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Autore: Raffaele De Masi    24/04/2013    1 recensioni
Curtis è un giovane sacerdote che viene attirato in un'inquietante villa nera, dimora dello Spettatore: un potente demone dai modi eleganti.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La villa era nera, circondata da un paesaggio deserto e senza traccia di vegetazione. Persino il tempo sembrava complice dell'aria spettrale che pervadeva sul luogo: il cielo era coperto di nuvole scure e verdi. Il giovane sacerdote Curtis era sicuro che quello fosse il posto in cui era stato convocato. Di solito lui non ricordava i sogni che faceva di notte, né gli importava granché di loro... ma la notte precedente aveva sognato qualcosa che lo aveva portato d'istinto in quel luogo dall'aria ostile. Al suo risveglio, Curtis aveva già dimenticato il sogno, ma qualcosa molto simile ad un'ossessione lo spinse a prendere la sua macchina e a mettersi in viaggio per raggiungere un luogo che neanche conosceva. Era diventato come un uccello migratore... era guidato da un radar che gli avrebbe consentito di raggiungere la zona calda. Aveva anche trascurato i suoi doveri da uomo di chiesa che aveva sempre messo al primo posto. Viaggiò diversi chilometri per raggiungere la sua meta, e quando fermò la macchina, l'aveva fatto meccanicamente e senza rendersene conto.
Curtis non aveva paura, era sempre stato un uomo impavido, e se era stata una forza demoniaca a guidarlo, di sicuro l'avrebbe sopraffatta. Nel circondario non si udivano rumori: il vento era nullo, e solo alcuni grossi corvi appollaiati su del filo spinato gracchiavano contro di lui. Si portò all'ingresso dell'enorme villa e sollevò la mano per bussare, ma prima che le nocche urtassero la porta, questa si aprì lentamente con un fastidioso cigolio. Curtis non provò il minimo timore ed entrò, sicuro della protezione che Dio gli aveva concesso, e si lasciò la porta alle spalle che si richiuse, lentamente così come si era aperta. Era in uno stretto corridoio ornato di quadri antichi: ritratti di persone nobili e dall'aria superba. Nel silenzio tombale, una voce sussurrò nell'orecchio destro di Curtis «vieni avanti», e quest'ultimo capì che doveva attraversare la prima porta a destra. Quando la aprì, si trovò in un accogliente soggiorno illuminato esclusivamente dal fuoco acceso di un camino, vicino al quale c'erano due poltrone dall'aria molto comoda. Su una di esse era seduto un uomo vestito di nero apparentemente di mezza età, che lo guardava con interesse. «Buongiorno Curtis» lo salutò gentilmente, e con un gesto cortese gli intimò di sedersi sulla poltrona di fronte a lui. Curtis non ricambiò il saluto... era rimasto colpito da quell'uomo che conosceva il suo nome e che trasudava garbo da tutti i pori, ma proprio per questo il suo istinto da sacerdote gli imponeva di stare in guardia. Prese posto sulla poltrona libera ed attese: gli avevano insegnato che era più prudente ascoltare prima di parlare quando si aveva a che fare con persone sconosciute. «Allora Curtis, cosa ti ha portato in questo posto desolato?» Gli domandò l'uomo, come se fosse un suo amico di vecchia data, e Curtis un po' sorpreso ribatté «non credo che tu non lo sappia... non sei rimasto sorpreso quando mi hai visto, e inoltre conosci il mio nome» e l'uomo sorrise benevolo, come un adulto che guarda un disegno ben fatto di un bambino «naturalmente hai ragione Curtis. Il fatto è che sono diventato particolarmente modesto di questi tempi, quindi preferisco che siano i miei ospiti ad assumere la parte della conoscenza... ma alcuni di vasto intelletto come te, tendono a sentirsi presi in giro, e ne sono dispiaciuto.» Curtis notò del sincero rammarico sul volto dell'uomo, e prese a parlare «Non ne ho idea del perché sono venuto qua... ho sognato qualcosa stanotte, ma non ricordo cosa. So solo che, appena mi sono svegliato, ho vagato alla cieca per arrivare in questo luogo che mi è del tutto estraneo.» L'uomo annuì comprensivo, e gli rispose «la sicurezza che hai di te stesso ti permette di esplorare l'ignoto senza alcun timore... per un sacerdote è un pregio che offre un grande vantaggio.» «La mia sicurezza deriva dalla vicinanza di Dio.»Lo corresse Curtis, il quale era sempre più convinto di avere a che fare con un entità malevola, e quindi studiò la sua reazione quando pronunciò il nome di Dio... non ci furono segni di insofferenza, l'uomo era sempre garbato. «Sei modesto quasi quanto me. Non cercherò di scoraggiare la tua fede, ma non dovresti attribuire tutti i tuoi meriti alla forza del tuo Signore» Curtis ascoltò quelle parole e decise di attendere ulteriormente. «Sei un giovane sacerdote di sani principi: regali il pane a chi è tanto povero da sentirne la mancanza; esegui dei doveri straordinari affinché anime in difficoltà trovino la via della pace; hai sempre condiviso i tuoi beni con il prossimo, da quando eri un adolescente... ed io so, che in quel periodo, la malizia prende il sopravvento anche sull'anima più generosa. Sei l'eccezione Curtis, e in molti temono colui che combatte per i propri ideali.» Curtis rimase in silenzio ancora per alcuni secondi, poi disse pacato «tu sei un demone».

Il sorriso dell'uomo si allargò... era chiaramente fiero di Curtis, e disse con un tono di voce più alto «la tua non era una domanda, ma un’affermazione! Il modo in cui l'hai detto racchiude la tua vera essenza...» «Che cosa vuoi!» lo interruppe Curtis spazientito, e l'uomo gli rispose prontamente «Solo parlarti un po’, se ovviamente non hai niente in contrario... con permesso.» D'improvviso si alzò e si allontanò, ma Curtis non lo perse di vista. Ritornò subito dopo con una bottiglia e due bicchieri «scommetto che troverai questa bevanda di ottima qualità.» Riempì il primo bicchiere e glielo porse. Curtis lo guardò indifferente «non penserai che accetti di bere qualcosa regalatomi da un demone, vero?» e l'uomo sorrise a quella battuta, e lo tentò «credimi Curtis, vale la pena cedere alla tentazione di bere questo liquore... ha un'annata biblica».
Curtis prese il bicchiere dalla mano del demone, ma non era tanto incosciente da bere il liquido che conteneva, e attese quindi che l'uomo parlasse... ma non avvenne. L'uomo lo fissava seduto su quella poltrona con aria benevola e sorridente, bevendo di tanto in tanto, ma non voleva saperne di parlare... cosa poteva volere mai da lui?
Curtis era sempre stato un uomo di chiesa impavido e combattivo contro le entità demoniache. Aveva anche partecipato a certi esorcismi, alcuni anche piuttosto pesanti: aveva visto volti di fanciulle carine deformarsi grottescamente, assumendo sembianze di mostri terribili, che solo negli incubi più spaventosi potevano esistere. Eppure, la calma e l'aria bonaria del demone che aveva di fronte erano state le uniche particolarità che gli avevano fatto avvertire un senso di gelo che scendeva lungo la sua schiena. Il silenzio pervase finché Curtis non poté più sopportarlo, e allora sbottò «hai detto che vuoi parlarmi ma fai scena muta! Si può sapere dove vuoi arrivare?» E l'uomo gli rispose pacato «non so con esattezza di cosa parleremo Curtis. Non ho mai detto di voler trattare un argomento preciso, ho semplicemente espresso la mia voglia di parlarti, ed è ciò che sto facendo. Prima ti è sembrato che io facessi scena muta, ma quel silenzio per me era stato un continuo vociferare... a volte credo che il silenzio sia il vicino più pettegolo, ma anche il più sincero.» Curtis ascoltò quelle parole, e di improvviso si rese conto di un fenomeno molto strano: di comprensione era sempre stato un po' lento, ma si rese conto di capire al volo ciò che il demone gli diceva, come se le sue parole gli fossero iniettate direttamente nel cervello, senza passare per le orecchie.

«Chi sei?» Chiese Curtis quasi sussurrando, e l'uomo disse «io sono lo Spettatore.» Curtis rimase in silenzio e in attesa. «Sono il demone che osserva, che non è schierato né dalla parte del bene, né dalla parte del male... perché ho sempre dubitato dell'esistenza sia dell'uno che dell'altro.
«L'ignoranza umana considera il mio schieramento nullo, un sintomo di codardia. Come potevo schierarmi verso la relatività degli estremi opposti? Ogni azione che un essere umano compie, malvagia o benevola che sia, è sempre dovuta a dei motivi personali o impersonali. Il bene e il male sono entrambi dettati da convinzioni terrene: potreste decidere che qualcosa di benefico creato ieri, diverrà malefico domani... a seconda dei vostri principi morali e incoerenti, e delle lune storte e dritte. Coloro che voi chiamate "malvagi" nutrono la convinzione che le loro azioni siano benefiche, e viceversa. Fino a quando non avrò la prova certa dell'esistenza dei due generali opposti, io sarò lo Spettatore di questo teatro che è la vostra vita. Ma non mi piace solo guardare Curtis: uno dei miei passatempi consiste nell'offrire consigli a chi li richiede, sia alle entità terrene che ultraterrene. E come avrai intuito dalla mia "apparente" aria bonaria, non richiedo pagamenti.»
Curtis aveva sentito parlare di esorcisti che avevano avuto interi colloqui con i demoni, ma nonostante la grandezza della sua fede, aveva sempre dubitato della veridicità di quelle voci... fino a quel momento. Quindi si trovava veramente di fronte ad un demone, e ci stava parlando con un bicchiere riempito di liquore in mano, che senza accorgersi di niente, ne stava bevendo. Impallidì quando scoprì di avere in bocca il sapore del liquore che gli aveva offerto il demonio. Inspiegabilmente aveva cominciato a berlo durante il suo discorso, e il cuore gli si riempì di terrore per i possibili effetti di quel liquido.
 «Non temere Curtis» disse tranquillo lo Spettatore «non hai bevuto altro che delizioso liquore. Non ci sono veleni demoniaci dentro, e se avessi voluto farti del male, non avrei avuto bisogno di mezzi così terreni.» Curtis non poté fare a meno di credergli osservandolo, e si tranquillizzò. Poi gli domandò «Non capisco una cosa: sei puro spirito?» e lo Spettatore sorrise «No Curtis. Ti parlo da un vero corpo umano che abito da tempo immemore» «allora hai posseduto un uomo!» Curtis si sentì invadere dalla collera «ho abbastanza esperienza da compiere un esorcismo a tuo danno "Spettatore", lo sai?» E lo spettatore lo guardò compassionevole, dicendogli «Frena la tua voglia di combattere contro di me Curtis, non potresti mai espellermi da questo corpo, io e l'uomo che abito siamo diventati praticamente una cosa sola. Vedi, costui si sottopose volontariamente a possessione demoniaca per ampliare la mente e la conoscenza, e riuscire a vedere attraverso gli occhi di un demone. Io ero stanco da tempo di girovagare, e non mi lasciai sfuggire l'occasione. Quando sono entrato in questo corpo, sono diventato lo Spettatore, e l'uomo che abito ha cinquantatré anni dal 1510.» A quella rivelazione Curtis rimase incredulo, e storcendo il naso domandò «e vuoi farmi credere che nessuno, da allora, abbia provato a scacciarti?» E lo Spettatore rispose «eccome se hanno provato a scacciarmi, ma sono stati tentativi vani. La maggior parte di coloro che abbiano svolto un rituale esorcistico contro di me, ha finito col spogliarsi delle vesti di chiesa e cambiare stile di vita. Curtis, non credere che io sia immodesto ma nessun demone ha mai sfruttato l'arte della tentazione quanto me. È una forma d'arte della quale io ne sono il rappresentante.» Il giovane sacerdote prontamente disse «E immagino che miri a questo. Beh caro demone, sappi che sarebbe tempo perso con me.» Lo spettatore rispose con mezzo sorriso «Non ho intenzione di tentarti più di quanto tu abbia bisogno Curtis, e spesso gli uomini cedono alle tentazioni solo per soddisfare gli istinti che posseggono dalla loro creazione.»

Istintivamente, Curtis guardò il bicchiere che aveva vuotato, e provò tanta vergogna dentro di se. Lo Spettatore scosse la testa chiudendo gli occhi, come deluso da qualcosa «Curtis, questa tua autocommiserazione per aver bevuto un goccetto di ottimo liquore mi spezza il cuore. Ma naturalmente tu non stai pensando al liquore in se... è il cedimento che ti ha sconvolto.» Curtis non disse nulla, e mantenne la testa abbassata. Il demone proseguì «inoltre, la tua gioventù, ti rende vulnerabile al desiderio della carne.» E di colpo Curtis sgranò gli occhi, e non vide più lo Spettatore... non si trovava più in quel soggiorno illuminato dal fuoco del camino, ma aveva di fronte a se una donna di infinita bellezza. Lui conosceva quella donna, aveva frequentato le superiori insieme a lei, e a quei tempi ne era profondamente innamorato e ossessionato dal suo corpo. Da quando era diventato prete aveva fatto voto di castità e aveva represso il ricordo di quella ragazza seducente. Ma di improvviso, lei era comparsa dinanzi ai suoi occhi, nitidissima a tal punto che neanche vedeva più lo Spettatore. Un piacere che aveva dimenticato si propagò dentro di lui, e si sforzò di contenerlo. Gemette come di dolore e si ritrovò di nuovo seduto sulla poltrona, di fronte al demone. Era affannato, e scoprì di essere in un bagno di sudore. Guardò lo Spettatore con rabbia, lo indicò con il dito e disse con voce roca «TU...» Non riuscì a trovare parole che potessero esprimere la sua collera, e il demone intervenne pacato «Perché ti arrabbi in quel modo?! Quella ragazza avrebbe attirato qualsiasi uomo... se non fossi un demone, ci avrei provato volentieri con lei, a costo di farti mio rivale.» «SMETTILA!» Curtis urlò, avvertendo con sorpresa ancora maggiore, miscelata alla vergogna, una fitta di gelosia. Questo non aveva senso! Un tempo era stato innamorato di quella donna! Ma ora era un sacerdote molto rispettato, il cui scopo era portare Dio nei cuori della gente! Perché aveva provato quella fitta di gelosia? Ricordò che un tempo, nonostante il suo animo generoso, la gelosia gli aveva procurato molte liti con coloro che commentavano la bellezza della ragazza di cui era cotto. Aveva persino mandato all'ospedale uno di loro con un braccio rotto. Ricordò che la gelosia era il suo principale difetto e che proprio a causa sua, quella ragazza non volle saperne niente di lui.

«Tu mi stai portando sulla via del peccato!» Disse con rabbia Curtis, ma lo Spettatore ribatté con calma «Curtis, ciò che provi non è dettato dalle mie tentazioni, ma semplicemente dalla tua anima umana. E se devo esprimere un parere in merito, le tue sensazioni sono piuttosto pulite: ti piace ricordare quella ragazza, anche se vuoi reprimerne la memoria per via della tua "professione", ma credo sia opportuno dirti che a molti tuoi colleghi piace pensare un po' troppo ai bambini invece che alle belle donne, e questi non sono esattamente il tipo di pensieri che rendono gli uomini degni di far parte della vostra razza... eppure non nutrono vergogna per la loro perversione. E il tuo fidato amico di parrocchia, il rispettabile sacerdote Sean, ogni giorno si ritira in solitudine per delle ore a fantasticare sulla sua affascinante sorella.» A quell'ultima rivelazione, Curtis si lasciò sfuggire un esclamazione, e lo Spettatore annuì comprensivo «Ricorda Curtis che la via che hai scelto non dovrebbe rappresentare la tua "negazione" alla vita umana. Ci sono persone perverse e fiere di esserlo, e i ricordi che hai di quella ragazza potresti considerarli puri quanto il flacone di acqua benedetta che porti sempre con te, se li paragoni a loro. Io sono lo Spettatore e mi piace osservare senza giudicare, ma credimi... ci sono individui tanto disgustosi da non essere accettati neanche all'Inferno.»
Curtis si sentiva stanco e affannato, come se avesse corso. Era come se le parole dello Spettatore avessero influito sul suo corpo, provocandogli un senso di malessere emotivo e fisico. Le parole del demone erano veritiere.
Da buon uomo di chiesa non poteva lasciarsi convincere da uno spirito immondo, ma le riflessioni dello Spettatore erano praticamente impossibili da rigirare. Curtis non ribatté alle precedenti affermazioni, e decise di rivolgere un'altra domanda allo Spettatore «prima che tu entrassi nel corpo dell'uomo che abiti, in che modo agivi?» e il demone fece un mezzo sorriso prima di rispondere «non ho mai agito direttamente contro gli uomini. Amavo osservare gli altri demoni e il loro modo di perseguitare i tuoi simili... alcuni li trovavo divertenti, altri noiosi. Il mio modo di agire consisteva nel colpire i punti deboli dei sentimenti più puri che l'umanità possa provare: l'amore e l'odio.
«Credo di essere stato la causa indiretta di numerose tragedie passionali: uomini resi folli dal tradimento delle loro amate; gelosie fatali tra donne ossessionate; suicidi per amori non corrisposti... usa la tua fantasia Curtis, di sicuro ti verrebbero in mente altre tragedie sfiorate dalla mia mano. Capisci? Non facevo altro che rendere più consapevoli gli esseri umani delle loro sensazioni, rendendoli dipendenti da esse affinché mettessero da parte la loro mente razionale ed agissero con lo scopo di assecondare sentimenti incoerenti e inaffidabili.
«Perché lo facevo? Questa non dovrebbe essere una domanda adatta per rivolgersi ad un demone Curtis, mi meraviglio che tu l'abbia meditata, ma ti risponderò comunque: i demoni non invecchiano, ma possono comunque crescere. Attraversano complessi stati, proprio come voi umani. Anche i demoni vivono la difficile fase dell'adolescenza, e come ti ho già detto prima, è una fase carica di malizia... e anche di coraggio, ad essere pienamente sinceri. Avrai senza dubbio sentito di numerosi ragazzi incoscienti che praticano sedute spiritiche e altre diavolerie occulte. In quei momenti i ragazzi si sentono emozionati, convinti che un possibile rumore di catene possa renderli eccitati e spaventati insieme. Scherzano col fuoco naturalmente, perché queste loro bravate possono essere facilmente incrociate dalle malefatte di qualche adolescente demonietto... e allora è facile che succeda il fattaccio: qualcuno potrebbe "leggermente" spaventarsi se uno spirito burlone mette tutto sotto sopra, o gioca alle possessioni, o alla telecinesi più sfrenata ed altre inutilità... non c'è arte, tutto qui Curtis. Avrai sentito anche di quella famiglia molto sfortunata: una moglie, un marito e un figlio. Il marito era impossibilitato a parlare a causa di un incidente stradale in cui batté la testa. La loro vita era già abbastanza disagiata senza che un demone inesperto venisse a far parte della loro vita... e com’è finita? Una serie di esorcismi dopo i quali il demone poteva perseguitarli solo nei sogni... e quel disgraziato del capofamiglia finì col spararsi alla tempia, e sua moglie e suo figlio vissero per sempre tristi e scontenti. Quel demone era stato evocato per gioco da una banda di ragazzini che avevano fatto un rituale nero. Hanno avuto la sfortuna di beccare un demone adolescente particolarmente violento che li ha fatti impazzire tutti. Due di loro sono ancora vivi, rinchiusi in un manicomio.
«Ecco perché lo facevo Curtis, semplicemente mi piaceva mettere alla prova i miei poteri demoniaci, e quando ho superato quella fase maliziosa, ho approfondito le mie capacità. Molti demoni m’invidiano sai? Ma la loro saggezza non è esattamente inferiore alla mia... semplicemente io ne sono più consapevole.»

Curtis era rapito dal racconto dello Spettatore e dalle numerose rivelazioni. Stava per chiedere qualcos'altro, ma il demone si alzò dalla poltrona e lo anticipò intimandogli di seguirlo. Curtis era nervoso, sentiva che qualcosa in lui stava cambiando, e che in un certo senso aveva dimenticato di trovarsi di fronte ad un demone... forse il più potente fra tutti quelli affrontati dagli altri servi di Dio. Provava un terribile senso di confusione, perché aveva sempre saputo che il dialogo con un demone non doveva mai prolungarsi oltre l'argomento adatto a scacciarlo. Lo Spettatore l'aveva incantato e ora non poteva fare a meno di seguirlo... pendeva dalle sue labbra e ne era terrorizzato. Nonostante fosse consapevole di essere stato rapito mentalmente dal demone, non poteva né voleva rifiutarsi di continuare a stare in sua presenza.
Lo Spettatore oltrepassò il soggiorno e aprì una porta che affacciava in un altro stretto corridoio simile a quello d'ingresso. Curtis lo seguiva restandogli dietro, guardando i quadri appesi alle pareti mentre camminava, e di sfuggita notò che alcuni ritratti raffiguravano un uomo molto simile al demone che aveva davanti... ed erano antichi.
Lo Spettatore aprì la porta situata in fondo al corridoio, e Curtis restò meravigliato dall'immensità della stanza in cui affacciava: era vuota, priva di scaffali e finestre, ma era grande a tal punto da risultare difficile scorgere il soffitto... si chiese come fosse possibile, la villa non poteva essere tanto alta. Ma non era l'unico fenomeno strano, infatti il centro della stanza era illuminato da una luce bianca e leggera, nonostante non ci fossero lampade né altre apparenti fonti luminose artificiali. Il demone guardò Curtis divertito perché il sacerdote era rimasto con la bocca aperta, ipnotizzato. «Visioni simili non vengono donate ogni giorno, vero Curtis?» chiese lo Spettatore, e Curtis non rispose, ma continuava ad osservare la fioca luce bianca. «Questa è una stanza molto particolare mio caro amico sacerdote, e desidero che tu prenda posto al centro della spirale» il sacerdote guardò il pavimento e notò che ci era dipinta un immensa spirale di colore rosso sangue. Curtis sapeva di avere ottime ragioni per non obbedire, ma si pose lo stesso al centro della spirale, e immediatamente fu investito da indefinibili suoni.
Domandò con un filo di voce «cosa sono questi suoni?» E lo Spettatore rispose alle sue spalle «credo che se presterai ascolto con la dovuta concentrazione, capirai da solo la risposta.» Curtis si concentrò, e ad un tratto capì di poter non solo sentire, ma anche vedere: dal miscuglio di suoni udì il lamento dei bambini con le braccia mozzate dalle esplosioni di guerra e ne sentì l'odore del sangue. Sentì gli urli disperati di donne vittime di ogni sorta di violenza, scorgendone i volti imploranti e i loro vani tentativi di difendersi. Riuscì anche a sentire il sordo rumore di nocche sulla pelle di un uomo massacrato per aver resistito ad una rapina, e lo vide morire in una pozza di sangue mentre gli assalitori gli sputavano addosso. Percepì tanti altri suoni, e solo rare volte aveva udito una risata felice.

Lo Spettatore parlò, interrompendo bruscamente il flusso d’immagini e voci, facendo sussultare Curtis che aveva il volto rigato dalle lacrime «avrai notato Curtis che il suono della positività sia difficilmente percettibile fra tutta quella negatività.» Il sacerdote guardò il demone negli occhi senza parlare, e lo Spettatore continuò «hai appena udito i suoni della Terra, e hai avuto la prova che la negatività prevale molto sulla positività. Naturalmente parlo di questi due opposti, così come li vivono gli umani... come ti ho già detto prima, io non sono sicuro dell'esistenza del bene e del male.» Curtis trovò fiato per parlare «oltre alle voci, mi sono anche balzate agli occhi delle immagini... ho visto orrori inimmaginabili!» il demone annuì comprensivo, e gli si avvicinò. Curtis si accorse che, misurato da vicino, non arrivava al collo dello Spettatore... eppure non gli era sembrato tanto alto prima. «Quegli orrori che hai visto Curtis» disse il demone «spero ti abbiano fatto comprendere che stai sprecando la tua giovane vita aiutando tante persone apparentemente bisognose... ma che in vero non conoscono il vero dolore.» Curtis non rispose, ma guardava lo Spettatore con occhi che urlavano una muta supplica «penserai che io ti stia tentando ad abbandonare la tua professione... ed hai ragione. Per fortuna non conosci il vero dolore, ma ho ragione di credere che il tuo pentimento futuro per aver aiutato persone immeritevoli della tua misericordia, rappresenterà la tua dannazione. Non prendiamoci in giro Curtis!» esclamò lo Spettatore improvvisamente, spaventando il sacerdote, e proseguì «per l'ennesima volta: il bene e il male sono opposti relativi, creati dalla razza umana... ma di sicuro il vostro concetto del bene sfumerebbe nel male se perseverate ad aiutare apparenti bisognosi che non conoscono il vero dolore. In poche parole: fare del bene al male equivale alla negatività. Nessuna riconoscenza da parte dell'uomo peccaminoso.»
Curtis sentiva gocce di sudore scendere lungo la schiena, e disse con affanno «io devo andare via, e per favore non trattenermi oltre.» E di scatto voltò le spalle allo Spettatore, e a passo veloce, si diresse verso la porta d'ingresso e udì la voce pacata del demone alle sue spalle, come se fosse ancora vicino a lui «anche tu sei bisognoso della tua misericordia caro Curtis. Ti auguro ogni "bene".»

La porta d'ingresso si aprì da sola, Curtis la oltrepassò senza indugiare, e si richiuse alle sue spalle. Percorse l'immenso cortile della villa nera infestato dai corvi gracchianti ed entrò nella sua macchina, la avviò, e imboccò la via che l'avrebbe portato a casa, consapevole di esserne lontano... troppo lontano. 

  
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