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Autore: sakuraenn    20/04/2013    1 recensioni
Scrissi questa storia molto tempo fa per un contest di scrittura su un forum. Davvero orami una vita fa, quando l'ho pubblicata sul mio personal forum era il 17/01/2010 e incredibilmente è in assoluto, il racconto da me scritto con più visite.
Dopo tanto ho deciso di pubblicarlo anche qui. Buona lettura a tutti!
La storia parla di una ragazza che finisce in un mondo alternativo, e che si ritroverà a vivere una vita completamente nuova. Non do altre anticipazioni, spero sia di vostro gradimento.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi ti dice che un estate debba per forza essere in un luogo di villeggiatura?
Chi ti dice che in una semplice mattina di Giugno la tua vita non venga distrutta e ricostruita da capo in un mondo nuovo?
Le cose accadono…
Accadono nei momenti più impensati, mai avere certezze…
Xxx
Era il sesto mese, o forse il settimo?
Mi stavo abituando alla vita in quel luogo; mi stavo abituando ad estati lunghe dieci mesi, al mio ruolo in quel mondo così bizzarro e al fatto che su quell’isola estati ed inverni convivessero.
Una doppia stagione di Estate/Inverno per dieci mesi e un'altra di Primavera/Autunno per altri dieci mesi!
Un paradosso! Un vero incubo.
Ma di una bellezza allucinante.
Metà dell’isola era allagata e avvolta da una lussureggiante foresta, nell’altra metà, verdi boschi incorniciavano il vulcano attivo e qua e là si notavano megaliti di ghiaccio perenne simbolo della costante presenza di una delle divinità.
La temperatura mutava di continuo, giorno caldo-notte tiepida, giorno tiepido-notte siderale a seconda della doppia stagione in cui si era e del tempo.
Ero arrivata lì nell’ultimo mese primaverile autunnale da un altro mondo.
Ricordo ancora quella mattina.
Il mio nome è Miriam o meglio lo era, figlia di un facoltoso industriale; presuntosa e dal carattere veramente acido.
A pensarci ora era un carattere detestabile.
La mattina in cui iniziò tutto, stavo uscendo di casa in Limousinne quando, appena fuori dal cancello fummo circondati da una folla inferocita che protestava per qualcosa; penso fosse per l’inquinamento dato che papà stava progettando qualcosa di chimico.
Fatto stà, che ci circondarono iniziando a picchiare sui vetri e sul tettuccio dell’auto.
Nessuno si era accorto del palo della luce, del fatto; che era pericolosamente inclinato e del filo a penzoloni staccato dalla sua sede.
Fu un attimo, un momento fatale; precipitò tutto su di noi scatenando il pandemonio e facendomi provare una sensazione inspiegabile.
Mi risvegliai emergendo dall’acqua; tossendo, sentivo freddo e avvertivo un forte senso di disorientamento.
Mi guardai attorno, una baia, una spiaggia bianca, un piccolo golfo.
Guardai il mio corpo notando che era nudo e i miei capelli che dal nero fluente ora erano bianchi e risplendevano come una gemma dai riflessi azzurri.
Per un attimo ebbi una paura immensa, stavo per piangere quando vidi un uomo avvicinarsi.
Aveva capelli bianchi che risplendevano di riflessi rossi, doveva essere di mezz’età dall’aspetto; mi tese la mano aiutandomi ad alzarmi e mi disse “ Benvenuta figlia della Laguna, Guardiana del grande Dragone”
Lo fissai perplessa e lui mi sorrise si nuovo accompagnandomi a riva e sussurrandomi parole di conforto; fui condotta in un villaggio fatto di capanne di giunchi, spoglio ma piuttosto comodo e riparato.
Qui, fui lavata e abbigliata con una tunica azzurra; nutrita di frutta e coccolata da persone fin troppo gentili.
Avevo paura. Una paura terribile e più riflettevo, più ero terrorizzata.
Mi coricai presto ma nel cuore della notte mi svegliarono riconducendomi alla laguna.
Il cielo era terso e vi erano due lune; tremai quando le vidi e tremai ancora di più quando vidi quell’enorme Drago candido dai riflessi azzurro argentei ergersi nel bel mezzo della laguna.
Lo fissai a lungo e sentii il suo sguardo su di me.
Nel frattempo la gente si era allontanata lasciandoci soli.
<<  Benvenuta giovane donna, mia futura protettrice. Scommetto che hai parecchie domande da farmi. >>
Quella voce profonda e cristallina mi scosse profondamente, deglutì e in uno slancio di rabbia improvvisa lo tempestai di domande.
Lui, con molta pazienza mi rispose, mi raccontò di come ero morta e di come avesse salvato la mia anima rinunciando al suo corpo materiale per donarne uno a me.
Mi spiegò che il mio compito, il compito per cui avevo avuto una seconda possibilità di vita sarebbe stato vegliare sul suo spirito e fornirgli tramite una sorta di patto un mezzo per presentarsi fisicamente e usare i suoi poteri che ora custodivo io nel mio nuovo corpo.
Mi disse anche che le divinità non erano eterne e che ogni tot di anni in un ciclo continuo, divinità e guardiani si succedevano.
Io ero una tra i tanti succedutisi nel corso dei secoli.
Fu uno shock..
Crollai e il Drago mi lasciò con la promessa di un nuovo incontro, i giorni seguenti li passai in preda ad una vera crisi isterica.
Nessuno riusciva ad avvicinarmi; piangevo, urlavo e maledivo tutti in preda ad una furia cieca.
Fu l’uomo che incontrai per primo a riscuotermi.
Mi raccontò di essere nella mia stessa situazione e che a lui era stato dato il compito di vegliare sulla Fenice la seconda divinità.
Il suo nome nel vecchio mondo era Indubhushan e viveva nell’India orientale, ora però si chiamava Stella di Fiamma e per più praticità veniva chiamato Flamel.
Mi raccontò la vita, e le leggi di quel mondo in cui viveva da ormai trentasei anni invecchiando lentamente.
Mi narrò dei compiti che svolgeva e della sua vita in generale.
Lo amava lo capivo. Lui amava quel mondo.
Se ne andò a tarda notte lasciandomi in un cupo silenzio a riflettere.
Passarono altri giorni in cui lentamente acquistai la lucidità, la gente iniziò a chiamarmi Topazia oppure Leggiadra Marea del Cielo Stellato.
Era strano quel nome ma non suonava male. Dopo quasi due settimane venne il momento del mio secondo incontro con il Drago.
Ormai ero rassegnata ma non potevo nascondere l’amarezza, parlammo a lungo e concordai con lui un patto che fosse vantaggioso ad entrambi.
Dopo quella notte i giorni trascorsero veloci immersi in un addestramento frenetico.
Ricordo bene il contratto con il mio partner coccodrillo per guidare la zagalea, una specie di zattera simile a tratti ad una canoa.
Quello per imparare ad usare una lancia in caso dovessi difendermi e quello per le semplici quotidianità.
Che periodo!
Un dondolino della mia imbarcazione mi riscosse dai ricordi, guardai di fronte a me, notando a distanza la sagoma del tempio di Ghiaccio.
Sorrisi a Broll il mio coccodrillo trainatore e lo spronai ad accelerare manovrando il remo dell’imbarcazione.
Aspirai profondamente l’aria pulita, godeì del suono del remo che si infrangeva sulla superficie dell’acqua.
Ammirai il sole che filtrava tra le fronde degli alberi e ascoltai il leggiadro suono della vita nella foresta.
Tornai a guardare davanti a me.
Mi sentivo libera.
Ero felice.
Sorrisi nuovamente; Ora amavo anche io, quel mondo.
  
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