5.
I realize, I’m coming home.
5
Aprile 1975 – Belasco Theatre, New York
Ripose con cura la foto
sul tavolo. Vedere il sorriso di Susan in quella foto scattata
nell’ultimo
giorno di riprese non era facile. Non dopo quella storia mancata,
tranciata in
pieno da due strade che il destino aveva costruito appositamente
opposte.
Le riprese del film si
conclusero tranquillamente per tutti, tranne proprio per Susan,
afflitta e
abbattuta da una bronchite incessante; ma era una professionista fino
al
midollo, tant’è che si buttò in quella
piscina fredda senza fare storie, per
poi ballare su quel palco fradicio quanto lei, Tim che la reggeva con
tutta la
forza di cui era capace.
Si lasciarono con un
sorriso e una carezza, abbandonata delicatamente dalla mano di lui sul
viso di
lei. Meglio non baciarsi, avvicinarsi, toccarsi. Meglio dimenticare,
allontanare quella notte passata a stringersi fino a fondersi.
In quel camerino
puzzolente d’umidità, Tim guardò il
riflesso di Frank’n Furter in quello
specchio ingiallito, finalmente, per l’ultima volta.
Batuffolo di cotone alla
mano e latte di mandorla, si struccò con calma. Ogni traccia
di ombretto,
rossetto o mascara che si staccava da quel volto erano un mattone in
meno sull’artista,
stanco di essere sempre e solo Frank.
Avrebbe potuto essere
Amleto.
Mozart.
Romeo.
Faust.
Tutti, non solo Frank.
Si tolse con calma le
autoreggenti, mentre qualcuno bussava alla porta.
- Avanti!
- Tim, disturbo?
L’attore sorrise a quella
voce dolcemente nasale.
- Dimmi tutto Rick!
O’Brien lo
avvicinò,
sedendosi agilmente sul tavolino di fronte a Tim, senza accorgersi, fortunatamente, della foto.
- Sei stato grande. Lo so
che sei stanco di sentirtelo ripetere, ma arrivati all’ultima
dello show,
dovevo ripetertelo. Perdonami, caro.
- Figurati Rick, è tutto
merito tuo, lo sai!
- Sempre così modesto,
Tim! – disse Rick con fare romantico – Eppure io mi
sento terribilmente in
colpa con te.
Tim lo guardò
interrogativo, senza capire. Osservò a lungo gli occhi di
Rick in cerca di una
risposta senza trovarla prima che questo aprisse bocca.
- Io ho creato Frank, io
ho creato la tua maschera, io ti ho imprigionato. – disse con
un nodo alla gola
– Se da un lato “Frankie è atterrato per
liberarci tutti”, dall’altro ha
incatenato te.
Curry non seppe che dire,
mentre sentiva le guance inumidirsi.
- Ma è
l’ultima sera
questa, giusto? – aggiunse Rick provando a sorridere
– E spero davvero tanto
che queste scuse possano bastarti, amico mio.
Non rispose, semplicemente
si avvicinò all’altro e lo abbracciò
con fare fraterno.
- Niente scuse, Rick.
Avere la tua stima cancella questi tre anni passati tra inferno e
paradiso. E
ti ringrazio, di tutto.
Richard annuì in
silenzio,
mentre Tim si rivestiva.
Era vero, quel dannato
musical era diventato la grazia e la condanna di Tim. Sapeva che dopo
quella
sera, anche se era l’ultima passata al Belasco, quel teatro
così lontano da
mamma Londra, la maschera strafottente e dannatamente sensuale di Frank
non se
la sarebbe più tolta di dosso. Quando fu vestito, si strinse
nel suo chiodo,
bisognoso di calore dopo aver sudato e poi essersi fermato al freddo
del suo
camerino.
-
Andiamo? Ti offro una birra.
- Affare fatto Tim. Vado a
salutare gli altri e ti aspetto all’uscita sul retro.
- Perfetto! – rispose
Tim,
mentre Richard si chiudeva la porta della stanza alle spalle.
Riprese il pacchetto,
afferrò l’ultima sigaretta e l’accese,
posizionandola tra le labbra carnose.
Poi, diede l’ultimo sguardo alla fotografia.
- Ciao Susan. –
sussurrò,
prima di avvicinare l’accendino alla stampa, dandole fuoco.
Chiuse piano la
porta. Si passò una mano tra i ricci corvini come a voler
scacciare via l’ultima
polvere di una maschera che lo aveva soffocato, staccandosela di dosso,
ma
portandosela dietro come un’ombra, mentre nel camerino anche
l’ultima
scorciatoia che per una notte l’aveva liberato davvero,
bruciava lentamente fino
a diventare, anch’essa, polvere.
Fine
Salve!
Non so chi leggerà, probabilmente sto parlando da sola.
Dopo un anno, pongo la parola fine a questa storia che inizialmente mi aveva entusiasmato tanto. Ma, non trovando il terreno giusto, si è appassita fino a morire del tutto proprio oggi, alla vigilia del 67esimo compleanno di Tim.
Grazie a chi ha letto, a chi ha recensito e a tutti (pochi o molti che siano) fan del Rocky Horror che, insieme a me, festeggeranno la giornata di domani.
Ci si becca!
Franny