Avevano mangiato senza sfamarsi, avevano bisogno di dormire ed erano rimasti vigili lungo la strada.
Ad alcune altezze, il minore vacillava per poi tamponarsi il sangue dalla tempia, e riprendere il cammino.
Finalmente erano arrivati. Erano davanti alla casa.
I piani dell'immenso edificio si stagliavano verso il cielo senza limiti, ed entrambi sapevano che sarebbero stati proprio il palazzo e il suo Proprietario a decidere dove finisse ogni cosa, in quella realtà; tuttavia nessuno dei due accennò a parlarne. La stessa Volontà che aveva eretto il palazzo era causa della loro stessa esistenza, e da tempo avevano imparato a lasciar da parte la razionalità nel mondo di Sogno. Un arco propenso verso il cielo -ormai scuro di nubi- era la Porta verso la loro meta. Il minore fece un esitante passo in avanti e si avvicinò alla colonna che lo sovrastava, quando questa con un tremito greve si staccò dal terreno, iniziando a ruotare lentamente. I fratelli erano indietreggiati, spaventati entrambi in equal misura, e per un momento Abele potè sentire il sangue ghiacciarglisi lungo la pelle lacerata, quando un freddo vento alza un'improvvisa nube di polvere. Il maggiore sibilò fra i denti qualche insulto in direzione del fratello, ma prima che potesse alzar la voce..il cielo si scurì. I due alzarono gli occhi reverenzialmente alla figura che non solo sovrastava l'edificio circolare, ma sembrava abbracciare l'intero villaggio ai piedi del palazzo. I tessuti che lo ricoprivano, così come i capelli, erano di un nero corvino tale che dal Sole non lasciava trapelare alcuna luce; degli immensi buchi neri, tali e quali agli occhi dell'Entità, che con un elegante cenno indicò loro il palazzo di Sogno.