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Autore: Debbie_93    17/04/2013    1 recensioni
Monologo di Dean Winchester ambientato sulla settima stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Avrei lasciato che tutto se ne andasse, mentre mi ritrovavo a terra. Guardando la mia vita ridotta a pezzi. Cercavo di vedere il positivo delle cose, ma la verità era che non vedrò mai la luce in fondo al tunnel.
Avevo fatto delle promesse, avevo dato tutto me stesso per mantenerle. Eppure i mostri del passato mi perseguitano, lasciandomi al buio senza sapere dove andare. Mi mancava quella marcia in più, un motivo per continuare ancora, perché non ce la facevo più. Non sopportavo più nessuno e volevo restarmene da solo.
Come se fossero improvvisamente sprofondante tutte le mie convinzioni. Tutti gli errori, tutte le mie scelte senza pensare. Riuscivo solo a sorridere e fingere che vada tutto bene. Una maschera che mi portavo appresso per tutto la mia vita, che non toglierò mai perché nessuno sapeva come mi sentivo realmente.
Perché alla fine ero solo un uomo con un sacco di responsabilità, che mi stavano soffocando, mi riportavano di nuovo "giù" dove la mia anima gridava senza cessare né giorno né notte.
Ogni parola, ogni sguardo o movimento, come se tutto di me se ne fosse andato.
Avevo sempre mentito. Avevo sempre cercato di non mostrare quello che sentivo veramente... Rinnegavo me stesso per quello che ho fatto, lasciando andare la vita per come era. Lasciavo che i miei incubi peggiori riemergessero, continuando a torturare la mia anima. Come se ne avessi avuto abbastanza.
Non potevo più guardare in faccia le persone a cui tenevo, perché era come se alla fine se ne andassero anche loro.
Sam lo sapeva meglio di me, sapeva che uno dei due doveva morire e quello sarei stato io. Non mi interessava se fossi di nuovo finito nella Fossa con Alastiar che si prendeva cura di me, riportandomi in quello che volevo dimenticare. Ero io quello che doveva sacrificarsi e non mio fratello, lui meritava di più di quanto lo meritassi io. Ero solo un saldato al servizio di quelli che ne avevano più bisogno.
La storia avrebbe avuto una fine e ce l'avrei posta io.
Avevo scelto la famiglia perché questo contava, di mantenerla salda anche se me ne andavo di nuovo. La sentivo, sempre più vicina ormai era questione di tempo e mi sarebbe venuta a prendere. Ringhiava ed era assetata della mia anima. Così me ne sarei andato, lasciando solo un ricordo di me.
Ricordavo le parole di papà e tutto quello che mi aveva insegnato. Quella frase che si era scolpita nella mia mente e non l'avrei dimenticava. Perché alla fine non era questo il mio destino?
Se ci fosse stato un modo per far andare le cose diversamente, non ci avrei pensato due volte.
Alle volte mi domandavo se mamma sarebbe stata orgogliosa di me... Ricordavo i suoi capelli biondi che le oscillavano sulle spalle, la sua voce che mi abbracciava mentre mi addormentavo. Il suo sorriso che la illuminava tutta, ogni volta che mi vedeva. Di quando si prendesse cura di me, avrei tanto voluto dirle quanto le volevo bene.
Avrei tanto voluto una vita normale, un solo maledetto momento per non pensare al mio lavoro. Di non pensare a cosa c'era là fuori, ma era impossibile.
L'unica cosa che non avrei fatto era scappare, fuggire da questo mondo. Di chiudere con il mio lavoro. No, non me lo potevo permettere! Là fuori c'era chi moriva ogni giorno per mano di bastardi che non avevo la minima idea di quello che stavano facendo.

Scappare non sarebbe servito a nulla, perché in qualsiasi posto fossi andato mi avrebbero trovato in un modo o in un altro. Quello che potevo fare era continuare a camminare, a marciare incessantemente.
A volte mi domandavo come facevo a svegliarmi la mattina senza pensare a cosa mi sarebbe aspettato.
Un nuovo giorno, un nuovo inizio e tra sangue e metallo salvavo vite. Bruciare corpi, piazzare una pallottola d'argento e tirare un sospiro di sollievo.
La mia macchina, una birra e la persona a cui avevo promesso di proteggere. Le giornate scorrevano così e non avevo intenzione di cambiare, non avevo intenzione di scappare. Non me lo sarei permesso, perché era vero il dolore si faceva sentire nel cuore e nell'anima eppure chiudevo gli occhi e me ne fregavo. Sì, tenevo tutto dentro e non me ne fregava di quello che provavo o sarei affogato tra i miei sensi di colpa. Loro lo sapevo e avrebbero puntato su questo per farmi cadere, per fermarmi e farmi confessare tutto. Non li avrei dato questo soddisfazione.
C'era sempre qualcosa per cui vale la pena di lottare.



Debbie_93
   
 
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