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Autore: Malachia    22/04/2013    0 recensioni
Dicevamo sempre che se mai ci fosse stata un’unica e imprendibile occasione di essere felici l’avremmo sfruttata al meglio.
Dove sono finiti i buoni propositi? Dov’é finito il tuo sorriso? E la tua voce?
Se n’é andato tutto? É tutto caduto in un infinito e inesorabile oblio, un sogno chiuso in un cassetto del quale non si trova piú la chiave?
Quanto vale una vita? Cinquantamila euro, un milione forse? I soldi possono rimettere tutto in sesto? Basta una futile somma per restituire l’anima a qualcuno che l’ha persa?
Quando tutto é cambiato e neanche tu sai piú chi sei, e vedi, attraverso un vetro infrangibile, il flebile riflesso della vita che ti scorre davanti, cos’é che resta?
Dimmelo, ti prego, perché io continuo a cercare una risposta nei tuoi profondi occhi azzurri; affogando soltanto in un turbine scuro e freddo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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"Mi  mancherai " mi sussurró all'orecchio, lasciando tracce di profumo sul colletto azzurro della mia camica..
Lasciai che quelle parole scivolassero nella mia mente, l'attraversassero lentamente, abbandonando ogni resistenza, arrendendomi all'evidenza che era come uno di quei "Dovremmo rifarlo uno di questi giorni!" "Passami a trovare quando vuoi" "Torneró presto". Era una di quelle frasi dette per riempire un vuoto incolmabile, una di quelle promesse destinate a non essere mantenute, a rimanere sospese in aria, tra due persone troppo distanti per dirsi la veritá e lasciarsi andare.
Avrei dovuto dire qualcosa, avrei dovuto prendergli la mano e raccontargli tutta la veritá eppure rimasi immobile, seduta sulla gelida gradinata degli Uffizzi, guardandolo mentre si allontanava, in fondo sapevo che da quel momento in poi niente sarebbe stato piú lo stesso.
Osservai la moto, intontita da gli eventi che stavano accadendomi intorno, e risolsi che quella poteva essere la sola soluzione, che forse avrei trovato consolazione nella solitudine delle strade.
Montai e partii alla ricerca di un orizzionte che tardava a mostrarsi e verso  una confusione che non aveva intenzione di allontanarsi da me; l'aria sferzava violentemente, raffiche contro i vestiti, il rumore del vento nelle orecchie, il cuore che batteva, la velocità sotto i piedi.
Avanzai, affrontando boschi d'aceri in autunno, che, come i servitori che distruibuiscono petali di rosa a terra, lasciavano cadere con leggiadria le foglie morte. Al passaggio della mia moto si dividevano lasciando spazio a me; al caos.
La sera aveva iniziato a scendere, la pallida luna aveva avuto la meglio contro il sole.
 Ancora non riuscivo a capire, come mai tutto sembrava andare nel modo sbagliato. Il freddo della notte iniziava a intorpidire le mie articolazioni, sentivo lame di brividi penetrare nel profondo, fin alle ossa.
Gli occhi stanchi, scuri, cerchiati di nero, senza piú interesse per la vita.
 Una curva, un istante. Non mi accorsi di nulla, se non del vuoto che c'era sotto, della certezza della morte.
Finalmente avrei saputo. Come sarebbe stato morire?
  
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