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Autore: amy_m88    17/04/2013    0 recensioni
"Ragazze, è l'ultimo giorno di vacanza:aiuto!!" così iniziai il discorso lavoro
"Magari oggi incontrerai la tua anima gemella!" disse Mary scherzando.
"Sai cosa penso dell'argomento:niente uomini prima dei 30 anni!" risposi tra lo scherzoso e il serio.
"Sei sicura?" mi chiese Michelle senza ricevere risposta.
"Michi, e se troveremo il tuo futuro sposo?" intervenne Chris sorridendo.
"Patetico: non mi piace avere uomini tra i piedi!" così Michelle chiuse il discorso. Discorso che doveva essere di lavoro.
Litigavamo spesso, eravamo sempre in disaccordo: per questo eravamo amiche praticamente da sempre.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Quattro Ragazze'
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In questo capitolo si incrociano passato e presente e saranno raccontati da più punti di vista. Spero continui ad interessarvi.

CAPITOLO 5 

A Parigi, ora, era giunto il momento di aggiornarci su quell'estate. 
Presi carta e penna e cominciai..
 
Quattro ragazze volevano salvare il mondo...
Quattro amiche erano pronte a scoprire quanto avevano salvato...
 
Boston

"Joey sei innamorata?" ecco, la domanda ridicola, assurda ma onnipresente.
Andrew Smith mi si avvicinò: il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Non sentivo più nulla. Solo il suo profumo sulla mia pelle.
Erano le ultime ore del pomeriggio: la reazione che mi provocava non andava affatto bene. Ragazzo londinese: sorrideva come se lo sapesse!

"Non sei romantica, vero?" mi disse mettendomi con le spalle al muro. Sempre più vicino. Mi fissava in silenzio. Il suo sguardo, attento e silenzioso, come sempre. Curioso della mia reazione.

"Andrew Smith allontanati, sono arrivata a casa! Ci vediamo!" ecco, ancora. Avevo detto tutto tranne quello che volevo.
Perchè dovevo essere così stupida per un ragazzo straniero? Non avevo imparato nulla dalla prima volta: avevo nuovamente bevuto la pozione prima di prendere le chiavi sul tavolo. Solo perchè c'era scritto bevimi. Assurdo, eppure...

Ero rimasta chiusa fuori!

Andrew Smith mi invitò a casa sua. Scoprii che abitava nel palazzo di fronte al mio: era il mio vicino!
Mi sentivo già abbastanza stupida. Mancava solo fosse nato nella prima metà di Agosto e sarebbe stato rasentato il limite del ridicolo. Non volevo un Leone.

Mi fece visitare casa e in camera sua notai un soprammobile rappresentante il suo segno zodiacale.
 
Taurus... Perfetto... :see:
 
Significava che era nato nel quinto mese dell'anno: oggi non si sarebbe festeggiato nulla. Nessuno di noi due compiva gli anni. 
Perfetto! Cominciavo a preoccuparmi...

"Jo, di nuovo? Dove sei finita questa volta?" mi chiese sorridendo. Cominciavo a non sopportare quel sorriso. Strafottente eppure incredibilmente fascinoso. Fascinoso? Non sapevo se esistesse tale parola eppure... 
"A casa tua, no? Drew!" risposi tranquilla.
"Perchè se ti chiami Alice, smetto di chiamarti Jo, cara!"
Alice, divertente! Davvero divertente: come poteva solo pensarlo? 
Non potevo essere Alice: lei era bionda, io no! 

"Vieni in cucina Alice! Ti offro il thè!" propose "Festeggiamo!"
Poi chiamava me Alice... Cappellaio Matto! 
Lo seguii in cucina e, come ormai sua abitudine...
"Tu devi parlare con qualcuno!" mi disse deciso "Ed io ti ascolterò!" aggiunse.
"Cosa vuoi sapere Drew?"
"Tutto! La tua estate!" concluse.
 
Il tuo momento ti viene a cercare... Anche se non trovi le parole... hai girato il mondo dentro a un cuore...
 
Quello era il momento in cui avrei raccontato tutto. 
Avevo visitato Parigi, Parigi e Roma. E in entrambe avevo lasciato il cuore. Perchè...

Vienna, Mary Hicks.

Erano passate alcune settimane dal nostro arrivo quando Fitz passò in albergo...
"Scusi, il commissario mi ha ordinato di passarla a prendere!"
"Per andare?"
"Devo seguirla in missione!" mi rispose frettolosamente.
"Faremo coppia fissa!" mi lasciai sfuggire allegra.
"Solo per lavoro, Hicks!" precisò lui.
"Certo, solo per lavoro, Winkens!" lo tranquillizzai.

Mi fece strada e cominciai a studiare il suo comportamento. Avevo l'impressione che la mia vera missione fosse lui. E io seguivo sempre le mie prime impressioni. Dustin Hudson e Fitz Winkens erano i due più grandi enigmi che ci potessero capitare.

Boston

Rividi Michelle in occasione del compleanno di James. Con mia grande sorpresa fu invitato anche Andrew...
"Drew?" lo salutai "Che ci fai tu qui?"
"Sono stupito quanto te: io e James non abbiamo mai avuto ottimi rapporti!"
"Ho sempre pensato fosse strano, ma mai fino a questo punto!" ribadii.

"Un attimo di attenzione prego..." fu James a parlare "... vorrei cogliere l'occasione per fare un annuncio!" e fu allora che vidi Michelle Higgins al suo fianco. Che ci faceva lei, al suo fianco?
"Come minimo annunceranno il loro matrimonio, Jo!" sussurò Andrew, trattenendo un sorriso.
"Non esagerare, non può essere così pazzo..." mi fermai. In fondo sapevo che quel ragazzo ne sarebbe stato capace. James Hoffman era imprevedibile!

"Michelle! Vorresti diventara la mia ragazza?"

Michelle Higgins

Vidi Joey uscire in lacrime. Con Andrew.

Vienna, Christine Sullivan

Fui salvata da morte certa quella mattina: se Dustin Hudson non fosse intervenuto; sarei stata travolta da una macchina.

"Grazie Dust!"
"Le auto non si fermano per te Chris" rispose freddamente lui. "Semplice dovere!"
"Grazie detective Hudson!"
"Dovere, Sullivan!"

Mi aveva scaraventata a terra. Mi sentivo Lois Lane ma per essere più moderni potrei dire di essermi sentita molto Bella Swan. Non avevo ancora trovato Alex; in quel momento, quell'estate,il mio Edward umano fu Dustin. Dustin, l'uomo di ghiaccio, si era sciolto.
Mary aveva ragione, come sempre: la nostra missione erano quei due! 

Fitz e Dustin!

Boston

Andrew mi accompagnò a casa quella sera e mi fece compagnia...
"Non sei in condizione di dormire da sola!" aveva cominciato "Salgo con te, Jo!"
"Grazie Drew!" risposi semplicemente.

L'indomani passammo la mattinata nelle librerie. Mi invitò a pranzo. 
Nello stesso ristorante vidi Michelle e James: la mano di lui sulla mano di lei! Freschi di fidanzamento! Sempre che di fidanzamento si possa parlare a sedici anni!

Michelle Higgins

Okay, lo ammetto:ero patetica, scusatemi ragazze! Però no, non mi consideravo la fidanzata. Concedetemelo.

Vienna, Christine Sullivan

L'estate stava finendo e con lei la nostra missione! La sera del 23 Agosto Dustin Hudson mi invitò a cena...
"Chris! Sei libera stasera?"
"Dipende..." dissi "Come Miss Sullivan o Chris?"
"Come... Chris naturalmente!" rispose lui.
"Chi mi invita?" mi piaceva stuzzicarlo.
"Io.." ribadì il detective "Come Dustin!"
"Va bene, accetto!"
"Sono contento..." sorrise, aveva uno splendido sorriso "Temevo rifiutassi!"
Fui io a sorridere "Non rifiuterei mai un tuo invito!" e senza dargli il tempo di aggiungere altro lo presi per mano. Senza aggiungere altro.

Missione compiuta: avevo sciolto il glaciale e marmoreo detective!

Mary Hicks

Passeggiavo per le vie di Vienna quando in lontanza...
"Fitz!" salutai con la mano.
"Mary, che piacevole coincidenza!" e continuò "Credevo fossi a casa!"
"Fino a mezz'ora fa" risposi "e sono contenta di essere uscita"
"Davvero?"
"Certo! Se fossi rimasta a casa non ti avrei incontrato al chiaro di luna!"
Ci fu silenzio. Mi ci ero abituata, ormai! Fu nel silenzio che mi assalì un dubbio...
"Sei contenta quindi?" mi chiese lui.
"Certo, ma...tu..."
"Cosa Mary?"
"Non sei un lupo mannaro, vero?" domandai sorridendo "O mutaforme?" continuai a chiedere.
Riuscii a farlo sorridere, finalmente "No! Né lupo né mutaforme!"
"Allora è perfetto!"
"Perfetto?" e Fitz Winkens arrossì leggermente.
"Io,tu e...il chiaro di luna!" fu in quel momento che notai il mazzo di fiori che quell'adorabile detective teneva in mano. Rose. "Per me? Sono bellissime!"
"Stupendo! Avevo pensato di farti un regalo per la tua partenza! Ho pensato a questi fiori!" me li porse.
Lo ringraziai e anche la mia missione si concluse: feci scoprire a Fitz l'esistenza del gentil sesso!


Agosto ci salutò e con Settembre era giunto il momento delle partenze: Chris e Mary tornarono a Boston; da Boston partiva James per far ritorno a Roma.

Da quel Settembre inoltre, a me, Michelle, Chris e Mary si unì un ragazzo che si rivelò un grande amico! 

Un ragazzo londinese! Andrew Smith! Il nostro Mr Lawrence!

Presente, Parigi 

CHRISTINE POV

Josephine Steel diede così il bentornato a Josephine Watson. A Jo e al suo sguardo:tanto malinconico quanto allegro. Unico.

In poche ore,quella sera,Jo ritrovò il sorriso. Il sorriso grazie-ragazze,era così lei. Noi. Non ci siamo mai ringraziate a parole:il nostro rapporto era troppo forte per sprecare parole di ringraziamento. Il sorriso e lo sguardo ci bastavano. Avevamo imparato che la sincerità era un’esclusiva del linguaggio non verbale. Le parole potevano essere recitate ad arte. Lo sguardo era l’unica cosa che potesse tradire o confermare i pensieri.

Quella sera fu l’occasione di aggiornarci su quell’estate:irripetibile,unica,la migliore della nostra adolescenza. Il nostro incontro con Andrew Smith,altrimenti detto Drew,ci aveva cambiate.
Senza quell’estate,l’estate dei nostri sedici anni,non saremmo quello che siamo. Abbiamo sempre ringraziato il passato per quello che siamo e per quello che diventeremo.

Il martedì successivo stavo osservando delle vetrine con Mary.

Mary Hicks era unica. Unica perché siamo tutti unici al mondo;unica perché solo con lei potevo lamentarmi delle vetrine senza essere giudicata. 
Michelle mi lincerebbe se solo toccassi la dolente nota;se ne parlassi con Jo,la lincerei io.
Michelle e Jo erano gli estremi. Miss Higgins vive per la moda;Miss Watson The Original e le Boutiques abitano in mondi paralleli.

Fu in una delle gioiellerie che intravidi una sagoma familiare. 
Trascinai Mary con me in zona appostamento:non voleva essere un pedinamento. Dovevo e volevo capire cosa ci facesse in una gioielleria alle tre del pomeriggio.
Probabilmente tra i due ero più pazza io a girare per le vie di Parigi con il caldo cocente di mezza estate ma poco importa.
Che cavolo ci faceva lì?

“Hai visto chi c’è?”dissi a Mary. Annuì. Sapeva che in quel momento poteva solo annuire.
Mi vide arrossire senza fare una piega. Era la più intuitiva dopo Jo. Per me e Michelle erano pericolose:osservatrici enigmatiche a cui non sfuggiva nulla. Per questo le adoravamo.
Mi vide arrossire ed entrare nel mio mondo. Ognuno di noi aveva un mondo a sé,poi c’era il nostro mondo. Ora però,ero entrata nel mio…

Chi aveva osato solo pensare che l’uomo è solo una povera vittima della donna la cui natura è il tradimento? Principe dei miei stivali,Sultano dei miei turbanti. Pensa piuttosto alla tua stupidità,all’intelligenza di Sherazad. Povera vittima della civiltà. 
Sultano stupido,perché solo uno privo di cervello pensante si fa abbindolare dal mondo intero. Vai a dirlo a tuo fratello che i mariti sono vittime razza di ho il turbante solo perché è ereditario.

“Ti prego torna indietro Chris,sta andando via,lo perdiamo!”
“Ci penserò stasera a lui Honey”risposi “Andiamo,continuiamo il giro!”e mi seguì senza una parola.

Mary 

Stavo risistemando la cucina quando Christine suonò alla nostra porta…
“Mary ho assolutamente bisogno di te!”mi salutò con aria supplichevole. Mi si prospettava un pomeriggio indimenticabile. Salutai Drew e uscii.

Chris cominciò subito a rendermi partecipe delle ultimissime su Alex,suo marito. Sei anni e ancora non ci credevo. Il loro matrimonio fu sorprendente quanto fu sorprendente che Jo si fosse sposata prima dei trenta anni. 
Alex e Jo:due fratelli sorprendenti,c’è poco da aggiungere. Amo le sorprese. Perché anche il mio matrimonio e Michelle madre furono due sorprese.
Noi eravamo quattro,un quadrato,quattro sorprese. Più sorprendenti del Kinder Sorpresa e tutte le Uova di Pasqua. Sorprendente eh?

Erano le due e mezza. Primo pomeriggio. Un pomeriggio di lamentele sulle vetrine e i negozi parigini. Ecco cosa mi aspettava. Christine Sullivan poteva essere sorprendente per tutti ma non per Mary Hicks.

Eravamo quattro ragazze. Quattro amiche. Ma se si dovevano considerare le coppie…
Io e Chris. Jo e Michelle. Michelle et moi. Chris e Jo. Jo and me. 
Esatto, niente coppie. Quattro, semplicemente quattro. Ormai era scontato e routine. Per quattro sorprendenti ragazze era logico che fosse scontato. Specie i prezzi dei negozi francesi.

I prezzi che in un pomeriggio di mezza estate salivano alle stelle. 
Le stelle,che splendevano di luce propria. Stelle illuminate perché ognuno trovi la sua come mi insegnò il Piccolo Principe. Stelle perché se è stato solo un’esplosione di luce come l’esplosione di una stella non troverai nulla al tuo ritorno. Ma avrai visto un’esplosione di luce,e anche solo per questo ne sarà valsa la pena , come lessi ne L’Alchimista . 

Esplosioni di luci,antiche e sempre nuove.

Fu in quel momento che mi sentii trascinata via. Chris aveva visto qualcuno. La seguii. Ci appostammo come nei migliori inseguimenti. Agatha Christie ci aveva insegnato molto. Soprattutto a Christine Sullivan.

“Hai visto?”mi disse. Annuii con lei c’era poco da fare:arrossì e una volta appostate…

Mi rassegnai ad ascoltare le parole che non disse. Era successo ancora. Mille e Una Notte. Il Sultano dei suoi turbanti e Sherazad. Mi divertiva ascoltare le parole mai dette. Sono le uniche piene di sincerità. 
Tutte noi avevamo un nostro mondo,un mondo delle Meraviglie. Jo su tutte,lei era Alice. Ma anche Chris non scherzava. E Michelle. E…
Okay,anch’io avevo un mio mondo. Ammetto le mie colpe. Calma. 

“Torna tra noi Chris,non voglio perderti. Sta andando via,lo seguiamo!”chiesi sapendo già la risposta.
“Penserò stasera a mio marito Honey!”disse infatti “Continuiamo il nostro giro!”e la seguii.

Non avrei voluto essere nei panni di Alex nemmeno per tutto l’oro del mondo. Forse se solo Drew fosse un vampiro. Quindi...

Continuammo la passeggiata…

ANDREW POV


"Hai bisogno di me!"
Sorrisi

Mi sono trasferito a Boston a 17 anni. In realtà doveva essere solo una vacanza americana. Un Coast To Coast very chip. 

Okay, niente è very chip negli U.S.A.

Mi sono trasferito a Boston. Da Londra. Sono londinese:non so perché … ma pare che questo dettaglio,che sia di Londra,risvegli l’interesse del gentil sesso.

Il giorno successivo al mio arrivo stavo osservando il tramonto quando intravidi lei in lontananza.
Anche lei osservava l’orizzonte,l’orizzonte e me. 
Quella ragazza aveva qualcosa che mi stupì:intuì subito che ero straniero. Si sorprese di me alla luce del crepuscolo.

Cosa ci fosse di strano in un ragazzo-che-adora-il tramonto me lo spiegò qualche giorno dopo,o meglio,lo intuii ascoltando la sua estate.

Con quella ragazza scattò subito qualcosa: mi bastò uno sguardo per capire cosa stesse pensando in mia presenza. Un ragazzo castano che odia pettinarsi i capelli.
Mi squadrò con uno sguardo dolce e mai indiscreto. Arrossì leggermente quando alzai gli occhi:continuò a fissarmi con un sorriso. Le sorrisi di rimando e lei si avvicinò.
Si presentò.
Non si sorprese quando le dissi che ero di Londra: le si illuminò lo sguardo.

Ecco, ancora: ero un semplice ragazzo londinese. Ci capivo sempre di meno.

Con lei fu subito amicizia.

Il giorno seguente ci scontrammo in una libreria. La accompagnai a casa. 
Sulla via del ritorno ci perdemmo uno nello sguardo dell’altra. Raccontava in modo coinvolgente: scoprii molte cose di lei. 
Anche che aveva lasciato le chiavi sul tavolo.
Era rimasta fuori casa: la invitai da me.

La sorpresi di nuovo: un giorno, un giorno era passato è già avevo perso il conto di quante volte era successo.

“Sei nato a Maggio?” mi chiese.
“Beh sì!” le dissi “Qualcosa di strano?”
“No Drew!” mi rispose. Con una faccia che significava perché a me !

Cosa ci fosse di strano in un ragazzo londinese del Toro rimane per me un mistero!

Io ero solo Andrew Smith.

Lei? Josephine Watson. Jo.

Mary era fuori con Christine quel pomeriggio.
Ero solo in casa: decisi di uscire.

Joey

Quel pomeriggio ero sola in casa quando suonarono alla porta. 
Fui sorpresa fosse lui…

“Drew! Ciao!” salutai facendolo entrare.
“Ciao Alice! Ti va di uscire?” mi chiese.

Alice. Lo ricordava ancora. Il mio Cappellaio.

“Va bene dearling, prendo le chiavi!” sorrisi al ricordo di quell’estate.

Ero contenta della sua visita. Avevo bisogno di lui. Di lui e di noi. Io e Drew.
Tra noi era scattato subito qualcosa di forte.
Quel pomeriggio avevo bisogno di lui. E lui era lì, come sempre!
Drew, unico!
Presi le chiavi e uscimmo per le vie di Parigi sotto quel sole cocente. No, non era il tramonto, proprio no: il sole cocente di un pomeriggio di mezza estate.
Ero con lui, a me importava solo questo. Io e lui. Finalmente. Troppo tempo era passato dall’ultima volta.
All’improvviso sentii i battiti del cuore accelerare; le gambe cominciarono a tremare e per me, in quel momento, esisteva solo il suo sguardo.
Da quando lo conosco i suoi occhi sono sempre stati il mio tallone d’Achille.
Coinvolgenti, emozionanti. Mi piaceva la sensazione che solo il suo sguardo sapeva darmi inconsapevolmente. Non loro. Non Clark. Lui, Andrew Smith. Drew.

Avevamo perso il senso del tempo parlando. Con lui era abitudine.
Mi scoprii davanti alla Tour Eiffel. Il simbolo di Parigi e della Francia intera.
Andrew sempre più vicino. In silenzio, il nostro. Mio e di Drew. Il silenzio sono-qui-per-te-sempre-e-comunque.
Ci guardammo negli occhi. Non sentivo più niente. Le stesse emozioni di una sedicenne sotto casa con un amico che forse amico non è.
Adesso, a ventinove anni, quelle stesse emozioni. Le mie stesse emozioni che sentii con Andrew quell’estate. Con Drew. 
Erano uniche; ed erano tornate!

Mi accarezzò il viso, gli presi la mano: non volevo si allontanasse. 
Appoggiai il mio viso sulla sua mano in modo che non mi scappasse. Non questa volta.
Non subito.

Fu allora che accadde… Mary, Mary Hicks. Mary Smith.

Mary 

Avevo lasciato Christine a casa, ero sotto la Torre quando la vidi…
Lei. Andrew. Insieme.

“Mary, Mary aspetta!” mi sentii chiamare. Che cosa voleva, cosa pretendeva ancora? Perché dovevo ascoltarla?
Continuai a camminare accelerando il passo. Lo fece anche lei.

“Aspetta…” ancora. 

E lui? Come poteva averlo fatto? Gli avevo creduto quella volta. Quella lettera, credevo fosse un lontano ricordo. Invece no. Mi tormentava ancora. Non volevo crederci.

Chiusi gli occhi.

Dov’era il mio mondo ora che ne avevo bisogno? Ah ecco, non con me.
Prima mi promette l’eternità e poi sparisce.
Piansi. Come mai avevo pianto. Era lontano in quel momento. Lontano da me.

“Hicks! Non è come credi!” ancora lei. Ancora con queste frasi.
“Hoffman!” risposi . “Hoffman, Jo!” ribadii. “Steel!”
“No, non lo avrei mai baciato sotto la Torre, non Andrew!” disse convinta. Perché cosa avrebbe fatto se fossero stati sulla Senna?
“Prima agisci e poi chiedi il permesso?” ero rossa. Furiosa. Rabbia, Rabbia e Delusione. 
Delusa da lei.

“Non ci siamo baciati!” ribadì.
“Vattene!” le ordinai.

Rimase con me. 

“Se non te ne vai tu. Vado via io!” continuai. Non si mosse.
Me ne andai senza un saluto.

Joey

Mi sentivo peggio di niente. Perché a me. Ancora.
Mi allontanai.

Hoffman. Ancora. Sempre lui. 
Sempre lei a ricordarmelo.

Scoppiai in lacrime. Con Drew vicino.
   
 
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