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Autore: LaMusaIspiratrice162    23/04/2013    1 recensioni
"Qui nulla è quello che sembra!"
"Ma il mio amore per te, quello non cambierà mai"
"In realtà questa sarà la prima cosa a mutare."pensai angosciato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io e Sylvette eravamo spalla a spalla in uno stretto corridoio lurido che conduceva alla libertà. Le due lanterne che avevamo in mano ci illuminavano con un’incerta fiamma il percorso. Improvvisamente ci ritrovammo a calpestare l’erba bagnata, segno che la nostra marcia era terminata. Uscimmo dallo stretto cunicolo e respirammo a pieni polmoni l’aria fresca. Una terza persona uscì e si fermò davanti a noi. Rivolse i suoi occhi tristi prima sul mio compagno e poi su di me. Abbracciò Sylvette e gli sussurrò dolci parole di addio all’orecchio, mentre lui cercava di nascondere i suoi sentimenti che però apparivano fin troppo chiari nei tratti del viso. 
Quando si lasciarono, si avvicinò a me e mi strinse la mano come segno di grande amicizia.
-La ringrazio!-
Quel contatto mi infastidì e mi mise a disagio. Non potevo sopportare che quella donna a cui, a sua insaputa, avevo fatto tanto del male mi ringraziasse così calorosamente. I suoi occhi lucidi mi riempivano di sensi di colpa e così la liquidai con un sorriso falso. Cinnamon, avvolta in un pesante cappotto, cominciò a correre il più velocemente possibile mentre la luce della luna le illuminava il cammino. Io e Sylvette la guardammo andare via, entrambi prigionieri dei nostri pensieri e riflessioni. Quando la sua sagoma sparì dalla nostra vista, potemmo lasciarci dominare dai nostri sentimenti e cancellare l’ipocrisia da noi. Fu per questo che il mio compagno mi afferrò per la giacca e mi gettò a terra. Mi ritrovai steso sull’erba bagnata di rugiada ed essendomi alzato, persi molti minuti prima di riuscire a sbarazzarmi del tutto del fango che copriva i miei vestiti.
Nonostante conoscessi la causa della rabbia di Solvette, decisi di fare il finto tonto o meglio di attaccarlo, ferirlo.
-Perché ce l’hai con me? Perché ho salvato la tua ragazza? Ho fatto quello avresti dovuto fare tu tanti anni fa?-

-Sai bene che la ragione non è questa.-

-E quale allora?-chiesi incrociando le braccia, con aria di sfida.

-La smetti di fare il buffone? Hai detto ad una donna che sua figlia è morta, anche se sai bene che questo è totalmente falso! Non hai alcuno scrupolo di coscienza?-

Lo colpii a mia volta, spingendolo a terra. Era l’unico modo per potermi difendere: usare la forza!

Lui si alzò e mi guardò con un sorriso beffardo.

-Oh Pierre, Pierre… sei proprio un bambino!-

Invece di attaccare si avvicinò a me e mi pose una mano sulla spalla in segno di comprensione.

-Io ti capisco… anche io sono stato egoista: anche io ho preferito vedere la mia amata Cinnamon chiusa in gabbia piuttosto che lontana da me. Io so cosa provi! Ma questa sera ho capito di aver sbagliato. Il miglior regalo che potessi farle non era il mio amore…era la libertà!-

-Ma Cinnamon non ti amava…tu eri costretto a trattenerla! Io non ne ho alcun bisogno: lei mi ama, vuole restare qui…il suo posto è al mio fianco!- gridai irato.

-Ma non sarà sempre così! Lei scoprirà i problemi che comporta l’essere Regina degli Orchi, i problemi che comporta l’essere tua moglie!-

Afferrai un sasso da terra e lo scagliai con quanta forza avevo contro il paesaggio di fronte a me.

-Non accadrà!-

-Me lo auguro, ma promettimi che se mai vorrà andarsene glielo lascerai fare…-

-Non ce ne sarà bisogno…-

-Promettilo!-mi ordinò.

Annuii poco convinto. Lui sorrise soddisfatto e mi lasciò da solo a riflettere nella notte buia.

-Sylvette…-

-Si?-chiese voltandosi verso di me.

-Pulisciti il labbro: è pieno di sangue-

-Lo farò-

“Io ho bisogno di lei”. Queste erano le parole che avrei dovuto pronunciare. Era un’ insignificante frase pronunciata mille volte da stupide ragazzine cotte, ma mi rappresentavano alla perfezione.

Da quando Chocola era entrata di forza nella mia quotidianità, rallegrandomi e incasinandomi la vita, potevo quasi definirmi felice. I miei occhi avevano ripreso a brillare ed il mio cuore a battere.

Se lei se ne fosse andata, sarei morto di nuovo e nessuno avrebbe più potuto riportarmi in vita.

Dicendo questo avrei consegnato a Sylvette la chiave per aprire il mio cuore ed io non volevo farlo. Ero sempre, in fondo, il gelido e malvagio Principe degli Orchi.  

  
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