L'idea mi è venuta su FB, mentre parlavo con una mia amica (ciao Elis!) di una ipotetica storia di Enjolras con una ipotetica ragazza. Ora, siccome lei e altre nostre amiche mi hanno amorevolmente soprannominato "Angst Imperatrix" per la mia tendenza a scrivere cose angst e poi a autoinsultarmi per averlo fatto, mi sono detta "what the heck!". Mi sono quindi fatta prestare il personaggio di Madeleine dalla mia amica Elis (personaggio in origine nato per una sua long sempre su Les Mis), ho pensato allo scenario più triste per i due e voilà, è uscita questa cosa.
Spero solo che vi piaccia quanto è piaciuta a me e quanto è piaciuta ad Elis.
Se voleste lasciarmi un commentino mi fareste molto piacere, le critiche sono sempre ben accette.
Un bacione.
Sil
Ps: E' la prima volta che scrivo di Les Mis, spero che Enjolras non risulti troppo OOC... anche se, essendosi innamorato, un po' lo sarà di sicuro. Ma facciamo finta che sia una licenza poetica.
Pps: Il testo della canzone e il titolo sono presi da "Forgiven" dei Within Temptation
Che ha creato Madeleine e mi ha permesso di usarla
E che insieme a me è sempre pronta a urlare al mondo la perfezione di Enj e di Maddie.
Barricade Gherlz for ever.
I tried to keep you safe
Couldn't
save you from the start
Loved
you so it hurts my soul
Can
you forgive me for trying again
Your
silence makes me hold my breath
Time
has passed you by
Oh,
for so long I've tried to shield you from the world
Oh,
you couldn't face the freedom on your own
Here
I am left in silence
«Enjolras, nel nome del
cielo, non andare! »
Il giovane si girò
dall’altra parte, iniziando a infilarsi
la giacca e fingendo deliberatamente che la ragazza bionda non lo
stesse
implorando di restare a casa con lei.
«Ti prego! Enjolras, non
puoi andare alle barricate! E’ una
follia, ti uccideranno. »
-«Madeleine, te
l’ho già detto. Non posso non andare. I
ragazzi contano su di me. E’ stata un’idea mia, per
la maggior parte. »
sospirò, passandosi una mano fra i riccioli chiari e
lanciando un’occhiata alla
ragazza, la quale lo fissava con le braccia incrociate sul petto e le
labbra
arricciate in una smorfia di preoccupazione.
«Ma perché?
E’ proprio necessario? Per una volta, una santa
volta, ascoltami. Verrete uccisi tutti. Tu, Marius, il piccolo
Gavroche. Tutti.
Vi farete massacrare per un popolo che non vi darà mai nulla
in cambio, per una
Francia che non esisterà mai. Perché non vuoi
aprire gli occhi? Arriveranno i
soldati, vi spareranno. State buttando via la vostra vita per niente,
perché è
questo che otterrete! Niente! Non andare a farti ammazzare, Enjolras!
Non fare
l’eroe. »
Enjolras si girò,
osservandola. Nei suoi occhi brillava lo
stesso fuoco indomabile di quando, all’ABC Café,
discuteva della rivoluzione
con i suoi compagni.
«Non mi interessa fare
l’eroe. Non voglio gloria. Voglio
fare qualcosa per il mio paese. Guardati intorno,
dov’è finita la Francia della
liberté, dell’égalité, della
fraternité? Forse sarà inutile, forse invece
riusciremo a cambiare qualcosa. Domani il popolo si
solleverà con noi, domani
sarà una giornata che passerà alla storia
perché domani cambieremo il destino
di questo paese. Credimi, Madeleine. Fidati di me. »
Smise di parlare, osservando
intensamente la ragazza, che
ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità e
sentimento. Oh, dio. Com’era
possibile che lui, Enjolras, lo studente parigino anima della
rivoluzione, si
fosse lasciato coinvolgere a tal punto da quella ragazza.
Com’era possibile che
lui, sempre concentrato sulla rivoluzione, sulle strategie e sui suoi
ideali,
avesse sentito il bisogno di rifugiarsi da lei, proprio la sera prima
del
funerale di Lamarque, proprio la vigilia del Gran Giorno?
Sapeva che molti suoi amici non
avrebbero capito. Lui era
sempre stato considerato quello freddo, quello concentrato solo su un
ideale
più alto, quello a cui le donne e l’amore non
interessavano. Ma Madeleine era
diversa. Non era la tipica ragazza angelica, anzi, di angelico aveva
solo il
colore dorato dei capelli. Nata in una famiglia di artisti, Madeleine
era
completamente diversa da tutte le ragazze timide e sottomesse che
Enjolras
aveva sempre incontrato nella capitale francese. Madeleine non aveva
timore a
dire ciò che pensava, non si curava di gran parte delle
convenzioni e,
soprattutto, non aveva alcuna intenzione di lasciare che Enjolras si
comportasse sempre a modo suo. Gli teneva testa, ribatteva alle sue
affermazioni con frasi argute, non si lasciava intimidire dalla
freddezza del
ragazzo o dalle cicatrici che aveva sul corpo come ricordo di tante
azioni
rivoluzionarie. In un certo senso, era come se anche lei seguisse i
suoi propri
ideali, imperterrita e determinata, senza lasciare che nessuno le
mettesse i
bastoni fra le ruote. Proprio come lui. La sua determinazione lo
affascinava e
il fatto che gli rispondesse spesso per le rime ancora di
più. Stuzzicarla era
diventato un divertimento, quasi, una valvola di sfogo
dall’ammasso di lavoro
che la rivoluzione comportava. Ma quello che inizialmente era nato come
un
semplice punzecchiamento e un gioco di sguardi scambiati di sfuggita,
era
presto diventato qualcosa di più. Si conoscevano da pochi
mesi ma, quella
notte, quando Enjolras si era svegliato col cuore in gola per la
rivoluzione
imminente, Madeleine era stata la prima persona da cui il biondo
rivoluzionario
era corso in cerca di rassicurazioni.
Rassicurazioni che, evidentemente,
non sarebbero arrivate.
Al contrario, sembrava che un litigio sarebbe scoppiato da un momento
all’altro, come una tempesta che lentamente avanzasse
dall’orizzonte verso di
loro. Madeleine, di solito sempre pronta a sostenere il ragazzo o a
rifilargli
un commento acido, sembrava sinceramente preoccupata. Così
preoccupata da
arrivare a praticamente implorarlo di non andare, di restare con lei.
Ma, per
quanto una parte di lui sembrasse desiderare di non uscire mai
più da quella
camera, sapeva che presto sarebbe uscito, che sarebbe andato al
funerale e, da
lì, alle barricate. Era stato lui a incoraggiare i suoi
compagni con mille e
mille discorsi, non poteva essere lui a tirarsi indietro.
Si osservarono, ancora per qualche
attimo, in un duello di
sguardi che nessuno aveva intenzione di perdere. Si fronteggiarono,
occhi negli
occhi, così vicini quasi da sfiorarsi, uno più
testardo dell’altra. Poi,
qualcosa ruppe l’equilibrio. Una lacrima, un’unica
lacrima solitaria rigò la
guancia della ragazza, lasciando Enjolras sbalordito. Se
c’era una cosa che non
si aspettava, era che l’amica –perché
quello poteva essere considerata,
un’amica? O cosa?- piangesse,
che
lasciasse che la preoccupazione e la paura avessero la meglio su di lei.
«Mad…»
iniziò, non sapendo bene cosa dire per rassicurarla.
Alla fine, non ne ebbe bisogno perché, ancora prima che
riuscisse a finire di
dire il suo nome, la ragazza l’aveva afferrato per il
colletto della camicia,
attirandolo verso di sé e premendo le labbra contro le sue.
Rimase immobile,
incapace di reagire, mentre la sua mente viaggiava a una
velocità incredibile.
Da quanto era che non baciava una ragazza? Non se lo ricordava. Da
tanto,
troppo tempo, l’unico suo amore ed interesse era stata la
Rivoluzione. Non
aveva il tempo di osservare le ragazze, di corteggiarle, anche solo di
trovarsi
una più disponibile delle altre. Ricordava vagamente alcune
ragazze, durante i
primi tempi dell’università, ma erano ricordi
vaghi, indistinti e poco
significativi. Ma quel momento, quel bacio dettato dalla paura e dalla
disperazione, era diverso. Una scossa gli percorse il corpo e,
istintivamente,
chiuse gli occhi e circondò i fianchi della ragazza con un
braccio. Niente
aveva più importanza, non la rivoluzione, non le barricate,
non il re o il
popolo o i soldati. Niente, se non la ragazza che in quel momento aveva
fra le
braccia, che gli intrecciava le dita ai capelli per tenerlo vicino.
Si staccarono, leggermente ansanti.
Madeleine lo fissò, col
viso arrossato dall’imbarazzo per quell’azione
così improvvisa e inaspettata.
Aprì la bocca, forse per scusarsi, forse per dire
qualcos’altro, ma stavolta fu
lui a non lasciarla parlare, attirandola a sé per un secondo
bacio, ancora più
disperato del precedente.
«Promettimi che non ti
farai ammazzare. Promettimi che
tornerai. Promettimelo.» balbettò Madeleine,
quando si staccarono per la
seconda volta. Lui annuì, ancora senza fiato.
«Tu però
sposami»
Si rese conto di quello che aveva
detto solo qualche secondo
dopo, quando Madeleine spalancò gli occhi.
Era stato davvero lui a parlare, a dire quelle parole?
Sembrava
impossibile.
«Cosa?»
«Sposami –
ripeté, più lentamente, come se lui stesso fosse
il primo ad aver bisogno di comprendere appieno il significato di
ciò che stava
dicendo –Quando tornerò dalle barricate.
Sposiamoci.»
Una parte di lui, la piccola parte
del suo cervello ancora
sana, avrebbe voluto prenderlo a pugni. Maledizione, ragazzo, pensa! Vi
conoscete da pochi mesi! Vi siete baciati due volte, esattamente pochi
attimi
fa! Come puoi chiederle di sposarti? E’ una pazzia!
Ma, d’altra parte, non era certo la prima pazzia in cui
Enjolras si buttava a
capofitto. Molti consideravano la rivoluzione una follia. I suoi
genitori
avevano sempre detto che l’università era una
follia, che era molto più saggio
trovarsi un lavoro e iniziare a portare a casa i soldi. No, Enjolras
era
abituato a imbarcarsi in quelle che altri consideravano imprese folli,
senza
pensarci due volte. Ecco perché per lui fu totalmente
normale buttarsi così, di
slancio, in una proposta simile: senza rifletterci, spinto dalla pura e
semplice passione che sembrava incendiargli il petto.
Una volta iniziato qualcosa, niente
poteva fermarlo. Nessuna
difficoltà, nessun imprevisto, nessun contestatore. Niente
poteva fermare la
determinazione ferrea che Enjolras aveva sempre messo in ciò
per cui voleva
lottare. Ma ciò per cui lottare, quello l’aveva
sempre deciso istintivamente,
senza riflettere più di tanto. Focoso quanto determinato, il
giovane
rivoluzionario non era certo una persona che lasciasse la vita decidere
al suo
posto.
«Sì.»
Bastò una sillaba,
un’unica parola di due lettere, per
strappare Enjolras dai suoi pensieri e per riportarlo alla
realtà. Il cuore gli
fece una capriola nel petto mentre lei gli saltava al collo e le sue
braccia si
chiudevano istintivamente intorno ai fianchi di lei, in un abbraccio.
«Tornerò da te.
– disse, lui stesso faticando a credere che
tutto quel che stesse succedendo fosse reale –
Tornerò da te quando tutto sarà
finito. Tornerò e ci sposeremo. Te lo prometto.»
Lei sorrise, un sorriso sincero che
però nascondeva una
grande paura, la stessa paura che attanagliava il ragazzo, la paura di
non
essere in grado di mantenere quella promessa.
«Quando ti ho detto di non
andare, volevo davvero
proteggerti. Non voglio neanche pensare che possa succederti qualcosa.
Ma anche
se andrai, so che niente e nessuno ti impedirà di tornare da
me. Niente e
nessuno ti ha mai impedito di fare ciò che vuoi.»
gli disse, sistemandogli la
spilla tricolore sul bavero della giacca. Gli sorrise, un po’
più sicura,
accarezzandogli il viso.
«Ci vediamo
presto» sussurrò Enjolras in risposta,
sfilandosi dalla sua presa. Il sole stava sorgendo e presto il corteo
funebre
di Lamarque si sarebbe messo in movimento. Per allora, lui sarebbe
dovuto
essere da tutt’altra parte, insieme ai suoi compagni. Doveva
andare. «Ti amo.»
aggiunse, infine, istintivamente, prima di chiudersi la porta alle
spalle.
Il sole nascente sulla
città di Parigi lo accolse, non
appena fu in strada. Respirò profondamente, osservando i
raggi di luce
infrangersi sulle strade della città. Sarebbe sopravvissuto,
promise
silenziosamente a sé stesso. Ora aveva una ragione in
più per lottare.
***
Si fidava di lui. Per qualche assurdo
motivo si era fidata
di lui fin dal primo istante, da quando aveva visto i suoi occhi
infiammarsi
mentre parlava della Francia che sognava per il futuro, da quando aveva
capito
che non avrebbe permesso a nessuno di impedirgli di raggiungere un
obiettivo.
Si era fidata di lui da quando
l’aveva sentito parlare,
sicurezza e determinazione traboccanti da ogni parola. Da quando
l’aveva visto
sorridere, velocemente e di sfuggita, insieme ai suoi amici. Sapeva
che, se
Enjolras prometteva qualcosa, avrebbe fatto tutto il possibile per
mantenere la
parola data.
Eppure, Madeleine proprio non
riusciva a tranquillizzarsi.
Sapeva che lui avrebbe fatto il possibile per tornare, nonostante
tutto. Ma
sapeva anche che le probabilità non erano certo a favore del
ragazzo dai
capelli biondi e dei suoi amici. Anche supponendo che
l’intero popolo di Parigi
si sarebbe sollevato e li seguisse, Madeleine non poteva fare a meno di
pensare
che l’esercito aveva i cannoni e l’appoggio del re
e di tutta l’alta società.
La voce fiduciosa di Enjolras le
risuonò nelle orecchie, lo
risentì mentre le chiedeva di sposarlo e mentre le
prometteva che sarebbe
tornato, costi quel che costi.
Aveva provato a convincerlo a non
andare, a tenerlo al
sicuro, ma l’onore aveva avuto la meglio sul buon senso.
Così, quando era stato
chiaro che niente di ciò che avesse detto, per quanto
razionale, gli avrebbe
fatto cambiare idea, la paura era stata tale da spingerla a un gesto
disperato.
Quando l’aveva baciato, tutto ciò a cui poteva
pensare in un primo momento, era
che probabilmente non l’avrebbe mai più rivisto,
che quella era la sua ultima
occasione di fare ciò che una parte di lei aveva desiderato
dalla prima volta
che aveva visto quel ragazzo dai ricci biondi e dal carattere focoso.
Ma lui
aveva risposto, più di quanto lei si aspettasse. Non solo al
bacio. Le aveva
chiesto di sposarlo. Glielo aveva chiesto senza pensarci due volte e
lei senza
pensarci due volte aveva accettato. Ora doveva solo aspettare che
tornasse.
Aspettare e pregare che non succedesse nulla.
Le ore scorrevano lente e la
sensazione di ghiacciata
inquietudine in fondo allo stomaco di Maddie non accennava a diminuire.
Man
mano che le ore passavano e non arrivavano notizie di sorta, il
nervosismo
saliva, fino a stringerla in una morsa insopportabile, a soffocarla.
Perché non aveva notizie? Significava che andava tutto bene?
Significava che
era successo qualcosa? Oh, Dio, e se Enjolras e i suoi amici fossero
morti?
Proprio quando l’ansia
rischiava di soffocarla, sentì del
tramestio lungo la strada. Corse alla finestra, spalancandola, e si
affacciò.
Alcuni uomini correvano, lungo la strada sotto la finestra. Il fornaio
dell’angolo parlottava con la moglie del fruttivendolo e con
quella del
farmacista. Il cuore della ragazza batteva a mille, e quando riconobbe
le
parole “barricata” e “cannoni”,
una morsa ghiacciata le serrò la gola.
«Scusate!»
urlò, attirando l’attenzione dei tre commercianti
«Avete notizie? Delle barricate?»
Il fornaio annuì, con aria
cupa. «Ne è rimasta solo una,
quella degli studenti, all’ABC Café. Il resto
della popolazione si è dispersa
ore fa, loro sono gli unici che ancora resistono. Sembra che
l’intera guardia
parigina si stia dirigendo su di loro.»
Madeleine si aggrappò con
forza al davanzale, mentre tutto
il mondo sembrava girarle intorno. No, no, non poteva essere vero.
Doveva
essere un incubo, uno scherzo giocatole dall’ansia. Il
destino non poteva
essere così maligno. Dio non avrebbe permesso che succedesse
qualcosa a
Enjolras, non poteva permetterlo. Non a lui. Lui aveva promesso, lui
doveva
tornare.
Nell’esatto istante in cui
la stanza smise di girarle
intorno, Madeleine balzò in piedi e corse giù per
le scale. Sua sorella
Scarlett, la più grande dei dodici fratelli di Madeleine,
cercò di fermarla. E’
troppo pericoloso, le disse. Ci sono le barricate, la rivoluzione, ti
spareranno. Ma a lei non importava. Tutto quello che voleva era trovare
Enjolras, assicurarsi che fosse ancora vivo e che andasse tutto bene.
Aveva
bisogno di sapere che tutto sarebbe finito come doveva finire, con un
lieto
fine.
Corse lungo le strade, sollevando il
lungo abito con le mani
e ignorando i capelli che sfuggivano dall’acconciatura.
Corse, fino a restare
senza fiato, senza mai fermarsi, fino alla barricata dell’ABC
Café. E ciò che
vide le strappò un urlo di terrore.
Cadaveri e sangue ricoprivano la
strada. La barricata, un
tempo composta da sedie, carri e altri pezzi di mobilio, era stata
parzialmente
bruciata o fatta esplodere dai cannoni. Sia cittadini comuni che membri
dell’esercito giacevano a terra, morti o agonizzanti. Urla e
spari riempivano
l’aria e una spessa nuvola di fumo offuscava la vista e
irritava la gola. Mosse
qualche passo, esitante, verso il bar. Non vedeva il corpo di Enjolras
steso a
terra, ma ciò poteva significare tutto e niente. Era ancora
vivo, combatteva
ancora? Era già morto? Era riuscito a fuggire?
Continuò a camminare ma si
bloccò, mentre un urlo le si strozzava in gola. Gavroche, il
bambino che così
tante volte aveva visto al bar insieme a Enjolras e ai suoi amici, era
steso a
terra con gli occhi spalancati e vitrei e la camicia sporca di sangue.
Gavroche, il bambino che ascoltava i discorsi rivoluzionari dei ragazzi
più
grandi con gli occhi che brillavano, sempre pieno di energia e pronto
ad agire,
era a terra, morto. Cadde in ginocchio, vicino al corpo del bambino.
Gavroche
le era sempre parso impossibile da tenere fermo, da controllare, da
domare. Ma
se anche lui era dovuto soccombere, la paura per Enjolras non faceva
che
aumentare. Per quanto invincibile potesse sembrare, l’idea
che potesse essere
ucciso diventava più reale di minuto in minuto. Con le
lacrime agli occhi e il
cuore che batteva a mille si alzò e continuò a
camminare. Gli spari, le urla,
il rumore di mobili rotti venivano dal Café. Era
lì che doveva andare, perché
era lì che avrebbe trovato Enjolras, se fosse stato ancora
vivo: nel cuore
della rivoluzione, con la sa bandiera rossa in mano e il mento alzato
in aria
di sfida.
Giunta di fronte al bar si
fermò, sentendo dei rumori
giungere dal secondo piano del locale. Alzò lo sguardo. E il
cuore le si
congelò nel petto, mentre il mondo le crollava addosso.
***
Fino a quel momento, Enjolras non
aveva mai temuto la morte.
Aveva sempre pensato che morire per la propria patria e per i propri
ideali
fosse il modo migliore per morire. Aveva sempre desiderato, quasi, di
morire
lottando per una Francia migliore. Non gli era mai importato
d’altro, se non
della sua amata Francia. Ma ora era diverso. Ora, mentre dava le spalle
alla
finestra del café dove tante volte si era riunito con i suoi
amici a discutere,
a scherzare, a bere; Ora, mentre i soldati gli puntavano il fucile
contro il
petto, in attesa dell’ordine di fare fuoco; Ora non riusciva
a pensare ad altro
che alla promessa fatta a Madeleine. Desiderava con tutto il cuore di
non
averla fatta, di non averla baciata, di non essere mai stato a casa sua
quella
notte. Lo desiderava così tanto che faceva quasi male, lo
desiderava perché
sapeva che, in quel caso, la morte non l’avrebbe spaventato a
quel modo. Ma non
era per sé che aveva paura, in fondo aveva sempre saputo che
sarebbe morto
così, combattendo fino alla fine. Aveva paura
perché sapeva di non essere
riuscito a mantenere la parola data, perché sapeva che
Madeleine avrebbe
sofferto. Era quello a terrorizzarlo, la prospettiva che, nonostante
tutto,
l’avrebbe fatta soffrire. Aveva cercato di proteggerla, di
tenerla lontano
dalla violenza delle barricate, ma non era servito, perché
sarebbe stata ferita
lo stesso.
Grantaire, il suo migliore amico, era
vicino a lui,
barcollante per l’alcool che perennemente aveva in corpo. Era
l’unico che
poteva capirlo, perché l’unico che sapeva,
l’unico a cui, con poche parole
veloci aveva raccontato quanto era successo, prima che i soldati
arrivassero. Erano
sempre stati insieme, lui e l’amico, fin dai primi giorni in
università e le
prime riunioni all’ABC. Lui parlava e Grantaire lo ascoltava
con occhi
spalancati. Come avrebbe potuto non raccontargli tutto?
L’amico l’aveva
ascoltato, in silenzio, poi gli aveva dato una pacca sulla spalla e
aveva detto
“Alla fine, anche il Rivoluzionario di Marmo ci è
cascato”, riferendosi a come
il suo unico obiettivo fosse sempre stata la rivoluzione e mai
l’amore. Erano
stati insieme fin dall’inizio e, in cuor suo, Enjolras aveva
sentito il cuore
scaldarsi quando l’amico si era fatto largo fra i soldati,
affiancandolo di
fronte ai fucili. La sua presenza, in quel momento, lo aiutava ad
accettare ciò
che stava per accadere, gli permetteva di affrontare i soldati a testa
alta.
Sollevò la bandiera,
mentre la sicura dei fucili puntati
contro di loro si abbassava. Un ultimo gesto di ribellione.
Perché, nonostante
tutto, sapeva che quella notte non era stata inutile, sapeva che quella
scintilla avrebbe presto causato un enorme incendio che avrebbe
lasciato il
posto a una Francia migliore. Forse non aveva potuto ottenere
ciò che la parte
più egoista di sé desiderava, una vita con
Madeleine, ma almeno sapeva di
essere morto con onore, per ciò in cui credeva. Madeleine,
una volta superato
il dolore, avrebbe potuto ricordarlo come un eroe, che non si era
tirato
indietro neanche davanti alla morte, avrebbe potuto ricordarlo senza
mai
doversi vergognarsi di lui e questo rendeva tutto più
sopportabile
Percepì Grantaire
stringergli la mano, osservò i soldati
premere i grilletti, udì lo scoppio dei proiettili che
partivano e avvertì il
dolore lancinante al petto di quando lo colpirono, con la forza di un
carro, al
punto da sbalzarlo all’indietro.
Ci aveva provato a tornare da
Madeleine, come aveva
promesso, ci aveva provato davvero. Ma semplicemente non ci era
riuscito.
***
Aveva visto tutto.
Aveva visto la sua giacca rossa, alla
finestra. Ne aveva
riconosciuto i riccioli biondi e il profilo affascinante, che nella sua
mente
aveva sempre associato a quello del dio greco Apollo.
L’aveva visto restare
immobile, per qualche attimo, poi
alzare la sua adorata bandiera rossa.
Subito non aveva capito, forse non
aveva voluto capire. Poi
aveva sentito gli spari.
E l’aveva visto barcollare
e cadere all’indietro, fuori
dalla finestra. L’aveva visto restare appeso, inerte e a
testa in giù, con il
sangue che gli colava sul viso e sui capelli dorati, la bandiera ancora
stretta
in pugno.
Aveva sentito qualcuno urlare, aveva
sentito sé stessa
urlare, ma era come se la sentisse dall’esterno.
Perché non poteva essere vero.
Ciò che stava succedendo, ciò che vedeva, che
sentiva, non poteva, non doveva
essere vero. Aveva sentito le lacrime scivolarle lungo le guance, aveva
sentito
la gola bruciarle per i singhiozzi e per le urla, aveva sentito le
pietre della
strada sotto i palmi delle mani quando si era lasciata cadere a terra.
Aveva visto un soldato afferrarne il
corpo, sganciandolo e
lasciandolo cadere in strada, a pochi metri da lei. L’aveva
visto atterrare in
modo scomposto, sollevando una nuvola di polvere, con un
raccapricciante suono
di ossa rotte.
Aveva visto i suoi occhi chiusi e la
pelle pallida, una
volta che si era trascinata fino a lui. Aveva visto il sangue
inzuppargli i
capelli biondi, allargarsi sulla camicia bianca come dei fiori
scarlatti. Aveva
sentito la sua pelle fredda a contatto con la sua mano,
l’aveva visto restare
immobile mentre lo scuoteva e lo chiamava, implorandolo di aprire gli
occhi e
di risponderle.
Aveva sentito la stoffa morbida della
sua camicia contro la
guancia, quando si era accasciata su di lui, con le lacrime che le
impedivano
di vedere e i singhiozzi che le scuotevano il corpo.
Ma per quanto i suoi occhi e i suoi
sensi cercassero di
mostrarle l’evidenza, il suo cervello si rifiutava di
accettarlo. Lui non era
morto. Lui non poteva essere morto, gliel’aveva promesso.
Avrebbe dovuto insistere di
più. Avrebbe dovuto obbligarlo a
restare a casa, impedirgli di andare, a qualsiasi costo. Se
l’avesse fatto, se
non avesse ceduto al suo sorriso e ai suoi occhi, ora lui sarebbe
ancora vivo.
Forse infuriato con lei, forse l’avrebbe odiata a morte, ma
sarebbe stato vivo.
Avrebbe preferito l’odio, il disprezzo al vederlo morto.
Gli accarezzò i capelli,
come sempre aveva desiderato fare e
mai aveva potuto. Sembrava così in pace, come se tutto il
peso che la
rivoluzione gli aveva sempre scaricato sulle spalle fosse stato
finalmente
rimosso. Si abbassò su di lui, lasciandogli un leggero bacio
sulle labbra. Una
parte di lei ancora sperava che, da un momento all’altro,
aprisse gli occhi e
le sorridesse, per poi alzarsi, prendere la bandiera e ritornare
l’Enjolras che
conoscevano tutti, il dio greco dai capelli biondi, dalla
determinazione
incrollabile e dalle idee rivoluzionarie, ma la pelle fredda e
l’immobilità
assoluta del suo petto mostravano l’inutilità del
continuare a illudersi.
Aveva cercato di proteggerlo, di
tenerlo al sicuro, fin da
subito. Gli aveva sempre fatto notare che la violenza non era sempre la
risposta, ma lui l’aveva sempre considerata
l’ennesima provocazione e le aveva
sempre risposto con lo sguardo impenetrabile di quando assumeva il suo
ruolo di
leader. Ci aveva riprovato, implorandolo, parlandogli, baciandolo. Ma
non era
stato abbastanza, e ora lei era lì, sola, a stringerlo fra
le braccia. Aveva
provato a proteggerlo dal mondo, da ciò che si trovava nelle
strade di Parigi.
Forse sarebbe dovuta andare con lui. Forse, se non avesse lasciato che
affrontasse da solo i rischi che la sua corsa verso la
libertà comportava, forse
sarebbe stato ancora con lei. Come aveva potuto Dio tradire le sue
preghiere in
quel modo? Aveva pregato, implorato che il destino lo risparmiasse, che
non
glielo strappassero così presto. Ogni cosa era andata nel
modo sbagliato e lei
non aveva neanche avuto la possibilità di stargli vicino
negli ultimi istanti.
Certo, era morto con i suoi amici, ma lei avrebbe voluto essergli
accanto,
stringergli la mano e rassicurarlo che, nonostante tutto, ogni cosa
sarebbe
andata al posto giusto, infine.
«Tu! Allontanati
subito!» una voce, alle sue spalle, la
riscosse. Sentì dei passi avvicinarsi e qualcuno afferrarla
per un braccio con
una presa forte, insensibile. Si girò, appena, ritrovandosi
faccia a faccia con
un soldato. La strattonò, costringendola ad alzarsi.
«Stai lontana da lui. Era
un ribelle, ha avuto ciò che meritava.»
Un senso di gelo le percorse tutto
il corpo perché no,
Enjolras non aveva mai meritato una fine simile, non lui che aveva
sempre
lottato per i più deboli e per avere un paese migliore.
Osservò il soldato con
sfida, con disprezzo e disgusto. Per quanto ne sapeva, quelle stesse
mani che
le stavano strattonando il braccio potevano essere quelle che avevano
premuto
il grilletto che aveva ucciso il ragazzo biondo steso lì
accanto.
«Non
toccarmi.» sibilò, divincolandosi dalla sua presa
e
tornando a gettarsi sul corpo di Enjolras. «Lui non meritava
tutto questo, lui
lottava per la libertà, per ciò in cui credeva.
Lui non doveva morire.»
«Stupida sgualdrina.
Vuoi raggiungere il tuo amico, eh?»
Chiuse gli occhi nel sentire un
movimento alle sue
spalle, il rumore dell’uomo che imbracciava il fucile e
toglieva la sicura. Con
gli occhi chiusi strinse la mano inerte di Enjolras, trattenendo il
fiato. Ma,
mentre aspettava, non poté fare a meno di sorridere. Non era
riuscita a
proteggerlo, ma almeno non sarebbe rimasta sola, a domandare al cielo
un
perdono che forse non sarebbe mai arrivato, il perdono per non averlo
salvato.
Non era riuscita a proteggerlo, ma almeno non l’aveva davvero
perso, l’avrebbe
rivisto presto.
Non poté fare a meno di
sorridere quando il grilletto fu
premuto e il fucile sparò, perché comunque le
cose erano comunque andate come
dovevano andare e loro sarebbero stati insieme. Per sempre.