Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Malachia    22/04/2013    3 recensioni
Il dolore mi avvolse, entrando dentro la mia anima e impadronendosene..
Un suono sordo, cupo... Buio.
Ero diventata un cadavere, un corpo senza volto ne anima..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
La musica suonava ininterrottamente: sempre la stessa canzone,  la stessa voce,  lo stesso suono; si dice che Kurt sapesse comporre canzoni soltanto qaundo era drogato, cosi io riuscivo a ricominciare a vivere solo quando ascoltavo musica.
Mi lasciai giudare dall'istinto la mia rabbia attendeva il momento piu' opportuno per prendere il sopravvento su cio che ero, come un animale in gabbia che aspetta pazientemente l'occasione per scappare.
 Guardai il mio riflesso, il mio sguardo era vuoto, vago; gli occhi  come in una prigione tenevano segregati i sentimenti, cosí che non potessero farsi notare. Una lacrima, piena di odio e di risentimento -verso cio che ero diventata; verso il mostro che vedevo- attraversó indisturbata il mio viso e, com'era nata, morí sulle mie labbra trattenute in una smorfia di dolore.
Un attimo, chiusi gli occhi... buio.
Sentii il suono dei frammenti di vetro; che, come come i resti del mio cuore ormai rotto, si scontarvano col pavimento con un suono sordo.
Mi lasciai cadere a terra come un peso morto, stanco ormai di andare avanti e di sbagliare; una parte di me non si rendeva ancora conto di cosa stava succedendo..
 Sulla mia mano ancora chiusa   scorreva un  liquido caldo, piacevole, restai a terra, inerme, lasciando che le tenebre portassero  via anche la mia anima, accompagnandomi per mano versó l'oscuro e tenebroso oblio.
 
Apríi lentamente gli occhi,  e dopo essermi guardata in torno provai ad alzarmi, un dolore lancinante al braccio distrusse il mio quilibrio giá precario; mi appoggiai al lavandino e osservai la figura riflessa su l'unico frammento di vetro rimasto appeso alla sterile parete del bagno..
Il sangue macchiava i miei vestiti, e sul mio volto era scesa l'ombra del diavolo, gli occhi  scuri, senz'anima, circondati di stanchezza; le labbra bluastre, cadaveriche.. Il male aveva lasciato distruzione e rovina  al suo passaggio, il rosso lacerava il candido biancore delle mattonelle, dividendo la realtá in due, male e bene.. Inferno e paradiso.
 Non avevo risolto nulla, ero sempre la stessa orribile creatura che cercavo di distruggere, il mio cuore era sempre rotto, il mio volto era  solcato da lacrime amare,  le mie mani erano ancora chiuse in un pugno stretto, pronte, a portare distruzione ancora, e ancora nella speranza che momento dopo momento, volta dopo volta sarebbe servito a qualcosa.
Uscii dal bagno traballante, lasciandomi guidare dalle tenebre e dal silenzio;  i miei passi erano lenti, stanchi, sentivo le forze che mi stavano abbandonando, le mie gambe cedevano, i miei piedi dipingevano figure rosse, indistinte; le mie forze si affievolivano, cercai di raggiungere il letto per abbandonarmi al sonno eterno, cullata dal dolce canto di Morfeo.
Persi l'equilibrio, caddi a terra, sbattei la testa contro il pavimento duro e freddo; non avevo piu' voglia di lottare, cosi' mi lasciai disteso sul suolo di una casa ostile che ormai non era piú la mia; sperando solo di mettere un punto a tutte le mie sofferenze: anche se mettere un punto non significa per forza finire una storia.
Minuto dopo minuto le mie palpebre si fecero sempre piú pesanti, il mio respiro come  il mio corpo e la mia mente morí.Un ultimo sospiro flebile, debole, quasi impercettibile e poi il nulla; il buio.
Ritrovai la pace dei sensi in una pozza di sangue; nell'aria, le note della solita canzone si rincorrevano come i giorni avrebbero continuato a fare; fuori le macchine passavano, il sole sorgeva e la notte prendeva il suo posto, i giorni si susseguivano, sorrisi, lacrime continuavano a regnare sul volto di tutti.
Io ero morta,  me n'ero andata, avevo ceduto il posto a qualcun altro, avevo ucciso il mostro che viveva denro il mio corpo, e questo non aveva fermato la vita di nessuno.
Nei giorni a seguire la mia salma fu trovata da un quindicenne che cercava un posto tranuqillo in cui scrivere, entró nel palazzo semiabbandonato, provó ad aprire tutte le porte del condominio, e ,l'unica che diede esiti positivi fu la mia; si addentró silenziosamente nel mio appartamento, notó le orme insanguinare  e le seguí; vide il mio corpo inanimato sul pavimento bianco.
La mia casa fu sgombrata in pochi giorni come se non  fosse importato nulla della mia presenza; finii in un cimitero pubblico, senza nome; all'obitorio non avevano riconosciuto la mia salma e, non avendo parenti o conoscenti a  confermare la mia identiá ero diventato un morto senza volto ne anima.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Malachia