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Autore: Supreme Yameta    23/04/2013    5 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Carissime lettrici, carissimi lettori. Sono tornato!!
Spero di esservi mancato, come mi siete mancati voi e l’ebrezza di scrivere una bella storia su un bel manga. Ne ho passate di cotte e di crude nel mese precedente: viaggio in America, studio, studio, studio e ancora studio. Ammetto che non sono ancora completamente libero dai miei impegni, ma devo per forza riuscire a ritagliare uno spazio la sera per fare cose del genere; mi serve per mantenere viva la mia creatività.
Comunque, problemi a parte, ecco le prime cose che vorrei dirvi sull'andazzo dei capitoli.
Ho deciso di togliere l’uso delle canzoni a ogni fase della narrazione e tentare di essere leggermente più serio, al fine di migliorare la mia preparazione in vista della stesura della tesi di laurea e del mio romanzo inedito: questo è un buon allenamento.
Inoltre, tenderò ad analizzare maggiormente i personaggi e ad arricchire lo scenario e le situazioni ancora meglio di prima; l’unica cosa che vi chiedo è di seguirmi con parsimonia in questo lungo percorso. Ovviamente i primi capitoli non saranno all'altezza delle mie aspettative (spero che lo siano sempre delle vostre, però) e ci vorrà di tempo per maturare.
Detto questo, direi che vi ho annoiato abbastanza ed è giunto il momento di passare alla storia.
Breve riassunto: Naruto ha sconfitto Pain, il quale si è sacrificato per riportare in vita tutte le persone che aveva ucciso al villaggio della Foglia. Sempre Naruto, egli ha preso la decisione di disseminare nel mondo ninja la notizia della sua morte; ciò ovviamente include gli amici dell'Uzumaki e i suoi nemici. Danzo è diventato Sesto Hokage e ha reso Kakashi un fuggitivo; in questo modo ha il diretto controllo della Foglia. Sasuke, invece, si prepara a scagliare la sua vendetta su coloro che hanno distrutto la vita di suo fratello.
Bene! Direi che sono stato fin troppo discorsivo, per cui iniziamo rapidamente con il capitolo.
Vi auguro una buona lettura!



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L'ultimo membro della squadra 7 e il suo grande dolore.


Mondo ninja. Entroterra della nazione del fuoco. Villaggio della Foglia.
Un mese dopo la nomina di un nuovo capo-villaggio.
Cambiamenti. Forti tensioni politiche. Campagna elettorale imminente per dare al nuovo reggente effettivi poteri esecutivi. Polizia segreta. Ronde segrete. Nessuna libertà di stampa. Controllo ferreo sui comportamenti dei ninja, benché ancora limitato, sempre a causa delle elezioni.
I fatti, alle volte pure fortuiti o reputati tali, di cui si stava parlando erano figli di un’unica matrice che i giornalisti, quando dovevano stampare le copie dei loro giornali per la distribuzione, alle volte dovevano unicamente limitarsi a cambiare qualche sciocchezza degli articoli del giorno prima e pubblicare.
Ogni giorno si leggeva la stessa cosa.
C’era sempre un padre di famiglia sbuffava in seguito di quello che leggeva. Ogni volta un ninja si soffermava a pensare a quanto la vita umana fosse fallace e che al peggio non poteva mai esserci fine.
Inoichi Yamanaka tirò un lungo sospiro denso di tutti i sentimenti contrastanti che in quel momento albergavano nel suo cuore; essi erano capaci di renderlo inquieto fin dalla nomina formale del reggente Hokage e più tempo passava, in vista delle elezioni, più sentiva che era da impedire a tutti i costi che Danzo divenisse il nuovo capo villaggio.
Sua moglie notò i sintomi della perplessità sul suo viso.
«Va tutto bene, caro? Non hai ancora toccato la tua colazione.»
I due coniugi Yamanaka erano seduti attorno al tavolo della piccola cucina della loro nuova casetta.
Si trattava di una sistemazione ancora in via di sviluppo, poiché per molto tempo si erano dovuti accontentare di vivere in comunità, come le altre famiglie del villaggio, in attesa che venissero ricostruite delle abitazioni.
Mattina verso le sette e mezzo.
Inoichi era solito alzarsi assieme alla moglie e fare colazione insieme, leggere il giornale e parlare nell'attesa che Ino si svegliasse, cominciando ad attirare l'attenzione generale della casa su di sé.
Alle volte quella ragazza aveva bisogno di diventare più matura, pensava il padre, anche se sapeva che era da attribuire a lui la colpa per la sua condotta; l'aveva viziata fin troppo. Solo in quei tempi, tuttavia, la figlia si stava dimostrando meno attiva del solito; magari c'entravano gli ultimi eventi dei mesi passati o il malumore disseminato nel suo gruppetto di amici.
I signori Yamanaka stavano affrontando quel problema con molta serietà. Come loro, anche i genitori delle altre famiglie degli amici della figlia.
Perdere un compagno era una cosa molto difficile da riuscire a mandare giù, in special modo, se si considerava che quello stesso compagno avesse sacrificato la propria vita per il bene comune. Allora faceva ancora più male, poiché la sua era stata una morte ben diversa da quella del maestro Asuma, sebbene non con lo stesso impatto emotivo.
Inoichi guardò la moglie con la sua solita serietà.
«Pensavo che potremmo andare a fare una vacanza questo fine settimana. È da quando è successo tutto questo trambusto che non stiamo fermi un minuto.»
La signora Yamanaka storse il naso, tanto era sorpresa da quello che stava udendo provenire dalla bocca del marito.
«Di un po’, Inoichi. Hai già bevuto di prima mattina?»
L’uomo tremò. Capitava alle volte che tornasse a casa ubriaco, dopo una delle sue festicciole con gli amici di sempre. In effetti poteva dirsi che avesse la coda di paglia, malgrado ciò, quella volta era serio.
«È che tutte queste questioni politiche mi stanno uccidendo. Lady Tsunade non si trova più. Shikaku rischia di farsi ammazzare da un attentato della Radice e non abbiamo nessuno che fermi Danzo nella sua scalata al potere.»
«Ma non c’era quel tipo… Come si chiamava… l’allievo di Minato… Uhm…» fece la moglie nel tentativo di ricordare.
«Vuoi dire Kakashi?»
«Ecco bravo! Che fine ha fatto quel tipo? So che era lui il candidato che voleva sostenere Shikaku.»
Già, era il piano originario di Shikaku. Kakashi dello Sharingan era l’unico nome abbastanza valido da poter competere con Danzo per la scalata alla carica di Sesto Hokage.
Purtroppo nessuno sapeva dove fosse finito Kakashi, poiché era da più di un mese che di lui non ci fosse traccia. Alcuni dicevano che si era dato latitante per paura di Danzo, altri perché era impazzito come i suoi allievi, riconosciuti come ninja traditori del villaggio.
Baggianate, secondo Inoichi e tanti altri.
Il ninja copia non era tipo che si sottraeva dai suoi doveri in quel modo; era una persona coraggiosa e leale al suo villaggio e ai suoi compagni.
Inoichi si rifiutava di credere che quest’uomo fosse scappato.
Ad arrestare i suoi pensieri scombussolati bastò l’ingresso nella stanza della figlia.
«Buongiorno!» salutò tutta allegra.
«Giorno, tesoro.» ricambiarono i genitori.
Mamma Yamanaka si accinse a prendere la colazione della figlia, intanto che quest’ultima si sedeva accanto al padre, il quale non poté fare a meno di notare il suo abbigliamento.
«Capisco che oggi sia una bella giornata e che sia iniziata la primavera, ma non credi che faccia un po’ troppo freddo per uscire conciata così?»
Di fatti la ragazza indossava una camicetta e dei jeans super corti, aveva i capelli legati a due grandi trecce e teneva un cappello di paglia sul tavolo, al suo fianco.
Rapida giustificazione della ragazza.
«Ah questo? Beh, oggi andremo al fiume con tutta la giornata assieme agli altri. Sai, per svagarci un po’…»
Né Inoichi né sua moglie osarono ribattere; anzi era meglio così per loro, almeno si svagavano.
«Beh, allora divertiti, piccola mia.»
Detto questo il jonin si alzò dalla tavola per dirigersi verso l’attaccapanni da cui prese il suo mantello nero; tempo di tornare a lavoro.
Quanto avrebbe voluto andare anche lui al lago a rilassarsi e invece no; doveva lavorare.
«Io vado. Kizashi mi deve mostrare qualcosa di nuovo sull’ultimo caso.»
Dopodiché dette un bacio di sfuggita alla moglie, la carezza alla figlia e scappò via; era anche in ritardo.
«Buon lavoro, papi!» la salutò la figlia.
Mezz'ora dopo anche Ino uscì per andare a quella brillante festa, scaturita da un’idea della grande Ten Ten.

*

Fu appunto Ten Ten, colei che aveva proposto di passare assieme una giornata, in modo che tutti potessero svagarsi e rilassarsi in pace e tranquillità, a seguito di un periodo veramente nero per la totalità del loro gruppetto di amici.
La zona scelta era completa di un comodo boschetto in cui rifugiarsi all'ombra quando c’era troppo calco e dove consumare dei pasti tutti assieme.
Quando Ino giunse a destinazione vi trovò già Chouji che sistemava con cura la carne acquistata nel posto più fresco che era riuscito a trovare. Shikamaru, intanto, controllava che non mancasse nulla per la brace, aiutato dalla vigile supervisione di Shino.
«Ehi, ragazzi.» li salutò la ragazza.
I suoi amici le si rivolsero con gaudio.
Ten Ten le venne incontro tutta contenta.
«Fantastico! Mancavano proprio i bicchieri di carta. Meno male che ci hai pensato tu!»
Mugugnò qualcosa contro Rock Lee che la ragazza non riuscì bene a distinguere e a cui non diede particolarmente caso. Ten Ten si lamentava di continuo degli idioti del calibro dell’amico.
Quindi la bionda sghignazzò.
«Lo so, sono magnifica!»
D’un tratto s’intromise la saccente opinione di Sakura Haruno.
«Sempre modesta, eh, maial-Ino?»
Subito l’altra si fiondò sulla rivale con la tipica aggressività dei loro lunghi e discorsi.
«Sempre con più tette di te, fronte spaziosa!» ribatté l’altra.
Quest'ultimo commento scatenò il violento battibecco fra le due kunoichi, le cui voci divennero da sottofondo alle discussioni degli altri partecipanti alla discussione; gli altri erano troppo abituati a sentirle battibeccare che oramai non ci facevano più caso.
«Quando la smetteranno? Sakura deve ancora dirmi dove ha messo la carne di maiale.» mormorò Neji, accanto all'Inuzuka.
Quest’ultimo rispose con la sua solita annoiata sufficienza.
«Bah, vedrai. Prima o poi si stancheranno.»
Kiba aveva proprio ragione.
Prima o poi si sarebbero stancate, malgrado fosse stato necessario l’intervento della corrucciata Kira Nekozuka, la quale concentrò l’attenzione generale sulle urla appena emesse dall'amante dei cani per aver ricevuto un pezzo di carbone ardente dentro i pantaloni; regalo macchinato da Kira, in collaborazione del saccente Shino.
Benché la povera vittima fosse stata costretta a gettare le natiche nell'acqua fredda come il ghiaccio, il risultato fu quello ben sperato dai cospiratori dell'attentato.
I presenti scoppiarono a ridere ancora di più, quando l'Inuzuka tirò con sé i due terroristi, facendoli bagnare a loro volta; il risultato fu ancora più divertente di prima.
A quel punto, presa forse da uno spasmo di sprovvista, alla Yamanaka sfuggì una semplice, quanto brutale domanda.
«Comunque, dove diavolo è andata a cacciarsi Hinata?»
Seguì un silenzio tombale.
Gli sguardi dei presenti si spostarono automaticamente sul cugino dell'assente e sulla sua più cara amica.
Entrambi si mossero automaticamente, scambiandosi un’occhiata ricca di perplessità sulla risposta. Tutti e due non erano in grado di dare una risposta.
Poco dopo, per il bene della tranquillità del gruppo, Neji si accinse a dare una versione dei fatti, dimostrando quindi l’assenza della cugina.
«Ecco, stava poco bene. Anzi si scusa con voi per non essere potuta venire.»
Una risposta che non sembrò soddisfare la curiosità del gruppo, infatti Kira si lasciò andare a un cinico commento.
«Strano… Di tutti gli incontri che abbiamo avuto in questo mese, la tipa sta sempre male.»
Commento che non piacque a nessuno dei presenti, dato che si conoscevano le ragioni per cui la loro amica era sempre assente. Certo, per loro era triste pensare che la loro amica stesse soffrendo in questo modo e nessuno poteva fare nulla per poterle risollevare il morale.
Infatti ci pensò Shino a parlare in difesa della cara amica.
«Andiamo, Kira. Non credi di esagerare. Dovresti capire che nelle sue condizioni, Hinata abbia perso la volontà di vivere, proprio com'è successo al maestro Kurenai, quando il maestro Asuma è passato a miglior vita.»
Subito la ragazza si acquietò e non solo lei.
Venne infatti proposto di accantonare quel problema e pensare al bene generale, sebbene rimanessero degli estratti dell’assenza di una di loro.
Dunque i ragazzi e le ragazze si divertirono a preparare da mangiare, ridendo, giocando, bevendo qualche alcolico portato di nascosto da Kiba e Ino, dopodiché nel pomeriggio inoltrato, si sedettero a cerchio per discutere delle cose più divertenti del loro passato e del loro presente. Quando però mancarono la cola e i tovaglioli, lo spirito del gruppo venne deturpato e si decise su chi dovesse andare a comprare ciò che mancava.
Andarono Sakura e Ino.
Durante la piccola commissione, le due amiche ebbero occasione di poter parlare della loro cara amica che non vedevano da un pezzo.
«Che ne dici se passiamo da Hinata per vedere come sta?» propose Sakura.
Ino non ne era tanto sicura, invece.
«Non so se sia una buona idea. Finirebbe come l’ultima volta.»
Erano andate a trovare Hinata una settimana prima, assieme a Ten Ten. L’accoglienza non era stata delle migliori e il cuore si era completamente sgretolato alla vista di una graziosa fanciulla ridotta a una pallida figura di quello che era in passato. Fredda, cinica, carica di sofferenza e odio allo stesso tempo, completamente soggiogata dalla sofferenza.
Sakura le aveva urlato contro quella volta. L’aveva accusata di essere diventata ossessionata dalla vendetta come Sasuke, facendole inoltre presente che Naruto non avrebbe mai voluto che si riducesse in quel modo. Ovviamente il risultato fu che stavolta Hinata litigò di brutto con la sua più cara amica e le mandò via da casa propria.
La rosa si rabbuiò. Erano successe così tante cose brutte in quel periodo che non sapeva nemmeno per quale dispiacersi prima.
Il maestro Kakashi se n'era andato senza dire nulla. Non riusciva a trovare Shizune e Tsunade da nessuna parte, stessa cosa riguardo Sai. Nessuna notizia da parte di Sasuke.
Ultimo colpo, il più doloroso, il vecchio compagno di squadra, Naruto Uzumaki, era morto un mese prima, sconfitto dal leader dell’organizzazione criminale chiamata Akatsuki.
Aveva sofferto molto per la morte dell’amico, anche se non agli stessi livelli della corvina. Eppure lei aveva preso la decisione di andare avanti e godersi la vita ancora di più. Proprio a condizione di ciò, Hinata l’aveva accusata di essere ipocrita, poiché sapeva bene che si sarebbe comportata diversamente se a morire fosse stato Sasuke.
Diavolo se aveva ragione.
Ino notò la sua espressione rabbuiata.
«Tutto bene?»
«Diciamo di sì…» obiettò lei.
No, stava da schifo.
«Sai, Ino… È da un po’ di tempo che sto pensando di fare domanda per entrare nelle forze speciali.»
Un suggerimento fatto a freddo dal capitano Yamato, durante la loro ultima missione dello scorso fine settimana. Sapeva che entrare nelle forze speciali significava perdere ogni contatto con la gente che si conosceva per annullarsi in una figura mascherata per anni e anni, forse anche per tutta la vita; magari Sakura aveva bisogno proprio di questo al momento.
A tale proposta, la bionda non seppe che dire; era rimasta spiazzata.
«Non puoi dire sul serio!»
«Non lo so…» obiettò lei perplessa.
«Ci sto ancora pensando attentamente, non voglio prendere una decisione affrettata.»
Ino la fissò perplessa.
«E che stai aspettando?»
Aspettava tantissime cose.
Kakashi che tornava, Tsunade che si risvegliava, Sasuke che la sosteneva e Hinata che rideva assieme a lei.
Se una di quelle cose non sarebbe arrivata, probabilmente non aveva più senso continuare con quella vita.
In un modo o nell'altro, la bionda sembrò captare i suoi bisogni; di conseguenza si apprestò a scrutarla arcigna.
«Voglio ben sperare che non ti sia dimenticata di me, fronte spaziosa.»
Sakura si bloccò di colpo. Non ci aveva pensato proprio.
Pure Ino lo intuì e non poté nascondere di non essersi offesa per quel comportamento così superficiale.
Allora la rosa si scusò velocemente per averla data sempre per scontata e non averne apprezzato meglio l'amicizia. Avrebbe anche arricchito le sue scuse di elementi commoventi, se solo l'attenzione non venne spostata verso una folla maschile, che si era raccolta dentro una libreria.
«Ma che sta succedendo lì?» domandò Ino.
Ovviamente andarono a controllare e non appena lo fecero, si maledissero per essere così curiose di natura.
Era appena uscito l’ennesimo libro della serie scritta da Jiraiya. Quella volta si stava parlando del famosissimo best-seller atteso da tutti i fan dello scomparso scrittore.
«”Il desiderio della Pomiciata?” Ma quale persona sana di mente darebbe un titolo del genere a un libro?!»
A porsi quella domanda era stata Ino. Lei era stata la voce di una lunga orda di donne corrucciate perché amichi, fidanzati, fratelli, cugini, padri e mariti mandavano all'aria il loro cervello per leggere di un libro eccessivamente spinto. Un libro scritto da pervertito per pervertiti.
Sakura ci mise pure del proprio.
«Più che altro, chi è quell'idiota che lo comprerebbe?»
Da quel che vedeva, di idioti al villaggio ce n’erano veramente a bizzeffe, magari pure in esubero. Proprio per questo motivo, stentarono a credere che il capitano Yamato uscisse proprio in quel momento dal locale con in mano una busta, la quale ovviamente conteneva il prezioso testo.
Il manipolatore del legno notò subito le due ragazze e le salutò come se nulla fosse, ignaro di aver appena perso il rispetto delle due chunin.
«Salve, ragazze. Qual buon vento vi porta qui?»
Come fu plausibile, entrambe gli fecero presente di quello che era successo con la loro tipica riserbatezza.
«Non ci credo, anche lei capitano?! E io che credevo fosse l’unica persona che si salvasse.»
L’uomo non riuscì a capire a che cosa alludesse la ragazza dai capelli rosa con quelle parole. Solo dopo tirò le dovute somme, arrossendo di conseguenza per l’imbarazzo.
«Non… Non è come pensate! Ho presto questo libro solo per curiosità, perché volevo capire cosa Kakashi ci trovasse di interessante!»
Tesi che non stava per nulla in piedi, secondo le ragazze.
Ino infatti aveva continuato saccente.
«Avanti, lo ammetta, capitano. Vedrà che dopo si sentirà certamente meglio.»
Il capitano Yamato non ammise proprio nulla, anche perché sapeva che quello che stavano pensando le due era totalmente diverso dalla realtà dei fatti. Peccato che non potesse rivelare loro le sue vere intenzioni, ne andava della loro sicurezza; anzi, stava rischiando anche lui stando in un luogo così scoperto con un testo così compromettente.
Per quella ragione, decise di troncare all'istante la conversazione con le ragazze.
Si apprestò ad andarsene. «Dovete scusarmi, care ragazze, ma purtroppo ho una certa fretta. Ne parleremo un’altra volta. Ciao!»
«Aspetti, capitano!» sbottarono le due all'unisono.
Troppo tardi. Il jonin si era volatilizzato.
«Che strano…» cominciò Sakura dubbiosa.
Ino la fissò. «Cosa?»
«Il capitano non è mai stato così sfuggente e non ha mai mostrato a nessuno alcun aspetto della sua vita privata. È come se si comportasse come un’altra persona.»
«Già. Sembra proprio il maestro Kakashi…» concluse la Yamanaka con una punta di ilarità.
D’un tratto Sakura si bloccò. In quel momento si stava domandando una cosa proprio inerente al libro che stava comprando la clientela maschile.
«Che succede?» le domandò l’amica, notandone l’espressione.
«C’è qualcosa che non quadra affatto.»
«Riguardo?»
«Riguardo al fatto che è impossibile che l’autore possa aver scritto un altro di questi libri!» sbottò la ragazza rosa.
Ino non riuscì a capire.
«Insomma, vuoi spiegarti meglio?!»
Detto, fatto.
«Vedi l’autore di questa serie era lord Jiraiya, ma lui è morto!»
«Era lord Jiraiya?»
A quel punto fu Ino a bloccarsi. Era tutto chiaro adesso. Chi altri se non un pervertito come l’eremita dei rospi poteva scrivere un testo del genere?
Però il fatto del libro poteva essere spiegato in maniera differente.
«Magari è qualcuno che lo sta imitando…»
Anche Sakura ne era convinta, ma per avere delle certezze, aveva bisogno di uno di quei libri; voleva andare fino in fondo a quella cosa.
«Hai dieci ryo per caso? Ho con me solo altri cinque e il libro ne cosa sedici.»
Alla bionda rizzarono i capelli. «Non vuoi mica comprarlo?!»
«Dai, poi te li ridò appena torniamo al lago!» sbottò la rosa.
«Non è questo il punto! Sakura hai idea di che significa entrare in quella libreria e comprare uno di quei libri? Sarai etichettata a vita come una poco di buono!»
A Sakura Haruno non importava. C’era qualcosa che voleva capire e voleva farlo nella massima discrezione. A condizione di ciò, prese l’amica e corse nel primo vicolo scuro dove poter parlare, senza orecchie indiscrete.
«Ma che ti prende?! Perché diavolo stai cambiando atteggiamento in questo modo?! È solo un libro.» tuonò la Yamanaka.
«Sì, hai ragione.» fece l'altra, la quale si attristò un minuto dopo.
«Il fatto è che credo che quel libro l'abbia scritto il maestro Kakashi e se è così, io…»
«Tu cosa?»
Stavolta era Ino che voleva farla ragionare.
«Mettiamo per vera l'ipotesi che sia il maestro Kakashi l'autore del libro. Cosa ti fa pensare che riuscirai a trovare qualcosa? E cosa cerchi poi?»
«Cerco qualsiasi cosa utile, ok?!» sbottò l'Haruno spazientita.
«Come?»
Lo scatto d'ira di una ragazza che era giunta al limite della sopportazione, scoppiata pure in lacrime per il senso di inadeguatezza provato nel svelare il suo turbato animo.
«Dannazione, Ino! Sono sola! Mi hanno lasciata tutti! Naruto è morto, Sasuke, Sai e il maestro Kakashi si sono dati latitati e con te e Hinata litighiamo. Mi spieghi per chi continuo ad andare avanti?!»
In quel mese aveva finalmente assaporato la minima dose della solitudine che Naruto e Sasuke avevano provato quando erano bambini; che sensazione orrenda che si provava! Adesso capiva quando fosse stata insensibile nei loro confronti, cercando di capire due lupi solitari come loro.
Non voleva più essere da sola, in nessunissimo modo. Basta. Era troppo per il suo debole animo.
A quelle sofferenze, Ino non poteva replicare con toni dello stesso livello. Al contrario, dovette cercare di trattenere a sua volta le lacrime. Di conseguenza abbracciò Sakura e lasciò che tirasse tutto quello che aveva dentro.
Pianse anche lei per un tempo molto lungo, dopodiché le sussurrò lentamente all'orecchio le uniche parole incoraggianti che potevano far presa sul suo agitato cuore.
«Tu non sei da sola. Ci sono io con te e non ti lascerò mai da sola.»
Quelle parole sì che fecero presa. Sakura strinse Ino con tutta la forza che aveva e pianse nel ricordare i momenti passati con i suoi amati compagni di squadra.
«Perché è morto? Perché è andato via?»
Domande a cui non vi era una risposta.
Ma quando mai lei era stata una persona con risposte?

*

Tenzo si guardò in ogni direzione, prima di appoggiare una mano alla corteccia di un albero e usare la sua abilità innata per essere assimilato dalla pianta e scomparire dalla circolazione. Da un mese oramai adottava quella tattica per tenersi fuori dalla portata dagli uomini del reggente Hokage e, a sua volta, di tenere al sicuro l'uscente Hokage, ancora in stato di coma, e la sua assistente; se Danzo le avesse trovate, sarebbero state certamente uccise.
Scomparve lentamente dentro la corteccia e aprì la prima pagina del libro che aveva appena comprato. All'interno erano presenti dei messaggi invitati dall'autore del libro, ovvero Kakashi Hatake, il quale aveva deciso di adottare uno pseudonimo e scrivere quel testo in modo da notificare ai suoi alleati quanto avesse scoperto durante la sua assenza dal villaggio.
Il libro era stato ovviamente scritto con formule in codice e non sarebbe stato facile ricavarne il contenuto originale dei messaggi. Per svolgere quel compito, occorreva molto lavoro e tanta pazienza e Tenzo sapeva che di quelle ne aveva in abbondanza; quello che gli mancava era certamente il tempo.
Stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, quando un kunai andrò a piantarsi sulla corteccia dell’albero in cui si era rifugiato. L’uomo puntò subito lo sguardo sull'arma, sperando che potesse trattarsi di qualche sprovveduto che aveva sbagliato; invece no. Sull'asta dell'arma c'era legata una carta esplosiva.
L’avevano scoperto.
«Merda!»
Riportò qualche ustione dall'esplosione, poiché era balzato il più velocemente possibile fuori dal suo nascondiglio. Nonostante le ferite, però, non poteva permettersi di perdere il libro con le informazioni e di venire catturato.
Dunque approfittò della polvere che era stata sollevata dall'esplosione per mimetizzarsi. Purtroppo sapeva che in quel modo non ce l’avrebbe fatta a scappare in quella maniera. Aveva avvertito la presenza di diversi ninja, un numero fin troppo eccessivo da gestire.
Al primo cespuglio vi si gettò addosso per riprendere il fiato e fare il conto dei suoi nemici, i quali, senza alcun dubbio, erano tutti provenienti dalla Radice e lo cercavano per conto del reggente Hokage.
Tenzo cercò di calmarsi. Non poteva farsi prendere dal panico come un novellino, doveva piuttosto pensare a un piano costruttivo che gli avrebbe permesso il successo dell'operazione, anche a costo di sentire dolore da qualche parte.
Prese un kunai, poi guardò il libro. Se non l'avesse avuto, probabilmente avrebbe già usato una tecnica dell'arte del legno per potersela svignare, purtroppo quell'importante complesso di informazioni c'era e lui non poteva farlo cadere nelle mani del nemico, altrimenti avrebbe capito che i libri nella libreria del villaggio erano pericolosi e li avrebbero distrutti tutti: da impedire.
Allora Tenzo dovette far fronte al problema nel modo più macabro possibile. Si tolse la giubba da dosso, scostò parte della maglia per far entrar in contatto la punta della lama del kunai con la sua carne. Trattenne il fiato, respirando a ritmi molto spossati quando si premurò a incidere un bel buco sul suo ventre dove conservare il libro. Il dolore era, senza ombra di dubbio, lancinante e al minimo urlo sarebbe stato scoperto dal nemico.
Per sua fortuna questo era ancora intento a correre appreso a una sua copia che stava usando come diversivo.
«B… Bene…» concluse dopo aver cauterizzato la ferita con una violenta cucitura in duro legno.
Ancora una volta il suo sollievo venne eliminato da un altro kunai esplosivo che si conficcò a qualche metro da lui.
Tenzo provò ad alzarsi, ma era troppo debole e aveva perso troppo sangue per muoversi come prima; doveva usare la sua tecnica al più presto o era spacciato.
Prima di farlo, però, doveva accertarsi della presenza del nemico e se questo fosse abbastanza lontano per usare la sua tecnica. Con orrore si accorse che a qualche metro si trovava un giovane shinobi che aveva conosciuto molto bene.
«Sai…?»
Anche questo ninja lo fissò dritto in volto, ma la sua espressione rimase come prima: priva di qualunque emozione.
Gli altri ninja della Radice accorsero alla posizione del ragazzo.
«È qui.» aveva riferito quest’ultimo ai propri compagni mascherati.
Tenzo non ebbe altra scelta se non usare prima una delle sue tecniche per poter guadagnare tempo; certo, da quel momento in poi, anche il fatto che sarebbe sopravvissuto era incerto.
«Mokuton: Sashiki no jutsu!»[i]
Dalla schiena del manipolatore del legno fuoriuscirono delle ramificazioni di legno secco che si insidiò pericolosamente sulla terra e sulle carni dei ninja della Radice che erano andati a prenderlo.
Già in tanti erano periti per colpa di quella tecnica.
«Fate attenzione, idioti! Possiede l’abilità innata del Primo Hokage!»
Non fu affatto facile.
Badare all'arte del legno era un compito molto impegnativo e in pochi erano fortunati ad attaccare i rami e a sopravvivere. Questo finché alcuni di loro usarono l’arte del fuoco per incenerire i rami; solo in quel modo poterono concludersi le morti voraci dei membri della Radice.
«Andiamo a prenderlo!» fece un altro membro della Radice.
«Aspettate.» fece Sai, prima che qualcun altro potesse perdere la vita inutilmente.
Voleva prima assicurarsi che la loro preda fosse ancora distesa sotto le foglie del cespuglio, pronta a mandare un altro di quegli insensati attacchi, oppure fosse già scappata.
Per verificare, prese un sasso abbastanza grande quanto il palmo della sua mano e lo lanciò nella direzione in cui provenivano gli attacchi.
Niente.
Allora uno dei capi delle operazioni, un uomo che indossava un completo nero e una maschera dello stesso colore sul volto, lo scansò e andò a verificare con altri ninja.
«Cazzo!»
La loro preda si era data alla fuga, facendo disperdere le loro tracce.
Lo stesso uomo che aveva spinto il ragazzo chiamato Sai, tuonò ai suoi colleghi con tutta la sua rabbia, dopo aver analizzato la pozza di sangue e alcuni resti a qualche metro.
«Ha perso troppo sangue, non può essere andato lontano. Trovatelo!»
Le ricerche non andarono a buon fine. Del capitano Yamato non vi era nemmeno una traccia e a nessuno della Radice andava di accettarlo, poiché significava che al ritorno alla base, le alte sfere dell’organizzazione li avrebbero puniti e il futuro Sesto Hokage avrebbe riservato loro un trattamento ancora peggiore.
Almeno Tenzo era riuscito a scappare con le sue informazioni.

L'angolo dell'autore
Bene, cari lettori. Finalmente si è concluso questo primo capitolo. Che cosa ne pensate?
Attendo con impazienza i vostri commenti per vedere che ne pensate delle scelte da me fatte in questo capitolo; mi riferisco all'episodio con Yamato, soprattutto.
Spero comunque che nel complesso la storia sia stata di vostro gradimento e che abbiate compreso la linea che intento intraprendere nella narrazione della storia.
Ho detto tutto.
Come sempre vi ringrazio per aver letto e vi saluto in vista del prossimo capitolo.
CIAO!


NOTE
i. Mokuton: Sashiki no jutsu = Arte del legno: Tecnica del taglio. Si tratta di una tecnica che si visionerà in seguito nel capitolo che narra del passato di Tobi.


Scheda Personale di Tenzo, alias Yamato
Compleanno: 10 Agosto
Sesso: Maschile
Età: 27
Abilità Innata: Arte del Legno
Affiliazione: Villaggio della Foglia
Rango: Membro delle Forze Speciali/Jonin
Occupazione: Capitano in seconda della squadra 7
Natura del Chakra: Acqua, Terra, Legno
Gusti Alimentari: Adora le noccioline. Odia invece qualunque cibo fritto.
Hobby: Leggere libri sull'architettura
Statistiche di Abilità
Nin: 4.5 Tai: 4 Gen: 3.5 Int: 4.5 Fo: 3.5 Velo: 4 Stam: 3.5 Seg: 3.5 Tot: 31


Nel prossimo capitolo

«Che brutta cera che hai, amico mio. Hai fatto un brutto sogno?»
«Un incubo a dirla tutta.»
«Probabilmente sarai ancora stanco dall'allenamento di questa mattina.»
«Anche se fosse, non sono affari tuoi.»
«Su questo devo correggerti, amico mio. Se inizi a parlare nel sonno come prima e non mi lasci dormire, allora si che è un mio problema.»
«Parlare nel sonno? Io?»


Nel bel mezzo dei sogni di Sasuke Uchiha
   
 
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