietra sopra! Non puoi stare ancora male perché lui non ha saputo vedere cosa aveva davanti!»
«Cosa... a-aveva davanti?» balbettò lei, confusa.
Kiba arrossì.
«Lascia perdere!» sbottò dandole le spalle. «Devi smettere di farti del male, tutto qui!»
Hinata guardò la sua schiena tesa, e poi abbassò la testa.
«Sì» mormorò. «So che hai ragione... ma... non è mica tanto facile, sai?»
Certo che lo so!” pensò frustrato. “Maledizione... lo so quanto te!”
Fu allora che sentirono il primo crollo.

Era un battaglia, indubbiamente.
Perché prevedeva pugni, tecniche e sangue.
Ma non era assolutamente normale, di questo erano certi tutti e tre.
Lo scontro tra Itachi, Naruto e Madara procedeva secondo regole tutte sue, nuove e assolutamente incomprensibili. Le tecniche avevano inizio, si dirigevano verso uno degli avversari, e venivano contrastate da quelle di un altro, senza soluzione di continuità. Era un tutti contro tutti anomalo, in cui Itachi cercava di uccidere Madara e salvare Naruto contemporaneamente, Madara cercava di uccidere entrambi e di difendersi, e Naruto cercava di catturare vivi tutti e due.
E la cosa peggiore non era la confusione: era la potenza devastante dei colpi.
Un pugno andato a vuoto e un muro cedeva.
Una palla di fuoco ed esplodeva il piano di un palazzo.
Tutt’attorno alla zona i crolli si susseguivano, con un brontolio sordo e continuo. Il villaggio intero vibrava, e le nubi nel cielo iniziavano a disperdersi, smarrite.
Nel caos generale, c’era però qualcuno che si divertiva.
Kyuubi.
Poter distruggere ciò che voleva la riportava al passato... e affrontare Madara, che tanto a lungo l’aveva tenuta prigioniera, le dava un piacere inebriante.
E dire che Naruto non le aveva nemmeno dato via libera, ma ancora la tratteneva: nell’aria si agitavano soltanto cinque code, poco più della metà.
Vuoi più potere?” gli chiese tentatrice.
Tu non puoi rendermi più forte” ribatté lui mentre un suo pugno si abbatteva a meno di dieci centimetri dalla faccia di Itachi.
E allora perché tuo padre mi avrebbe sigillata dentro di te?
Lo stomaco di Naruto si contrasse a quelle parole.
Da quando Hinata si era frapposta tra lui e l’esplosione, quel particolare pensiero era rimasto confinato in un angolo buio della coscienza, sotto l’etichetta ‘dopo’.
...Ora non è il momento!” ringhiò dentro di sé, furioso, e raccolse tra le mani una sfera di chakra per creare il rasengan.
Lo scagliò verso Madara, al che l’Uchiha rispose con una pioggia di fuoco, che lo disperse come nebbia. Itachi colse l’attimo per premere i palmi sul cemento ai suoi piedi e far sorgere dalla calce spire metalliche, che si avvolsero attorno al suo corpo. Che all’improvviso non fu più umano, ma un grosso frammento di muro. Naruto vide il vero Madara a pochi passi da lui, appena più indietro, e una delle code di Kyuubi scattò e frustò l’aria, abbattendosi violentemente sul cemento. Una parte generosa di muro andò in pezzi, facendo tremare l’intero edificio, e il soffitto si inclinò leggermente.
Come un sol uomo tutti e tre i contendenti balzarono su un altro tetto, senza smettere di avventarsi l’uno sull’altro, allontanandosi da Sai, Kiba e Hinata, che avevano trovato rifugio tra le macerie già crollate dell’ex palazzo dell’Akatsuki. Naruto si trovò improvvisamente davanti a Itachi, e digrignando i denti lo afferrò per il bavero del mantello in un suo attimo di distrazione. Sollevò il pugno, pronto a colpirlo, quando accadde qualcosa di totalmente inaspettato: all’improvviso sia lui che Itachi si trovarono serrati nelle spire ruvide di due serpenti neri.
L’aria sembrò congelarsi in un istante di muta e reciproca comprensione.
E poi, la sua voce.
«Naruto, allontanati... Lui è mio»
Il Serpente era arrivato.
Itachi si accigliò leggermente, gettando un’occhiata distratta verso il gruppetto che li aveva raggiunti, e che ora era fermo sul loro stesso tetto. Intravide Sasuke, che lo fissava ad occhi sbarrati, lo sharingan che brillava minaccioso nelle iridi scarlatte; poi guardò Madara, fermo e lievemente incuriosito; e infine Naruto, che si era voltato lentamente verso il compagno di un tempo.
Anche con una vista appannata come la sua, distinse il leggero cambiamento di tonalità negli occhi del ninja di Konoha: da rossi, il colore della volpe, a celesti. Il colore del cielo.
«...Sasuke» si lasciò sfuggire il biondo, per un attimo completamente dimentico del combattimento.
«Levati di mezzo, Naruto» ripeté l’Uchiha più giovane, con voce vibrante. Non staccò le iridi da quelle del fratello per un solo istante.
«Cosa vuoi, Sasuke?» gli chiese questo, quasi stancamente. «Non è il momento»
«Sta’ zitto!» esclamò lui. «Non hai il diritto di scegliere come o dove morire!»
Finalmente Itachi si degnò di guardarlo.
«Credi davvero che si tratti solo di questo, ormai?» chiese.
«Non me ne frega niente!» rispose Sasuke. «Io voglio solo questo!»
Madara, a qualche passo di distanza, sorrise impercettibilmente.
Interessante...” si trovò a pensare. “E se mi fossi sbagliato sul serpentello? Se fosse lui... il più adatto?”
Bisognava testarli.
«Che situazione incantevole» disse a voce alta, e solo allora Sasuke sembrò accorgersi di lui. Itachi corrugò la fronte. «Ora che siamo quattro» proseguì Madara «possiamo combattere molto meglio, no? Voi due lì, da una parte... e io e Naruto qui»
Naruto, sentitosi tirato in causa, distolse bruscamente lo sguardo da Sasuke e puntò le iridi di nuovo scarlatte su Madara, ringhiando piano. Itachi fece schioccare la lingua con disappunto.
«Non contarci» disse secco, e il serpente che lo avvolgeva si sciolse sfrigolando, come colpito da un acido.
Prima che potesse fare una sola mossa, la katana di Sasuke fu sotto la sua gola.
«Tu ed io» sibilò il minore degli Uchiha. «Non scapperai di nuovo!»
Madara ghignò, e puntò l’unico occhio su Naruto, ancora immobilizzato.
Lui si accorse del rischio quando ormai era troppo tardi... e rimase intrappolato nello sharingan.

Nero.
Ovunque.
E solitudine... tanta solitudine...

Il panico gli artigliò lo stomaco, mentre il suo grido si perdeva nell’oscurità senza fine, senza eco e senza risposta.
E all’improvviso fu di nuovo indietro, nel mondo reale.
Ma su un altro palazzo.
Ansimò, il viso coperto di sudore, e vide Madara fissarlo sorridente.
«Guarda Kyuubi...» mormorò. «Ha imparato a contrastarlo, un po’. Ma direi che siamo abbastanza distanti» guardò un palazzo a qualche metro, sulla cui cima stavano Itachi e il Serpente. «Qui nessuno ci disturberà»
Naruto corrugò la fronte.
Spostò gli occhi su Sasuke, in lontananza, e poi strinse i denti.
Lo rivedeva, dopo un anno... e non riusciva neanche a dirgli una parola.
E ora lui era davanti a Itachi, e sia che vincesse, sia che perdesse... il Sasuke che lui conosceva sarebbe morto per sempre, lì.
Non lo avrebbe salvato.
E il responsabile... era Madara.
Naruto ringhiò, e il chakra di Kyuubi pulsò debolmente, avvolgendosi attorno alle spire del serpente nero che ancora lo bloccava. Le squame ruvide sfrigolarono, un sibilo di sofferenza pervase l’aria, e poi, contorcendosi nei rantoli della morte, l’animale scivolò a terra.
«Tutti voi Uchiha... siete malati!» ringhiò. «Perché non lo lasciate in pace?!»
Si lanciò sull’avversario con un ruggito, e gli artigli della volpe si conficcarono nel cemento un attimo dopo che lui si fu allontanato. Naruto girò su sé stesso, e avvolse una delle code attorno all’avversario. Madara ghignò, e come pioggia d’argento si dissolse, rivelando l’illusione; una sfera di fuoco, inaspettata, raggiunse Naruto alla schiena, strappandogli un gemito di dolore, e lui strinse i denti e liberò un’altra coda. Sentì il chakra di Kyuubi lambire la pelle, scottarla, e rafforzò il proprio. Una leggera nebbiolina rossa gli oscurava la vista... la volpe, nelle profondità della sua coscienza, mormorava sempre più forte.
Uccidilo” sussurrava. “Anche lui vuole portarti via Sasuke...”
«Stai zitta!» si trovò a gridare di nuovo, mentre il rasengan prendeva ancora forma tra le sue dita.
Madara sorrise.
Mancava poco.
Anche sull’altro tetto, le cose sembravano mettersi bene...

Silenzio.
Mentre Madara portava via Naruto, Itachi fu costretto a restare immobile.
A guardare la tragedia che lentamente prendeva forma.
Chiuse gli occhi.
«Sasuke...» mormorò. «Tu non hai la minima idea di cosa stia succedendo»
«Stai zitto» sibilò il minore degli Uchiha, premendo la lama sul collo del fratello.
«Sei accecato...» proseguì Itachi, ignorandolo. «La vendetta ti ha tolto ogni capacità di giudizio, non vedi più in là del tuo odio...»
«E di chi è la colpa, eh?» lo interruppe Sasuke a denti stretti, avvicinando il volto. «
Odiami. Sei
stato tu a dirmelo, anni fa... ricordi? Chi uccise i nostri genitori? Chi mi lasciò solo
La lama della katana cambiò impercettibilmente inclinazione contro il collo di Itachi. Una goccia di sangue si formò sul bordo, lucente, e tremolò appena.
Il maggiore degli Uchiha non ribatté alle accuse.
Silenzioso, riaprì gli occhi.
«Non sei in grado di battermi» disse, per l’ennesima volta. «Non hai nemmeno un abbozzo di sharingan ipnotico, e sei così inesperto... Rischi di mandare all’aria molto più della tua vendetta, solo per un capriccio»
«Non osare definirlo capriccio!» gridò Sasuke, sferrandogli un pugno.
Le nocche colpirono esattamente alla tempia, precise. Itachi voltò la testa di scatto, colto alla sprovvista, ma così facendo la katana si allontanò dal suo collo. Prima ancora di essersi ripreso, il maggiore degli Uchiha tese una mano e strinse il braccio del minore. Il dolore colpì all’improvviso, strappando a Sasuke un’esclamazione soffocata. Con un calcio si liberò della stretta e arretrò di un passo, stringendo nella destra il braccio sinistro, su cui la stoffa carbonizzata aderiva alla pelle ustionata.
Karin lanciò un gridolino angosciato.
«Non muovetevi!» ordinò Sasuke, a denti stretti. «Lui è mio
L’eco delle sue parole non si era ancora spenta, che dovette scansare una sfera di fuoco. Ribatté evocando un serpente, che rapido andò ad attorcigliare le sue spire attorno a Itachi, ma l’Uchiha se lo staccò di dosso quasi con noncuranza, come una vaga appendice scomoda. I denti imbevuti di veleno del rettile schioccarono a vuoto, prima che la sua testa finisse sotto il piede di colui che avrebbe dovuto mordere.
Itachi raggiunse il fratello, veloce, e schivò appena in tempo il fendente della katana diretta al suo collo; e il seguente; e quello dopo ancora.
Non si allenavano insieme da anni, e comunque non avevano mai combattuto con una spada... ma entrambi sembravano seguire un’invisibile coreografia di affondi e schivate, con una sincronia pressoché perfetta.
L’aria sibilava attorno ad entrambi, e il loro respiro si faceva affrettato.
Itachi era nervoso.
Non riusciva a capire cosa succedesse tra Naruto e Madara, sebbene intuisse che stavano combattendo. E i suoi occhi erano stanchi. Doveva liberarsi di Sasuke immediatamente.
La katana tagliò l’aria accanto al suo viso, affondando per pochi millimetri nella pelle liscia della guancia, e mozzando un frammento di orecchio.
Sasuke ghignò, mentre il sangue scorreva sulla lama.
«Sostieni ancora che io non sia in grado di batterti?» insinuò.
Itachi non sorrise.
Impassibile, sentì il sangue tiepido scorrere lungo il mento e il collo.
Doveva liberarsi di Sasuke immediatamente.
Per l’ennesima volta nella sua vita, il minore degli Uchiha commise l’imprudenza più grave: fissò il fratello dritto negli occhi.
E lo sharingan ipnotico colpì con la rapidità del lampo.

Di nuovo quella scena.
«Cosa pensi di ottenere?»
I suoi genitori, sotto i suoi occhi freddi ma segretamente ribollenti, venivano uccisi ancora, forse per la trecentesima volta.
Nessuno rispose alla sua domanda.
«Così non farai che aumentare il mio odio...» sibilò tra i denti.
Sua madre cadde, una scia di sangue si disegnò nell’aria. Il suo grido d’agonia strinse lo stomaco di Sasuke.
Sapeva come funzionava lo sharingan. Bisognava attendere che finisse, e restare impassibili.
«Tu credi?» sussurrò l’Itachi più giovane che compiva il massacro, sollevando i suoi occhi di sangue sul fratello cresciuto.
Scagliò uno shuriken verso il suo collo, ma Sasuke lo schivò appena in tempo, rimediando solo un graffio leggero.
«Credi che restare impassibili sia facile?»
Sollevò la testa della madre, tenendola per i capelli.
Dai suoi occhi neri ricolmi di terrore provenne una supplica. Le sue labbra, già macchiate di rosso, si dischiusero... e poi la sua gola fu tagliata.
Senza clemenza.
Senza esitazione.
Il sangue caldo schizzò sul viso di Sasuke, che sussultò suo malgrado.
«Questa è la fine che farai anche tu» sibilò Itachi, macchiato dello stesso liquido denso e rosso che copriva il fratello. «Se ora insisterai... dovrò uccidere anche te»
Sasuke abbassò appena lo sguardo, mentre una ruga si disegnava tra le sue sopracciglia.
Si fissò le mani, imbrattate e appiccicose.
Sua madre.
Suo padre.
Il suo intero clan.
Lui era il loro vendicatore.
Lui era cresciuto odiando. Fino alla nausea, fino allo stremo... Solo e soltanto odiando.
...Non sarebbe morto senza compiere la sua missione.
Non sarebbe morto senza che il suo clan fosse vendicato.
«Ho capito» mormorò, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
Itachi lo fissò, ancora sospettoso.
E quando il chakra improvvisamente invase l’aria, lui rimase immobile, ma sospirò.
Non avrebbe voluto essere l’ultimo Uchiha.
Ma non poteva permettere che Madara vivesse e mettesse le mani su Kyuubi.
Quindi... avrebbe ucciso la sua unica speranza di redenzione.
Dal nulla comparvero catene di ferro, che andarono ad avvolgersi attorno al corpo di Sasuke.
Il minore degli Uchiha non mosse un solo muscolo, lasciò che fosse il chakra a parlare per lui.
Fu come se una tempesta si fosse abbattuta improvvisamente su loro e loro soltanto. L’aria turbinava, le scosse di elettricità schioccavano sfrigolando, e i capelli neri di entrambi si muovevano, sbattendo sui visi pallidi.
«Qui non puoi nulla» mormorò Itachi, e le catene si strinsero sulla carne di Sasuke. «Questa è la mia dimensione»
Un fulmine illuminò l’oscurità tra i due, rimbalzando sulle catene e avvolgendosi attorno a Sasuke, inoffensivo.
Il minore degli Uchiha all’improvviso alzò gli occhi.
«Non sono più il ragazzino che vide i cadaveri dei suoi genitori!» sibilò.
Le catene si spezzarono con uno schianto secco.
Una scarica di elettricità si abbatté su un sorpreso Itachi, con un bagliore sinistro.
Negli occhi scarlatti di Sasuke, brillava un unico, incerto tratto di sharingan ipnotico.

L’illusione si dissolse bruscamente, ed entrambi i fratelli Uchiha barcollarono e ripresero il controllo di sé.
«Come ci sei riuscito?» chiese Itachi, suo malgrado sorpreso. «Avresti dovuto uccidere il tuo più caro amico...»
«Io non sono te» rispose Sasuke, un ghigno di trionfo stampato sulle labbra. «Io l’ho raggiunto a modo mio»
«Ma è incompleto» fece notare Itachi dopo qualche istante di silenzio. «Non può competere con il mio»
«A me sembra di sì!» esclamò Sasuke, e di nuovo si avventò contro di lui.

Madara gettò un’occhiata veloce al tetto dell’altro palazzo.
Lo scontro pareva, sorprendentemente, volgere a favore di Sasuke. L’Uchiha attaccava, schivava, fintava, il tutto con abilità ammirevole e un entusiasmo fuori dal normale. Il fratello evitava i colpi più pesanti, nel peggiore dei casi restava con un graffio, ma sembrava incapace di controbattere.
Madara sorrise.
Forse si era davvero sbagliato.
Undici anni prima aveva cercato Itachi, convinto di trovare in lui il sangue più puro e l’abilità meglio conservata... Non aveva degnato nemmeno di uno sguardo il suo ordinario fratello, un ragazzino che per essere un Uchiha valeva poco.
Aveva desiderato Itachi.
Uno sharingan completo e potente, un corpo allenato.
Tutto ciò di cui aveva bisogno per il suo progetto.
E invece... sembrava che ora il ragazzino ordinario si fosse trasformato; il serpente si era liberato della pelle e aveva preso il volo.
Senza staccare gli occhi dal combattimento che si svolgeva sull’altro tetto, schivò un pugno di Naruto. Quello si abbatté sul muro alle sue spalle, frantumandolo.
Le code libere erano ormai otto, e il chakra rosso fremeva e ribolliva.
Dall’altra parte la pelle di Sasuke si era fatta scura, e un’ala nodosa aveva preso forma dalla sua scapola.
Madara congiunse le mani sotto il mento e sputò una palla di fuoco verso Naruto, colpendolo in pieno. Il ruggito di dolore e rabbia di Kyuubi fu assordante.
Itachi schivò un raikiri e afferrò Sasuke alle spalle, spingendolo a terra.
Naruto agitò le code, mentre il rasengan si addensava nella sua mano. Si scagliò ferocemente su Madara, che schivò con la tecnica della sostituzione.
E mentre il capostipite degli Uchiha arricciava il naso di fronte all’improvviso capovolgimento di situazione sul fronte Itachi/Sasuke, fu colpito da un’idea.
Lui aveva bisogno di provare fin dove poteva spingersi Sasuke.
Di riavere Kyuubi.
Eventualmente di liberarsi di Itachi.
E poteva ottenere tutto quanto con una semplice mossa.
Ghignò, soddisfatto. Ora doveva solo creare l’occasione propizia.

Itachi estrasse un kunai e lo puntò alla nuca di Sasuke, seduto sulla sua schiena a bloccargli ogni movimento.
«Non avrei voluto che finisse così» disse freddamente.
Karin fece un passo avanti, ma Suigetsu tese la spada di Zabuza davanti a lei.
«Ha detto di aspettare» ghignò.
«Tu mi ci hai costretto...» mormorò il maggiore degli Uchiha alzando il kunai.
Uno shuriken si conficcò nel suo polso, facendogli perdere la presa.
Uno shuriken che proveniva da Madara.
Sasuke sfruttò il suo attimo di distrazione per liberarsi e tornare in piedi. Itachi barcollò tenendosi il braccio, finché non si accorse di essere pericolosamente vicino al bordo. Il suo sguardo corse alla strada, cinque piani più sotto.
«Ora sei mio» sussurrò Sasuke, e il chakra attorno alla sua mano, denso e visibile, stridette acuto.
Gli occhi degli Uchiha si incontrarono.
Sharingan ipnotico ferito contro un suo abbozzo.
E, a sorpresa, fu Itachi che non riuscì a muoversi.
Per un attimo sperimentò l’ineluttabilità.
L’impossibilità totale di evitare ciò che deve accadere... il suo sharingan già gli mostrava il raikiri che affondava nel suo petto... la sua mente si congedava dalle cose terrene.
Aveva fallito ed era riuscito nello stesso tempo.
Non aveva potuto distruggere Madara... ma non sarebbe sopravvissuto, lui solo, al suo clan.
Smise di cercare di divincolarsi, e lasciò che i suoi muscoli si rilassassero.
Guardò Sasuke.
«Non farti usare da lui» mormorò piano.
«Muori» ribatté suo fratello, sollevando la sinistra avvolta dal raikiri.
E poi gli si lanciò contro, gridando.

Anni e anni di sofferenze.
Di lacrime.
Di terrore.
Anni di odio, che non sarebbero stati cancellati con un colpo di spugna... potevano però essere compensati da un attimo di esaltazione pura.
Gioia, euforia, soddisfazione, piacere... mille emozioni in un unico, indimenticabile istante...

Sentì la mano che incontrava una resistenza calda e inaspettata, ma la superò prima ancora di capire cosa fosse.
E poi ecco la stoffa degli abiti. La pelle. La carne viva... e il cuore.
Palpitante.
Tutto in un attimo.
Strinse le dita attorno al muscolo pulsante, sentendo la vita che si irradiava da esso. Vene e arterie, canali del chakra, ossigeno... ogni cosa aveva il suo inizio e la sua fine lì.
Nel cuore.
Un gemito soffocato gli giunse alle orecchie.
«S...Sasuke...»
I suoi occhi annebbiati sembrarono realizzare con un istante di ritardo ciò che vedevano.
La sua mano, in profondità nel petto... e... una giacca.
Arancione.
Risalirono, lenti e increduli, fino a un viso noto... drammaticamente noto e diverso da quello che doveva essere... occhi scarlatti, sì, ma non marchiati dallo sharingan... e una zazzera bionda.
Il sangue colò, denso, lungo il polso di Sasuke.
I suoi occhi, lentamente, si spalancarono.
La consapevolezza lo travolse come una cascata gelida.
La resistenza che aveva avvertito... il chakra della volpe...
La carne che aveva attraversato... di nuovo quella di Naruto, come anni prima...
Ma se allora aveva perforato un polmone... ora le sue dita erano strette attorno al cuore ancora pulsante.
Di nuovo, incontrò lo sguardo sconcertato di Naruto.
Vide le sue labbra, macchiate di rosso, articolare una parola muta... poi, il chakra scarlatto che lo ricopriva tremolò, dissolvendosi.
I suoi occhi tornarono celesti.

Il suo cuore smise di agitarsi sotto le dita.

Sasuke estrasse la mano dalla ferita di scatto, lasciando che il sangue zampillasse e gli macchiasse il kimono.
Ad occhi ancora sbarrati, vide Naruto piegarsi lentamente all’indietro... e cadere, verso il basso.
Cinque piani più sotto, giacque tra le macerie della strada e dei palazzi.
Le nubi in cielo lasciarono trapelare un singolo, debole, raggio di sole...


Sull’altro palazzo, Madara scioglieva le dita dalla posizione che avevano mantenuto fino a un attimo prima.
Sorrise, e guardò Itachi che gli stava davanti.
Lui si accigliò.
«Tecnica del trasferimento reciproco?» chiese.
«Esattamente» rispose l’altro. Guardò Sasuke, che volgeva le spalle a entrambi. «Così Naruto Uzumaki era il suo migliore amico, eh...?» mormorò, ghignando. «E ora cosa succederà?»











Nel prossimo capitolo:


«Lasciami!» esclamò Itachi, cercando di sciogliere la stretta di Sasuke sul suo polso.
Ma lui non si mosse. A testa china, riprendeva fiato.

«Stupido fratello... Se mi vuoi uccidere, mi devi odiare! Devi sopravvivere come un miserabile, continuare a scappare, e aggrapparti alla vita. E un giorno presentati davanti a me con i miei stessi occhi»

Alzò lo sguardo.
«Il giorno è arrivato»














*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore

Ok.
Calmi.
Fate un respiro profondo, abbassate i forconi, e lasciatemi parlare.
Prima di abbandonare la lettura e farcirmi di insulti, lasciatemi finire la fic!
Please!
Il prossimo sarà un capitolo breve e inutile
(come ogni cosa che veda Sasuke protagonista),
ma quello successivo potrebbe essere molto piacevole e...
...illuminante.
Ricordate sempre questo:
io sono una gran bastarda, e traggo il massimo diletto nel torturare i miei poveri lettori...
MA
in fondo sono anche irrimediabilmente buona...
...e soprattutto amo alla follia Naruto.
A voi le conclusioni.

PS: di medicina ne so un po', ma questa è una fanfic, e in quanto tale ho voluto prendermi un po' di libertà...
Me lo perdonerete, vero? ^^'

PPS: ce l'ho fatta! Erano 5 anni e almeno 8 fiere che volevo prenderlo, ma non lo avevo ancora fatto...
FINO A IERI!
E oggi posso dire con orgoglio che finalmente sono una ninja anche io!
Ho il coprifronte di Naruto!!
Beh... a voler essere pignoli sarebbe quello di Itachi... ma in fondo è ancora meglio! XD
Evvai! Adesso il coprifronte sul mio peluche di Pak avrà un compagno!
(inutile dire che l'ho dimenticato sulla macchina dell'amica che ci ha traghettati fino a Lucca... ma lo riprenderò! XD)


Angolino saltuario delle risposte ai commenti!

ShAiW:
ahahah! XD Con tutto quello che succede tu mi chiedi di Sai? XD

Urdi: ah, magari fossi perfetta! XD Stare dalla parte del lettore ha un indubbio vantaggio: spesso le cose sembrano molto più belle di quanto siano in realtà. Io come scrittrice non posso fare a meno di notare tutte le differenze che ci sono tra la mia immagine mentale della scena e la miseria che riesco a regalarvi con le parole, e per questo deprimermi. Poche volte sono riuscita davvero a mettere per iscritto ciò che visualizzavo, e sono tuttora scene che mi danno i brividi (di piacere, ovviamente). Il capitolo 12 è stato un bel capitolo, perché io amo i colpi di scena e perché venero Naruto e Kyuubi insieme, ma purtroppo non è perfetto. E meno male, oserei aggiungere, dal momento che se la perfezione è un punto d'arrivo, nel momento in cui dovessi mai raggiungerla perderei uno scopo nella mia vita, e probabilmente smetterei di scrivere! XD
Se sono riuscita a ispirarti non posso fare a meno di esserne davvero contenta! ^^ Mi sento come una di quelle autrici di fanfic, o anche di libri, che dopo aver finito di leggere ti fanno venir voglia di prendere in mano il pc, o, se non ce l'hai, la penna; o, se non hai nemmeno quella, il tuo stesso sangue! XD
Dare una spinta alle persone ed entusiasmarle è davvero una bellissima sensazione! ^__^
(PS: si capiva tutto, tranquilla! Non mi ero neanche accorta che c'era l'apostrofo anziché l'accento! XD)
Kaho_Chan: ma certo che ho sentito la tua mancanza! Io AMO le tue recensioni! *_*
Lo scorso capitolo è stato uno dei miei preferiti in assoluto, tra le centinaia che ho scritto nella mia vita, per cui i tuoi complimenti mi lusingano da matti!! Personalmente non riesco a considerare Itachi completamente marcio (forse è troppo bello per esserlo... eheh), quindi HO DOVUTO in qualche modo redimerlo per quella che è la sua più grande (e al momento inspiegata) colpa... e la soluzione che ho trovato è questa. Al 100% Kishimoto mi smentirà, perché Pain avrà sicuramente un ruolo più importante... ma intanto a me le cose vanno bene così! XD
Ahh, Tobi mi manca da matti!! Hai ragione, lo scambio con Madara non è stato affatto conveniente! XD

Ahh... chissà che fine ha fatto GgPoulain?

Come avrete notato, sono logorroica nelle risposte...
Sigh, su manga.it è tutto più semplice!

Aya
  
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